Il Corriere della sera 17.03.2013

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DOMENICA 17 MARZO 2013 ANNO 138 - N. 65

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L’intervista Il dolore di essere Philip Roth

Il nuovo libro L’Inferno e l’eroe Robert Langdon

Con il Corriere La Chiesa di Francesco tra crisi e speranza

di Livia Manera nel supplemento

di Dan Brown a pagina 33

Da martedì a 5,90 euro più il prezzo del quotidiano

LE ELEZIONI APPAIONO PIÙ VICINE

Passano i due candidati del centrosinistra. Laura Boldrini alla guida di Montecitorio

LA NON POLITICA E I SUOI CALCOLI

Il primo voto dei 5 Stelle

di ERNESTO GALLI DELLA LOGGIA

Alcuni grillini scelgono Grasso al Senato. L’ira del leader

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Eletti i presidenti delle Camere, entrambi candidati del centrosinistra: Pietro Grasso al Senato, Laura Boldrini a Montecitorio. L’ex magistrato votato anche da senatori del Movimento 5 Stelle.

Padiglione Italia

drini. Non si tratta di stabilire se ciò sia un bene o un male. Quel che importa notare è che qui c’è un punto di diversità assoluta rispetto a quella che per decenni, viceversa, è stata la vita concreta (e aggiungo l’ideale di impegno civile) degli uomini e delle donne che si sono riconosciuti nella Sinistra. Alla quale peraltro non risulta che fino a ieri né l’uno né l’altra abbiano mai detto di appartenere. Si può allora forse dire che l’elezione di Grasso e di Boldrini segni non tanto una vittoria dell’antipolitica quanto piuttosto, in senso proprio, della non politica. È come se quella Sinistra che viene da lontano (e la parte cattolica che da tempo le si è aggiunta) si fosse convinta di non poter più trovare al proprio interno, nella propria storia, né volti, né voci, né biografie capaci di rappresentarla veramente. Come se essa giudicasse ormai irrimediabilmente inutilizzabile la propria vicenda politica, vicina e meno vicina: in un certo senso le proprie stesse radici. Rifiutatasi dopo essere stata comunista di divenire socialdemocratica, e sempre in preda all’antica paura di dispiacere a sinistra, la cultura politica del Partito democratico sembra aver smarrito il filo di qualunque identità che si colleghi al suo passato. Sicché oggi le è apparso naturale designare ai vertici della rappresentanza del Paese da un lato un importante membro della magistratura inquirente, dall’altro una apprezzata funzionaria internazionale, impegnata nella difesa dei diritti umani. CONTINUA A PAGINA 34

«Chi ha tradito si deve dimettere»

La neoeletta paladina dei mondi dimenticati

di FABRIZIO RONCONE A PAGINA 5

di GIAN ANTONIO STELLA

Bersani chiederà al Quirinale un mandato pieno

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enerla ferma nella gabbia dorata di Montecitorio: questo sarà il problema. Perché Laura Boldrini, eletta ieri alla guida della Camera, appartiene a quelle specie animali che non vivono in cattività. Dopo un po’ che sta ferma e non vola via, comincia a mancarle l’ossigeno.

di MARIA TERESA MELI A PAGINA 9

envenuti nel mondo dei franchi tiratori. I grillini erano entrati in Parlamento appena l’altro ieri compatti come una falange macedone, monolitici come una novella Compagnia di Gesù, giurando obbedienza perinde ac cadaver. E al primo voto vero, alla prima occasione in cui non hanno potuto evitare di scegliere, si sono clamorosamente divisi. La democrazia parlamentare non è un «meet up». È fatta di voti e di regole. E senza vincolo di mandato.

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Il Papa

I pagamenti degli arretrati non sono mai partiti

Quando il bene non basta e serve la bontà

I debiti dello Stato: alle imprese tre milioni su settanta miliardi

di GIAN ARTURO FERRARI

La cifra è importante: 70 miliardi di euro. A tanto ammontano i crediti vantati dalle imprese fornitrici della Pubblica amministrazione. Il ministro Corrado Passera aveva annunciato che il governo Monti con il meccanismo della certificazione dei crediti avrebbe risolto il problema. Ma ora è costretto a dire che «se ne occuperà il prossimo esecutivo». Al gennaio scorso infatti solo 71 aziende hanno ottenuto la certificazione. Pari ad appena 3 milioni di euro.

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l nuovo Papa è un prete, questa è la novità. E le infinite schiere dei poveri, dei semplici, hanno bisogno di un prete buono. (Nella foto, il Papa sorride e fa il pollice alto rivolto ai giornalisti). A PAGINA 34 DA PAGINA 12 A PAGINA 15

Accattoli, Conti, Cotroneo, Melloni, Torno, Vecchi e un intervento di Padre Georg Sporschill

A PAGINA 31 Baccaro

La decisione della Ue

Cipro si salva con una tassa sui conti in banca di LUIGI OFFEDDU

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rriva l’eurosalvataggio per Cipro. Dopo Grecia, Portogallo, Irlanda e Spagna. Ma c’è il pedaggio Ue: martedì mattina le banche cipriote preleveranno il 6,7% sui depositi dei risparmiatori fino a 100 mila euro (9,9 su quelli oltre i 100 mila). A PAGINA 17 Dragosei A PAGINA 34 commento di Carlo Cinelli

Un italiano su tre si prepara in casa pane, yogurt e gelati

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LE CAMERE NON SONO IL RIPOSTIGLIO DELLA RETE

Scomunica sul blog B

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La primavera dei giovani turchi Il Grande fratello in Parlamento

Dovevano essere la nuova linfa del trionfo di Bersani

Le reazioni

di Aldo Grasso

e la legislatura non durerà a lungo, Bersani dovrà chiedere ragione ai suoi «giovani turchi», gli Orfini, gli Orlando, i Fassina e i loro affiliati. Dovevano dare al segretario un tocco di modernità nella tradizione e portare dentro al Pd un nuovo significato «a parole come rappresentanza, cittadinanza, mobilità sociale». Dovevano essere la nuova linfa del trionfo bersaniano, ma sembrano solo la caricatura dei «Lothar dalemiani», il pensatoio del Baffino composto da teste lucide (per via della rasatura). Si sono chiamati «giovani turchi», forse in onore del movimento politico nato nell’Impero ottomano all’inizio del ’900 (un sogno infranto miseramente) o più probabilmente per richiamare i giovani turchi sardi di Cossiga alla con-

Il caso M5S

di ANTONIO POLITO

Giannelli

REUTERS / PAUL HANNA

on l’elezione alla presidenza delle Camere di Pietro Grasso e di Laura Boldrini, grazie ai voti della coalizione di sinistra animata dal Partito democratico, che li aveva eletti — si consuma definitivamente quella lunga storia della Sinistra italiana che per settant’anni ha avuto al suo centro l’esperienza comunista, e della quale quel partito è stato fino a oggi in qualche modo la prosecuzione. Una lunga storia, dicevo: che nei decenni passati ha visto già sedere sul più alto scranno di Montecitorio quattro suoi eminenti rappresentanti: Pietro Ingrao, Nilde Iotti, Giorgio Napolitano e Luciano Violante. Basta per l’appunto ricordare quei nomi per misurare l’ampiezza senza misura della frattura che oggi si consuma a sinistra. Non si tratta delle idee. È ovvio che i valori e le visioni del mondo delle persone che oggi sono investite delle due massime cariche parlamentari siano molto diversi da quelli dei loro predecessori ricordati sopra. Ma ciò che innanzitutto colpisce è quanto siano sideralmente distanti le rispettive biografie. In sostanza, infatti, nelle biografie degli attuali presidenti del Senato e della Camera non ha il minimo posto la politica; che invece è stata la vita e la passione inesausta degli altri. Intendo la politica come scontro di idee, esperienza di conflitti sociali, come elaborazione di strategie di lotta, come partecipazione ad assemblee elettive e pratica nell’attività deliberativa e legislativa: nulla di tutto questo c’è nel passato di Grasso o di Bol-

EURO 1,20

Matteo Orfini

quista della Dc. Per chi ha amato «les jeunes turcs» della Nouvelle Vague (Truffaut, Godard, Chabrol...), la corrente di Matteo Orfini è solo fonte di scoramento. Per contrastare i «rottamatori» si sono persino dotati di un Manuale dei Giovani turchi, scritto da Francesco Cundari, al cui confronto il Manuale delle Giovani marmotte sembra un libro sapienziale. La mitologica Chiara Geloni, direttrice di Youdem, spiega che il libro

«con dovizia di dati e rigore scientifico indica chiaramente ai lettori la strada da intraprendere..., schema di gioco e strategia, esercizi per tenersi in forma, manifesto ideologico e bozza per lo statuto del partito (dopo la presa del potere)». Sì, presa del potere: a ogni apparizione televisiva di Stefano Fassina, migliaia di voti s’involavano; Andrea Orlando si occupa del Forum giustizia del Pd e Orfini di cultura, settori nei quali la competenza sarebbe quantomeno necessaria. Orfini dice che si può tornare alle urne, magari senza Bersani, magari con un Renzi più a sinistra, chi ci capisce è bravo. L’altra sera, ospite di Lerner, esponeva le sue strategie come un vecchio dalemiano: turchi fuori, ma tirchi dentro. Non c’è da stupirsi poi che il reality sia entrato in Parlamento: se i professionisti della politica sono questi, è giusto che la gente comune venga traghettata dall’anonimato ai banchi di Montecitorio secondo il format del Grande fratello. © RIPRODUZIONE RISERVATA

L’era del cibo «fai da te» di MICHELA PROIETTI

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na stima della Coldiretti ne calcola 21 milioni: sono gli italiani del cibo «fai da te». Quelli che hanno deciso di prepararsi in casa yogurt, pane, gelato e conserve. Di questi 11,2 milioni dichiarano di farlo regolarmente. Colpa della crisi? Anche. Ma da sola non basta a spiegare il fenomeno, che è legato soprattutto al nuovo interesse per il cibo naturale e di qualità. Un’altra stima racconta che il 44% della popolazione ama cenare da genitori e parenti e preferisce sempre più a una cena fuori una pasta casalinga con gli amici. A PAGINA 29


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Primo Piano

Domenica 17 Marzo 2013 Corriere della Sera

Dopo il voto Il Parlamento

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Il discorso di Grasso è stato ottimo: non c’è stato nulla che abbia destato in noi alcuna perplessità Silvio Berlusconi, leader del centrodestra

La giornata

La decisione 8.47, il cambio nel centrosinistra L’annuncio di Pier Luigi Bersani di puntare sulle candidature di Laura Boldrini e Pietro Grasso per le presidenze di Camera e Senato viene accolto da un lungo applauso da parte dei parlamentari di Pd, Sel e Centro democratico. La decisione è maturata dopo che nei giorni scorsi pareva scontata la decisione di puntare su Franceschini e Finocchiaro, e ha preso alla sprovvista le altre forze politiche: se il M5S si è limitato a dire «Se li votino», il Pdl ha reagito parlando di una «scelta inquietante» del Pd

Alla Camera 12.56, il voto dei deputati La «quota 316» necessaria per eleggere il presidente della Camera viene superata qualche minuto prima della fine dello spoglio: dai banchi del centrosinistra (ma con qualche appoggio centrista e del M5S) si leva un applauso. Laura Boldrini, 51 anni marchigiana, deputata di Sinistra ecologia e libertà, è la nuova Presidente della Camera, eletta con 327 voti. Dopo Nilde Iotti e Irene Pivetti è la terza donna presidente della Camera. Il suo discorso di insediamento è spesso interrotto da applausi: e molti arrivano dall’intero emiciclo

Le incertezze 15.32, i partiti e le posizioni A un’ora dal ballottaggio finale tra Grasso e Schifani, emersi come i due più votati nella terza votazione della mattina per la presidenza del Senato, c’è indecisione tra le fila centriste e tra quelle del M5S. I senatori di Scelta civica, dopo indugi e discussioni, scelgono di votare scheda bianca. Ma è tra i «portavoce» che si registrano i maggiori dissensi, tanto che la decisione di votare scheda bianca non è unanime: alcuni sostengono si debba votare Pietro Grasso, per evitare la rielezione di Renato Schifani

Il ballottaggio 18.37, arriva la fumata bianca Dall’urna del Senato non arrivano sorprese: Pietro Grasso, 68 anni di Licata, ex procuratore nazionale antimafia, è il nuovo Presidente. Viene eletto con 137 voti contro i 117 di Schifani (52 le schede bianche, 7 le nulle), collezionando quindi 12 voti in più rispetto a quelli assicurati dal centrosinistra: non è ancora chiaro da quali banchi provenga questo appoggio, se dal centro o dal M5S. Nessun senatore esterno al centrodestra ha invece ritenuto valida la figura di Schifani, come speravano molti nella coalizione guidata da Berlusconi

Al vertice Laura Boldrini, 51 anni, e Pietro Grasso, 68 anni, sono da ieri rispettivamente la terza e la seconda carica dello Stato, avendo ottenuto la presidenza della Camera e del Senato

Grasso e Boldrini presidenti Si spezza il fronte dei 5 Stelle La svolta al Senato: l’ex magistrato ottiene 12 voti in più ROMA — La «mossa del cavallo» di riserva — Laura Boldrini alla guida della Camera e Piero Grasso al vertice del Senato — prende definitivamente forma alle 16, quando si capisce che può farcela anche il candidato di Pierluigi Bersani per la presidenza di Palazzo Madama. Le due caselle più importanti del Parlamento, dunque, sono finite nel carniere della sinistra, però questo non vuol dire che ci sia pure al Senato una maggioranza autonoma capace di votare la fiducia a un nuovo governo guidato dal Pd. Così, una volta eletta per il vertice della Camera la paladina dei diritti umani Laura Boldrini (funzionaria dell’Unhcr impegnata sul fronte dei rifugiati, candidata nelle liste di

Sel), l’attenzione è rivolta al terzo piano di palazzo Madama dove sono riuniti i montiani e i grillini, ai cui voti sono appese le sorti della coalizione di Bersani. Se a Montecitorio i progressisti possono contare su 340 deputati (Laura Boldrini è passata con 327 voti, con 13 defezioni dunque), al Senato la partita a scacchi è molto più complicata. Per cui, nel primo pomeriggio, orecchie tese dietro la massiccia porta della commissione Industria oltre la quale i 53 senatori grillini se ne dicono di tutti i colori sull’eventualità che il loro «non voto» faccia prevalere il presidente uscente Renato Schifani (Pdl) sull’ex procuratore nazionale Antimafia Grasso (Pd). Nell’aula in cui è riunito il M5S volano parole

grosse. Il lucano Vito Rosario Petrocelli abbandona la riunione in segno di dissenso, il campano Bartolomeo Pepe fa sapere che Salvatore Borsellino (fratello del magistrato assassinato dalla mafia nel ’92) ha supplicato di votare Grasso. Mentre i siciliani (tra gli altri, Nunzia Catalfo e Vincenzo Santangelo) fanno notare ai colleghi che loro non potrebbero più varcare lo Stretto se il Movimento risultasse determinante per la scon-

fitta di Grasso. Non passa la linea del capogruppo, Vito Crimi, che avrebbe preferito la scheda annullata. Poi si vota a ripetizione nell’assemblea dei grillini ma alla fine la confusione regna sovrana perché lo stesso Luis Alberto Orellana dice: «La nostra linea non cambia». E cioè? «Scheda nulla o scheda bianca....Anche perché col voto segreto c’è sempre la libertà di coscienza....». La decisione dei grillini di

Senza maggioranza Tuttora non esiste una maggioranza al Senato in grado di votare la fiducia a un governo

I grillini «Se non votassimo per l’ex procuratore non potremmo più varcare lo Stretto»

non decidere — e la scelta dei 21 centristi di deporre nell’urna la scheda bianca — aprono il varco per Grasso. E l’ex magistrato lo sa. Tanto che, quando sta per infilarsi in Aula, risponde così a chi gli dice «In bocca al lupo!»: «Stavolta, il lupo lo strozziamo». E così l’Assemblea - diretta in modo impeccabile dal senatore a vita Emilio Colombo — vota al ballottaggio secondo le previsioni. Per l’ex magistrato si schierano 137 senatori: 109 del Pd, 7 di Sel e 9 delle Autonomie, che in totale fanno 125. Ai quali però si aggiungono 12 esterni alla coalizione presumibilmente in arrivo dal M5S. Però Grasso ce l’avrebbe fatta anche se il «soccorso rosso» grillino si fosse limitato a votare scheda bianca.

(foto Reuters e Ansa)

Renato Schifani, infatti, non va oltre i 117 voti e fa il pieno dei suoi (98 Pdl, 17 Lega più 1 del Grande Sud e 1 delle Autonomie). Le bianche sono 52, le nulle 9: per cui l’area dichiarata del non voto (Grillo-Monti) perde 13 voti e si ferma a quota 61. Alla fine, tutto il Senato (anche il Pdl, da Silvio Berlusconi ad Antonio Razzi) saluta con un lungo applauso Piero Grasso che riceve il passaggio delle consegne da Colombo e il saluto dal concittadino Schifani. Tuttavia, questi numeri non saranno sufficienti per far nascere un governo perché a palazzo Madama lo spartiacque per Bersani è fissato a quota 160, sotto la quale nessuna fiducia sarà mai possibile senza l’apporto di almeno altri 20-30 senatori. Diversa la situazione alla Camera dove l’aula, presieduta da Antonio Leone (Pdl), ha accolto l’elezione di Laura Boldrini con una vera standing ovation: tutti i deputati in piedi, tranne quelli del Pdl, per salutare la terza donna che arriva a ricoprire la terza carica dello Stato.

Dino Martirano © R PRODUZIONE RISERVATA

Il ritratto

Chiamata all’alba per pescare il jolly dall’Antimafia Telefonata di Bersani: ti candidiamo ROMA — L’accendino argentato l’aveva in tasca anche ieri, come sempre nei giorni importanti. Non è suo ma di Giovanni Falcone, che glielo consegnò durante un volo Roma-Palermo: «Ho deciso di smettere di fumare, tienilo tu; se dovessi ricominciare me lo ridarai». Non ce ne fu l’occasione, perché Falcone morì poco tempo dopo, straziato dal tritolo mafioso insieme alla moglie e a tre agenti di scorta. «Quando lo tocco ripenso agli insegnamenti di Giovanni, e mi dà la for-

za di andare avanti», ripete Pietro Grasso, appena eletto presidente del Senato. E nella nuova veste, al primo discorso, non poteva non ricordare la strage di Capaci e quello che ha significato per il Paese. Come quella di via Fani che accompagnò il sequestro di Aldo Moro, altra tappa drammatica della storia repubblicana, di cui giusto ieri cadeva il trentacinquesimo anniversario. Ha voluto citare le parole della vedova piangente di un agente della

scorta di Falcone, disposta a perdonare i mafiosi assassini se solo si fossero inginocchiati, avessero chiesto perdono e promesso di cambiare. «La giustizia e il cambiamento sono la sfida che ancora oggi abbiamo davanti», aggiunge Grasso parlando ai senatori. E invoca una nuova commissione parlamentare d’inchiesta sulle stragi ancora insolute, tra cui si possono annoverare quelle della sanguinosa primavera-estate del 1992, sulle quali pure lui ha continuato a cercare la verità fino a tre mesi fa, da procuratore nazionale antimafia. Ora ha un altro ruolo, e mentre attraversa veloce i corridoi di palazzo Madama, durante il ballottaggio che lo proclamerà vincitore con venti voti di scarto, sta già pensando a quello che dovrà dire se verrà eletto. Ma non si lascia sfuggire nulla: «Capirete, anche per scaramanzia... Diciamo che sono in conclave». Nella stanza del gruppo parlamentare democratico dove si chiude per preparare l’intervento lo raggiunge la moglie, che poi va ad assistere in tribuna alla proclamazione e confida: «Stamattina ci

siamo svegliati "normali", con l’idea già accarezzata nei giorni scorsi che d’ora in avanti avremmo avuto un po’ più di tempo a disposizione rispetto al passato. Invece eccoci qua, è cambiato di nuovo tutto». La sveglia è arrivata con la telefonata di Bersani che gli annunciava la scelta del partito democratico, poco dopo l’alba. E così, l’avventura politica del-

La stretta di mano Stretta di mano al Cavaliere e rassicurazione non di routine: sarò presidente di tutti, non solo di una parte Il ricordo di Capaci La sua figura resterà per sempre legata all’esperienza di giudice del maxiprocesso istruito da Falcone

l’ex procuratore nazionale antimafia l’ha portato in poche settimane allo scranno più alto del Senato. Quando decise di lasciare la toga per una candidatura in Parlamento pensava a un posto da ministro, della Giustizia o dell’Interno, ma l’esito elettorale aveva rabbuiato ogni prospettiva. Fino alla sorpresa di ieri mattina, che l’ha lasciato di stucco ma anche lusingato. E pronto ad accettare la proposta. Con lui, la presunta terza Repubblica (se ancora hanno un senso queste definizioni delle stagioni politiche) comincia con un magistrato assurto alla seconda carica dello Stato, in un momento in cui il conflitto tra politica e giustizia ha di nuovo raggiunto livelli alti e per molti versi allarmanti. Il caso ha voluto che il confronto finale si consumasse tra lui — giudice e inquirente antimafia per una vita, fino alla direzione della Superprocura — e l’ex presidente del Senato che tuttora è indagato per concorso in associazione mafiosa. La richiesta di archiviazione della Procura di Palermo pende davanti al giudice dell’udienza pre-


Primo Piano

Corriere della Sera Domenica 17 Marzo 2013

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Complimenti a Laura Boldrini e a Pietro Grasso. Se si vuole cambiare, si può! Pier Luigi Bersani, leader del centrosinistra, su Twitter

Palazzo Madama Così il leader Pd ha stanato i parlamentari 5 Stelle

I nomi scelti di notte e gli applausi Partenza di una legislatura incerta La scelta a sorpresa dei candidati che ha innescato la virata

I precedenti

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Bersani aveva scovato nottetempo due nomi per stanare i grillini, e in parte c’è riuscito: Laura Boldrini applaudita dai deputati 5 Stelle in piedi per alcuni passaggi del suo discorso, Pietro Grasso votato anche da 12 senatori di Grillo. Il segretario Pd si è probabilmente guadagnato l’incarico di governo, ma il suo cammino non è affatto in discesa: «Un conto è votare al ballottaggio tra l’ex indagato per mafia Schifani e l’ex pm antimafia Grasso, un altro è votare la fiducia a un governo politico» spiega una «cittadina» che implora l’anonimato («se lo sa Casaleggio...»). La giornata allontana la chance già vaga di un governo istituzionale: con meno di un terzo dei voti popolari il centrosinistra si assegna la guida di entrambe le Camere, con un Berlusconi in disparte e un Monti indispettito. Il neopresidente Grasso tiene in Senato un discorso di alto profilo, come se il suo percorso istituzionale potesse portarlo ancora più lontano. Ora Bersani proseguirà nel tentativo di seduzione dei grillini, preparando un governo di volti nuovi tra cui molti giovani e donne, e puntando sulla riduzione dei parlamentari, sul taglio dei loro stipendi e sull’ambiente, tema che ricorre in ogni gesto e intervento dei «cittadini». Ma non è affatto detto che le elezioni anticipate siano più remote. Al Senato, dove si consuma la vera battaglia, il clima è smorto, già quasi da fine corsa, almeno sino al sollievo finale del Pd (pure la Finocchiaro, silurata all’ultimo momento, simula soddisfazione). Lontanissima l’atmosfera drammatica dello scontro del 1994 tra Spadolini e Scognamiglio, e anche la guerra di manovra del 2006 che portò alla tribolata elezione di Franco Marini. Stavolta la tensione si consuma lontano dall’aula, nelle riunioni a porte chiuse dei montiani, costretti a votare scheda bianca per non dividersi, e dei grillini, lacerati tra la linea del capogruppo Crimi e di Casaleggio — sempre più vero leader —, equidistante tra i poli, e la pressione che sale dal web per sostenere Grasso o comunque entrare in partita. Dalla sala dove sono raccolti i senatori Cinque Stelle arrivano urla inquietanti. «La democrazia partecipativa è davvero uno stress» sospira il «cittadino» Bartolomeo Pepe, prima di infilarsi in una riunione notturna di ricucitura. L’applauso con cui la sinistra salu-

liminare, che deciderà nei prossimi giorni, dopo che già in passato Schifani era stato inquisito e archiviato per associazione mafiosa undici anni fa, nel febbraio 2002. Su sollecitazione dell’ufficio giudiziario all’epoca guidato proprio da Grasso. Storie passate e presenti che non impediscono al nuovo presidente del Senato di rivolgere un pubblico ringraziamento al suo predecessore e sfidante («io sono sportivo», aveva scherzato prima), accompagnato dall’applauso dell’aula. E da una calorosa stretta di mano riservata anche a Berlusconi. Grasso ha voluto garantire all’ex premier che sarà di il presidente «di tutti, non solo di una parte». Una rassicurazione non di routine, nel giorno in cui Berlusconi sferra un nuovo attacco contro la magistratura. Altra coincidenza: due dei pentiti di mafia che più si sono soffermati sui presunti legami tra Cosa nostra e Forza Italia - Nino Giuffrè e Gaspare Spatuzza hanno deciso di collaborare con la giustizia affidando le loro prime confessioni proprio a Grasso, che li ha sem-

ta la vittoria di Grasso è di stima più che di trionfo. E quello con cui la destra accoglie l’arrivo in aula di Berlusconi con occhialoni scuri è più tiepido del solito. Il Cavaliere si siede all’estrema destra, assistito dai pretoriani: Bonaiuti, Verdini con capello lungo fluente sul collo, Ghedini. Calderoli vola subito alto: «Presidente, questa è la XVII legislatura, cominciata alle Idi di Marzo, e siamo nel 2013. Era il caso di votare pure con schede viola? Non è che finirà tutto male e subito?». Il presidente protempore, che in assenza di Andreotti è il novantatreenne Emilio Colombo, ride: «Non mi pare il caso di essere superstiziosi». Sandro Bondi siede in alto accanto alla fidanzata Manuela Repetti. Luigi Compagna, figlio dell’insigne meridionalista Francesco, è vicino a Scilipoti. Razzi si paragona al Papa: «Siamo stati entrambi toccati dal Poverello di Assisi. Io l’ho sognato: ero caduto in un pozzo, e un frate mi tirava su. Era lui: san Francesco». La linea dei montiani è votare scheda bianca: Casini, Lanzillotta e altri la piegano ostentatamente e passano veloci per mostrare che rispettano la consegna; la Alberti Casellati del Pdl urla contro la violazione della segretezza del voto; Colombo non sente o finge di non sentire. L’unico che si attarda in cabina è Monti, di cui si racconta una certa irritazione per lo stop subito dal Pd (e dal Quirinale). I

grillini si dividono tra chi insiste sul candidato di bandiera, il venezuelano Luis Alberto Orellana, chi vota scheda bianca, chi cede agli appelli del web a sostenere Grasso «pur di non avere più Schifani come seconda carica dello Stato». L’olimpionica Joseda Idem, che sovrasta la media dei senatori di una spanna, vota felice e spensierata come una ragazzina. Tremonti e l’operaista Mario Tronti si incrociano davanti all’urna e si salutano con un inchino reciproco come dignitari imperiali. Razzi, finora palesemente sottovalutato a favore del sovrastimato Scilipoti, chiarisce il suo sogno premonitore: «Fino a quel momento nella vita ero un perdente. Dal mattino dopo mi è andato tutto bene. Compresa stavolta: credevano di

Paralleli Lontanissima l’atmosfera drammatica dello scontro del 1994 tra Spadolini e Scognamiglio Lontani dall’Aula La tensione si consuma lontano dall’Aula nelle riunioni a porte chiuse dei partiti

fregarmi mettendomi solo quarto in lista in Abruzzo; invece, grazie a san Francesco, eccomi qua». Berlusconi è preceduto e annunciato da Mariarosaria Rossi, molto festeggiata, che verifica il suo potere raccogliendo saluti e omaggi. Il Cavaliere si toglie gli occhiali da ipovedente per votare e poi si consegna al calore dei suoi: Francesco Giro accenna un baciamano; la Pelino gli ha portato come d’abitudine i confetti da Sulmona. Per ultimo vota Emilio Colombo, sostenuto a braccia dai commessi tipo veterano cinese della Lunga Marcia; poi respinge la richiesta di Calderoli di considerare nel calcolo della maggioranza relativa pure le schede bianche, e avvia lo spoglio. Razzi rinvia per altri dettagli biografici all’opera prima: Le mie mani pulite. I grillini guardano con disgusto le vecchie facce, contraccambiati: «Io con loro non ci parlo dice Gasparri -. Piuttosto vado a trovare i detenuti di Poggioreale. Come dice Giampiero Mughini: aborrrro». E comunque qualcosa è successo, il muro è caduto, il Movimento 5 Stelle rischia di dividersi ma comincia a fare politica, la scelta di una militante per i diritti umani e di un magistrato antimafia (che l’altro ieri ha presentato un disegno di legge anticorruzione ispirato da don Ciotti) li ha scossi. Ora Bersani tenterà di allargare la breccia, ma sarà difficilissimo; tanto più che dai montiani per ora non viene nessun aiuto, e il Pdl aspetta sulla riva del fiume. Alla fine Schifani va a salutare Grasso; la sinistra applaude. Il nuovo presidente del Senato tiene un discorso cita Aldo Moro e gli uomini della sua scorta, Teresa Mattei partigiana e ultima donna della Costituente, le 900 vittime della mafia, i servitori dello Stato caduti in servizio, le parole della vedova di Vito Schifani al funerale di Giovanni Falcone e dei suoi agenti - «sappiate che vi perdono, però vi dovete mettere in ginocchio» - e quelle che gli sussurrò Vito Caponnetto all’entrata nell’aula del maxiprocesso: «Fatti forza ragazzo. Vai avanti con la schiena dritta e la testa alta. E segui sempre e soltanto la voce della tua coscienza». Grasso annuncia «una fase costituente, che sappia stupire e stupirci». Il suo cammino può proseguire. Quello della legislatura sarà più difficile.

Aldo Cazzullo © RIPRODUZIONE RISERVATA

Procuratore Pietro Grasso a Palermo: ieri ha ricordato che Antonino Caponnetto, alla sentenza del Maxiprocesso gli disse: «Fatti forza, ragazzo, vai avanti a schiena dritta, segui sempre solo la voce della tua coscienza»

pre considerati attendibili. Anche per questo non ha avuto molto senso l’accusa che gli sferrò l’ex collega Ingroia, all’inizio della campagna elettorale, quando disse che Grasso era stato scelto da Berlusconi come procuratore nazionale antimafia. La figura del neopresidente del Senato resterà per sempre legata alla sua esperienza di giudice del maxi-proces-

so istruito da Falcone e da Paolo Borsellino, sotto la guida di Antonino Caponnetto di cui pure l’ex magistrato ha voluto ricordare ieri le parole che gli disse quando stava per entrare nell’aula-bunker dell’Ucciardone: «Fatti forza ragazzo, tieni la schiena dritta e vai avanti seguendo la tua coscienza». È l’invito che il neo-presidente allarga ora a tutti i nuovi colleghi, invitandoli

a fare del Parlamento una casa di vetro, «e speriamo che questa scelta possa contagiare le altre istituzioni». Dopo il «maxi» Grasso continuò a collaborare con Falcone al ministero della Giustizia, per poi approdare alla Superprocura come semplice sostituto. Nel 1999 succedette a Caselli alla guida della Procura palermitana, dove si mostrò prudente e attento a ogni conseguenza, non solo giudiziaria, delle proprie scelte. Non mancarono le divisioni e gli attriti, anche aspri, con una parte dell’ufficio. Come quando non firmò l’appello contro l’assoluzione di Andreotti (dopo esseri presentato sul banco dell’accusa il giorno della sentenza). O sulla gestione del caso Cuffaro. La Procura di Grasso inquisì e fece condannare l’ex governatore siciliano, che ieri ha seguito l’elezione dalla cella del carcere di Rebibbia in cui è rinchiuso da due anni. Fino all’ingresso in carcere per favoreggiamento alla mafia sedeva a palazzo Madama, dove da ieri «governa» il suo inquisitore.

Giovanni Bianconi © RIPRODUZ ONE RISERVATA


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Domenica 17 Marzo 2013 Corriere della Sera


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Corriere della Sera Domenica 17 Marzo 2013

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Dopo il voto Il Parlamento

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Il nostro voto? In assoluta coerenza con l’articolo 67 della Costituzione. Siamo persone libere Bartolomeo Pepe senatore M5S

L’ira di Grillo: chi ha tradito si dimetta L’affondo del leader sul blog. I senatori siciliani: non potevamo far vincere Schifani ROMA — Lo sguardo scorre sui ranghi impietriti dei senatori grillini (intanto c’è Pietro Grasso che quasi accenna un inchino, allarga le braccia, e l’applauso così cresce, ci sono le grida di evviva che rotolano dai banchi del Pd, c’è una piccola bolgia di allegria che travolge l’emiciclo di Palazzo Madama). Vito Crimi, il capogruppo del M5S, è però pallido nonostante le luci gialle dei lampadari, ha gli occhi socchiusi, lentamente abbassa la testa. Luis Alberto Orellana, che il M5S aveva candidato alla presidenza del Senato, si morde il labbro, stringe i pugni. Ornella Bertorotta si asciuga una lacrima. Nunzia Catalfo fa un gesto con la mano, come di chi vuol scacciare un pensiero brutto. Vincenzo Santangelo si siede, esausto. I grillini ora sanno cosa è la politica. Cosa significa confrontarsi, scegliere, litigare, decidere, votare e dividersi. Perché si sono divisi. Lo sanno, lo sapevano da prima di entrare in Aula, che sarebbe accaduto: adesso c’è la certezza dei numeri. Almeno dieci di loro, e forse undici, e magari dodici — dipende dal tipo di calcolo che si effettua sul voto segreto — hanno voluto eleggere Pietro Grasso. Lo hanno votato nonostante l’ordine di Vito Crimi, e si suppone l’ordine di Beppe Grillo e Casaleggio — Crimi è stato per venti minuti filati al cellulare — fosse quello di votare «scheda bianca». Avreste dovuto sentirlo, Crimi (al voto finale mancavano ancora un paio d’ore). «Noi non facciamo la stampella di nessuno». E, naturalmente, inutile insistere, chiedere. Lui subito molto sprezzante, molto grillino. «Dovete rispettarci! Cos’altro vorre-

La giornata

La decisione «non unanime»

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A Palazzo Luis Alberto Orellana, 51 anni, era il candidato proposto dal M5S per la presidenza del Senato

ste sapere, eh? Noi siamo diversi, dagli altri! Noi ci stiamo andando a riunire... Noi decideremo per alzata di mano!». Vanno su, al terzo piano di Palazzo Carpegna. Da tre giorni, in attesa di avere ciascuno la propria stanza, i grillini hanno scelto di fare base nell’aula della commissione Agricoltura. Entrano, sbarrano la porta (altro che trasparenza, altro che diretta streaming). Cinque minuti. Ed ecco che cominciano a rimbombare voci alterate. Molto alterate.

L’attacco Almeno dieci esponenti del Movimento hanno votato per Grasso L’ex comico: lo dichiarino

Una cronista appunta pezzi di frasi eloquenti. «Dobbiamo mantenere la nostra linea...» (sembra la voce dello stesso Crimi). «Ma guardate che Grasso è una persona perbene!». «Basta! Dobbiamo evitare che la presidenza del Senato vada a uno come Schifani!». Esce Bartolomeo Pepe (quello che a La Zanzara, su Radio24, disse: «Bersani? Un assassino. Con lui, nessun accordo!»). È nervoso, racconta che sono soprattutto i sei senatori eletti in Sicilia (Francesco Campanella, Mario Giarrusso, Vincenzo Santangelo, Nunzia Catalfo, Fabrizio Bocchino e Ornella Bertorotta) «a spingere per Grasso... temono che l’agevolare un eventuale ritorno di Schifani non gli sarebbe perdonato sulla loro isola». Ornella Bertorotta, in effetti, scrive su Facebook: «Libertà di voto. È questo che abbiamo deciso».

I 5 Stelle

LE CAMERE NON SONO IL RIPOSTIGLIO DELLA RETE SEGUE DALLA PRIMA

Messi di fronte all’alternativa tra Grasso e Schifani, numerosi senatori grillini hanno dunque rifiutato una sdegnosa equidistanza, e cioè il mantra stesso di un movimento che considera i partiti tutti uguali e tutti da cancellare, per sostituirli con la democrazia diretta del 100 per cento in cui i cittadini si autogovernano. Non basta star seduti sugli spalti alle spalle di tutti gli altri per evitare di sporcarti nell’arena, quando ti chiamano a votare per appello nominale. Né viene in aiuto la tattica indicata ai suoi seguaci da Beppe Grillo, valutare «proposta per proposta» per evitare così di fare scelte «politiche». Quella di votare Grasso era infatti una «proposta», e un buon numero di senatori grillini l’ha accettata, facendo così una scelta altamente politica. L’inflessibile logica del sistema parlamentare, nel quale alla fine di ogni discussione c’è sempre un ballottaggio in cui devi dire sì o no, non è d’altra parte aggirabile con i riti della democrazia online, perché sulla Rete non vale la regola «una testa un voto» ma votano solo le minoranze attive. Sarà sempre più difficile, emendamento per emendamento, stare in Parlamento aspettandosi che a decidere sia qualcuno che sta fuori. Ogni giorno si vota innumerevoli volte, e ogni voto può avere conseguenze sulla vita di tutti. Ecco perché l’assemblea parlamentare è diversa da un consiglio comunale o da un’assemblea condominiale: perché fa le leggi, la cosa più politica che ci sia. D’altra parte i «grillini» non sembrano aver finora trovato nemmeno un modo accettabile per garantire quella trasparenza e pubblicità del dibattito che finché erano fuori del Parlamento sembrava la più innovativa delle soluzioni. Finora l’unica riunione dei gruppi cui abbiamo assistito in «streaming» è stata quella in cui i neoparlamentari si pre-

sentavano: più un happening che un’assemblea politica. Ieri, quando il gruppo del Senato ha dovuto decidere, lo ha fatto invece a porte chiuse, con i giornalisti che origliavano come ai bei tempi della Dc, e che riferivano di urla e di pugni sul tavolo poi sfociati in un’aperta contestazione del capogruppo (altra questione delicata: i leader sono essenziali in ogni consesso, e i grillini non ne hanno uno in Parlamento; senza un leader e una linea, il motto «uno vale uno» non può che trasformarsi in continua divisione). Ma l’astuta mossa di Bersani, che a Schifani ha evitato di opporre un nome usurato della vecchia politica per preferirgli l’ex magistrato antimafia, non ha solo aperto una crepa tra i «grillini», ha anche svelato due punti deboli di quel movimento. Il primo è il rischio di irrilevanza. Se continua così, il 25 per cento dei voti degli italiani in Parlamento non conta nulla. Il Movimento 5 Stelle è completamente privo di potere coalizionale. Il partitino di Vendola, che ha preso poco più del 3 per cento alle elezioni, ha usato invece al massimo quel potere, prendendosi la presidenza della Camera. La seconda debolezza del M5S è che, per quanto Grillo lo voglia sottrarre alla logica destra-sinistra, la sua élite parlamentare, come segnalava ieri Michele Salvati su questo giornale, pende notevolmente a sinistra e al momento decisivo lo dimostra, come ieri per impedire la vittoria di Schifani. Non basterà forse a risolvere il problema di Bersani, visto che anche con i franchi tiratori «conquistati» ieri gli mancano ancora una ventina di senatori per un voto di fiducia, oltretutto palese; ma può bastare per logorare rapidamente la presa di Grillo sui suoi eletti, forse meno manovrabili di come lui se li immaginava.

Antonio Polito © RIPRODUZIONE RISERVATA

Esce anche Andrea Cioffi. Questo senatore napoletano è sempre tra i meno ruvidi con noi cronisti (stavolta parlava però con voce tremante). «Ci siamo confrontati...». Avete litigato. «Litigato? Mah... No... Cioè... Vedete... Io...». Avete litigato, si è sentito da fuori. «Eh... la verità è che noi siamo

Il candidato grillino Luis Alberto Orellana ha ammesso che nella decisione sul voto per il presidente del Senato nel gruppo «non c’è stata unanimità»

(Photoviews)

ancora... noi siamo come dei bambini... bambini che non hanno esperienza». La riunione è durata un’ora abbondante. Molti senatori grillini l’hanno vissuta con l’Ipad acceso, leggendo il dibattito che, contemporaneamente, è deflagrato sul web. Un dibattito assai controverso. Prima, i militanti sembravano spingere verso una scelta, auspicando un voto in fa-

La scomunica dell’ex comico

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In serata, Grillo scrive sul blog (sopra): il voto segreto non ha senso, i senatori del M5S lo dichiarino e chi ha mentito agli elettori ne tragga le conseguenze

vore di Grasso; poi, improvvisamente, non appena Grasso è stato proclamato presidente della Camera, il senatore a vita Emilio Colombo ha letto i numeri della votazione e s’è intuito che l’elezione era avvenuta anche grazie al voto di alcuni senatori del M5S, il tono dei militanti è mutato radicalmente. Su Facebook e Twitter toni sprezzanti. «Venduti alla prima occasione!». «Vergogna!». E insulti, addirittura, a Grillo, sul suo blog. Lui, alle 23,03, risponde con un messaggio: «Nella votazione di oggi è mancata la trasparenza. il voto segreto non ha senso, l’eletto deve rispondere delle sue azioni con un voto palese. Per questo vorrei che ogni senatore del M5S dichiari come ha votato». Poi, la conclusione, praticamente un ordine: «Nel codice di comportamento del M5S al punto "trasparenza" è scritto: votazioni in Aula decise a maggioranza dai parlamentari. Se qualcuno si fosse sottratto a questo obbligo, spero ne tragga le dovute conseguenze». Molto chiaro, vediamo ora che succede.

Fabrizio Roncone © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Primo Piano

Domenica 17 Marzo 2013 Corriere della Sera

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Dopo il voto Il Parlamento

Molto dobbiamo anche al sacrificio di Aldo Moro e della sua scorta. Scrolliamoci di dosso ogni indugio, nel dare piena dignità a questa istituzione

Portavoce Laura Boldrini al lavoro a Lampedusa per l’Unhcr (Periodici San Paolo/M. Palazzotto)

SEGUE DALLA PRIMA

Forse per questo ha chiuso il suo discorso di insediamento dicendo: «Oggi iniziamo un viaggio». Un viaggio non nello spazio, si capisce, ma attraverso una politica diversa, che «deve tornare ad essere una speranza, un servizio, una passione». Che si occupi di «chi ha perduto certezze e speranze», che ingaggi «una battaglia vera contro la povertà e non contro i poveri», che sappia «ascoltare la sofferenza sociale di una generazione che ha smarrito se stessa, prigioniera della precarietà, costretta spesso a portare i propri talenti lontano dall’Italia», che si faccia «carico (passaggio accolto da una standing ovation a sinistra, da una certa freddezza perfino di alcune deputate di destra) «dell’umiliazione delle donne che subiscono violenza travestita da amore». Una politica che riesca finalmente a stare «accanto a chi è caduto senza trovare la forza o l’aiuto per rialzarsi, ai tanti detenuti che oggi La carriera vivono in una condizione disumana e degradante». E poi a chi «ha perso il lavoro o non lo ha mai trovato». E «ai tanti imprenditori che costituiscono una risorsa essenziale per l’economia italiana». E «a quei pensionati che hanno lavorato tutta la vita e che oggi non riescono ad andare Le origini avanti». E ogni citazione del suo discorso Laura Boldrini, pareva una tappa di un itinerario alla riclasse 1961, nasce scoperta di mondi troppo spesso dimentia Macerata. cati dalla «politica politicante». I migranNel 1985 si laurea ti, l’ambiente, i bambini, la disabilità… in Legge alla La sua casa romana, ha scritto FamiSapienza di Roma glia Cristiana che la premiò come italiae inizia a lavorare na dell’anno 2009 per «il costante impeper la Rai. gno, svolto con umanità ed equilibrio, a Nel 1993 nasce favore di migranti, rifugiati e richiedenti la figlia Anastasia asilo», trabocca di ricordi di viaggio nello Nazioni Unite Yemen, in Madagascar, Tagikistan, Perù, Nel 1989 Laura Pakistan, Afghanistan… Accumulati in Boldrini inizia a trent’anni percorsi girando come una lavorare per l’Onu: trottola tutti i continenti. Alla scoperta di per 4 anni è alla spazi che fossero un po’ più grandi di MaFao, poi dal 1993 telica, l’antico borgo collinare in provinal 1998 è cia di Macerata, nelle Marche, dove ha fatal programma to le elementari prima del trasferimento per le medie e il liceo classico a Jesi. «Io e i miei fratelli andavamo alla scuola rurale, vivevamo in un mondo chiuso, ovattato. La voglia di partire è nata lì», spiegò al settimanale cattolico diretto da Don Antonio Sciortino. «Sono la più grande di cinque figli, due femmine e tre maschi. Mia madre ci ha allevati laalimentare vorando: era insegnante di Arte, poi ha mondiale (Wfp). fatto l’antiquaria. Nella mia famiglia sono Dal 1998 fino tutti artisti, tranne me e mio fratello Ugo: allo scorso anno siamo i pragmatici di casa». è la portavoce Il papà, come raccontò a Paolo di Stefadell’Unhcr, l’Alto no, faceva l’avvocato ed era «un uomo commissariato molto speciale: riservato, studioso, solitaOnu per i profughi rio, tradizionalista, molto religioso» che La politica amava «la campagna e la musica classiIl 7 gennaio ca» e spesso si esprimeva a tavola in latiNichi Vendola no e in greco: «I suoi princìpi non si coufficializza niugavano con la mia curiosità». la candidatura Cresciuta nella parrocchia di San Filipdi Boldrini per Sel. po, era legatissima a Don Attilio, un prete Non si sottopone attentissimo agli ultimi: «Ho imparato lì a primarie, è una la vita nel gruppo, l’amore per la natura, dei 23 prescelti il rispetto dei più deboli, lo spirito del serdall’assemblea vizio». Presa la maturità, contro il volere nazionale del padre si preparò uno zaino e partì per del partito. Ieri, il Venezuela, «a lavorare in una "finca de l’elezione arroz", un’azienda di riso a Calabozo». La a presidente della misero in ufficio, «ma io volevo conosceCamera (nella re la vita nei campi: rimasi lì tre mesi, abfoto, gli applausi bastanza per capire come vivono i contadopo il voto) dini in quella parte del mondo, li vedevo lavorare duramente per otto ore, poi la sera andavano nei bar a spendere i soldi che avevano guadagnato di giorno». Tre mesi dopo, partiva in autobus, tra campesinos, maiali e galline, per un lungo viaggio verso Nord: Panama, Costa Rica, Nicaragua, Honduras, Guatemala, poi Messico e Stati Uniti, fino a New York. Rientrata in Italia, si iscrisse a Giurisprudenza alla Sapienza, a Roma: «Sei mesi a studiare come una pazza e dare esami, gli altri sei a viaggiare». La prese, come voleva il padre («non mi parlò per otto anni») quella laurea in Legge: 110, con una tesi sul diritto di cronaca. Mentre studiava, lavorava all’Agenzia italiana stampa e migra-

Boldrini «Partii e mio padre non mi parlò più» Laura

Alla Camera una paladina dei diritti Il neopresidente Laura Boldrini, dall’Onu a Montecitorio (con Sel) Ha detto

Gli ultimi Arrivo qui dopo aver trascorso tanti anni a difendere e rappresentare i diritti degli ultimi in Italia e nel mondo

Donne Dovremo farci carico dell’umiliazione delle donne uccise da violenza travestita da amore

Europa L’Italia è Paese fondatore dell’Unione Europea, dobbiamo lavorare nel solco del cammino tracciato da Altiero Spinelli

Freddezza da parte del Pdl, poche deputate applaudono la frase sulla violenza alle donne Si scatena la polemica su Twitter

Gli scatti Qui sopra, la neopresidente della Camera nella sua casa di Roma. Accanto, insieme con Nichi Vendola il giorno della candidatura ufficiale (foto Periodici San Paolo/A. Giuliani/Cpp). Qui sotto, le due donne che l’hanno preceduta alla guida di Montecitorio: Irene Pivetti e Nilde Jotti

zione: «Mi occupavo di selezionare le notizie che potevano essere rilevanti per i giornali delle comunità italiane all’estero». Entrata come giornalista alla Rai, mollò tutto nell’89, quando aveva 28 anni, vincendo un concorso dell’Onu per «Junior Professional Officer»: «Ho lavorato cinque anni alla Fao, poi il capo ufficio stampa del Pam, il Programma alimentare mondiale, mi chiamò per chiedermi se conoscevo qualcuno che curasse i rapporti con la stampa italiana e mi proposi». Era sposata, allora. E incinta: «Stavo aspettando mia figlia, Anastasia, mi ricordo che mi presentai al colloquio con la pancia». Nel febbraio del 1998, la destinazione definitiva: portavoce dell’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati. «Uno degli organismi che non contano un fico secco, finché la stampa non decide che conta», avrebbe ironizzato anni dopo Ignazio La Russa. Non sopportava, l’allora ministro della Difesa, la passione con cui Boldrini attaccava la scelta italiana dei respingimenti (ci scrisse anche un libro: «Tutti indietro») sostenendo, Costituzione alla mano, che gli aspiranti immigrati fermati sui barconi non potevano venire respinti senza che fosse prima controllato se non avessero diritto all’asilo, tanto più che la Libia di Gheddafi non aveva il minimo rispetto per i diritti umani. Ringhiò La Russa: «La Boldrini o è disumana — e io l’accuso — perché pretende che li teniamo per mesi rinchiusi nei centri per poi espellerli, oppure è criminale perché vuole eludere la legge e vuole che una volta qui scappino e si sparpaglino sul territorio». Lei, mentre intorno si alzavano reazioni indignate, liquidò la cosa così: «Parole che si commentano da sole». E tirò diritto: «I numeri parlano chiaro: i rifugiati da noi sono ancora pochi, 47 mila, contro i 600 mila della Germania, 300 mila in Gran Bretagna, 150 mila in Francia. L’80% dei rifugiati vive nel Sud del mondo, non in Europa». Certo, c’è chi dirà (e qualche voce critica si è già levata) che Laura Boldrini non è mai stata una donna «al di sopra delle parti». Ed è vero. Basta leggere il suo libro in uscita per Rizzoli, «Solo le montagne non si incontrano mai», dove racconta (insieme con lo strazio della morte nel giro di un anno del padre, della madre e della sorella Lucia) la storia di Murayo, una bambina gravemente malata e «adottata» dai soldati del nostro contingente e da lei riportata in Somalia a rivedere il padre, per trovare la conferma: la donna che ha preso il posto di Fini, non è tipo da barcamenarsi sugli equilibri equidistanti. Sai sempre da che parte sta. E questo, a chi non la pensa come lei, può non piacere. Di più: lo stesso discorso di insediamento sarà certamente apparso a molti schieratissimo. Chi la conosce, però, sarebbe disposto a scommettere che, prendendo sul serio il nuovo ruolo, potrebbe riuscire a smentire i diffidenti e ad essere davvero ciò che ha promesso: «Sarò la Presidente di tutti, a partire da chi non mi ha votato». E magari potrebbe anche essere fedele all’impegno più solenne che ha preso: «Facciamo di questa Camera la casa della buona politica, rendiamo il Parlamento e il nostro lavoro trasparenti, anche in una scelta di sobrietà che dobbiamo agli italiani…». Sempre che, si capisce, sappia resistere in certi momenti di asfissia alla tentazione di volarsene via…

Gian Antonio Stella © RIPRODUZIONE RISERVATA


Corriere della Sera Domenica 17 Marzo 2013

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Domenica 17 Marzo 2013 Corriere della Sera

Dopo il voto Il Parlamento

Conteggi (e biglietti) in Aula

Pressing del Ppe per Schifani Ma non c’è l’accordo con Monti Il tentativo di Martens di portare i voti di Scelta civica al Pdl ROMA — L’elezione dei presidenti delle Camere è il primo tassello della strategia con cui i due acerrimi alleati puntano a sfidarsi di nuovo a giugno nelle urne. Ne sono consapevoli persino i centristi, tanto che ieri il segretario dell’Udc Cesa ha detto pubblicamente come l’avvento di Grasso e Boldrini agli scranni più alti del Parlamento testimoni che «si voterà presto». E non c’è dubbio che Bersani e Berlusconi abbiano deciso la strada da intraprendere. Ce n’è la prova nei conversari riservati dei due leader, nell’analisi svolta dal segretario democratico, che — forte del risultato raggiunto con le scelte ai vertici di Camera e Senato — ha parlato del voto «entro l’estate» con i suoi più stretti collaboratori, così da capitalizzare il successo della propria linea e impedire che il crescente malcontento della nomenklatura nel partito si trasformi in rivolta e abbia il tempo di saldarsi attorno a Renzi. Non è quindi un caso se nelle stesse ore il Cavaliere ha fatto gli stessi ragionamenti, incontrando i senatori del Pdl nell’Aula di palazzo Madama: «È preferibile votare a giugno. I sondaggi dicono che prima andiamo alle elezioni e più vinciamo. Perciò, portatemi idee, progetti, contributi. Dobbiamo essere Grillo, ma Grillo con quello che realizziamo. Perché il movimento Cinquestelle non ha proposte, mentre noi dobbiamo dimostrare di avere una marcia in più per

segnare la differenza. Inventiamoci qualcosa, i tempi sono cambiati e bisogna tenere il passo. Il vecchio sistema è fallito. Si deve costruire». Il duello si avvicina e il ballottaggio per la presidenza del Senato tra Grasso e Schifani conforta Bersani e Berlusconi, perché è la dimostrazione che il bipolarismo incarnato da Pd e Pdl esce trionfante da una prova che ha dimostrato da una parte come i montiani siano ormai definitivamente fuori dai giochi, e dall’altra ha rivelato la fragilità politica dei grillini, che — rinnegando se stessi e la loro idea di trasparenza — hanno evitato la diretta in streaming della riunione di gruppo per non rendere manifesta la spaccatura interna. Lo ha ammesso poco dopo il senatore M5S Bartolomeo Pepe, raccontando che «già eravamo indecisi sul da farsi. Ma quando è arrivata la dichiarazione della Borsellino a favore di Grasso, i siciliani sono andati fuori di testa. Volevano votare a favore di Grasso, non volevano che vincesse Schifani. Ai siciliani si sono uniti i calabresi e poi i campani. D’altronde la gran parte di noi è più vicina a Bersani che a Berlusconi». Le piazze sono una cosa gli emicicli parlamentari un’altra. E alla prima prova i grillini si sono trasformati in coriandoli. Era quanto si attendeva il leader del Pd, che mira a drenare il bacino di consensi di Grillo nelle urne, più che fare opera di proseliti-

La nursery Ieri è stata portata una culla nella nursery per i bebè dei deputati, allestita a fianco della tribuna stampa per il figlio della deputata del Movimento 5 Stelle Loredana Lupo (Cristiano Camera)

smo tra i suoi deputati e senatori. Anche perché i numeri non basterebbero a formare un governo capace di reggere anche solo per un anno. Né servirebbero a Bersani le truppe in rotta di Scelta civica, disorientate dalle manovre spericolate del Professore al punto tale da volersi ora affidare a chi — in campagna elettorale — era vissuto come un appestato, un vecchio arnese della politica: Casini. L’ex capo dell’Udc per un verso gigioneggia — «sono stanco, non conto più niente» — e nel frattempo sta dettando la linea, anche ieri l’ha fatto invitando i senatori a non uscire dall’Aula al momento del voto: «Non lo fanno nemmeno i grillini, votiamo scheda bianca». È stata piuttosto una bandiera bianca, il segno della resa, nel disperato tentativo di mettere una toppa al buco provocato da Monti, protagonista nel primo pomeriggio di una maldestra trattativa con Berlusconi sulla candidatura di Schifani. Tutto era iniziato in mattinata, quando — per favorire la vittoria al Senato del candidato pdl — si era mosso addirittura il presidente del Ppe Martens, che aveva avviato una mediazione riservata con Scelta civica, così da garantire almeno sei voti a Schifani. Per tutta risposta il premier ha alzato la posta, proponendo al Cavaliere l’appoggio al Senato di tutto il suo gruppo per la presidenza di palazzo Madama, ma a patto che il Pdl lo sostenesse poi nella corsa al Colle e si acconciasse intanto ad appoggiare dall’esterno un governo Bersani. E mentre Berlusconi diceva di no al «mercato delle vacche», Schifani esprimeva tutta la sua «indignazione» per l’atteggiamento «arrogante» di un Monti in parabola discendente. D’altronde che Martens sia intervenuto a favore del pdl berlusconiano, di-

Tempo di conteggi, ieri, nell’Aula del Senato. Ne hanno fatto più d’uno il presidente del Consiglio uscente Mario Monti assieme al leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini: ma contemporaneamente, vista la delicatezza del momento e della scelta fatta da Pier Luigi Bersani di tentare di eleggere Piero Grasso anche senza appoggi, pure sui banchi del Partito democratico si facevano stime e somme per cercare di capire come si andasse profilando la situazione

mostra come siano mutate le cose in pochi mesi anche in Europa. Con le spoglie del centro da spartirsi e il grillismo in evidente difficoltà, i due acerrimi alleati muovono verso il voto a giugno, sapendo che la prova decisiva non sarà legata alla formazione del governo ma alla scelta del Quirinale. Berlusconi ormai non ne fa più mistero, anche ieri ha ripetuto che «in base alla strategia elettorale», la scelta «migliore» sarebbe quella di «confermare la permanenza di Napolitano» al Colle. Il Cavaliere non parla a caso, sa che i nomi di Prodi e di D’Alema si «elidono», perché su questi due candidati il Pd è «spaccato», ed è perciò convinto che «alla fine» si convergerà sull’attuale presidente della Repubblica. Bersani ne sa qualcosa?

