Passo Rolle, una perla nelle Dolomiti

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EdizioniDolomiti.it

Passo Rolle Una perla nelle Dolomiti


di Alfredo Paluselli

In copertina: il Cimon della Pala - foto AP



Introduzione

Il valico del Rolle è uno dei più spettacolari di tutto l’arco dolomitico. 
 È posto ad una quota di 1984 m s.l.m. nel comune di Siror, tra le valli di Fiemme e Primiero, è spartiacque tra le valli del Cismon e del Travignolo ed è circondato dallo scenografico gruppo dolomitico delle Pale di San Martino. In particolare la vista è attratta dalla magnificenza della Vezzana (3192m) del Cimon della Pala (3186m).

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Quest’ultima cima per uno strano gioco di prospettive, pur essendo di qualche metro più bassa, sembra da quasi tutte le angolazioni più alta della Vezzana. Non da dimenticare è il gruppo del Lagorai che proprio dal Passo Rolle si innalza elegantemente con la cima Cavallazza per estendersi per circa 70 km fino al Monte Calisio, ad est di Trento.

PASSO DI ROLLE


Introduzione

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I luoghi d’attrazione turistica del Passo Rolle sono molti e oltre alla magnificenza delle montagne non vanno dimenticati i bellissimi laghi alpini Colbricon, Negrelli, Cavallazza e tanti altri raggiungibili a breve distanza. La bellezza della Val Venegia, una delle aree naturalistiche più belle del Trentino, è sicuramente un orgoglio per la zona di Passo Rolle. Inoltre vanno citate con merito anche le splendide

malghe aperte al pubblico che offrono la possibilità di gustare i prodotti tipici locali. 
 Le malghe sono ben coadiuvate nell’opera di allietare il palato dei viandanti da numerosi rifugi e ristoranti. Non da dimenticare infine che Passo Rolle in inverno si trasforma in una preziosa località sciistica del Dolomiti Superski.

A sinistra: Sass Maor e Cima della Madonna, scendendo dalla Cavallazza verso il Colbricon A destra: enrosadira sul Cimon della Pala (foto AP).

(Foto Agh).


Introduzione

Passo Rolle è anche luogo di interesse per gli appassionati di storia bellica: la Cavallazza, il Colbricon e il Castellazzo (sulla quale cima si trova anche il famoso Cristo Pensante delle Dolomiti) e tutto il Lagorai sono stati di grande interesse strategico durante la guerra 1915/18.

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Tutta la zona del Rolle saprà quindi regalare a chiunque motivi di interesse e divertimento, sempre circondati da una natura unica e spettacolare.

Curiosità: Rolle deriva dal termine latino “areola” che sta ad indicare un piccolo spazio aperto verdeggiante, un cortile, un’aiuola.

Nelle foto in alto: gita attorno alla Cavallazza tra le fortificazioni e le trincee risalenti alla prima guerra mondiale.

Nelle due foto in basso: verso il lago della Cavallazza con gli sci d’alpinismo.

Foto di Alessandro Ghezzer (Agh)
 © Copyright 2001-2010


Il Cimon della Pala

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Il Cimon della Pala, anche detto “il Cervino delle Dolomiti” per via del profilo molto somigliante al fratello delle Alpi Centrali, fu asceso per la prima volta il 3 giugno 1870 da Edward Whitwell, Santo Siorpaes e Christian Lauener. Offre una delle immagini dolomitiche più evocative e impressionanti. Si trova nel Trentino orientale e fa parte del gruppo delle Pale di San Martino di cui è di poco la seconda cima in altezza seguendo la Vezzana (3192 m.). Da quasi tutte le angolazioni, per via di un particolare gioco di prospettive, sembra comunque la più alta cima del gruppo. Le sue rocce fanno da spartiacque tra le valli del Cismòn e del Travignolo. Proprio tra la Vezzana e il Cimon della Pala è adagiato il ghiacciaio del Travignolo da dove ha origine l’omonimo torrente che scende verso l’Avisio percorrendo la Val Venegia. Passo Rolle è sicuramente la platea ideale da cui ammirare questa bellezza naturale. Il ‘Cimone’, in tante fortunate albe o tramonti, insieme alle altre cime dolomitiche, si accende di un meraviglioso rosso infuocato per via del particolare fenomeno dell’enrosadira che fa brillare il carbonato di calcio e il magnesio delle sue rocce. Il Cimon della Pala


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La Grande Guerra a Passo Rolle

Attorno al valico del Rolle alcune montagne hanno rivestito un ruolo molto strategico durante la Grande Guerra e le cime Juribrutto, Bocche, Castellazzo, Cavallazza e Colbricon attraggono l’interesse degli appassionati.

Il Lagorai, per via della particolare conformazione con pochi passaggi obbligati ebbe un ruolo strategico di grande importanza. I morti furono numerosissimi e le truppe venivano continuamente decimate dagli attacchi mirati alla conquista di cime o Durante gli anni del conflitto ci fu in appostamenti. Ancor peggiore fu il questi luoghi un’alta concentrazione di nemico naturale che, soprattutto truppe, le cime diventarono delle piccole nell’inverno 1916-17, flagellò centinaia ma laboriosissime città, dove gli uomini di soldati con la subdola arma del gelo, si ingegnarono infaticabilmente per circa delle slavine e delle bufere. due anni nel tentativo di sopraffarsi l'un l'altro. Spesso i soldati si trovavano Passo Rolle, già caposaldo di linea asserragliati in trincee distanti poche austriaco, fu occupato cruentemente decine di metri dal nemico e non dalle truppe italiane della colonna mancarono episodi di lealtà e scambi di Ferrari (IV Armata) già alla fine del beni di prima necessità tra gli stessi 1915. A nord dello stesso, la cima piatta nemici. e trapezoidale del Castellazzo fu trasformata dai soldati italiani in Il fronte tagliava in due tutte le Dolomiti caposaldo che fronteggiava le linee con una linea che da Cima d'Asta, senza nemiche di Paneveggio, del Forte interruzione, passava per il Cauriol, il Dossaccio e del massiccio di Cima Passo Rolle, il Passo San Pellegrino, Bocche. continuava attraverso la Marmolada, il Col di Lana, e ancora proseguiva per il In tutta la zona sono chiaramente visibili Passo Falzarego, il Lagazuoi, le Tofane, i segni di questo conflitto: trincee, il Cristallo e le Tre Cime di Lavaredo camminamenti e rifugi sono diffusissimi fino ad arrivare al Passo di Monte Croce e non è nemmeno raro trovare dei Carnico. reperti di vario tipo perfettamente intatti.

