Cippalippa Mag #1

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••••••••••••• ••••••••••••• ••••••••••••• IL PRIMO VARIETÀ DA LEGGERE E SFOG LIAR ••••••••••••• ••••••••••••E!• •••

I

YOUR

SEE TRUE

COLORS WHY

I

LOVE YOU

AND

THAT’S

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3 3 • EDITORIALE 4 • IL CRUCIVERBONE di Alebino 5 • UN SALUTO A TUTTI QUELLI CHE MI CONOSCONO di Joshua Neumar 6 • POLLON2000 di Matthias Jiury Rabbione 8 • CROMOMANZIA di Antonio Formisano 10 • CIPPAFOLIO foto di Alessandro Falezza e Antonio Formisano 14 • CIPPAINTERVISTA / COLORI SULLA TESTA + DIARIO DI IVANCA PERVINCA di Alessandro Gerbino - foto Valentina Cesta 19 • IL COLORE DEI SOLDI? un racconto di Francesco De Paolis 20 • BLOG UN PUNTO di Lorenzo Peroni 22 • TRE COLORI un racconto di Joshua Neumar 24 • CIPPAMANIFESTO 25 • PIN UP e immagine del brand di Salvatore Piombino 26 • CIPPADOC / GIALLO MIMOSA 29 • CIPPADOC / CUCINA di PerSpa. 30 • AUDIOVIDEO 31 • DILLO ALLA IRMA di Irma 32 • TITOLI DI CODA

UNTATA

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IN QUESTA P

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EDITORIALE

CIPPALIPPA Signore e Signori, benvenuti alla prima puntata di Cippalippa, il primo varietà da leggere e da sfogliare! La parola chiave di questa puntata di CippaLippa è COLORE. Giallo o magenta o ciano o pastello, il colore è parte della nostra vita, anche di quanti sostengono che la vita sia tutta grigia. E chi meglio di Cindy Lauper poteva farci da madrina per inaugurare questa nuova avventura? Icona indimenticabile negli anni 80, trend setter, sempre in bilico tra la tentazione trash e la ragazza ribelle, unica, vera, ispiratrice del girl power, Cindy ne ha fatta di strada dai tempi di Girls just wanna have fun. E nel 2008 è tornata con un grandioso tour, un fantastico album (Bring ya to the brink). Ma per noi di CippaLippa Ë e resterà la meravigliosa interprete di True Colors. Accompagnata dalla nostra fantastica orchestra, proprio sulle note di True Colors, facciamola entrare con un grande applauso signore e signori, Cindy Lauper! Le vostre Vedette Joshua & Alebino

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rubriche

Ora di che colore posso fare le pareti della mia stanza? C’è da diventare matti, credetemi questa è solo la punta dell’iceberg. Se solo vi informate, chiedendo un po’ ad amici e conoscenti ognuno di essi fornirà una propria versione basata forse su fatti e studi reali ma filtrata dall’esperienza personale, dal vissuto di ogni singolo. Camera mia è azzurra quindi dovrei dedurre che spendendo almeno otto ore al giorno dentro quelle quattro mura mi dovrei sentire calmo e rilassato, tranquillo e beato come un agnellino al pascolo. Non dovrei essere aggressivo e impaziente. Ah si? Con una passata di spugna e sgrassatore al sapone di marsiglia dovrei dimenticarmi dei problemi di tutti i giorni. Siamo sicuri? Io mi informo, leggo, rifletto ma proprio non vedo su di me i benefici che questo colore dovrebbe portare a chi ne viene spesso in contatto. Forse sono cose che si riscontrano nel lungo periodo e allora sia lodato sto benedetto blu che è anche indicato per prevenire le cataratte! Addio occhi albumosi ma per saper come andrà a finire bisogna attendere anni!

IN EB AL DI

Se hai un eccesso di energia metti dei calzini rossi che ti riportano alla realtà ristabilendo il contatto con il mondo materiale, attento però che se sei tachicardico il rosso non va bene, aumenta i battiti del cuore. Se sei invece troppo sensibile e piangi come una fontana anche di fronte a “melaverde” di retequattro metti una bella maglia verde che ristabilisce l’equilibrio emozionale, crea armonia ma occhio che se sei una pappa molla il verde ti butta giù calmandoti come venticinque gocce del sonnifero che ogni nonna usa per dormire. Se sei scontroso, brusco, poco ospitale, pessimista, corvaccio-nero-porta-jella rimedia mettendo un fazzoletto al collo color dell’oceano. Non dormi? Avvolgiti in delicata biancheria da letto blu, ricorda non azzurro ma blu. Sei inappetente? Metti una tovaglia arancione e vedrai che la fame arriva. Fai un piano di scale e hai i crampi? Calzini o scarpe color dell’arancio. Hai una milza sedentaria (come fare a capirlo proprio non lo so) metti una canotta arancio, meglio d’estate che fa la sua porca figura ma attento, è bene indossare una canotta se e solo se si possiede un fisico da toro da monta, in caso contrario una pratica e simpatica t-shirt!

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IL CRUCIVERBONE

13 ORIZZONTALE Medicina alternativa che agisce sul benessere psicofisico attraverso l’introduzione di determiati colori nella vita quotidiana del paziente.

12 lettere

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rubriche

UN SALUTO A TUTTI QUELLI CHE MI CONOSCONO Riflessioni nazional-popolari di Joshua Neumar Dice che si parla di colori, in questa prima puntata di Cippalippa. E allora mando un saluto speciale affettuoso agli ottusi, costretti a passare una vita intera a non distinguere le sfumature, ai noiosi, che all’arcobaleno preferiscono una esistenza monocromatica, a certi espertoni del marketing che hanno fatto sì che colore facesse rima con sapore e hanno trasformato gli scaffali dei nostri supermarket in riserve abominevoli di cibi dopati con aromi artificiali e colorazioni da laboratorio. Un saluto anche ai pittori e gli imbianchini, ai madonnari che mi stanno antipatici, è vero, ma tornano ogni sera a casa con la sensazione di aver intinto le mani nell’arcobaleno, ai semafori impazziti, agli stilisti e ai loro colori moda, ai make up artist che ogni giorno fanno risorgere bellezze veterane che neanche l’araba fenice. Un saluto caro e affettuoso al Signor Johann Wolfgang von Goethe da Francoforte sul Meno, una delle anime più belle della storia della letteratura, l’autore della più romantica teoria dei colori che il mondo conosca. Okkei, diceva il Goethe, sarà anche vero che i colori si distinguono in base a complesse leggi fisiche e ottiche, come quel signore poco prima di lui, Isac Newton, aveva asserito con le sue baldanzose teorie sui prismi e la rifrangibilità degli spettri e dei fasci di luce, ma insomma, la percezione di un colore è qualcosa che va ben oltre il meccanismo di quattro calcoletti matematici. Goethe è stato forse il primo a lanciare un grido di insopportazione contro la tirannide della

matematica e della fisica, ben prima di tanti studenti svogliati e incapaci di sacrificare una vita intera al calcolo, agli integrali e alle derivate, alle radici quadrate. Un colore è vivo, è parte della natura e la sua percezione è parte di un fenomeno naturale, una visione, che sì, ha indubbi fondamenti ottici ma è anche strettamente correlata alla spiritualità di chi osserva. Trovo che questa teoria sia semplicemente meravigliosa. Pensate alla molteplicità di visioni che avete ogni giorno, fermi al semaforo svogliati col piede pronto sull’acceleratore e il clacson lì lì per strombazzare il tipo d’avanti che c’ha la ripresa lenta. Oppure la tempesta di visioni quando ogni mattina aprite l’armadio e non sapete come abbinare i golfini alle camicie. Oppure pensate alla visione di un tramonto, di un vaso di tulipani rosa, il mare in tempesta, un prato fiorito. Ogni colore è lì, pronto a rivelarsi alla vostra coscienza in un misto di emozioni, una piccola epifania per gli occhi e il cuore da interpretare secondo la propria personalità, il proprio umore, la propria psicologia. Goethe era convinto che l’approccio alla realtà fosse tutta una questione di apertura al mondo e compenetrazione; l’esperienza è onnicomprensione, è un complesso fenomeno di conoscenza di fenomeni opposti ma che sono parte di un tutt’uno. Così è anche per i colori. Ad ognuno dei mille colori di questo mondo corrisponde un colore corrispondente dentro ognuno di noi. E ognuno di noi, che ci crediate o no, ha una pro-