Francesco Verderami

© RIPRODUZ ONE RISERVATA


Primo Piano

Corriere della Sera Domenica 17 Marzo 2013

La nota Da sinistra, il premier uscente Mario Monti, 69 anni, con il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini, 57, mentre ieri in Aula, al Senato, durante le votazioni per eleggere il nuovo presidente di Palazzo Madama, tengono in mano un piccolo biglietto con il calcolo di come si stavano esprimendo in quella fase i senatori (Ansa/Di Meo)

Su Twitter

Il deputato Gallo Afflitto star in Rete

I calcoli Anche sui banchi del Pd ieri, durante le votazioni per eleggere il nuovo presidente del Senato, si seguivano con ansia le votazioni. E si prendevano appunti di come si esprimevano le diverse forze politiche. Calcoli che servivano per capire i possibili margini di vittoria di Pietro Grasso

Scenari Nel partito c’è chi pensa che la linea della fermezza punti alle urne a giugno

Ora Bersani chiederà a Napolitano un mandato «pieno» da premier Il leader: facciamo nascere il governo, vedrete che va avanti ROMA — È notte fonda, quando i vertici del Pd decidono la svolta. Pier Luigi Bersani capisce che per uscire dall’angolo sono necessari due nomi nuovi per Camera e Senato. «Ci vuole uno come Piero Grasso, ragazzi. Uno che può mettere in difficoltà i grillini, che li può far riflettere. Uno a cui è difficile per loro dire di no». L’idea viene accettata subito dal gruppo dirigente. «E ora ci vuole una donna per la Camera». L’immancabile rappresentante femminile, quella che serve per non farsi dire che i partiti, anche a sinistra, sono tutti maschilisti. Potrebbe essere Marianna Madia, propone qualcuno. Ma alla fine la scelta cade su Laura Boldrini. Vasco Errani la conosce bene. E anche Dario Franceschini che dovrà cederle suo malgrado il posto. È stata eletta con Sel, ma

va più che bene al Pd, che avrebbe dovuto candidarla ma, non avendo più posti sicuri nelle liste, ha lasciato che fosse il movimento di Vendola a candidarla. «Perfetto», mormora Bersani mentre morde il sigaro. Il compito forse più difficile è quello di comunicare la notizia a Giorgio Napolitano. Ma tocca farlo. Dall’altro capo del filo, dopo aver sentito i nomi, il capo dello Stato fa una pausa. Silenzio, poi: «Ottima scelta». Bersani sa che il presidente della Repubblica avrebbe preferito una soluzione condivisa e gli spiega: «Concordo con i tuoi appelli, ma in queste condizioni l’unità nazionale non è proprio possibile». No, da quell’orecchio il segretario del Partito democratico non ci vuol sentire. Per lui ci sono solo due strade: o il governo da lui presieduto, o il

voto. Possibilmente il 30 giugno e il primo luglio. Perché a ottobre è tardi. Si rischia di più. In autunno le primarie saranno inevitabili: questa volta bisognerà farle vere, allargate, e Matteo Renzi è pronto. Per quella data Bersani potrebbe non essere più in campo. Ma nel Pd si è già individuata la possibile avversaria del sindaco di Firenze, nel caso in cui Bersani si faccia da parte: Laura Boldrini. Sì, proprio lei: «Sarebbe un’ottima candidata e

Le «nuove» primarie Se le urne si spostassero a ottobre, a sfidare Matteo Renzi potrebbe essere proprio Laura Boldrini

fossi in Renzi ne avrei paura», spiega ai suoi, Beppe Fioroni, assiso su un divanetto del Transatlantico. Ma questo eventuale scenario riguarda il futuro, per adesso il segretario pensa di aver fatto «la mossa del cavallo». E intende chiedere nuovamente, e con maggior forza, il mandato a Napolitano. Forte del fatto che i grillini non si sono mostrati più una falange compatta e ostile al dialogo con il Pd. Alla Camera, dove pure non hanno votato per Boldrini, l’hanno applaudita e poi incontrata. Al Senato il gruppo del Movimento 5 Stelle si è spaccato. Più di dieci parlamentari nel segreto dell’urna hanno votato Grasso. Insomma, secondo Bersani in quel fronte «qualcosa si potrebbe muovere»: «Cerchiamo di far nascere questo governo, e poi vedrete che va avanti».

Anche perché Bersani potrebbe proporre altri nomi adatti per un confronto con i grillini. Potrebbe indicare Stefano Rodotà per la presidenza della Repubblica, o inserirlo nel suo governo insieme ad altre personalità che non dispiacciono a quel mondo. Si vocifera che anche Luigi Ciotti potrebbe dare una mano per aprire un canale di comunicazione tra Partito democratico e 5 Stelle. Ma c’è chi ritene che in realtà questa mossa di Bersani porti soltanto alle elezioni. «Due nomi degnissimi, però si sembra che siano due nomi da campagna elettorale», osserva Ermete Realacci. E Rosy Bindi confida a un amico: «Questa legislatura dura poco». Già, anche perché, per dirla con il veltroniano Andrea Martella, «i problemi restano tutti». Nel senso che questa soluzione per le presidenze delle due Camere non ha creato una maggioranza autosufficiente. Inoltre quelli di Boldrini e Grasso sono due nomi difficili da usare per un governo istituzionale perché incontrerebbero il no del centrodestra: segno, secondo alcuni Democrat, che Bersani sta facendo di tutto per ridurre a due le possibili alternative: o un governo da lui guidato, o le elezioni il prima possibile.

MILANO — È diventato un tormentone su Twitter «Gallo Afflitto», il cognome del deputato che ieri, alla votazione per il presidente della Camera, è stato votato da due deputati. Riccardo Antonio Gallo Afflitto, 46 anni, è stato eletto nelle liste del Pdl in Sicilia. Si ignora per quale ragione sia stato indicato ieri. Ma quei tre voti ottenuti sono bastati per farne una star in Rete. Molti navigatori pensano che il cognome del parlamentare sia uno scherzo. Giovanni Verduci commenta «Ci sono anche voti per Gallo Afflitto. Che mattacchioni questi deputati italiani!!». Qualcuno si indigna (Abbie Normal: «Quelli che hanno votato Gallo Afflitto perché non vanno a Zelig invece di occupare un posto in Parlamento?»). Mentre Jenni Morelli forse centra il problema: «A qualcuno è piaciuto talmente tanto il cognome Gallo Afflitto che l’ha anche votato come presidente!». © RIPRODUZIONE RISERVATA

Scaramanzia

Schede viola, Calderoli le contesta

Maria Teresa Meli © RIPRODUZIONE R SERVATA

Il caso L’ex capogruppo al Senato: non si è buoni per tutti i ruoli per sempre. Quello alla Camera: così abbiamo sfidato i 5 Stelle

Finocchiaro e Franceschini: non siamo rottamati Esclusa la vecchia guardia dei Democratici «Scelta autonoma, dimostriamo coraggio» Ma i renziani esultano: è la nostra linea ROMA — «Non mi sento rottamata, no. E scriva pure che alla mia eventuale rottamazione provvederò in proprio». Il tono della voce è più brusco del solito, ma a sera Anna Finocchiaro sembra aver fatto pace con la storia delle ultime ore: «Che farò adesso? Potrei ricandidarmi alla presidenza del gruppo, ma non ne ho alcuna intenzione. Ho fatto la presidente per sette anni e sono stremata. Non si è buoni per tutti i ruoli per sempre, ora c’è un gruppo rinnovato ed è giusto che ci sia un nuovo presidente». Merito di Grillo o di Renzi se avete deciso di voltar pagina? «È merito di questo gruppo dirigente, che ha preso una decisione coraggiosa e generosa». Un gruppo dirigente che ha capito tardi gli umori della gente, non pensa? «Si può sapere cosa volete? — si spazientisce la senatrice, da cinque lustri in Parlamento —. Noi lo abbiamo capito, punto. Se facciamo una cosa buona lo abbiamo capito tardi, se la facciamo cattiva siamo sempre gli stessi...». Parole schiette, che tradiscono orgoglio e delusione. Eppure lei giura che no, in fondo non le dispiace aver mancato lo scranno più alto del Sena-

to: «Nessun rammarico. Io sono una politica e registro una vittoria importante, che dà speranze per il futuro. Sono contenta, davvero». Qualcuno la dava in corsa per il Quirinale... «La pregherei di risparmiarmi e, per favore, lo scriva così come gliel’ho detto».

Bersani la chiama «innovazione», ma la parola che ha terremotato quel che resta del vecchio Pd fa rima con «rottamazione», termine chiave del verbo di Renzi. Eppure il segretario assicura che il vento del cambiamento non arriva da Firenze, ma da largo del Nazareno. «Sono i rottamandi come me che hanno scritto questa pagina nuova...» scherza il leader subito dopo l’elezione di Laura Boldrini. Renzi non c’entra? «No. Dario e Anna hanno compiuto una scelta responsabile, per il Paese». Ma i renziani esultano, dico-

no che la loro linea ha vinto e che il rinnovamento non può fermarsi. Bersani lo ha finalmente capito ed è pronto a spingere ancora sul pedale del ricambio, basta con le vecchie conoscenze e largo ai giovani. E pazienza se la strategia dello schiaffo alla politica lo costringe a sacrificare dirigenti come Dario Franceschini, uno che non ha mai fatto il ministro, è entrato in Parlamento nel 2001 ed è stato segretario «per servizio». Il capogruppo uscente l’ha presa con eleganza, il suo passo indietro durante l’assemblea di

I protagonisti

Anna Finocchiaro, 57 anni, era fino a ieri la candidata più probabile del Partito democratico per la presidenza di Palazzo Madama. La sua prima legislatura risale al 1987, con il Pci

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Dario Franceschini, 54 anni, di Ferrara, era accreditato come prossimo presidente della Camera. In Parlamento da tre legislature, è stato segretario del Pd per dieci mesi nel 2009

coalizione è stato accolto da una standing ovation e, a caldo, Franceschini si dice «sollevato da un peso». Non è stato «un atto di eroismo» il suo e non c’è nulla, assicura, di cui debba «pentirsi». Una cosa però gli ha fatto dispiacere: «Alcuni, nel Pd, hanno dato l’impressione che io pretendessi quella carica. Invece io e Bersani, l’altra notte, ci abbiamo messo un minuto a prendere la decisione di candidare la Boldrini al mio posto, anche per sfidare i grillini». E per spuntare le armi a Renzi? «Matteo ha usato un termine sbagliato per chiedere una cosa giusta». Bersani gli ha offerto la presidenza del gruppo, ma Franceschini ha detto no: «Che farò? C’è il resto della vita... Non posso nemmeno dire che continuerò a lavorare con spirito di servizio, perché la politica è così degradata che suonerebbe ipocrita». L’idea di sparigliare i giochi è stata di Errani, che a notte fonda l’ha proposta a Bersani, Migliavacca e Letta. «Non è stata una bocciatura di Dario e Anna — assicura il vicesegretario —. La linea era allargamento o innovazione, e poiché Monti si è sfilato abbiamo scelto di cambiare». Veltroni, che si è autorottamato, approva: «Aria nuova». E i giovani turchi rivendicano il merito della svolta. «Il Pd — festeggia Matteo Orfini — ha capito che la linea giusta è cambiare tutto». La rottamazione (modello Bersani) continua.

Monica Guerzoni © RIPRODUZIONE RISERVATA

MILANO — Roberto Calderoli, senatore della Lega Nord, è intervenuto nell’emiciclo del Senato sollevando due critiche. La prima, tra il serio ed il faceto, superstiziosa: «Siamo alla XVII legislatura, che si è aperta alle idi di marzo e le schede sono di colore viola. Insomma, ce la cerchiamo». Pronta la risposta del presidente Colombo che, pur apprezzandone l’ironia, ha invitato a lasciare la superstizione fuori dall’Aula. La seconda critica poneva un tema più serio: il regolamento del Senato riguardo l’elezione del presidente. Calderoli sosteneva che per il calcolo della maggioranza relativa dovessero essere computate anche le schede bianche. Il richiamo del senatore leghista non è però stato accolto.

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Domenica 17 Marzo 2013 Corriere della Sera

Dopo il voto Il Parlamento

La celebrazione in via Fani

La cautela del Quirinale per una maggioranza che ancora non si vede Napolitano chiude il «caso» Monti ROMA — Aveva sperato che la gestazione delle prime due cariche istituzionali della legislatura potesse favorire un accordo largo, tale da aprire qualche concreta prospettiva di governabilità. In modo di avere un punto fermo dal quale partire, quando tutto passerà nelle sue mani. Per questo, ieri mattina, Giorgio Napolitano aveva chiesto che la scelta dei presidenti di Camera e Senato avvenisse «in un clima di condivisione della responsabilità di favorire l’avvio di una costruttiva dialettica democratica». Così non è stato, come del resto era pure per lui prevedibile: con un consenso al di sotto del 30 per cento, il centrosinistra ha conquistato i vertici di Palazzo Madama e Montecitorio. Nonostante l’oggettivo e forte segno di discontinuità con le logiche dei vecchi apparati che il ticket Boldrini-Grasso testimonia, quella doppia nomina di fatto non ha potuto rompere i reciproci arroccamenti. E i 12 voti in più ottenuti da Grasso al Senato (frutto di uno scatto di libertà di qualche grillino) ancora non cancellano l’isolamento del Pd e non dimostrano la possibilità, rincorsa da Bersani, di costruire un’alleanza con il Movimento 5 Stelle e di assicu-

Le tappe

Consultazioni per un nuovo governo Mercoledì 20 il presidente della Repubblica inizierà le consultazioni con i vari partiti per tentare di formare un governo

Voto per i questori parlamentari Giovedì prossimo si riuniranno le Camere per eleggere i questori, ruoli molto ambiti dal M5S. Già martedì sarà il turno dei capigruppo

L’elezione del Quirinale Dal 15 aprile deputati, senatori e rappresentanti delle Regioni si riuniranno a Montecitorio per eleggere il presidente della Repubblica

rarsi alla Camera Alta una maggioranza di cui al momento non dispone. Per il presidente della Repubblica, insomma, il nodo più difficile per tenere a battesimo un governo resta intatto. I numeri non ci sono. Infatti non è per niente automatico e sicuro che lo stesso travaso avvenuto ieri a Palazzo Madama si possa ripetere, quando ci fosse da attribuire la fiducia a un esecutivo sotto il sigillo del Partito democratico. Così, il Quirinale si protegge nella prudenza delle fasi critiche. «Meglio aspettare le consultazioni, prima quelle del capo dello Stato, quindi quelle del premier incaricato», dicono laconicamente dallo staff del Quirinale, sapendo che Napolitano impiegherà la domenica ad analizzare la portata politica e le possibili conseguenze della mossa del segretario del Pd. Un passaggio che solo in minima parte è riuscito a essere inclusivo e a realizzare la vagheggiata «corresponsabilità». Dall’ottica del Colle, comunque, la macchina istituzionale si è almeno messa in movimento, dopo un giorno di negoziati a vuoto e di crescente incomunicabilità tra i partiti. L’elezione di Boldrini e Grasso è «il primo punto fermo della nuova legisla-

L’anniversario del rapimento di Aldo Moro

Per l’anniversario del rapimento del leader della Dc, Aldo Moro, ieri è stata deposta una corona d’alloro in via Mario Fani. Tra le autorità presenti, il neogovernatore del Lazio, Nicola Zingaretti, e il premier uscente Mario Monti (Benvegnù/Guaitoli)

tura, nell’interesse generale del Paese», segnala con sollievo il presidente della Repubblica. «Un punto fermo — precisa — in una situazione che vede l’Italia esposta a serie incognite e urgenze» al pari dell’«impegno del governo dimissionario rimasto in carica e in funzione, sia pure con poteri limitati». Un cenno, que-

sto, che appare in una nota fatta diffondere da Napolitano in mattinata, per chiarire lo spirito che venerdì aveva ispirato la sua posizione nel burrascoso colloquio con Monti. Vale a dire che il suo stop alla «disponibilità» del premier a candidarsi per la presidenza del Senato era motivato, oltre che da alcuni dubbi giuri-

dici, da una sorta di ragion di Stato: per non sguarnire Palazzo Chigi in settimane cruciali. Un «no» al quale il premier aveva replicato come Garibaldi a Bezzecca (1866), quando il generale s’inchinò alla volontà del re e rinunciò a marciare verso Trento telegrafandogli un’unica parola, ispirata alla carità di patria: «Obbedisco» (sottinteso poi reso esplicito, «ma non condivido»). Per cui ha solo un valore lenitivo, che tuttavia non consola il premier, la chiosa attraverso la quale il capo dello Stato esprime ora «apprezzamento per il senso di responsabilità e lo spirito di sacrificio con cui Monti porterà a completamento la missione di governo assunta nel novembre 2011». Malumori a parte e chiusa quella prova di forza, oggi Boldrini e Grasso saliranno al Colle per il loro primo appuntamento istituzionale: la celebrazione della Giornata dell’Unità d’Italia. Sarà l’occasione per un confronto di idee con il presidente della Repubblica e per un provvisorio bilancio congiunto, in attesa di essere formalmente convocati per le consultazioni, destinate ad aprirsi mercoledì e a chiudersi probabilmente venerdì. Tre, al momento, gli scenari possibili, per Napolitano: 1) il presidente affida a un’alta carica dello Stato un mandato esplorativo, per un supplemento d’indagine nel caso che il suo «giro» non si sia rivelato chiarificatore; 2) affida a Bersani un incarico pieno; 3) affida, e sempre a Bersani, un meno impegnativo pre-incarico. Sullo sfondo, resta come extrema ratio l’ipotesi di un governo istituzionale.

Marzio Breda © RIPRODUZ ONE RISERVATA


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Corriere della Sera Domenica 17 Marzo 2013

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Dopo il voto Il Parlamento

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Le accuse contro i magistrati sono gravi e infondate. Attribuire condotte eversive offende la memoria di quanti sono caduti vittime del terrorismo Anm

Rabbia di Berlusconi: occupazione militare E in Aula ai suoi: prepariamoci al voto ROMA — A sera — nei conciliaboli, in pubblico, in privato — è solo grande amarezza. Perché si è giocata una partita disperata che aveva poche chance di essere vinta e tante di fallire, ma alcuni ci avevano creduto davvero: «Se passa Schifani con i voti di Monti, rientriamo in gioco e si riaprono le larghe intese». Pochi erano sicuri fin dal mattino che sarebbe finita male, e sconsigliavano di abboccare all’amo di Monti: «I grillini si schiereranno con Grasso, non possiamo farcela. Meglio restare sulla scheda bianca», predicava a nome degli scettici Bonaiuti. Ma lo stato maggiore del partito, in collegamento con un Silvio Berlusconi sospettoso ma comunque disponibile ad andare a vedere le carte, ha deciso di ascoltare le sirene montiane, dei pontieri come Mario Mauro che cercavano

le che ai più nel Pdl pare a questo punto probabile perché — è il ragionamento — è vero che con i 137 voti presi al Senato, la ventina potenziale di Monti e quelli ipotetici della Lega, Napolitano sarà costretto a dargli l’incarico, ma conquistare i grillini sul campo e metter su una maggioranza sarà un’impresa, e dunque la strada maestra che si apre sarà quella del voto. Ed ecco allora che un Cavaliere che ha ancora come obiettivo primario quello di salvarsi da sentenze e processi di chi «vuol farmi fuori», arrivando in Senato protetto da un paio di occhialoni da sole tenuti anche in Aula, accolto da fischi e contestazioni di un gruppetto di persone (apostrofate da un «Vergognatevi, siete degli ignoranti!»), spara ad alzo zero su tutti. Sulla magistratura, l’Anm che è «molto ben classificata e svolge un’attività criminale, eversiva, e ne ho le prove. Serve una pre-commissione per verificare questi fatti!». Poi contro Grillo, il cui movimento è «come una setta, come Scientology, non dovrebbero essere ammessi qui dentro». Infine contro la stessa ipo-

Le «carte» Il Cavaliere ha voluto vedere le carte dei montiani: «Chiesto il Colle in cambio del Senato, indecente»

Contro i magistrati Nuovo affondo contro i magistrati: la loro è un’attività eversiva, ne ho le prove, serve una commissione

«I 5 stelle sono una setta, come Scientology». Contestazione per il leader pdl La vicenda

Per l’ex premier

Caso Mediaset Sì dei giudici al legittimo impedimento MILANO — Nel presupposto che Silvio Berlusconi ieri mattina fosse impegnato a Roma nella seduta al Senato, la Corte d’appello del processo sui diritti tv Mediaset riconosce l’«impedimento legittimo e assoluto» dell’imputato di frode fiscale e gli concede il rinvio della penultima udienza a sabato prossimo, quand’era in programma la sentenza. Ma in realtà Berlusconi la mattina non è in Parlamento: non lo è alle 9, quando a Milano comincia l’udienza e lui non è in aula benché sia a Milano; non lo è alle 11, quando la Corte accetta il legittimo impedimento parlamentare e rinvia il processo; e non lo è alle 13 quando al Senato finisce, senza di lui, la prima votazione. A rinvio d’udienza conseguito, Berlusconi rientra a Roma nel primo pomeriggio, prima in riunioni a Palazzo Grazioli e poi al Senato per votare. In Corte d’appello assenti sono anche i suoi La mattinata avvocati-parlamenNella mattinata tari Nicolò Ghedini e Piero Longo, il di ieri l’ex cui analogo premier era impedimento ancora a Milano parlamentare viene però respinto in quanto ovviamente «legittimo» ma non «assoluto», in quanto essi non hanno dettagliatamente spiegato per quale ragione non avessero potuto farsi sostituire da altri colleghi di studio per un’attività di udienza consistente ieri solo nell’ascoltare le arringhe di due coimputati, a breve leggibili pure nelle trascrizioni. Diverso il discorso per l’imputato Berlusconi, che dopo la requisitoria del pg dichiara di voler fare altre «dichiarazioni spontanee», ma che ogni volta lamenta d’essere impossibilitato a farlo, prima per il ricovero al San Raffaele (finito venerdì sera) e ieri appunto per la seduta parlamentare. In realtà la formulazione della sua istanza è un po’ incerta: sarà impegnato in Senato a votare, «sempre che le condizioni di salute lo consentano». «Scusate ma non capisco», interviene il procuratore generale Laura Bertolé Viale: «Se è a votare al Senato, l’impedimento naturalmente c’è ma vorrei almeno una certificazione. Se invece dipende dalle condizioni di salute, allora chiedo una visita fiscale». I giudici Galli, Scarlini e Minici si limitano a prendere atto della convocazione dei parlamentari quale risulta dal sito online del Senato, e, senza disporre accertamenti sulla presenza di Berlusconi ma fidandosi di quanto rappresentato loro, concedono il legittimo impedimento e rinviano (bloccando la prescrizione) il processo a sabato. Il 23 marzo si affronterà anche il nodo della sospensione o meno del dibattimento a causa dell’istanza di «rimessione», cioè di trasferimento del processo a Brescia, presentata venerdì in Cassazione da Berlusconi nell’assunto che l’imparzialità dei giudici e la serenità delle parti siano minate nella sede giudiziaria milanese, dove in primo grado è stato condannato a 4 anni di pena e 5 anni di interdizione dai pubblici uffici.

Luigi Ferrarella lferrarella@corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA

La diagnosi Una congiuntivite, poi definita uveite, che infiamma gli occhi e li rende molto sensibili alla luce oltre ad essere dolorosa. Per questo motivo Silvio Berlusconi, attraverso i suoi legali, chiede il legittimo impedimento a partecipare alle udienze dei processi Ruby e Mediaset. È ricoverato al San Raffaele di Milano per ulteriori controlli. Il Tribunale di Milano (Processo Mediaset) dispone una visita fiscale per appurare se l’infiammazione sia un impedimento: responso negativo. Poi, lunedì 11 marzo, il medico inviato dal Tribunale (processo Ruby) sancisce l’impedimento. Berlusconi è uscito venerdì, dopo 8 giorni, dall’ospedale La contestazione Ieri l’ex premier, che portava un paio di occhiali scuri (foto LaPresse), è arrivato in Senato per il voto. Sceso dalla macchina è stato contestato. Si è voltato verso la folla e ha detto: «Vergognatevi, siete degli ignoranti»

con Gasparri, Romani, Verdini un’intesa: «Noi — è stata alla fine la proposta centrista, a quanto giurano nel Pdl — votiamo Schifani se Berlusconi ci fa una dichiarazione in cui dichiara che appoggerà un governo Bersani anche dall’esterno, e poi Monti per il Quirinale». Proposta «indecente», confermata da tanti nel Pdl, da Cicchitto in giù. Ma soprattutto irrealizzabile, perché «Monti non riusciva a portarci neanche tutto il suo gruppo...». Insomma, il tentativo abortiva già nel primo pomeriggio, amareggiando ancor di più un Berlusconi delusissimo da come Bersani, il giorno prima, gli aveva sbattuto in faccia la porta: «Irresponsabili, non hanno accolto la nostra disponibilità... La loro è un’occupazione militare». Un Berlusconi che si è presentato a sera in Senato ed è sembrato già pronto a una campagna elettora-

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tesi di conquistare la presidenza del Senato: «Non so se Schifani vincerà, tanto questa elezione non ha alcuna importanza». In Aula, con i suoi, Berlusconi si è sfogato contro «l’assedio» contro di lui, ha dato corpo ai timori di una maggioranza tra Pd, Monti, pezzi di grillini e perfino leghisti perché «in tanti avranno paura di tornare a votare», ha ribadito che «non potranno comunque farci fuori dal gioco del Quirinale, sarebbe un golpe», ha avvertito che «bisogna prepararsi al voto, e restare uniti». Poi, ha ascoltato il discorso nel neopresidente del Senato, applaudendolo spesso. E gli ha stretto la mano: «Io sarò il presidente di tutti», l’assicurazione di Grasso. Che non basta a un Cavaliere costretto a vivere l’ennesima giornata di calvario.

i giorni di degenza di Silvio Berlusconi all’Ospedale San Raffaele di Milano a causa dell’uveite che l’ha colpito agli occhi. Dopo l’aggressione in piazza Duomo, il 13 dicembre 2009, Berlusconi rimase ricoverato per quattro giorni

Paola Di Caro © RIPRODUZ ONE RISERVATA

Il caso I senatori in cabina rapidamente per mostrare di non aver espresso preferenze. Gasparri: chieste cose oscene

Il premier: scelte di parte. Ma i centristi si dividono Giornata di colloqui con Pd e Pdl, poi il voto («palese») in bianco E Cazzola: ha fatto una brutta figura ROMA — Saranno ininfluenti, ma li hanno a lungo corteggiati. Si spaccano, durante la riunione: c’è chi propende per Schifani, chi per Grasso; alla fine sarà scheda bianca. Una scheda «veloce», con i senatori montiani che passano dentro la cabina del voto in modo così rapido da dimostrare di non aver espresso alcuna preferenza: un ritmo che gli varrà l’accusa del Pdl di aver violato la segretezza della votazione. Per tutta la giornata si vagheggiano incontri riservati dello stesso Monti: «Lo ha cercato Berlusconi», dice Mario Mauro. Sarà vero? «Ha cercato lui Bersani, senza trovarlo», dicono alcuni nel Pd, del Professore. Sarà vero? Alla fine, almeno ufficialmente, Monti non parla con nessuno dei due leader, presiede una riunione a tratti turbolenta, contribuisce alla decisione del suo gruppo: scheda bianca. I corteggiamenti in Aula sono evidenti: fitti conciliaboli fra lo

stesso Monti e Schifani, ma anche fra Mario Mauro, Andrea Olivero, Benedetto della Vedova da un lato e Maurizio Gasparri, Gaetano Quagliariello e Paolo Bonaiuti dall’altro. A un certo punto i pidiellini coltivano la speranza: «Monti è molto adirato con il Pd, potrebbero votare Schifani». Non andrà così, le trattative avranno un epilogo diverso da quello immaginato all’ora di pranzo: «Hanno chiesto cose oscene», riassumerà Gasparri. «Monti voleva il Quirinale in cambio del voto a Schifani», accuserà, via Twitter, il neosenatore Minzolini. Ufficialmente, a metà pomeriggio, un punto fermo lo mette Andrea Olivero, coordinatore di Scelta civica a Palazzo Madama: «Nella situazione politico-istituzionale che si è venuta a determinare, le forze che si riconoscono in Scelta civica ritengono che l’assetto di vertice delle istituzioni non può rispondere solo a logiche di parte.

Il voto Il premier uscente Mario Monti, 69 anni, ieri, mentre inseriva la sua scheda durante la votazione per il presidente del Senato (Ansa/Alessandro Di Meo)

La drammatica situazione del Paese non può fare a meno di riforme e anche sugli assetti istituzionali ci deve essere una convergenza ampia che garantisca continuità alla legislatura. Per queste ragioni abbiamo deciso di votare scheda bianca anche al ballottaggio». È una posizione che nel Pdl ovviamente non gradiscono. Per il partito di Berlusconi restringe ulteriormente le prospettive della legislatura: «L’elezione di due presi-

denti delle Camere di sinistra peggiora indubbiamente la situazione politica che appare ancor più senza sbocco. Con le decisioni del Pd e di Monti di non consentire una presidenza del Senato per Schifani, i margini di manovra per il capo dello Stato sulla formazione di un governo sono ancor più stretti se non annullati. Ciononostante auspichiamo che Napolitano riesca a far ragionare Bersani e il Pd. Diversamente il voto anticipato entro

giugno è l’unico sbocco obbligato», dichiara il senatore Altero Matteoli. «Sono state fatte scelte di parte e non nell’interesse del Paese», riassume con i suoi, Monti, a fine giornata, convinto come Berlusconi che il Pd abbia messo con le sue scelte una pesante ipoteca sulla durata della legislatura. Ma anche le ultime mosse del Professore sono oggetto di critiche, persino nel suo stesso schieramento. Colpisce, su tutte, la dichiarazione durissima di Giuliano Cazzola, ex pdl e candidato non eletto di Scelta civica: «Mi dispiace per Monti, ma Napolitano ha ragione. Anzi sarebbe stato meglio che alle conclusioni del capo dello Stato il professore ci fosse arrivato da solo, evitando una brutta figura davanti al Paese». Oggetto della critica la disponibilità del premier, due giorni fa, per la presidenza del Senato: «Quando si sale in politica non si può pensare soltanto a sé stessi e alla propria carriera. Si deve mettere in conto anche la possibilità di perdere e di dover aspettare pazientemente un’altra occasione».

Marco Galluzzo mgalluzzo@rcs.it © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Domenica 17 Marzo 2013 Corriere della Sera

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Il nuovo Papa Il dopo Conclave

«Voglio una Chiesa povera per i poveri» La scelta di chiamarsi Francesco. Oggi dirà messa nella parrocchia del Vaticano ✒ IL PATRIARCA ORTODOSSO A ROMA PER LUI

di ALBERTO MELLONI

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ipensare il ministero di Pietro secondo le forme del primo millennio cristiano. Questo arduo traguardo ecumenico esplicitato da Giovanni Paolo II nel 1996, Papa Francesco lo ha tagliato la sera stessa della sua elezione, col passo di chi sa talmente bene cosa fa da non sentire il bisogno di spiegarlo. Senza citarli ha fatto rivivere la grande tradizione di Ignazio d’Antiochia, Cipriano di Cartagine, Gregorio Magno, il Vaticano II. E tutti, davanti al capo chino del vescovo che chiede di essere ricevuto dalla sua Chiesa (quanti vescovi sono entrati così in diocesi?), hanno capito quel che non sapevano. Senza firmare una bolla ha abolito la chincaglieria della sovranità temporale. I titoli pontifici così augusti da essere ambigui sono stati archiviati. Il rituale imperiale di corte è sparito. Dopo l’eloquio di un grande professore di teologia, quello di un grande maestro di vita cristiana che dice che rompe un tabù e prende la povertà come suo cerimoniere. Una sequenza da vertigine che spalanca una via mai percorsa all’unità dei cristiani. Perché con un gesto profetico senza precedenti in venti secoli di storia, il successore di Andrea, il patriarca ecumenico Bartolomeo I, ha deciso di venire a Roma per la messa del 19 marzo. Tutti i Papi da Paolo VI in qua hanno visitato e ricevuto l’arcivescovo di Costantinopoli. Ma mai il vescovo di Roma si era presentato alle Chiese con tanto rigore da indurre il patriarca a venire a salutarlo subito, all’inizio del suo ministero. In piazza San Pietro quando Pietro e Andrea si abbracceranno, vedremo l’inizio di un inizio. Un atto che premia la fede degli altri capi delle Chiese presenti. E mette in mora chi, come il patriarca di Mosca e di tutte le Russie Kyril, pare abbia deciso di farsi solo rappresentare nell’atto col quale Papa Francesco chiederà di essere ricevuto nella comunione. Ai tempi di Gregorio Magno, chiedendo per lettera questa ricezione, il Papa rimproverava il suo omologo costantinopolitano che si faceva chiamare «universale». Per secoli l’Oriente ha rinfacciato la stessa cosa a Roma. Poi è venuto il Concilio. E poi Papa Francesco: e noi abbiamo visto la storia voltare pagina. Non è come vedere la storia passare a cavallo, come scrisse Hegel vedendo Napoleone: è molto meglio. © RIPRODUZIONE RISERVATA

CITTÀ DEL VATICANO — Ha già chiarito che «la Chiesa, pur essendo un’istituzione storica, non ha una natura politica ma essenzialmente spirituale». E sta improvvisando di là dal testo scritto, come fa quasi sempre, quando alza lo sguardo e dice una frase che è un programma di Pontificato: «Ah, come vorrei una Chiesa povera, e per i poveri!». Francesco nella prima udienza incontra seimila giornalisti arrivati da tutto il mondo fin dalla rinuncia di Benedetto XVI, «avete lavorato, eh?, avete lavorato...», dice loro «vi voglio tanto bene» e finisce di conquistarli, tra risate e applausi, narrando, lui, il migliore retroscena del Conclave, «vi racconterò una storia...». La storia riguarda il perché abbia deciso di chiamarsi Francesco ed è rivelatrice. «Durante l’elezione avevo accanto a me il cardinale Claudio Hummes, un grande amico!, e quando la cosa cominciava a diventare un po’ pericolosa, lui mi confortava...». Il brasiliano Hummes, 79 anni, arcivescovo emerito di San Paolo e già prefetto del Clero in curia, è un frate minore francescano. Al quinto scrutinio i voti del cardinale gesuita Bergoglio salgono fino a superare il quorum di due terzi, «venne l’applauso consueto perché era stato eletto il Papa e il cardinale Hummes mi abbracciò, mi baciò e mi disse: "Non dimenticarti dei pove-

ri!"». Francesco continua il racconto, si tocca il capo con l’indice: «Quella parola è entrata qui: i poveri, i poveri. Subito ho pensato a Francesco d’Assisi. Poi ho pensato alle guerre, mentre lo scrutinio proseguiva fino allo spoglio di tutti i voti, e Francesco è l’uomo della pace. E così è venuto il nome, nel mio cuore: Francesco d’Assisi. L’uomo della povertà, l’uomo della pace, l’uomo che ama e custodisce il creato», aggiunge il Papa con un riferimento all’ambiente, «e noi in questo momento non abbiamo una re-

I capi dicastero Confermati pro tempore i capi dicastero ma si va verso uno snellimento della Curia lazione tanto buona con il creato, no?». Francesco è sereno e racconta ridendo pure le «battute» dei cardinali, «"ma tu dovresti chiamarti Adriano, perché Adriano VI è stato un riformatore e bisogna riformare", mi dice uno. E un altro: "No, no, il tuo nome dovrebbe essere Clemente!" E io: ma perché? E lui: "Clemente XV, così ti vendichi di Clemente XIV che ha soppresso la Compagnia di Gesù!"». A parte l’accenno allo «scrutinio che proseguiva» quando aveva già superato 77 voti su

115 (si conferma una larghissima maggioranza), sono parole che spiegano molto del Papa. Proprio ieri il cardinale Hummes ha detto al quotidiano O Globo che la riforma della Curia «chiesta da tutti» sarà «un compito difficile, un’opera gigantesca» e richiederà «cambiamenti strutturali» perché così «non funziona». Francesco, come fa sempre il Papa neoeletto, ha confermato «provvisoriamente» il Segretario di Stato e i vari capi dicastero donec aliter provideatur, finché non si provveda altrimenti. «Desidera infatti riservarsi un certo tempo per la riflessione, la preghiera e il dialogo, prima di qualunque nomina o conferma definitiva», fa sapere la Santa Sede. Di certo la prospettiva è «snellire e semplificare» la Curia, spiega Padre Lombardi. Ma la riforma comincia dallo stile: stamattina, prima di esordire all’Angelus, Francesco ha deciso di dire messa nella piccola chiesa di Sant’Anna, la parrocchia del Vaticano: gli abitanti di Borgo Pio, oggi, avranno come parroco il Papa. Ieri diceva che «lo Spirito Santo ha ispirato la decisione di Benedetto XVI per il bene della Chiesa e indirizzato nella preghiera e nella decisione i cardinali». Ma ha insistito: «Cristo è il centro, non il successore di Pietro: Cristo. Cristo è il centro e il cuore della Chiesa».

Gian Guido Vecchi © RIPRODUZIONE RISERVATA

Il leader dei 5 Stelle

Grillo approva: «È low cost» Bergoglio conquista anche Beppe Grillo. Sul suo blog il leader dei 5 Stelle sottolinea i punti in comune. «Il M5S è nato, per scelta, il giorno di San Francesco, il 4 ottobre 2009. Era il santo adatto per un MoVimento senza contributi pubblici, sedi, tesorieri e dirigenti. Un santo ambientalista e animalista. La politica senza soldi è sublime, così come potrebbe diventare una Chiesa senza soldi», scrive Grillo. Che aggiunge: «Ci sono molte affinità tra il francescanesimo e il M5S... È il primo papa "low cost"». © RIPRODUZIONE RISERVATA

L’analisi Conclave e promessa di obbedienza del Pontefice emerito hanno fugato i dubbi più forti di natura pratica e spirituale

Prove di convivenza, primo pranzo tra due Papi Sabato prossimo l’incontro con Ratzinger a Castel Gandolfo Il 23 marzo papa Francesco e l’emerito Benedetto XVI si incontreranno. La notizia è stata diffusa dalla Prefettura della Casa Pontificia. Il viaggio a Castel Gandolfo è previsto in elicottero nella tarda mattinata di sabato prossimo. Le due santità pranzeranno insieme. Fatto unico nella storia della Chiesa: se si volesse cercare un caso con coordinate simili, si dovrebbe risalire a Celestino V e Bonifacio VIII, in un giorno tra il dicembre 1294 e il maggio 1296 (date dell’abdicazione e della morte del Papa noto per «il gran rifiuto»). D’altra parte, non è possibile paragonare l’attuale situazione con la contemporanea presenza di due o tre Pontefici, come accadde all’inizio del XV secolo. Gregorio XII, successore di Innocenzo VII nel 1406 (sarà deposto nel 1415), si confrontò con l’antipapa Benedetto XIII, sedente in Avignone; il sinodo di Pisa del 1409 ne elesse un terzo, Alessandro V, mentre gli altri due erano dichiarati scismati-

ci, spergiuri ed eretici. Quasi tutti sono convinti che oggi la «convivenza» di due Papi non causerà problemi, anche se circolano obiezioni riguardanti ora un aspetto pratico e ora questioni spirituali. Il Conclave e la promessa di obbedienza del Pontefice emerito hanno fugato i dubbi più forti. Comunque, abiteranno entrambi in Vaticano e in una società come la nostra, basata sulla comunicazione, i dettagli si trasformeranno in macigni. Un futuro libro di Ratzinger o gli attriti che potrebbero nascere in curia dalle riforme fungeranno da miccia per i bombaroli della notizia. Senza contare che il Papa, sino alla rinuncia di Benedetto XVI, era visto dai più come la figura indissolubilmente legata al suo ruolo. Come Giovanni Paolo II o altri del passato, egli moriva al suo posto; insomma, in molti ripetevano: «Non scende dalla croce». Le dimissioni sono accettabilissime, sia chiaro, previste dal codice di diritto canonico, ma per taluni fe-

deli sono adatte a ecclesiastici minori o a istituzioni laiche. Le rassegna un presidente, un capo di Stato, un vescovo, ma il Pontefice no. Egli resta colui che incarna l’infallibilità della Chiesa, prerogativa non facile da spiegare ma ancor più difficile da rimuovere. Certo, Celestino V rinuncia alla sua dignità con forza simbolica medievale. Eccone una descrizione: «...entrò nel concistoro, pronto al passaggio; e sedutosi in trono, impose il silenzio

ai cardinali, che non si opponessero a quanto stava per fare. E prese la pergamena, e cominciò a leggere quella sentenza assai triste, e rinunciò al Papato. Poi scese dal trono, e l’anello, e la mitra o corona, e il manto pontificale depose per terra, e in terra egli stesso si pose a sedere» (è nella Vita C, citata da Paolo Golinelli in Celestino V il papa contadino, Mursia 2007). Bonifacio VIII non fu delicato nei suoi confronti e quanto capitò all’emerito

Il precedente Rinuncia A sinistra, nell’ordine Celestino V e Bonifacio VIII: il secondo divenne Pontefice dopo la rinuncia al soglio pontificio del primo

di allora si riassume con due termini, usati dallo stesso Golinelli: «Prigionia e sofferenze». Confinato nella torre di Castel Fumone, a est di Ferentino, posto sotto stretta sorveglianza, colui che fu Celestino V dovette stare lontano da ogni occasione perché chi sedeva sul trono di Pietro temeva potesse ispirare un’eresia. D’altra parte, questo Papa («figura celebre ed enigmatica»: così nel saggio di Agostino Paravicini Bagliani, Bonifacio VIII, Einaudi) affidò alla bolla Unam Sanctam del 1302 parole senza dubbi su potere e prerogative del suo ruolo: «Noi dichiariamo, stabiliamo, definiamo ed affermiamo che è assolutamente necessario alla salvezza di ogni creatura umana che essa sia sottomessa al Romano Pontefice». Non è il caso di fare previsioni, né di essere pessimisti. Papa Francesco non è Bonifacio VIII e Benedetto XVI vivrà in ritiro, non in prigione. Antipapi, se si esclude qualche stravagante che vorrebbe esserlo, non se ne vedono. E i due, per la prima volta, potranno scrivere un nuovo capitolo di Storia della Chiesa. Cominciando da un pranzo.

Armando Torno © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Corriere della Sera Domenica 17 Marzo 2013

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L’ingresso

La galleria

I sorrisi L’allegra risata di Papa Francesco ieri durante l’udienza che ha tenuto con i rappresentanti della stampa nell’Aula Paolo VI in Vaticano (Afp Photo /Pinto)

Il dito sulla fronte Parlando di come ha maturato l’idea di una Chiesa povera, il Pontefice porta un dito alla fronte. Sullo sfondo c’è Monsignor George Gaenswein, prefetto della Casa Pontificia (AP Photo/ Tarantino)

Gli abbracci L’abbraccio tra il Papa e un giornalista intervenuto all’udienza in Vaticano. Bergoglio ha spiegato di aver scelto il nome Francesco perché San Francesco era «un uomo di povertà e pace» (Afp Photo)

Le scarpe Il Pontefice ha scelto di indossare le sue consuete scarpe nere al posto delle tradizionali scarpe rosse. Benedetto XVI se le faceva realizzare dall’artigiano Stefanelli (Reuters /Rossi)

«Si è avvicinato un prelato e mi ha detto: "Sua Santità vuole salutarla, può seguirmi?". Io non credevo alle mie orecchie: il Papa che vuole salutare me...». Alessandro Forlani, 45 anni, non vedente, è un apprezzato giornalista del Giornale Radio Parlamento Rai dove lavora dal 1996 («per concorso, ci tengo a dirlo»). Ieri era nell’Aula Nervi, tra le centinaia di giornalisti ricevuti da Papa Francesco per la sua prima udienza ai mass media. Forlani si sposta sempre con la sua fida labrador Asià (è francese). Il Pontefice l’ha notato: «Sono salito sul palco, mi hanno presentato, Papa Francesco mi ha preso le mani. Non me le ha lasciate per tutta la nostra conversazione». I non vedenti, si sa, hanno una sensibilità corporea particolarissima: «Ha una stretta né troppo forte né molle, è calda. Gli ho chiesto una benedizione speciale per mia figlia Michela, di tre mesi, la battezzeremo tra pochi giorni. E lui mi ha risposto: "Una benedizione speciale per sua figlia, per sua moglie, per lei. Ma vorrei benedire anche il suo cane"». Carezza per Asià. Fin troppo facile citare il santo di Assisi e il suo rapporto con gli animali. Così Asià è diventata, per un giorno, il cane più celebre della terra per quel fotografatissimo leggero tocco papale. Papa Francesco ha cambiato, in appena tre giorni, l’immagine del Papato anche (o forse soprattutto) col linguaggio del corpo. Il primo segno è stato sulla Loggia delle Benedizioni quando si è inchinato verso la folla per chiedere una preghiera per lui. Il resto va di conseguenza. Per dire che qualcosa va bene, fa il segno dell’ok unendo pollice ed indice. Se riconosce qualcuno da lontano che lo saluta, stringe il pugno e alza il pollice verso l’alto. Per spiegare che la parola «poveri» gli è rimasta in testa dice «qui» piantandosi l’indice sulla fronte. Ride spesso e volentieri. Anche per questo, oltre che per una vaga rassomiglianza nel tratto, il formidabile Maurizio Crozza l’ha paragonato a Raimondo Vianello. Ha riso di cuore, ieri, ricevendo dalle mani della giornalista Virginia Bonard, collaboratrice dell’ufficio stampa della diocesi di Buenos Aires, la tazza per il mate, l’infuso di erbe che Bergoglio ama moltissimo. L’incontro, per Virginia

L’ingresso di Papa Francesco nell’aula Paolo VI, dove ieri si è svolta l’udienza riservata alla stampa, è stato seguito da una vera selva di telefonini, tablet, macchine digitali. Tutti hanno voluto riprendere la scena, ulteriore dimostrazione di quanto il Papa abbia già conquistato la simpatia di credenti e non. Nel corso dell’udienza, il Pontefice compirà molti gesti informali e spontanei, prontamente ripresi dai flash (Di Loreto / TM News - infophoto)

I gesti Il comportamento caloroso e informale che sta cambiando l’immagine del Papato

Risate, abbracci e il pollice alzato La benedizione per il cane guida Bergoglio ha voluto accarezzare il labrador di un non vedente Bonard, è stato troppo emozionante: subito dopo è scoppiata a piangere. Soprattutto Papa Francesco abbraccia molto, con tutta evidenza per istinto, i suoi interlocutori. Spesso li bacia. Lo ha svelato lui stesso ricostruendo il momento in cui, in Conclave, ha capito che sarebbe diventato Papa: «Era accanto a me il cardinale Hummes, un amico, che mi ha abbracciato e baciato». Durante il primo incontro con i cardinali, subito dopo l’elezione, ha abbracciato il cardinal decano Angelo Sodano. Ha poggiato le mani sulle spalle di Tarcisio Bertone. Ieri, nella Sala Nervi, molto schietto l’abbraccio con l’arcivescovo Claudio Maria Celli, presidente del Centro Televisivo Vaticano. Vigorosi quelli con Joaqìn Mariano Sucunza, vicario generale di Bergoglio a Buenos Aires, cioè il suo vice (anche lui con la croce di ferro) e col vescovo ausiliario della stessa diocesi,

Un Papa nuovo di Luigi Accattoli

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on è solo un nuovo Papa ma un Papa nuovo quello che abbiamo davanti agli occhi da quattro giorni: novità di linguaggio e di atteggiamento vengono fuori a ogni appuntamento pubblico e ieri abbiamo visto quella della «benedizione in silenzio» ai non credenti. Sembra niente e invece è un segno forte. «Dato che molti di voi — ha spiegato Papa Francesco — non appartengono alla Chiesa Cattolica, altri non sono credenti, imparto di cuore questa benedizione, in silenzio, a ciascuno di voi, rispettando la coscienza di ciascuno, ma sapendo che ciascuno di voi è figlio di Dio». Non ha dato cioè la benedizione con la formula liturgica «Benedicat vos Omnipotens Deus» accompagnata dal gesto della mano destra che traccia la croce. I Papi sempre benedicevano, che fossero in visita a un ospedale o a un carcere, alla Ferrari di Maranello o al porto di Civitavecchia (tanto per citare due degli innumerevoli luoghi non ecclesiali dove andò Giovanni Paolo II), senza tener conto della presenza di non cattolici e non credenti; e ciò valeva doppiamente quando erano gli altri in visita da lui, si trattasse di squadre di calcio o del personale

Eduardo Horacio Garcia. Forti strette di mano e carezze sul braccio per Elisabetta Piquè, corrispondente dall’Italia de La Nacion e sua vecchia amica. Insomma, secondo le regole della prossemica (la disciplina semiologica che studia i gesti e i comportamenti durante una comunicazione tra esseri umani, teorizzata dall’antropologo statunitense Edward Twitchell Hall nel 1963) Papa Francesco ricorre spesso alla «distanza intima», cioè inferiore al mezzo metro, mentre una «distanza personale», quella tra amici e considerata già affettuosa, è di solito compresa tra i 45 e i 120 centimetri. Dunque si tratta di un uomo che ama il contatto informale e anche fisico. Perché non ne ha paura. Non lo teme. Spiega Massimo Ammaniti, psicoanalista e professore di Psicopatologia dello sviluppo all’Università La

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Gli scrutini che sono serviti per eleggere il nuovo Papa, nell’ultima votazione del secondo giorno di Conclave

gli anni da cardinale di Jorge Mario Bergoglio. Fu creato da Giovanni Paolo II nel febbraio del 2001

Sapienza di Roma: «Un abbraccio sicuramente significa condivisione ed empatia, un autentico scambio con l’altro implica vicinanza fisica. Ma un abbraccio può svelare anche un bisogno di rassicurazione. La vicinanza fisica, quando è sincera, aiuta a regolare la propria sicurezza. Nel caso di Papa Francesco è comprensibile: la situazione in cui si trova è per lui nuovissima ed è consapevole che lo attende un compito immenso. Un abbraccio lo può sostenere, insomma». Anche qui si chiude un cerchio. Papa Francesco abbraccia per trasmettere calore umano e, insieme, per riceverne. Così come, mercoledì sera subito dopo l’elezione, ha chiesto ai fedeli di pregare per lui prima di benedirli. L’umanissimo stile di Francesco, vescovo di Roma.