Nello sfondo: resti di trincea sula cima Castellazzo con il Cimon della Pala sempre vigile.


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Dal commovente diario 
 del soldato austriaco Dolf Kickel “...quando io, nell'anno 1959, dopo oltre 40 anni da quei fatti di guerra, visitai la mia vecchia postazione di mitragliatrice su alle “Buse dell'Oro”, si distendeva una profonda quiete sopra la valle e le alture. Mi potevo muovere liberamente e ammirare la bellezza della natura. Come in quei giorni della prima guerra mondiale, giorni ormai trascorsi da lungo tempo, anche ora le enormi mura rocciose dei tremila delle Pale di San Martino si illuminano nel cielo blu del sud.

Il Cimon della Pala (3.185 m.), la Cima della Vezzana (3.193 m.), il Campanile Travignolo (2.880 m.), la Cima dei Burloni (3.132 m.), la Torre Maggiore delle Farangole (2.938 m.), il Campanile e Cima di Focobòn (2.967 e 3.054 m.), così come il Mulaz (2.904 m.), mi guardano quassù alle “Buse dell'Oro” dalla direzione del Passo Rolle, inondati di luce solare, con maestosa superiorità.

Mi salutano con vecchia intimità e guardano da questa parte alle vecchie e rovinate postazioni militari, i cui sfasciumi pietrosi e i resti di filo spinato arrugginito mi raccontano dei giorni ormai passati e della mia gioventù trascorsa qui.

Appena io mi trovai qui, profondamente commosso e immerso nello spettacolo del magnifico mondo di montagna, con la tranquillità e la solitudine attorno a me, ebbi un desiderio: che gli allora combattenti italiani del fronte e i miei camerati da lungo tempo andati al di là, potessero alzarsi ancora una volta per porgersi vicendevolmente le mani ed ammirare con me la magnifica “Enrosadira” delle Pale di San Martino, con spirito di autentica fratellanza tra i popoli, in cameratismo, pace e libertà.”

Dolf Kickel, Stempfergasse 1,
 Graz, Austria.

Reperti risalenti al primo conflitto mondiale sulle cime nei dintorni di Passo Rolle.

Foto Ghezzer (Agh)


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Il Lagorai rappresenta un territorio selvaggio che si estende tra Passo Rolle e il monte Calisio, ad est di Trento, per una lunghezza di circa 70 Km e che offre notevoli possibilitĂ agli amanti del trekking. Molto famosa è la Translagorai: un tracciato di 50 Km che partendo dalla Panarotta porta fino a Passo Rolle (o viceversa) attraverso i luoghi interessati dal primo conflitto mondiale. 
 Molto importante è anche il ruolo che il Lagorai offre agli amanti dello sci alpinismo: neve permettendo salite e discese divertenti sono innumerevoli in tutta la catena.

Il Lagorai


Il Lagorai

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Nell’altra pagina: l’abitato di Passo Rolle con la cima Colbricon nella catena del Lagorai. 
 Foto Ghedina.

Nello sfondo: il lago delle Stellune nel settore sud-occidentale della catena del Lagorai a 2091 metri, uno dei tantissimi laghi di questa catena.

La vetta più alta della catena del Lagorai è Cima Cece con i suoi 2754 metri d’altezza. In tutta la catena sono presenti numerosissimi laghi e proprio qui si trova la radice del nome “Lagorai”. La maggior parte dei laghi si trova sopra i 2000 metri s.l.m. e per raggiungerli è quasi sempre necessario affrontare delle escursioni (solitamente molto accessibili e panoramiche). La formazione dei laghi si deve soprattutto alle caratteristiche impermeabili delle rocce porfiriche del Lagorai che ha dato vita a innumerevoli specchi d’acqua (alcuni addirittura senza nome); nella zona di Passo Rolle sono da ricordare i laghi di Colbricon e il lago della Cavallazza.


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Ritenuti uno dei panorami più incantevoli delle Dolomiti (anche se sono in realtà geologicamente appartenenti alla catena del Lagorai) si raggiungono da Passo Rolle con una facilissima passeggiata di circa quaranta minuti. Ciò li rende, soprattutto in estate, una meta molto frequentata dalle famiglie. In inverno li si può raggiungere tramite la stessa passeggiata, percorribile anche con gli sci d’alpinismo o con le ciaspole. Il sentiero è molto panoramico e piacevolmente immerso nella foresta di Paneveggio, detta la “Foresta dei Violini” per via del legno di risonanza utilizzato da secoli per la creazione di pregiati strumenti musicali. Tutta la zona offre numerose possibilità di escursioni nelle vallate e sui monti vicini. Per esempio è possibile raggiungere facilmente San Martino di Castrozza oppure è possibile raggiungere la località di Paneveggio o il parcheggio ‘dei bersaglieri’ camminando in direzione di Malga Colbricon, o anche recarsi verso la Cima Cavallazza, al centro di importanti eventi bellici durante la prima guerra mondiale. Il rifugio Colbricon è aperto nel periodo estivo.

I laghi di Colbricon

Vedi la descrizione del trekking a pag.48


I laghi di Colbricon

Nell’area adiacente ai laghi di Colbricon sono stati scoperti importanti ritrovamenti archeologici del periodo mesolitico (8.000 - 5.000 a.C.)

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In questa e nella pagina a fianco: 
 immagini del lago di Colbricon con l’omonimo rifugio (foto Agh).