pria mazzetta di colori Pantone, una propria scala cromatica, il proprio misto di nuance, sfumature, cromie. Non esiste un giallo universale, un magenta, un ciano: ognuno interpreta il colore secondo la propria personalità, il proprio gusto, il proprio stato emotivo. Insomma, riconoscere la molteplicità dei colori e la varietà di interpretazioni che ciascuno di noi può dare è un bel passo avanti verso un mondo migliore. Che gran lezione, da questo elegante signore di Francoforte, per l’uomo moderno! E con ciò mando un saluto affettuosissimo a certi signori imporporati che gridano sempre allo scandalo, chiusi nella loro ottusa cecità, arroccati nei loro pregiudizi vetusti e convinti di parlare a nome di un Libro mai scritto dal suo autore, incapaci di accettare un mondo non solo multisfaccettato, ma in cui ognuno ha il sacrosanto diritto di interpretare e sentire la propria nuance. CP 5


rubriche

POLLON2000

di Matthias Jiury Rabbione foto Matthias Jiury Rabbione http://www.flickr.com/photos/mattjr/

Cari amici, per questo spazio avevo in mente di addentrarmi nei meandri dell'epos greco, di raccontarvi, come un moderno aedo, la mitologia greca in modo serio ed accurato, per voi che siete cresciuti a pane e Xeena ed Hercules su Italia1... poi però mi sono annoiato da solo, e quindi eccovi, o massa di villici gossippari, tutto quello che avreste voluto sapere sulla Mitologia Greca e che Pollon non vi ha mai spiegato! Essendo questa la prima “puntata” della nostra Mitologia gossippara, mi pareva carino incominciare da una figura con la quale l’umanità si è sempre trovata a fare i conti, addossandole meriti o colpe a secondo della piega che la vita prende in ogni individuo. Avete presente quando vi alzate la mattina e lo scaldabagno è rotto, il latte è finito, uscite in ritardo, pestate una buascia di un pastore maremmano e per di più perdete il treno proprio il giorno del colloquio con l’importante azienda che assumendovi vi cambierà la vita? Ecco, i Greci, così fantasiosi, personificarono la sfiga, che noi chiameremo educatamente destino sotto forma di tre sorelle, Cloto, Lachesi e Atropo, le Tre Moire. Figlie di Ananke, la forza che regola e può tutto (una specie di Maria de Filippi ante litteram) o della Notte

(Morgan?) erano tre sorelle vecchie, anzi antiche, come la Montalcini ma senza il suo charme e la sua deliziosa pronuncia e, dato che i chirurghi plastici non erano ancora stati inventati, d’aspetto sicuramente peggiori di Cher. I Romani poi le chiameranno Parche, e non perchè fossero parsimoniose nell’uso del sapone e dell’ultimo lucidalabbra MaxFactor, ma proprio per sottolineare la loro inesorabilità ricordando che al destino, nero o rosa che sia, non si sfugge. No, nemmeno se è un fato di jeans D&G macchiato di vernice dal costo di 600 €, mi spiace! Avevano un solo occhio e tre denti, in leasing tra loro. E qui voi mi chiederete: ma in foto non sono mica così brutte! Ci mancherebbe altro, le modelle sono mia madre e le mie due zie e mi hanno costretto a un megaritocco con Photoshop e guai a chi le offende!

Insomma, queste tre simpatiche Rosy Bindi dell’antichità erano rappresentate perennemente nell’atto di filare il filo della vita di ciascun uomo: Cloto era la sensibile dea della nascita e del passato; Lachesi la dorata, la responsabile di una vita avventurosa alla John Holmes o noiosa come quella di un suonatore di triangolo nei deserti armeni e Atropo, il triste destino finale che tutti attende, più nero del peggiore incubo, colei che, forbicioni alla mano, decide quando recidere il filo della vita, facendo schiattare il povero umano mandandolo nel triste e oscuro Ade. Questa trinità del destino era potentissima, nemmeno gli dei radiosi potevano sfuggire alle decisioni oscure e inconcepibili delle tre Moire. E neanche ci provavano...chi oserebbe mai sfidare il destino? Oltre ai concorrenti dell’Isola dei famosi, sia chiaro! E voi, avete mai pensato di che colore sia il vostro destino? CP 6


verdone blu avorio occhio mano PANTONE SFUMATURA VIVO PENNELLO PITTURA LUCE TONO SCALA DI COLORI dominante pervinca arcobaleno acqua diluire spalmato tela tutto azzurro salvia indaco porpora ambra azul portofino

colore

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CROMOMANZIA di Antonio Formisano http://blitzkrieg.ilbello.com/

“I colori, come i lineamenti, seguono i cambiamenti delle emozioni.” Pablo Picasso

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avoli se il Picasso non ha ragione! A quanto pare oltre che ad essere un grande artista della tela diceva delle frasette niente male eh?! In fondo anche noi nella vita di tutti i giorni associamo i colori a stati d’animo, emozioni e sentimenti. Diciamo infatti di avere un umore nero quando siamo tristi e cupi e diciamo di essere verdi d’invidia quando…beh quando invidiamo qualcuno ovvio. O anche essere al verde quando siamo senza un soldo nella saccoccia. Magari si potesse pagare con pastelli a cera, quegli orribili pastelli che ti regalavano da bambino e che si spezzavano facilmente e che se calpestavi accidentalmente lasciavano una macchia dura a morire sul pavimento e sotto la suola. Sempre stato un amante dei pennarelli io. (Consiglio della nonna: se avete bimbi e quindi vi capitano queste macchie per terra toglietele con un panno bagnato con acqua calda, sui tessuti invece mettete la parte macchiata a contatto con un foglio di carta assorbente e dall’altro lato passante col ferro da stiro così la cera si scioglie!) Il concetto colore/emozione è inoltre studiato

anche dai subdoli grafici pubblicitari che fanno di tutto pur di venderti il prodotto più inutile del mondo. E il nostro cervello come un bacucco ci casca. Certamente vende di più un prodotto sgrassante con una confezione rosa shocking che uno con confezione trasparente e prodotto giallo senape, anche se nettamente migliore. Gli psicologi? Idem. Dagli un disegno e ti diranno chi sei. Rosso? Ahh sei un tipo battagliero o lussurioso. Anche se magari avete disegnato un dolcissimo fiocco rosso sulla testa di un pulcino. Sempre battagliero o lussurioso sei. E loro poi si beccano il verdone. E se volessimo noi sfruttare il potere dei colori? Tutto quello stream di sensazioni che si portano dietro? Qui entra in gioco la Cromomanzia, una di quelle idee per prevedere il futuro al posto di usare tarocchi e roccocò. Come funge? Semplice semplice siori e siore. Mettete in un sacchettino qualcosa che rappresenta ognuno dei 12 colori fondamentali (per l’esoterismo eh, e non preoccupatevi che li dico dopo) e estraetene 3. Il primo rappresenterà il problema, il secondo le opposizioni al problema e il terzo l’eventuale soluzione. CP 8


Il verde, stranamente, è il colore dell’amore e dei forti legami sentimentali. Ascoltare il cuore è sempre una saggia decisione che porta a vittorie e abbondanza. Ma un forte legame può creare attriti tra i vicini.

Rosa

Colore dell’amicizia e dell’armonia nella vita privata e nel lavoro. Questa serenità è importante da mantenere e per farlo dovete anche essere un po’ egoisti e non accollarvi i problemi di tutti che vi chiedono una mano. A meno che non siano davvero grandi amici.

Celeste

Giallo

È un colore molto particolare perché rappresenta insieme la materialità della vita ma anche le conoscenze mistiche ed esoteriche. La ricerca dell’io mistico però può essere davvero molto utile a risolvere situazioni che mettono in gioco la vostra autostima o la vostra autorità.