Paolo Conti © RIPRODUZ ONE RISERVATA

Il silenzio per rispettare i laici

di un circo. Quest’uso della benedizione papale indifferenziata e globale si è trasmesso, per emulazione, agli ambienti dell’ufficialità romana, diplomatici e persino mondani: se è presente un nunzio, o un monsignore, ancor più un cardinale, colui che fa gli onori di casa al momento di invitare gli ospiti a mettersi a tavola chiede all’ecclesiastico presente di «benedire la mensa». Il gesto di Papa Francesco va letto sullo sfondo di queste abitudini

e va guardato nelle sue due facce: non dà la benedizione rituale, ma avverte che «in silenzio» benedirà «ciascuno» dei presenti ben sapendo che tutti sono «figli di Dio». Ecco un modo inedito, quanto al rito della benedizione, di rispettare le coscienze, prendendo atto della pluralità delle presenze, ma di svolgere comunque la missione papale dell’«annuncio», che l’impegna a ricordare agli interlocutori il nome di Dio. La distinzione è feconda e potreb-

Il gesto Papa Bergoglio mostra il pollice alzato all’udienza di ieri

(Ansa)

be avere applicazione in altri momenti delle attività della Santa Sede, e vedremo se l’avrà. Ma intanto conviene prendere nota di questa possibilità di «benedire in silenzio», che il Papa argentino aveva già segnalato la sera dell’elezione, quando aveva chiesto alla folla qualcosa di simile a ciò che ha fatto ieri: «Vi chiedo che voi preghiate il Signore perché mi benedica. Facciamo in silenzio questa preghiera di voi su di me». Il silenzio sta diventando importante nel linguaggio «pontificale» degli ultimi due Papi. Ora abbiamo questi richiami del Papa nuovo, ma subito prima avevamo avuto il saluto del Papa emerito che a più riprese aveva evocato il silenzio orante a cui stava per dedicarsi: «Io, ritirato con la mia preghiera, nascosto agli occhi del mondo, sarò sempre con voi». Lungo i suoi otto anni il Papa teologo aveva molto insistito sul silenzio nella preghiera: aveva fatto introdurre nelle celebrazioni pontificie lunghe pause di silenzio dopo l’omelia e dopo la comunione; aveva voluto che in ogni appuntamento importante — comprese le rumorose Giornale mondiali della gioventù — ci fosse un «tempo» di

«adorazione eucaristica», intesa come preghiera silenziosa davanti al Santissimo esposto nell’ostensorio. Un elemento di questa pedagogia del silenzio ha legato tra loro, come un filo rosso, i due Pontificati. Il protocollo che segue all’elezione aveva stavolta un cambiamento disposto da Papa Benedetto: che l’eletto, nel trasferimento dalla Sistina alla Loggia della Basilica Vaticana, sostasse in «preghiera silenziosa» davanti al Santissimo, nella Cappella Paolina. Questa preghiera previa a ogni azione pubblica del nuovo Papa prima non c’era. L’ha disposto Benedetto e l’ha svolta Francesco, il quale poi dalla Loggia ha chiesto al Popolo di Dio di invocare in silenzio la Benedizione del Cielo su di lui prima della benedizione sua Urbi et Orbi. Ecco come il filo del silenzio è passato dall’uno all’altro Papa. È stato annunciato ieri che sabato 23 marzo il Papa nuovo andrà dall’emerito, nella Villa Pontificia di Castel Gandolfo, e pranzeranno insieme. Non si fa difficoltà a immaginare che prima di mettersi a tavola passeranno in cappella e pregheranno in silenzio l’uno accanto all’altro. www.luigiaccattoli.it © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Domenica 17 Marzo 2013 Corriere della Sera


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Corriere della Sera Domenica 17 Marzo 2013

Il nuovo Papa Il futuro Il reportage

Dalle scuole elementari alla chiesa in cui sentì la vocazione. Una zona della città senza grattacieli e turisti rimasta immutata nel tempo

BUENOS AIRES — La sua Buenos Aires è quella del tango, il mate e il calcio. E chi detesta gli stereotipi si rassegni, perché è proprio così. Il quartiere con tutto dentro. Flores è un mazzetto di case e alberi dove puoi nascere e studiare, giocare a pallone in piazza con gli amici e in teoria restarci tutta la vita, se non ti accadono cose inaspettate. Come diventare Papa, per esempio. All’arcivescovado giurano che il biglietto aereo per Roma di monsignor Bergoglio era di andata e ritorno, «anche perché è quello che costa meno». Padre Lorenzo de Vedia detto Toto, l’amico parroco della favela, apre l’agenda e mostra il cerchio sul 20 di aprile. «Ecco qui: obispo, inauguración». Cioè il vescovo era atteso per quel sabato, primo giorno del nuovo centro per ragazzi Padre Daniel de la Sierra. Nastro, benedizio-

Viaggio nel quartiere che dà del tu al Papa Padre Lorenzo: «Presto lo rivedremo qui» Buenos Aires, il compagno di classe: sempre in strada con il pallone tra i piedi

L’amico parroco «Se a Roma continuerà a comportarsi come ha fatto qui, per il Vaticano sarà una rivoluzione» ne, applauso. Tutto sobrio, come il mondo ormai sa. «E se quel giorno si presentasse per davvero?», scherza il religioso. E invece accadono cose, sospira Nestor Carabajo, preside in pensione, uno dei tre compagni di scuola ancora vivi del piccolo istituto tecnico frequentato dopo i 13 anni dal giovane Jorge. «I nostri genitori ci mandarono là a studiare chimica, era un modo per trovare presto un lavoro, per chi non poteva andare all’università. Lui era bravo in letteratura e religione. Ma non pensava solo a studiare. Il lunedì pomeriggio era sacro per il calcio. Prima lunghe discussioni e prese in giro sulle partite della domenica, e poi in strada a giocare». Se la cavava? «Bah, come tutti, senza infamia e senza lode. E qualche vetro l’ha centrato anche lui». L’ormai famosa metafora della «fine del mondo» in realtà non si riferi-

sce a Buenos Aires. È il modo con cui gli argentini chiamano la loro Patagonia. Ma sulle labbra di papa Francesco l’espressione è suonata benissimo. La città «eterna come l’acqua e l’aria», secondo un celebre verso di Borges, è un sogno sempre esistito, non l’ha mai fondata nessuno, dice-

va il poeta. Sta lì, nel mezzo del nulla, ignorando il grande fiume che la bagna, la pampa che la circonda, il resto dell’Argentina. Andarsene è difficile, tutto è lontano. Si nasce qui e si sceglie una vita. A partire da una squadra per cui tifare, che non cambierà mai. Il piccolo Jorge sceglie il

San Lorenzo, non è una delle tre grandi di Buenos Aires, si soffre molto e si vince di rado. In fondo sarebbe rimasto un club di quartiere, se non fosse successo qualcosa a Roma mercoledì sera. Ieri la squadra del Papa — regolare tessera n. 88235N — ha giocato a Santa Fé, una partita

qualunque, ma è successo il finimondo: biglietti introvabili, maglietta speciale «papa Francesco», cori che inneggiavano a un Pontefice come nemmeno ai tempi di Wojtyla. E verrà ribattezzata Papa Francisco la calle Membrillar dove è nato Bergoglio, nel quartiere di Flores. Tutta la topo-

grafia papale dei primi anni è qui attorno, in questa zona della città immutata nel tempo, senza grattacieli e turisti: l’asilo, la scuola elementare, la casa della prima e unica fidanzatina — l’ormai celebre Amalia — e la chiesa San José de Flores, dove un giorno arrivò la vocazione. Non vive più nessuno della famiglia qui attorno, e le troupe delle tv mondiali si sono allora spostate a Ituzaingo, nella periferia della capitale. Qui la sorella Maria Elena sorride e risponde, anche se dopo tre giorni comincia a perdere colpi. L’ultima rivelazione che il Papa è un ottimo cuoco. Specialità gamberi ripieni e risotto. Insomma, non è solo per austerità che Bergoglio si cucina da solo. E per andare alla villa miseria, o favela, chiamata 21-24 ha ragione ancora una volta l’ex arcivescovo di Buenos Aires: l’autobus numero 70 è il modo più comodo dal centro. Anche se non il più sicuro, con l’aria che tira qui intorno. Tutti qui confermano: non l’abbiamo mai visto arrivare in macchina. E non accettava passaggi per tornare a casa. È il primo giorno di catechismo nella chiesa Virgen de los Milagros de Caacupé, decorata dagli migranti dal Paraguay. Padre Toto sale sull’altare con una foto del Papa e i bambini applaudono. Poi ci dice: «Se a Roma continuasse a comportarsi come qui, per il Vaticano già sarebbe una rivoluzione storica. Basterebbe questo». Tornerà a trovarvi? «Non ho dubbi, assai presto». Magari non arriva con il 70.

Rocco Cotroneo © RIPRODUZ ONE RISERVATA

L’eredità del cardinale di Milano

QUANDO MARTINI MI SPIEGÒ CHE QUESTO È IL PONTEFICE DI CUI LA CHIESA HA BISOGNO di GEORG SPORSCHILL

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e considero le biografie di papa Francesco e del cardinale Carlo Maria Martini riconosco molte corrispondenze. L’agenda Martini per l’elezione del Papa, come fu chiamato il mio ultimo colloquio con l’arcivescovo di Milano, conduce esattamente alla personalità del nuovo Pontefice. È quasi come se il cardinal Martini avesse avuto quest’uomo davanti agli occhi, quando espresse il proprio dolore per la Chiesa europea stanca e tracciò l’immagine di un Vescovo e Papa attrezzato per le attuali sfide. Un pastore nella Chiesa dovrebbe avere o assicurare attraverso il suo seguito più stretto la vicinanza alla gente e soprattutto la compassione per i poveri e i giovani. Il nuovo Papa proviene da una semplice e numerosa famiglia italiana di emigranti in Argentina e ha acquisito una grande conoscenza e competenza sociale. Bergoglio è gesuita e ha elogiato la povertà, che ha vissuto in prima persona anche come arcivescovo di Buenos Aires, interprete di uno stile di vita semplice, lontano dal protocollo di Palazzo, vicino alla gente e a quanti subiscono ingiustizie, per il quale si è guadagnato la fama di «Vescovo dei poveri». Una predilezione per i poveri che non verrà meno

adesso che risiede in Vaticano. Riuscirà a trasformarla in nuove energie per la Chiesa? Grazie alla spiritualità gesuita, Bergoglio ha imparato ad apprezzare la libertà. Il fondatore dell’ordine, Ignazio di Loyola, confidava che Gesù fosse radicato e vivesse in ogni confratello. Con queste radici profonde, coltivate attraverso gli esercizi spirituali, il gesuita guadagna una libertà con la quale può avventurarsi in ogni opera, luogo o incontro. Là dove c’è più bisogno. E con questa libertà guadagna anche il corag-

La libertà contro il potere Per abbattere il sistema di potere in Vaticano ha bisogno di una libertà pari a quella di Giovanni XXIII gio di affrontare i potenti quando affliggono gli uomini. Bergoglio lo ha fatto più volte in Argentina e ha rischiato il conflitto con il governo e i poteri economici. Questa libertà, che si giustifica in Dio, sarà necessaria al nuovo Papa per abbattere il sistema di potere nella Chiesa europea e nelle strutture del Vaticano. Il fatto che il Pontefice venga dal Sudamerica da una parte gli consente una di-

stanza dai problemi romani ed europei, dall’altra comporta anche una debolezza. Ce la farà contro le strutture antiche, ha davvero le energie per cambiarle? Ha bisogno di molta forza interiore e di una libertà pari a quella di Giovanni XXIII. Il nuovo Papa non avrà alcuna risposta diretta alle domande europee. Ma ascolterà la gente. Risolverà i conflitti. Attraverso la sua elezione le Chiese continentali e locali guadagneranno in consapevolezza rispetto alla vecchia Europa. Si scontreranno culture diverse con approcci conservativi e socialmente rivoluzionari. Oggi nessun vescovo osa dire ciò che il cardinale Bergoglio diceva in Argentina sui rapporti omosessuali. Papa Francesco, che nel suo Paese denunciava gli eccessi dell’economia di mercato e la corruzione, infiammerà le domande attuali della Chiesa europea. Confido nel fatto che nelle controversie le parti interlocutrici di buona volontà trovino una risposta. Ma nel breve potrebbero esserci fratture pericolose. Attraverso le fratture dei muri spessi può, però, passare il Nuovo. Il nuovo Papa argentino porta con sé anche fardelli personali. Gli è stata contestata un’eccessiva vicinanza con la giunta militare. È difficile giudicare ciò da fuori, perché, come responsabile di una grande comunità,

doveva cercare il dialogo ed essere prudente. Sicuramente non era un rivoluzionario nell’ordine governativo o nella Chiesa. Forse si era troppo adattato al Potere, cosa di cui più tardi si è scusato. Di più non ci si può aspettare da un uomo. Nessuno è senza colpa, il punto è se insistiamo nell’errore o impariamo da questo. Interessante, come tutti hanno rilevato, è poi il nome che il Papa ha scelto: Francesco. Come gesuita ho pensato subito ai Santi della generazione fondatrice dell’Ordine, a Francesco Saverio, il grande missionario della Chiesa che nel XVI˚ secolo raggiunse l’Africa, l’India, il Giappone. Apprese le lingue straniere, rispettò le culture e con la sua devozione aprì le porte della Cina ai missionari gesuiti. Il Papa ha fatto, in verità, riferimento a Francesco di Assisi per affermare come programma la vita semplice e la critica della ricchezza. Corre voce che nel Conclave del 2005 il cardinale Bergoglio fosse il concorrente del cardinale Ratzinger. Dietro Bergoglio c’era il cardinale Carlo Maria Martini, ritiratosi in partenza a causa dell’insorgere del morbo di Parkinson. Si dice che quel giorno Martini prese per la prima volta il bastone e che i due gesuiti avrebbero spianato il terreno a Papa Benedetto XVI. Non sappiamo se fu così. Ma, forse, la voce indica il percorso su cui lo Spirito Santo ha condotto la Chiesa, e che oggi porta al futuro. Padre Georg Sporschill, 66 anni, gesuita austriaco, ha scritto il libro intervista al cardinal Martini «Conversazioni notturne a Gerusalemme» (Mondadori, 2008) (Traduzione di Ettore Claudio Iannelli) Grotta Il Papa prega nella grotta di Lourdes nei giardini del Vaticano (Reuters)

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Domenica 17 Marzo 2013 Corriere della Sera


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Corriere della Sera Domenica 17 Marzo 2013

La crisi dell’euro Nicosia

miliardi di euro È l’ammontare dei depositi trasferiti dalle banche russe a quelle cipriote. Mosca ha già varato 2,5 miliardi di aiuti per Nicosia

Una tantum fino al 9,9% dei depositi. Corsa ai Bancomat

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I ministri finanziari dell’eurozona e il Fmi hanno dato l’ok «di principio» a un pacchetto di aiuti per Cipro fino a 10 miliardi di euro. In cambio il governo di Nicosia tasserà i depositi bancari per 5,8 miliardi di euro.

miliardi di euro L’aiuto che arriverà da eurozona e Fondo monetario. Cipro aveva chiesto fino a 17,5 miliardi, pari quasi al suo debito pubblico

BRUXELLES — Domani sarà «Kathari deftera» o il «lunedì pulito», primo giorno di Quaresima per i cristiani ortodossi. E soprattutto per i cittadini di Cipro: infatti poche ore dopo, martedì mattina, le banche effettueranno sui loro conti correnti un prelievo una tantum straordinario del 6,7%, per i depositi fino a 100 mila euro, o del 9,9% per quelli superiori. Una Quaresima nei portafogli: è il pedaggio imposto dall’eurozona, insieme con una ritenuta alla fonte sugli interessi, in cambio del prestito da 10 miliardi che dovrebbe salvare l’economia disastrata dell’isola mediterranea. Reazione immediata, già ieri: ciprioti e correntisti non residenti — soprattutto russi — in coda agli sportelli Bancomat per un ultimo prelievo al volo (la misura riguarda tutti), e poi chiusure affannose a catena per le banche cooperative, di solito aperte anche al sabato. Il governo ha bloccato ogni trasferimento di denaro via Internet in questo fine settimana. Oggi il presidente Nicos Anastasiades rivolgerà un appello alla nazione, per invocare la calma. Chissà come andrà domani. Questa è la quinta nazione del pianeta euro salvata da Bruxelles (dopo Grecia, Portogallo, Irlanda e Spagna), ma è la prima volta che ai cittadini viene imposto un contributo diretto. La decisione dell’Eurogruppo — il vertice dei ministri finanziari dell’eurozona — è giunta

Al Bancomat A Cipro, ieri clienti in coda per prelevare contanti prima della tassa straordinaria

ieri all’alba, dopo 11 ore di negoziato estenuante. Il fronte “rigorista” del Nord — Germania, Finlandia e altri — frenava, il Centro-Sud spingeva per il «sì»: fors’anche perché qualcun altro teme di dover bussare prima o poi alla stessa porta. Sul piano giuridico, il prelievo suscita ancora dubbi. Sharon Bowles, presidente della commissione Affari economici dell’Europarlamento, si dice «sconvolta»: facendo passare come «tassa eccezionale» il prelievo sui depositi,

protesta, si aggirano le norme europee che garantiscono da sempre i conti correnti dei cittadini; tanto più se, come pare, si prevede anche un loro scambio più o meno forzoso con azioni delle banche stes-

La richiesta Il governo di Nicosia aveva chiesto a Bruxelles un intervento da 17,5 miliardi

se. Ma non si tratta solo del salvataggio di Cipro: «l’assistenza viene garantita — ha detto il neopresidente dell’Eurogruppo, l’olandese Jeroen Dijsselbloem — per salvaguardare la stabilità finanziaria dell’eurozona nell’insieme». Il governo di Nicosia aveva chiesto un intervento da 17,5 miliardi, quasi pari al Pil nazionale. Alla cifra di 10 miliardi decisa ora dovrebbe contribuire anche, per un miliardo, il Fondo monetario internazionale. E si parla già di un

L’imposta una tantum sarà del 6,75% per i depositi bancari sotto i 100 mila euro e del 9,9% per quelli oltre tale cifra. Prevista anche una ritenuta sugli interessi. Nella foto, il ministro delle Finanze di Cipro, Michael Sarris

I precedenti

2009: la Grecia rischia il default

2010: in Irlanda saltano le banche

2011: il Portogallo 2012: in Spagna si appella a Ue e Fmi crolla l’immobiliare

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Nel 2010 arrivano i primi 110 miliardi da Ue e Fmi alla Grecia. A ottobre 2011 un secondo salvataggio da 130 miliardi. Verrà tagliato il debito

In Irlanda, come risposta al crollo delle banche, arrivano a fine 2010 da Ue e Fmi 85 miliardi. L’Irlanda sta ora tornando sui mercati

Conti in disordine, speculazione e crollo della competitività costringono Lisbona a chiedere aiuto. A maggio 2011 Ue e Fmi versano 78 miliardi

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La bolla edilizia travolge il credito; l’eurozona a luglio 2012 destina 100 miliardi solo per le banche. La Spagna ne utilizzerà solo 39,5

probabile aumento dell’imposta sui redditi d’impresa: dall’attuale bassissimo 10%, un’eccezione assoluta in Europa, al 12,5%. L’obiettivo della zona euro è naturalmente quello di salvare nell’immediato le banche cipriote, devastate dalla crisi greca oltre che dalle loro acrobazie finanziarie; e poi, di contenere a medio termine la scalata del debito pubblico, che nel 2020 potrebbe raggiungere il 100% del Pil. Ci saranno contropartite al prestito in termini di riforme strutturali, misure di austerità: ma «il salvataggio è l’opzione meno onerosa», come ha spiegato il ministro delle Finanze Michael Sarris. Dal prelievo sui conti correnti, una sberla mai affibbiata alla Grecia, alla Spagna o al Portogallo, ci si aspetta di ricavare circa 5,8 miliardi di euro: sempre secondo Dijsselbloem, il prelievo è giustificato dal fatto che «la situazione di Cipro è unica» per via del suo «settore bancario ipertrofico». Il «lunedì pulito» dei cristiani ortodossi segna la fine di «Apokries», il Carnevale: per tradizione si fanno levare gli aquiloni, come per segnalare la liberazione dai pesi terreni. E in un certo senso, anche Cipro sta uscendo da un carnevale finanziario, che ha visto fra l’altro 14,5 miliardi di euro — probabilmente non tutti cristallini — trasmigrare dalle banche di Mosca a quelle di Nicosia; insieme con un prestito russo da 2,5 miliardi, di cui ora si chiede il raddoppio o la proroga fino al 2021. La Quaresima è arrivata anche nell’isola di Afrodite o Venere, come la chiamavano gli antichi, che non avevano conti in banca.

Luigi Offeddu loffeddu@corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA

La Bundesbank Il presidente Weidmann: «Se Roma si ferma non potrà contare sulla Bce. La crisi continua»

«Niente aiuti all’Italia senza le riforme» FRANCOFORTE — Il presidente della Bundesbank Jens Weidmann ha lanciato un monito forte all’Italia, affinché prosegua sulla strada delle riforme. Altrimenti, non si aspetti poi l’aiuto della Banca centrale europea. Infatti, ha spiegato il capo della Banca centrale tedesca, «se in Italia importanti personalità politiche parlano di abbandonare le riforme o addirittura discutono di un’uscita dell’Italia dalla moneta unica» e poi, «come conseguenza» di questa politica, «i tassi di interesse dei bond italiani tornano a salire» allora, conclude il giovane numero uno della Banca centrale tedesca, «questo fatto non può costituire la ragione di interventi della Banca centrale europea» in aiuto al BelPaese. Weidmann mette le mani avanti, con il settimanale «Focus» e, all’indomani della decisione presa dall’Eurogruppo in coda al Consiglio europeo di salvare Cipro, rafforza la sua posizione appe-

Il banchiere

Jens Weidmann

Jens Weidmann, 44 anni, a capo della Bundesbank, è considerato «un falco» del rigore finanziario. Si è sempre opposto — sulla linea del suo precedessore Axel Weber e dell’ex membro Bce Jurgen Starck — al piano antispread della Bce di Mario Draghi di acquisto illimitato di bond dei Paesi in difficoltà in seguito all’adozione di misure di rigore

na sfumata alcuni giorni fa: ricorda dunque agli italiani che sono «responsabili» delle loro scelte politiche. Proprio per questo motivo, aggiunge il banchiere 44enne, «una completa garanzia o un finanziamento dal parte della Bce sono esclusi dai Trattati». Un atteggiamento severo, al limite punitivo, ma non

certo nuovo quello assunto dalla Banca centrale tedesca, sospettosa nei confronti dell’Italia fin dalle trattative per la costituzione della moneta unica. La Bundesbank teme ora che i grandi Paesi europei come l’Italia — o la Francia — tornino a far peggiorare la situazione economica e finanziaria anche in Germania, dove invece la ripresa ap-

pare essere dietro l’angolo e il governo, a ridosso dalle elezioni politiche di settembre, ha anticipato la manovra per garantire il pareggio di bilancio con un anno di anticipo. Anche per questa ragione, a differenza di quanto sostenuto il giorno prima dal ministro delle Finanze, Wolfgang Schäuble e da Joerg Asmussen, suo collega tede-

Gli artigiani

Edilizia a picco, 62 mila imprese in meno Per le aziende di costruzioni il 2012 è stato un altro annus horribilis. Il settore, che conta 894.028 imprese, ne ha perse 61.844, con un saldo negativo dell’1,88% e 81.309 occupati in meno. Il bilancio è del rapporto Anepa Confartigianato: «È un quadro sempre più cupo, costellato da segni negativi, quello che caratterizza il settore delle costruzioni», è scritto nel rapporto. Non è andata meglio per le imprese artigiane, il 63,9% del totale con 571.336 aziende. Nel 2012 hanno chiuso 54.832 costruttori artigiani, con un saldo negativo

dell’1,96%. Le imprese edili sono strette in una morsa fatta di scarso credito bancario — in calo del 7,6% come ammontare — e di tempi di pagamento sempre più lunghi da parte dei committenti pubblici e privati: in media 180 giorni, vale a dire 115 giorni in più sulla media dei Paesi europei. Ancora più negativo il trend della produzione: -16,2% nel 2012, un crollo tre volte più intenso rispetto alla media Ue. Tra il 2007 e il 2012 il Pil del settore delle costruzioni è crollato del 21,8%, quasi tre volte superiore alla media dell’economia.

sco nel board della Banca centrale europea, Weidmann ribadisce in modo esplicito che «il peggio (nei mercati) non è ancora passato». Ed è «fallace e problematica anche l’impressione» che tutto sia tornato in ordine soltanto perché la situazione nei mercati finanziari è migliorata. In realtà, la valutazione della Bundesbank non è cambiata. L’istituto ribadisce che «la crisi dell’euro sarà passata quando saranno risolti i problemi strutturali dei Paesi». Timori che, solo pochi giorni fa, nel bilancio presentato per l’anno 2012, si sono concretizzati in accantonamenti per rischi pari a 14,4 miliardi di euro, quasi raddoppiati rispetto a quelli del 2011. Nel frattempo la Bundesbank lascerà metà delle riserve in oro a New York e a Londra — fra i 60 e i 70 miliardi — per coprire eventuali rischi di cambio.

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L’Europa al salvataggio di Cipro Con la tassa sui conti correnti

Il piano

L’analisi

NEL MIRINO GLI OLIGARCHI DI MOSCA

S

arà un bel salasso anche per loro, ma almeno salverà i depositi e gli asset che controllano tramite le banche dell’isola. Sono russi infatti buona parte dei soldi custoditi nelle banche cipriote. Tramite istituti registrati lì e società offshore, inoltre, vengono controllate moltissime compagnie che operano in Russia. «Se gli istituti di credito ciprioti venissero nazionalizzati, diverrebbero padroni di mezza Federazione Russa», ha commentato scherzando (ma non troppo) il blogger Aleksej Navalny, uno dei leader dell’opposizione. Il fatto è che dal crollo dell’Urss nel 1991, l’isola è diventata la principale base all’estero della finanza russa. Per entrare basta ottenere un visto “istantaneo” via Internet; per diventare residenti permanenti è sufficiente acquistare una villetta da 300 mila euro. Poi si opera liberamente, si pagano tasse del 5% sui dividendi e, naturalmente, si investe in Russia sotto il mantello europeo. Non a caso Cipro è da sempre il Paese dal quale proviene la maggior parte degli investimenti diretti fatti nella Federazione, il 28 per cento, vale a dire cinque volte le dimensioni dell’economia cipriota. L’accusa, respinta con sdegno dalle autorità dell’isola, è che i traffici finanziari tra i due Paesi nascondano schemi colossali di evasione fiscale (in Russia, cosa che secondo Cipro non dovrebbe preoccupare l’Ue) e di riciclaggio. L’anno scorso dalla Russia sono usciti illegalmente 37 miliardi di euro, secondo la Banca centrale. Il capo dell’avvocato Sergej Magnitsky, che morì in carcere dove fu mandato dopo aver denunciato funzionari pubblici corrotti, ha affermato che più di 20 milioni di quella frode sono finiti nelle banche cipriote. E la procura dell’isola sta indagando sull’accusa. Ma anche una grande banca come la Vtb è finita nel mirino delle autorità monetarie per operazioni che apparivano poco trasparenti. Come quando pagò a una società cipriota 457 milioni di dollari per apparecchiature che la stessa società aveva appena acquistato per 297 milioni. Un caso citato dal Financial Times. Alla fine del 2012 le banche russe (molte possiedono istituti ciprioti) avevano crediti nei confronti di società dell’isola operanti in Russia per una cifra superiore ai 30 miliardi di euro e depositi per oltre 8 miliardi: è evidente che anche Mosca tiene molto al salvataggio di Cipro. Per ora ha concesso 2 miliardi e mezzo di euro al 4,5% di interesse da restituire nel 2016. Mercoledì il ministro delle Finanze cipriota sarà in Russia per chiedere una estensione di cinque anni e la riduzione degli interessi.

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Domenica 17 Marzo 2013 Corriere della Sera

Esteri

New Delhi

Paramedici in piazza: salari più alti

Il caso Dopo il mancato rientro dei due marò

Contesa Italia-India L’Europa in campo per una mediazione

NEW DELHI — Centinaia di lavoratrici degli Anganwadi (centri sociali per il benessere materno-infantile) hanno manifestato ieri a New Delhi chiedendo di poter essere riconosciute come dipendenti pubblici e di avere migliori livelli salariali. Queste attiviste sono paramedici che operano in tutto il Paese (soprattutto nelle zone rurali), fornendo assistenza alle donne in fase di gravidanza e allattamento e poi ai bambini fino a 6 anni (Epa)

Bruxelles: una soluzione negoziale DAL NOSTRO CORRISPONDENTE

BRUXELLES — Ora si muove, e ufficialmente, anche l’Unione Europea. Per attenuare la tensione fra Italia e India legata al caso dei due marò, Bruxelles ha avviato una mediazione al più alto livello: «Siamo in contatto col governo italiano, con l’ambasciatore italiano in India e con il nostro ambasciatore a New Delhi — ha detto ieri Catherine Ashton, alto rappresentante per la politica estera della Ue —. Per ovvie ragioni posso dire molto poco, sono in corso colloqui tra Italia e India e dobbiamo vedere come vanno». Poco prima, la nota di un portavoce aveva già fatto capire che qualcosa si sta muovendo: «L’Ue prende nota della discussione in corso tra l’India e l’Italia e continua a sperare che una soluzione reciprocamente accettabile possa essere trovata attraverso un negoziato». Parole cautissime, ma che nel linguaggio diplomatico dei palazzi europei han-

Tensione

Diplomazia Roma ha annunciato che i due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, sotto processo per l’uccisione di due pescatori, non torneranno in India dopo il periodo di permesso in Italia. Subito dopo, la Corte Suprema di New Delhi ha invitato l’ambasciatore italiano Daniele Mancini (foto) a non lasciare il Paese

no un significato. E certamente ha avuto un peso a Bruxelles anche l’ultima nota del presidente Giorgio Napolitano, che ha auspicato «soluzioni amichevoli» alla questione: qualche parola da spendere, per facilitare la realizzazione di questo obiettivo, l’Europa deve pur averla. Qualcosa forse si muove anche in India, però. E anche qui, potrebbe esserci un primo riflesso dell’azione europea. Il ministro degli esteri Salman Khurshid invita alla riflessione coloro che chiedono reazioni dure contro l’Italia: potrebbero portare a «sacrifici», dice, «di cui bisogna essere consapevolmente pronti a pagare il prezzo». E si deve anche pensare «all’intensità delle relazioni nel passato e all’atteggiamento degli altri Paesi» (qui, forse, c’è un riferimento criptato alla Ue). Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, fucilieri di marina, sono accusati dalla Corte suprema indiana di aver ucciso due pescatori. Hanno avuto

un permesso per recarsi in patria durante le ultime elezioni, e poi Roma ha comunicato che non torneranno indietro. Per reazione, l’India sta limitando i movimenti sul suo territorio di Daniele Mancini, l’ambasciatore italiano, gli rende «difficile» (è un eufemismo) la partenza dal Paese: anche con una circolare di «allerta» diramata agli aeroporti locali. La mediazione Ue appena partita viene spiegata per adesso come «esplorazione, e assunzione di informazioni», in atto su piani diversi: contatti estremamente riservati, com’è facile intuire, e che avevano avuto un prologo qualche giorno fa. C’è già una scadenza im-

mediata: il 22 marzo dovrebbe scadere il permesso accordato dall’India a Latorre e Girone. E se davvero non dovessero tornare, i rapporti bilaterali peggiorerebbero ancora. Bruxelles spera di contribuire a una soluzione prima di quel momento. A New Delhi, c’è come in quasi tutti gli altri Paesi del mondo una delegazione o «ambasciata» della Ue, guidata in questo

caso dal diplomatico Joao Gravinho, il cui ruolo nei confronti dello Stato indiano è a tutti gli effetti quello di ambasciatore: è a lui e ai suoi collaboratori, che dovrebbe spettare il ruolo di «esploratori» sul posto, naturalmente in contatto con il collega italiano Mancini e con i due governi interessati. Per Bruxelles, è comunque una situazione delicatissima:

Cautela Il ministro degli Esteri indiano invita coloro che chiedono reazioni dure contro Roma a riflettere

Scadenza Bruxelles spera in una soluzione prima del 22 marzo, quando scadrà il permesso dei due marò

un problema bilaterale, fra uno Stato membro della Ue e un altro che non lo è, ma con risvolti che ormai vanno al di là del singolo caso. L’ambasciatore Mancini è coperto da immunità diplomatica, la Ue ha fra i suoi principi primari la libera circolazione delle persone: e se dell’Ue l’India non fa ovviamente parte, tuttavia — si fa notare sempre a Bruxelles — New Delhi ha firmato nei decenni con l’Europa accordi e convenzioni economiche e politiche, che si basano sui principi condivisi dalle democrazie di tutto il mondo.

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Violenza La donna in viaggio con il marito. Caccia agli aggressori

Ancora uno stupro di gruppo Vittima una turista svizzera Al riparo La turista svizzera 39enne accompagnata da agenti di polizia all’ospedale di Gwalior: la donna ha il volto coperto come si usa in India per proteggere l’identità delle vittime di violenza sessuale (Reuters)

Volevano raggiungere il Taj Mahal in bicicletta, risalendo dai templi dell’antica capitale Orchha verso i fasti di Agra, la perla degli imperatori Mogul nello Stato settentrionale dell’Uttar Pradesh. Il cammino di due turisti svizzeri si è spezzato venerdì in una foresta del Madhya Pradesh dove si erano accampati per la notte. Sono stati aggrediti nel sonno da una decina di uomini armati di bastoni che hanno immobilizzato lui e violentato lei, per fuggire con un bottino di 10 mila rupie (140 euro), un computer portatile e un cellulare. Un’aggressione feroce, tre mesi dopo la morte della studentessa di 23 anni torturata dal branco del bus di New Delhi che ha costretto l’India a fare i conti con il suo fondo oscuro. Le vittime sono riuscite a raggiungere la più vicina stazione di polizia e dopo aver sporto denuncia sono state accompagnate all’ospedale del-

la città di Gwalior, immediatamente assistite dal personale diplomatico elvetico. La donna, 39 anni, «è in stato di profondo choc». Partita la caccia all’uomo, dispiegamento di forze massiccio. La tv nazionale continua a trasmettere le immagini delle ricerche nella foresta. In base all’identikit fornito dalla coppia sono stati fermati e interrogati tredici uomini, sei sono stati rilasciati. Un nuovo banco di prova per le autorità, che dopo lo stupro di dicembre avevano promesso un giro di vite sui casi di violenza sessuale, uno ogni venti minuti: tolleranza zero, revisione della legislazione, riorganizzazione di poli-

Simboli La coppia era diretta al Taj Mahal, il mausoleo che fu costruito secoli fa per amore di una donna

zia e tribunali per estirpare gradualmente una cultura di prevaricazione e silenzio. Tra le misure raccomandate da un’apposita commissione nominata dal ministero dell’Interno, l’introduzione di uno specifico reato di stupro di gruppo punibile con almeno vent’anni di carcere. Il mese scorso Berna aveva diffuso un avviso di viaggio per allertare i cittadini sul «crescente numero di aggressioni sessuali» nel Paese asiatico. Dopo l’ultima violenza il governo svizzero ha invitato le autorità indiane a «fare il possibile per trovare rapidamente i responsabili». Le indagini proseguono. Per ora, la coppia diretta al mausoleo che fu costruito secoli fa per amore di una donna resta ospite in una pensione del distretto di Datia, pronta a collaborare.

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Esteri 19

Corriere della Sera Domenica 17 Marzo 2013

Strategie La mossa è vista anche come un segnale distensivo nei confronti della Russia

Sospeso lo scudo antimissile Usa Le difese trasferite sul Pacifico Il Pentagono: non sarà completato il sistema previsto in Europa WASHINGTON — Mosse e contromosse sul fronte orientale. La Corea del Nord minaccia, gli Usa rispondono con misure dilatate nel tempo. La catena di eventi si è aperta pochi giorni fa quando il dittatore nordcoreano Kim Jung-un si è fatto fotografare in un base d’artiglieria vicina all’arcipelago sudcoreano di Yeonpyeong. Un obiettivo a tiro di cannone, già colpito nel 2010. Una visita seguita, ieri, dall’avvertimento agli abitanti a lasciare l’isola per evitare guai. Parole che sembrano confermare i sospetti degli osservatori: Pyongyang potrebbe davvero lanciare un attacco dimostrativo per replicare alle san-

Corea del Nord Le minacce nordcoreane hanno accelerato il cambio di priorità zioni votate dall’Onu e alle esercitazioni congiunte Usa/Corea del Sud. Del resto il regime usa toni sempre più belligeranti, avverte sui rischi che una «scintilla» possa diventare «incendio» e prova, come è appena avvenuto, i suoi missili a corto raggio. Al netto della propaganda, nulla di buono. Davanti alle mattane del leader nordcoreano, gli Usa hanno reagito con una decisione che ha fatto discutere. Il segretario alla Difesa Chuck Hagel, alle prese con la sua prima crisi, ha annunciato il rafforzamento dei sistemi antimissile sulla costa occidentale degli Stati Uniti. Provvedimento che porterà, entro il 2017, allo schieramento di altri intercettori in alcune basi, dall’Alaska fino al Sud del Paese. Da 30 passeranno a 44. Ma per farlo il Pentagono pescherà dall’arse-

Chi è

Il segretario Chuck Hagel (foto Reuters), 66 anni, ex senatore repubblicano del Nebraska, è il segretario alla Difesa di Obama dal 27 febbraio scorso

nale destinato, inizialmente, a creare lo scudo antimissile in Europa. Si tratta di «una ristrutturazione», hanno spiegato i portavoce. Era infatti previsto che gli Usa completassero la cosidetta «fase quattro» con il dispiegamento in Polonia e in Romania degli apparati destinati a proteggere il continente dalla minaccia iraniana. Ora tutto slitterà. In base alla tabella di marcia è confermata l’installazione (entro il 2018) di un radar Tpy2 in Turchia e di 24 missili intercettori in Romania e Polonia. Non ci sarà invece lo schieramento (previsto per il 2022) di un nuovo tipo di ordigno che dovrebbe aumentare la capacità di fermare un vettore nemico. A incidere su scelte e priorità di Washington ci sono considerazioni economiche e diplomatiche. La «coperta» degli apparati è corta ma a

La strategia Nato finisce nel cassetto per affrontare la nuova sfida della Cina

di MASSIMO GAGGI

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ecidendo di installare nuove batterie di missili antimissile in Alaska e rinviando il dispiegamento di quelle pianificate dalla Nato per la Polonia, Barack Obama rafforza le difese del territorio statunitense da un possibile attacco nordcoreano, ma manda anche un messaggio distensivo alla Russia alla quale vuole proporre un altro «round» di disarmo nucleare bilanciato. L’annuncio del nuovo capo del Pentagono Chuck Hagel è il primo passo di quella politica di contenimento della spesa militare e di ribilanciamento della disposizione delle forze americane nel mondo che era stata annunciata da tempo dalla Casa Bianca: rafforzamento dell’apparato militare in Estremo Oriente a tutela dei crescenti interessi americani nel Pacifico. E creazione di uno scudo a protezione degli alleati, a partire da Giappone e Corea del Sud, che si sentono minacciati, oltre che dal regime di Pyongyang, dall’espansionismo e dalla crescente forza militare ed economica della Cina. Colpiscono, però, le modalità di questo ribilanciamento: rinviando il piano dei nuovi euromissili, la Casa Bianca fa venire meno uno degli elementi più significativi di quella strategia della «difesa intelligente» (e coordinata con gli alleati) che solo dieci mesi fa a Chicago era

stata al centro del vertice della Nato. Obama non aveva indietreggiato davanti all’irritazione di Mosca: aveva solo assicurato che i missili da installare in Polonia (comunque dopo diversi anni) avrebbero avuto come ruolo principale quello di difendere l’Europa da un possibile attacco missilistico dell’Iran. I russi mostrarono di non credere a quelle rassicurazioni e mandarono a Chicago una rappresentanza di livello molto basso. Ora, rinviando il progetto polacco (che viene confermato ma differito di alcuni anni), Obama, determinato com’è a ridimensionare la spesa militare, manda un segnale di collaborazione a Putin. Contemporaneamente cerca di rassicurare gi europei: Hagel ripete che rimane un «impegno d’acciaio» a difendere l’Europa da possibili attacchi. Agli alleati Nato perplessi può spiegare che oggi la priorità è quella di affrontare la minaccia nordcoreana che si è improvvisamente aggravata, mentre quelli che vengono da Teheran per ora sono pericoli solo potenziali. Decisione comprensibile quella degli Usa, tanto dal punto di vista militare quanto da quello geopolitico. Che, però, sembra essere stata presa in modo unilaterale. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Risparmi Alle considerazioni strategiche si aggiungono le esigenze di risparmio sui costi

questo si aggiunge il guaio del budget. Per finanziare il rafforzamento della difesa in chiave anti Nord Corea il Pentagono dovrà sborsare un miliardo di dollari. Dunque se spendi da una parte, sei costretto a togliere dall’altra.

Sri Lanka

Chuck Hagel è stato scelto da Barack Obama anche per gestire tagli a un bilancio comunque sempre importante. L’altro aspetto, invece, investe i rapporti con Mosca. La Russia ha più volte attaccato la creazione dello scudo missilistico in Europa sostenendo che diminuisce la sua capacità di deterrenza. A suo giudizio la storia dell’Iran è solo un pretesto. Il Cremlino ha anche minacciato un blocco dei negoziati sul disarmo e lo schieramento dei missili nucleari tattici Iskander nell’enclave di Kaliningrad, tra Lituania e Polonia. Ora con lo stop alla quarta fase Washington può lanciare un messaggio al Cremlino. Infatti, alcuni analisti sostengono che potrebbe esserci presto un nuovo round di colloqui tra Russia e Stati Uniti. Colloqui che vanno nella direzione indicata di recente dal presidente Obama sulla possibilità di trattare una nuova riduzione dell’arsenale nucleare. Le manovre della Casa Bianca inevitabilmente hanno provocato le critiche dei repubblicani. A loro giudizio Obama fa un favore ai russi, costerà altro denaro ai contribuenti e scontenterà gli alleati europei. Riserve anche da parte di qualche esperto che ritiene non proprio affidabile il sistema antimissile. E poi aggiungono: i nordcoreani non hanno ancora i mezzi per colpire la costa occidentale degli Stati Uniti. Però è vero che ci stanno lavorando. E con grande impegno.

Buddha tatuato Respinto turista inglese

Guido Olimpio

COLOMBO — Respinto ai controlli immigrazione a causa di un tatuaggio di Buddha sul braccio. È successo all’aeroporto internazionale Bandaranaike della principale città dello Sri Lanka a un turista britannico che, interrogato sul tatuaggio, avrebbe parlato in modo poco rispettoso della religione della maggioranza singalese dell’isola. «Se avesse ripetuto quelle frasi una volta entrato nel Paese, avrebbe causato una minaccia per la sua stessa incolumità», ha spiegato a un giornale locale il funzionario che l’ha fermato. Il tema del rispetto religioso è molto sentito nell’ex colonia britannica: ad agosto tre turisti francesi erano stati condannati a sei mesi di carcere con la condizionale per aver posato per delle foto fingendo di baciare una statua di Buddha. Sono circa un milione i turisti che hanno visitato lo Sri Lanka nel 2012.

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20 Esteri La storia

Domenica 17 Marzo 2013 Corriere della Sera

Il ministero della Salute ha comunicato i numeri della politica del figlio unico: 196 milioni gli uomini e le donne sterilizzati dal 1971 a oggi

Cina, 330 milioni di aborti in 40 anni Ma entro il 2015 dovrebbe essere concesso alle coppie di avere un secondo figlio DAL NOSTRO CORRISPONDENTE

Giochi

PECHINO — Nel 1971 la Cina cominciò ad «incoraggiare» le coppie a fare meno figli per evitare l’esplosione della bomba demografica. Nel 1980 il regime impose la «politica del figlio unico». Ora il ministero della Salute ha comunicato i numeri di questa imposizione: dal 1971 i medici cinesi hanno praticato 336 milioni di aborti e hanno sterilizzato 196 milioni di uomini e donne, oltre ad avere impiantato 403 milioni di spirali intrauterine. In base a questa contabilità dell’aborto, nella Repubblica Popolare sono state interrotte in media oltre sette milioni di gravidanze all’anno per quarant’anni. Secondo la «Commissione per la popolazione nazionale e la pianificazione familiare», incaricata di gestire la politica del figlio unico, senza restrizioni, aborti e sterilizzazioni, la popolazione cinese (che supera il miliardo e trecento milioni) sarebbe cresciuta di un altro 30 per cento. Un altro effetto dello stretto control-

Un gruppo di bambini cinesi a Guangzhou (la vecchia Canton) (foto Tim Graham/Corbis). Senza le restrizioni sulle nascite imposte dal governo la popolazione sarebbe cresciuta del 30% negli ultimi 40 anni

lo è lo squilibrio di genere: i maschi sono 34 milioni più delle femmine, perché quando una coppia scopre di aspettare una bambina, sapendo che poi non potrà avere un altro bimbo, spesso ricorre a un aborto selettivo. Nella Cina diventata seconda potenza economica del mondo, con

una nuova classe media molto istruita e urbanizzata, diverse voci si sono levate per invocare la libertà di poter costruire famiglie senza l’intromissione oppressiva dei pianificatori statali. I giornali hanno cominciato a raccontare casi di applicazione ottusa e

feroce della legge: le punizioni sono lasciate alla discrezionalità (spesso all’arbitrio) delle autorità amministrative e possono variare dalla multa fino al licenziamento dal lavoro per il padre o la madre. L’ultimo episodio tragico è successo il mese scorso nella provincia meridionale dello

34 milioni più delle femmine i maschi nel Paese: spesso quando una coppia scopre di aspettare una bambina ricorre all’aborto selettivo

300 mila yuan (35 mila euro) la multa a Pechino per chi viola la legge e ha figli «illegali» (la sanzione varia a seconda del reddito e della zona)

Zhejiang: in casa di due genitori che avevano violato la regola si sono presentati 11 agenti del locale ufficio pianificazione. Il padre ha preso in braccio il piccolo di 13 mesi ed è fuggito nel cortile, mentre la moglie veniva portata via per essere interrogata. Non si è capito bene come, ma il bambino è stato investito e ucciso dall’auto dei funzionari. Le multe per chi ha violato la legge del figlio unico possono essere molto pesanti e variano a seconda del reddito della zona in cui nasce il bimbo «illegale»: a Pechino si può arrivare fino a 300 mila yuan (35 mila euro). Ci sono dei genitori che non potendo pagare nascondono il piccolo, non lo registrano. Questo però lo condanna a una vita clandestina: niente assistenza ospedaliera e niente scuola. L’unica soluzione è corrompere qualche funzionario. Ora c’è grande attesa, dopo alcuni segnali arrivati dal governo centrale. L’odiata «Commissione per la popolazione nazionale e la pianificazione familiare» è stata abolita e le sue competenze passate al ministero della Salute. L’«Agenzia per lo sviluppo economico» ha raccomandato un allentamento della politica: entro il 2015 dovrebbe essere consentito a tutte le coppie di avere un secondo figlio. Questa concessione è già in vigore per alcune zone rurali, per alcune minoranze etniche e per i genitori che sono a loro volta figli unici. Ma soprattutto, sono i dati dell’economia che spingono a un ripensamento: nel 2012 per la prima volta in Cina è cresciuto il «tasso di dipendenza» che compara la forza lavoro con la somma di anziani e minori. I pianificatori di Pechino temono che questa tendenza possa portare a una carenza di mano d’opera nella «fabbrica del mondo».

