15 Giorni - Numero 69 - 18 Marzo 2017

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COPERTINA

Arrampicato sulle Ande per ricordare un miracolo ENRICO MISCHIANTI PROTAGONISTA DI UN’ESPERIENZA INCREDIBILE A 4.000 METRI DOVE SI SCHIANTÒ UN’AEREO NEL 1972 CON UNA SQUADRA DI RUGBY A BORDO. VI FURONO 16 SOPRAVVISSUTI. OGGI QUEI LUOGHI SONO MÈTA DI UN PELLEGRINAGGIO CORAGGIOSO DI TANTI APPASSIONATI di MASSIMO BOCCUCCI

Ci vuole coraggio ad arrampicarsi fin lassù, a quattromila metri, cavalcando su stradine strettissime tra i dirupi. Ci vogliono motivazioni forti e le ha trovate Enrico Mischianti che ha deciso di percorrere la via della Enrico durante il viaggio Cordigliera delle Ande nel ricordo di una tragedia, il 13 ottobre 1972, dove per uno schianto aereo persero la vita 29 persone di una squadra uruguaiana di rugby, mentre 16 si salvarono cibandosi dei resti umani e ritrovati dopo 72 giorni. Questa storia è conosciuta come il disastro aereo delle Ande, i sopravvissuti vennero impropriamente chiamati “cannibali” (in realtà è giusto dire antropofagi) e il luogo dove ci sono ancora i resti della tragedia viene ricordato come la Valle delle Lacrime al confine tra l’Argentina e il Cile. Enrico, 52 anni, steward con l’Alitalia e agente di calciatori, ha trascorso una settimana, il mese scorso, dalle fortissime emozioni. Lo deve al fatto di aver conosciuto, a Buenos Aires, lo scrittore Ariel Osvaldo Torres che ha raccontato di posti speciali come le Ande dove cavalcare lascia il segno nell’anima. “Sono rimasto colpito e ho deciso di fare un’esperienza unica nel suo genere. Sono il secondo italiano, dopo un bresciano, ad aver raggiunto la Valle delle Lacrime che è mèta di pellegrinaggio ogni anno da tutto il mondo. Ho portato orgogliosamente con me la bandiera italiana e la maglia del Rugby Gubbio che mi ha dato Giampaolo Grassellini”, racconta Mischianti senza nascondere le sensazioni e le paure. Nel suo racconto non tralascia i particolari: “Avevo visto il film ‘AliveSopravvissuti’ ispirato alla tragedia delle Ande e pur immaginando a cosa sarei andato incontro, ho sentito che volevo visitare quei luoghi. Eravamo in 12, più le guide, e compreso uno dei sopravvissuti. Mi ha colpito particolarmente quanto sono Enrico osserva i resti riusciti a fare quelli che si sono salvati e soprattutto due di loro che hanno scalato solo con le mani una parete di un migliaio di metri, andando oltre quota 4.600, per chiedere e trovare aiuto. Solo così si sono salvati, altrimenti sarebbero morti tutti. Con il cavallo, uno dietro l’altro, abbiamo percorso 22 chilometri in 4 giorni attraversando stradine di breccia strettissime e ripidissime che davano su precipizi di centinaia di metri. Ho avuto paura e al ritorno ho preferito fare 7 chilometri a piedi, con altri tre del gruppo,

vedendo dei tratti a scendere con una pendenza incredibile. Una volta partiti indietro non si torna. È stata durissima. È stata un’occasione particolare per il 45° anniversario e vorrei tornare per il cinquantesimo, magari con qualche aggiustamento per soffriI compagni di scalata verso la Valle delle Lacrime re meno”. Lavora da vent’anni con l’Alitalia e conta 800 ore di volo l’anno avendo girato il mondo in lungo e in largo. Ma questa esperienza per Enrico le supera tutte. “Non potrò mai dimenticare - ricorda - la mia guida Juan, capo della Valle Verde Expediciones, con la storia di quel disastro e l’istinto di sopravvivenza che ha consegnato una vicenda incredibile fatta di dolore e speranza. In quella valle ci sono i resti della tragedia, dai pezzi dell’aereo alle croci e perfino gli scarpini dei rugbisti rimasti uccisi nello schianto”. Il volo numero 571, decollato la mattina del 12 ottobre 1972 dall’aeroporto “Carrasco” di Montevideo, in Uruguay, diretto all’aeroporto di Pudahuel (oggi Comodoro Arturo Merino Benítez) a Santiago del Cile, con a bordo la squadra di rugby degli Old Christians Club del Collegio Universitario “Stella Maris” di Montevideo, compresi parenti e amici, diretta al di là della Cordigliera delle Ande per giocare una partita, ha incrociato l’indomani la sorte più avversa. Per Enrico vedere quei luoghi è Un rottame dell’aereo stato alla fine un inno alla vita.

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