Arancione Il colore della psiche umana. Un colore un po’ complicato da spiegare perché ognuno ha la sua mentalità. Cercate di capire quale è il lato della vostra personalità messo in gioco e tentate di capire se vi aiuta o meno nella questione. Un po’ di sana autodiagnosi.

È un colore fortunato che porta fortuna e protezione. Ma è anche il colore dell’incontro con persone potenti che possono intralciare il tuo lavoro se sono cattive o aiutarti a utilizzare al meglio la fortuna che ti è capitata.

Argento

Il colore della responsabilità. Da grandi poteri derivano grandi responsabilità, quanto aveva ragione Spiderman. L’importante è studiare sempre il problema che ci si pone e affidarsi completamente alle proprie capacità senza alcun aiuto esterno.

Grigio

Il colore della continuità ma anche della routine. Essere sempre gli stessi può far sentire appagati e protetti ma anche costretti da una morsa. L’ingegno e l’astuzia sono le armi chiave per superare questo ciclo infinito e provare un cambiamento positivo.

Il colore della potenza economica e del denaro. Ma la potenza è anche causa di vincoli e limiti da mettere bene in conto per evitare di fare il passo più lungo della gamba. Rappresenta anche il proprio talento personale, magari proprio quello che vi fa guadagnare.

Il colore della passione e della sensualità legata spesso alla figura femminile. Ma è anche il colore dell’ira, dell’impeto e delle reazioni istintive che possono portare o risolvere guai in base alla situazione.

Blu

Verde

Rosso

Marrone

Bianco

Il colore che assorbe le energie negative e le paure. Rappresenta inoltre situazioni non concluse che possono bloccare un cambiamento positivo o negativo che sia. Usare sempre cautela nelle decisioni.

Ner

Il colore della purezza, della protezione nel senso buono e cattivo del termine (un eccessiva protezione è dannosa, così come anche un auto protezione da un paura non la fa affrontare). E’ anche il colore del dubbio e del cambiamento.

Il colore della nascita. Una sorta di jolly per un cambiamento o per la soluzione di un problema. Non vuol dire certo che dovete arrendervi ma magari che non vi è dato sapere altro o che non è il tempo giusto per una risposta. Pazientate amici, pazientate.

Ovviamente tutto questo è da prendere con le pinze. Non fatevi mai condizionare totalmente da questa pratica. E’ soltanto un metodo simpatico e semplice per farsi un po’ di auto analisi e magari trovare una conferma a un dubbio che vi stava rodendo da tempo. Buona fortuna neo divinatori! CP 9


CIPPAFOLIO

foto: Alessandro Falezza http://www.flickr.com/photos/alefalezza/ CP 10


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CP 12


foto: Antonio Formisano CP 13


interviste

COLORI SULLA TESTA

Lady deliria, miss violetta & fenicia pomposa CP 14


Da sinistra: Fenicia Pomposa, Lady Deliria, Miss Violetta

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utto ha inizio con una proposta. Mi chiesero di partecipare ad uno spettacolo durante una serata carnevalesca in discoteca. (Vedi il diario di Ivanca) “Ti dovrai vestire da donna è un problema?” Certo che no, risposi e così mi ritrovai nel carrozzone pronto per scoppiettanti colpi di tacchi e lacca spray (dovevo interpretare un personaggio del musical Hairspray). Assieme a me le tre bravissime drag queen veronesi, ragazze belle, colorate, truccate e spigliatissime. Loro sono Lady

Deliria, Miss Violetta e Fenicia Pomposa. Sono inseparabili e le possiamo incontrare nei principali locali della zona. Ma come hanno iniziato? Come è venuta la voglia di diventare dei personaggi, per caso o per scelta? Deliria: un po’ per scherzo un po’ per gioco a Pasquetta, andando a festeggiare con amici decidemmo di travestirci, un amico ci propose di fare delle feste e da cosa nasce cosa è nata Lady Deliria. Violetta: Sono nata senza accorgermene, in realtà penso che dentro ognuno di noi ci fosse già

questa personalità che voleva emergere, ricordo sempre che Deliria una sera aveva detto riguardo la mia nascita “...lo vedi se una è drag dentro...”. E infatti lei lo ha visto! Mi ha chiesto di fare una serata per una festa in cui lei e Fenicia si esibivano in uno show. Io avrei dovuto fare l’intrattenitrice... e così fu!! Parrucca e tacco, velocemente senza avere il tempo di prepararsi psicologicamente e mi hanno proiettato in mezzo ad una festa!!! Ero una drag queen! Fenicia: Il mio inizio coincide fatalità con quello di Lady Deliria, è stata lei praticamente ad avere CP 15


l’idea di “travestirci” per Pasquetta. Quella volta per me era un gioco, però sono dell’idea che chiunque indossi dei tacchi poi non li tolga più! Spesso ci ritagliamo degli spazi sotto ai riflettori per lasciare un segno tangibile. Chi nello spettacolo, chi scrivendo pagine di blog e chi ancora in altri svariati modi. Lasciare il segno è così importante? Violetta: Una drag queen appare sempre, il suo lavoro è apparire... è proprio una professione di vanità! Nelle serate tutti si ricordano di te ma per il tuo portasigarette incastonato di Swarovski o per il tuo bel trucco. È difficile che qualcuno si ricordi di te per quello che sei in realtà anche perché noi abbiamo una maschera addosso e quella mostriamo. Fenicia: Amo lasciare il segno, cercavo di farlo anche prima di diventare Fenicia. Sono sempre stato molto eccentrico e mi è sempre piaciuto conoscere le persone, però il mio obiettivo non è quello di lasciare il segno, quanto piuttosto divertirmi e far divertire. Com’è la vita di una Drag queen tra spettacoli, trampoli e parrucche da una parte e studio, lavoro, spesa al supermarket dall’altra? Levatemi una curiosità, lo chiedo io che dopo una giornata di lavoro sono sempre stanco ma ho un’altra età, come fate a fare tutte quelle serate e ad essere sempre splendide e splendenti? Deliria: La vita da drag queen è dura, durissima devi avere tempo e pazienza sacrificando un po’ di te per far apparire lei. Devi avere costanza nelle cose che fai e crederci così rimani splendida splendente taratatata. Violetta: E’ piuttosto dura ma mentirei se non

dicessi che è anche molto divertente! Bisogna preparare i vestiti, acquistare tutto il necessario. Ogni spettacolo e ogni sera si cambia e poi c’è da pensare a balletti e coreografie provarli e impararli! Tutto questo va ovviamente incastrato nella vita normale di tutti i giorni, io studio e fortunatamente ho scelto una facoltà (Architettura) che mi permette abbastanza di gestirmi questa vita... ma gli sforzi non sono pochi. Ci sono stati periodi in cui dormivo 4 o 5 ore a notte per settimane e il giorno dopo a lezione oppure esami. Non abbia-

siamo sempre assieme e ci diamo forza a vicenda. mo nessun segreto per essere sempre splendide splendenti, sarà perché siamo giovanissime e alla fine ci piace avere una vita attiva e probabilmente è anche perche siamo sempre assieme e ci diamo forza a vicenda. Non potrei immaginare di sopportare tutto questo stress da sola! Fenicia: Fare la drag queen è molto faticoso, soprattutto per noi che, essendo anche giovani ed alle prime armi, dobbiamo girare per cercare vestiti, trovarci tra noi per pensare alle cose da fare e quant’altro. Però, mosso dalla passione, riesco ad incastrare tutto quanto perfettamente e ad essere sempre splendida, come dici tu. Paure ce ne sono? Deliria: Sto bene? Sono bella? Spero di non di-