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Il custode del Cimon della Pala

È mattina, tra le aguzze rocce del Cimon della Pala sbucano furtivi i primi raggi di un sole particolarmente luminoso. Sopra il silenzioso abitato di Passo Rolle le ombre lentamente iniziano a spostarsi sulle Pale di San Martino disegnando, anche oggi, sagome uguali da sempre ma che sembrano voler suggerire forme sempre nuove. 
 Poco sopra il valico del Rolle, a monte dell’incantata Val Venegia, di fronte alla maestosità delle rocce, inizia ad illuminarsi ed a far scorgere le proprie forme Baita Segantini. Questo luogo, conosciuto in tutto il mondo come uno degli scorci più rappresentativi dell’immaginario alpino, fu la scelta di un uomo. Qui infatti Alfredo Paluselli scelse di costruire la sua personale reggia alpestre e, fedele alla scelta fatta, ci visse per trentacinque anni in prevalente solitudine, intitolando il suo castello di legno a Giovanni Segantini, famoso pittore trentino di cui era grande ammiratore. Paluselli in questo luogo magico al cospetto del suo grande amico roccioso, il Cimon della Pala, disegnò, scrisse e, a suo modo, comunicò. Nella baita i turisti ed i viandanti erano ben accolti e spesso oltre che dalla bellezza delle rocce erano attirati fin lassù anche da quell’aura mistica che quell’uomo emanava e dalle leggende montane al limite dell’incredibile che lo circondavano.

Ma con Paluselli ci si trovava di fronte un uomo rude e scontroso, che poteva fulminare e zittire con lo sguardo granitico, che non tollerava la superficialità e la puniva severamente: lì alla Segantini tutti si era uguali, ricchezze e presunte posizioni sociali di rilievo potevano ben restarsene a valle. Chi però riusciva a scavare sotto la dura scorza, si trovava ad avere a che fare con un’infinita umanità, una grande intelligenza, uno spiccato spirito artistico ed una grande esperienza tra le rocce delle Dolomiti. Paluselli era pittore, poeta, guida alpina e maestro di sci (tra i primi in Italia). Molti personaggi (tra gli altri Alcide De Gasperi, Leopoldo del Belgio, Aldo Moro, Papa Giovanni...) divennero suoi amici e si recavano spesso a Baita Segantini per passare del tempo con l’Alfredo, attratti dal suo spirito libero ed avulso da ogni legge. Egli aveva sempre una parola di benvenuto per tutti, una breve poesia da dedicare, un ritratto da disegnare o una buona grappa alla genziana da offrire. Non abbandonava mai la sua amata Baita e durante le brevi assenze, di solito per un'ascesa in montagna, lasciava la porta aperta ed un biglietto per gli eventuali avventori: "Siate onesti, bevete e pagate".


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La sua vita fu un’avventura entusiasmante fin da giovane. Nato a Ziano di Fiemme nel 1900 si trasferì presto in Svizzera con la famiglia, qui imparò francese e tedesco e terminò gli studi. Ritornò poi a Ziano ma la vita di paese gli andava stretta e se ne andò a Genova a fare lo scaricatore al porto. Da qui ben presto decise di mollare tutto e salire clandestino su di un mercantile diretto verso l’America. Una volta scoperto fu messo a lavorare come mozzo sulla nave ma dopo mille avventure arrivò finalmente a New Orleans dove restò qualche anno. Qui iniziò a scolpire, lavorò, imparò l’inglese ed approfondì gli studi artistici. Ma il richiamo delle Dolomiti era troppo forte e così, dopo un periodo in Svizzera ed un altro a Milano dove lavorò come traduttore, ritornò in Trentino ed iniziò a svolgere la professione di guida alpina in Val di Fassa. La perenne insoddisfazione lo spinse presto a cercare qualcosa di più personale, così tracciò la strada che dal Passo Rolle sale verso la Val Venegia e nel mezzo di questa costruì Capanna Cervino: rustico e panoramico rifugio poco a monte del valico. Qui fondò la prima scuola di sci delle Dolomiti ed ospitò con la moglie Lina viandanti e turisti di ogni luogo. Fu anche qui pioniere offrendo per primo pacchetti vacanze comprensivi di alloggio e corso sci.

La sua avventura continuò ideando piste da sci nei boschi della zona, creando impianti sciistici innovativi, conquistando nuove vie alpinistiche, formando una squadra sportiva a Ziano di Fiemme e mille altre imprese che lo resero una leggenda già da vivo. La sua insaziabile fame di ricerca lo condusse infine alla creazione di Baita Segantini, là dove avevamo cominciato la nostra storia. Qui visse fino al 1969 (durante la guerra fu anche braccato e minacciato di morte dalle SS) quando, indebolito dalla dura vita solitaria di montagna, fu costretto a scendere in Val di Fiemme. 
 Da qui poco tempo dopo effettuò l’ultima più ardimentosa ascesa raggiungendo in cielo gli altri eroi della montagna. Il monumento in bronzo nei pressi di Baita Segantini perennemente lo ricorda e accompagna nella vista del Cimon della Pala chi ancora crede nei suoi stessi ideali.

La vita di Alfredo Paluselli è stata raccontata nel libro biografico 
 “Vento da Nord”
 (Edizioni Dolomiti, 2013) e nello spettacolo teatrale omonimo (maggiori info: EdizioniDolomiti.it).
 Foto copertina:
 L. Gadenz.


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Baita Segantini

Quello per Baita Segantini è un facile trekking di due chilometri (tre seguendo la strada carrozzabile) che partendo dai 1984 metri s.l.m. di Passo Rolle porta in circa quaranta minuti fino ai 2200 metri s.l.m. di Baita Segantini, al centro di tante escursioni e con panorama fantastico sulle Pale di San Martino. Durante la salita si passerà anche per la suggestiva Capanna Cervino, così chiamata per via della somiglianza del Cimon della Pala con il fratello delle alpi centrali. Parcheggiando al Passo Rolle sarà facile trovare le indicazioni per Capanna Cervino e Baita Segantini situate proprio dove comincia la strada sterrata.

Questa strada, ex camminamento della prima guerra mondiale, in estate è percorsa anche da un comodo servizio navetta con frequenti corse fino alla Segantini. Maps by:
 © 2013 Google 
 © 2013 Cnes/Spot Image


Baita Segantini

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Questa fotografia di Baita Segantini fu inserita da Microsoft a livello mondiale
 negli sfondi predefiniti del sistema operativo Windows 7.

Baita Segantini fu così chiamata per via dell’ammirazione che Alfredo Paluselli, l’ideatore, da artista, nutriva verso questo famoso pittore trentino.

Inaugurato nel 1970 in occasione del centenario della prima ascensione del Cimon della Pala, il monumento in bronzo ad Alfredo Paluselli è situato proprio in prossimità della sua amata Baita Segantini.