Guido Santevecchi © RIPRODUZIONE RISERVATA

Onu, la protesta islamica non ferma i diritti delle donne

di MONICA RICCI SARGENTINI

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i avevano provato i Fratelli musulmani egiziani a non far passare all’Onu la Dichiarazione che condanna ogni forma di violenza contro le donne. Nei giorni scorsi, attraverso il sito web, avevano lanciato un appello a tutti i Paesi islamici perché bocciassero il documento che, secondo loro, «contiene articoli contro l’Islam e la sunna, che porteranno al sabotaggio della morale musulmana e alla demolizione della famiglia». Parole che sono cadute nel vuoto. Ieri 131 Paesi su 198 hanno firmato la Carta che chiede protezione, promozione di diritti umani e libertà fondamentali per donne e bambine. Lo schiaffo più forte ai Fratelli musulmani l’ha dato Mervat Tallawy, capo della delegazione egiziana, quando ha firmato il testo di 17 pagine senza colpo ferire. «Credo nella causa delle donne — ha detto Tallawy —. Non prendo denaro dal governo, lavoro in modo volontario e se vogliono farmi fuori possono farlo. Ma non cambierò idea sull’argomento. Le donne sono schiave in questa era, e questo è inaccettabile. Soprattutto nella nostra regione». In Egitto, secondo alcuni dati, l’83% delle donne è stata molestata sessualmente. Gli islamici egiziani, la più potente forza politica nel Paese dalle rivolte del 2001, avevano proposto un emendamento al testo che avrebbe consentito a ogni Stato di modellare la Carta in base alle proprie leggi. Ma si sono ritrovati isolati e alla fine a votare contro il documento sono stati solo i libici mentre gli altri Paesi che avevano espresso perplessità, tra cui Iran, Sudan e Arabia Saudita, hanno firmato. Tra i punti considerati inammissibili c’è la «piena uguaglianza nel matrimonio» che toglie ai mariti l’autorità sul divorzio e consente di denunciare il coniuge violento e la garanzia di libertà sessuale per le ragazze compreso l’accesso ai contraccettivi. Ora però bisogna passare dalle parole ai fatti. L’ha ricordato il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, quando ha detto di «sperare che tutti i partner che sono arrivati a questa storica sessione ora trasferiscano l'accordo in azioni concrete». Il documento, infatti, non è vincolante ma «esorta tutti i Paesi a condannare ogni forma di violenza contro le donne e le bambine, e ad astenersi dall’invocare qualsiasi costume, tradizione o considerazione religiosa per non rispettare i propri impegni a favore della sua eliminazione». Il messaggio è forte e chiaro. © RIPRODUZIONE RISERVATA


Esteri 21

Corriere della Sera Domenica 17 Marzo 2013

Il 16, 17 e 18 marzo 1938 l’Aviazione Legionaria italiana compì il primo bombardamento aereo di una grande città: Barcellona. Lo raccontiamo con due articoli che compaiono oggi anche su «La Vanguardia», quotidiano di Barcellona di cui Enric Juliana è condirettore

di ENRIC JULIANA

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el marzo del 1938, gli abitanti di Barcellona — e quelli delle altre città catalane — sapevano bene cosa fosse un bombardamento aereo. La città era già stata attaccata più volte dall’Aviazione Legionaria italiana, che aveva sede a Maiorca, ma il primo bombardamento a tappeto era arrivato dal mare, il 13 febbraio 1937, otto mesi dopo l’inizio della Guerra Civile, quando l’incrociatore italiano Eugenio di Savoia aveva riversato il fuoco delle batterie contro il quartiere centrale. Tra il 16 e il 18 marzo del ’38, però, l’aria tremò in un modo diverso. Il bombardamento, lento, prolungato nel tempo, non finiva mai. Quando le sirene si zittivano e sembrava che il pericolo fosse cessato, l’allarme suonava di nuovo. Tredici attacchi in 40 ore. E, non appena si seppe di una forte esplosione nel centro della città, fu il panico generale. Un incidente incredibile e tragico: una bomba aveva colpito un camion militare che trasportava in centro un carico di dinamite e aveva provocato una strage. Cominciò a circolare la voce che gli italiani stessero testando un nuovo tipo di esplosivo e migliaia di persone iniziarono a scappare verso le periferie. Tre giorni dopo, quando quell’incubo terminò, l’aviazione italiana aveva ucciso oltre 900 persone e causato 1.500 feriti, intasando gli ospedali. Aveva generato il panico e, soprattutto, aveva demoralizzato la popolazione. I barcellonesi sapevano che la Repubblica e la Generalitat (il governo autonomo catalano) avevano perso la guerra. Barcellona era stata bombardata in quel modo per impressionare Hitler. Il 12 marzo del 1938, il regime nazionalsocialista tedesco aveva portato a termine l’Anschluss, l’annessione dell’Austria al Terzo Reich. Non era una buona notizia per Benito Mussolini, che aveva cercato di tenere in piedi il governo autoritario del cancelliere Dollfuss, padre di un austrofascismo che si opponeva alla perdita di sovranità nazionale. Mussolini era preoccupato. Doveva mandare un «segnale» a Hitler, un messaggio per ricordare ai tedeschi, e a tutta l’Europa, la potenza del regime fascista. Era ancora fresco, troppo fresco, il ricordo della sconfitta italiana nella battaglia di Guadalajara (8-23 marzo 1937), e varie associazioni antifasciste si preparavano a festeggiare a Parigi il suo primo anniversario. Serviva una prova di forza. Mussolini dette l’ordine. Nel marzo del 1938 era passato quasi un anno dal violento bombardamento di Guernica, compiuto dalla Legione Condor tedesca. Questa piccola città basca di cinquemila abitanti era stata completamente distrutta, il 26 aprile 1937, da un attacco devastante che si era avvalso di bombe in-

di DINO MESSINA

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he nei cieli e per le strade di Barcellona tra il 16 e il 18 marzo 1938 fosse avvenuto qualcosa di terribile gli italiani lo appresero subito attraverso le corrispondenze del Corriere della sera, il più diffuso giornale italiano, dal 1925 controllato dal regime. Già il 18 marzo il quotidiano milanese titolava: «Il popolo di Barcellona chiede la resa», il 20 avvertiva: «Barcellona abbandonata da centinaia di migliaia di abitanti — scene di terrore e di rivolta». E il 21: «Barcellona stremata». I corrispondenti come lo scrittore Guido Piovene o l’inviato Mario Massai sottolinearono la gravità dell’impatto che i bombardamenti dell’aviazione italiana avevano avuto sul corso della guerra ma si guardarono bene dal denunciare, come fece il Times di Londra, che almeno seicento abitanti in tre giorni avevano perso la vita (in realtà circa il doppio), tantissimi bambini, per lo più residenti nei quartieri popolari. Fu subito chiaro, insomma, che la strage non era stata causale ma voluta, per un preciso ordine arrivato all’improvviso da Benito Mussolini in persona. Tutto scritto, tutto documentato dalle cronache dell’epoca, nelle pagine del diario del ministro degli Esteri italiano e genero del Duce, Galeazzo Ciano, nei libri scritti dagli storici italiani, da Giorgio Rochat (Le guerre italiane 1935-1943) a Lucio Ceva, Spagne 1936-1939. Eppure ben poco della verità sull’orrore scatenato dai bombardieri italiani decollati dalle Baleari con l’ordine preciso di colpire e seminare terrore è giunto alla nostra opinione pubblica. Per prendere coscienza delle responsabilità italiane nel primo civil bombing di una grande città europea forse occorrerebbe un atto pubblico simile a quello compiuto dal presidente tedesco Roman Herzog che nel 1997, nel sessantesimo anniversario di Guernica (26 aprile 1937), chiese scusa alla

Barcellona 1938

Il ricordo Guerra civile spagnola: in tre giorni oltre 900 civili vittime delle bombe

COSÌ LA MORTE ARRIVÒ DAL CIELO LA STRAGE CHE PESA SUGLI ITALIANI 75 anni fa gli aerei di Mussolini colpirono Barcellona

Guerra civile Tra il 1936 e il 1939 la Spagna fu devastata da una sanguinosa guerra civile che vide, da una parte, i nazionalisti guidati dal generalissimo Francisco Franco, dall’altra i repubblicani che obbedivano al governo democraticamente eletto. Al termine del conflitto, vinto da Franco, i caduti, gran parte dei quali civili, furono circa un milione Alleati Le due parti in lotta furono appoggiate dagli schieramenti che allora dividevano l’Europa: con Franco la Germania nazista e l’Italia fascista; con i repubblicani l’Unione Sovietica e le Brigate internazionali di volontari di diversi Paesi Atrocità Durante tutto il conflitto furono commesse innumerevoli atrocità: esecuzione sommarie, stragi, vendette. Guernica, cittadina basca, fu rasa al suolo dai nazisti nel 1937, primo esempio di bombardamento a tappeto dall’aria. Barcellona fu invece colpita nel 1938 dagli italiani dell’Aviazione Legionaria, primo bombardamento di una grande città europea

cendiarie. Guernica, luogo simbolo per la nazione basca, era stata rasa al suolo. I resoconti per il Times del giornalista britannico George Steer, arrivato sul posto un paio di giorni dopo, avevano contribuito a diffondere la notizia e a trasformare quell’evento nel segno più tragico della guerra di Spagna. Il governo repubblicano volle che il dramma di Guernica fosse presente all’Esposizione Internazionale di Parigi del luglio 1937, e commissionò una grande tela al pittore Pablo Picasso. Un quadro che sarebbe diventato un simbolo universale. I bombardamenti di Barcellona non vennero dipinti da nessun artista famoso, ma catturarono l’attenzione della stampa europea e americana. Una delle reazioni più significative fu quella de L’Osservatore Romano, il quotidiano della Santa Sede, che li condannò nell’edizione del 24 marzo. Pio XI incaricò il nunzio Ildebrando Antoniutti di esprimere il suo disagio al generale Franco. Protestarono anche il primo ministro francese Léon Blum e il premier britannico Chamberlain. Diversi anni dopo, quando iniziarono i bombardamenti degli aerei nazisti su Londra, Winston Churchill disse: «Spero che i nostri cittadini si dimostrino in grado di resistere, così come fece la coraggiosa popolazione di Barcellona».

Dall’alto Un’immagine del bombardamento italiano di Barcellona. Sotto, gli aerei dell’Aviazione Legionaria, partiti dalla base di Maiorca, mentre sganciano il loro carico di morte. Benito Mussolini ordinò la distruzione della città catalana per «impressionare» Hitler e dar prova che l’Italia fascista era una «grande potenza militare» (Archivio Militare dell’Aeronautica Italiana)

Franco, in realtà, non ne sapeva nulla. Non questa volta. Dopo tre giorni, preoccupato per la risonanza internazionale della notizia, il quartier generale di Burgos chiese agli italiani di fermare l’attacco. L’Aviazione Legionaria italiana si muoveva su obiettivi segnalati in precedenza dal comando franchista, ma godeva di autonomia. Mussolini sosteneva i soldati ribelli e, allo stesso tempo, conduceva la sua guerra personale all’interno della guerra spagnola. La base di Maiorca, istituita nel 1936 dal leader fascista Arconovaldo Bonaccorsi, il «conde Rossi», rappresentava l’ambizione di creare un impero mediterraneo. Mussolini calcolava le sue mosse in funzione degli instabili equilibri europei e dei suoi complessi rapporti con il Vaticano. Nell’agosto del 1937, dopo la caduta della città di Bilbao, offrì ai nazionalisti cat-

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«Noi brava gente», lo stereotipo immeritato e le scuse mai presentate gente spagnola. Guernica-Barcellona un paragone azzardato? Nient’affatto. Altri se ne potrebbero fare. Per esempio con Durango, la cittadina della Vizcaya che il 31 marzo 1937 venne attaccata da squadriglie italiane che distrussero case e uccisero 289 persone. Barcellona tuttavia resta una pietra miliare del terrore e forse è venuto il momento, dopo aver analizzato per circa un ventennio gli effetti che la «guerra ai civili» ha avuto sul suolo italiano (dai rastrellamenti nazisti dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 ai bombardamenti dell’aviazione Alleata), che gli storici facessero uno sforzo pari in direzione diversa. Raccontarci, cioè, dall’Etiopia ai Balcani, dalla Grecia alla Spagna la guerra vista dalla parte delle vittime, con gli italiani nelle vesti di aggressori. Non che manchino studi di questo tipo, da Angelo del Boca in poi, ma si sente soprattutto in ambito divulgativo, una reticenza lontana. Quella che deriva dall’auto rappresentazione di «italiani brava gente», ma anche da una mancata Norimberga successiva al fascismo e, non ultimo, dal fatto di essere entrati nella Seconda guerra mondiale con una casacca e nell’esserne usciti con un’altra. Il bombardamento di Barcellona, così come tutti gli altri atti di terrore dall’aria durante l’aggressione alla Repubblica spagnola, è il frutto ideologico, militare e politico di una storia tutta italiana. Il punto di vista militare e ideologico risale a Giulio

tolici baschi la possibilità di una resa onorevole per far cosa gradita alla Santa Sede. Con il beneplacito di Pio XI, gli ufficiali baschi si arrendevano alle truppe italiane e avrebbero potuto lasciare la Spagna via mare. Quando Franco lo venne a sapere, andò su tutte le furie e ruppe l’accordo. Gli ufficiali baschi furono imprigionati, processati e molti di loro vennero fucilati. Si può affermare che la nascita dell’Eta nel 1959 — ventidue anni dopo il patto di Santoña — sia stata, in parte, il risultato di questa umiliazione. Dopo quel segno di moderatezza verso i baschi, il dittatore italiano ordinò che Barcellona venisse bombardata con violenza per impressionare Hitler e per cancellare ogni sospetto di debolezza. Oggi ricorrono i 75 anni di quell’evento. La Repubblica italiana, nata dalla vittoria sul fascismo, non ha colpe per un attacco tanto crudele. Mussolini, il dittatore, è stato giustiziato. E non si può dimenticare che nel 1946 il nuovo governo italiano, su proposta del leader comunista Palmiro Togliatti, varò un’amnistia generale. Barcellona e le altre città catalane bombardate, però, aspettano ancora un gesto dall’Italia democratica. (Traduzione di Sara Bicchierini)

Fumo Bomba a Barcellona (Arxiu Històric de la Ciutat)

Dohuet, che ben prima del britannico Hugh Trenchard, cioè negli anni Venti, con un’opera ancora oggi citata in tutti i manuali di strategia militare, Il dominio dell’aria, anticipò il concetto del «civil bombing»: «Immaginiamoci una grande città che, in pochi minuti, veda la sua parte centrale, per un raggio di 250 metri all’incirca, colpita da una massa di proiettili dal peso complessivo di una ventina di tonnellate...». Sembra la profezia di quanto sarebbe avvenuto a Barcellona dove i bombardieri Savoia Marchetti 79 in un paio di giorni sganciarono circa 44 tonnellate di esplosivi. E a un’azione dimostrativa che seminasse terrore, come ha raccontato anche Edoardo Grassia, pensava Mussolini quando pochi minuti prima di pronunciare alla Camera il suo discorso in reazione all’Anschluss dell’Austria da parte delle truppe di Hitler, diede l’ordine al Capo di Stato Maggiore della Regia aeronautica di «iniziare azione violenta su Barcellona con martellamento diluito nel tempo». Nessuna consultazione con altri organismi militari, nemmeno con Franco. Fu una decisione di Mussolini per seminare terrore. E nelle intenzioni anche una cinica operazione mediatica per recuperare terreno rispetto all’iniziativa di Hitler e magari rimediare alla figuraccia ancora non dimenticata della disfatta di Guadalajara. La riprova delle intenzioni di Mussolini si ha nel diario di Galeazzo Ciano, quando annota la reazione del duce alle proteste di parte britannica: «Quando l’ho informato del passo di Perth (ambasciatore inglese a Roma, ndr), non se ne è molto preoccupato, anzi si è dichiarato lieto del fatto che gli italiani riescano a destare orrore per la loro aggressività anziché compiacimento come mandolinisti». A Mussolini il progetto di trasformazione antropologica del popolo italiano non riuscì ma il fascismo portò «la brava gente» a macchiarsi di crimini di cui dobbiamo chiedere scusa. © RIPRODUZ ONE RISERVATA


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Domenica 17 Marzo 2013 Corriere della Sera

Cronache Firenze La manifestazione di Libera: un fiore per ogni vittima delle cosche. Napolitano: segnale di speranza e determinazione

Anche Prandelli marcia contro le mafie In 150 mila al corteo. Don Ciotti: critiche ai giudici e silenzio uccidono due volte

FIRENZE — Con quel fiore di carta stretto nel pugno, e brandito come una spada della pace, Giovanna sembra veramente la «pulzella» della giustizia. «Vi sconfiggerò con un sorriso», grida divertita mentre il suo volto si perde nel serpentone colorato delle 150 mila persone, per lo più ragazzi, che dalla Fortezza da Basso, a due passi dalla stazione di Santa Maria Novella, guadagna lo stadio per l’ultimo atto della grande manifestazione contro la mafia organizzata da Libera, quest’anno a Firenze per il ventennale della strage dei Georgofili. Altri 899 fiori, uno per ogni vittima (conosciuta) delle cosche, ondeggiano e si mostrano coloratissi-

Margherite I fiori arcobaleno in ricordo delle vittime di mafia: 900 quelle portate in corteo. Sopra don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, sul palco (Ansa)

Guarda il video con una chiamata gratuita al

mi con le loro scritte impresse sulla grande corolla: nomi dei caduti (che più tardi saranno ripetuti uno a uno dai familiari nell’area allestita davanti allo stadio) ma anche frasi ironiche e beffarde contro i boss. «I mafiosi sono intelligenti, gli man-

Istituzioni Il procuratore Quattrocchi: «Un tempo il mafioso si appoggiava al politico, ora si fa lui stesso politico»

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ca solo la parola», «La mafia nuoce gravemente alla salute», «La mafia non ha pizzo». Si legge e si ride, si guarda verso la testa del corteo e ci si commuove. Perché lì — seguiti dal fondatore di Libera don Luigi Ciotti, dal premio Nobel per la pace

Adolfo Peres Esquivel, dal magistrato Giancarlo Caselli, dal segretario generale della Cgil Susanna Camusso, dal sindaco di Napoli Luigi de Magistris, da Nando della Chiesa, dal procuratore di Firenze Giuseppe Quattrocchi, dal sindaco Matteo Renzi e dal ct della nazionale Cesare Prandelli e tanti altri — ci sono i familiari delle vittime delle stragi mafiose. Gioia e commozione si fondono e fortificano questo esercito che marcia nel ricordo dei momenti più oscuri con quello sguardo al futuro illuminato dall’ottimismo. Molto ancora c’è da fare per bloccare quello che il procuratore Quattrocchi chiama «capacità del fenomeno mafioso di pervadere il contesto sociale e farsi lui stesso istituzione» perché, spiega, se una volta «il mafioso si appoggiava al politico, adesso si fa lui stesso politico» e contro questa «infezione» solo la gente, il popolo, può essere il giusto anticorpo, magistratura e forze dell’ordine da sole non possono bastare. Eppure ieri, nel giorno dell’elezione di Pietro Grasso a presidente del Senato, ci si diverte nel vedere i ragazzi di Scampia saltare davanti allo striscione «No alla camorra, sì alla vita» e

Il ct e il sindaco L’allenatore Anche il commissario tecnico della nazionale di calcio Cesare Prandelli (nella foto, a sinistra, con il sindaco di Firenze Matteo Renzi) ha preso parte alla manifestazione di Libera contro le mafie Il richiamo «Essere qui — ha detto — significa ricordare e non dimenticare. La mafia è un problema di tutti, non di poche persone, e quindi tutti dobbiamo avere la sensibilità di affrontare questi argomenti con lo spirito giusto»

ci si entusiasma quando accanto alla lunghissima bandiera della pace si inizia a cantare la canzone dei Cento Passi dedicata a Peppino Impastato. «Serve un’antimafia sociale — spiega Giancarlo Caselli —, una partecipazione attiva della comunità, della cittadinanza, proprio come oggi». C’è Paolo Siani, ed è entusiasta: «Mio fratello Giancarlo avrebbe apprezzato questo modo di ricordare le vittime della mafia». C’è Franco La Torre, il figlio di Pio: «Non stupiamoci tutte le volte, questa è voglia di riscatto». Dopo due ore di marcia il corteo arriva allo stadio. Non si entra (e qualcuno ci resta male) ma ci si inoltra in uno spazio un po’ ristretto, con palco allestito accanto al «Franchi». È il momento più toccante. Si scandiscono e si applaudono i nomi delle vittime, si ascoltano le parole nel premio Nobel, l’argentino Esquivel: «La vostra lotta è anche la nostra, uniti per un mondo migliore». Susanna Camusso ricorda che anche il lavoro viene ucciso dalla criminalità organizzata e che «la crisi non ha indebolito la mafia ma ha favorito il suo ingresso nelle attività imprenditoriali». Don Ciotti definisce la mafia come la peste e chiede al mondo politico e istituzionale di non dividersi. E poi ammonisce: «Le parole irresponsabili sono gravi e favoriscono la mafia, come quelle di chi dice che i magistrati sono peggio della piovra. Sono parole che uccidono una seconda volta le vittime della mafia». Arriva il messaggio di Napolitano che parla di «segnale di speranza e determinazione»: «L’Italia ha sempre saputo trovare, nei momenti difficili della sua storia, la forza di reagire alle avversità, attingendo al suo straordinario patrimonio di civiltà di cui Firenze è esempio indiscusso». Poi tocca a Fiorella Mannoia parlare con la musica. E quando intona «Io non ho paura» i 150 mila cantano. Sorridendo, piangendo. E giurando che combatteranno, come ha chiesto don Ciotti, per «non farli uccidere una seconda volta anche con il silenzio» quei novecento eroi antimafia.

Marco Gasperetti

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Milano

Centri sociali in piazza per «Dax» assalti a banche e a un commissariato MILANO — Giornata di tensione a Milano per il decimo anniversario della morte di Davide Cesare detto «Dax», militante dei centri sociali ucciso a coltellate dal giovane di estrema destra Federico Morbi nella notte del 16 marzo 2003. Circa cinque mila manifestanti provenienti da tutta Italia e dall’estero (Francia, Germania e Grecia, soprattutto) hanno attraversato la città seguiti da un gruppo di oltre 300 militanti anarchici a volto coperto, con i caschi in testa e vestiti di nero. Lungo il percorso, i contestatori hanno attaccato una decina di banche, un commissariato (subendo il «contrattacco» della polizia a suon di lacrimogeni), una discoteca e una scuola militare. In mano, spranghe, piccozze, fumogeni e oggetti di fortuna. Prese di mira le filiali bancarie, devastate durante il percorso, in particolar modo in corso di Porta Romana, dove i fumogeni hanno dato vita anche a qualche

Scontri Un momento della manifestazione

principio di incendio. Occupati anche alcuni appartamenti comunali sfitti. Il sindaco Giuliano Pisapia, già avvocato della famiglia di Dax, condanna: «Non si risponde alla violenza con violenza. E proprio a Milano dove stiamo cercando di cambiare il modo di fare politica».

Alessandra Dal Monte Giacomo Valtolina © RIPRODUZ ONE RISERVATA


Cronache 23

Corriere della Sera Domenica 17 Marzo 2013

Il caso Il manager fermato il 14 febbraio: l’interrogatorio non era stato fissato entro i termini

Caserta

Mps, Baldassarri torna in libertà per un errore del giudice I pm chiedono nuovo arresto: pericolo di fuga. Subito riconvocato La vicenda

Le due inchieste sul Monte dei Paschi

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Le inchieste sulla vicenda del Monte dei Paschi di Siena sono due. La prima riguarda l’acquisizione di Antonveneta e le modalità di reperimento delle risorse per pagare i 9 miliardi in contanti a Santander. La seconda riguarda le presunte tangenti che i manager dell’area finanza Mps guidata da Gianluca Baldassarri avrebbero incassato nella compravendita di titoli

Gli ex vertici sotto accusa

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Tra gli indagati ci sono l’ex presidente del Monte dei Paschi di Siena Giuseppe Mussari, l’ex direttore generale Antonio Vigni, Marco Morelli e Daniele Pirondini, entrambi direttori finanziari in diversi periodi nel passato, l’ex responsabile dell’area Finanza a Londra Gianluca Baldassarri e il responsabile dell’area legale Raffaele Giovanni Rizzi

ROMA — È tornato in libertà per un errore del giudice. Gianluca Baldassarri, l’ex direttore dell’Area finanza del Monte dei Paschi accusato di associazione per delinquere, truffa, appropriazione indebita e turbativa del mercato, ha lasciato ieri pomeriggio il carcere di Sollicciano. E per l’indagine sulle spericolate operazioni finanziarie che sarebbero state compiute dai vertici della banca senese è stata un’altra giornata campale. L’irritazione dei pubblici ministeri si manifesta con una nuova richiesta urgente di misura cautelare. Ma a questo punto nulla è scontato e anche la difesa è pronta a dare battaglia. La svolta arriva venerdì scorso quando il giudice Ugo Bellini ordina la scarcerazione dell’indagato, ritenuto dall’accusa il capo di quella banda che percepiva il 5 per cento di ogni affare concluso da Mps. Il fermo di Baldassarri risaliva al 14 febbraio. I pubblici ministeri lo avevano bloccato a Milano motivando il provvedimento d’urgenza con il pericolo di fuga. Il giudice del capoluogo lombardo aveva convalidato la misura e trasmesso gli atti per competenza ai colleghi di Siena. Ed è qui che è accaduto il pasticcio. L’8 marzo Bellini conferma la detenzione del manager ma non fissa l’interrogatorio entro cinque giorni, come invece pre-

Ex direttore Baldassarri ieri e, a sinistra, il 14 febbraio

vede la legge. Un’occasione che il difensore Filippo Dinacci non si lascia scappare. Presenta istanza di annullamento dell’ordinanza e il giudice gli dà subito ragione. Due giorni fa il fax viene trasmesso al penitenziario che si trova a Firenze, ma la cella di Baldassarri rimane chiusa. «È sconcertante — protesta Dinacci — l’esecuzione del provvedimento deve essere immediata». Mentre l’avvocato sollecita la remissione in libertà, i magistrati cercano di correre ai ri-

Attesa Alle 14 di ieri l’ex direttore è uscito dal penitenziario. Dopo due ore era di nuovo davanti ai giudici per l’interrogatorio

pari, convinti che per l’indagato ci siano ancora «il pericolo di fuga e quello di reiterazione del reato, oltre al rischio di inquinamento delle prove». Venerdì sera i pubblici ministeri Antonino Nastasi, Aldo Natalini e Giuseppe Grosso depositano una nuova richiesta di custodia cautelare. Alle 14 di ieri, Baldassarri esce da Sollicciano. Due ore dopo è di nuovo davanti al giudice per l’interrogatorio. La sua linea di difesa non cambia: «Tutte le operazioni effettuate

Fiorenza Sarzanini

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A Catania

Il manager e i 18 milioni

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per conto di Mps sono regolari». Nelle scorse settimane i magistrati dell’accusa gli avevano sequestrato circa 18 milioni di euro. «Quei soldi sono miei — ha sempre affermato il manager — ma sulla loro provenienza mi avvalgo della facoltà di non rispondere». I pubblici ministeri ritengono che siano i proventi di attività illecite e per questo sono convinti che Baldassarri dovesse rimanere in carcere. Una linea che anche il gip, almeno apparentemente, aveva sposato. Nell’ordinanza di custodia cautelare dell’8 marzo Bellini aveva scritto: «A prescindere dalla gravità del reato per cui si procede, dei gravissimi indizi di responsabilità in capo a Baldassarri, gli elementi sintomatici del pericolo di fuga rendono difficilmente percorribile la strada di una misura cautelare non detentiva, ovvero della misura degli arresti domiciliari. In questo caso si finirebbe infatti per fornire una garanzia assolutamente inadeguata stante le condizioni e le qualità personali di Baldassarri che ha lavorato all’estero, conosce perfettamente l’inglese, ha uso e dimestichezza con viaggi e relazioni internazionali, possiede all’estero interessi e immobili, è in contatto con numerosissimi esponenti del mondo finanziario che gli possono fornire ospitalità e protezione, ha concluso affari avendo come interlocutori istituti finanziari esteri — soprattutto americani, tedeschi e giapponesi — come JpMorgan, Dresdner, Deutsche Bank, Nomura». Era dunque convinto, il giudice, che il carcere fosse l’unica soluzione. Ma poi con un errore di procedura, ha vanificato quanto lui stesso aveva deciso.

Eruzione dell’Etna, aeroporto chiuso e cinque voli dirottati

Baldassarri, l’ex direttore dell’area Finanza di Mps scarcerato ieri, è ritenuto dall’accusa il capo del gruppo che percepiva il 5 per cento di ogni affare concluso dal Monte dei Paschi. Nelle scorse settimane i magistrati gli hanno sequestrato circa 18 milioni di euro. «Quei soldi sono miei — si è difeso il manager — ma sulla loro provenienza mi avvalgo della facoltà di non rispondere»

La lava e la neve. È un’immagine suggestiva quella diffusa dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia di Catania. Mostra il nuovo cratere di sudest dell’Etna dove ieri sera «si è intensificata l’attività eruttiva, che aveva preso avvio la notte precedente con una debole attività stromboliana». Nel tardo pomeriggio un’improvvisa accelerazione con una altissima fontana di lava. L’eruzione si è conclusa intorno alle 20. L’aeroporto di Catania è stato chiuso per un’ora, cinque i voli dirottati su Palermo.

A 17 anni fa l’esattore per il clan della camorra CASERTA — A 17 anni, con un complice, ha tentato di estorcere denaro a un grossista di alimentari di Maddaloni (Caserta), presentandosi come emissario per conto del clan Belforte. La squadra mobile della Questura di Caserta, guidata dal vice questore Alessandro Tocco, ha bloccato e notificato al giovane, B.M., un’ordinanza di affidamento in comunità emesso dal gip presso il Tribunale dei Minorenni di Napoli. Sottoposto a fermo, invece, il complice del minorenne, Michele Madonna, 29 anni, già noto alle forze dell’ordine: è accusato di estorsione aggravata dal metodo mafioso. Entrambi sono stati ripresi dal sistema di video sorveglianza dell’azienda mentre effettuavano il loro raid estorsivo. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Tragedia nel 2009

Il pilota del Rio-Parigi «Ho dormito solo un’ora» «Stanotte non ho dormito abbastanza. Un’ora. Non è sufficiente». Sono le parole del comandante del volo dell’Air France Rio-Parigi, poco prima che l’aereo si inabissasse nell’Atlantico la notte del 1 giugno 2009, con 228 persone a bordo. Parole contenute nel rapporto giudiziario presentato l’estate scorsa al Tribunale di Parigi e visionato finora solo dagli avvocati. Secondo quanto sottolinea «Le Point», i piloti erano stanchi e anche per questo, oltre al malfunzionamento dei sensori di velocità, non riuscirono a rispondere all’emergenza. Anche il Bea, l’Ufficio inchieste degli incidenti aerei francese, parlò di errore umano ma senza fare riferimento al fattore «fatica» del comandante perché considerato un elemento relativo alla vita privata. © RIPRODUZ ONE RISERVATA

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Roma Banditi armati e a volto coperto aprono la serratura della porta di servizio con una carta di credito. La vittima è un principe

Diplomatico liberiano rapinato e picchiato in casa ROMA — Con una carta di credito hanno fatto scattare la serratura, non chiusa a chiave, della porta di servizio dell’appartamento. A volto coperto, pistole in pugno, hanno colpito il padrone di casa, portando via contanti e preziosi. Vittima dell’irruzione, nella sua abitazione ai Parioli, un principe liberiano, membro della rappresentanza diplomatica della repubblica africana in Italia. Erano da poco passate le 16 quando i due malviventi si sono presentati all’uscio del diplomatico, Salamè Bassan Omar, al secondo piano di una delle palazzine al 109/A di via Bruno Buozzi. L’ampio cancello di ingresso, quello per le auto, è nel caso

facilmente scavalcabile. Non ci sono videocamere di sorveglianza. Il portiere non lavora il sabato. Comunque siano entrati, i due banditi hanno sfruttato l’effetto sorpresa. In casa, oltre al diplomatico, c’erano sua moglie e due domestiche. E quando l’uomo, 68 anni, ha provato a fermare i ladri, è stato colpito da uno di loro prima con un pugno allo stomaco, poi con il calcio della pistola al capo. Setacciata la casa, i malviventi sono andati via con duemila euro circa in contanti, nove orologi, diamanti e preziosi ancora da valutare. Appena usciti, Salamè Bassan Omar ha chiamato la polizia. Una delle volanti intervenute avrebbe mancato per poco di

trovarsi faccia a faccia con i fuggitivi, che secondo alcuni testimoni si sarebbero allontanati a bordo di uno scooter. La caccia per ora è stata infruttuosa. Sul posto è arrivata anche la scientifica e più

tardi, in serata, il servizio di sicurezza della rappresentanza liberiana in Italia a bordo di due auto scure con targa diplomatica. Il via vai ha attirato l’attenzione di residenti del quartieIlluminato L’appartamento ai Parioli in cui è stato aggredito e picchiato Salamè Bassan Omar (BenvegnùGuaitoli)

re e inquilini. Tutti si sono detti colpiti, ma non sorpresi dalla notizia. Una settimana fa, di domenica, ancora nel primo pomeriggio, i ladri si erano presentati al sesto ed ultimo piano della stessa palazzina, non riuscendo questa volta a entrare in casa. «Bisognerebbe avere un sistema di sicurezza migliore», commenta una donna uscendo dal palazzo. «Quando ho visto le volanti parcheggiate davanti all’ingresso ho subito pensato a una rapina», aggiunge un’altra. Tra i tifosi del rugby che passano davanti al cancello di ritorno da Italia-Irlanda (lo stadio Olimpico dista poche centinaia di metri, attraversando il Tevere), arrivano anche la figlia

dell’ambasciatore e un suo amico di antica data. Andando via, l’uomo descrive il diplomatico come «sotto choc». Ma sugli autori della rapina c’è ancora molto da chiari-

Il giallo Per gli inquirenti il bottino non era il fine unico o reale dell’irruzione re, oltre ovviamente all’identità. Professionisti o balordi? «Non è gente che lo fa di mestiere», si lascia sfuggire un addetto alla sicurezza. Il diplomatico avrebbe riferito di averli sentiti parlare un buon

italiano, ma alcuni particolari, non ultimo l’orario, inducono gli inquirenti a pensare che il bottino non fosse il fine unico o reale dell’irruzione. Scavando nel passato recente della sede diplomatica del Paese africano, salta all’occhio un episodio del 21 novembre scorso. Negli uffici dell’ambasciata della Liberia, in piazzale Medaglie d’Oro, un ex impiegato armato di coltello aveva fatto irruzione minacciando il personale e danneggiando anche i locali. L’uomo, in preda a un raptus, si era barricato all’interno, fino all’arrivo della polizia.

Fulvio Fiano © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Domenica 17 Marzo 2013 Corriere della Sera


Cronache 25

Corriere della Sera Domenica 17 Marzo 2013

Il caso Miguel Torres era nella lista dei 15 latitanti «most wanted». Aveva documenti falsi

L’uxoricida super-ricercato in Usa che faceva il badante a Bologna Assunto da una coppia di anziani. Nel 2005 uccise la moglie DAL NOSTRO INVIATO

BOLOGNA — «Sempre disponibile, affidabilissimo». Per loro, facoltosa coppia di anziani con villa sui colli bolognesi e vista mozzafiato sulle Due Torri, lui era solo e soltanto Renè Rondon, «Renè tuttofare», dominicano quarantaduenne assunto circa un anno e mezzo fa e in breve divenuto pedina indispensabile nell’organizzazione domestica. Si occupava di tutto, in quella bella casa in zona San Mamolo: badante, accompagnatore, addirittura baby sitter quando i nipotini facevano visita ai nonni e l’intera famiglia si trasferiva per le ferie a Riccione o a Courmayeur. Alto, corporatura massiccia, mai una parola di troppo, Renè è rimasto imperturbabile anche l’altra mattina, quando, aprendo la porta di casa a tre falsi postini (in realtà due carabinieri e un funzionario dell’Interpol) ha visto scorrere la parola «fine» sulla sua lunga fuga dalla giustizia statunitense, iniziata nel 2005 in Pennsylvania dopo aver ucciso con un colpo di pistola alla nuca la moglie che voleva divorziare e proseguita tra la Repubblica Dominicana e l’Italia, Bologna in particolare: ombra imprendibile a dispetto di un’imponente caccia all’uomo da parte degli U.S. Marshals (una delle più antiche agenzie federali Usa, braccio armato della Corte federale), alimentata da una taglia di 25 mila dollari e da una fa-

In Sicilia

Insieme

Chi è

Miguel Angel Torres in una vecchia immagine con la moglie. La donna, che voleva divorziare, fu uccisa nel settembre del 2005 in Pennsylvania con un colpo di pistola alla nuca. Dopo il delitto Torres è fuggito prima in Repubblica Dominicana e poi in Italia

La caccia Miguel Torres, noto alla famiglia bolognese che lo aveva assunto come tuttofare con il nome di

ma criminale che lo collocava tra i 15 più ricercati negli States, secondo il seguitissimo show televisivo «America’s Most Wanted». Renè, il «rassicurante Renè», si è ufficialmente dissolto alle 7 di una mattina bo-

lognese. Al suo posto — manette ai polsi, la villetta circondata da militari, lo sconcerto dei padroni di casa, nel futuro il rischio concreto di due ergastoli — si è materializzato Miguel Torres, newyorkese di origine ispanica, l’uomo che

Agenti finti postini Lo inseguivano gli U.S. Marshals. Preso da due carabinieri e un agente Interpol vestiti da postini

Il matrimonio fallito Alle spalle un matrimonio fallito con un’italiana di 75 anni, conosciuta in Centro America

molti testimoni indicarono quel 12 settembre del 2005 a Reading, capoluogo della contea di Berks, come colui che sparò a sangue freddo alla moglie, dopo essersi intrufolato nella sua auto e aver atteso che la donna uscisse dal lavoro. «Guardate che non sono la persona che cercate — ha continuato a ripetere, imperterrito, ai militari che lo portavano via —, sono un dominicano, ho i documenti in regola…». Tutto vero: passaporto, carta d’identità, codice fiscale e permesso di soggiorno (di

Renè Rondon, era ricercato dal 2005 dagli U.S. Marshals (una delle più antiche agenzie federali Usa, braccio armato della Corte federale) La taglia Sull’uomo pendeva una taglia di 25 mila dollari ed era tra i 15 uomini più ricercati negli Stati Uniti (nella foto sopra) secondo il seguitissimo show televisivo «America’s Most Wanted»

Brevi MORTI IN MONTAGNA cui aveva di recente chiesto e ottenuto il rinnovo) erano autentici e intestati a Renè Rondon: peccato, però, che la foto fosse quella di un altro uomo. A togliere gli ultimi dubbi agli investigatori, messi nei giorni scorsi sulle tracce di Torres da una segnalazione degli ispettori del Diplomatic Security Service del consolato Usa, sono stati alcuni particolari somatici (due nei sul volto e una cicatrice sopra lo zigomo sinistro), ma soprattutto l’esame delle impronte digitali, nonostante l’uomo, a suo dire a causa di una recente caduta in bici, presentasse abrasioni sui polpastrelli. Nella camera dell’ex badante, che al momento dell’irruzione stava guardando la televisione, non sono state trovate armi: solo un computer con un hard disk esterno e alcuni cd rom in lingua inglese. Ci vorrà tempo per ricostruire gli 8 anni di fuga di Torres, che parla correntemente italiano, spagnolo e inglese e che rispetto all’epoca del delitto ha perso una ventina di chili. Nel 2005, dopo l’omicidio, il suo furgone preso a nolo venne ritrovato in un parcheggio dell’aeroporto di New York. Lui sostiene di avere una donna e un figlio di 2 anni nella Repubblica Dominicana. Ma, secondo gli inquirenti, ha alle spalle un matrimonio fallito con una donna italiana di 75 anni, conosciuta in Centro America e con la quale ha vissuto in Italia. Ora, nel carcere di Bologna, è in attesa dell’estradizione, mentre negli Usa il suo arresto (con tanto di foto della moglie Barbara) fa il giro di siti e tv.

Francesco Alberti

Ghiaccio e valanghe Due vittime Due vittime della montagna: una per una valanga in Alto Adige, un’altra per il ghiaccio sulle Alpi Apuane. È il bilancio della giornata di ieri, che con il sole ha incoraggiato in molti a fare escursioni. Salvi invece sei scialpinisti travolti da una valanga sulle montagne che sovrastano Teglio, in provincia di Sondrio.

IL SINDACATO DI POLIZIA

«Denunce ai grillini se agevolano i No Tav» «Siamo pronti a denunciare i parlamentari grillini che dovessero agevolare comportamenti violenti durante la manifestazione No Tav prevista per il 23 marzo in Val di Susa». Lo afferma il segretario del Sap, Sindacato autonomo di polizia, Nicola Tanzi dopo l’annuncio di adesione alla protesta arrivato da deputati e senatori del Movimento 5 Stelle.

FRIULI VENEZIA GIULIA

Superenalotto Un sei da 53 milioni Un sei da 53 milioni 250.221 euro al Superenalotto: è stato messo a segno ieri sera a Palazzolo dello Stella (Udine). Sono circa una quarantina i giocatori del sistema che si divideranno la vincita milionaria. Il titolare dell’edicola fortunata, Rocco Cogoi, ha detto che all’inizio i giocatori erano un centinaio, poi sono diminuiti: «Questa "cascata" di denaro che farà bene a tutto il paese».

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Il killer ha usato un pesticida fuori commercio dal 2008 ma in circolazione in Romania. Forse aveva rapporti personali o di lavoro con il padre della vittima

La psicosi del veleno nel paese di Sebastian La madre del piccolo: sappiamo chi sono i sospetti NARO (Agrigento) — Per uccidere il piccolo Sebastian e per tentare di sterminare un’intera famiglia di romeni l’assassino che s’aggira fra le stradine di Naro ha usato un insetticida fuori commercio dal 2008 perché inodore e pericoloso. Ancora in circolazione in Romania. Un veleno a grani blu, il «Carbofuran». Raccolto in un tegame, sciolto col fuoco, aspirato con una siringa, iniettato con odio nei cioccolatini malamente ricomposti e trovati da questo innocente di 5 anni e dai suoi fratellini salvi per miracolo dopo una settimana di spasmi e crampi. Adesso si cercano flaconi del maledetto prodotto isolato in laboratorio e trasmesso ai carabinieri che setacciano botteghe e aziende agricole, case di romeni e siciliani in questo paese zeppo di chiese e nobili dimore. A mezz’ora da Agrigento la psicosi dilaga con la caccia all’avvelenatore, perfido al punto da richiudere i bonbon con la stagnola assicurata da smozzichi di scotch. Gli stessi sui quali si cercherà domani traccia di impronte o di saliva a Messina, al Ris dei carabinieri, appuntamento ieri rinviato per dar modo agli avvocati di partecipare trattandosi di un «atto irripetibile». Anche se forse avvocati non ce ne saranno, visto che manca l’imputato e ci sono solo dei sospettati. Gli stessi indicati dalla mamma di Sebastian, Marika Lupasku, la tragedia stampata su un volto scarno, esile e provata, bella come lo era il piccolo rimasto a Messina, in camera mortuaria, evocato davanti alla casa in cui l’assassino riuscì la mattina dell’8 marzo a fare arrivare i suoi dolci avvelenati: «I sospetti ci sono.

La vicenda Il sacchetto L’8 marzo a Naro (Agrigento) qualcuno ha lasciato davanti alla porta di casa della famiglia romena Lupasku un sacchetto di plastica con una bottiglia di vino e una scatola di cioccolatini al liquore I bambini Sebastian, 5 anni, e i suoi fratelli di 7 e dieci anni, hanno mangiato i cioccolatini e subito dopo sono stati ricoverati per avvelenamento: i dolci contenevano un pesticida. L’altro ieri all’ospedale di Agrigento Sebastian è morto

I genitori A sinistra il papà e la mamma del piccolo Sebastian, morto avvelenato. Sopra, gli zii del bambino, Michele e Valentina Lupasku

Li conoscono i carabinieri. Con loro abbiamo parlato. Per questo si saprà chi è stato. E si saprà presto». Messaggio lanciato a mo’ di sfida, accanto al marito, Dumitru, conosciuto come Daniel, a sua volta tarchiato e taciturno, il capo chino, gli occhi gonfi di rabbia schiacciati a terra, forse cosciente che questa storia comincia e finisce all’interno dei suoi rapporti personali o di

lavoro con l’assassino, senza nemmeno ascoltare il sindaco di Naro, Pippo Morello, quando riferisce di avere allertato «mamme e maestre, dirigenti e assistenti sociali perché per strada e nelle scuole stiano tutti in guardia». È la psicosi che al Duomo prende padre Stefano Casà con la raccomandazione ai ragazzi della Caritas: «Conservate bene gli alimenti per i poveri, per la fe-

scondino dentro la chiesa no!». Flash di memoria che commuovono Gaspare Franco, il macellaio con la bottega di fronte, lenti tonde, guance piene: «Non dimenticherò mai più quel padre che corre da me implorando: "I miei figli a terra". E che potevo fare? Una telefonata al 118 e una corsa per fare scendere la dottoressa degli esami, dal laboratorio qui accanto. Ce lo disse lei che il piccolo era in vita. Ma freddo, immobile...». La paura attanaglia le case vicine, come quella di Michele e Valentina Lupasku, gli zii di Sebastian, crocefisso e altarino sopra trenta peluche che fanno da spalliera al divano, davanti alla tv sintonizzata su «ProTv» perché da Bucarest l’orrore di Naro rimbalza in romeno sul teatro del disastro. E loro s’interrogano sul mistero con un altro volontario alla guida di un centro romeno, Costan-

L’allarme Il sindaco a mamme e maestre: «In guardia per strade e nelle scuole». Don Casà: «Conservate bene gli alimenti per i poveri»

sta di San Giuseppe». E padre Giuseppe Maniscalchi a Sant’Erasmo, nella chiesa col portone accanto alla casa dei Lupasku: «Ho messo al sicuro le ampolle di vino e acqua per dire Messa». Lui se lo ricorda Sebastian: «Con i fratellini giocava sempre a calcio». E le pallonate durante il rosario le sopportava sorridendo alle vecchiette in preghiera. Ma gli è capitato di fare la voce grossa: «Eh, no. A na-

tin Codreanu, ciuffo gellato e mosca al mento, coscienti delle zone opache. Perché sono in tanti succubi di un caporalato che si presenta con le facce incattivite dei bravi della vicina Canicattì, i «Manole», un cognome che mette terrore. Bisogna andare all’alba alla chiesa di San Diego e avvicinarsi a un pulmino bianco. «Il lavoro lo trovano, ma ogni 30 euro 5 debbono andare a loro», assicura un cronista guardato storto quando racconta che uno dei Manole, appena arrestato, l’anno scorso si impiccò in carcere. Altra storia che fa da sfondo e ancora non spiega l’odio sfociato nel sacrificio di un innocente.

Felice Cavallaro © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Corriere della Sera Domenica 17 Marzo 2013

Clinton

Prada

Lagarde

L’ex segretario di Stato americano Hillary Clinton è ora molto amata

Miuccia Prada è tra le donne più potenti al mondo secondo «Forbes»

Christine Lagarde è la prima donna in testa al Fondo monetario internazionale

La svolta Dieci anni fa un analogo esperimento le aveva «bocciate». La parabola di Hillary

Metamorfosi delle donne di potere Sono diventate più simpatiche Test alla New York Business School: meglio loro come capo Potere non fa rima con simpatia. Ed è ancora più vero se applicato alle donne. Brave, sì. Ma egoiste, senza amici, spietate. Almeno secondo i pregiudizi che hanno accompagnato con preoccupazione e sospetto l’ascesa femminile ai ruoli di comando. Negli Stati Uniti, però, qualcosa sta cambiando. Hillary Clinton, grande sconfitta alle primarie che portarono all’elezione del suo avversario di partito Barack Obama, alla fine del suo mandato ha surclassato il presidente americano nei sondaggi di gradimento. Merito del suo impegno, certo. Forse, anche di un cambiamento della società, ormai pronta all’idea di donne ai vertici, concrete, efficienti. E non necessariamente antipatiche. Il processo è comunque lento. Sheryl Sandberg nel suo Lean in (Facciamoci avanti, Mondadori) assimila il percorso professionale a una maratona: gli uomini sono quelli incoraggiati ai bordi della strada, le donne no. E cita l’esperimento condotto nel 2003 su un gruppo di studenti di Economia ai quali fu presentato un case-study su una imprenditrice di successo: a metà dei ragazzi si disse che la protagonista era una donna, Heidi, all’altra metà che era un uomo, Howard. Risultato: pur riconoscendo la competenza di entrambi, gli allievi definirono più piacevole Howard ed egoista e «non il genere di persona che vorresti assumere o con cui lavorare» Heidi. L’Atlantic è andato oltre e in un articolo appena pubblicato cita il giornalista e conduttore Anderson Cooper che per il suo programma sulla Cnn ha sottoposto allo stesso test gli studenti della New York University Business School. Questa volta,

l’imprenditrice è risultata più simpatica e più desiderabile come capo rispetto al maschio. «Spesso le donne che fanno carriera sono vissute come senza cuore o che non danno attenzione ad altri valori importanti. Nel mio caso ci saranno anche state gelosie o incomprensioni, ma non ci ho mai voluto fare caso: sono sempre stata serena dei risultati che poi arrivavano», racconta Francesca di Carrobio, amministratore delegato

di Hermès per l’Italia, la Turchia e la Grecia. «Si tratta di fare delle scelte, in ogni caso le giornate sono di 24 ore malgrado vorresti che fossero di 48. Ho rinunciato a una vita sociale per dedicarmi alla famiglia, a mia figlia e al lavoro. Tutto non è possibile». Sembra di sentire Anne-Marie Slaughter, la docente di Princeton che ha abbandonato il suo incarico al Dipartimento di Stato Usa perché non riusciva

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Per cento Un rapporto McKinsey del 2012 su oltre 4 mila dipendenti di grandi aziende ha rivelato che solo il 18% delle donne avrebbe voluto diventare amministratore delegato, a fronte del 36% degli uomini

Ufficio facce di Diego Abatantuono e Giorgio Terruzzi Matteo Renzi Ha venduto a scopo benefico il camper usato per le primarie. StartUpItalia, che lo ha acquistato, ha trovato dentro: un copriletto con su i Pokemon, un Pingu in pongo attaccato al retrovisore, il piccolo chimico per le fialette puzzolenti, un Dolceforno per le schiacciatine, una boccia in vetro con il David che fa il bagno a Forte dei Marmi, sotto la neve, un vestito da Zorro per andare a Viareggio e la bici con le rotelle per andare a comprare le figu.

più a conciliare casa e carriera. «Nonostante mi senta e sia obiettivamente privilegiata, pure io vivo con senso di colpa la maternità. Se mio figlio si sente poco bene, il mio pensiero è che tornerò a casa soltanto la sera», spiega Federica Guidi, già presidente dei Giovani industriali e vicepresidente dell’azienda di famiglia, la Ducati Energia. Ammette: «Quando ho cominciato a lavorare ho visto molte facce stranite, una ventenne dentro un’azienda metalmeccanica suscitava perplessità. Riconosco che le donne per emergere, oltre a una grande determinazione devono essere molto rigorose, e questo le fa percepire come più severe e antipatiche. Il punto è che se a un uomo si chiede 10, a noi è 11». L’Italia deve molto alla legge sulle quote rosa, a suo modo ri-

Ecco il volto del cucciolo di giraffa «Rotschild» (foto Afp) nato un mese fa nello zoo di Praga. Chiamata così in onore di Lord Walter Rothschild, è la seconda sottospecie di giraffa a rischio d’estinzione visto che ne rimangono solo poche centinaia di esemplari al mondo. Vivono in piccoli branchi, con maschi e femmine (con i loro piccoli) separati tranne che per l’accoppiamento. Il periodo di gestazione è compreso tra 14 e 16 mesi e solitamente viene partorito un solo piccolo

Nozze gay a Bologna per 78 coppie

Elvira Serra

BOLOGNA — Beatrice e Mariella, Veronica e Sara, Kai e Ginevra, Gianmarco e Mirko, ma anche Alessandro e Daniela. Sono alcune delle 78 coppie che, nello storico circolo Arcigay «Il Cassero» di Bologna, si sono simbolicamente sposate: un matrimonio di massa senza valore legale, ma che vuole mandare un messaggio alla politica e sollecitare l’estensione del diritto di sposarsi agli omosessuali. Le 78 coppie hanno compilato le pubblicazioni, posato per le foto di rito e infine pronunciato il loro «sì lo voglio», unendosi in matrimonio secondo il «rito della libera repubblica del Cassero». Con loro paggetti, damigelle e invitati ad affollare la sala durante il grande matrimonio. A sostenere la causa c’erano anche molte coppie eterosessuali, uomini e donne di ogni età. All’ingresso del circolo i primi passaggi burocratici: una parete accoglieva le affissioni delle pubblicazioni, che — avvertiva il documento — «hanno valore nei luoghi dove contano le idee, la volontà, il coraggio». «Siamo nel terzo mondo dei diritti — ha detto Vincenzo Corigliano, membro del consiglio direttivo del Cassero — ma stasera ci siamo regalati una migrazione, il miraggio di poter abbandonare per qualche ora il tropico dell’inciviltà». La battaglia sarà anche al centro del Gay Pride che si svolgerà il 22 giugno a Palermo.