menticare nulla! Ci sara qualche bel manzetto? Violetta: Oltre alla solita paura del palcoscenico quando si entra scena non ho particolari paure. Forse quella di non piacere anche perché il pubblico che ti trovi davanti è spesso diverso. Per il resto non mi spaventa nulla. Fenicia: Paure ce ne sono, sono nascoste bene però. Io ho ricevuto diverse critiche, da sempre per il mio modo di fare, troppo aggressivo in apparenza, per cui la mia paura più grande è quella di non piacere unita a quella di deludere chi mi ama. Avete mai dovuto imbattervi nell’ignoranza delle persone? Deliria: L’ignoranza la incontriamo spesso, ad esempio, in una serata con mille persone 500 pensano che siamo drag, altre 200 che siamo travestite e 300 trans e allora quando hai il tempo e la voglia e una persona che ti sa ascoltare gli spieghi la differenza altrimenti lasci perdere. Violetta: L’ignoranza è ovunque, lo si vede dalle scritte sui muri razziste, omofobe, ecc... E non c’è solo nel “mondo eterosessuale” per così dire. Anche in locali gay e tra i gay l’ignoranza c’è ed è tanta. Spesso per doveri di spettacolo ci troviamo in mezzo alla pista a ballare e a muoverci in modo sensuale animando un po’ la serata e non tutti si fanno accarezzare o toccare, tanti sono spaventati! Gli eterosessuali fondamentalmente non hanno ben presente la differenza tra una drag queen, un travestito e un transessuale, diciamo che per loro Platinette e Vladimir Luxuria sono solo entrambi dei “froci”. Invece la differenza c’è eccome! E noi rispettiamo profondamente il mondo del travestitismo e del transessualismo come loro rispettano pienamente quello più artiCP 16


stico delle drag queens. Anche gli omosessuali dovrebbero essere più sensibili e informati. Chiediamo aiuto all’Arcigay per una campagna di sensibilizzazione? Fenicia: Ci siamo imbattute varie volte nell’ignoranza, e l’esempio che ha fatto milady è corretto. Più ci allontaniamo dal centro città, più la gente ci tiene a distanza, quasi spaventata. Lo stesso discorso vale per l’età, però questa è la mia opinione dopo la mia esperienza, quindi potrebbe essere non sempre vero. Possiamo elargire consigli? Cosa vorreste dire a Mara Carfagna per dare una ritoccata al suo look? Deliria: Mia cara Mara Carfagna diciamo che stavi meglio dove eri prima, anzi eri molto più sexy! Ora dove vai? Violetta: Oh la rubrica di consigli di Miss Violetta, quello che preferisco! Cara Mara, Miss Violetta consiglia trovati un amico gay così innanzitutto ti sensibilizza sull’argomento e ti aggiorni un po’ perché mi sembra che le pari opportunità scarseggino ancora per certe persone, in secondo luogo per dare una sistematina al look... magari ecco un po’ di phard!!! Fenicia: Alla Sig.ra Carfagna consiglierei più colore nell’abbigliamento e un po’ di trucco colorato, mi sembra un po’ troppo “seria” e secondo me dovrebbe cercare di essere più femminile, anche se posso capire che il mondo della politica prevede schemi ben precisi. E’ costoso essere una drag queen? Dove trovate tutti vostri costumi, le parrucche? Deliria: Molto costoso, se poi vuoi essere bellissima lo è ancor di più. Tutto il nostro necessario lo cerchiamo ovunque e quando dico ovunque immaginatevi qualsiasi posto. Ricordate basta solo fantasia e con quella crei qualsiasi cosa! Ci arrangiamo con tanta colla a caldo, lacca o poi ci sono le amiche sarte, amiche modelliste, amiche-mamme-delle-amiche che ci aiutano sempre e sono splendide! Violetta: Spesso è difficile starci dentro con le spese per fortuna che siamo tutti e tre dei ragazzi molto creativi e quindi riusciamo anche ad ar-

rangiarci come possiamo. Da un niente creiamo una meraviglia! E questo lo fa soprattutto Deliria, soprannominata “Drag Bricolage”. Fenicia: Soprattutto all’inizio quando si costruisce il guardaroba iniziale, poi però tutto diventa più ragionevole e anche le spese si riducono. Troviamo i nostri vestiti e tutto il necessario ovunque, anche se io devo tantissimo alla mia amica modellista Monica, e ovviamente a mia madre, lei ha cucito tanti vestiti per me e per noi e spero continuerà a farlo! Ogni anno in concomitanza con il gay pride arrivano le solite polemiche. Anche tra il movimento GLBT c’è chi non condivide i lustrini e le paillettes pensando che sia giusto mostrarsi così come siamo nella nostra vita di tutti giorni invece che dare adito all’opinione pubblica di reputarci capaci solo a scheccate di piazza... Violetta: Indosso paillettes e lustrini prevalen-

Da un niente creiamo una meraviglia! temente quando lavoro come drag queen, li indosso perché a me piace e come piace a me piace anche a tutte le altre persone che lo fanno comprese colleghe e non. Quelli che lo fanno sono spesso accumunati dall’essere omosessuali. Con ciò non voglio dire che tutti i “paillettati” siano omosessuali ma voglio sottolineare come all’interno della comunità GLBT queste paillettes e questi lustrini ci sono e sono spontanei! Mi sembra un po’ arrogante il voler togliere questo aspetto carnevalesco del Gay pride. Certo c’è chi non condivide ed è ben lontano da questo aspetto ma come noi rispettiamo questa parte della comunità anche noi chiediamo che venga rispettato questo nostro essere appariscenti! Noi manifestiamo per mostrare alla gente che l’omosessualità, in tutti i suoi vari aspetti, non è una

cosa estranea al mondo ma è una cosa normale e quindi diffusa variabile dell’orientamento sessuale! Parlando per assurdo, se nascondessero questa parte più appariscente, vorrebbe dire che un giorno in futuro quando l’omosessualità “composta” e meno “scheccante” sarà accettata bisognerà fare un “Drag queens pride” per accettare anche noi? Una drag queen quindi non deve fare altro che mostrare se stessa com’è in tutte le sue sfaccettature... come sto facendo ora! Fenicia: Prima di diventare una drag queen, pensavo che non fossero un bene per queste iniziative. Però ora penso che tutto, e tutti coloro appartenenti alla sfera GLBT, possano e debbano dare il loro contributo. Soprattutto perchè non si sa cosa ci sia dietro. Io per esempio prima di essere Fenicia sono stato co-conduttore di un podcast GLBT e faccio parte tuttora di una neo-associazione veronese che accoglie persone GLBT. Concludendo, un consiglio per essere giovani e belle: la colazione di una drag queen. Deliria: Oggi per esempio mi sono alzata alle 12 e trenta e ho solo pranzato con un mega piatto di pasta al pesto. Violetta: 3 fette biscottate con la marmellata (pesche o albicocche), 4 frollini di pasta frolla, e una tazza di te ben zuccherato! Spesso la domenica quando ci si sveglia alle tre del pomeriggio si mangia il risotto con i funghi che tua mamma ha appena cucinato! Fenicia: La mia colazione ideale è tutto fuorchè dietetica. Almeno due brioches, latte e cereali, e yogurt! Anche se io amo la colazione all’inglese.

di Alessandro Gerbino http://www.alebino.it/blog foto: Valentina Cesta http://www.flickr.com/photos/cellula CP 17


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ca Ivann a c i v r e p PRIMO GIORNO DI PROVE Sono agitatissimo, l’appuntamento è subito dopo pranzo a casa di Lady Deliria, caffè e poi tutti insieme alle prove dal coreografo. Coreografo? Vuol dire che ci saranno dei passi di danza con conteggi e via discorrendo e i tacchi? Alle prove siamo io, le tre drag queen e il vocalist della serata anche lui prestato agli sfarzi dello show. L’atmosfera è rilassata e quando dobbiamo estrarre i tacchi dalle nostre borse per iniziare le prove la mia paura di cadere e di non essere all’altezza è passata. Ci divertiamo, ridiamo e scherziamo come se ci conoscessimo da tempo.

SECONDO GIORNO DI PROVE O dovrei dire seconda prova e prima prova notturna. L’appuntamento è in una nuova palestra alle ore 10.30 di sera. Arrivo eccitato ma tremendamente stanco e quando mi incontro con le mie colleghe vedo che anche i loro occhi sono stanchi come i miei, ci facciamo forza e andiamo a dare colpetti di tacchi qua e là. Il giorno dopo c’era chi aveva da lavorare e chi un esame da sostenere, pazienza, ci si diverte e divertiamoci.