Baita Segantini, nata nel 1936, si trattava originariamente di un fienile situato nei pressi di Bellamonte (frazione di Predazzo) risalente al 1715.
 I tronchi in larice che compongono la struttura hanno oggi quindi più di tre secoli. Baita Segantini è uno degli scorci dolomitici più conosciuti e fotografati e spesso la sua immagine viene utilizzata proprio per identificare la montagna nella sua essenza più pura.


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Due vecchie cartoline, rispettivamente di Baita Segantini e Capanna Cervino


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La Cima Castellazzo ed il Cristo Pensante delle Dolomiti

Il Trekking del Cristo Pensante nasce sotto il patrocinio del Trentino, del Parco Naturale di Paneveggio-Pale di San Martino, delle Aziende per il Turismo di Primiero, Passo Rolle, San Martino di Castrozza, Vanoi e della Valle di Fiemme, del Comune di Tonadico e degli altri comuni del Primiero. Si tratta di un percorso escursionistico improntato alla riflessione ed alla ricerca interiore. Il Trekking del Cristo pensante ha lo scopo di riportare al cammino in montagna i giovani, con la logica non della fatica ma di un cammino consapevole per un avvicinamento ai grandi valori che ogni giorno la natura trasmette.

La statua del Cristo Pensante e situata a 2333 m s.l.m. sulla cima del monte Castellazzo. Il trekking è agevole e non richiede particolari abilità, si imbocca a poche decine di metri di distanza da Baita Segantini. Durante la salita sarà possibile osservare da vicino vari appostamenti risalenti alla prima guerra mondiale e dalla cima si godrà di una magnifica vista a 360° sulle Pale di San Martino, sul Primiero, sul Lagorai e sulle bellissime cime fassane.

Vedi la descrizione del trekking a pag.47

In alto: la cima Castellazzo (m.2333). 
 In basso: la statua del Cristo pensante delle Dolomiti. 
 Nello sfondo la vecchia croce di legno che ricorda le vittime della guerra.


Sciare a Passo Rolle

Passo Rolle è conosciuto per essere una delle prime località sciistiche ad aprire la stagione e una delle ultime a chiuderla: solitamente si inizia a sciare verso metà novembre e si continua fino a metà aprile e oltre. La zona offre cinque impianti di risalita e quindici chilometri di piste. È presente inoltre un rinomato snowpark: il Rolle Railz Park. Gli impianti del Passo Rolle sono utilizzabili con lo skipass San Martino di Castrozza/ Passo Rolle, con lo skipass della Val di Fiemme e con il Dolomiti Superski. Oltre che per lo sci alpino e nordico, Passo Rolle è una splendida meta anche per chi ama altre attività invernali come le gite con le ciaspole o gli sci d'alpinismo. Le splendide mete nelle vicinanze sono innumerevoli ed adatte ad ogni età o grado di allenamento: Baita Segantini, laghi di Colbricon, Val Venegia, Rifugio Mulaz, cima Colbricon e Lagorai in genere, cime Bocche e Juribrutto e tante altre.

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Le malghe

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In foto: Malga Rolle.

Le malghe del Passo Rolle rappresentano sicuramente un esempio importante di tradizione culinaria trentina. Nelle rustiche costruzioni, spesso antiche e ricche di storia, si potranno gustare i tipici piatti montani. In particolar modo sono consigliabili i formaggi locali, ricavati dal latte degli animali che pascolano nei prati attorno alle stesse malghe. Tra gli splendidi panorami ed i sapori tosèla, polenta con formaggio fuso, salsicce e

goulasch si passeranno sicuramente momenti molto gustosi! Spesso nelle malghe è possibile vedere gli antichi strumenti che venivano utilizzati per produrre il burro o il formaggio, questi ultimi sono solitamente acquistabili presso le stesse malghe.

Vedi “il giro delle malghe” a pagina 42


I sapori locali

Lo strudel di mele: è un dolce tradizionale delle zone un tempo dominate dall’impero austro-ungarico. Esistono varie ricette, sia per la pasta che per il ripieno (a volte proposto anche con altri tipi di frutta come albicocche o frutti di bosco), ma gli ingredienti tipici restano uvetta, mele, zucchero, cannella, pinoli e rosso d'uovo avvolti in pasta da strudel (fatta con sola farina, acqua tiepida e olio). Le mele più indicate sono le Golden Delicious della Val di Non: zuccherine e in grado di tenere bene la cottura.

I canederli: sono ottimi e grossi gnocchi composti di un impasto a composizione variabile di pane raffermo, latte e uova solitamente arricchiti da speck o formaggio. Hanno un diametro di circa 4-6 cm e vengono cotti in acqua salata. Si gustano spesso con spezzatino o crauti.

La tosèla del Primiero: questo formaggio viene prodotto in varie zone del Trentino Orientale. È derivato direttamente dalla messa in forma della pasta fresca di cagliata. La pasta eccedente dello stampo viene infatti refilata dal bordo della fascera, con un'operazione detta tosatura. Da questa operazione deriva il nome di "tosèla".

Zelten: conosciuto fin dal 1700 è uno dei simboli della pasticceria tipica trentina. Si differenzia molto da zona a zona ma gli ingredienti di base sono sempre farina, uova, zucchero e tanta frutta secca: noci, fichi secchi, mandorle, pinoli e uva sultanina!

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Le Pale di San Martino viste da Passo Rolle imbiancate da una nevicata primaverile.



La strada per il Rolle

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La strada statale 50 del Grappa e del Passo Rolle è una delle più conosciute ed apprezzate delle Alpi, ciò soprattutto grazie ai suggestivi scenari di cui si può godere percorrendola. È da sempre meta prediletta da ciclisti (frequente il passaggio del Giro d’Italia e di altre competizioni) e da motociclisti.
 
 Questa importante arteria nasce tra il 1863 e il 1874 quando gli austriaci decisero di collegare Predazzo e il Primiero prevalentemente a scopo militare, la scelta del Rolle come passo avvenne infatti per garantire un veloce raggiungimento dei confini. Un anno dopo la fine dei lavori, nel 1875, già era in funzione un servizio di diligenza (foto sotto) che permetteva di soddisfare le nuove necessità di spostamento richieste dal turismo, che proprio in quei anni vide i suoi albori.