@elvira serra

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Federica Guidi «Quando ho cominciato, per emergere bisognava mostrarsi rigorosissime, quasi severe»

Repubblica Ceca

La piccola giraffa dello zoo di Praga compie un mese

Unioni simboliche

voluzionaria. «Tuttavia è penalizzata dal ruolo culturale attribuito alla donna. A parte la mancanza di politiche di conciliazione, c’è una discriminazione statistica, sottile, impalpabile, che a parità di istruzione e competenza non garantisce lo stesso trattamento ai due sessi», interviene Paola Profeta, esperta di economia di genere alla Bocconi di Milano. E la consigliera Rai Luisa Todini riconosce un cambio di passo. «Vent’anni fa pensavo di dover essere maschile in tutto. Entravo nell’impresa di costruzioni di mio padre, dovevo dimostrare qualcosa. Ora, venti anni dopo, ritengo che non sia più necessario. Semmai ho notato che le donne osano meno, si aspettano meno da loro stesse. Il cambiamento deve partire da lì».

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Quella crema al bacon che fa sentire migliori Robert de Niro Una ricerca commissionata dalla Walt Disney ribadisce l’importanza di raccontare fiabe per fare addormentare i bambini. Ai genitori-narratori si consiglia di «fare le voci», dandone una diversa ad ogni personaggio, di «fare le facce» secondo le emozioni dei personaggi, di «mimare le azioni», «aggiungendo effetti sonori alla narrazione» e di «variare ritmo e volume della voce lungo il racconto». I casi sono due: mamma e papà si iscrivono all’Actor Studio oppure ingaggiano Robert De Niro in qualità di balia. Se la spesa risultasse troppo elevata, è possibile ripiegare su Ugo Pagliai. Uno che, a prescindere dalla trama, garantisce il risultato.

Michael Schumacher Pare sia lui la star del primo campionato mondiale di Formula E. Monoposto elettriche da 250 orari, perfette per smaltire i residui di adrenalina del vecchio Schumi. Impatto zero? Vedremo. Si correrà nel silenzio assoluto. Spettacolo garantito dal primo che attraversa la pista leggendo il giornale.

Maiale L’azienda americana J&D ha messo in vendita una crema da barba al bacon, inteso come pancetta. Questo è lo slogan: «Il bacon è la parte migliore della colazione. Perché non profumare allo stesso modo per essere i migliori?». Basterà una spalmatina per evocare il maiale e il suo stile. A cena con la fidanzata («Ho sempre pensato che fossi un porco»), al parco (entusiasmo dei cani in zona), in ufficio («Lavora, che domani ti porto le ghiande»). In assenza di prodotti studiati per le abitudini italiane, consigliamo shampoo al caffelatte, barba con la schiuma del cappuccino, una spalmata di nutella e via. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Domenica 17 Marzo 2013 Corriere della Sera


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Corriere della Sera Domenica 17 Marzo 2013

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Stili di vita Lo studio della Coldiretti: non è più un comportamento di nicchia

Giovani-Editori

Pane, yogurt e marmellata Un italiano su tre li fa in casa Il «fai da te» cambia la spesa. Il fotografo Toscani: atto di libertà «Lidia! Il mezzorado non è venuto!» Per chi ha letto «Lessico famigliare» di Natalia Ginzburg, il «mezzorado» non è una parola sconosciuta, ma il simbolo di un’epoca in cui pochi pioneri — tra cui il padre della scrittrice — si avventuravano nella produzione dello yogurt fatto in casa. Oggi, quel vezzo da intellettuali («in quegli anni non si trovava in vendita, lui lo aveva imparato a fare in Sardegna, da certi pastori») o da consumatori alternativi, pare sia diventato pane quotidiano per gli italiani. Secondo una stima della Coldiretti oltre 21 milioni di italiani dichiara di preparare alimenti in casa come yogurt, pane, gelato o conserve. E di questi oltre 11,2 milioni lo fanno regolarmente. La crisi c’entra solo in parte, perché in realtà la tendenza è lo specchio della

nuova passione per il cibo: nel 2012 c’è stato un aumento record in quantità degli acquisti di ingredienti base per la preparazione degli alimenti come farina (8 %), uova (6%), burro (4%). Con una riscoperta della spesa nei mercatini degli agricoltori e nelle fattorie. Nella sua casa milanese l’imprenditrice Maria Grazia Di Lauro, cuoca per passione, non solo inforna ogni giorno il pane per la famiglia, ma tiene corsi per adulti e bambini. «Sono persone dai 30 ai 40 anni, di buon livello culturale, che sanno apprezzare il valore di una cucina

salutistica e vogliono avvicinarsi a una cultura perduta». D’estate trasferisce la produzione nella sua masseria pugliese: passate di pomodoro, marmellate di pere selvatiche, corbezzoli, agrumi e more. E naturalmente il pane, con grani speciali come il «Senatore Cappelli»: il segreto è tracciare la croce sulla massa, è un rito di benedizione e un modo per capire, quando i contorni sfumano, che la lievitazione è avvenuta. Per Anna Sartori, pasticcera brianzola, fare lo yogurt in casa è una passione iniziata da giovanissima. «Si prende il latte, si porta ad

La panificatrice «Hanno fra i 30 e i 40 anni, di buon livello culturale, vengono da me per imparare»

La pasticcera «Tutte le paste lievitate, dove la trasformazione non dipende da te, hanno un qualcosa di magico»

ebollizione, si fa raffreddare intorno ai 30 gradi, poi si aggiunge un vasetto di yogurt bianco e si lascia riposare, al caldo, magari in un forno spento, avvolto con un panno caldo». Ora che ci sono le macchine è tutto più semplice, ma l’emozione del risultato non cambia. «Tutte le paste lievitate, dove la "trasformazione" dipende fino ad certo punto da te, hanno un che di magico: e il risultato ti stupisce ogni volta». La rinata passione per i menu a chilometro zero si traduce anche in un ritorno alla tavola domestica. Sempre secondo le stime della Coldiretti il 44% degli italiani va più spesso a mangiare da genitori e parenti e a una cena fuori preferisce una pasta in casa con amici: lo stesso rapporto Eurispes 2013 ha evidenziato come l’87% degli italiani ha ridotto le spese per i pasti in ristoranti e pizzerie. Ma

La scheda

In casa Secondo lo studio della Coldiretti «Gli italiani a tavola nel tempo libero con la crisi» il 44% degli italiani mangia più spesso dai genitori o dai parenti nei giorni liberi. E oltre 21 milioni preparano in casa yogurt, pane, gelato e conserve Sul web La passione per il cibo fai da te ha fatto proliferare siti e blog: oltre 415 mila italiani dichiarano di partecipare regolarmente a community online centrate sul cibo

Ceccherini confermato presidente

il 37 per cento ha ammesso che, dovendo tagliare sui costi, non rinuncerebbe mai alla qualità dei cibi. «Io e mia moglie siamo amanti della convivialità e del buon mangiare, soprattutto a casa nostra», racconta Aldo Coppola, che fuori dai suoi saloni si dedica anima e corpo a una fattoria nel pavese dove pascolano mucche, capretti e pecore. «Invitiamo spesso gli amici per mangiare le cose della nostra terra: vino, olio, persino champagne. Ma soprattutto salami, culatelli e coppa». Il fotografo Oliviero Toscani ha iniziato nel 1975, con la moglie Kirsti, a cucinare in casa. «È un atteggiamento che appartiene ai cuori liberi, indipendenti. Ho inaugurato questo ciclo di "autosostentamento" comperando i pannelli solari in Germania, quando neppure si sapeva cosa fossero». La farina, le uova, l’olio d’oliva, il vino, le conserve di pomodori, le marmellate: tutto viene prodotto nella casa toscana vicino a Bolgheri. «Quando i bambini erano piccoli infornavamo il pane ogni volta che ci capitava, nonostante fossimo spesso in viaggio: oggi cuciniamo più che altro verdure del nostro orto, mia moglie è la più grande cuoca di zuppe che esista».

Andrea Ceccherini (foto) è stato confermato presidente dell’Osservatorio Permanente Giovani-Editori. L’assemblea dei soci, riunita ieri a Roma, lo ha rieletto all’unanimità per i prossimi sei anni, esprimendo «forte apprezzamento» per i risultati raggiunti. Nominato anche il Comitato di Indirizzo: ne fanno parte Giancarlo Cerutti, presidente del Sole 24 Ore, Angelo Provasoli, presidente Rcs MediaGroup, Andrea Riffeser Monti, ad della Poligrafici Editoriale, Cesare Romiti, presidente onorario di Rcs, e Peter Kann, già presidente del Wall Street Journal e della Dow Jones.

Michela Proietti

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L’appello

«Volpi, Siena dica no alla caccia»

«I cuccioli sbranati dai cani, gli adulti presi a fucilate. Ecco che cos’è la caccia alla volpe in tana, autorizzata a partire dal 1˚ aprile, in provincia di Siena». È durissima la presa di posizione della Federazione italiana associazioni diritti animali e ambiente, che invita la Provincia senese a ritirare l’autorizzazione. «I cosiddetti danni prodotti dalla volpe — osservano le associazioni — sono in realtà causati dalla riduzione dell’habitat naturale. La risposta non può essere lo sterminio. Sosteneteci mandando mail all’assessore all’Agricoltura e alla Caccia di Siena». © RIPRODUZIONE RISERVATA

Il caso La trovata di Matteo, 22 anni, falegname per necessità e aspirante stilista. Il patron dell’azienda: «Mi ha colpito, farà un colloquio»

Lo striscione per Renzo Rosso: «Siamo amici su Facebook, assumimi» Ha funzionato con la ragazza, funzionerà anche con Renzo Rosso, il patron di Diesel. Così ha pensato Matteo Nardi, 22 anni, falegname per necessità, aspirante stilista. Per tre giorni, come aveva fatto per il primo anno di fidanzamento, ha tagliato e cucito lenzuola, una striscia lunga 25 metri sulla quale con lo spray verde ha scritto la sua dichiarazione d’amore all’imprenditore veneto: «Renzo Rosso per piacere fammi lavorare alla Diesel. Sono tuo amico su Facebook». Venerdì si è svegliato presto. Alle 6 del mattino era già davanti ai cancelli dell’azienda, a Breganze, nel Vicentino. «Mentre stendevo lo striscione qualche dipendente mi ha

notato e si è messo a ridere». È andato avanti lo stesso, disposto a giocarsi fino in fondo la sua folle carta. D’altra parte essere uno dei 27.409 amici su Facebook non poteva essere sufficiente a farlo uscire dall’anonimato. E

La trovata Matteo Nardi e, a fianco, lo striscione a Breganze

nemmeno aveva sfondato con le sue magliette inventate e realizzate a casa. «Una l’ho pure lasciata alla Diesel. Davanti c’è un fumetto fatto da una mia amica, che è bravissima. Ho avuto l’idea di mettere delle toppe di jeans, sia davanti che

sulle spalle. E una scritta: "Il risveglio del vichingo"». Alla Diesel forse erano assopiti, nessuno l’ha richiamato. Matteo non si è perso d’animo. «Ho letto l’autobiografia di Renzo Rosso, so tutto di lui e di come ha iniziato, quando

strappava e ricuciva tessuti. Ho pensato che dovevo fare colpo, che avrebbe apprezzato lo striscione». E infatti Rosso ha apprezzato: «L’ho trovato molto simpatico — ha detto al Corriere del Veneto —. Fa piacere che i giovani ci provi-

Impresa Renzo Rosso, 57 anni, patron di Diesel

no in qualunque modo e questo striscione è molto in stile "Be Stupid" (la campagna-slogan dell’azienda, ndr)». L’imprenditore ha promesso: «Sicuramente gli farò un colloquio con il mio ufficio risorse umane». Matteo ieri è tornato a Breganze e ha lasciato il suo numero di cellulare ai custodi. Per essere maggiormente sicuro ha scritto al patron di Diesel anche un messaggio su Facebook: «Buonasera, signor Rosso, volevo solo dirle che ero io...». Il primo obiettivo, farsi notare, l’ha centrato. L’idea paz-

za, talmente azzardata che l’ha tenuta nascosta ai genitori e persino alla fidanzata («L’ha saputo da un amico, c’è rimasta male...») potrebbe funzionare. Matteo, che tifa Milan e ascolta Ligabue e i «vecchi» Pink Floyd, che ha studiato all’istituto di Agraria e poi si è subito messo a lavorare nella bottega del padre, intravede adesso lo spiraglio di un futuro diverso. «Non voglio fare il falegname per tutta la vita. Per questo ho scelto lo spray verde, verde come la speranza...». Prima però deve affrontare un altro problema. Farsi perdonare dalla ragazza.

Riccardo Bruno rbruno@corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Domenica 17 Marzo 2013 Corriere della Sera

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Economia CorrierEconomia COME ORIENTARSI NELL’INCERTA PRIMAVERA DELLE BORSE

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ercati sempre più globali, anche se i destini delle Borse in questo momento vanno in ordine sparso. I dati della crescita americana, delle potenzialità a singhiozzo espresse dagli Emergenti e della non-crescita europea sono in grado di influenzare gli umori giornalieri di chi compra e vende azioni a tutte le latitudini. Ma la somma algebrica di entusiasmi e malumori negli ultimi anni offre risultati molto diversi. CorrierEconomia, in edicola domani con Il Corriere della Sera, ha stilato una mappa delle opportunità ancora

presenti sui mercati azionari dai destini così diversi. Giovedì 14 marzo l’indice Dow Jones ha battuto il suo massimo di sempre raggiungendo la vetta dei 14.539. L’Ftse Mib di Piazza Affari, invece, lontano dai suoi ultimi massimi storici (44.364 punti il 18 maggio 2007) è intorno ai 16.100 punti, il 63% in meno rispetto a quei tempi gloriosi. Ma non tutti i titoli italiani sono in cantina: i nomi dell’export grandi e piccoli hanno superato i massimi del 2007 e potrebbero continuare ad andare bene. E a Wall Street? La corsa del Toro è stata molto lunga, ma alcuni gestori sono ancora ottimisti sui consumi, la sanità e la tecnologia.

Giuditta Marvelli © RIPRODUZIONE RISERVATA

Infrastrutture All’esame il contratto di programma con Rfi: vale 5,8 miliardi

Grandi opere, nuovi interventi su Fs e strade per 7,6 miliardi Il Cipe prepara l’ultima tornata di provvedimenti Domani la decisione sulla rete veneta e l’alta velocità ROMA — In tutto, interventi in infrastrutture per 7,6 miliardi di euro, di cui 2,5 già stanziati e disponibili e il resto da programmare. Sono all’ordine del giorno della riunione del Cipe (Comitato interministeriale per la politica economica) fissata per domani mattina. Un ultimo pacchetto di opere che dovrebbero essere sbloccate e che porta, secondo le stime del governo, a circa 45 miliardi di euro il totale delle risorse assegnate dall’esecutivo Monti, in linea con l’obiettivo che il presidente del Consiglio e il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, si erano prefissati. Ovviamente, un conto è sbloccare gli interventi (distinguendo inoltre tra risorse concretamente spendibili e quelle da reperire), un altro realizzarli. Ma lo stesso ministro è fiducioso e comunque è stato realizzato il sito Cantieri Italia (http://cantieri.mit.gov.it/), dove la programmazione e la realizzazione di ogni opera finanziata può essere seguita passo passo, territorio per territorio da tutti i cittadini. Ma vediamo i capitoli più importanti che verranno esaminati domani. Poco meno di 900 milioni (891,6 per l’esattezza) sono previsti per il primo lotto dell’asse autostradale Valdastico in Veneto: una tratta la Piovene-Rocchette-Valle dell’Astico da lungo attesa per decongestionare il traffico merci su gomma in provincia di Vicenza. Ci sono poi 578 milioni per la copertura integrale del contratto di programma 2012-2013 con Rfi (Rete ferroviaria italiana) per manutenzione ordinaria e straordinaria e il proseguimento dei lavori per l’alta velocità tra Milano e Genova. Il Cipe darà

LIQUIDAZIONE COATTA AMMINISTRATIVA APAL S.m.a. AVVISO DI GARA Avviso di gara mediante offerte segrete per la vendita del terreno sito nel Comune di PESCHICI - (FG). Il giorno 21 maggio 2013 alle ore 12,00 la Liquidazione Coatta Amministrativa dell’APAL S.m.a., giusta autorizzazione ISVAP (Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni Private e di Interesse Collettivo) del 06.12.2012 - Prot. n. 16-12-04320/5A, procederà presso lo Studio Notaio Marco Ieva - Via Maria Cristina n. 8 - tel. 06/3220441 - 06/3610932 alla gara, mediante offerte segrete, per la vendita del seguente immobile: • Terreno sito nel Comune di Peschici (FG) alle contrade Tuppo dei Fossi, Monte Precisco, Coppe dello Spinò, Valle dei Fichi, Fedizzola e Demanio di Ha 53.27.55, distinto al Catasto terreni alla partita 3227 fg. 15 - particelle 35 - 41 - 44 - 53 - 66 - 67 - 68 - 106 - 109 - 11O - 111 - 114 al prezzo base di €. 275.200,00. Il prezzo suindicato è al netto di imposta di trasferimento. La cancellazione di eventuali formalità pregiudizievoli resta a carico e spese della Liquidazione; I’esistenza di tali eventuali formalità non sarà di ostacolo alla stipula dell’atto purchè abbiano in quel momento natura puramente formale e non sostanziale. Le offerte su carta legale, in busta chiusa, dovranno pervenire presso lo Studio Notarile designato almeno cinque giorni lavorativi infra indicati che precedono i cinque giorni liberi immediatamente antecedenti la data fissata per la gara e precisamente: 09, 13, 14 e 15 maggio 2013 dalle ore 9,00 alle ore 13,00 e dalle ore 15,00 alle ore 19,00; il giorno 10 maggio 2013 dalle ore 9,00 alle ore 13,00. Per le modalità d’asta e per ulteriori informazioni rivolgersi alla Liquidazione Coatta Amministrativa dell’APAL S.m.a. in Roma, Piazza Cola di Rienzo n. 69 - Tel. 06/3215819 ed al seguente numero di telefax O6/3215819, dal lunedì aI mercoledì dalle ore 9,00 alle ore 14,00 oppure allo Studio Notaio Marco Ieva di Roma. Ulteriori notizie sui cespiti in vendita sono disponibili anche sul sito www.ivass.it. Il Commissario Liquidatore - Dott. Gabriele ALLIATA di VILLAFRANCA

IL PIÙ AUTOREVOLE

Procura della Repubblica di Palmi

SETTIMANALE DI ECONOMIA È IN EDICOLA

Ufficio Affari Civili Tel. 0966416424 - fax 096641648 Il Tribunale di Palmi - Sez. Civile, con sentenza in data 25.06.2012, ha pronunciato dichiarazione di morte presunta, disponendo l’inserzione per estratto, di: Zema Francesca, nata a Seminara il 09.07.1892 e Zumbo Antonino nato a Seminara l’11.11.1879. Palmi, 15.11.2012 Il Funzionario Giudiziario Dr. Salvatore Pileo

quindi un parere anche sullo schema di contratto di programma con Rfi per il 2012-2014 da trasmettere al Parlamento. In tutto, il valore globale del contratto a con la società per le infrastrutture ferroviarie che sarà esaminato domani è di circa 5,8 miliardi di euro. Altri 869 milioni dovrebbero invece andare per il contratto di programma 2013 all’Anas: 300 da destinare per 78 milioni al completamento di lavori in corso e per il resto a interventi di manutenzione straordinaria su gallerie, ponti, viadotti e la sede stradale; 569 sono invece assegnati alla «prestazione dei servizi» per la «manutenzione e sicurezza», la «vigilanza» e il «monitoraggio strade e infomobilità».

L’asse Valdastico Sono previsti 896 milioni per il primo lotto dell’asse autostradale Valdastico in Veneto

Una quarantina di milioni andranno per metro e trasporti leggeri, in particolare per il sistema tranviario e la metroferrovia di Palermo, mentre sarà confermato il finanziamento massimo di 109,23 milioni al comune di Bologna per il progetto «rete civis» riguardante i filobus. Infine, arriveranno i primi 5 milioni per far partire la ricostruzione della città della scienza a Napoli distrutta da un incendio doloso. Fondi d’emergenza trovati dopo che il ministro Passera e il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, si sono sentiti per sbloccare le procedure. Lo stesso Passera e il ministro della Coesione sociale, Fabrizio Barca, e il presidente della Campania, Stefano Caldoro, sono in contatto per riprogrammare parte del-

Orte-Mestre Non rientra nell’ordine del giorno di domani la Orte-Mestre, un progetto da tempo annunciato

le risorse del Piano di azione-coesione della Campania e trovare così altre somme per la ricostruzione del polo scientifico. Tra gli interventi minori ci sono un milione e mezzo per il complesso polifunzionale dei Vigili del fuoco a Roma-Capannelle; 11,7 milioni per la sala polivalente del ministero degli Esteri e 2,8 milioni per il provveditorato interregionale per le opere pubbliche di Lazio, Abruzzo e Sardegna. Non è entrata invece nell’ordine del giorno di domani un’altra opera stradale da lungo tempo annunciata, la Orte-Mestre, un’autostrada di quasi 400 chilometri dal Lazio al Veneto, dal costo preventivato di 9-10 miliardi. Un progetto promesso dal governo, sollecitato dalle associazioni imprenditoriali, ma attorno al quale ci sono anche forti opposizioni, a partire da quelle del Movimento 5 Stelle appena entrato in forze in Parlamento.

Le nuove risorse Il Cipe assegna

2,5 miliardi

7,6

già stanziati e disponibili

miliardi

Tra le risorse sbloccate

578

milioni per il contratto di programma con Rfi (Rete ferroviaria italiana) per manutenzione ordinaria e straordinaria

869

milioni per il contratto di programma 2013 con Anas per completamento lavori in corso, manutenzione e sicurezza

891

milioni per il primo lotto dell’asse autostradale Valdastico in Veneto: Piovene-Rocchette- Valle dell’Astico

40

milioni per metro e trasporti leggeri

5

milioni per primi interventi per la ricostruzione della Città della Scienza a Napoli

Il general contractor

Impregilo, la fusione con Salini appesa al sì di Gavio all’Opa MILANO — Al via l’Opa lanciata da Salini su Impregilo. Ieri è stato pubblicato il prospetto informativo: confermato il prezzo di 4 euro per azione ordinaria e l’apertura da domani al 12 aprile. Chi aderisce non riceverà il dividendo da circa 1,5 euro per azione: il gruppo Gavio, che detiene il 29% di Impregilo, inizia ora l’analisi del documento per decidere se accettare l’Opa. Un passaggio

Enrico Marro © RIPRODUZIONE RISERVATA

La mappa delle Camere di commercio

La carica delle 300 start up per gli sgravi In Piemonte, Lombardia e Veneto il top delle richieste Sono oltre 300 le start up che in poche settimane si sono iscritte alle Camere di commercio per accedere ai benefici della nuova legge. Sono poche? Abbastanza? Difficile dirlo. Anche perché persiste ancora un certo grado di incertezza su almeno uno dei tre requisiti chiave che le nuove aziende devono dimostrare di avere per entrare nel club. Quello che si può dire è che, in tutto, 307 aziende non sono sicuramente molte, vista anche l’energia profusa e il tempo che il cosiddetto decreto sulle start up ha richiesto (l’intero periodo del governo Monti). Ma è probabile che il fenomeno sia in parte inespresso. Va sicuramente sottolineato che anche considerando un numero più ampio questa lista delle camere di commercio non esaurisce il panorama. L’obiettivo attuale non è disegnare una mappa completa del fenomeno start up in Italia, ma, al contrario, delimitare quei casi di aziende nuove o nate negli ultimi quattro anni che possano accedere a un certo grado di sostegno. Partiamo dunque con il dire che le start up che hanno avuto già successo e che rappresentano dunque i campioni della specie non sono presenti in questa radiografia. Inoltre — e questo è un punto chiave — il «caso» start up non si riduce alla sua valutazione quantitativa. Soprattutto in un Paese come l’Italia dove la meritocrazia nelle aziende come nella Pubblica amministrazione ha fatto fatica a trovare i propri spazi, il diffondersi di una cultura nuova legata al concetto di «crea il tuo lavo-

ro» può dare un contributo sociale molto più ampio dei singoli posti di lavoro creati, avviando un modello alternativo. L’augurio è che finito l’effetto marketing — per le aziende e le multinazionali comunicare ai quattro venti che si aiutano le start up va ora più di moda di Dolce e Gabbana — le nuove aziende possano entrare in una dimensione di normalità. Dall’analisi dei numeri delle

50 le iscrizioni delle start up in Piemonte, alla guida nelle adesioni

camere di commercio emerge una maggiore reattività del Centro Nord. Il Piemonte (50) guida per adesso la corsa alle iscrizioni, seguito da Lombardia (47), Veneto (39), Toscana (26) ed Emilia Romagna (24). Se andiamo a guardare le Province quelle più attive sono state Torino (41), Padova (19), Trento (18), Milano (17) e Roma (16). Da molte segnalazioni risultano però anco-

La Cassa depositi Ancora lontano l’accordo tra il ministero dello Sviluppo e la Cassa depositi per sbloccare almeno 150 milioni per il venture capital In collaborazione con La carta che non taglia gli alberi.


Economia 31

Corriere della Sera Domenica 17 Marzo 2013

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«Credito? Alle grandi aziende»

Alla fiera del lavoro in 13 mila

Cassa integrazione per 490 mila

La maggior parte del credito va solo alle grandi imprese. L’81% circa degli oltre 1.335 miliardi di prestiti erogati dalle banche agli italiani è concesso al primo 10% degli affidati, alla migliore clientela. L’allarme è lanciato dalla Cgia di Mestre secondo la quale il rimanente 19% è distribuito a famiglie, piccole imprese e lavoratori autonomi, di fatto il 90% dei clienti degli istituti di credito.

Numeri da record per «IoLavoro», la job fair che si è conclusa ieri allo Juventus Stadium di Torino. In tre giorni hanno partecipato alla manifestazione circa 13 mila persone, sono state proposte più di 10 mila opportunità di lavoro in Italia e all’estero da 99 aziende e dai servizi pubblici per l’impiego italiani ed europei; 3 mila i colloqui di lavoro.

Cassa integrazione ancora ai massimi livelli nei primi due mesi del 2013, con oltre 168 milioni di ore autorizzate alle imprese (+22% sul 2012) e quasi mezzo milione di lavoratori «equivalenti a zero ore» interessati. La Cgil (rielaborando i dati Inps) calcola che ogni lavoratore «fermo» abbia perso con lo stop della produzione quasi 1.320 euro.

e i debiti dello Stato

La storia

70 miliardi

Lo Stato pagherà alle imprese solo 3 milioni su 70 miliardi

30 giorni

I crediti delle aziende verso la pubblica amministrazione Il tempo di pagamento della Pa secondo la direttiva Ue, che può arrivare a un massimo di 60 giorni

Il confronto tra Paesi ITALIA Il ritardo medio in Italia nei tempi di pagamento della Pa verso le imprese

180 giorni

I veti incrociati tra governo, banche e Consip

FRANCIA Il tempo che devono attendere

le aziende d’Oltralpe per avere lo stesso pagamento

64 giorni GERMANIA Lo Stato tedesco è campione di velocità nel pagare le proprie aziende

35 giorni

D’ARCO

fondamentale: se il gruppo piemontese si chiamasse fuori dalla partita, la fusione tra il costruttore romano e il general contractor andrebbe a monte. Se tra la quota di Salini (29%) e le adesioni all’Opa non si arrivasse a raccogliere oltre il 66% di Impregilo, non si potrebbe controllare l’assemblea straordinaria e quindi addio fusione. Lo si legge in uno dei passaggi fondamentali del prospetto di 170 pagine. Il Fondo Amber è già quasi completamente uscito dal general contractor. La scelta che Gavio prenderà insieme con i consulenti di Nomura, Unicredit e Mediobanca, arriverà probabilmente solo verso la fine del periodo d’Opa, ad aprile inoltrato.

ra casi poco chiari di rifiuti di iscrizione dalle camere di commercio probabilmente legate alla mancanza di esperienza o di comprensione delle nuove norme da parte di professionisti e commercialisti. Non che tutto sia decifrabile con immediatezza in effetti: per chi avesse ancora dei dubbi in queste settimane è risultato molto utile il blog Startuplex, nato in maniera informale su stimolo di Google e di alcuni avvocati dello studio legale Cleary Gottlieb. Da quanto emerge anche dal ministero dello Sviluppo economico sembra ormai pacifico che l’interpretazione potrebbe favorire gli sviluppatori di applicazioni. La legge prevedeva l’esistenza di uno di questi tre requisiti: brevetti, un certo numero di dottorati, o almeno il 20%

Per i top manager

Telecom, bonus tagliati del 70% MILANO — Franco Bernabè l’aveva anticipato martedì scorso quando durante un convegno dell’Asati, l’associazione dei piccoli azionisti di Telecom Italia, aveva ribadito che, insieme alla riduzione del debito e alla centralità degli investimenti, per Telecom è prioritario proseguire nel percorso di riduzione dei costi. E così dopo la cancellazione del «long term incentive» 2013 (programma di incentivazione per i dirigenti), Telecom Italia decide un’altra misura di austerità: per il presidente Bernabè, l’amministratore delegato Marco Patuano e tutto il management è prevista la riduzione di circa il 70% del premio annuale denominato Mbo (Management by objectives).

Il tavolo tra l’Abi e le società per mettere a disposizione 10 miliardi di anticipi e i ritardi delle procedure

ROMA — «Se ne occuperà il prossimo governo». Ormai anche il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, getta la spugna sul pagamento dei 70 miliardi di euro di crediti vantati dalle imprese fornitrici della pubblica amministrazione (senza dire che i debiti delle amministrazioni locali sono prossimi ai 140 miliardi). Proprio il ministro che un anno fa, al convegno Ambrosetti di Cernobbio, di fronte al pressing della Confindustria e di artigiani e commercianti, annunciò un intervento risolutivo del governo Monti, quello che poi si tradusse nel meccanismo della certificazione dei crediti. Al gennaio scorso il bilancio di quella operazione parla chiaro: 1.227 amministrazioni abilitate all’utilizzo della piattaforma di certificazione (oltre 900 sono Comuni del Centro Nord, solo 70 sono enti del servizio sanitario); 71 certificazioni rilasciate per circa 3 milioni di euro su 467 istanze presentate dalle imprese, per circa 45 milioni di euro. «Una goccia nel mare dei 70 miliardi» ammette lo stesso Passera. Che però non ci sta a portare da solo la croce del fallimento dell’operazione, essendo stato peraltro a lungo sostenitore di un’altra modalità di pagamento dei debiti, quella attraverso l’emissione di titoli di Stato, bocciata dal ministero dell’Economia. Ed è sempre il Mef, a ben guardare,

del fatturato speso in Ricerca e sviluppo. Sul dubbio buon senso dei primi due requisiti che quasi fanno a botte con il concetto stesso di start up ci siamo già espressi. Facile dunque immaginare che il terzo potrebbe rivelarsi quello più concreto anche perché, come spiegano dal ministero, se le società hanno un paio di ragazzi che lavorano dal mattino alla sera per capire come sviluppare una app i loro «stipendi» possono essere contabilizzati come R&S. Diverso è il caso di una società di e-commerce tanto per intendersi. Sugli incentivi fiscali e sulla sede stabile in Italia mancherebbero infine le notifiche da Bruxelles anche se nulla di sostanziale dovrebbe emergere. E’ invece in mano alla Consob la palla del crowdfunding: entro l’inizio del mese di aprile dovrebbe essere pubblicata la bozza da mettere in consultazione. Al netto delle nubi sull’interpretazione dei requisiti, il vero limite dell’operazione è quello dei sostegni finanziari che non sono mai partiti. Fin dai primi lavori della task force sulle start up guidata da Alessandro Fusacchia era stato chiaro come un’iniezione non solo di fiducia e regole ma anche di fondi (come avvenuto in altri Paesi come la Francia e lo stesso Israele diventato un modello internazionale) sarebbe stata un ingrediente vitale. Purtroppo nella legge alla fine non è rimasta traccia di fondi per dare una scossa all’asfittico settore dei venture capital in Italia (vale 70-80 milioni l’anno). Il ministro dello Sviluppo, Corrado Passera, ha promesso a più riprese la chiusura di un accordo con la Cassa depositi e prestiti per smuovere almeno 150 milioni. Ma quell’intesa, che era stata presentata come ormai fatta, sembra al contrario morta. Le speranze di averla sono ormai ridotte se non nulle. Per paradosso a giorni verranno annunciate e sbloccate diverse decine di milioni di euro, provenienti da fondi europei, per le cinque regioni del Sud. Peccato che saranno distribuite sostanzialmente a pioggia.

Massimo Sideri @massimosideri © RIPRODUZIONE RISERVATA

che ha predisposto la parte più importante della macchina per la certificazione dei crediti: i decreti. «Saranno pronti entro pochi giorni» diceva il ministro Vittorio Grilli il 13 maggio scorso. Ma è il 2 luglio quando vengono pubblicati sulla Gazzetta ufficiale numero 152. Le norme illustrano le modalità di certificazione del credito da parte delle imprese e la compensazione dei crediti «certi, liquidi ed esigibili» con i debiti di natura fiscale iscritti a ruolo. Nel frattempo l’Abi (l’associazione delle banche) si è seduta a un tavolo con le imprese e le cooperative dando finalmente disponibilità a mettere a disposizione 10 miliardi di euro per consentire alle imprese di avere un anticipo immediato sui crediti. Ma purtroppo non basta neanche questo a sbloccare la situazione: a ottobre scorso infatti mancava ancora il regolamento del Fondo di garanzia. Quanto alla piattaforma, che doveva essere predisposta dalla Consip, è il 20 ottobre quando viene resa disponibile per l’accreditamento delle pubbliche

amministrazioni e il 28 novembre, quando le imprese possono fare altrettanto. E manca sempre l’interfaccia tra la piattaforma e le banche... Intervistato dal Corriere domenica scorsa il presidente dell’Anci, Graziano Delrio, ha lanciato accuse precise circa le lungaggini dell’operazione-certificazione dei crediti. «I ritardi della messa in opera del meccanismo hanno un no-

467 le istanze presentate dalle imprese, per circa 45 milioni di euro. Anche il meccanismo della certificazione dei crediti va a rilento. E sarà il prossimo governo a doversi sobbarcare la soluzione del problema

me e cognome - ha detto -: è la Consip che ha fornito solo adesso le modalità per la certificazione. Per non parlare delle banche che fanno molte difficoltà a anticipare il pagamento se il debito non è tracciabile». Ma l’Abi non ci sta e accusa la Consip di aver inviato solo il 20 febbraio al consorzio Cbi, che lavora per le banche all’interfaccia, «le informazioni essenziali» per portare a termine il necessario collegamento. La Consip respinge a sua volta l’addebito: «Non può esserci imputato alcun ritardo dal momento che il collegamento tra la piattaforma per la certificazione e il sistema Cbi è stato collaudato a partire dal 29 novembre, in base alla tempistica concordata con il ministero dell’Economia». Quanto al passaggio dalla fase di collaudo all’operatività della connessione piattaforma, «è avvenuto il 2 febbraio 2013, in quanto il certificato digitale di sicurezza necessario per il collegamento, richiesto da Consip il 23 novembre, è stato rilasciato dalla Cbi il 23 gennaio». Insomma per Consip è il consorzio che lavora per le banche che deve ancora chiudere il cerchio «portando a termine le azioni necessarie» per avviare la piattaforma. Nel frattempo è passato un anno, e quelle 71 aziende che a gennaio hanno ottenuto la certificazione dei crediti stanno ancora aspettando...

Antonella Baccaro © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Domenica 17 Marzo 2013 Corriere della Sera


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Corriere della Sera Domenica 17 Marzo 2013

Sette tweet per sette giorni I consigli di Massimo Tedeschi Ogni settimana su @la_Lettura, l’account Twitter del supplemento della domenica i consigli di un twitterguest. Ecco quelli di Massimo Tedeschi, caporedattore del «Corriere di Brescia»

Domenica

Lunedì

Martedì

Mercoledì

Giovedì

Venerdì

Sabato

«I migliori anni della nostra vita» di Ernesto Ferrero. Foto di gruppo in un interno (editoriale).

«La boutique del mistero» di Dino Buzzati. Per inquietarci con l’enigma che abita in mezzo a noi.

«Il pensiero alla morte» di Paolo VI. A tu per tu con una meditazione alta, drammatica, definitiva.

«Vita e destino» di Vasilij Grossman. La guerra vista dall’altro: russo, ebreo, per giunta comunista.

«Museo d’ombre» di Gesualdo Bufalino. Chi è nato in paese prima o poi sogna di scrivere un libro così.

«Le città invisibili» di Italo Calvino. Un inno al viaggio, all’incontro e alle città possibili.

«Ciò che tarda avverrà» di Paolo De Benedetti. Il Libro, la vita e la Sapienza. Per sperare.

Cultura

Da oggi i consigli del caporedattore della cronaca di Milano del «Corriere della Sera»

Il «Tiziano Terzani» va a George Soros Va a George Soros per La crisi globale e l’instabilità finanziaria europea (Hoepli) la IX edizione del Premio letterario internazionale «Tiziano Terzani» 2013. La consegna l’11 maggio a Udine. È Angela Staude Terzani la presidente di una giuria composta anche da Giulio Anselmi, Toni Capuozzo, Andrea Filippi, Milena Gabanelli, Ettore Mo, Omar Monestier, Paolo Pecile, Valerio Pellizzari, Peter Popham, Paolo Rumiz e Marino Sinibaldi.

Anticipazioni In libreria il 14 maggio il nuovo romanzo dell’autore del «Codice da Vinci». Ecco come comincia

Simboli e sangue

Le visioni dantesche dell’eroe Langdon

di DAN BROWN

I

C G. DORÈ: INFERNO, CANTO XXIII (PARTICOLARE)

ricordi si materializzarono lentamente, come bolle che risalgono in superficie dall’oscurità di un pozzo senza fondo. Una donna velata. Robert Langdon la guardò al di là di un fiume le cui acque agitate fluivano rosse di sangue. Sulla riva opposta, la donna era immobile, solenne, il viso nascosto da un velo. Nella mano stringeva una fascia azzurra, una tainia, che in quel momento sollevò in onore del mare di corpi ai suoi piedi. Il tanfo della morte aleggiava ovunque. «Cerca» sussurrò la donna. «E troverai». Langdon percepì quelle parole come se fossero state pronunciate all’interno della sua testa. «Chi sei?» gridò, ma la voce non produsse alcun suono. «Rimane poco tempo, ormai» mormorò la donna. «Cerca e trova». Langdon fece un passo verso il fiume, ma vide che era rosso di sangue e troppo profondo per poterlo guadare. Quando rialzò lo sguardo verso la donna velata, si accorse che i corpi ai suoi piedi si erano moltiplicati. Adesso erano centinaia, forse migliaia. Alcuni, ancora vivi, si contorcevano in agonia, morendo di morti inimmaginabili: arsi dal fuoco, sepolti nelle feci, divorati l’uno dall’altro. Attraverso il fiume, Langdon sentiva echeggiare le urla luttuose della sofferenza umana. La donna si fece avanti, tendendogli le mani affusolate, quasi per invocarne l’aiuto. «Chi sei?» gridò di nuovo Langdon. La donna gli rispose sollevando lentamente il velo che le copriva il viso. Era incredibilmente bella, e tuttavia più vecchia di quanto Langdon avesse immaginato: sui sessant’anni, forse, forte e maestosa come una statua senza tempo. La mascella era decisa e severa, gli occhi profondi ed espressivi e i lunghi capelli d’argento le ricadevano in riccioli sulle spalle. Al collo portava un amuleto di lapislazzuli: un serpente attorcigliato intorno a una verga. Langdon aveva la sensazione di conoscerla, sentiva di potersi fidare di lei. Ma come? Perché? La donna indicò due gambe che spuntavano scalciando dal terreno; sembrava appartenessero a un’anima disgraziata sepolta a testa in giù fino alla vita. La pallida coscia destra dell’uomo era contrassegnata da un’unica lettera, scritta con il fango: R. «R?» si chiese incerto Langdon. Come in... Robert? «Sono... io?» Il viso della donna non rivelava nulla. «Cerca e trova» ripeté. Senza alcun segno premonitore, cominciò a irradiare una luce bianca, sempre più viva. Tutto il corpo prese a vibrare intensamente e poi, in un fragore di tuono, esplose in mille schegge di luce. Langdon si svegliò di colpo, urlando. La stanza era illuminata. Era solo. Nell’aria aleggiava l’odore pungente del disinfettante e, da qualche parte, una macchina vibrava piano al ritmo del suo cuore. Cercò di muovere il braccio destro, ma un dolore acuto lo bloccò. Abbassò lo sguardo e vide l’ago di una flebo tirargli la pelle dell’avambraccio. Sentì accelerare il polso e le macchine adattarsi al nuovo ritmo con un ping più rapido. «Dove sono? Cosa mi è successo?» La nuca gli martellava in una pulsazione dolorosa. Cautamente, Langdon alzò il braccio libero e si toccò la testa, tentando di localizzare la fonte del dolore. Sotto i capelli arruffati, trovò i rilievi duri di una decina di punti, incrostati di sangue rappreso. Chiuse gli occhi, cercando di ricordare un eventuale inciden-

Ugo Savoia è il nuovo twitterguest

Dan Brown Ritorno all’Inferno Bestseller

] Dan Brown, è nato negli Usa nel 1964 (foto di Paula Lerner). Prima del successo planetario del «Codice da Vinci» aveva pubblicato altri tre libri. ] «Inferno» è il suo quarto romanzo che ha come protagonista Robert Langdon, già apparso nel «Codice da Vinci», in «Angeli e demoni» e ne «Il simbolo perduto», editi in Italia da Mondadori. ] Il film tratto dal «Codice» è del 2006, quello da «Angeli e demoni» del 2009.

te. Niente. Vuoto totale. «Rifletti». Solo buio. Un uomo con il camice entrò precipitosamente nella stanza, forse messo in allarme dal ritmo accelerato del monitor cardiaco. Aveva una barba poco curata e baffi cespugliosi, ma occhi gentili che, da sotto le sopracciglia incolte, irradiavano una calma riflessiva. «Cos’è successo?» riuscì a dire Langdon. «Ho avuto un incidente?» L’uomo si portò un dito alle labbra e poi corse fuori, chiamando qualcuno nel corridoio. Langdon voltò la testa, ma il movimento provocò una fitta di dolore che gli si irradiò in tutto il cranio. Fece qualche respiro profondo e aspettò che passasse. Poi, con molta cautela ma con metodo, esaminò l’ambiente sterile in cui si trovava. La stanza d’ospedale aveva un unico letto. Niente fiori. Niente biglietti di au-

guri. Langdon vide i propri abiti sopra un mobile basso vicino al letto, ripiegati dentro una busta di plastica trasparente. Erano sporchi di sangue. «Mio Dio. Devo essermela vista brutta». Molto lentamente, girò la testa verso la finestra di fianco al letto. Fuori era buio. Notte. Nel vetro vide solo il proprio riflesso: uno sconosciuto cinereo, pallido e sfinito, attaccato a cavi e tubicini, circondato da attrezzature mediche. Sentì delle voci avvicinarsi lungo il corridoio e riportò lo sguardo nella stanza. Rientrò il medico, adesso in compagnia di una donna. Lei sembrava avere poco più di trent’anni. In camice azzurro, aveva i capelli biondi raccolti in una coda di cavallo che, mentre camminava, le ondeggiava sulla schiena. «Sono la dottoressa Sienna Brooks» si presentò, rivolgendo un sorriso a Lan-

«Malofiej Awards» di Pamplona

Doppio premio per «la Lettura» nei «Pulitzer dell’infografica»

«L

a Lettura», il supplemento domenicale culturale del «Corriere della Sera» ha vinto la medaglia d’argento e quella di bronzo dei Malofiej International Infographics Awards di Pamplona, ventunesima edizione. I riconoscimenti — considerati i «Pulitzer» dell’infografica — riguardano l’intera produzione di visualizzazioni dati svolta per «la Lettura» nel 2012 dal Density Design Lab del Politecnico di Milano (a cui è andato il 2˚posto) e dallo studio Accurat fondato da Giorgia Lupi, Simone Quadri e Gabriele Rossi (3˚

posto). Già lo scorso anno «la Lettura» si era aggiudicata l’argento della sezione portfolio. Quest’anno occupa il podio insieme al «New York Times», primo classificato. La sezione «visual data» del supplemento è un laboratorio di sperimentazione di data journalism, che mette insieme le professionalità più all’avanguardia del settore. Tutti i nostri lavori — celebrati da testate come «Forbes», «Brain Pickings», «Slate» — sono visibili all’indirizzo web pinterest.com/Lettura. © RIPRODUZIONE RISERVATA

gdon. «Questa sera collaborerò con il dottor Marconi». Langdon annuì debolmente. Alta e slanciata, la dottoressa si muoveva con l’andatura decisa e sicura di un’atleta. Perfino in tenuta ospedaliera, c’era in lei un’eleganza flessuosa. Nonostante l’assenza di qualsiasi traccia di trucco che Langdon potesse notare, la carnagione sembrava insolitamente liscia e l’unica imperfezione era un minuscolo neo appena sopra la bocca. Gli occhi, di un castano dolce, erano stranamente penetranti, come se fossero stati testimoni di esperienze di rado affrontate da persone della sua età. «Il dottor Marconi non parla molto bene inglese» spiegò Brooks, sedendosi accanto al paziente «e mi ha chiesto di compilare il suo modulo di accettazione». Sorrise di nuovo. «Grazie» disse Langdon con voce roca. «Okay» cominciò la dottoressa in tono pratico. «Il suo nome?» Gli ci volle un momento. «Robert... Langdon». Brooks gli puntò il raggio di una piccola torcia negli occhi. «Professione?» L’informazione emerse ancora più lentamente. «Professore. Storia dell’arte... e simbologia. Università di Harvard». La dottoressa abbassò il raggio di luce. Sembrava sorpresa. Il medico dalle sopracciglia cespugliose aveva l’aria altrettanto stupita. Excerpt from Inferno © 2013 by Dan Brown © 2013 Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., Milano Titolo dell’opera originale: Inferno. Prima edizione maggio 2013. Per gentile concessione di Luigi Bernabò Associati (Traduzione di Nicoletta Lamberti, Annamaria Raffo, Roberta Scarabelli)

on un incubo oltremondano dello studioso di simboli Robert Langdon inizia il finora misteriosissimo nuovo romanzo dello scrittore bestseller americano Dan Brown, Inferno, che verrà pubblicato il 14 maggio in Italia per Mondadori e in contemporanea negli Stati Uniti e in Gran Bretagna. Il nuovo libro giunge dieci anni dopo il successo planetario de Il Codice da Vinci, che ha venduto 80 milioni di copie nel mondo (4 milioni solo in Italia) e ha ispirato anche un film interpretato da Tom Hanks e Audrey Tautou per la regia di Ron Howard: e per celebrare il decennale, Mondadori ha pubblicato da pochi giorni una nuova edizione del bestseller, in libreria dal 12 marzo. Ma torniamo a Inferno: l’incipit, che pubblichiamo in anteprima italiana in questa pagina, chiarisce alcuni degli indizi trapelati negli ultimi mesi intorno al libro, a cominciare dal titolo e dall’ambientazione. Il richiamo esplicito alla prima cantica della Divina Commedia di Dante Alighieri è confermato dalla visione su cui si apre il libro, una bolgia infernale sulla quale aleggia una donna luminosa e velata, mentre l’ambientazione nel nostro Paese è annunciata dall’ospedale nostrano in cui Langdon si risveglia, stordito e ferito, affidato alle cure dell’italiano dottor Marconi e dell’atletica dottoressa e interprete Sienna Brooks. Svelata anche la copertina italiana del romanzo, che rappresenta il profilo di Dante e lo schema dei gironi infernali. Mentre a proposito di Robert Langdon, il suo lavoro di interprete dei simboli inizia già in queste prime righe del nuovo romanzo, con due segni già da interpretare. Uno dei dannati a capofitto nel fango porta infatti la lettera R scritta su una gamba: si tratta forse dell’iniziale del nome dello stesso studioso e investigatore. Ma c’è anche l’amuleto al collo della donna misteriosa apparsa nel sogno: un serpente attorcigliato a un legno, che richiama il simbolo del bastone di Asclepio e potrebbe rappresentare la medicina. Oppure no. L’indagine di Langdon è già cominciata.

Ida Bozzi © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Domenica 17 Marzo 2013 Corriere della Sera

Idee&opinioni

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PAPA FRANCESCO

Nella notte tra venerdì e sabato, al quarto programma di salvataggio dopo Grecia, Irlanda e Portogallo, l’Europa ha scartato. A differenza dei precedenti, il piano per Cipro prevede un inedito intervento diretto nelle tasche dei risparmiatori, senza distinzioni se non nell’aliquota dell’una tantum applicata su depositi e conti correnti, sopra e sotto i 100 mila euro. Per la prima volta dall’inizio della Grande crisi che ha colpito il Vecchio continente il costo del salvataggio ricade immediatamente sui cittadini e con una pesantezza inusitata: tra il 6,75 e il 9,9%. Le spiegazioni dell’Eurogruppo sull’unicità del caso cipriota, l’«ipertrofia» della rete bancaria, che alludono senza ovviamente pronunciarne nemmeno il nome al vero tema, la presenza di enormi capitali della mafia russa, hanno fatto da pendant a un blitz. Di fatto già da ieri mattina l’operatività dei conti correnti era stata bloccata in attesa della tassa. Il decreto dell’Europa, per abbassare il conto del salvataggio, resterà nella memoria dei risparmiatori che come noto è lunga come quella di un elefante (quanti tra quelli che l’hanno subito hanno dimenticato il prelievo forzoso

del 6 per mille a carico dei risparmiatori italiani nella drammatica estate del ’92 poi conclusa con la svalutazione del 30% della lira?). Castigare un sistema bancario e i partiti che hanno coperto le sue spericolate manovre è probabilmente giusto, ma quello europeo somiglia a un giudizio sommario. Che trova forse giustificazione soltanto nella ricerca di coerenza, visto il rifiuto di assicurare i depositi di spagnoli, italiani o greci. La mossa su Cipro, la prossima è attesa sulla Slovenia, avviene nel silenzio tedesco. Un silenzio che aiuta tanti, Italia compresa. Vedremo se avranno qualcosa da dire i mercati che hanno appena festeggiato — Francoforte con Wall Street — il ritorno sui livelli massimi del 2007 dopo quattro anni di tracolli. E tuttavia ciò avviene proprio nei giorni in cui da molte parti si lamenta la perdita di consenso verso l’euro e la situazione precaria dell’eurozona viene allo scoperto senza grandi prospettive: la Bce fa tutto il possibile, ma è un esercizio sempre più difficile individuare chi davvero tirerà il volano della crescita economica.

Carlo Cinelli © RIPRODUZIONE RISERVATA

L’ITALIA UNITA COMPIE 152 ANNI UNA FESTA CON TROPPE AMNESIE

Che fine ha fatto la proposta di un museo dedicato alla storia d’Italia, lanciata due anni fa in occasione del 150˚da Andrea Carandini e da Ernesto Galli della Loggia? E il fervore di iniziative culturali, mostre, collane editoriali, discussioni giornalistiche, il fiorire di una pamphlettistica a volte faziosa ma certamente vitale perché si sono spenti così rapidamente? Nel 2011 il discorso al parlamento del presidente Napolitano e la partecipazione corale, di addetti ai lavori e di pubblico, a manifestazioni per celebrare l’Unità d’Italia aveva allontanato lo spettro di quanti temevano che i conati separatisti al Nord e la patetica nostalgia neoborbonica al Sud prevalessero sui motivi unitari. Grazie a iniziative di qualità come le mostre organizzate a Torino, che si rivelò vera capitale culturale dell’Unità, «fare gli italiani» tornò a essere uno slogan non scontato. È anche sull’onda di quell’entusiasmo collettivo che coinvolse gli studenti di ogni grado scolastico da Nord a Sud (ricordiamo i concorsi e la riedizione della spe-

dizione dei Mille organizzati dalla Fondazione Donat Cattin) che nel novembre 2012 è stato stabilito per legge di celebrare ogni 17 marzo l’anniversario dell’Unità nazionale. Oggi il presidente Napolitano celebrerà il 152˚assistendo al cambio della guardia solenne con lo schieramento e lo sfilamento dei corazzieri e deporrà una corona d’alloro come omaggio a tutti i caduti per l’Unità all’Altare della Patria. Il 17 marzo si iscrive dunque accanto al 2 giugno, festa della Repubblica, e al 7 gennaio, festa del Tricolore, come uno degli appuntamenti tesi a ricordare e consolidare la nostra identità di nazione. Stupisce che arriviamo a questo primo nuovo appuntamento quasi nella più totale distrazione. Certo la crisi finanziaria, le turbolenze politiche, il disagio sociale sono motivi sufficienti per farci stare lontani dalla retorica. Ma non per dimenticare il sentimento di comune appartenenza che ci ha aiutato ad andare avanti nei momenti difficili.