TERZO GIORNO DI PROVE Sempre di sera, sempre stanchi ma mai un lamento. Come dice la Simo a testa alta e schiena dritta, possibilmente senza ingobbirsi con le spalle e via, la coreografia sta venendo proprio bene. Ci sono dei punti che ancora non ricordiamo ma abbiamo la consapevolezza di potercela fare. Manca meno di una settimana e non abbiamo paura.

e per consolarci mangiamo patatine e brindiamo a succo di frutta ace. Mancano 24 ore allo spettacolo, ci guardiamo e ci diciamo che andrà alla grande, ne siamo sicuri.

GIORNO X ORE 19.00 Arrivo in ritardo perchè nel pomeriggio in un’altra città ero a recitare Goldoni con la mia compagnia. Mi presento davanti alla discoteca superando la coda lasciando gli astanti in uno stato di evidente malcontento. Con il mio borsone mi avvicino all’energumeno all’ingresso dicendo che devo fare lo spettacolo, mi chiede il nome, muove la testa in su e in giù e mi lascia passare. Mi indicano dove cambiarmi ed entro nel covo delle drag queen. Eccitazione. Ci sono vestiti dappertutto. Parrucche appoggiate su sedie e scarpe col tacco ben riposte sotto di esse. Entro e mi salutano calorosamente, tre bacetti d’obbligo e poi di nuovo tutti al lavoro. Ago, filo, cerone, cipria e ciglia finte. Ci sono due assistenti/amiche che aiutano a fare il trucco base dopo di che si passa sotto l’ala protettiva di Lady Deliria che in pochissimo tempo ti trasforma il volto dipingendo in maniera sublime delle sfumature che mai crederesti possibili. Nel giro di un’ora sono diventato Ivanca Pervinca.

GIORNO X ORE 20.30 Ormai vestite e truccate ci infiliamo le scarpe vertiginose e cominciamo a ripassare. Manca meno di un’ora allo show è tempo di ultimi preparativi e Lady Deliria dopo aver sistemato tutti pensa a se stessa sfoderando una parrucca azzurra meravigliosa.

QUARTO GIORNO DI PROVE

GIORNO X ORE 21.15

Siamo solo in tre e proviamo esclusivamente il pezzo di Hairspray da ballare sopra una pedana. Ci sono io che sono la cantante e poi le mie due coriste. Ripassiamo i passi davanti allo specchio per poi consolidare la memoria. Alla fine siamo tutti sudati e provati

Ci vengono a prendere e ci accompagnano vicino alla pista grande dove ci incontriamo con i ballerini veri tutti vestiti con abitini e camicette anni sessanta. Favolosi. Le mie gambe tremano, c’è troppa gente che aspetta di vederci. Cadrò o non cadrò? CP 18


IL COLORE DEI SOLDI? un racconto di Francesco De Paolis http://zuppadivetro.blogspot.com

N

on era stato un caso facile. Gli indizi erano contraddittori, la vedevo veramente grigia, se non avessi risolto quel caso sarei rimasto al verde e probabilmente costretto a chiudere l’agenzia e a continuare la tradizione di famiglia come mio padre e mio fratello, con le chiappe bianche al vento a girare filmini a luci rosse. La mia indagine si scontrò con molti ostacoli, in primis il pugno di un colossale Maori, dalla pelle bruno chiaro e dal volto dipinto con linee nere. Salta fuori che è la guardia del corpo del bastardo che sto cercando di incastrare, un figlio di papà arrogante e viziato. Dalla prima volta che l’ho visto mi faceva venire alla mente quella battuta sul miliardario preoccupato perché faceva feci color verde e del dottore che lo rassicurava dicendogli che erano semplicemente i soldi che gli uscivano dal… Vabbè, insomma. Aspiro profondamente il fumo di sigaretta, dando un’altra mano di pittura nera ai miei polmoni, che avevo appena tinteggiato di fresco. I miei interlocutori mi fissano senza dire niente. Mettono i brividi, con la loro pelle biancastra e il completo da Men in Black. Finisco la sigaretta, e con lei la mia storia. Tacciono a lungo. Poi finalmente mi dicono che posso andare. Dopo quasi ventiquattr’ore in quell’ambiente smorto, i colori mi appaiono irreali, cartooneschi, ed io stesso mi sento come il tizio calvo che viene sempre fregato da Bugs Bunny. La ragazza è sparita senza pagarmi, e diventa dolorosa adesso l’immagine mentale di lei sculettante nel suo tailleur rosa, che tanto mi aveva risollevato il morale (per così dire) in precedenza. E così il mio giallo si tinge di rosso, penso mentre mi preparo ad una sfolgorante carriera da attore hard, come voleva la buon’anima di papà. CP 19


/’blɔg/: un punto di Lorenzo Peroni

Il

blog è comunemente considerato un diario online. Su un diario tracciamo, come un disegno, l’indice di quanto ci passa per la mente, una sorta di visualizzazione grafica di quanto prodotto dallo sfregamento delle nostre sinapsi. Blog è difatti la crasi di web log: traccia su rete; una traccia telematica di noi stessi. Un’estensione narcisistica del proprio io. Il primissimo blog vede la luce ormai dodici anni or sono in U.S.A, un po’ per hobby un po’ per questioni tecnicopratiche (così ne narra la cosmogonia), in Italia la moda si diffonde rapida come un’epidemia dal 2001 con la nascita delle prime piattaforme online che permettono la gestione e la creazione di un proprio spazio cibernetico (Splinder, Iobloggo, Blogspot ecc); questo tipo di tecnologia permette a tutti di possedere un pezzo di rete senza bi-

sogno di specifiche conoscenze html e informatiche. Un sistema democratico quindi. Per nulla Marxista. Il fenomeno porta presto alla nascita di un nuovo articolato universo: la Blogosfera; i blog sono strettamente interconnessi tra di loro, una tribù tecnologica che si legge, si linka, si citano, si odiano e litigano, si conoscono e si innamorano; un insieme dinamico, una casta esogena. Blog personali, collettivi, photoblog, corporate blog, blog tematici, blog star, lit-blog, blognovel: per ogni inclinazione, per ogni gusto, ineteresse o perversione c’è un blog. Poi venne l’era MySpace e ci si chiese se aveva ancora senso tenere dei blog, ma la differenza è sostanziale e fin da subito evidente: un blog ha un contenuto da proiettare (per quanto a volte discutibile), uno Space no: contenutisticamente parlando è la proiezione stessa del vuoto. Poi venne FaceBook, e abbiamo

detto addio a Myspace, ormai un cimitero virtuale desolato, che potrebbe essere già oggetto di studio quale elemento di archeologia virtuale. Tutti hanno FaceBook, tutti usano FaceBook: anche Daria Bignardi ha Facebook. Ma i blog resistono, aggrappati ai loro variegati contenuti; anche Daria Bignardi ha un blog! Anche Domiziana Giordano ne ha uno, ma lei lo aggiorna di rado: c’ha altro da fare. Anche Grillo ovviamente ne ha uno che, secondo il Corriere della Sera, è il blog più influente d’Italia. Nella classifica dei venti blog più influenti del mondo invece è addirittura al nono posto: The Guardian così ne parla “infuriato tutti i giorni, soprattutto a causa della corruzione e degli scandali finanziari del suo paese“. Ma, qualcuno lo legge ancora? Sì!? Ah, ok. Sempre in questa classifica al sesto posto troviamo il blog di Perez Hilton: pettegolezzo a tutto spiano, senza pietà CP 20


per nessuno divo; a Hoolliwood tutti odiano Perez, ma ovviamente stanno al gioco facendo finta di adorarlo; Forbes l’ha insignito del titolo di miglior blog di tutta la rete. Ora, l’impressione è quella, sul panorama italiano, che qualche anno fa il sottobosco dei blog fosse molto più brulicante di idee, di energia e vitalità. Le idee che hanno fatto schizzare alti nella classifica diversi blog ora sono stantii e si ripiegano su se stesse. A suo tempo fece scalpore il blog di un suicida che teneva online il conto alla rovescia della propria esecuzione, si pensava fosse fiction, invece era reale. Da li gli epigoni, ma nessuno ci bada. E i falsi impazzano. Poi ci sono i blog pro anoressia, dove tra gif glitterose di farfalle e cuoricini ragazzine urlano di dolori che non si penserebbe poter essere contenuti in corpi così esili. Urlano di odi così profondi da esser invisibili all’occhio umano. Ci sono blog così, alcuni buoni, alcuni cattivi: non c’è censura nella blogosfera e l’anonimato garantito permette tutto, o quasi. Il Governo allora arriccia un po’ il naso e propone disegni di legge che un po’ già hanno l’aroma di caccia alle streghe. Ma tempo che qualcosa si muova e l’Ipone sarà archeologia tecnologica. All’orizzonte nulla di nuovo insomma, e quella dei blogger nel frattempo da una pozza proficua sembra essersi mutata in uno acquitrino un po’ stagnante.