La chiesetta del Rolle

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Questa storia è imperniata su Giovanni Segat albergatore a Rolle, tenace ideatore dell'opera e costruttore della stessa. Tutto ebbe inizio nel mese di luglio del 1939. Segat, desideroso che a Passo Rolle sorgesse una piccola chiesa, ne disegnò il progetto ed avviò la prassi per il permesso di costruzione e per la raccolta di denaro.

scriveva al Priore in data 31 agosto 1939: 
 “Rilevato che la Chiesetta a Passo Rolle è già in costruzione, e che l'edificio costituisce un'accrescimento del patrimonio priorale, si autorizza la R.V. a contribuire materialmente alla sua erezione coll'offerta di L.3000 -tremila- dal fondo patrimoniale del priorato.”

È scritto in una nota inviata al Comune di Primiero in data 1 luglio 1939: 
 “Preghiera, per ottenere e poter collocare negli esercizi di Passo Rolle e in qualche d'uno a S. Martino di Castrozza, previo benevole consenso degli albergatori, cassettine per l'obolo della costruenda chiesetta di Passo Rolle, nonché di poter spedire prospettini a enti e persone note pregando per qualche offerta. Con devoto ossequio, Giovanni Segat.”

La 'Chiesa filiale romano cattolica Passo Rolle' fu benedetta ed aperta al culto da mons. Oreste Rauzi il 15 agosto 1942.
 Una piccola lapide sopra il portale in fondo alla chiesa porta inciso: 
 “Progettista e costruttore Giovanni Segat, 1942”.

La Curia principesco arcivescovile tridentina rivolgendosi al Priore di S. Martino di Castrozza scriveva da Trento in data 14 agosto 1939:
 “Si conviene che l'idea di erigere una chiesetta a Passo Rolle per i bisogni spirituali di quella popolazione stabile o occasionale è una buona idea, e questa Curia in linea generale la approva...” La stessa Curia tridentina


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Nella pagina a fianco: il Cimon della Pala tra le nuvole vigila sulla chiesetta del Passo Rolle.

In questa pagina: due vecchie cartoline con protagonista la chiesetta del Rolle.


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Panorama da cima Juribrutto m.2697 Š Alessandro Ghezzer


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Panorama dalla vetta del Piccolo Colbricon (foto Agh)


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La grandiosa barriera corallina delle Pale: incappucciato dalle nuvole il Cimon della Pala

(foto Agh)

Cosa NON c’è al Rolle? Passo Rolle è una località d'alta montagna e come tale è sprovvista di servizi che in un paese sono considerati scontati. 
 A Passo Rolle, e in altre località d’alta montagna, difficilmente troverete giornali e riviste, tabacchi, distributori di carburante, sportelli bancomat o ricariche telefoniche. Consigliamo di rifornirsi di tali beni nelle località di valle prima di salire a Passo Rolle od al altri passi dolomitici in genere.

In foto: 
 le Pale di San Martino avvolte dalle nubi.


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Consigli per le escursioni

telefono cellulare carico con i numeri di

Per affrontare escursioni di livello facile/ medio da svolgersi in giornata nei periodi tra maggio e novembre, nello zaino non dovrebbero mancare:

sicurezza memorizzati.

un maglione caldo o una giacca in pile, cappello e guanti, giacca impermeabile da montagna, maglietta in cotone o tessuto tecnico traspirante, calze di ricambio, cappello, crema per la protezione solare, occhiali da sole, torcia elettrica (o lampada frontale), coltello, cerotti, farmaci e/o altri

A seconda del tipo di escursione o dello spirito di chi la affronta possono essere utili anche: binocolo, bussola, altimetro e navigatore GPS da trekking

prodotti di primo intervento, acqua, cibo, mappa escursionistica della zona interessata, denaro, fotocamera e

Nota: possibilmente evitare l’uso di calzature nuove per affrontare lunghe camminate, meglio abituarsi ad una scarpa nuova con qualche gita breve.


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Le Pale di San Martino

Il toponimo 'Pala' è comune nell'area veneta e trentina ed indicava i ripidi pendii erbosi che stanno alla base delle pareti, nel tempo il significato del termine si è allargato fino ad indicare anche le rocce sovrastanti. L'etimologia del termine sembra derivare dallo stesso termine latino 'pala' ossia 'vanga' che venne associato probabilmente per via della forma delle montagne o per la grande presenza di superfici lisce. Torri, campanili, guglie, spaccature, ghiacciai, altipiani.... queste sono le Pale di San Martino. Le cime altissime, il vasto altopiano ed i panorami impareggiabili le hanno rese famose in tutto il mondo.

Le Pale di San Martino sono un quadrilatero e nel centro del gruppo si estende l'Altopiano delle Pale: cinquanta chilometri quadrati che culminano con il ghiacciaio della Fradusta. Il gruppo, grazie alla sua elevata media di altitudine, dà spazio a due ghiacciai: il ghiacciaio del Travignolo e quello della Fradusta. Tre i laghi presenti: Pradidali, Castrozza e Manna. La cima più alta è la Vezzana con i suoi

3192 metri. 
 Le Pale di San Martino sono un gruppo di estremo interesse morfologico e naturalistico che deve la propria fama al grande impatto scenico, agli interessi geologici ma anche ai trascorsi alpinistici ricchi di racconti ai limiti dell'eroismo. L'ascesa alle Pale cominciò con ritardo rispetto alle altre vette europee e mondiali, ma dal momento in cui iniziò non ebbe più freno. Alcuni importanti nomi di questi trascorsi alpinistici sono gli inglesi Freshfield, Ball, Tuckett, Stephen ed Whitwell (che fu il primo a scalare il Cimon della Pala il 3 giugno 1870 insieme alle guide Siorpaès e Lauener). Le prime guide locali furono invece Giuseppe Zecchini, Michele Bèttega, Antonio Tavernaro che dal 1891 al 1904 compì una quindicina di prime ascensioni, e Bortolo Zagonèl, noto come l'Aquila delle Dolomiti e che salì più di trecento volte il Cimon della Pala.


Le Pale di San Martino

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L'Altopiano desertico delle Pale di S. Martino 
 (foto Agh)

Il Cimon della Pala in un ritratto di Compton.


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Il Parco Naturale Paneveggio-Pale di San Martino

Il Parco naturale Paneveggio-Pale di San Martino è un'area protetta regionale di 197 km² istituita dalla Provincia autonoma di Trento nel 1967. Il Parco si può suddividere in tre principali aree: il settore settentrionale con la Foresta di Paneveggio, il settore orientale con parte della catena delle Pale di San Martino ed il settore occidentale che comprende parte della catena del Lagorai; l’area naturalistica è pertanto ricca di ambienti molto diversi l’uno dall’altro.