Dino Messina © RIPRODUZIONE RISERVATA

IL FASCINO DISCRETO DEL TRE PER CENTO SEL ALLA CONQUISTA DEL POTERE

Negli altri Paesi, nei Paesi normali, in quelli in cui il bipolarismo è un’abitudine radicata e serenamente accettata, funziona grosso modo così: due grandi partiti si confrontano alle elezioni, con alleati vari ed eventuali, e la forza politica che vince si prende quasi tutte le poltrone che contano, le altre le dà al partner politico minore. In Italia, nazione notoriamente non tanto normale, il bipolarismo funziona invece in maniera assai diversa. E può quindi accadere che un movimento che ha strappato il 3 per cento a Montecitorio, il 3,2 a Palazzo Madama, ottenga 37 deputati e 7 senatori. Non solo, visto che c’è, il Pd, gli offre anche la presidenza della Camera. In compenso, con quella percentuale risibile, questa volta senza chiedere niente al «fratello maggiore», anzi, sfidandolo in campo aperto con le primarie, conquista una regione meridionale importante come la Puglia, con Vendola, e tre città di peso quali Milano, con Pisapia, Genova, con Doria, e Cagliari con Zedda. A dirla, anzi, a scriverla così ha dell’incredibile. E riuscire a spiegarla a uno straniero, a un giornalista inglese, per esem-

pio, è impresa improba e oltre modo faticosa. Ma questa è l’Italia. Che non è cambiata molto, in questo senso, dai tempi della Prima Repubblica. Allora un partito non certo grande come il Pri poteva ottenere una presidenza del Consiglio. Era un’altra epoca, però, e il bipolarismo era una parola sconosciuta ai più. Poi nel ’94 la politica, costretta sotto i colpi di Tangentopoli, si è dovuta convertire al maggioritario. E non è cambiato niente. Nel 2006 l’Udeur, con poco più del 2 per cento, prima, ha conquistato il ministero della Giustizia, e poi è riuscita a far cadere un governo. Di esempi come questi ce ne sono tanti. Dimostrano che anche questa è un’anomalia italiana. L’ennesima. Forse non la più grave. Ma, con tutto il rispetto per Sel e per il suo leader, è sempre un’anomalia di troppo per un Paese come il nostro. Senza il Porcellum il movimento di Vendola non avrebbe avuto tutti questi posti in Parlamento. E con un vero, grande partito riformista in campo non avrebbe avuto tanti sindaci importanti.

Maria Teresa Meli © RIPRODUZIONE RISERVATA

Il prete venuto dal Nuovo mondo per ridare fede alla vecchia Europa di GIAN ARTURO FERRARI

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he cosa è, essenzialmente, il nuovo Papa? Un prete. Che cosa si propone, verosimilmente, di fare? Il prete. Questa è la novità, una gran novità rispetto a tutti i suoi più recenti predecessori. Montini — uomo di ideazione politica, antico assistente della Fuci (Federazione universitaria cattolica italiana), padre spirituale di Aldo Moro — si diede come compito principale quello di sbrogliare l’assai intricata matassa del Concilio. Ci riuscì abbastanza bene, ma si ritrovò assediato su un lato dalla prima grande ondata di secolarizzazione e sull’altro dall’avanzata impetuosa nel mondo del comunismo anni Settanta. Finì, desolato, in quel terribile 1978, senza essere neppure riuscito a celebrare i funerali del suo antico discepolo e amico. Wojtyla, giovane e vigoroso, più di ogni altra cosa volle affrontare in campo aperto e lì battere il comunismo. Via i concordati, basta con i cauti appeasement. «Non abbiate paura!» proclamò tra grandi sventolii di paramenti dal sagrato di San Pietro. Gli spararono, ma sopravvisse e nel 1989 si vide che aveva ragione lui. Ratzinger scoprì che c’era un nemico anche più subdolo, più invasivo, che stava conquistando la mentalità comune e che minava l’antica fede. Era il comune sentire della contemporaneità, che lui chiamò relativismo. Si impegnò di persona in una battaglia che per essere sottile non era meno tagliente. Lasciando che l’intendenza, affidata ai fedeli (?) collaboratori, seguisse. Non seguì, e lui ne trasse le conclusioni. Tutti e tre — Montini, Wojtyla e Ratzinger — erano europei non solo nell’anagrafe, ma nella cultura, nella visione del mondo. Un mondo, quello della Guerra fredda, che aveva al suo centro l’Europa e al centro dell’Europa la Germania e l’Italia. Un’Europa, quella del post Guerra fredda, con tutte le schifiltosità, le angustie e le indolenze di chi è stato troppo coccolato, troppo ben abituato. Bergoglio è un’altra cosa. Al netto dell’avita bagna cauda e delle colline astigiane, viene letteralmente da un altro mondo. Dietro di lui si intravedono le

BEPPE GIACOBBE

DEBITO DEI POPOLI, NON SOLO DEGLI STATI LA LEZIONE CHE ARRIVA DA CIPRO

infinite schiere dei poveri, quelli veri. Dei semplici, quelli veri. Degli umili, quelli veri. Di tutti quelli che, pur poco sapendo di Manuele II Paleologo e della sura 2,256, sono il popolo di Dio. Tutti costoro abbisognano, secondo quanto lascia trasparire Bergoglio, di un prete. Di uno non che preghi in senso astratto, ma che dica le preghiere. Non che pratichi il culto mariano, ma che ami la Madonna. Che tema non il demonio o il Male, ma il diavolo, proprio lui, quello di quando eravamo bambini. Molto attivo di questi tempi, a quanto dice Bergoglio. C’è bisogno di un vecchio prete buono (ma non bonaccione), che dia certo l’idea di saper affrontare ardui cimenti, ma soprattutto di poter dire una parola di conforto a chi ne ha bisogno. Cioè a tutti. In uno dei passaggi chiave di Vita e destino, libro di smisurata grandezza, Vasilij Grossman fa dire a uno dei suoi protagonisti, un rivoluzionario pentito: «Io non credo nel bene. Credo nella bontà». Forse Bergoglio, uomo non certo semplice, umile solo per scelta e per

vocazione, potrebbe sottoscrivere. Questo gesuita, missionario come i suoi confratelli che mezzo millennio fa andarono in America a convertire gli indios, compie oggi confidando negli stessi mezzi — le preghiere, le pratiche di pietà, l’esempio, ma anche la radicalità — il percorso inverso e torna per evangelizzare l’Europa. Quel che trova è l’Europa del declino, di un declino non solo per ragioni strettamente religiose e per ovvie ragioni geopolitiche, ma per una sorta di collasso della propria identità. Uno sguardo annebbiato, che non le permette più quella chiarezza di visione che è stata la sua gloria. Uno stato confusionale, una precoce decrepitezza, un immeschinimento in dispute da cortile. Soprattutto smarrimento e prostrazione. Dice papa Bergoglio che il pessimismo è opera del diavolo. Se, forte di questa certezza, si prodigherà per restituire speranza e respiro all’Europa e all’Italia, avrà fatto un grande dono a tutti. Anche a chi credente non è. © RIPRODUZIONE RISERVATA

GIUSTIZIA

Sui magistrati equivoci e pressioni di RODOLFO M. SABELLI

C

aro direttore, da tempo rilevo il diffondersi di una certa confusione circa l’assetto della magistratura nel complessivo sistema statuale. Va ricordato, anzitutto, che essa non è una qualsiasi categoria della pubblica amministrazione, ma uno dei poteri dello Stato. Tale è, non perché lo afferma Montesquieu, ma perché lo stabilisce la nostra Costituzione, che, nell’articolo 104, dichiara che «la magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere» e così, a un tempo, colloca la magistratura come potere e ne tutela l’indipendenza e l’autonomia, a garanzia del principio di eguaglianza di tutti i cittadini. I rischi di autoreferenzialità sono esclusi dalla soggezione dei giudici alla legge e a essa soltanto (art. 101). Altro errore diffuso, legato a situazioni all’attenzione delle cronache di questi giorni, è quello di intendere le vicende giudiziarie personali in termini di contrapposizione, quasi che gli imputati e i magistrati che li giudicano fossero parti di un conflitto; a ben vedere, è un errore indotto dalla drammatizzazione di alcuni procedimenti, indebitamente trascinati sul piano della polemica politica. La magistratura, ivi compresi i pubblici ministeri, non è in conflitto con nessuno ma è da tempo, ripetutamente e anche nei giorni recenti, bersaglio di attacchi verbali inauditi e destinataria di un’indebita pressione, tale di fatto essendo la manifestazione inscenata da alcuni parlamentari all’interno di un palazzo di giustizia, durante la celebrazione di un processo. Qui non si trat-

ta di diritto di critica e di manifestazione, tutelati anch’essi dalla Costituzione e quindi fuori discussione. La magistratura e le sue decisioni possono naturalmente essere criticate, ma ciò a cui abbiamo assistito in questi giorni è invece un attacco intollerabile e grave all’indipendenza e all’autonomia dei magistrati, cioè a principi fondamentali del sistema costituzionale. Mettere in discussione tali principi vuol dire mettere in discussione e danneggiare l’intero sistema. Le proprie ragioni debbono essere fatte valere col processo, nel processo, e non con insulti e con manifestazioni di piazza contro la magistratura. Altro argomento intollerabile è quello della persecuzione giudiziaria, che sarebbe testimoniata, da ultimo, dal presunto moltiplicarsi, in contemporanea, dei procedi-

menti penali, in realtà in fasi diverse e alcuni pendenti da mesi o da anni. C’è da chiedersi quale dovrebbe essere il tempo giusto per la giustizia, se ieri le elezioni politiche imminenti, oggi la fase postelettorale, domani altre elezioni, amministrative o europee, sempre dovrebbero consigliare cautela. I tempi della giustizia, allora, non possono che essere quelli governati dalla legge e dalle regole del processo, non altri, dettati da ragioni di convenienza, alle quali l’una o l’altra parte potrebbe opporne di uguali e contrarie. Trascinare la giurisdizione sul piano della lotta politica e applicare a essa logiche che le sono estranee sarebbe un grave errore. Presidente dell’Associazione nazionale magistrati © RIPRODUZIONE RISERVATA

LE ELEZIONI APPAIONO PIÙ VICINE

LA NON POLITICA E I SUOI CALCOLI di ERNESTO GALLI DELLA LOGGIA SEGUE DALLA PRIMA

Certo, dietro tale designazione c’era evidentemente anche un calcolo politico. Quello che, presentando candidature ben viste a sinistra, il Pd riuscisse finalmente ad agganciare i grillini, nella speranza di portarli domani ad appoggiare il tentativo di un governo Bersani. A tale obiettivo è stato consapevolmente sacrificato vuoi ogni residuo rapporto con il Centro di

Monti, vuoi ogni eventuale avvio di negoziati armistiziali con il Pdl e con la Lega. È quanto mai dubbio, però, che una manciata di voti grillini per il presidente Grasso annunci davvero una conversione del Movimento 5 Stelle e l’alba di un nuovo ministero. Assai più probabile, dopo questa giornata, è che sull’orizzonte italiano si allunghi, invece, solo l’ombra di elezioni anticipate. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Corriere della Sera Domenica 17 Marzo 2013

Lettere al Corriere

GIÙ LE MANI DALLE AMERICHE DOTTRINA DEL PRESIDENTE MONROE

Risponde Sergio Romano Ho letto la sua risposta su Hugo Chavez. Appare chiaro che il presidente venezuelano rappresenta la figura più popolare del fronte latino-americano avverso agli Stati Uniti. L’atteggiamento degli Usa verso le nazioni latino-americane nasce nel 1823, con la dottrina di Monroe, dove si dichiara in due punti che i continenti americani non dovranno più essere oggetto di colonizzazione da parte di potenze europee e qualsiasi intromissione negli Stati dell’America Latina sarà considerata atto di ostilità contro gli Stati Uniti. In varie situazioni gli Usa si comportarono coerentemente e in favore delle nazioni latino-americane (1895 crisi anglo-venezuelana, 1898 guerra ispano-americana che portò all’indipendenza di Cuba). Quando e perché

cambiò l’atteggiamento degli Usa, tanto da urtare l’opinione pubblica di tutta l’America Latina creando quella diffidenza e quel risentimento ancora oggi così radicati? Franco Bordogna frabordogna@alice.it Caro Bordogna, ammonimento di James Monroe, presidente degli Stati Uniti dal 1817 al 1825, è contenuto in uno degli abituali messaggi presidenziali al Congresso e coincide con avvenimenti internazionali in cui gli interessi del suo Paese erano direttamente o indirettamente coinvolti. Sul versante americano dell’Atlantico stava per iniziare un negoziato tripartito – Usa, Russia e Gran Bretagna — sulle rispettive aree di pertinenza nelle regioni nord-occidentali del continente americano. Sul versante europeo dell’Atlantico vi era stata in

L’

METODI CONTRO LA CRISI

Argentina e Islanda Caro Romano, non mi capita mai di leggere se e come Islanda ed Argentina abbiano superato le gravi crisi finanziarie che li hanno colpiti alcuni anni fa. Può darmi qualche notizia? Giorgio Benvenuti shagbeng@ gmail.com

Hanno fatto pagare una buona parte del debito ai loro creditori.

Monti, l’unico che sembra in grado, al momento, di ottenere un atteggiamento di maggiore flessibilità dall’Europa per l’avvio di un programma di crescita. Nel frattempo, come non augurarsi che il Parlamento, esauriti i soliti riti per l’elezione dei presidenti e per l’assegnazione degli altri ruoli, si renda almeno utile per il varo di una nuova decente legge elettorale, in modo che si torni al più presto a votare? Alberto Voltaggio, Roma

PARLAMENTO LEGGI ELETTORALI / 1

Compito non rinviabile

Sistema maggioritario

Credo che un governo Pd-Pdl sia un’ipotesi irreale, non perché non lo vuole Bersani, ma perché non lo vuole l’elettorato del Pd, il quale reputa quella alleanza contro natura, con o senza Berlusconi. E non è immaginabile che il Pd, con Bersani o un altro, decida di suicidarsi sull’altare della governabilità in questa fase dalla «prorogatio» del governo del senatore Mario

Spagna una rivoluzione liberale a cui la Francia aveva reagito con un intervento militare che avrebbe restituito il trono a Ferdinando VII. La rivoluzione aveva favorito i movimenti indipendentisti dell’America Latina e la restaurazione della monarchia borbonica avrebbe potuto preannunciare una reazione conservatrice della madrepatria. Con la dichiarazione di Monroe gli Stati Uniti misero le mani avanti e dissero sostanzialmente che non avrebbero tollerato interferenze europee negli affari del continente americano. Le parole di Monroe, tuttavia, potevano essere lette in due modi alquanto diversi. Potevano essere considerate una

manifestazione di solidarietà per tutti i Paesi del continente che si erano ispirati, con qualche anno di ritardo, all’esempio nordamericano. Ma potevano anche significare, implicitamente, che gli Stati Uniti riservavano a se stessi una sorta di supervisione sulle vicende di tutti gli Stati sorti a sud del Rio Grande. Vi sono state circostanze in cui Washington è parsa adottare il ruolo del grande protettore liberale, come accadde nel 1865 quando sostenne la legittimità di Benito Juarez contro l’imperatore Massimiliano, installato da Francia e Austria sul trono messicano. Ma vent’anni prima gli Stati Uniti avevano strappato al Messico il Texas, buona parte della California e altri territori originalmente spagnoli. Più tardi, gli Stati Uniti costrinsero gli spagnoli ad abbandonare Cuba e dettero all’isola la sua indipendenza, ma ne scrissero la costituzione e vollero un arti-

colo che riservava alle loro truppe il diritto d’intervenire ogniqualvolta Washington lo ritenesse opportuno. Da allora gli sbarchi dei marines — a Cuba, Santo Domingo, Nicaragua, Haiti, Grenada — sono stati numerosi, e ancora più numerose sono state le interferenze degli Stati Uniti nella politica dei loro vicini meridionali. John F. Kennedy cercò di modificare questo rapporto ineguale con una grande iniziativa politica che fu definita «Alleanza per il progresso», ma la sua visione panamericana non venne ripresa dai successori e gli Stati Uniti furono per molto tempo il migliore alleato e protettore di regimi autoritari e conservatori. Hugo Chavez ha potuto sfruttare, spesso con argomenti e stile molto demagogici, il risentimento delle forze democratiche e progressiste del subcontinente.

LEGGI ELETTORALI / 2

chi cammina e chi nuota, imparagonabili!

Nomina del Papa vincente alle Camera si è vista assegnare ben 345 deputati su 630 (compresi quelli eletti dagli italiani all’estero) pur avendo ottenuto il 30 per cento circa dei voti. Che cosa c’è di tanto anomalo, visto che nel sistema maggioritario puro (auspicato da molti, anche se magari ora molti fingono di lamentarsi), in teoria una coalizione o partito può ottenere addirittura la totalità dei parlamentari con un solo voto di maggioranza in ogni collegio?

In questi giorni si fa osservare che la coalizione

Luca Giori giorilu@tiscali.it

La tua opinione su corriere.it/opinioni/

SUL WEB Risposte alle 19 di ieri

Berlusconi chiede di trasferire i processi da Milano a Brescia per incompatibilità ambientale. Giusto?

@

Le lettere, firmate con nome, cognome e città, vanno inviate a: «Lettere al Corriere» Corriere della Sera via Solferino, 28 20121 Milano - Fax al numero: 02-62.82.75.79

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Sì 16

In questi giorni viene messa a confronto l’elezione del Papa con quella del governo. Ricordo che il sistema elettivo del clero non è un sistema democratico. Gli elettori, i cardinali, sono eletti dal Papa stesso. A loro volta i cardinali eleggono i vescovi. I sacerdoti sono tali dopo un percorso di studio e sono promossi parroci e monsignori dai vescovi. Nessuna elezione clericale è democratica perché tutti sono selezionati da personaggi di maggior livello, non dal popolo dei fedeli. Sarebbe quindi opportuno non confondere mondi che sono totalmente diversi: c’è

La domanda di oggi Laura Boldrini presidente della Camera e Pietro Grasso del Senato. Verso un’alleanza Pd-M5S?

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Ottavio Beccegato ottaviobeccegato@alice.it

STRANE BUGIE

Quelle lauree inventate Non riesco a comprendere i motivi del complesso di inferiorità che colpisce gli italiani per la mancanza di una laurea. Fa riflettere che Giannino, Crosetto, Marta Grande, Renzo Bossi e non so quanti altri sentano la necessità di esibire una laurea. A volte trattasi di persone serie che a quanto pare si sentono culturalmente inadeguate rispetto al giudizio della gente. Tale senso di inadeguatezza l’ho verificata anche personalmente in talune occasioni di incontro. È vero che anche in Germania non scherzano riguardo a tesi di laurea copiate, ma almeno in quei casi si presume che siano stati dati tutti gli esami previsti! Paolo Forgieri paoloforg@tiscali.it

E-mail: lettere@corriere.it oppure: www.corriere.it oppure: sromano@rcs.it

Più o Meno di Danilo Taino

Statistical Editor

Il Grande Fratello vede ciò che ti piace

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gni volta che premete il tasto «Mi piace» («Like») su Facebook, l’informazione finisce nel Big Data. Lo stesso ogni volta che vi muovete con un telefono cellulare nella borsetta. Oppure usate una carta di credito. Ogni cosa facciate con uno strumento in Rete, la vostra azione viene registrata e immagazzinata in un database. Che nella maggior parte dei casi vende queste informazioni. Numeri e frequenze che, una volta ordinati e analizzati da software ogni giorno più precisi, servono a creare il vostro profilo: per questo aziende commerciali o partiti politici o altre organizzazioni li comprano. Questa enorme, infinita massa di dati è la grande discussione del momento, il Big Data che promette di cambiare il mondo del business, la politica e probabilmente molti modi di vivere. Per dire. Facebook ha rivelato l’anno scorso che ogni giorno il suo sistema processa 2,5 miliardi di contenuti e più di 500 terabyte (un terabyte corrisponde a mille miliardi di byte, cioè di unità di informazione digitale). Nelle stesse 24 ore, gestisce 2,7 miliardi di «Like» e 300 milioni di foto. Ogni mezz’ora analizza più di cento terabyte. Numeri che vanno moltiplicati per milioni di altri operatori della Rete. Una volta elaborati, questi numeri diventano profili psico-demografici fondati su informazioni statistiche che individuano il vostro credo religioso, la propensione politica, i gusti muI «Like» su sicali e culinari, la razza, il livello Facebook e ogni di felicità, il grado di ottimismo, gli interessi letterari, la altra azione sessualità, l’uso di droghe, il didigitale finiscono vorzio dei genitori. Il Centro di Psicometria dell’Università di in un Big Data Cambridge è riuscito a individuare queste caratteristiche limitandosi ad analizzare grandi masse di dati provenienti dai profili personali di 58 mila membri di Facebook e dai loro Like: ha colto nel segno per l’88 per cento dell’orientamento sessuale, il 95 per cento della razza, l’80 per cento di religione e idee politiche, tra il 62 e il 75 per cento della stabilità emotiva. Con questi dati e con i software che li elaborano, le imprese fanno grandi cose: dal decidere in quali negozi mandare certi merci fino a creare prodotti e servizi personalizzati. Nella campagna presidenziale dell’anno scorso, il team di Barack Obama ha usato il Big Data e la statistica a 360 gradi: sapeva cosa pensavano gli elettori sul controllo delle armi piuttosto che sul matrimonio gay, conosceva quale autobus prendevano per accompagnare i figli a scuola, era al corrente dell’attore di sit-comedy preferito dalla famiglia. Piaccia o meno, il Big Data sarà sempre di più parte delle nostre vite. I governi dovranno però rendere trasparente quel che succede, spingere chi gestisce i dati a informare coloro da cui li estrae. E trovare un modo per chiedere a questi ultimi il consenso all’utilizzo (le regole di oggi non bastano ma la tecnologia può aiutare). Soprattutto, bisognerà spiegare ai bambini cosa succede quando dicono «Mi piace»: la Rete ascolta. @danilotaino

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Interventi & Repliche Non abolire la Festa del papà Sono la mamma di una bimba che ha perso il papà in tenera età. Per me il 19 marzo è sempre una data un po’ difficile da accettare, e quando mia figlia porta a casa i lavoretti per la festa di un papà che non ha avuto il tempo di conoscere, devo sempre dissimulare con sorrisi e soddisfazione per il lavoretto la disperazione che mi attanaglia. Non ho mai preteso, però, che all’asilo non festeggiassero questa festa, perché fa parte delle nostre tradizioni, del mio passato, e auspicherei, del futuro di mia figlia. Che forse capirà di non avere la fortuna degli altri bimbi, che un papà a cui regalare il lavoretto ce l’hanno sul serio, ma sarà in grado di crescere serenamente e di

condividere la gioia e l’allegria di questa festa con i suoi coetanei. Ritengo che un’equilibrata maturazione di una persona passi anche attraverso la presa di consapevolezza, e l’accettazione che, tra le persone, esistono delle diversità. Imposte, scelte, subite. Resto però attonita e basita nel leggere sul Corriere di ieri che in un asilo romano, per «sensibilità» verso un bimbo di una coppia omosessuale, abbiano deciso di abolire la Festa del papà, o di trasformarla in una vaga «festa della famiglia» che non appartiene alle nostre tradizioni, al nostro retaggio culturale. Premesso che non capisco come mai la delicatezza e la sensibilità accordata al figlio di una coppia omosessuale non siano mai state invocate

per i bimbi orfani, trovo la decisione lesiva e discriminante per quei bimbi che invece un padre ce l’hanno, e dovrebbero poter avere il diritto di festeggiarlo con la serenità che un bambino deve poter avere. Aggiungo che l’omosessualità è una scelta di vita libera e consapevole e assolutamente rispettabile, mentre la perdita un marito o una moglie non sono purtroppo una scelta. Ma ritengo soprattutto che il voler privare gli altri, la maggioranza, di qualcosa solo perché io, individuo, non la possiedo, siano una forma inaccettabile di intolleranza, l’affermazione di una diversità esibita e imposta, l’erezione di un muro altissimo che separa, rende ostili, e non include. Silvia Gross, silvia.gross@unipd.it

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Onorevole Vatinno: attività e reddito In relazione all’articolo pubblicato dal Corriere il primo marzo sui redditi dei parlamentari, desidero precisare che non sono un «ufologo» come erroneamente riportato nel titolo, ma ho solo fatto una interrogazione parlamentare su delle parole dette sull’argomento dal primo ministro della Federazione Russa Dimitri Medvedev e su richiesta di diversi cittadini italiani interessati all’argomento. Per quanto riguarda il mio reddito preciso — ritenendo che per un parlamentare la trasparenza sia la prima virtù — che si tratta di una somma «modesta» in quanto nel 2011 ho lavorato principalmente per Nomisma Energia che ha un rapporto con il ministero

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dell’Ambiente, che a sua volta ha ritardato il pagamento di un intero anno solare. On. Giuseppe Vatinno

Sondaggi errati: segnale positivo? È vero: i risultati delle recenti elezioni politiche e la scelta del nuovo Papa hanno dimostrato come sondaggi e calcoli statistici non riescano più a cogliere nel segno (Corriere, 16 marzo). Tutto sommato questo sembra essere un segnale positivo perché può voler dire che i cittadini, al di là della loro posizione o ruolo nella società, hanno iniziato a pensare con la propria testa, senza condizionamenti esterni. Ermanno Padovan, erpader@gmail.com

e 0,30 + e 0,20. In Campania, Puglia, Matera e prov., non acquistabili separati: lun. Corsera + CorrierEconomia del CorMez. e 0,80 + e 0,40; m/m/g/d Corsera + CorMez. e 0,80 + e 0,40; ven. Corse a + Sette + CorMez. e 0,80 + e 0,30 + e 0,40; sab. Corse a + IoDonna + CorMez. e 0,80 + e 0,30 + e 0,40. In Veneto, non acquis abili separati: m/m/g/d Corsera + CorVen. e 0,80 + e 0,40; ven. Corsera + Set e + CorVen. e 0,80 + e 0,30 + e 0,40; sab. Corsera + IoDonna + CorVen. e 0,80 + e 0,30 + e 0,40. In Trentino Alto Adige, non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + CorTrent. o CorAl oAd. e 0,80 + e 0,40; ven. Corsera + Set e + CorTrent. o CorAl oAd. e 0,80 + e 0,30 + e 0,40; sab. Corsera + IoDonna + CorTrent. o CorAltoAd. e 0,80 + e 0,30 + e 0,40. A Bologna e prov. non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + CorBo e 0,53 + e 0,67; ven. Corsera + Sette + CorBo e 0,53 + e 0,30 + e 0,67; sab. Corsera + Io Donna + CorBo e 0,53 + e 0,30 + e 0,67. A Firenze e prov. non acquistabili separati: l/m/m/g/d Corsera + CorFi e 0,53 + e 0,67; ven. Corse a + Set e + CorFi e 0,53 + e 0,30 + e 0,67; sab. Corsera + Io Donna + CorFi e 0,53 + e 0,30 + e 0,67.

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Domenica 17 Marzo 2013 Corriere della Sera


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Corriere della Sera Domenica 17 Marzo 2013

Spettacoli

Protagonista Emir Kusturica sul set di «La foresta di ghiaccio» di Claudio Noce. L’attore e regista è nato a Sarajevo il 24 novembre 1954. Ha debuttato con «Ti ricordi di Dolly Bell?» (1981), Leone d’oro a Venezia come migliore opera prima. A maggio girerà con Monica Bellucci «L’amore e la pace», film ambientato in Bosnia

❜❜ Sacro e profano

I successi

Io e Monica saremo una strana coppia. Un amore impossibile, poi costruirò un monastero

L’intervista L’autore recita nel thriller italiano «La foresta di ghiaccio» sul traffico di clandestini nel Nord Europa. A maggio le altre riprese

Insieme Con Monica Bellucci in visita a Visegrad

Palma d’Oro A Cannes 1995 vince «Underground»

ROMA — Emir Kusturica è un ciclone che non ha il senso del tempo, quando si materializza ti trascina nella sua indolenza vulcanica e se non altro è loquace e di buonumore. Ti dice che non vede l’ora di volare a San Pietroburgo per un concerto di quel guazzabuglio balcanico che è la sua No Smoking Orchestra. Ma aggiunge che il suo primo film italiano come attore protagonista, La foresta di ghiaccio di Claudio Noce, è stata una bella esperienza: «Sento molto familiare la storia, così reale e vicina a tematiche che conosco bene, figlie della Serbia dove sono cresciuto, anche se grazie al cielo non ho le ho mai vissute di persona». Non gli piace raccontare le trame, per farsi perdonare il ritardo si sforza: «Il mio personaggio è un criminale emerso dagli anni 90, duro e con una sua ambiguità, è un mezzo orso, un solitario che fa il guardiano di una diga in una valle innevata del Trentino. In realtà usa il lavoro come copertura per un traffico di migranti attraverso l’Europa, insieme con suo fratello più giovane, interpretato da Adriano Giannini. Nella diga c’è un guasto e a sistemarlo viene mandato un operaio che viene bloccato dalla neve, e presto, aiutato da Ksenia Rappoport, cercherà di capire cosa c’è dietro alla banda. È tutta gente inselvatichita, anche lei. Come in un gioco di specchi, nessuno è immune dal sospetto. Poi c’è da indagare su un lontano omicidio di un profugo bosniaco». «È un noir, un thriller», intervie-

Passioni e guerra per Kusturica «Bellucci sarà l’eroina perfetta» Il regista torna sul set con il conflitto serbo-bosniaco

Gitano Una scena di «Gatto nero, gatto bianco» (1998)

Musica Emir Kusturica e la No Smoking Orchestra

ne il giovane regista Matteo Rovere che di questo progetto è produttore. «I passaggi dei clandestini sui gommoni continuano a fare notizia, dei flussi in alta montagna non si parla mai», riprende Kusturica. Lo scenario di questi «scafisti in alta quota» è una valle abbandonata, bloccata, cristallizzata nel tempo, che a Emir ricorda la sua terra selvaggia. Di recente ci ha portato Monica Bellucci. «È stata ospite, con Matteo Garrone, del festival di cinema aperto ai giovani che organizzo a Drvengrad, sulla collina di Mokra Gora, dove ho creato un villaggio serbo. Lo si conosce come Küstendorf, un nome tedesco che mi è stato suggerito dallo scrittore Peter Handke che vuol dire Città delle arti. Nel tempo ci sono venuti a trovare Johnny Depp, Jarmusch e Kiarostami. Monica è una donna incredibile, tranquilla, piena di dignità e umanità, così diversa dall’idea che si può avere di lei leggendo i servizi patinati. La mia gente l’ha accol-

ta con calore, lei continuava a dire che la vera Monica è una donna sposata e madre di due figli. Avevo visto i suoi film, mi sembrava una donna simile a quelle serbe, ma più bella». E così ti racconta del suo prossimo film che girerà a maggio, L’amore e la pace, dove è inutile tirare un filo logico dal gomitolo di un rac-

conto appassionato e disordinato. Mischia le carte, gatto nero e gatto bianco, con la sua voce arrochita da chissà quanta nicotina: «Amico, ti basti sapere che è una storia ambientata durante la guerra in Bosnia ed è divisa in tre capitoli separati tra loro: nel primo sono un soldato che porta il latte agli altri militari e un

La scelta di Emir

Una risposta balcanica al film di Angelina L’amore e la pace rischia di riaccendere le polemiche tra bosniaci e serbi, che vedono nella pellicola di Emir Kusturica una risposta a In the land of blood and honey di Angelina Jolie (foto). Il film del 2011 della diva hollywoodiana era stato infatti ritenuto in Serbia troppo filo-bosniaco.

serpente mi salverà la vita e cado in amore per la Bellucci; nel secondo ho una storia d’amore con lei, che morirà tragicamente prima del matrimonio...». La vociona scoppia in una risata: «Sì lo so, siamo una strana coppia. Nel terzo capitolo mi faccio monaco e mi metto a costruire un monastero». Questo talento visionario e multiforme, regista, attore, musicista, ha appena finito di creare il suo secondo villaggio, Andricgrad. «È una cittadella che riunisce cinema e teatri e che accoglie diverse etnie e religioni, musulmana, ortodossa... A Küstendorf invece ho fatto costruire una piazza rinascimentale e una casa dedicata a Fellini, piena di foto della Dolce Vita. Il festival è informale e si svolge nelle piazze che ho titolato a due miei idoli, piazza Dostoevskij e piazza Maradona. Do lavoro a più di 120 persone, i serbi ci passano il weekend, è un villaggio da 250 mila turisti l’anno». Ma in cosa sono diversi i suoi due villaggi? Sorride: «In niente. Se non nel fatto che il primo è in legno e il secondo in pietra. La mia idea è che tutto quello che ho imparato dal cinema lo devo restituire. Mi piace mescolare la gente. Questo villaggio è dedicato a Ivo Andric, l’unico scrittore serbo ad aver vinto il Nobel con un romanzo storico pubblicato nel 1945, Il ponte sulla Drina, di cui farò la regia per un adattamento teatrale che andrà anche alla Fenice. La Drina è il fiume sottostante». Col teatro veneziano questo regista dal talento così libero e discontinuo ha un accordo più ampio: in ottobre sarà pronto il suo film opera sull’Otello di Verdi girato in 3D a Palazzo Ducale con la direzione di Chung, protagonisti Gregory Kunde e Maria Agresta. E La Fenice sarà il baricentro del suo film Verdiana, «dove tanti personaggi delle sue opere convivono nella stessa sera mentre in sala irrompe un gruppo di terroristi. Ogni personaggio costruisce un mondo a sé, chi rappresenta il potere chi la schiavitù. Una narrazione iperrealista in un mondo ideale, Verdiana è una sorta di Atlantide della cultura umana».

Valerio Cappelli © RIPRODUZIONE RISERVATA

Roma Incidente (senza conseguenze) durante «I due Foscari». Muti rincuora il pubblico e scherza: la fuga del coro, una scena meravigliosa

Cade un pannello, paura all’Opera. I lavoratori: sicurezza a rischio ROMA — Incidente, fortunatamente senza conseguenze, ieri all’ultima recita dell’opera di Verdi I due Foscari, diretta da Riccardo Muti al Teatro dell’Opera di Roma. Una ventina di minuti dopo l’inizio della rappresentazione pomeridiana, un grande pannello ha ceduto ed è calato improvvisamente sulla scena, incrinandosi al contatto con il palcoscenico. Gli spettatori hanno avuto l’impressione che qualcuno potesse essere colpito, un mormorio ha attraversato la platea. Momenti di paura soprattutto per il coro femminile, che in quel momento stava cantando, e ha abbandonato velocemente la scena. Il maestro Muti ha smesso di dirigere. Qualche attimo di smarrimento, poi, tranquillo e spirito-

so, ha rincuorato il pubblico, riuscendo addirittura a ricostruire con ironia l’accaduto: «L’importante è che non sia successo niente di grave. Le ragazze del coro hanno interpretato una scena meravigliosa e sono volate via!». Ha proseguito: «Sono cose che possono succedere nel teatro e nella vita. Faremo una pausa extra. Andatevi a prendere un caffè o un’aranciata, a seconda di quello che preferite». Poi ha concluso, scara-

Extra L’imprevisto venti minuti dopo l’inizio dello spettacolo. Pausa «extra» di un quarto d’ora

manticamente: «Un segnale vi indicherà la ripresa della recita, sperando che nient’altro accada...». Alle 18.30 sipario giù, ma non è passato molto tempo e il pubblico è stato richiamato in sala. La recita è ripresa dopo un quarto d’ora circa. «Solo un incidente tecnico — spiegavano ieri dall’Opera — dovuto alla mancata sincronia fra la discesa di un fondale rappresentante il Palazzo dei Dogi e l’arretramento di un leone in cartapesta verso la parte posteriore della scenografia. Il pannello ha toccato una parte della statua, e s’è piegato, facendo temere il peggio». Spiegazione che non è bastata neanche stavolta ai lavoratori, che più volte hanno lanciato l’allarme, ad esempio

in occasione di un incidente-fotocopia avvenuto a maggio 2012. Durante la programmazione dell’Attila di Verdi, una volta scenica «collassò» per il cedimento di un pistone idraulico,

per fortuna a teatro vuoto. Anche allora Muti sul podio. «Il nostro allarme lanciato allora evidentemente è rimasto inascoltato — ha osservato ieri Gianluca Peciola, del coordina-

mento Sel area metropolitana di Roma —. Sono anni che denunciamo la cattiva gestione del sindaco Alemanno. Non sono stati predisposti adeguati livelli di sicurezza per il persona-

Sul palco Una scena de «I due Foscari» all’Opera di Roma. Ieri l’ultima recita dello spettacolo verdiano, sul podio Riccardo Muti

le e sono carenti anche gli ordinari interventi di manutenzione. Tutto questo mentre un alto numero di lavoratrici e lavoratori è ancora in attesa di una stabilizzazione». Il Teatro dell’Opera ha sempre respinto le accuse, piuttosto pesanti visto che riguardano la salute di chi nella struttura lavora ogni giorno: «Sono adottate sul palcoscenico, e in ogni luogo che veda impegnati i lavoratori, rigorose norme di prevenzione e sicurezza. Il Teatro dell’Opera è da anni fortemente impegnato nella tutela dei dipendenti, con un piano d’investimento, e dispositivi di protezione individuali e collettivi voluti, e votati, da noi tutti».

Laura Martellini © RIPRODUZ ONE RISERVATA


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Spettacoli 39

Corriere della Sera Domenica 17 Marzo 2013

Personaggi

Gli Hurts, il pop elettronico sulle orme dei Depeche Mode «La musica è stile. Come insegnano gli anni 80»

G

Il rapper dei Grammy

Il duo di Manchester: la nostra esperienza nata dopo un viaggio a Verona. Presto in concerto a Milano

uardi una foto degli Hurts e quel bianco e nero e l’aria distaccata ti fanno venire in mente i film esistenzialisti francesi. Oppure una pubblicità per la moda: linee pulite, tagli perfetti. L’immagine è importante per il duo di Manchester. Theo Hutchcraft e Adam Anderson sfatano la regola che nella musica vuole gli artisti disinteressati alla moda o troppo interessati. «La moda rappresenta gran parte della nostra identità come band — dice Adam, tastierista e chitarrista —. Ci serve per esprimere noi stessi individualmente e come duo creativo. Va di pari passo con la musica. Non c’è l’una senza l’altra». Rilancia il cantante: «Lo stile rafforza ancora di più la nostra musica perché mostra un altro lato della nostra personalità. Tutti hanno uno stile, a prescindere che lo sappiano o meno. Disinteressarsi del proprio aspetto è importante tanto quanto interessarsene. Chi dice "voglio focalizzarmi solo sulla musica e non su quello che indosso" in modo indiretto sta pensando a ciò che indossa». Allora, modelli o attori? «Preferirei che qualcuno pensasse che sembriamo usciti da un film di Fellini: anche se lui era molto colorato, 8½ è in bianco e nero», spiega Hutchcraft. I due hanno pubblicato questa settimana il loro secondo album, «Exile», che porteranno in concerto il 25 marzo a Milano. «Essere sempre in giro ti fa senti-

re in esilio e poi noi ci sentiamo di vivere in un mondo che non è reale — sottolinea il cantante —. E la cosa bella di questo titolo è anche che la parola esilio racchiude in sé molte sentimenti come libertà, paura, isolamento... sensazioni molto vivide, sulle quali vale la pena scrivere delle canzoni. Siamo stati in giro molto e ci siamo lasciati la nostra vita alle spalle».

La vita di prima, prima ancora del disco di debutto «Happiness» che ha venduto due milioni di copie, era quella di due ragazzi di Manchester che le provano tutte pur di sfondare con la musica. Sussidio di disoccupazione e vestiti ricercati per non sentirsi tagliati fuori. All’ennesimo progetto fallito, Theo e Adam si

guardano in faccia, prendono un volo per Verona, si fermano per qualche giorno in Italia e al ritorno decidono di provarci in due. «Quella è stata un’esperienza catalizzatrice, è stato l’inizio degli Hurts come li conosciamo oggi», ricorda Hutchcraft. L’Italia non è stata solo quella vacanza. «Da voi c’è un vastissimo panorama di musica elettronica. A metà anni 90 i produttori e i musicisti italiani di musica elettronica dominavano le classifiche in Inghilterra. Mi ricordo i Savage, i Livin’ Joy, Corona... ho una lista lunghissima». E se, prendendo spunto dal titolo di una delle nove canzoni («Somebody to Die For»), chiedi a loro per chi sarebbero disposti a dare la vita, divertiti rispondono: «Roberto Baggio — scherza Adam —. Era il mio eroe quand’ero piccolo. Soprattutto per la pettinatura. E poi perché ha sbagliato il rigore per la nazionale italiana ai Mondiali del ’94». A proposito di capelli, il loro taglio è

Gli album Inglesi Gli Hurts sono un duo di Manchester: Theo Hutchcraft (30 agosto 1986), voce, e Adam Anderson (14 maggio 1984), tastierista e chitarrista Carriera Il loro album d’esordio, «Happiness» (2010) ha venduto 2 milioni di copie. È appena uscito il secondo disco, «Exile». Il 25 marzo saranno a Milano in concerto

Lil Wayne ricoverato per epilessia Il rapper Lil Wayne, pluripremiato vincitore di Grammy e più volte disco di platino, è stato colto da un attacco di epilessia ed «è ricoverato». Lo ha riportato la Cnn. Twitter è stato subito inondato di messaggi di preoccupazione per Wayne, ma un tweet a suo nome ha tranquillizzato i suoi fan. «Sto bene gente — dice il messaggio, proveniente dall’account del rapper —, grazie per le

Icone «Un nostro idolo? Roberto Baggio. Soprattutto per la pettinatura. Ma anche perché ha sbagliato il rigore ai Mondiali del ’94» uno degli argomenti più discussi quando si parla degli Hurts. Il riferimento è agli anni 80, anzi alle citazioni degli anni 40 che si facevano allora. «A me sembra di avere la pettinatura più normale della storia, molto semplice, si mette e si toglie, tipo casco», scherza Theo. Fra i dischi della loro vita citano Sinead O’ Connor e Nine Inch Nails, ma i sintetizzatori e l’elettronica degli Eighties tornano prepotentemente nella loro musica. «Amiamo molto band come Tears for Fears, Depeche Mode e Japan, ma la loro influenza si sente soprattutto nel primo disco. Quella è stata un’epoca di grande integrità e originalità nel mondo della musica, perché ci sono stati enormi sviluppi tecnologici. Si sente che c’era il desiderio di fare musica pop, purché fosse musica pop unica».

Modelli I Depeche Mode negli anni 80: da sinistra Gore, Gahan, Fletcher e Wilder. A destra gli Hurts, Adam Anderson e Theo Hutchcraft

Andrea Laffranchi

Lil Wayne è nato nel 1982

preghiere e l’amore». Mentre si diffondeva la notizia sulla salute di Wayne, i membri del team del cantante di New Orleans hanno smentito le notizie più allarmistiche: si diceva addirittura che fosse in pericolo di vita. «Non posso credere al nonsense sul coma e sui tubi per respirare... è falso!» ha twittato Mack Maine, il presidente dell’etichetta discografica di Wayne, la Young Money.

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A teatro e sul web Timpano «spiato» come in un Grande Fratello

In scena il sequestro Moro: l’attore recluso per 54 giorni ROMA — 16 marzo 2013. Teatro dell’Orologio, ore 18: un uomo si rinchiude in cella, 3 metri per 1, dove resterà per quasi due mesi. Una brandina; un water a vista; una piccola libreria; un computer; due telecamere fisse; intorno pareti grigie e in alto campeggia la stella rossa a cinque punte illuminata al neon. L’uomo è un attore, Daniele Timpano. La reclusione si intitola Aldo Morto 54/Tragedia, ma non è uno spettacolo qualunque. È la ricostruzione del sequestro dello statista ucciso dalle Brigate rosse: 54 giorni di prigionia sotto l’occhio vigile di una sorta di Grande Fratello, che condurranno l’attore e il pubblico fino all’8 maggio, il giorno prima del ritrovamento di Moro nella Renault rossa in via Caetani. Una clausura volontaria, interrotta solo dalle repliche della rappresentazione che, da ieri, andrà in scena ogni sera alle 21 e che sarà possibile seguire su YouTube in un quotidiano live streaming sul sito www.aldomorto54.it. «La reclusione termina il cinquantaquattresimo giorno perché il 9 maggio Moro uscì dalla prigionia, purtroppo morto — spiega il protagonista e autore del progetto, realizzato dall’Orologio insieme alla Fondazione Romaeuropa —. Ma non si tratta esattamente della semplicistica ricostruzione di quel sequestro, né tantomeno della complessa e nebulosa ridda di ipotesi più o meno probabili che, in oltre trent’anni, hanno alimentato il "caso Moro": inchieste giornalistiche, testimonianze attendibili e non, interpretazio-

ni, prove inoppugnabili e non, accanimenti ideologici... Tutto ciò — continua l’attore — fa da sfondo al problema. Mi interessa invece tentare di descrivere l’impatto che quel tragico evento ha avuto sull’immaginario collettivo di chi ha vissuto quel periodo storico e di chi, come me, ne è venuto a conoscenza in seguito». Daniele Timpano aveva solo 4 anni nel ’78. Raccontare Moro scandagliando anche gli atti processuali e le dichiarazioni dei familiari: «Naturalmente ho av-

Stella brigatista Il regista e attore Daniele Timpano (39 anni) in un momento di «Aldo Morto», spettacolo vincitore del Premio Rete critica e finalista al Premio Ubu come migliore novità italiana

vertito la famiglia di questa operazione — sottolinea l’attore — non avrei potuto fare altrimenti e, da parte loro, non ho avuto alcuna opposizione». Timpano ha preso spunto dalla tristemente celebre polaroid scattata dai terroristi, dove il prigioniero ancora vivo tiene in mano una copia di un quotidiano, e dalla ancor più famosa immagine del corpo di Moro raggomitolato nel bagagliaio della Renault. «Lo snodo centrale del progetto — riprende il protagonista dello spettacolo — è una riflessione sulla morte, non solo quella dello statista: è la morte esibita e indagata dai mass media, è la tragedia di una morte pubblica». Non solo la prigionia, non solo lo spettacolo, non solo il live streaming e l’interazione con Facebook e Twitter: gli spettatori potranno prenotarsi per incontrare il prigioniero in cella dal lunedì al venerdì dalle 17 alle 18.30, per fare domande, approfondire o portare la propria testimonianza. Inoltre, sono previsti incontri con scrittori e storici che quell’evento hanno analizzato e su cui hanno scritto. Infine, il 9 maggio il Moro Day, all’Opificio Telecom Italia: «Sarà la fine della mia prigionia — conclude Timpano — ma il caso Moro resta ancora aperto».

Emilia Costantini © RIPRODUZIONE RISERVATA

Fondazione di diritto privato

GIOVEDI 11 APRILE 2013 – ORE 20,30

Riservato

Serata a favore della

ORCHESTRA DEL TEATRO MARIINSKIJ DI SAN PIETROBURGO Direttore

VALERY GERGIEV Violoncello

ALEXANDER BUZLOV GIUSEPPE VERDI

PËTR IL’IČ ČAJKOVSKIJ

Da LA FORZA DEL DESTINO Ouverture

VARIAZIONI SU UN TEMA ROCOCÒ OP. 33 per violoncello e orchestra

RICHARD WAGNER

SINFONIA N. 4 IN FA MIN. OP. 36

Da LOHENGRIN Preludio Atto I

Si ringraziano

PREZZI Platea € 200,00 – Palchi: I ordine € 150,00 – II ordine € 130,00 – III ordine € 100,00 – IV ordine € 80,00 I Galleria € 50,00 – II Galleria € 30,00 – Posti giovani € 50,00

Per prenotazioni e informazioni: tel. 02.33129218 – 02.33600395 (dalle ore 10 alle 16) Fax 02.33129281 – e-mail: sezionefemminile@crimilano.it

Impaginazione e stampa PINELLI PRINTING srl


40

Domenica 17 Marzo 2013 Corriere della Sera

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Sport

il sondaggio La Juventus ieri ha battuto anche il Bologna. Secondo voi questa vittoria decide le sorti del campionato (A) o gli impegni di Coppa dei bianconeri lasciano ancora qualche incognita nell’assegnazione dello scudetto (B)? Vota con uno squillo. Chiamata gratuita

A

Le pagelle Bologna

da uno dei nostri inviati a Bologna

Naldo entra e i rossoblù crollano 6.5 CURCI Per un’ora il migliore del Bologna: provvidenziale l’uscita bassa sul cross di Padoin, devia con prontezza il sinistro ravvicinato di Giovinco. Niente può fare sull’uno-due bianconero. 6 GARICS Tiene la posizione frenando le sovrapposizioni di Peluso e provando, di tanto in tanto, a farsi vedere nella metà campo della Juve. Lascia per Christodoulopoulos quando il Bologna è chiamato a rimontare. 5 ANTONSSON Il gigante si muove con una certa difficoltà nello stretto e soffre l’agilità degli attaccanti. A inizio ripresa prova a sorprendere Buffon di testa. 5 CHERUBIN In affanno di fronte ai movimenti chirurgici di Vucinic. 5,5 MORLEO Nel primo tempo sceglie sempre bene il tempo per ripartire e i suoi cross sono una risorsa. Più compassato nella ripresa. 6 PEREZ Si abbassa per proteggere la difesa, regalando sostanza al Bologna. A volte anche troppa. Si arrabbia moltissimo per un giallo preso dopo un duro intervento su Chiellini e subito dopo rischia il rosso su Peluso. 6 TAIDER Juventino a metà, dà alla sua futura squadra una dimostrazione delle sue qualità. Bravo quando attacca lo spazio. Pecca un po’ di continuità. Ma di testa va vicino all’1-1. 5 KONE È costretto a inseguire Peluso e non riesce quasi mai a ribaltare il fronte. Partita grigia, tanto che Pioli dopo meno di un’ora lo richiama in panchina. 6 DIAMANTI Parte forte, ha una flessione nella parte centrale della partita, ma è l’unico a reagire dopo i gol bianconeri. Chiellini all’inizio sventa il suo tiro dopo una prodezza di Buffon. Nella ripresa rimedia un giallo da frustrazione: sarà squalificato a Udine. 5 GABBIADINI Soffre l’esame Juve. Si allarga con il risultato di farsi trovare quasi sempre fuori dal gioco. 5,5 GILARDINO Ha una palla buona, ma non aveva fatto i conti con Buffon. Nella ripresa segna con un perfetto colpo di testa, ma in netto fuorigioco. 4 NALDO Entra e dopo meno di 4 minuti si fa sorprendere da Vucinic che lo aggira e lo lascia sul posto. Ingenuo e disattento. 5 PIOLI Perlomeno sfortunato. Inserisce Naldo e il brasiliano dà via libera a Vucinic. La partita dei rossoblù, anche buona, finisce in quel momento.