Segui l’onda Giallo Magenta su www.cippalippamag.com CP 21


TRE COLORI un racconto di Joshua Neumar http://www.ildiariodijoshua.com

Una sola vita, tre momenti, tre colori per descriverli.

“A

llora, su, da bravo, vuoi dirmi che colore è questo?” Mia madre era seduta al mio fianco, l’aria preoccupata accentuata dalla montatura degli occhiali spessa e vagamente retrò. In tutta risposta nascondevo una gamba dietro l’altra, strusciando timidamente un piede dietro la caviglia, facendo piccoli cerchi concentrici con la scarpa, le calze rosse fino al ginocchio spesse come una coperta e l’elastico stringente che mi lasciavano i segni sulle pingui e bianche cosciotte. Era uno di quei momenti in cui pensava ah Santo Cielo, come bisogna fare con questo bambino. Non me lo diceva chiaramente, ma sapevo che la sua mente era seriamente preoccupata. Avevo sei anni e mezzo ed ero un bambino sveglio, solo un po’ chiuso nel suo mondo e le persone intorno a me, a volte, proprio non sapevano come prendermi. Abbasso lo sguardo, intimorito, prevedendo che anche per quella volta non mi avrebbe preso sul serio. “Dai, dimmi di che colore è il cielo. Su, Gianluca, indicami il pastello giusto, almeno questo.” “Non posso.” Le rispondo ritroso. “Oh bella, e perché non puoi.” Avvertivo sconforto nelle sue parole. Lo stesso tono dimesso e sconsolato con cui a fine giornata si lamentava in preda all’ansia, al telefono con mio padre, ancora una volta perso nell’ennesimo

tour de force di lavoro. Oggi non ha voluto mangiare per niente. Dice che i folletti blu gli hanno preparato un dolce delizioso con la loro polverina magica. E non ha voluto andare al parco a giocare coi cuginetti perché era impegnato in una missione speciale con la Fata Fuxia. E si è rifiutato di andare a scuola perché dice che ha passato tutta la notte a potare i fiori di cristallo. E poi ha camminato tutto il giorno all’incontrario perché il Prestigiatore Matto gli ha fatto l’incantesimo del granchio… “Non posso dirti di che colore è il cielo perché non mi crederai nemmeno stavolta, ecco.” “Ma sì che ti credo – disse accarezzandomi la fronte, in un misto di quella pietà e tenerezza che si prova per i bambini un po’ strani – dimmi solo cosa pensi in quella testolina…non rinchiuderti in te stesso.” “E va bene. Il clielo non ha un colore, se lo vuoi sapere. È di tanti colori. Io lo so perché gli elfi stellari mi hanno invitato nel loro regno e ho visto come colorano il cielo. Ognuno ha il suo secchio di pittura e ne colora un po’. E alla fine è come un grande puzzle di colori. Solo che voi che siete grandi non lo potete sapere, voi vedete solo l’azzurro.”

“Allora, dottor Martinelli, mi dica. Quanti colori vede in questa immagine?” Il tizio delle Risorse Umane mi osserva incuriosito. Dev’essere divertente CP 22


passare il proprio giorno a fare colloqui con gente disperata pronta a immolarsi agli dei del marketing strategico della temutissima Raphler&Raphler, la più grande multinazionale americana con profitti stellari, uffici sparsi nei più grandi palazzoni di mezzo mondo e miliardi di impiegati tutti uguali nei loro completi grigi e la ventiquattr’ore in pelle vera. “Mi lasci pensare…ecco, io vedo un solo colore.” “Uno solo? Ne è sicuro? Suvvia, non faccia lo spiritoso. Guardi che il primo passo per entrare a far parte della più grande multinazionale americana è superare brillantemente i test psicoattitudinali. Noi qui abbiamo bisogno solo di gente sveglia e determinata, capace di adeguarsi immediatamente e con profitto alle nostre procedure aziendali. Qui cerchiamo proattività e un soddisfacente equilibrio tra efficienza ed efficacia. Quindi le ripeto, quanti colori vede in questa immagine?” Ok, il tizio mi sembra sufficientemente seccato. Continua a guardarmi con aria interrogativa picchiettando una penna in argento cromato su un foglio su cui è raffigurata un’accozzaglia di cromie accese. “Guardi, io vedo un solo colore.” “Dottor Gianluca Martinelli, la prego di prendere atto che questa sua inspiegabile insubordinazione mi sta facendo perdere del tempo. Ci sono centinaia e centinaia di giovani che desidererebbero essere al suo posto in questo momento e sono certo che avrebbero dato la risposta giusta già da un pezzo. Se non le è di disturbo, la prego, mi dica almeno perché vede un solo colore in questa immagine e poi potrà ritenersi congedato.” “Ecco, se proprio lo vuole sapere in questa immagine c’è del glicine, del magenta, giallo ocra, ciano, blu cobalto, marrone, verde smeraldo. Come vede so ben distinguere i colori. Ma in ogni caso, continuo a vedere solo grigio. Grigio come la vita piatta e infelice alla quale sarei costretto se mai accettassi di lavorare in questo posto. La saluto.”

“Di che colore sono i miei occhi. Rispondi, dì che colore sono i miei occhi?” Flavio mi sta lasciando e l’unica cosa che riesco a dirgli è un’assurda domanda. Come se non me ne fregasse nulla del fatto che di punto in bianco ha deciso di mollarmi, preso dalle sue incertezze e dalle sue mille smanie da eterno frustrato. Intorno a noi splendono le luci della città, è quasi primavera e l’aria ha un che di frizzante e spiritoso. Le prime lucciole si radunano sotto i lampioni

del parco. Che ipocrita. Si è preso persino la briga di venirmi a prendere con la sua macchina, perchè si sappia in giro che lui, gli ex, li ha sempre mollati dal vivo affrontando la questione da uomo maturo quale crede di essere. “Dai, Gianluca, non complicarmi le cose, ti prego. È già troppo difficile per me affrontare questo momento.” “Io ti ho fatto solo una domanda. Ho bisogno di capire se con te ho perso tempo o se ne vale la pena soffrire nei prossimi giorni.” “Io non voglio che tu soffra. Voglio solo che tu capisca.” “Non soffrirò se risponderai alla mia domanda.” “Ti prego, smettila. Io non riesco a parlare con te. Tu non mi capisci. Sei sempre preso dai tuoi pensieri, non hai alcun contatto con la realtà, ogni volta per riportarti al presente è una fatica. È per questo che ti lascio, Gianluca, io ho bisogno di una persona concreta e determinata, al mio fianco. Ho bisogno di qualcuno che viva la vita, anziché immaginarla.” “Tu pensa solo a rispondere alla mia domanda.” “Oh santa pazienza, ma sono marroni, i tuoi occhi. Li hai sempre avuti marroni, porca miseria!” Un piccolo frammento del cuore perso in mille pezzi. Il resto rimane integro. Non spenderò molto tempo a piangere la fine di questa storia, dico tra me e me, mentre Flavio mi osserva col volto sospeso tra rabbia e l’attesa smaniosa del pugile che si prepara a sferrare l’ultimo, inutile colpo, prima che la vittima cada sul ring. “Ibridi. I miei occhi sono ibridi. Una punta di castano e una goccia di verde che cambia con la luce del sole, a seconda delle stagioni e del tempo. L’avevi mai notato?” “Ecco, veramente…no.” “In tre mesi non hai mai fatto caso al colore dei miei occhi?” “I tuoi occhi sono bellissimi…” arranca nervoso, confuso. Le cose non sono andate come si aspettava e la sua espressione è corrucciata, quasi infastidita dalla mia indolenza. “In bocca al lupo per tutto, Flavio.” Scendo dall’auto, libero, rinfrancato. Mi lascio rapire dagli odori della piccola oasi verde in città. La primavera è alle porte e mi rapirà coi suoi colori, ancora una volta. Un fiore di cristallo brilla misterioso al primo chiaro di luna mentre i folletti blu giocano a rincorrersi divertiti seminando il prato della loro polverina magica. CP 23