Il logo del parco naturale Paneveggio-Pale di San Martino.

Il Parco ha quattro centri visitatori: 
 -Villa Welsperg, situato in Val Canali, dal 1996 è sede dell’Ente Parco.
 -Paneveggio, adiacente alla famosa riserva di cervi, racconta degli animali del bosco.
 -San Martino di Castrozza, con tema l’ambiente di montagna e la geologia delle Dolomiti.
 -Ecomuseo del Vanoi, spiega gli ambienti umani e naturali della zona. La mappa del Parco naturale di Paneveggio-Pale di San Martino

Nello sfondo: il Cimon della Pala in un tramonto invernale impreziosito dall’enrosadira.


Dolomiti, patrimonio mondiale dell’umanità

Le Dolomiti, 
 patrimonio mondiale dell’umanità: 
 
 Le Dolomiti prendono il nome dal naturalista francese Deodat de Dolomieu (1750-1801) che scoprì il particolare tipo di roccia, la dolomia, composta perlopiù da carbonato doppio di calcio e magnesio. Le Dolomiti, anche dette Monti pallidi, sono un insieme di gruppi montuosi (tra cui il gruppo delle Pale di San Martino) nelle Alpi Orientali italiane comprese tra le province di Belluno, Bolzano, Trento, Udine e Pordenone.

Il 26 giugno 2009 il Comitato Esecutivo della Convenzione sul patrimonio materiale dell'umanità dell'UNESCO, riunita a Siviglia, ha dichiarato le Dolomiti Patrimonio dell'Umanità.

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Quello delle Pale di San martino è il terzo sistema dolomitico riconosciuto dall’Unesco e, con i suoi 31.666 ettari, è il secondo per estensione, dislocato tra le province di Trento e Belluno.

Nell’immagine grande:
 i nove sistemi Dolomiti UNESCO

A destra: 
 il logo Dolomiti

(da DolomitiUnesco.info).


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San Martino di Castrozza

A sinistra la chiesa dei S.S. Martino e Giuliano di fronte alla quale per un periodo fu posizionata la statua del Cristo Pensante. 
 San Martino di Castrozza (9 Km da Passo Rolle) è una splendida località turistica montana a 1445 metri d'altitudine.

Nel 19° secolo era già amata dai pionieri dell'alpinismo moderno, soprattutto inglesi, che furono i veri scopritori del potenziale turistico della zona delle Pale di San Martino.

Già quindi viva ed energica agli albori del turismo montano, fu distrutta nel grande incendio bellico del 1915 durante il quale gli alberghi vennero addirittura fatti saltare con la dinamite. 
 Ma San Martino risorse e divenne presto ancora più grande, bella e turisticamente più attraente di prima.

Il campanile della chiesa dei S.S. Martino e Giuliano rimane l'unica costruzione arrivata fino a noi sopravvissuta al grande incendio del 1915. Fu eretto, insieme alla chiesa di allora, nel XIII secolo.

Due immagini dell’altopiano delle Pale di San Martino raggiungibile facilmente dal paese con la comoda funivia della Rosetta.


San Martino di Castrozza

San Martino di Castrozza oggi è un paesino di montagna a cui non mancano le comodità e le finezze; piccolo e accogliente, è capace di offrire ogni servizio per il turista o per il passante.

Lo spettacolo, che si può godere da ogni punto di San Martino di Castrozza è surreale. Al cospetto delle Pale di San Martino il visitatore si sentirà probabilmente piccolo e talvolta, stranamente, anche disorientato.

Il panorama è qualcosa che difficilmente si dimentica e la bellezza della Vezzana (m.3192), del Cimon della Pala (m.3186), del Dente del Cimone (m.2672), della Rosetta (m.2743), della Pala di San Martino (m.2982), della Cima di Roda (m.2694) e delle altre cime che svettano su San Martino lascia sorpresi.

E se lo sguardo volge in basso, ecco le Vette Feltrine con il monte Pavione (m.2355).

Tutt’intorno, invece, una sciarpa di alberi e praterie che fanno da contrasto alle montagne dando respiro ad un panorama unico.

In alto: il paese di San Martino di Castrozza visto dall’altopiano delle Pale. In basso: verso la cima Rosetta con l’omonima funivia.

In estate San Martino offre la tranquillità della montagna con la possibilità di percorrere sentieri bellissimi in ogni direzione immaginabile, per una vacanza a base di relax e benessere. In inverno offre invece un mondo di sport invernali e il fascino della neve, la quale spesso riesce ad accrescere ancora di più la bellezza di questi panorami incantati.

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Plastigrafia intitolata “Primiero: la conca d’oro delle Dolomiti”, autorizzata dall’ente provinciale per il turismo di Trento nel 1961. Si notino i due impianti di risalita che un tempo collegavano sciisticamente San Martino di Castrozza con Passo Rolle.

Legenda dei nomi delle cime: 
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Cimon della Pala Vezzana Bureloni Focobon Corona Rosetta Pala di San Martino Valdiroda Immink Cima Madonna Sass Maor Cimerlo Cima Canali Ghiacciaio Fradusta Cima Fradusta


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Escursioni: il giro delle malghe (attorno al Castellazzo)

Durata complessiva: 4 / 5 ore

Lunghezza totale: circa 10Km (possibilità di accorciare)
 Difficoltà: facile

Descrizione del percorso in senso antiorario: 
 
 Partendo da Passo Rolle (1984m) attraverso la strada bianca che porta a Baita Segantini, attraversando i vasti pascoli che si estendono a nord del valico, dopo circa 20 minuti di cammino troviamo Capanna Cervino (2084m). Salendo ancora per la strada bianca, sulla nostra sinistra avremo l’imponente Castellazzo (m2333), rilievo roccioso tondeggiante e merlettato, caratteristica la quale gli conferisce il nome.

IMPORTANTE: PER QUALSIASI ESCURSIONE È SEMPRE CONSIGLIATO L’USO DI UNA CARTA TOPOGRAFICA!