Alessandro Bocci © RIPRODUZ ONE RISERVATA

Le pagelle Juventus

da uno dei nostri inviati a Bologna

Buffon decisivo su Gilardino 7 BUFFON Dopo 6 minuti sventa su Gilardino, indirizzando la partita. Subito pronto, da grande portiere qual è. E non si distrae neppure nel finale, a risultato acquisito. 6,5 BARZAGLI Riesce sempre a mantenere alta la soglia d’attenzione. Nella sua zona è difficile sfondare. Gabbiadini, infatti, gira al largo. 6 BONUCCI Salva involontariamente su Taider. Sempre al posto giusto anche quando il Bologna, con rabbia, prova a riaprire la partita. 6,5 CHIELLINI Si sostituisce a Buffon per frenare Diamanti e non si fa mai cogliere impreparato. Sostiene anche l’azione d’attacco. Grinta e coraggio da vendere. 6 PADOIN Preferito a Lichtsteiner, comincia in maniera un po’ timida, ma si fa apprezzare per due affondi. Il cross basso per Vucinic, sventato da Curci, è molto bello e sarebbe risultato decisivo. A lungo andare perde smalto. 5,5 VIDAL Rientra dopo la squalifica, ma non va al massimo. Le sue incursioni, di solito, sono letali. Stavolta, innescato da Vucinic, per due volte non trova la porta. Si riscatta parzialmente nella ripresa, sul piano della corsa e della grinta, quando la Juve diventa arrembante. 6,5 PIRLO Dirige con sapienza le operazioni anche durante il primo tempo, in cui il Bologna riesce a mettere in difficoltà i bianconeri. 7 MARCHISIO Gira a vuoto sino all’intervallo, ma firma una ripresa d’autore: assist e gol che devastano la squadra di Pioli. 6 PELUSO Al terzo calcione (a Kone) rimedia il giallo. Ma è molto bravo a spingere: le sue incursioni mettono in apprensione la difesa del Bologna. Più contratto nella ripresa. 8 VUCINIC Visto che né Vidal (due volte) né Giovinco (una volta) riescono a trasformare in gol i suoi assist, decide di fare da solo. E poi serve a Marchisio il pallone del raddoppio dopo un bel triangolo. Il top player bianconero. 5,5 GIOVINCO Scalza Matri, giocando una partita generosa. Ma un attaccante deve segnare. E lui, davanti alla porta, per due volte si fa stregare da Curci. 7 CONTE La Juve, in attesa del Napoli, va a più 12 in classifica. Lo scudetto non è vinto, ma ipotecato. E lo dimostra la festa un po’ sguaiata al novantesimo prima di rientrare negli spogliatoi.

a. b.

+39 029 296 6261

B

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Eurovolley: Cuneo è in finale Battendo per 3-2 a Omsk, in Siberia, i polacchi dello Zaksa, la Brebanca Lannutti Cuneo è in finale nella Champions League di volley maschile e oggi (ore 14.30) contenderà il titolo ai russi della Lokomotiv Novosibirsk. PATTINAGGIO — Oro iridato in Canada al canadese Chan. Nella danza ottimo 4˚ posto degli azzurri Cappellini-Lanotte (oro agli americani Davis-White).

L’anticipo I bianconeri si scatenano nella ripresa: perla di Vucinic, raddoppio di Marchisio. Polemica Conte-Pioli

Esagerata

Juve

Vittoria in casa del Bologna Il Napoli adesso è a 12 punti Bologna

DA UNO DEI NOSTRI INVIATI

BOLOGNA — Chi fermerà la musica? La marcia trionfale della Juventus, dopo qualche momento a vuoto tra gennaio e febbraio (un classico), è ripresa esattamente come un anno fa. Madama va a dormire, dopo il comodo viaggio in treno, a più 12 sul Napoli, con l’idea caldissima (che contrasta con il freddo intenso dello stadio bolognese) di aver ormai imboccato il vialone largo e alberato che porta allo scudetto. Le vittorie su Catania, sette giorni fa, e Bologna, ieri sono significative, al di là dei sei punti, per lo stato di forma delle avversarie, tra le migliori di questo passaggio stagionale, per le difficoltà nell’ottenerle, per la costanza nel ricercarle. A piegare il Catania è stato il gol di Giaccherini nei secondi finali, qui il micidiale uno-due di Vucinic e Marchisio nella prima parte del secondo tempo. Di sicuro il Bologna per la Juventus è un dirimpettaio da maneggiare con cura. Quello di Pioli è il gruppo di giocatori più effervescente del momento. Attorno c’è il pubblico della grandi occasioni (primo tutto esaurito da cinque anni) e, purtroppo, anche qualche coro incivile come quello che accoglie il presidente Andrea Agnelli: non è razzismo, però fa ribrezzo lo stesso. Ma questo si può superare in scioltezza. Meno fa-

0 2

Juventus

Marcatori: Vucinic 17’, Marchisio 28’ s.t. BOLOGNA (4-2-3-1): Curci 6,5; Garics 6 (Christodoulopoulos s.v. 24’ s.t.), Antonsson 5, Cherubin 5, Morleo 5,5; D. Perez 6, Taider 6; Kone 5 (Naldo 4 13’ s.t.), Diamanti 6, Gabbiadini 5; Gilardino 5,5 (Moscardelli s.v. 29’ s.t.). All.: Pioli 5 JUVENTUS (3-5-2): Buffon 7; Barzagli 6,5, Bonucci 6, Chiellini 6,5; Padoin 6, Vidal 5,5 (Quagliarella s.v. 44’ s.t.), Pirlo 6,5, Marchisio 7, Peluso 6; Vucinic 8 (Matri s.v. 37’ s.t.), Giovinco 5,5 (Pogba s.v. 31’ s.t.). All.: Conte 7 Arbitro: Bergonzi 5,5 Ammoniti: Peluso, Antonsson, D. Perez, Diamanti, Padoin, Vidal Recuperi: 3’ più 4’

cile è l’approccio in campo. Il Bologna è carico e compreso nel ruolo di guastafeste. Forse il reparto meno brillante è la difesa, ma Madama è proprio davanti che fa più fatica. Deve, sempre, mettere in cantiere una serie di occasioni, prima di concretizzarne una. Ed è lo svolgimento anche qua. Conte lascia fuori i due ester-

ni titolari, Lichtsteiner e Asamoah, in favore di Padoin e Peluso. Ne viene ripagato con una prova elettrica (forse troppo, per quanto riguarda l’ex dell’Atalanta ammonito). Il Bologna dispone i giocatori in modo da parare e stoccare ribaltando velocemente l’azione. Succede proprio così dopo pochi minuti, con Morleo che coglie la Juve sbilanciata, mentre sta salendo: Gilardino può scattare verso Buffon che gli porta via il pallone con un intervento da terzino, pulito sul pallone. Sulla ribattuta di Diamanti, Chiellini devia in angolo. Dopo questa opportunità, il Bologna non si riaffaccia più con sentimenti positivi e azioni pericolose dalle parti di Buffon, fino a una conclusione di Diamanti nel finale. È la Juventus, piuttosto, a innescare tutta una serie di manovre che mancano della mira giusta o dell’ultimo passaggio preciso. Giovinco, Padoin (grande giocata vanificata da Curci), Vucinic arrivano tanto così dalla risoluzione del risultato ma si fermano sulla soglia. Le occasioni migliori (due, la seconda una palla gol) le ha Vidal, ma in entrambi i casi alza troppo la conclusione. Questi accadimenti testimoniano comunque di un atteggiamento offensivo più coerente della Juve che ricomincia con due tentativi di Giovinco che prima non inquadra la porta e poi tira troppo centrale con-

All’estero

Bayern passa a Leverkusen Il Bayern Monaco, avversario della Juve ai quarti di Champions, vince anche a Leverkusen (2-1, Gomez e autorete di Wollscheid) e mantiene i 20 punti di vantaggio sull’inseguitrice Borussia Dortmund.

Colpo Doppietta di Gomez e punizione di Lodi

Marcatore: si o no? Chiusura gioco

Calciatore

Segna

Partita

Si Genoa

No

17/3 15.00 JOVETIC S.

Fiorentina

1,90

1,70

17/3 15.00 EL SHAARAWY S.

Milan

Palermo

2,00

1,63

17/3 15.00 BALOTELLI M.

Milan

Palermo

1,80

1,80

17/3 15.00 PANDEV G.

Napoli

Atalanta

2,70

1,25

17/3 15.00 HAMSIK M.

Napoli

Atalanta

2,70

1,35

17/3 15.00 CAVANI E.

Napoli

Atalanta

1,80

1,80

17/3 15.00 DENIS G.

Napoli

Atalanta

4,00

1,15

17/3 20.45 TOTTI F.

Roma

Parma

2,35

1,45

17/3 20.45 LAMELA E.

Roma

Parma

2,35

1,45

17/3 20.45 OSVALDO D.

Roma

Parma

2,50

1,40

17/3 20.45 AMAURI

Roma

Parma

3,50

1,15

17/3 20.45 CASSANO A.

Sampdoria

Inter

2,90

1,20

17/3 20.45 PALACIO R.

Sampdoria

Inter

2,70

1,25

17/3 20.45 GUARIN F.

Sampdoria

Inter

4,00

1,10

17/3 20.45 CERCI A.

Torino

3,60

1,20

Lazio

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Giocare può causare dipendenza patologica

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4311

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Catania vede l’Europa L’Udinese si inchina CATANIA — Dopo i k.o. contro Inter e Juventus, il Catania riprende la marcia verso l’Europa, battendo 3-1 e staccando di 4 punti in classifica l’Udinese. Succede tutto nella ripresa con lo scatenato Gomez che realizza una doppietta al 4’ dopo uno scambio con Castro e al 22’ di testa su assist di Barrientos. Nessuna reazione dai friulani e il Catania segna il 3-0: la punizione di Lodi deviata dalla barriera diventa imprendibile per Brkic. Al 36’ Muriel realizza il gol della bandiera per l’Udinese con un tiro piazzato alla destra di Andujar. Un po’ di nervosismo nella panchina catane-

se, con l’espulsione di Potenza che chiedeva l’espulsione di Muriel, responsabile di una reazione su fallo di Bellusci. «Manca ancora tanto ma oggi abbiamo fatto una grande gara e possiamo permetterci di continuare a sognare», ha commentato il bomber argentino Alejandro Gomez. A parziale scusante per la squadra di Guidolin, la situazione di emergenza e l’obbligo di schierare una formazione giovanissima che, dalla metà campo in su, aveva nel ventiduenne Badu l’elemento più anziano.

Daniele Lo Porto © RIPRODUZIONE RISERVATA

sentendo a Curci di esaltarsi. A questo punto Pioli cambia modulo (passa alla difesa a 3) togliendo lo spento Kone e mandando in campo Naldo. Mal gliene incoglie. Il brasiliano si fa ammaliare da Vucinic che, spalle alla porta, lo supera e infila Agliardi. Pochi minuti e il montenegrino ricambia, facendo da perno per Marchisio che

Catania Udinese

3 1

Marcatori: Gomez 4’ e 21’, Lodi 26’, Muriel 36’ s.t. CATANIA (4-2-3-1): Andujar 7; Alvarez 6, Bellusci 6,5, Legrottaglie 6,5, Marchese 6,5; Lodi 6,5, Almiron 6 (Biagianti 6 34’ s.t.); Izco 6,5, Barrientos 6,5, Gomez 7,5 (Doukara s.v. 44’ s.t.); Castro 7 (Keko s.v. 47’ s.t.). All.: Maran 7 UDINESE (3-5-1-1): Brkic 5,5; Benatia 5,5 (Zielinski s.v. 42’ s.t.), Danilo 6, Angella 6; Faraoni 6,5, Badu 5,5 (Campos Toro 6 15’ s.t.), Allan 6, Merkel 6,5 (Ranegie 6 34’ s.t.), Gabriel Silva 6; Pereyra 5,5; Muriel 6,5. All.: Guidolin 6 Arbitro: Di Marco 6 Espulso: Potenza 12’ s.t. Ammoniti: Benatia, Bellusci, Alvarez Recuperi: 1’ più 4’


Sport 41

Corriere della Sera Domenica 17 Marzo 2013

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Sci: vince Ligety, oggi slalom

Basket: Milano k.o. con Cremona

Boxe: l’addio a Garbelli

A Ted Ligety, che aveva già conquistato la coppa di specialità l’ultimo gigante della stagione a Lenzerheide. A 0’’37 l’austriaco Hirscher, vincitore della coppa del mondo. Migliori azzurri: Blardone 7˚, Moelgg 10˚. Alla Shiffrin (Usa) slalom e coppa di specialità. Oggi si chiude con slalom uomini (9 e 11.30 RaiSport1 e Eurosport) e il gigante donne (10 e 12.30).

Serie A, 23ª g. Ieri: Milano-Cremona 78-81, Roma-Venezia 74-69; oggi, ore 12: Cantù-Pesaro (La7D, Sportitalia); 18.15: Bologna-Reggio E., Biella-Avellino, Montegranaro-Brindisi, Caserta-Siena; ore 20: Sassari-Varese (RaiSport1). Classifica: Varese 36; Sassari 34; Roma 32; Milano, Cantù e Siena 28; Reggio E. 26; Venezia 22; Brindisi 20; Caserta e Cremona 18; Avellino, Bologna e Montegr. 14; Pesaro 12; Biella 10.

È morto ieri, a 81 anni, Giancarlo Garbelli, considerato uno dei più forti pugili europei: il suo record è di 98 match, di cui 72 vinti e 11 pari, senza mai finire al tappeto. Mancò la corona continentale dei leggeri perdendo ai punti contro Duilio Loi. Proprio ieri la Boxing Hall of Fame aveva deciso di celebrarlo nel museo che raccoglie i cimeli dei più grandi campioni.

Tutto ok Mirko Vucinic esulta dopo il gol del vantaggio segnato al Bologna (LaPresse)

raddoppia. Sipario. Finisce con Conte che, stanco degli insulti, chiama la folla juventina a rispondere alzando la voce e sovrastando i cori della tifoseria rivale. Purtroppo, in un stadio, non è il modo migliore di calmare gli animi, tanto che Pioli non gradisce l’esultanza del collega e manda a dire: «Non si fa così, imparate a

Serie A Ieri BOLOGNA-JUVENTUS CATANIA-UDINESE Oggi, ore 12.30 SIENA-CAGLIARI Ore 15 FIORENTINA-GENOA MILAN-PALERMO NAPOLI-ATALANTA PESCARA-CHIEVO Ore 20.45 ROMA-PARMA SAMPDORIA-INTER TORINO-LAZIO

Partite in tempo reale e tutti i gol e le immagini della giornata su

portare rispetto». Ruvida la replica di Conte: «Stavo festeggiando lo scudetto, non ho fatto niente di male. Io festeggio come, dove e quando voglio». E poi si lamenta dell’accoglienza: «Pietre, bastoni e bestemmie. Queste cose mi fanno pensare di andare via dall’Italia...».

Roberto Perrone © RIPRODUZIONE RISERVATA

Oggi il Palermo Il Milan riparte dopo il k.o.

Posticipo Pesano i 120’ contro il Tottenham

Allegri non teme il calo post-Barça «Usciamo rafforzati Ora serve cattiveria»

L’Inter vuole evitare la 7ª euro caduta Cassano, prima volta in casa della Samp

MILANO — Dan Peterson, che è stato un grande allenatore di basket, ha cercato di consolare Adriano Galliani ricordandogli come la differenza tra Milan e Barcellona non sia quella emersa dalla doppia sfida di Champions bensì quel paio di centimetri che hanno inciso sul tiro di Niang finito sul palo, impedendogli di trasformarsi nel gol dell’1-1. Premesso che, pur costituendo una mazzata mica male, è tutto da dimostrare che l’eventuale pareggio rossonero avrebbe contribuito a scrivere un’altra storia, è peraltro evidente che con i se e con i ma non si va da nessuna parte. Sommate le due sfide, il Barça si è dimostrato più forte del Milan e chi, dopo il 2-0 di San Siro si era lasciato andare a qualche sogno un po’ troppo osé, è giusto che si metta l’animo in pace, anche perché questa uscita di scena, nel complesso comunque dignitosa, può rivelarsi decisiva nello sprint per il secondo posto. Dunque urge archiviare Barcellona prendendo nota delle ultime riflessioni di Massimiliano Allegri: «I ragazzi hanno creato delle aspettative importanti verso tutto il mondo e paradossalmente l’occasione più pulita l’abbiamo avuta noi con Niang: in 180 minuti non abbiamo mai lasciato che un giocatore del Barça si presentasse solo davanti al portiere. Il Milan non è uscito ridimensionato dal Camp Nou, anzi secondo me è uscito rafforzato». Morale della favola: «Dobbiamo trasformare il dispiacere in cattiveria agonistica. Abbiamo incontrato la squadra più forte del mondo, una squadra che gioca un altro sport». I silenzi di Berlusconi dopo la batosta catalana, esattamente come la querelle relativa al suo futuro, non mandano in paranoia il tecnico livornese («Ho un contratto con il Milan in scadenza nel 2014 e intendo rispettarlo, il resto sono tutte illazioni»), che rivendica la sua serenità: «Qualche mese fa pareva che la qualificazione all’Europa League fosse un miraggio, ora sembra quasi che

MILANO — Stasera a Genova, contro la Sampdoria, quel che resta dell’Inter, dopo i 120’ (più recupero) contro il Tottenham, con il 4-1 che ha prodotto grandi applausi, ma ha chiuso la corsa in Europa League, cercherà di cambiare il corso degli eventi. I nerazzurri hanno perso sei volte in campionato dopo le gare di coppa. Una storia cominciata a settembre (contro la Roma e il Siena), proseguita in novembre (Atalanta e Parma, di lunedì) e mantenuta viva a febbraio (Fiorentina) e marzo (Bologna, dopo l’andata con il Tottenham). L’obiettivo di Stramaccioni è evitare la settima caduta (su dodici partite), sapendo che non sarà facile. E sempre che si giochi (decisione questa mattina), visto che su Genova, per la serata, è previsto un mezzo diluvio. Il 4-1 agli Spurs ha costretto i nerazzurri a un dispendio di energie che promette una partita tutta in salita, anche perché non tutti hanno ancora capito che cosa significhi giocare per l’Inter, nonostante la frequentazione in allenamento con super-professionisti come Samuel, tornato fra i convocati, a distanza di 70 giorni dall’ultima partita (Udine, 6 gennaio). Kuzmanovic è convocato, però risulta ancora in forte dubbio, per piccoli problemi muscolari che non si risolvono. Stankovic non ha recuperato dall’infortunio contro il Bologna e si può capire, visto che è reduce da 10 mesi di stop. Ma Schelotto, che sarebbe stato fondamentale, avendo riposato giovedì (non era nella lista Uefa), non è disponibile, per un’influenza che si trascina da giorni. Senza che nessuno si offenda, con capelli più corti e più facili da asciugare ed evitando di viaggiare con magliette con manica corta, si eviterebbero questi contrattempi, anche perché chi corre per un posto nel preliminare di Champions League non aspetta l’Inter. Così i cambi non possono che essere ridotti ai minimi termini (Juan Jesus squalificato, torna Ranocchia; Alvarez è k.o.), ma quella di oggi resta una serata speciale per Cassano, che ritrova la Sampdoria per la prima volta a Genova, dopo il tumultuoso di-

il terzo posto sia un fallimento. Io ho equilibrio, non mi deprimevo prima e non mi esalto adesso». L’appuntamento di oggi con il Palermo è comunque di quelli in cui hai tutto da perdere e nulla da guadagnare. Ultimi in classifica, vittime delle scelte di un presidente (Zamparini) che, se esistessero, andrebbe affidato ai servizi sociali del calcio, i siciliani ripresentano Sannino, il primo tecnico di questa tormentata stagione, ora divenuto il quinto staffettista in panchina: «Quando si cambia allenatore c’è sempre una reazione» avverte Allegri scordando però che, se così fosse, ora il Palermo sarebbe davanti alla Juve. Galliani comunque ha lanciato l’allarme rosso(nero). Teme un calo di tensione: «Ma per quello

Pronto Mario Balotelli (Reuters)

che ho visto c’è molta serenità e molta concentrazione». Rispetto al Camp Nou oggi l’arma supplementare sarà Mario Balotelli il quale, intervistato dalle Iene, tra le altre cose ha detto (bontà sua) che Messi, Ronaldo e Ibra sono più forti di lui e che «è colpa mia se non ho ancora vinto il Pallone d’oro». Sipario...

Alberto Costa © RIPRODUZIONE RISERVATA

Prossimo turno

29ª giornata 0-2 3-1

Fiorentina

Genoa

Milan

Palermo

Napoli

Atalanta

Pescara

Chievo

4-3-3 1 Viviano 40 Tomovic 2 G. Rodriguez 15 Savic 23 Pasqual 10 Aquilani 7 Pizarro 20 Borja Valero 11 Cuadrado 22 Ljajic 8 Jovetic

3-5-1-1 30 Tsorvas 5 Granqvist 90 Portanova 21 Manfredini 87 E. Pisano 33 Kucka 28 Toszer 8 Vargas 13 Antonelli 91 Bertolacci 17 Immobile

4-3-3 32 Abbiati 20 Abate 17 Zapata 25 Bonera 2 De Sciglio 16 Flamini 18 Montolivo 4 Muntari 10 Boateng 45 Balotelli 92 El Shaarawy

3-5-2 54 Sorrentino 6 Muñoz 25 Von Bergen 3 Aronica 89 Morganella 20 Rios 23 Donati 28 Kurtic 29 Garcia 9 Dybala 17 Boselli

3-4-2-1 1 De Sanctis 14 Campagnaro 28 Cannavaro 55 Gamberini 11 Maggio 85 Berhami 20 Dzemaili 18 Zuniga 17 Hamsik 29 Pandev 7 Cavani

4-4-2 47 Consigli 77 Raimondi 2 Stendardo 3 Lucchini 83 Del Grosso 18 Giorgi 17 Carmona 88 Biondini 10 Bonaventura 19 Denis 11 Moralez

4-3-3 32 Pelizzoli 14 Balzano 23 Cosic 3 Kroldrup 15 Bocchetti 8 Bjarnason 70 D’Agostino 4 Cascione 7 Sculli 22 Vukusic 10 Celik

5-3-2 17 Puggioni 21 N. Frey 2 Dainelli 3 Andreolli 51 Acerbi 93 Dramé 10 Luciano 16 L. Rigoni 14 Cofie 77 Thereau 43 Paloschi

Arbitro: RIZZOLI di Bologna Tv: ore 15 Sky Calcio 3, Premium Calcio 3

Arbitro: PERUZZO di Schio Tv: ore 15 Sky Sport 1, Sky Calcio 1, Premium Calcio 2

Arbitro: VALERI di Roma Tv: ore 15 Sky Calcio 2, Premium Calcio 1

Roma

Parma

Sampdoria Inter

Siena

Cagliari

Torino

Lazio

3-4-2-1 24 Stekelenburg 3 Marquinhos 29 Burdisso 5 Castan 23 Piris 16 De Rossi 4 Bradley 7 Marquinho 8 Lamela 10 Totti 9 Osvaldo

3-5-2 83 Mirante 28 Benalouane 29 Paletta 6 Lucarelli 87 Rosi 32 Marchionni 10 Valdes 16 Parolo 18 Gobbi 11 Amauri 21 N. Sansone

3-5-2 22 Romero 28 Gastaldello 17 Palombo 3 Costa 19 De Silvestri 14 Obiang 25 Krsticic 16 Poli 2 Estigarribia 23 Eder 98 Icardi

3-4-2-1 25 Pegolo 86 Teixeira 88 Terlizzi 18 Felipe 6 Angelo 14 Della Rocca 5 Calello 33 Rubin 27 Rosina 77 Sestu 10 Emeghara

4-3-1-2 1 Agazzi 14 F. Pisano 3 Ariaudo 13 Astori 29 Murru 21 Dessena 4 Nainggolan 20 Ekdal 7 Cossu 19 Thiago Ribeiro 23 Ibarbo

4-2-4 1 Gillet 36 Darmian 25 Glik 2 G. Rodriguez 17 Masiello 33 Brighi 14 Gazzi 11 Cerci 69 Meggiorini 10 P. V. Barreto 7 Santana

4-1-4-1 22 Marchetti 17 Pereirinha 20 Biava 27 Cana 26 Radu 24 Ledesma 87 Candreva 15 Gonzalez 6 Mauri 19 Lulic 18 Kozak

Arbitro: RUSSO di Nola Tv: ore 20.45 Sky Calcio 3, Premium Calcio 3

4-3-1-2 1 Handanovic 4 Zanetti 23 Ranocchia 26 Chivu 31 A. Pereira 21 Gargano 10 Kovacic 19 Cambiasso 14 Guarin 99 Cassano 8 Palacio

Arbitro: BANTI di Livorno Tv: ore 20.45 Sky Calcio 1, Premium Calcio 1

Arbitro: DOVERI di Roma Tv: ore 12.30 Sky Calcio 1, Sky Supercalcio

Arbitro: MAZZOLENI di Bergamo Tv: ore 15 Sky Calcio 4

Arbitro: TAGLIAVENTO di Terni Tv: ore 20.45 Sky Calcio 2, Premium Calcio 2

Sabato 30/3, ore 15 ATALANTA-SAMPDORIA CAGLIARI-FIORENTINA GENOA-SIENA INTER-JUVENTUS LAZIO-CATANIA PALERMO-ROMA PARMA-PESCARA UDINESE-BOLOGNA Ore 18.30 CHIEVO-MILAN Ore 21 TORINO-NAPOLI

Classifica JUVENTUS* NAPOLI MILAN FIORENTINA LAZIO INTER CATANIA* ROMA UDINESE* BOLOGNA* *una partita in più

65 53 51 48 47 47 45 44 41 35

SAMPDORIA (-1) 35 PARMA 35 CAGLIARI 34 ATALANTA (-2) 33 TORINO (-1) 32 CHIEVO 32 GENOA 26 SIENA (-6) 24 PALERMO 21 PESCARA 21

vorzio del gennaio di due anni fa (un solo precedente, ma a San Siro nel 3-0 del Milan del 16 aprile 2011, con gol su rigore) e Delio Rossi, che potrà schierare la miglior Sampdoria possibile (compreso Icardi, già interista promesso), ha avuto parole di affetto per l’attaccante che ha appena vissuto la sua miglior serata con l’Inter (due gol al Tottenham). Stramaccioni sa di essere atteso da una partita molto complessa, ma ha cercato di restare ottimista: «È la quinta partita in due settimane intensissime ed è l’aspetto che mi preoccupa di più, tenendo conto che queste gare le abbiamo onorate quasi sempre con lo stesso blocco di calciatori. Abbiamo guadagnato qualche ora con il posticipo, ma 120’ sono tanti. La gara di giovedì ci dà comunque forza e un aiuto

In forma Antonio Cassano (LaPresse)

psicologico importante; spesso la testa incide sulle gambe più di quanto si pensi». Accompagnano Stramaccioni le parole di Moratti: «La sua fiducia per me è fondamentale, e forse lo è ancora di più il suo sostegno. Il segnale importante poi l’hanno dato i calciatori, ma adesso serve una risposta sul campo, nel segno della continuità».

Fabio Monti © RIPRODUZIONE RISERVATA

Serie B

Sassuolo in fuga Il Novara ci crede Il Sassuolo aumenta il margine di vantaggio, battendo 1-0 il Cittadella (rigore dubbio trasformato da Boakye) e approfittando del pareggio dell’anticipo di venerdì (1-1) fra Verona e Livorno. Ora ha 11 punti sul Livorno e 13 sul Verona. Anche le altre inseguitrici rallentano. Non basta all’Empoli una doppietta di Tavano, il Lanciano risponde con due gol di Plasmati e finisce 2-2. Ebagua sbaglia un rigore all’89’ e il Varese si ferma sullo 0-0 a La Spezia. Corvia rimedia al vantaggio del Bari di Ghezzal, ma il Brescia non va oltre l’1-1. Murolo illude la Juve Stabia nel finale, l’Ascoli pareggia con Zaza, cannoniere con Sansovini a quota 18. Il Padova perde addirittura in casa con la Pro Vercelli (Erpen nella ripresa), che prova la disperata rimonta per salvarsi. Anche il Grosseto, ultimo, ci crede: 2-0 al Modena. Nonostante la penalizzazione di 5 punti, il Novara si avvicina alla zona playoff con prepotenza: 5-1 al Crotone (doppietta di Seferovic). Il Vicenza cade in casa con la Ternana. Martedì turno infrasettimanale con l’11ª di ritorno.

31ª giornata Venerdì REGGINA-CESENA VERONA-LIVORNO

1-2 1-1

Ieri BRESCIA-BARI EMPOLI-LANCIANO GROSSETO-MODENA JUVE STABIA-ASCOLI NOVARA-CROTONE PADOVA-PRO VERCELLI SASSUOLO-CITTADELLA SPEZIA-VARESE VICENZA-TERNANA

1-1 2-2 2-0 1-1 5-1 0-1 1-0 0-0 0-1

Classifica Sassuolo 70; Livorno 59; Verona 57; Empoli 50; Varese (-1) 47; Brescia e Padova 42; Juve Stabia 40; Novara (-5) 39; Modena (-2), Ternana e Lanciano 38; Ascoli* (-1), Cesena e Cittadella 37; Crotone* (-2) 36; Spezia 35; Bari (-7) 33; Reggina (-2) 32; Vicenza 31; Pro Vercelli 25; Grosseto (-6) 22 *una partita in meno

Prossimo turno Martedì 19/3, ore 20.45: Ascoli-Reggina, Bari-Padova, Cesena-Livorno, Cittadella-Spezia, Crotone-Vicenza, Juve Stabia-Sassuolo, Modena-Empoli, Pro Vercelli-Brescia, Ternana-Grosseto, Lanciano-Verona; mercoledì 20/3, ore 20.45: Varese-Novara


42 Sport

Domenica 17 Marzo 2013 Corriere della Sera

Rugby Chiuso il Sei Nazioni con due vittorie, la prima contro i verdi

Mischia Duello di muscoli tra italiani e irlandesi (LaPresse)

Italia storica, battuta l’Irlanda È il miglior torneo di sempre Brunel: «Ora sappiamo che la strada è giusta» ROMA — La furia dell’Italia che assalta l’Irlanda come se si giocasse la vita. La rabbia dei verdi che reagiscono come possono e come non dovrebbero, perché O’Driscoll, il totem d’Irlanda, che calpesta Favaro steso a terra è scena da rissa nei bassifondi, non da Sei Nazioni. Poi l’urlo dei 74.714 quando Orquera piazza l’ultimo pallone in mezzo ai pali per il 22-15 e subito dopo Barnes, l’arbitro inglese, dice che può bastare. Allora l’Olimpico canta «Ma il

Il rischio La maturità è ancora lontana: gli azzurri dominano il primo tempo, ma poi rischiano cielo è sempre più blu», gli azzurri si abbracciano, salutano e nessuno avrebbe voglia di andare a casa perché è arrivata un’altra vittoria, la seconda nel Torneo, come nel 2007, la prima contro l’Irlanda. E soprattutto perché poteva essere molto più facile se l’Italia non avesse sprecato, non si fosse messa da sola nei guai e corso il rischio di finire in pezzi. Ma non è successo, e vincere così è molto più bello e forse vale anche di più. Doveva vincere l’Italia per

dare sostanza al suo Sei Nazioni, lo ha fatto e ha confezionato il suo miglior Torneo di sempre. Francia e Irlanda (le avversarie ai Mondiali 2015) battute, quarto posto, miglior differenza punti e un nuovo atteggiamento, coraggioso, non più passivo. L’Italia di Brunel è una squadra che la fortuna se la va a cercare, anche troppo a volte. Ha sbagliato a Edimburgo, non ha mai trovato il ritmo giusto con il Galles (che per altro ieri ha battuto l’Inghilterra e vinto il Torneo), ma oltre ai due successi ha giocato una partita da applausi a Twickenham e ha chiuso senza subire mete contro inglesi e irlandesi. Il salto di qualità è arrivato anche se la maturità è ancora lontana e la partita con l’Irlanda ha confermato le qualità e i difetti di una nazionale che sta cambiando pelle. Gli azzurri hanno dominato il primo tempo di una sfida dura, tesa, anche cattiva (quattro cartellini gialli sono tanti), ma nello spogliatoio sono andati con appena 3 punti di vantaggio. Niente per quanto avevano costruito ispirati da Parisse e Zanni (eletto uomo del match). La mischia era un punto fermo anche senza Castrogiovanni, le rimesse laterali terra di conquista e se l’Irlanda sopravviveva era solo per una serie di detta-

Vittoria al Galles Italia-Irlanda 22-15 Marcatori: cp Jackson 6’, cp Orquera 14’ e 22’, cp Garcia 36’, cp Jackson 40’ p.t.; m Venditti tr Orquera 9’, cp Jackson 13’, 18’ e 24’, cp Orquera 30’ e 40’ s.t. ITALIA: Masi (Benvenuti 26’ s.t.); Venditti, Canale, Garcia, McLean; Orquera, Gori (Botes 35’ s.t.); Parisse, Favaro (Derbyshire 17’ s.t.), Zanni; Furno (Minto 17’ s.t.), Geldenhuys (Pavanello 24’ s.t.); Cittadini (De Marchi 35’ s.t.), Ghiraldini (Giazzon 35’ s.t.), Lo Cicero (Rizzo 24’ s.t.). All.: Brunel IRLANDA: O’Driscoll, Marshall (Madigan 28’ p.t.), Earls (Fitzgerald 25’, Henderson 36’ p.t.); Jackson, Murray; Heaslip, O’Brien, O’Mahony; Ryan, McCarthy (Toner 24’ s.t.); Ross (Archer 27’ s.t.), Best (Cronin 30’ s.t.), Healy (Kilcoyne 30’ s.t.). All.: Kidney Arbitro: Barnes (Inghilterra) Cartellini gialli: O’Driscoll 30’ pt; Parisse 12’, Ryan 29’, Murray 39’ s.t. Calci: Orquera 5/6, Garcia 1/2, Jackson 5/6 Le altre partite Galles-Inghilterra 30-6 Francia-Scozia 23-16 Classifica Galles e Inghilterra 8; Scozia e Italia 4; Irlanda e Francia 3

PASQUA IN PUGLIA

gli male eseguiti dagli azzurri. Che avevano però il merito di insistere e dopo 9 minuti del secondo tempo segnavano l’unica meta della partita: era Venditti a farsi largo con i suoi 110 chili nel muro verde che l’Italia stava martellando da 6 minuti. Sembrava la svolta, ma a Parisse scappava uno sgambetto, gesto istintivo ma vietatissimo nel rugby. E con il capitano fuori gioco per 10 minuti l’Irlanda risaliva: tre piazzati del giovane Jackson riportavano i verdi a -1 con ancora 16 minuti da giocare. La vecchia Italia, a questo punto, sarebbe sparita dal campo, la nuova ha ripreso a lottare con determinazione ancora maggiore. Gori rischiava la schiena per agguantare un pallone volante, Garcia provava a ripetere la prodezza del primo tempo con una punizione da metà campo che però non trovava i pali. Ma gli azzurri avevano ripreso il comando, l’inerzia. L’Irlanda sbandava e barava, prendeva altri due gialli, Orquera metteva gli ultimi 6 punti. Poi la festa. E Brunel che guardava subito oltre: «Abbiamo tanto lavoro da fare: ci saranno sconfitte, dubbi, ma adesso sappiamo di aver preso la strada giusta. L’unica che può portarci lontano».

Il dopogara

Il c.t.: «C’è l’equilibrio tra i reparti» Parisse: «Segnale per i Mondiali» ROMA — L’uomo arrivato da Courrensan, Midi-Pyrénées, per cambiare la storia del rugby italiano mantiene intatto l’aplomb, analizza senza trionfalismi il miglior Sei Nazioni della storia azzurra, ringrazia e pensa al domani. Gli chiedono un aggettivo per classificare il torneo, risponde con un lungo giro di parole: «Volevo aspettare questa partita prima di poter fare un bilancio e oggi ho un quadro più chiaro: dobbiamo crescere, ma lo spirito dimostrato da questa squadra ci dice che abbiamo preso la giusta direzione. E aver chiuso le partite con Irlanda e Inghilterra senza aver subito mete è la dimostrazione di come quell’equilibrio tra i

Domenico Calcagno © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Offerta Pasqua (29/3 - 1/4): B&B in camera doppia Superior e pranzo di Pasqua per due persone nel ristorante panoramico. Palestra e wi-fi inclusi. Prezzo a partire da 280 Euro.

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RELIGIOSITÀ E MISTICISMO SI FONDONO NEI RITI DELLA SETTIMANA SANTA in Puglia. Gli eventi legati a questo periodo dell’anno liturgico hanno sempre avuto una grande importanza per le comunità locali e i comuni che sono riusciti a mantenere intatta la tradizione offrono ai turisti un percorso di fede e di religiosità carico di emozioni. Dove andare dunque nei giorni dal 28 al 31 marzo? Ad Alberobello, Conversano,Vinosa per la Passione Vivente; ad Andria, Risceglie, Bitonto, Botrugno, Canosa di Puglia, Francavilla Fontana, Gallipoli, Grecia Salentina, Grottaglie, Molfetta, Monte Sant’Angelo, Noicattaro, Pulsano, Ruvo di Puglia, San Marco in Lamis, Taranto, Troia, Valenzano, Vico del Gargano per i riti processionali. Cattedrali, castelli, torri, vie del centro fanno da palcoscenico alla sacra rappresentazione, in cui la dimensione teatrale e scenica rimane una componente molto forte, sottolineata dall’esecuzione

di struggenti marce funebri.Determinante per queste manifestazioni è l’apporto delle confraternite laicali, sia dal punto di vista partecipativo ai riti sia da quello della loro organizzazione. Una tradizione alla quale non manca la componente gastronomica,caratterizzata dal binomio terra-mare. Grano, pasta, olive, vite, erbe aromatiche, pomodori, pesce e frutti di mare, mandorle, combinati spesso fra loro, hanno dato origine ai piatti del periodo pasquale (foto: in alto Castel del Monte Andria, in basso Gallipoli).

reparti che è alla base del mio modo di intendere il rugby si stia realizzando. È bello attaccare, altrettanto importante saper difendere». Monsieur Brunel, come ha fatto a cambiare l’attitudine di una squadra abituata a perdere? «Devo ringraziare le due franchigie (Benetton e Zebre, ndr) che stanno lavorando per far crescere ogni singolo giocatore e devo ringraziare lo Stade Français per come ci conserva il nostro capitano...». Sergio Parisse lì a fianco sorride, lui sì che non si tira indietro di fronte ai paragoni con il passato: «Non ci sono dubbi che questo sia il miglior Sei Nazioni di sempre per l’Italia. Le vittorie con Scozia e Galles

280

89

69

PADOVA

COMO

ROMA

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Hotel Milano

Palace Hotel

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Le Grand Hotel Cour Maison

Padova - Via Pilade Bronzetti, 62 Tel 049.8712555 - Fax 049.8713923 www.hotelmilano-padova.it

Como - Lungo Lario Trieste, 16 Tel 031.23391 - Fax 031.303170 www.palacehotel.it

Roma - Via Assisi, 53 Tel 06.784692 - Fax 06.78469200 www.hiexpress.com

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Sport 43

Corriere della Sera Domenica 17 Marzo 2013

Ciclismo Tutti contro il baby fenomeno: velocisti in difficoltà, Nibali, Cancellara, Gilbert cercano il colpo

del 2007 furono figlie di episodi forse irripetibili, questa volta abbiamo messo all’angolo Francia e Irlanda, squadre che hanno una tradizione molto più radicata della nostra. E che saranno nel nostro girone al Mondiale del 2015; il segnale che gli abbiamo lanciato è interessante e dice che l’Italia merita rispetto». Brunel interviene: «Ma il 2015 è lontano e noi con Francia e Irlanda abbiamo vinto oggi». Si apre il turno dei ringraziamenti: «Zanni ha giocato un torneo eccezionale, ma sono 49 partite consecutive che in azzurro gioca ad altissimo livello. La sua integrità fisica è impressionante, è oramai un giocatore di eccellenza internazionale. Ma oggi il mio ringraziamento va ad Andrea Lo Cicero per quello che fatto per il rugby italiano e per quello che ha fatto oggi. Sono riconoscente a un uomo che ha contribuito a tracciare la nuova strada imboccata dal rugby italiano».

Valerio Vecchiarelli © RIPRODUZIONE RISERVATA

L’unico segnale di primavera, almeno nel nord Italia, oggi è questo: un serpentone colorato che sfida l’aria gelida, la pioggia, forse la neve, pronto a colpire dove il mare si fa grosso. La Milano-Sanremo più frizzante degli ultimi anni torna alla domenica (ultima volta nel 1982) ed è pronta a sorprendere, come da copione e forse di più. Perché mai come questa volta la folle corsa verso la città del Festival e del Casinò ruota tutta attorno al 71 indossato da Peter Sagan, fenomeno slovacco che sembra il più forte di tutti, sia in caso di volata di gruppo che di attacchi sul Poggio e nei 2.900 metri tra la fine dell’ultima discesa e il traguardo. Sarà in quell’ultimo tratto che si deciderà la gara più lunga, la classica che apre ufficialmente la stagione che conta e che gli italiani non riescono a conquistare dal 2006: il maltempo, le fatiche di inizio stagione e il nuovo corso del ciclismo dalle prestazioni ben più credibili di un tempo, lasciano ipotizzare una Sanremo esigente, in cui difficilmente il gruppo arriverà compatto in volata. E come è ovvio, nonostante la pressione del pronostico, dei bookmaker e degli avversari sia tutta concentrata sulle giovani ma solide spalle del 23enne Sagan, lo slovacco farà molta fatica a vincere la sua prima grande classica e non solo per i 298 chilometri che lo attendono. La Sanremo è bella e impossibile anche perché quasi tutte le grandi squadre si presentano con il piano A, B e in qualche caso

Sanremo a senso unico Sagan prova a dribblare meteo, stelle e agguati Lo slovacco favorito: ma quante insidie

Diretta dalle 13.30 In tv su RaiSport 2 dalle 13.30 e su Rai3 dalle 16, su Eurosport2 a partire dalle 14.30

Formula 1 Il Circus è nel caos, ma Bernie non vuole mollare

Ecclestone pensa alla serie B Metà team satelliti dei grandi DAL NOSTRO INVIATO

MELBOURNE — Come se non bastassero i segnali che la crisi sta colpendo anche l’ex dorato mondo della F1 (ultima novità: perfino un team oculato quale la Sauber ha problemi di soldi), come se non fosse vero che circa la metà delle scuderie rischia la chiusura, la massima categoria dell’automobilismo avvia il campionato 2013 in un scenario confuso: si parte senza il nuovo Patto della Concordia, la magna charta che regola i rapporti tra la Federazione, il detentore dei diritti commerciali (il fondo Cvc, che ha affidato la gestione alla Fom di Bernie Ecclestone) e le squadre. Era già successo a fine 2007 e ci vollero due anni per venirne a capo. Ma le scuderie quella volta si accordarono per proseguire secondo le vecchie disposizioni. Oggi, invece, pur essendoci una convergenza sulla spartizione della «torta» (ai team andrebbe il 53%), l’orologio pare tornato al 1981, unico precedente di uno start senza norme e senza proroghe. Fu una stagione di risse sanguinose. Perché non si firma? Perché si vuole che questa sia l’ultima battaglia di Ecclestone per sopravvivere a se stesso. A dispetto degli 82 anni e di una ricchezza che consiglierebbe altri hobby. Ma «Mister E.», o il Padrino, o colui che — così disse una volta, in modo serio — non passerà mai a miglior vita, campa di F1. Anzi, «è» la F1. Lo è sempre stato. Un padre e un padrone. Il guaio per

lui è che gli interlocutori ora eccepiscono. Eccepisce Jean Todt, al vertice della Fia e controparte di una guerra silenziosa (il Gp del Bahrein, con le sue turbolenze, potrebbe di nuovo diventare una trappola per Monsieur Le President, lanciatissimo verso la riele-

Qualifiche rinviate Qualifiche Si è disputata solo la prima sessione delle qualifiche. Per la forte pioggia (foto) Q2 e Q3 sono state rinviate all’1 di domenica Gara Ore 7 diretta SkySport F1, differita ore 14 su Raiuno

Corriere.it Uno speciale dedicato alla F1 sul sito www.corriere.it Eliminati in Q1 Così nelle qualifiche di ieri 17. Maldonado (Ven) Williams 18. Gutierrez (Mes) Sauber 19. Bianchi (Fra) Marussia 20. Chilton (Gbr) Marussia 21. Van der Garde (Ola) Catheram 22. Pic (Fra) Catheram

zione); eccepiscono le squadre, che reclamano una gestione più partecipata. Potrebbero anche eccepire i giudici del caso Gribkowski, il banchiere in galera in Germania per truffa, che indagano anche su Bernie. Ebbene, in questo bailamme, Ecclestone tira diritto. Ha ribadito che entro tre mesi la F1 dovrà decidersi se entrare o meno in Borsa e ha risposto all’amico Flavio Briatore, che consiglia il tetto massimo di spesa: «È inutile, non serve». Ma soprattutto, Ecclestone ragiona sul domani. La sua visione, dal 2015, è un campionato con squadre di fascia A e un ugual numero di fascia B: le seconde devono legarsi a una scuderia primaria, che fornirebbe il materiale della precedente annata. I vantaggi: riutilizzo delle risorse, introiti per i team maggiori e risparmi per i minori. Però, essendo svanito l’acquisto della defunta Hrt da parte dei canadesi della Scorpion (che sarebbero entrati nell’orbita Williams), la Marussia, undicesimo team, è diventata un intoppo. Dispari e nemmeno disposta a fare il satellite della Mercedes: di qui la decisione di non ammetterla ai soldi dei diritti tv, mossa che impedisce di approdare all’accordo collettivo. Ci guadagna, Ecclestone? Pare di sì. Comunque. Si vuole che tema il Patto della Concordia, perché la Cvc potrebbe accantonarlo; però, a carte firmate, potrebbe presentarsi come colui che ha salvato la F1. Viceversa, in uno scenario di limbo potrebbe proporsi come una certezza alla quale è meglio non rinunciare. Diabolico, nella lotta per essere sempre Bernie Ecclestone.

Flavio Vanetti © RIPRODUZIONE RISERVATA

C, in modo da sfruttare tutte le pieghe tattiche che la corsa offrirà. Non è certo un caso se gli ultimi due vincitori, Goss e Gerrans, erano del tutto imprevisti. Ora corrono assieme (nel team australiano Green Edge, che ha base operativa sul lago di Varese) e

All’attacco Nibali, a sinistra, e Sagan un anno fa a Sanremo hanno chiuso 3˚ e 4˚ (LaPresse)

non andrebbero sottovalutati un’altra volta. Le stelle però sono altre e non staranno a guardare. Con le tre punte scendono in campo la belga Omega (Boonen-Cavendish-Chavanel) l’americana Bmc (Hushovd, Gilbert, Van Avermaet) e an-

che l’Astana (Nibali, Gasparotto, Iglinskiy). Sagan ha come spalla l’italiano più giovane al via, Moreno Moser e anche Elia Viviani in caso di volata: in tre hanno meno anni (69) della coppia Petacchi-Pozzato (70) che si è riunita alla Lampre-Merida ed è pur sempre composta dagli ultimi due italiani capaci di trovare la chiave giusta (nel 2005 e nel 2006) per aprire la porta di una corsa che ti fa entrare fra i grandi, per la storia e per gli sponsor. Se la sfida sarà animata su Cipressa e Poggio dagli attaccanti più forti (Cancellara, Gilbert, lo stesso Pozzato, Nibali, Moser, Chavanel, Gerrans, Boasson Hagen) Sagan dovrà cercare di restare a ruota, ben sapendo di essere più veloce di tutti anche nello sprint ristretto. La corsa sembrerebbe quindi un rebus di facile soluzione, ma lo slovacco non potrà ricucire da solo tutti gli strappi. E molti, a partire da Cancellara che ha dichiarato guerra a Sagan, proveranno soprattutto a farlo perdere. Prima ancora di mettere se stessi nelle condizioni di poter vincere. Sembra un aspetto paradossale, ma fa parte dello scenario di una corsa così e spesso negli ultimi anni ne ha condizionato l’esito finale. A maggior ragione salgono le quotazioni degli outsider e delle terze linee, se pur di lusso, pronti a sfruttare la situazione e gli imprevisti. Perché nella lunga rincorsa verso il mare vince spesso il più furbo. E non è detto che sia anche il più forte.

Paolo Tomaselli © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Domenica 17 Marzo 2013 Corriere della Sera

CLINICA ODONTOIATRICA


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Corriere della Sera Domenica 17 Marzo 2013

CorriereSalute LE PAGINE DEL VIVERE BENE

www.corriere.it/salute

Medicina

Storia

Alimentazione

Medicina

Diritto

Quando usare gli antibiotici nei bambini

Le «taglie forti» fanno progredire la cardiochirurgia

Gli alimenti che aiutano la flora intestinale

La gestione dei due tipi di cisti ovariche

La misurazione del rispetto in ospedale

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TAGLIARE È GIUSTO MA NON SU TUTTO di ALBERTO SCANNI

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isogna decidere quando si fa programmazione in sanità se al centro dell’operare si mette il malato oppure se devono prevalere solo gli aspetti economici. Un esempio paradigmatico è rappresentato da una recente iniziativa dell’Inps (ente che si occupa delle pensioni, ma anche di rilasciare certificati medici per l'accertamento della invalidità e della inabilità dei lavoratori) che intende agire sulle visite di controllo, in modo tale da conseguire un risparmio del 5 per cento su questa attività rispetto agli anni precedenti; non solo, l’Inps spera anche di ottenere un altro 3 per cento per effetto della riduzione delle prognosi. L’iniziativa in questione suscita diversi interrogativi. Appare infatti difficile pensare che le visite mediche di controllo possano essere programmate oppure contingentate a priori, e altrettanto vale per le prognosi, che potranno essere più o meno lunghe a seconda della malattia, dei singoli casi e della variabilità dei bisogni. Per risparmiare, Le ricette insomma, si tende ormai economiche quasi sempre a intervenire sulla sanità devono tenere con aggiustamenti, come conto della riduzione di posti letto, qualità delle cure blocco delle assunzioni, soppressioni e accorpamenti di reparti, che non tengono necessariamente conto della qualità dell’assistenza. I segnali indicano anche che il medico viene sempre più visto come strumento e controllore della spesa. I medici hanno condiviso la necessità di essere più appropriati nell’impiego dei farmaci e degli esami e hanno accettato di essere verificati nella spesa, ma ora appare opportuna qualche riflessione su questo modo di procedere. Non si può soltanto tagliare. I malati hanno bisogno di essere assistiti al meglio. Un illustre oncologo, divenuto paziente, scriveva che di fronte alla malattia il malato vuole «... la complicità di una alleanza». Ebbene la si deve invocare e realizzare comunque, salvaguardando il rapporto medico-paziente, difendendosi, quando necessario, dalle logiche economicistiche se esse diventano eccessivamente prevaricanti.