CIPPAMANIFESTO Dal Manifesto del Teatro di Varietà di Filippo Tommaso Marinetti

IL TEATRO DI VARIETÀ È NATO CON NOI DALL’ELETTRICITÀ. GLI AUTORI, GLI ATTORI E I MACCHINISTI DEL TEATRO DI VARIETÀ HANNO UNA SOLA RAGIONE DI ESSERE E DI TRIONFARE:

INVENTARE INCESSANTEMENTE NUOVI ELEMENTI DI STUPORE.

ESSENDO UNA VETRINA RIMUNERATRICE D’INNUMEREVOLI SFORZI INVENTIVI,

GENERA NATURALMENTE CARICATURE POSSENTI, ABISSI DEL RIDICOLO, IRONIE IMPALPABILI E DELIZIOSE, SIMBOLI AVVILUPPANTI E DEFINITIVI, CASCATE DI ILARITÀ IRREFRENABILI, SCORCI DI CINISMO RIVELATORE, INTRECCI DI MOTTI SPIRITOSI,

TUTTA LA GAMMA DEL RISO, DELLA STUPIDAGGINE,

TUTTE LE NUOVE SIGNIFICAZIONI DEL SUONO, DELLA LUCE, DEL RUMORE E DELLA PAROLA, PANTOMIME SATIRICHE ISTRUTTIVE,

CARICATURE DEL DOLORE E DELLA NOSTALGIA. IL TEATRO DI VARIETÀ OFFRE DINAMISMO DI IMMAGINE E DI COLORE. IL MOVIMENTO SIMULTANEO DI GIOCOLIERI, BALLERINE, GINNASTI,

CICLONI SPIRALICI DI DANZATORI TRAGGONO PER FORZA LE ANIME PIÙ LENTE

DAL LORO TORPORE E IMPONGONO LORO DI CORRERE E SALTARE. IL TEATRO DI VARIETÀ È UNA SCUOLA DI SOTTIGLIEZZA,

DI COMPLICAZIONE E DI SINTESI CEREBRALE, PER I SUOI CLOWNS, PRESTIGIATORI, DIVINATORI DEL PENSIERO, CALCOLATORI PRODIGIOSI, MACCHIETTISTI, IMITATORI E PARODISTI.

IL TEATRO DI VARIETÀ È NATURALMENTE ACCADEMICO, PRIMITIVO E INGENUO.

DISTRUGGE IL SOLENNE, IL SACRO, IL SERIO,

IL SUBLIME DELL’ARTE E TUTTE LE NOSTRE CONCEZIONI DI PROSPETTIVA,

DI PROPORZIONE,

DI TEMPO E

DI SPAZIO.

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PIN UP e immagine del brand di Salvatore Piombino http://guide.supereva.it/cultura_avantpop

Q

uando capitai per la prima volta di fronte una delle opere di Mel Ramos iniziavo da poco ad avvicinarmi alla cultura squisitamente vintage delle pin-up girl ataviche zie delle opulente e sensualissime bad girls che tanto impazzano nelle agorà pop degli ultimi trent’anni. Approdato relativamente tardi alla pop art il nostro barbuto e pruriginoso eroe (classe 1935) ha già alle spalle un passato da realista e da pittore astratto, due strade ancora presenti nelle sue opere maggiori. Prima di ricevere i primi accre-

ditamenti negli anni Sessanta come figlioletto di quel Warhol pittore che aveva fatto dell’ironia e del pastiche semiotico e irriverente il suo patinatissimo biglietto da visita. L’arte di Mel Ramos volta a confrontarsi con i meccanismi dell’artiginato pubblicitario (cartellonistica in primis) ne mette in luce gli aspetti più futili e superficiali (come la serie delle sue modelle incompiute) ironizzando e parodiando l’immagine pubblica dei brand più conosciuti senza rinunciare al suo personalissimo bisogno di fisicità bidimensionale e deliziosamente ammicante. CP 25


GIALLO MIMOSA


Pantone Giallo mimosa

14-0848

COLORE MODA PRIMAVERA 2009 P

er Pantone, l’azienda americana leader del settore colore, il colore moda per la primavera del 2009 è il Giallo Mimosa 14-0848. Un colore caldo e rassicurante, il colore del sole che scalda gli animi e li conforta, colore illuminante che risveglia e libera le idee e la fantasia. Un colore che ci serve per affrontare questi mesi di forte incertezza dovuta alla crisi internazionale. E’ il momento dell’ottimismo! Queste in sostanza le parole di Leatrice Eiseman, executive director di Pantone Color Institute®. Usciremo dal letargo invernale anche grazie al Giallo Mimosa? Vestiremo panni Giallo Mimosa o arrederemo le nostre case con componenti d’arredo Giallo Mimosa? Se è realmente il colore che aiuta la fantasia ad esprimersi al meglio, coraggio, arrediamo, vestiamo, inventiamo.

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THE YELLOW BOOK

FOGLIE - Come foglie autunnali - color zabaione copertina tipo cataplasma alla senape, aspetto nell’insieme da itterizia. Ma, buon Dio, le cose definite “illustrazioni”! Infamie mal disegnate e senza senso! Strabilianti assurdità.

C

osì venne canzonato sul “Punch” lo “Yellow Book” in seguito alla sua prima uscita sul mercato inglese. Correva l’anno 1894 e fu subito scandalo. “Yellow Book” fu la rivista letteraria che infiammò il mondo letterario dell’Inghilterra vittoriana nell’ultimo scampolo di secolo. La rivista aveva formato quadrato e la copertina era irriverentemente e irritabilmente GIALLA. Una rivista pensata come bomba da far esplorere nella borghesia?! Direttore artistico era Aubrey Beardsley: artista maledetto e legato indissolubilmente al nome di Oscar Wilde per aver illustrato il suo (ovviamente scandaloso) dramma, esotico e sensuale, in un unico atto, “Salomè”. La rivista ebbe vita breve, venne pubblicata dal 1894 al 1897, chiudendo dopo tredici numeri (con una durata media ben più lunga di diverse riviste dell’avanguardia novecentesta comunque); fu un lampo giallo e solfureo che saettò tra gli inamidati borghesi vittoriani, prototipo di quanto dovrebbe essere ogni idea: sacrilega e antiborghese. CP 27


Letícia Román

LA RAGAZZA CHE SAPEVA TROPPO L

etícia Román! Questo il nome dell’interprete femminile del primo film GIALLO italiano. Una straniera. Una straniera che arriva in volo su Roma accompagnata dalle note di un brano di Celentano: correva l’anno 1963 e così si apriva la prima sequenza de “La Ragazza Che Sapeva Troppo” di Mario Bava. Questa pellicola risulta fondativa del genere, moti espedienti retorici presenti nel film (l’inverosimiglianza della situazione di partenza, l’importanza della scenografia, atmosfera minacciosa, enfasi dei rumori... ) verranno presi a elementi grammaticali dai cineasti nostrani che successivamente si cimenteranno nel medesimo campo. Il film è una rielaborazione originale degli stilemi dell’impressionismo tedesco filtrato dalla scuola americana del noir anni ’40 (“Cat People”, “The Woman in the Window”) nonché una delle cartoline più affascinanti e suggestive sulla capitale della penisola.