Scendendo e percorrendo i pascoli sotto la strada si percorre un ottimo sentiero privo di difficoltà per raggiungere il torrente Travignolo, qui un ponte in legno ci permette il passaggio all’altra sponda, dove inizia un sentiero con cui si raggiunge l’altopiano del Castellazzo, si attraversano i pascoli su sentiero picchettato fino a raggiungere la strada che congiunge Passo Rolle a Malga Juribello (1868m) la quale si intravede dall’alto ed è comodamente raggiungibile.

Proseguendo si percorre ancora la strada per circa 15 minuti raggiungendo Baita Segantini (2200m), uno degli scorci dolomitici più famosi nel mondo. La strada poi prosegue sul versante opposto e con ampi e comodi tornanti si incomincia a scendere in Val Venegia raggiungendo così l’ampia spianata del Pian della Vezzana.

Percorrendo poi la strada bianca in direzione sud si raggiunge nuovamente Passo Rolle in circa mezz’ora. In questa fase del percorso volendo è anche possibile recarsi a Malga Rolle (1900m) portando il numero di malghe visitate a quattro (più Capanna Cervino e Baita Segantini!). In tutti questi locali aperti al pubblico è possibile degustare l’ottima cucina tipica trentina in ambienti rustici e panoramici.

La prima malga che troviamo è Malga Venegiota (1824m) e dopo circa 1,5 km, collocata in un ampia radura, troviamo Malga Venegia (1778m).

Il percorso è flessibile e volendo è possibile percorrerlo anche in senso orario. È anche possibile partire dal Pian dei Casoni o da Malga Rolle.

Maps by:
 © 2013 Google 
 © 2013 Cnes/Spot Image


Uno splendido tour tra i sapori del Trentino...

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Escursioni: Giro della Cavallazza

IMPORTANTE: PER QUALSIASI ESCURSIONE È SEMPRE CONSIGLIATO L’USO DI UNA CARTA TOPOGRAFICA!

Durata complessiva: circa una giornata (andata e ritorno) - Difficoltà: E-escursionistico

Lunghezza totale: circa 8 Km

Quota Massima: m.2324 - Dislivello: m.450

...sulle tracce della Grande Guerra

Dal parcheggio di Passo Rolle, dove si lascia l'auto, si punta direttamente alla cresta della Tognazza. Si cammina con lo spettacolo grandioso delle Pale di S. Martino a est e, man mano che ci si alza di quota, il vasto scenario a nord di Passo Rolle, con il Castelazzo, Cima Bocche e Cima Juribrutto: in lontananza si scorge inconfondibile la famosa parete sud della Marmolada, e la Tofana di Rozes. Spettacolare la vista sulla Valle di Primieroe e San Martino di Castrozza.

Raggiunta la cima si prosegue verso la Piccola Cavalazza. I tratti più esposti, piuttosto brevi, sono attrezzati con una fune metallica; volendo si possono evitare rimontando il facile costone in posizione più arretrata. Il sentiero percorre il vecchio camminamento sul crinale costruito durante la prima Guerra Mondiale: un portale in pietra è ancora perfettamente conservato, così come molte massicciate fatte con pietre a secco. 
 Raggiunta la Piccola Cavallazza (m.2310) Il sentiero prosegue e scende di circa 100m alla forcella sottostante, da qui ci si può recare al lago della Cavallazza. Poi ritornati alla forcella si prosegue sul fianco est della Cavallazza.

Dalla cima Cavallazza si scende su ghiaioni dal fianco ovest. Poco dopo si scorgeranno i bellissimi laghi di Colbricon con l’omonimo rifugio, da qui, in circa quaranta minuti, sarà possibile rientrare al Rolle con una facile camminata pianeggiante nel bosco seguendo il sentiero 348.

In foto: arrivo in vetta alla Cavallazza, guardando il Rolle e camminando su una mulattiera militare. 
 (foto Agh)


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In inverno e nei periodi estivi di maggior affluenza turistica è possibile portarsi in cima alla Tognazza comodamente salendo con la seggiovia Paradiso. Per raggiungere la partenza della seggiovia è consigliabile parcheggiare presso malga Rolle da dove già sarà possibile vedere l’impianto che dista circa 400 metri in direzione del Colbricon.

Dall’arrivo della seggiovia, avendo evitato il tratto più faticoso, è poi possibile continuare l’escursione come descritto nella pagina a fianco.


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Escursioni: Salita al Mulaz

Durata: salita h. 2,45, discesa h. 2.00. H. 1,40 completamento fino alla cima.

Difficoltà: fino al rifugio E-escursionisti; fino alla vetta: EE-escursionisti esperti 
 Periodo indicativo di apertura del rifugio: 20.6 – 20.9
 Dislivello in salita: fino al rifugio m.830 fino alla cima: m.1230- Quota Massima: m.2906

Come punti di partenza si possono considerare sia il pian dei Casoni (sulla strada per il Passo Valles) che il Passo Rolle. In ogni caso andrà percorsa la Val Venegia fino a raggiungere il sentiero numero 710 dedicato alla memoria dell’alpinista Quinto Scalet.

Il Rifugio Volpi di Misurata al Mulaz si trova nella parte settentrionale del gruppo delle Pale di San Martino, nella alta Valle del Focobon tra il massiccio del Mulaz a nord e la catena di Focobon Farangole Campido a sud.

L’escursione è impegnativa e richiede un buon allenamento ma non presenta particolari difficoltà. Questo trekking permette di sfiorare i tremila metri d’altitudine offrendo panorami unici.

A sinistra:

Il rifugio scendendo dalla vetta del Mulaz. Maps by:
 © 2013 Google 
 © 2013 European Space Imaging
 © 2013 Cnes/Spot Image


Escursioni: il Cristo pensante delle Dolomiti L’itinerario di interesse naturalistico, storico e panoramico parte dai pressi di Baita Segantini, dopo circa cento metri in direzione della Val Venegia. Dalla strada bianca, si prende sulla sinistra la stradina con la segnaletica “Castellazzo–trekking del Cristo pensante”, che poco dopo si trasforma in un comodo sentiero che procede in pianura e leggera discesa attraversando ampi pascoli e profondi canaloni, con bella vista su Pale di San Martino, Val Venegia e Marmolada.

Durata: da Baita Segantini 2 ore e 45 min. (andata e ritorno)

Difficoltà: agevole Dislivello: da Baita Segantini mt. 163

IMPORTANTE: PER QUALSIASI ESCURSIONE È SEMPRE CONSIGLIATO L’USO DI UNA CARTA TOPOGRAFICA!

Alla fine della discesa, sotto i ghiaioni parte est del Castellazzo, si prende il sentiero di destra che prosegue dopo un centinaio di metri di salita, di nuovo in pianura e dove si possono vedere nel sottostante avvallamento sulla destra i resti della Grande Guerra. Arrivati al termine del tratto in piano del sentiero, nella parte nord-est del Castellazzo, il sentiero diventa mulattiera ben definita con a tratti numerosi muri a secco. La salita si presenta abbastanza irta nei primi 200 metri per poi salire in modo meno ripido e comunque con tanti tornantini. Finiti i tornanti la mulattiera diventa di nuovo sentiero e si inerpica in un lungo prato al termine del quale si arriva ad una selletta con una galleria e si incrocia il sentiero che sale lungo i ghiaioni, ora in disuso. Da qui si procede a destra passando davanti ad un rudere della guerra che segna la fine della salita. Da qui si può già intravvedere il Cristo pensante, che si raggiunge dopo circa 200 metri lasciando il sentierino in prossimità del tornande e prendendo a destra per circa 50 metri tra un camminamento della guerra. Il sentiero appena lasciato, prosegue sulla sinistra sino a raggiungere la cima vera e propria dove è situata una croce di legno.

Si ritorna per la stessa strada (oppure vedi box a fianco). Volendo, giunti in prossimità del secondo bivio, tagliare prendendo per Capanna Cervino.

...è ora possibile compiere un percorso ad anello salendo sul Castellazzo da est passando da Baita Segantini e ridiscendere da sud-ovest in direzione di Capanna Cervino.

Maps by:
 © 2013 Google 
 © 2013 Cnes/Spot Image

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Escursioni: i laghi di Colbricon

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Durata da Passo Rolle: 2 ore (andata e ritorno) 
 Difficoltà: facile - Mountain bike: divieto
 Lunghezza totale: circa 2,25Km - Mappe: Kompass 622 - Tabacco 022

Facile, classica e bellissima escursione di Passo Rolle. Lasciata l’auto presso Malga Rolle o presso il parcheggio del valico si scende alla busa Ferrari (da dove partono due seggiovie) e si prosegue per il sentiero 348 (ben indicato). Il percorso si snoda tra il bosco di Paneveggio ed è molto agevole.

Eventuali proseguimenti 
 (si consiglia una cartina topografica):

Discesa a Paneveggio: 
 Ore: 1,45-2,00. Scendere a N-O, sino a Malga Colbricòn verso la strada forestale "Corradini" che scende fino all’abitato di Paneveggio.

Maps by:
 © 2013 Google 
 © 2013 Cnes/Spot Image

Verso San Martino per Punta Ces: 
 Ore: 1,40.
 Dal Passo Colbricòn verso S-O si traversa fino a raggiungere il rifugio, capolinea di una seggiovia da San Martino.


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Sopra: la Vezzana ed il Cimon della Pala svettano curiosi in una cartolina degli anni ’30.

Sotto:
 Passo Rolle

Foto: Vedute trentine “Dolomiti” Pagot&Marino


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Passo Rolle e la neve: 
 un connubio inscindibile.

Foto S.Partel

Passo Rolle, anni ’30…

…completamente privo di strutture.


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Anni ’60, le prime cartoline a colori.

Notare, nella cartolina in alto, l’errore del nome “Cima dei Burdoni”, in altre cartoline e mappe anche chiamata “Burloni” anziché con il nome corretto “Bureloni”.

Fotoedizioni Lazzarotto


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La prima sciovia del Trentino, la “sciovia del Marot” 
 che saliva su pali di larice sui pendii attorno a Baita Segantini. Foto Gadenz


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Passo Rolle
 Foto Nanni Gadenz

Anno 1955

Passo Rolle,
 seggiovia per S.Martino

Foto Gadenz

Anno 1951


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Passo Rolle

Foto Ghedina

Anno 1962

Passo rolle

Foto Baeherendt

Anno 1932


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Passo Rolle

Foto Berard

Anni '30

Passo Rolle

Autore Non Noto

Anni '30


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Maps by:
 © 2013 Google 
 © 2013 Cnes/Spot Image

Baita Segantini in una vecchia immagine

Mappa di Passo Rolle

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Foto di Ottavio Berard, anni ‘30


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EdizioniDolomiti.it 



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Sommario

3... 8... 10... 12... 14... 16... 20... 21... 22... 25... 26... 28... 34... 36... 38... 40...

INTRODUZIONE
 LA GRANDE GUERRA
 LA CATENA DEL LAGORAI
 I LAGHI DI COLBRICON
 IL CUSTODE DEL CIMON DELLA PALA 
 BAITA SEGANTINI
 IL CRISTO PENSANTE
 SCIARE A PASSO ROLLE
 LE MALGHE E I SAPORI LOCALI
 LA STRADA DEL ROLLE
 LA CHIESETTA DI PASSO ROLLE
 PANORAMI CON I NOMI DELLE CIME
 LE PALE DI SAN MARTINO
 PARCO NATURALE DI PANEVEGGIO
 SAN MARTINO DI CASTROZZA
 PLASTIGRAFIA DEL 1961

ESCURSIONI
 16... BAITA SEGANTINI
 42... IL GIRO DELLE MALGHE
 44... IL GIRO DELLA CAVALLAZZA
 46... SALITA AL MULAZ
 47... IL CRISTO PENSANTE
 48... I LAGHI DI COLBRICON
 
 49... IMMAGINI STORICHE
 56... MAPPA GENERALE DI PASSO ROLLE

Si ringrazia 
 “Girovagando in Trentino”.

All maps by:


PASSO ROLLE Una perla nelle Dolomiti

EdizioniDolomiti.it “Passo Rolle - una perla nelle Dolomiti” di Alfredo Paluselli
 Grafica ed immagini (dove non diversamente specificato) di Alfredo Paluselli

© 2013 Edizioni Dolomiti 
 Tutti i diritti riservati 
 È vietata ogni riproduzione, anche parziale
 Finito di stampare nell’agosto 2013. PassoRolle.net

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In quarta di copertina: Baita Segantini, il Cimon della Pala e le Pale di San Martino in inverno, foto AP


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