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“ho dipinto un quadro giallo”

Rosso Cantata da Raffaella Carrà è contenuta nell’album “Bolero” del 1984. Cantata da Francesca Da Bellaria nella seconda edizione del programma “Non è la Rai” (92/93) e successivamente ripresa nella terza (93/94). Cantata da Maria Teresa Mattei nella quarta edizione del programma “Non è la Rai” (94/95). Doppiata da Marina De Sanctis. Cantata da Mina nel 1994, canzone contenuta nell’album “Canarino Mannaro”. Il brano è stato notato dalla cantante durante una puntata dello show “Non è la RAI” nella versione di Francesca Gollini. CP 28


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CROSTATINE AL LIMONE

Ingredienti per 12 crostatine: 800 gr di pasta frolla; 160 gr di zucchero a velo; 4 uova; 80 gr. di burro; scorza e succo di 4 limoni.

Tempo di preparazione 30 minuti più 15 minuti di cottura. Preparazione: Stendere la frolla ad uno spessore di circa 3 millimetri e ricavarne dei dischi del diametro prescelto, a seconda degli stampi che si andranno ad utilizzare. Nel frattempo, scaldare il forno ad una temperatura di 180°. Foderate gli stampi e, dopo aver bucato il fondo, riempiteli di fagioli secchi, al fine di evitare che durante la cottura la pasta cresca troppo. Lasciate cuocere per 10-15 minuti (con forno ventilato). Mentre le crostatine si freddano, preparate la crema versando in un pentolino il burro fuso, il succo e la scorza di limone, le uova e lo zucchero a velo. Lasciate sul fuoco e mescolate di

continuo fino al primo bollore. Lasciate freddare il composto così ottenuto e successivamente riempite gli stampi. Servite dopo qualche ora, in modo che l’impasto, a contatto con la crema, si inumidisca. Commenti: Ottimo dolcetto scoperto in quel di Parigi e che credo non smetteremo mai di cucinare. Consigliamo di regolare l’”acidità” della crema aumentando o diminuendo la quantità di succo di limone. Naturalmente in quest’ultimo caso è opportuno sostituire la minore quantità di succo con dell’acqua.

a cura di PerSpa. http://www.perspa.net/ CP 29


audiovideo

Jamey Johnson - In color The Beatles - Yellow Submarine Coldplay - Yellow Loredana Bertè - Tv Color Sam Sparro - Black and Gold Cindy Lauper - True colors Ben Harper - In the Color Rino Gaetano - Ma il cielo è sempre più blu Mina - Rosso Luca Carboni - Colori Adriano Celentano - Azzurro Tiziano Ferro - Rosso relativo Irene Grandi - Verde Rosso Blu

acqua tiepida sotto un ponte rosso (Shohei Imamura, 2001) film rosso (Krzysztof Kieslowski, 1994) film bianco (Krzysztof Kieslowski, 1994) film blu (Krzysztof Kieslowski, 1993) il violino rosso (François Girard, 1999) il raggio verde (Eric Rohmer, 1986) il colore viola (Steven Spielberg, 1985) il deserto rosso (Michelangelo Antonioni, 1964) velluto blu (David Lynch, 1986) pomodori verdi fritti alla fermata del treno (Jon Avnet, 1991) purple rain (Albert Magnoli, 1985) profondo rosso (Dario Argento, 1975) blue (Derek Jarman, 1993) porco rosso (Hayao Miyazaki, 1992)

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dillo alla irma

Se avete un quesito per la Irma scrivete a redazione@cippalippamag.com e non fate caso alle sue risposte!

Cara Irma, mi dicono che sei una donna in gambissima. Ti scrivo perchè ho un problema domestico: le fughe delle mattonelle. Ho provato molti prodotti ma nessuno mi ha regalato emozioni vere. Rimangono sempre scure, annerite e la cosa mi irrita e se mi irrito tratto male il mio compagno che a sua volta si irrita. Insomma se risolvo questo problema la mia vita andrà per il verso giusto e magari la notte potrò avere qualche soddisfazione in più. Mi capisci vero? Didone speranzosa Eh sì, le macchie sui tessuti sono un gran bel problema. Basta un attimo di distrazione a tavola e zac, la macchia di sugo, un bicchiere di vino che si riversa sulla vostra tovaglia preferita. Per non parlare, poi, dei bambini: a volte sono davvero un disastro e sembra quasi che si divertano a sporcarsi. Badate bene, una macchia appena fatta non è ancora penetrata nella fibra e non ha ancora avuto il tempo di danneggiare i vostri capi preferiti: per questo vi dico: agite rapidamente, risciacquate, tamponate, preferibilmente con un panno delicato e attenzione agli aloni! Per le macchie più resistenti, infine, è sempre consigliabile l’ammollo.

rito nelle intricate vie di questa città che non conosco. Non ho amici, non ho interessi. Sono apatico. Devo spronarmi, non ho più vent’anni, qualche consiglio? ConfusoXOXO74

il tuorlo. Ma attenzione a che non diventino troppo omogenei... e se vuoi davvero ottenere una frittata soffice e leggera basta unire un albume montato a neve mescolandolo dal basso verso l’alto con movimenti decisi e delicati. E il gioco è fatto!

Mio caro ConfusoXOXO74, hai toccato uno degli argomenti a me più cari. Sai, la concimazione è uno degli aspetti più importanti e delicati per la perfetta riuscita dei vostri gerani. Le migliori soluzioni derivano da un giusto rapporto tra l’humus e un concime a cessione controllata. E’ importante anche la frequenza delle concimazione liquida e anzi, ti consiglio di apportare il giusto nutrimento ogni volta che si innaffiano le piante. ••• Cara Irma, sono Ovetta, una ragazza sveglia di appena venti anni. Da poco mi sono trasferita in una nuova casa con mia madre e il suo nuovo compagno. Lo odio. Continuo a farmi vedere con il broncio e lo so bene che non ho più l’età dei capricci. L’altro giorno l’ho visto baciare mamma e per ripicca gli ho bucato le gomme. Mi hanno scoperta subito e ora sono in castigo chissà per quanto. Ho fatto una bella frittata! Baci Ovetta

••• Cara Irma, Le scrivo perchè in questo momento mi sento perso, sono un piccolo cucciolo di cane smar-

Hai detto bene, mia cara Ovetta... si fa presto a dire frittata! Il vero segreto per ottenere una frittata soffice è sbattere le uova con una forchetta quel tanto che basta per amalgamare il bianco e CP 31


TITOLI DI CODA Signore e Signori, questa prima puntata di Cippalippa è giusta al termine! Abbiamo faticato tanto per mettere su il nostro varietà e già non vediamo l’ora di metterci al lavoro per confezionare la seconda puntata. Prima di salutarvi, però, ci sembra giusto ringraziare tutti coloro che hanno collaborato con noi, il gruppo di Facebook e tutte quelle persone dietro le quinte: i macchinisti, le sarte, gli scenografi, i registri e i cameraman. Senza di voi Cippalippa non sarebbe andato in onda!

Con la collaborazione di Valentina Cesta Francesco De Paolis Alessandro Falezza Antonio Formisano Emiliano Neri Lorenzo Peroni PerSpa. Salvatore Piombino Matthias Jiury Rabbione

PROGETTO GRAFICO

APPUNTAMENTO ALLA PROSSIMA PUNTATA! Continuate sempre a seguire l’onda giallo magenta sul nostro sito web:

www.cippalippamag.com Contenuti on line, rubriche e tante sorprese vi aspettano...e soprattutto scoprirete presto la prossima parola chiave della seconda puntata!.

Alessandro Gerbino

SPECIAL THANKS TO reevolution.it

Un programma di Alebino Joshua Neumar

www.cippalippamag.com redazione@cippalippamag.com

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