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Quanto serve il check-up Fare molti esami tutti insieme (uguali per tutti) è meno efficace rispetto ad analisi mirate sulle esigenze del singolo. E talvolta c’è il rischio di «eccesso di diagnosi»

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Servizi di ADRIANA BAZZI alle pagine 46-47

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Il numero

Influenza, virus più «tenaci» Ancora 300 mila italiani a letto I virologi ci avevano avvertito: i virus influenzali sono sempre più «tenaci». E mentre è già iniziato il conto alla rovescia verso l’inizio della primavera, sono ancora circa 334 mila gli italiani messi a letto dall’epidemia in una settimana. Complessivamente l’influenza 2012-2013 ha colpito finora circa 5,3 milioni di persone nel nostro Paese. Secondo l’ultimo bollettino della rete Influnet (Istituto È il numero complessivo superiore di Sanidi italiani colpiti finora tà), dal 4 al 10 dall’influenza quest’anno. marzo l’incidenIl «colpo di coda» za totale dell’infedi fine stagione zione è pari a sta interessando 5,50 casi ogni 334 mila persone mille assistiti, co-

( ) 5,3 milioni

munque in calo rispetto ai 7,61 della settimana precedente (462 mila infettati circa). Più colpite, in generale, le fasce d’età da zero a 14 anni. «Nella decima settimana del 2013 — si legge nel report — continua a diminuire il numero di casi di sindromi influenzali, soprattutto nelle due fasce di età pediatrica. La curva epidemica ha raggiunto il picco nella sesta settimana del 2013, con un livello di incidenza pari a 9,96 casi per mille assistiti. In questa stagione, diversamente dalle precedenti, è stato osservato un maggiore numero di settimane in cui l’incidenza si è mantenuta a livelli elevati». Per saperne di più Influnet, Istituto superiore di Sanità www.iss.it/flue


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Domenica 17 Marzo 2013 Corriere della Sera

dossier medicina di ADRIANA BAZZI

Lo studio Un’indagine fa il punto sull’utilità dei controlli periodici standard

Strategie

Il check-up può servire ma deve essere tagliato «su misura»

Come orientarsi di fronte alle offerte di analisi mediche raggruppate

I pacchetti di esami uguali per tutti non sono incisivi Invece è efficace la prevenzione centrata sul singolo

A Emilia Romagna

Sorveglianza pubblica e privata per il cuore I dipendenti della Ferrari di Maranello (Modena) come gli abitanti di Brisighella (Ravenna). All’inizio degli anni Settanta la popolazione di questo comune è stata coinvolta in uno studio che voleva indagare i fattori di rischio cardiovascolare. Sulla base dei risultati, che indicavano un aumento delle malattie cardiache, il Comune ha creato un Centro per la nutrizione e ha fornito agli abitanti informazioni su come ridurre i valori di pressione e di colesterolo troppo elevati. Risultato: una diminuzione degli eventi cardiovascolari. Anche i lavoratori della Ferrari, grazie al programma «Formula Benessere», hanno migliorato alcuni parametri, come indice di massa corporea, glicemia, colesterolo e trigliceridi. Il programma, nato da un’esperienza maturata nel 1994, quando la Ferrari firmò un accordo con il Coni per l’assistenza al team di Formula 1, prevede una serie di test periodici mirati e un programma di attività fisica personalizzato. © RIPRODUZIONE RISERVATA

llettanti coupon per check-up completi, favolose esperienze e sconti pazzeschi: si risparmia fino all’80 per cento. Così dichiara la pubblicità di Groupon, il sito che offre servizi scontati ai consumatori iscritti: un check-up medico completo, con analisi del sangue, controllo metabolico e ormonale, viene a costare 39 euro invece di 140. Da quando una delle più prestigiose istituzioni mediche americane, la Mayo Clinic di Rochester, Minnesota, ne ha inventato il format negli anni Settanta, il check-up, inteso come una serie di esami per valutare lo stato di salute di una persona e scoprire malattie nascoste o fattori di rischio, ha avuto una grandissima fortuna fino ad approdare, oggi, sul web. Ma il check-up generale, da eseguire una volta ogni tanto (certi sistemi sanitari, come quello francese, lo offrono ogni anno gratuitamente; in Usa e Canada rappresenta la seconda causa di consultazione medica), non serve gran che. I sospetti circolano da tempo negli ambienti medici e hanno trovato l’ultima conferma nella revisione di una serie di studi, pubblicata sul British Medical Journal dalla Cochrane Collaboration, un’organizzazione indipendente nata con lo scopo di raccogliere, valutare criticamente e diffondere le informazioni relative all’efficacia degli interventi sanitari. I ricercatori del Nordic Cochrane Center di Copenaghen hanno preso in esame 18 ricerche, che hanno coinvolto oltre 182 mila persone, analizzandone, in particolare, nove in cui

hanno contato 11.940 decessi, senza però notare differenze fra il numero di morti che si erano verificate nel gruppo di chi si era sottoposto a controlli periodici rispetto a chi, invece, non lo avevano fatto. Risultato: il check-up è inutile, anzi può essere controproducente. «Lo studio è molto attendibile e accurato — commenta Gino Roberto Corazza, presidente della Società italiana di clinica medica e clinico medico all’Università di Pavia — e dimostra che il check-up di routine non riduce la mortalità generale, quella cardiovascolare e quella per tumore.

nerale». Il check-up, dunque, non è uno strumento che serve a mantenersi in salute e ha altri handicap, primo fra tutti quello dei costi. «Questo tipo di controllo non è mirato sulla singola persona e non tiene conto di sesso e di età, da cui dipendono, invece, molte patologie — precisa Claudio Cricelli, presidente della Società italiana di medicina generale (Simg) —. E sparare nel mucchio costa, ma non solo. Probabilmente in qualche caso il check-up suggerisce supplementi di esami che a loro volta fanno lievitare la spesa».

Aspettativa di vita

Ricoveri

Si è visto che gli esami «in batteria» non servono a ridurre la mortalità

Non sono stati registrati cali significativi nelle successive ospedalizzazioni

Non solo, non riduce nemmeno la morbilità (cioè la comparsa di malattie nel gruppo che si sottopone ai test) e le ospedalizzazioni». Allo studio si può credere, anche perché i pazienti sono stati tenuti sotto controllo per un periodo lungo, di circa 22 anni, sufficiente a valutare bene la mortalità. «Difetti della ricerca? Apparentemente no — continua Corazza —. Ma occorre ricordare che, in genere, chi si sottopone a questi controlli appartiene a una popolazione adulta e non anziana (gli anziani sono più a rischio di malattia e di solito seguono altri percorsi medici, ndr); non è quindi rappresentativa della popolazione ge-

Il check-up, perciò, è proprio il contrario della medicina dei nostri giorni che è quella «centrata» sul paziente (e non sulla malattia) e può comportare effetti collaterali come eventuali rischi connessi a procedure invasive, ansie legate non solo a falsi risultati positivi (che segnalano, cioè, un problema che in realtà non c’è e possono comportare altri test e altri costi), ma anche a finte rassicurazioni dovute a falsi risultati negativi (in altre parole: i test non rilevano la presenza di un problema perché sono poco specifici oppure il problema, che al momento non c’è, può insorgere in tempi successivi, anche ravvicinati,

ed è per questo che il check-up non rappresenta mai un salvacondotto per i mesi a venire). Nonostante questo, però, l’offerta di pacchetti di esami continua con l’aiuto del web. L’anno scorso uno studio danese ha individuato 56 siti che offrivano questo tipo di prestazioni, rilevando che dei 36 diversi test proposti, almeno l’80 per cento risultava inaffidabile. E c’è un’azienda americana, produttrice di Tac spirali (si tratta di apparecchiature capaci di fotografare nei minimi dettagli l’intero corpo umano e di rilevarne anche piccole alterazioni) che qualche tempo fa propagandava l’esame come Christmas Gift, un regalo di Natale da fare agli amici e ai propri cari, come segno di grande attenzione alla loro salute. Le conclusioni della Cochrane Collaboration sul check-up non mettono però al bando la possibilità per un medico di prescrivere esami specifici per valutare lo stato salute di un suo paziente e invitano le persone a percorrere altre strade per mantenersi in salute e allontanare le malattie. Nel primo caso, l’interlocutore ideale è il medico di famiglia: tutti prima o poi ci finiscono, magari per un’influenza, ed è allora che il medico a seconda del sesso e dell’età del suo assistito, dei suoi precedenti familiari di malattia e di fattori di rischio specifici, potrà prescrivere esami mirati a valutare il suo stato di salute. «Ogni esame deve essere prescritto dopo un ragionamento clinico che presuppone un’anamnesi (cioè la raccolta della storia clinica del paziente, ndr) e una visita — com-

menta Corazza. — Altri esami, come la misurazione della pressione arteriosa, invece, sono d’obbligo, sempre». Il percorso da seguire per mantenersi sani si chiama, invece, prevenzione primaria: in generale comprende tutti quei comportamenti che hanno, come obiettivo, quello di impedire la comparsa della malattia. E per quanto riguarda le patologie più diffuse, come quelle cardiovascolari, i tumori, il diabete di tipo 2, certe malattie polmonari, l’obesità, i comportamenti preventivi si conoscono bene: dieta sana ed equilibrata, attività fisica, abolizione del fumo. Il vero problema sta nell’insegnarli e nel metterli in pratica. «Purtroppo da noi la medicina territoriale, — commenta Corazza — che dovrebbe promuovere l’educazione sanitaria e la prevenzione, non funziona. Il territorio è un fallimento».

La prevenzione primaria, comunque, non sono gli screening, cioè quelle indagini a tappeto, studiate per particolari categorie di persone, che hanno l’obiettivo di individuare certe malattie al loro esordio e di curarle prima che provochino danni peggiori: in questo caso si deve parlare di diagnosi precoce. Stiamo parlando della mammografia per il tumore al seno, del Psa (l’antigene prostatico specifico nel sangue) per il tumore alla prostata e della ricerca del sangue occulto nelle feci (o della colonscopia) per il tumore al colon. Anche questi screening sono oggi oggetto di dibattito perché, secondo alcuni studi, porterebbero a un eccesso di diagnosi e di trattamenti per forme tumorali che lasciate a sé non avrebbero dato problemi. abazzi@corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA

Provvedimenti Da più parti vengono invocate anche tassazioni specifiche oltre che maggiore informazione ed educazione

Una politica sanitaria davvero mirata contro l’epidemia di malattie croniche

S

confitte (o quasi, almeno nei Paesi ricchi) le grandi malattie infettive, ecco la nuova epidemia mondiale: le malattie croniche (definite internazionalmente malattie non trasmissibili — noncommunicable disease in inglese, e in sigla Ncd — in contrapposizione con quelle infettive che, invece, si possono trasmettere da uomo a uomo o da animale a uomo). Stiamo parlando soprattutto di tumori, di patologie cardiovascolari, di diabete, di malattie respiratorie croniche. Tutte insieme sono responsabili di due terzi del-

le morti che si registrano nel mondo, uccidono ogni anno 35 milioni di persone, di cui 19 milioni prematuramente, prima cioè dei 70 anni. E costano alla società: le stime parlano di 43 mila miliardi di dollari di spesa fra il 2010 e il 2025. Ecco perché, in una mega assemblea alle Nazioni Unite nel 2011, si è lanciato l’allarme e si è costituta, nel frattempo, una task force internazionale che ha riunito le diverse agenzie delle Nazioni Unite e sta studiando le strategie di prevenzione. L’obiettivo è ridurre del 25 per cento le morti premature, dovute alle patologie croni-

che, entro il 2025. Ma, si chiede un articolo su Science firmato da Majid Ezzati e Elio Riboli dell’Imperial College di Londra, queste malattie si possono prevenire o si può almeno posticiparne la comparsa?

In teoria sì, perché si conoscono abbastanza bene i fattori di rischio, grazie a numerosissimi studi epidemiologici. A partire da quello storico di Framingham (la cittadina del Massachusetts dove la popolazio-

ne è sotto controllo medico dalla fine degli anni Quaranta) che ha permesso di individuare i principali responsabili delle malattie cardiovascolari fino a quelli sui tumori che hanno consentito, tanto per fare un

L’obiettivo

Strategie

Le Nazioni Unite si propongono di ridurre del 25% le morti premature, dovute a condizioni non infettive, entro il 2025

Ormai si conoscono abbastanza bene i fattori di rischio, grazie ai dati forniti da numerosissimi studi epidemiologici

esempio, di mettere in relazione il fumo di sigaretta con il cancro al polmone o il virus dell’epatite B e C con il cancro al fegato. Oggi si sa che i quattro più importanti fattori implicati nella genesi delle malattie croniche sono: il fumo, l’alimentazione sbagliata, la mancanza di attività fisica e l’abuso di alcol. Conoscerli è importante, però non è sufficiente per la prevenzione. E la sfida alle malattie croniche su larga scala non può essere affrontata soltanto da chi si occupa di salute: deve prevedere una collaborazione strategica con altri settori e in particolare con le istituzioni politiche e amministrative. Gli esperti hanno individuato una decina di strumenti di prevenzione, fra cui, oltre all’abolizione del fumo, alla riduzione del consumo di alcol e all’incremento dell’attività fisi-

ca, sono compresi la diminuzione del sale nella dieta, l’eliminazione dei grassi trans, l’aumento del consumo di vegetali e frutta, la riduzione dei grassi saturi e dei carboidrati complessi in favore di quelli poli-insaturi e di prodotti integrali, la diffusione delle vaccinazioni come quella anti-epatite o anti-papilloma virus (coinvolto nella genesi del tumore alla cervice uterina). Ma tutto questo prevede scelte di politica sanitaria. Che riguardano, per esempio: la tassazione di tabacco o alcol, la limitazione della pubblicità di questi prodotti, il controllo sui cibi industriali e l’etichettatura, l’istituzione di programmi di educazione sanitaria per la popolazione, l’offerta di vaccinazioni. La prevenzione è un problema di tutti. Governi in primis. © RIPRODUZIONE RISERVATA


Salute 47

Corriere della Sera Domenica 17 Marzo 2013

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La posizione Iniziativa del British Medical Journal

Malati per troppa medicina? I pericoli dell’accanimento diagnostico

T

oo much medicine, troppa medicina: è questa la vera epidemia del nostro tempo. Se fino a qualche anno fa i medici si concentravano sui malati per cercare di risolvere i loro problemi, adesso tendono a focalizzarsi sui sani per scoprire malattie in erba, e qualche volta finiscono per crearle davvero. È la medicalizzazione della vita che, invece di promuovere la salute, promuove la malattia. È l’eccesso di diagnosi che comportano certi check-up eseguiti a tappeto o certi screening (esempio: quanti casi di tumore alla prostata identificati dal Psa — l’antigene prostatico specifico nel sangue — sono stati individuati e curati con effetti collaterali tipo l’impotenza, quando, invece, potevano tranquillamente andare avanti senza alcun pericolo per la vita di una persona?) ed è l’eccesso di cure inutili che ne deriva (cure che hanno effetti collaterali per i pazienti e che costano ai sistemi sanitari). Si tratta di overdiagnosis (troppe diagnosi) e overtreatment (troppi trattamenti), come dicono gli anglosassoni che da un po’ di tempo stanno dibattendo il problema.

La campagna

❜❜ L’eccesso di cure

tendono a focalizzarsi sui sani per scoprire patologie in erba

inutili, con i loro effetti collaterali, è un costo per i sistemi sanitari

N

nuale dei disturbi mentali che sta per essere completato, amplia troppo, secondo alcuni, la definizione di malattia mentale, considerando disturbi mentali anche i sintomi fisici di patologie come il tumore o le cardiopatie (la nuova definizione sarebbe: disordine da sintomi somatici). E ancora: si sta assistendo a un boom di diagnosi non solo di tumore alla prostata, ma anche di cancro alla tiroide, di malattie croniche del rene, di deficit dell’attenzione e di sindrome da iperreattività nei bambini. Tutte condizioni che poi vengono trattate con le medicine. «Ma il grande problema dell’ipermedicalizzazione — commenta Pier Mannuccio Mannucci, direttore scientifico del Policlinico di Milano — riguarda oggi soprattutto gli anziani. Spesso queste persone sono affette da più patologie per ognuna delle quali assumono farmaci. Ma queste medicine, che di solito sono state sperimentate su altre categorie di pazienti e per singole malattie, quando sono somministrate contemporaneamente agli anziani, possono creare problemi di interazione che a tutt’oggi non sono ancora stati ben studiati». © RIPRODUZIONE RISERVATA

Esercizio e dieta le carte vincenti on c’è solo lo spread dei titoli per cui l’Italia arranca in Europa, ma c’è anche quello degli investimenti nella prevenzione sanitaria. Il nostro Paese è all’ultimo posto in Europa e spende per questo soltanto lo 0,5 per cento della spesa sanitaria complessiva, contro una media europea del 2,9, sopra la quale si collocano Paesi come la Germania (3,2), la Svezia (3,6), l’Olanda (4,8) e la Romania (6,2), secondo i dati del rapporto Ocse-Ue «Health at the glance 2012». Eppure un recente studio di The European House-Ambrosetti stima che investire un euro in prevenzione può fruttarne tre nell’arco di un decennio. Così, se l’Italia si allineasse alla media europea per gli investimenti nella prevenzione si potrebbero ottenere risparmi, da qui a dieci anni, pari a circa otto miliardi di euro. «I benefici cumulati per investimenti sistematici e capillari in prevenzione primaria e secondaria potrebbero valere fino al 10 per cento in un ragionevole arco di tempo» ha detto Gianluca Oricchio, direttore generale del Policlinico del Campus Biomedico di Roma che ha organizzato un incontro su questi temi. Che l’investimento in prevenzione sia una delle carte vincenti per garantire la sostenibilità del nostro sistema sanitario nazionale lo dimostrano numerosi studi. Le principali malattie croniche, come quelle cardiovascolari, il diabete, l’obesità, la malattia ostruttiva polmonare e alcuni tumori sono responsabili del 70 per cento delle disabilità e dell’85 per cento dei decessi nel mondo. Il costo diretto e indiretto (per esempio la perdita di giornate di lavoro) delle sole malattie cardiovascolari è stimato essere in Europa di 200 miliardi l’anno. Recenti studi, raccolti dalla Fondazione Lorenzini, dimostrano che dieta e attività fisica da sole possono ridurre del 33 per cento il rischio cardiovascolare. Percentuale che

che crea malattie in vista della commercializzazione di un farmaco: una delle patologie create ad arte sarebbe la fobia sociale, la diffusa timidezza, che si vorrebbe curare con gli antidepressivi) e che metta a disposizione dei malati cure veramente utili e risparmi loro quelle inutili. E cita alcuni esempi di possibili eccessi di diagnosi e di trattamenti. Uno verte sullo screening per il tumore al seno. Uno studio, pubblicato nell’ottobre scorso su Lancet, indica che una donna ogni cinque cui viene diagnosticato grazie alla mammografia un tumore al seno presenta una malattia che non evolve e che non porta alla tomba. Ma questa donna viene trattata con la chirurgia e con i farmaci. Non solo: il Dsm V, il nuovo ma-

❜❜ I medici adesso

Programmazione Le misure più «redditizie»

Scegliere con maggiore saggezza Scegliere saggiamente, Choosing wisely: è il nome di una campagna che è partita negli Stati Uniti, in parallelo con quella lanciata in Gran Bretagna dal British Medical Journal, con l’obiettivo di combattere l’ipermedicalizzazione e, in particolare, l’abuso di test e di farmaci. Secondo l’American Board of Internal Medicine Foundation, che l’ha promossa con la collaborazione di 17 società scientifiche, sono almeno 135 i test, i trattamenti e le procedure, quasi sempre inutili, che dovrebbero essere evitate oppure riservate a casi specifici. Tra i principali interventi da evitare ci sono: la somministrazione di farmaci per tosse e raffreddore in bambini sotto i quattro anni, l’impiego di antibiotici per via orale nelle infezioni acute dell’orecchio, l’utilizzazione di antidiabetici orali negli anziani con diabete di tipo 2 con l’obiettivo di mantenere la glicemia nel sangue entro limiti troppo stretti (il rischio è quello di ipoglicemie). Gli specialisti americani contestano anche la richiesta costante di elettrocardiogrammi prima di un intervento chirurgico, l’imaging cardiaco in assenza di sintomi, il trattamento di donne con Pap test positivo, a meno che le alterazioni non persistano da due anni, e il ricorso alla Tac nei bambini per lesioni non gravi alla testa e per dolori addominali.

Nel 2002 la rivista inglese British Medica Journal pubblicava un articolo intitolato Too much medicine?, con un punto interrogativo. Parlava di medicalizzazione della nascita (troppe ecografie in gravidanza e troppi cesarei), del sesso (la diagnosi di disfunzione erettile dopo la scoperta del Viagra) e anche della morte (la tecnologia come accanimento terapeutico). Ora, nel 2013, più o meno a 10 anni di distanza, la stessa rivista lancia una campagna dal titolo Too much medicine, questa volta senza punto interrogativo. E invita i medici a farsi pionieri di una «de-medicalizzazione» della medicina che dia più potere ai pazienti, che resista alla diseases-mongering (la mercificazione delle malattie, un’operazione di marketing

sale al 50 per cento eliminando il fumo. Ancora: ogni anno l’Italia spende per l’influenza quasi tre miliardi tra spese sostenute dal servizio sanitario nazionale, dall’Inps e dalle aziende. Ebbene, il Ceis, il Centre for economic and international studies dell’Università Tor Vergata di Roma ha stimato una riduzione dei costi di oltre un miliardo e mezzo estendendo la vaccinazione a tutta la popolazione in età lavorativa. Si capisce allora l’importanza della prevenzione primaria (l’obiettivo è impedire la comparsa delle malattie grazie a un corretto stile di vita o alle vaccinazioni) e di quella secondaria (o diagnosi precoce il cui obiettivo è quello di inter-

Scarsi investimenti

Il nostro Paese è all’ultimo posto in Europa nella spesa per la prevenzione: solo lo 0,5 % della spesa sanitaria complessiva cettare, con gli screening, una malattia quando ancora non ha dato segni di sé). Ma l’investimento in prevenzione è sempre efficace? «Quando si fa prevenzione secondaria — spiega Giovanni Capelli, ordinario di Igiene all’Università Cassino e Lazio Meridionale — le campagne devono essere mirate ai target di popolazione a rischio. Gli screening indiscriminati servono soltanto a creare più liste di attesa per accertamenti diagnostici. La prevenzione primaria, come quella sui corretti stili di vita o sulla salubrità dell’ambiente deve essere invece indirizzata a tutta la popolazione. E questo è un compito della politica». © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Domenica 17 Marzo 2013 Corriere della Sera

medicina Malattie infettive

WEB

L’esperto risponde alle domande dei lettori sulle malattie infettive pediatriche sul forum.corriere.it/ malattie-infettive-nel-bambino/

A Verona Accordo dei pediatri territoriali con l’ospedale

Un’alleanza per usare bene gli antibiotici

Una strategia per gestire le terapie in modo coordinato

Più dialogo fra i medici dei bambini Appropriatezza

La chiave è il tampone faringeo In media, un bambino in età prescolare si ammala ogni anno almeno 4 o 5 volte per un’infezione respiratoria con febbre. E l’80% di queste infezioni ha origine virale (quindi l’antibiotico non serve). Il primo problema che il medico deve risolvere per non usare in modo inappropriato gli antibiotici, è quindi capire se un mal di gola è causato da un batterio. Uno degli strumenti più efficaci a disposizione è il tampone faringeo, l’esame utilizzato per ricercare la presenza di microrganismi. Il tampone faringeo non è né doloroso né fastidioso: il pediatra strofinerà per pochi attimi una sorta di cotton-fioc sulle tonsille e sulla mucosa della faringe posteriore, e sarà tutto finito. Sono a disposizione tamponi rapidi, con risultato immediato, o il tampone tradizionale da inviare al laboratorio, dove le cellule raccolte saranno coltivate per provarne la sensibilità a vari tipi di antibiotici (antibiogramma). Il medico così potrà sapere se il malanno che ha colpito il bambino è di origine batterica oppure no e potrà decidere se prescrivere o meno un antibiotico (e quale). Perché la migliore terapia comincia sempre da una diagnosi accurata. L. B. © RIPRODUZIONE RISERVATA

U

n accordo per la condivisione dei protocolli diagnostici e terapeutici di comuni malattie del bambino — in particolare faringo-tonsilliti, otiti medie, broncopolmoniti e infezioni urinarie — è stato siglato a Verona e provincia tra Azienda ospedaliera-universitaria integrata, Asl, farmacia territoriale e pediatri di libera scelta. L’accordo consiste in una sorta di «passaggio di consegne» reciproco e costante tra il pediatra di famiglia e i medici del Pronto soccorso, in modo da garantire che il piccolo paziente sia sempre assistito allo stesso modo, durante tutto il decorso della malattia. Ma perché è così importante che i pediatri di famiglia e l’ospedale parlino la stessa lingua? «Un bambino, curato dal pediatra di famiglia, dovrebbe ricevere per la stessa malattia un trattamento simile anche in Pronto soccorso — commenta il dottor Michele Gangemi, past president dell’Associazione Culturale Pediatri e pediatra di libera scelta a Verona —. Da oggi, grazie a questo accordo basato sui dati della letteratura scientifica, i medici di turno nei Pronto soccorso degli ospedali e i pediatri di famiglia di Verona valuteranno ogni singolo caso in modo omogeneo», cioè senza somministrare al bambino antibiotici, a meno che non sia previsto dai protocolli condivisi. Il progetto è finanziato dall’Agenzia italiana per il farmaco (Aifa), con il contributo operativo della farmacia territoriale della Asl 20 e del Coordinamento sul farmaco

della Regione Veneto che ne monitoreranno l’andamento. L’obiettivo è offrire un miglior servizio e, soprattutto, intervenire su un fenomeno sanitario, quello delle resistenze antibiotiche, che vede il nostro Paese al secondo posto in Europa, preceduto solo dalla Grecia. In Italia, infatti, la prescri-

Il problema

L’adozione di trattamenti «incoerenti» favorisce le resistenze zione di antibiotici in età pediatrica (e non solo) è particolarmente elevata e, soprattutto, tra le prime cause di prescrizione vi sono le infezioni delle prime vie aree, che perlopiù sono causate da virus, contro i quali l’antibiotico è inefficace.

La strategia

Protocolli condivisi quando i piccoli vengono portati in Pronto soccorso La febbre e il mal d’orecchi sono i sintomi più spesso rilevati negli ambulatori degli ospedali ed è per questi disturbi che i genitori si aspettano più probabilmente che sia prescritta una terapia antibiotica, restando stu-

Cosa c’è di Nuovo

piti o delusi in caso contrario. Il ricorso agli antibiotici è frequente anche per patologie chiaramente virali, quali la rinofaringite (il 34% delle patologie curate negli ambulatori pediatrici). Gli antibiotici sono armi efficacissime contro i batteri, ma dobbiamo evitare di «spuntarle». «In genere, un antibiotico attivo su di una specie batterica è in grado di eliminare tutti i microrganismi appartenenti a quella specie — spiega Nicola Principi, professore ordinario di Pediatria all’Università degli Studi di Milano —. Nel tempo, tuttavia, i batteri, continuamente esposti a un certo farmaco che li uccide, imparano a difendersi, modificando le proprie caratteristiche. Emergono, cioè, ceppi resistenti. Se si continua a usare quell’antibiotico, esso continuerà a eliminare i batteri sensibili, ma lascerà inalterati quelli resistenti che, presto o tardi diventeranno la maggioranza. E, a questo punto, quell’antibiotico è "perso"». Già da tempo, i pediatri di base della Regione Veneto condividono i protocolli per la diagnosi e la cura di queste malattie, ma da oggi, con questa intesa operativa, Verona diventa la città capofila in Italia per la continuità assistenziale in pediatria, grazie anche all’impegno dell’Associazione culturale pediatri. In un prossimo futuro, anche le guardie mediche saranno coinvolte, con un’attività di formazione mirata. «L’accordo in Veneto dovrebbe avere esito tranquillizzante per i genitori — continua Gangemi —. La mamma che vedrà suo figlio curato allo stesso modo quale

che sia il medico che si trova di fronte, non sarà più disorientata, come accade fin troppo spesso, e avrà maggiore fiducia nella validità della terapia». L’accordo prevede anche la stampa di opuscoli, realizzati in collaborazione con l’Istituto di Psicologia dell’Università di Padova, che saranno distribuiti sia negli ambulatori dei pediatri, sia nei Pronto soccorso, per insegnare alle famiglie come far fronte in modo adeguato ai malanni dei bambini senza esporli inutilmente all’antibiotico. Certo, quello avviato con l’accordo pilota di Vero-

na non è un percorso facile da concretizzare. Dopo aver ottenuto l’accordo di dirigenti ospedalieri, rappresentanti dei pediatri di libera scelta, farmacie ospedaliere e farmacie territoriali della Asl, ora bisogna far davvero funzionare il tutto. «Osservare la cosiddetta vigile attesa con un bambino con otite, cioè limitarsi a seguire l’evoluzione della malattia senza far nulla tranne che somministrare paracetamolo in dose doppia in caso di dolore — sostiene Michele Gangemi —, è senza dubbio più facile per un pediatra di famiglia che per un medico di Pronto

notizie dalle aziende

soccorso. E anche la semplice esecuzione di un tampone faringeo non è così automatica in Pronto soccorso, ma dovrà essere integrata nella routine». Per ovviare a questo problema, l’accordo prevede che, a Verona, tutti i medici coinvolti nella «filiera» dell’assistenza pediatrica siano forniti di schemi per guidare la decisione clinica. Il pediatra di turno in Pronto soccorso avrà cioè a disposizione un algoritmo operativo cui attenersi per ciascuno dei casi più frequenti.

Luciano Benedetti © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Salute 49

Corriere della Sera Domenica 17 Marzo 2013

medicina pratica

WEB

L’esperto risponde sui tumori ginecologici all’indirizzo Internet http://forum.corriere.it/ sportello_cancro_ginecologia/

Mi spieghi dottore Come si affrontano le cisti ovariche? Lo specialista

Un caso in cui la pillola serve per la cura e per la diagnosi di ANTONELLA SPARVOLI

L

e cisti ovariche vengono distinte in due tipi: funzionali e organiche. «Le prime sono legate alle alterazioni ormonali del ciclo mestruale e quindi compaiono in donne in età fertile, contengono liquido, sono benigne e di solito transitorie — Massimo spiega Massimo Candiani, direttore Candiani della Clinica ostetrico-ginecologica Direttore Clinica dell’Ospedale San Raffaele di Milano ginecologica —. Sono funzionali anche quelle Ospedale dell’ovaio policistico, che si manifesta S. Raffaele, Milano con tante piccole cisti derivate da follicoli prodotti in sovrabbondanza, che invece di venire riassorbiti restano nell’ovaio bloccati a vari stadi di maturazione. Le cisti organiche, invece, derivano da alterazioni di cellule e tessuti dell’ovaio, più o meno gravi. Possono comparire a tutte le età e non sono transitorie. Di solito hanno contenuto liquido o misto (liquido/solido) e sono racchiuse da una capsula che le isola dal resto dell’ovaio». Quali disturbi danno le cisti ovariche? «Dipende dalla loro natura, dalle dimensioni e dal numero. I sintomi tipici di cisti funzionali e ovaio policistico sono le irregolarità mestruali e il dolore ovulatorio. Le cisti organiche, soprattutto se grosse, possono essere molto dolorose per la compressione di strutture circostanti con le quali possono formare anche aderenze. Possono, inoltre, causare dolore durante i rapporti sessuali ed essere responsabili di dolori acuti per torsione o rottura». Come si fa la diagnosi? «Alla visita ginecologica va associata un’ecografia transvaginale, che permette di ottenere numerose informazioni e in genere di distinguere tra cisti funzionali e organiche. Nei casi dubbi si possono eseguire altre indagini, da esami del sangue fino ad arrivare alla risonanza magnetica e alla Tac. Quando si appura la presenza di cisti organiche, ne va capita la natura per escludere che si tratti di formazioni tumorali, visto che quello dell’ovaio è il più pericoloso e subdolo dei tumori ginecologici». Quali trattamenti sono possibili? «Le cisti funzionali in genere si risolvono da sole in qualche settimana, a meno che non assumano dimensioni notevoli e producano forte dolore. In questi casi, come nell’ovaio policistico, può giovare la pillola anticoncezionale per bloccare l’ovulazione, dando così il tempo alle cisti di riassorbirsi. Da evitare la rimozione chirurgica delle cisti funzionali, che in una donna giovane può compromettere la fertilità. La pillola permette anche di discriminare tra cisti funzionali e organiche, in quanto, se dopo un periodo (in genere di alcuni mesi) la cisti non è scomparsa, significa che è probabilmente di natura organica e necessita di ulteriori accertamenti. Le cisti organiche in genere vengono asportate in laparoscopia. Nelle donne già in menopausa, in presenza di cisti organiche si può prendere in considerazione la rimozione dell’ovaio in chiave preventiva verso il tumore di quest’organo».

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© RIPRODUZIONE RISERVATA

DISEGNO DI MIRCO TANGHERLINI

Se la cisti non scompare da sola o con la pillola, significa che è «organica» e va asportata


50 Salute

Domenica 17 Marzo 2013 Corriere della Sera

alimentazione Vantaggi

Come aiutare i microbi buoni riducendo picco glicemico e infiammazioni

Sicurezza in tavola: Italia batte tutti Italia prima in Europa, e nel mondo, per la sicurezza alimentare, con il minor numero (0,3%) di prodotti agroalimentari con residui chimici oltre il limite di legge; una cifra inferiore di 5 volte rispetto alla media europea (1,5% di irregolarità) e di 26 volte inferiore alla media extracomunitaria (7,9%). Lo afferma Coldiretti dopo un’elaborazione delle analisi condotte da Efsa, l'Agenzia europea per la sicurezza alimentare, su oltre 77 mila campioni di 582 alimenti.

Scoperte Promossi cereali non raffinati, verdure e caffè

caffè (dovuto alle melanoidine), quello delle verdure contenti glucosinati (per esempio, broccoli, verze e cavoli) e delle verdure contenenti inulina (fibra solubile). Uno degli studi più recenti, condotto all’Università del Nebraska (USA), è stato pubblicato da International Society for Microbial Ecology: 28 adulti sono stati sottoposti, a rotazione, a tre tipi di interventi dietetici, caratterizzati dall’aggiunta, alla dieta abi-

tuale, per quattro settimane, di 60 g di fiocchi di orzo integrale, oppure 60 g di fiocchi di riso integrale, oppure metà fiocchi di un tipo e metà dell'altro. In tutti i casi, e in particolare dopo il consumo di fiocchi misti, si è osservato, oltre a una modifica positiva della composizione del microbiota intestinale, anche una diminuzione dei livelli plasmatici di un mediatore dell'infiammazione (IL-6) e una riduzio-

Gli specialisti rispondono Potete rivolgere le vostre domande su argomenti nutrizionali all’indirizzo www.corriere.it/salute/nutrizione

La ricetta della salute

Riso integrale con asparagi

Gli alimenti amici della nostra flora intestinale

C

he influenza ha la nostra dieta sulla microflora (o meglio, secondo la denominazione più attuale, il "microbiota") intestinale? Se lo chiedono molti ricercatori perché preservare il corretto equilibrio del microbiota intestinale, costituito da numerosissime specie batteriche, si sta rivelando sempre più importante non solo per la prevenzione delle infezioni gastro-intestinali, ma per il buon funzionamento del sistema immunitario e il possibile ruolo protettivo nei confronti di obesità, diabete di tipo 2, malattie infiammatorie intestinali, tumori del colon. E se la ricerca finora si è concentrata soprattutto su alcuni particolari "amici" dell’intestino come i probiotici (microrganismi con funzioni benefiche per l'organismo se ingeriti in adeguate quantità), grande attenzione ora stanno riscuotendo anche altri componenti degli alimenti della dieta. Per esempio, si sta studiando il possibile ruolo positivo del

WEB

Dal punto di vista nutrizionale, il riso integrale è molto più completo di quello raffinato (brillato): il suo contenuto di fibre, ferro e potassio è circa doppio, quello di vitamina B1 è quadruplo. La vitamina E, inoltre, è presente solo nell'integrale. Ingredienti per 4 persone: 250 g di riso integrale, 4 foglie di alloro, 500 g di asparagi, 2 cipollotti, 100 g di stracchino o crescenza, 3 cucchiai di olio extravergine d'oliva, sale. Preparazione: mettere il riso in una pentola con le foglie di alloro, coprire con 7,5 dl di acqua fredda, portare a ebollizione, salare leggermente, coprire e lessare per 35-40 minuti, lasciando assorbire il liquido in cottura. Eliminare la parte legnosa degli asparagi, lavarli e cuocerli a vapore per 10 minuti in modo da lasciarli croccanti, conservare le punte e tagliare il resto a dadini. Pulire i cipollotti, affettarli e rosolarli insieme all'olio, aggiungere gli asparagi a dadini lasciandoli insaporire per 5 minuti scarsi e infine unire il riso cotto privato delle foglie di alloro. Mescolare cuocendo per altri 3-4 minuti, completare con lo stracchino, lasciarlo sciogliere e servire decorando con le punte degli asparagi. Valore nutrizionale per porzione: proteine g 11, grassi g 15 (di cui saturi g 5), carboidrati g 52, energia kcal 374, colesterolo mg 13. Ricetta suggerita dallo chef Giuseppe Capano

ne del picco glicemico successivo al pasto. «In questo studio si è visto — commenta Marco Gobbetti, professore di microbiologia degli alimenti all’Università di Bari — che anche un modesto consumo di cereali integrali porta a una modifica del microbiota intestinale che coincide con il miglioramento di indici importanti per la salute. Del resto, gli alimenti sono fonte di nutrienti, oltre che per l'uomo, anche per la popolazione microbica del tratto gastrointestinale ed è quindi evidente l'importanza di approfondire le conoscenze in questo campo». «Di certo, — conclude Gobbetti — potrà dire qualcosa al riguardo uno studio, finanziato come "Programma di ricerca scientifica di rilevante interesse nazionale", appena avviato in collaborazione con dieci centri di ricerca, per verificare l'influenza di tre tipi di dieta (onnivora, vegetariana e vegana) sulla composizione microbica intestinale e salivare».

Proteine e batteri «cattivi» Un richiamo sulle possibili ripercussioni negative sul microbiota intestinale delle diete dimagranti iperproteiche, povere di carboidrati e fibre, giunge da uno studio condotto nel Regno Unito e pubblicato dall’American Journal of Clinical Nutrition. In questo studio si è visto che dopo quattro settimane di dieta ipocalorica con pochi carboidrati e molte proteine, si riduceva la concentrazione nell’indigerito intestinale di sostanze derivate dall'attività dei batteri intestinali considerate antitumorali, mentre aumentava quella di composti nocivi.

C. F. © RIPRODUZIONE RISERVATA

«Questo studio — dice Nicoletta Pellegrini, professore di Nutrizione umana all'Università di Parma, coinvolta nel progetto su diete e composizione microbica intestinale (citato a fianco) — conferma che i microrganismi positivi si nutrono di carboidrati non digeriti, mentre quelli potenzialmente dannosi utilizzano proteine indigerite, trasformandole in composti tossici». © RIPRODUZIONE RISERVATA

a cura di

Carla Favaro nutrizionista

Il rischio La melamina assorbita può favorire calcoli renali

Piatti di plastica colorati Cautela con i cibi caldi

I

piatti in melamina sono spesso colorati e divertenti, tanto che di solito è proprio questo il materiale con cui sono fatte le stoviglie dedicate ai piccolissimi: non si rompono, sono belli ed economici, che cosa chiedere di più? Peccato che ora una ricerca dell'Università di Kaohsiung, a Taiwan, suggerisca che mangiare cibi caldi in questi piatti comporti un assorbimento non indifferente di melamina da parte dell'organismo, con effetti non ancora ben chiari sulla salute umana. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Jama Internal Medicine dal taiwanese Chia-Fang Wu dopo aver condotto un'indagine su una dozzina di volontari, uomini e donne. A tutti il ricercatore ha fatto mangiare una zuppa calda servendola in una scodella di melamina o di porcellana; quindi, per dodici ore, a intervalli regolari ha raccolto campioni di urine per dosare la melamina escreta. Dopo tre settimane il test è stato ripetuto scambiando le stoviglie: chi aveva mangiato dalla melamina ha avuto la scodella in porcellana e viceversa, quindi sono state ripetute tutte le analisi. «Quando i volontari prendevano la minestra calda da un piatto in melamina — ha riferito il ricercatore — l'escrezione di questa sostanza era, in media, di 8,35 microgrammi; quando mangiavano nella porcellana il valore scendeva a 1,31 microgrammi (in quanto, comunque, noi tutti siamo

esposti a questa sostanza, ndr). Stando ai dati raccolti, la quantità di melamina rilasciata dalle stoviglie dipende dalla loro qualità e dalla marca («I risultati ottenuti con prodotti di un marchio non sono validi anche per agli altri» ha specificato Wu); inoltre, i cibi acidi favoriscono il passaggio del composto nel cibo, anche se il fattore più rilevante pare

Anche a freddo

Un altro fattore che favorisce l’assorbimento è l’acidità delle pietanze Differenze

La quantità rilasciata dipende dalla qualità e dalla marca delle stoviglie essere la temperatura: «Le stoviglie di melamina sono in grado di rilasciare grandi quantità di questa sostanza se vengono usate per servire alimenti ad alta temperatura» si legge infatti nello studio. Wu consiglia, dunque, di evitare i piatti in plastica quando si mangiano cibi caldi, riservandoli alle portate da consumare fredde: un consiglio

di prudenza, fin quando non sarà più chiaro ciò che comporta per la salute umana l'assorbimento di melamina. Ricerche precedenti hanno infatti imputato a questa sostanza, anche a basse dosi, un aumento del rischio di calcoli renali. E il caso-melamina che ha fatto più scalpore arriva, come la ricerca comparsa su Jama, dall'estremo oriente: in Cina nel 2008 fu scoperto che la sostanza veniva aggiunta al latte per neonati e bimbi piccoli per aumentarne apparentemente il contenuto proteico. Alcuni bambini morirono per insufficienza renale. E una ricerca pubblicata di recente su Science Translational Medicine spiega uno dei motivi che potrebbero rendere pericoloso il composto. Secondo gli esperimenti, condotti, all' Università di Shangai, sui ratti, alla base della tossicità renale della melamina vi sono probabilmente alcuni batteri presenti nell'intestino, che convertono la melamina in acido cianurico: questo cristallizza velocemente assieme alla melamina stessa e all'acido urico, formando calcoli renali. I batteri di questo tipo non sono sempre presenti nell'apparato gastrointestinale, ma basta pochissimo acido cianurico per scatenare la formazione di una consistente quantità di calcoli. E siccome non è facilissimo sapere quali siano i microbi che ospitiamo nell'intestino, è senza dubbio preferibile non venire a contatto con troppa melamina.

Alice Vigna © RIPRODUZIONE RISERVATA


Salute 51

Corriere della Sera Domenica 17 Marzo 2013

diritto L’indagine

«Non ha voce. Ma ha fame» è la raccolta fondi di Ciai, Centro Italiano Aiuti all’Infanzia (www.ciai.it), in favore di 150 bambini malnutriti (0-2 anni) e 30 donne in gravidanza della Costa d’Avorio. Fino al 31 marzo si può donare con Sms solidali o chiamate da rete fissa al numero 45503. Mamme e bambini riceveranno visite, controlli nutrizionali, razioni alimentari; a circa 6 mila persone sarà fornita formazione su nutrizione, igiene, prevenzione.

Umanizzazione\1 Un sistema ne misurerà il livello in ogni ospedale

Quanto rispetto c’è per la persona malata

Un’iniziativa che ha coinvolto per ora 54 istituti di ricovero in tutta Italia

L

Più informazione

Pagelle della qualità dell’assistenza consultabili sul web Un "portale della trasparenza dei servizi per la salute": vi si troveranno informazioni su malattie, ospedali, prestazioni erogate, qualità dell'assistenza. A dare il via al progetto interregionale (e al suo finanziamento), proposto dal Ministero della Salute, è una delibera approvata dalla Conferenza Stato-Regioni. «Nel portale, che sarà realizzato nei prossimi mesi — anticipa Francesco Di Stanislao, esperto di Agenas — è prevista anche un'area sui diritti dei pazienti, in cui sarà possibile consultare il livello di umanizzazione delle cure negli ospedali italiani».

Per saperne di più a proposito dell’indagine sull’umanizzazione delle cure in ospedale si può consultare il sito Internet www.agenas.it

Costa d’Avorio, lotta alla malnutrizione

uoghi dove non ci si cura solo della malattia, ma c'è attenzione alla persona e rispetto della sua dignità. Questi gli ospedali che tutti vorremmo quando ci ammaliamo e siamo in condizioni psicologiche fragili, lontano da casa e dagli affetti. Per migliorare la qualità dell’assistenza, Agenas-Agenzia nazionale per i servizi sanitari, in collaborazione con l'Agenzia di valutazione civica di Cittadinanzattiva e le Regioni, ha individuato per la prima volta un "sistema di valutazione del livello di umanizzazione delle cure" e l'ha poi testato in 54 ospedali di tutta Italia. In base a studi nazionali e internazionali gli esperti hanno identificato, insieme ai cittadini, 140 indicatori per quattro aree. «Per la prima, che riguarda i "processi assistenziali e organizzativi orientati al rispetto e alla specificità della persona", abbiamo focalizzato l'attenzione sulle fragilità dei degenti e sui servizi che alleviano i loro disagi — spiega Angelo Tanese, direttore dell'Agenzia di valutazione civica di Cittadinanzattiva —. Il malato ricoverato va trattato come persona che ha diritto alla privacy e al rispetto di esigenze specifiche, come quelle lin-

Umanizzazione\2 Buone pratiche

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I diversi indicatori che saranno usati per la valutazione sono 140

guistiche o religiose». Secondo il test in 54 ospedali, pudore e riservatezza sono ancora poco rispettati; inoltre, nella maggior parte delle strutture il modulo del consenso informato è scritto solo in italiano. Tra gli indicatori per rilevare "accessibilità fisica, vivibilità e comfort " il sistema di valutazione considera sia aspetti "alberghieri", come orari dei pasti o presenza di aria condizionata, sia aspetti strutturali, come le barriere architettoniche. «Se in tutti gli ospedali visi-

Pensa la salute di Riccardo Renzi

tati è presente almeno un percorso accessibile per chi ha una disabilità motoria, la situazione è critica per i non vedenti — dice Francesco Di Stanislao dell'Università Politecnica delle Marche, esperto di Agenas — . I reparti pediatrici valutati, invece, sono tutti "a misura di bambino"». Rispetto all'area "accesso a informazioni, semplificazione e trasparenza", l’indagine condotta con il nuovo sistema ha rilevato modalità di prenotazione complicate e carenze anche per la consultazione digitale di referti e cartelle cliniche. Esaminata, infine, la relazione tra paziente e personale sanitario. «Per valutarla — riferisce Tanese — abbiamo usato indicatori come la formazione dei medici (ancora carente) e la presenza (scarsissima) di servizi di accoglienza». «I dati raccolti da cittadini e operatori sanitari sono stati "certificati" dalle direzioni sanitarie: un modo per confrontarsi sugli aspetti più critici e migliorarli — sottolinea Di Stanislao —. Per ora abbiamo sperimentato il sistema su un campione, ma lo estenderemo a tutti gli ospedali italiani».

Maggior trasparenza per il bene di tutti

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i evoca più trasparenza in ogni dove: nella Curia pontificia, nei partiti politici, nella pubblica amministrazione. Ma c'è un settore, quello della ricerca biomedica, in cui la trasparenza (dei dati delle ricerche e dei risultati) dovrebbe essere scontata, un dovere morale in nome dell'universalità del sapere scientifico. Ma, a quanto pare, non è così. La neodeputata Ilaria Capua ha dovuto condurre una battaglia per ottenere che la "carta d'identità" dei virus scoperti venisse resa disponibile a tutti i laboratori del mondo. Sulla trasparenza delle sperimentazioni sui farmaci, come segnalato anche dal Corriere della Sera, è in corso un braccio di ferro tra l'Agenzia europea, che ha Ci sono molte buone deciso di pubblicare i dossier ragioni per le quali delle sperimentazioni, e alcune i dati scientifici multinazionali del farmaco, che devono essere resi noti vogliono tenere riservati i loro avori. È recente l'appello del British Medical Journal perché siano resi pubblici i risultati di tutti gli studi clinici: secondo l'analisi della stessa rivista, infatti, solo nella metà dei casi, per vari motivi, vengono pubblicati i dati, almeno parziali. Anche la scienza quindi ha da compiere passi sulla via della trasparenza. A che cosa serve? Per esempio a capire se è utile o no continuare le cure sulla piccola Sofia, ammalata di leucodistrofia. Non basta dire Metodo Stamina per garantirne correttezza ed efficacia. Bisogna sapere che cos'è. L'hanno detto anche i ricercatori di Telethon, riuniti la settima scorsa: «Il problema è che non sappiamo di che cosa stiamo discutendo».

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Maria Giovanna Faiella © RIPRODUZIONE RISERVATA

Ridiamoci su

L’aiuto di chi c’è già passato

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ono "esperti", perché hanno vissuto direttamente un disagio psichico come depressione e attacchi di panico, o perché sono familiari che hanno dovuto affrontare indirettamente questa sofferenza. Ora, grazie alla loro esperienza, aiutano chi sta vivendo momenti di difficoltà. Si chiamano Ufe, Utenti Familiari Esperti, e affiancano gli operatori del Servizio di salute mentale dell'Azienda sanitaria di Trento. Il "modello trentino" è stato individuato da Agenas

«UFE»

Gli Utenti Familiari Esperti mettono a disposizione la loro esperienza del disagio mentale (l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari) - nell’ambito di una parte specifica dell’indagine sul livello di umanizzazione delle cure - come una "buona pratica" nell'area della salute mentale, da diffondere in altre realtà italiane. «Gli Ufe sono persone che hanno conosciuto la malattia e ora mettono a disposizione la loro esperienza — spiega il direttore del Dipartimento di salute mentale dell'Azienda sanitaria di Trento, Renzo De Stefani —. Chi ha vissuto un disagio può capirlo meglio, ma, non essendo un profes-

sionista, affianca gli operatori sanitari e li aiuta nel lavoro. Gli Ufe, infatti, rappresentano un esempio positivo: testimoniano percorsi di cura completati positivamente e possono infondere speranza e fiducia ad altri malati, convincendoli ad "affidarsi" e ad aderire maggiormente ai trattamenti proposti». Dall'esperienza del Servizio di salute mentale di Trento e dall'approccio del "Fare assieme", che ne caratterizza la filosofia, sono nati i primi gruppi Utenti Familiari Esperti in altre realtà territoriali e di recente, anche grazie al supporto di Agenas, si è svolto il primo incontro della "Rete Ufe nazionale". Il "modello trentino", però, non viene semplicemente "esportato", calandolo dall'alto. «Ciascun servizio di salute mentale trova le modalità per adattarlo al proprio contesto — sottolinea De Stefani —. A Trento, per esempio, gli Ufe si occupano della prima accoglienza, sono presenti nel reparto ospedaliero, supportano le famiglie con gruppi di auto-aiuto, "accompagnano" gli utenti in situazioni di crisi (anche a casa), affiancano i pazienti più gravi ricoverati nella struttura residenziale protetta, anche durante la notte. Altri Dipartimenti di salute mentale possono replicare queste attività, oppure avviarne di specifiche, che poi a loro volta potranno essere condivise».

M. G. F. © RIPRODUZIONE RISERVATA

In breve L’ambulatorio dell’udito dei bambini All'Ospedale San Paolo, Università di Milano, è attiva l'Associazione Sentire e Crescere Onlus (www.sentirecrescere.org), con un ambulatorio dedicato alla prevenzione, diagnosi e cura di patologie otologiche nei bambini. Si occupa, in particolare, di problemi dell'orecchio nei bambini con labiopalatoschisi. Ha in progetto screening audiologici nelle scuole per individuare problemi otologici misconosciuti che possono ripercuotersi sulle performance scolastiche e sulla qualità di vita dei bambini.

Sostegno alla Lega Fibrosi Cistica Fino al 7 aprile si può sostenere la Lega Italiana Fibrosi Cistica Onlus (Lifc) con Sms solidali al numero 45595 (1 euro da cellulari Tim, Vodafone, Wind, 3, PosteMobile, CoopVoce e Nòverca; 2 o 5 euro da fissi Telecom, Infostrada e Fastweb; 2 euro da fissi TWT). I fondi sosterranno il progetto "Sport e Fibrosi Cistica", per programmi di allenamento da inserire nei protocolli clinici. L’iniziativa è abbinata alla campagna "Basket for Fibrosi Cistica": testimonial l’ex cestista Carlton Myers.

Còrea di Huntington «dimenticata» Sono almeno 5 mila in Italia le persone colpite dalla Còrea di Huntington, patologia degenerativa del sistema nervoso. Nonostante questo, sono pochi gli strumenti che il sistema sanitario nazionale ha adottato per aiutare le persone affette da questa malattia e per sostenere le loro famiglie. A denunciarlo è una ricerca condotta dall’Osservatorio e Metodi per la Salute (OsMeSa) dell’Università di Milano-Bicocca e dall’Associazione Italiana Còrea di Huntington - Aich Milano Onlus.


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Corriere della Sera Domenica 17 Marzo 2013

la storia Innovazione

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Una paziente era esile e non arrivava al metro e cinquanta d’altezza, l’altra pesava 150 chili per un metro e sessanta

WEB

L’esperto risponde alle domande dei lettori sulle malattie del cuore e dei vasi all’indirizzo http://forum.corriere.it/cardiologia/

Cardiologia Tecniche innovative per sostituire le valvole cardiache scoperte grazie a pazienti «speciali»

La vicenda che ha creato un’alternativa ora largamente adottata

di ELENA MELI

D Il limite

Dispositivo ancora costoso L’impianto della valvola aortica per via transcatetere, o Tavi, è un metodo non invasivo arrivato in clinica da pochi anni ma già molto utilizzato al posto dell’intervento a cuore aperto: essendo meno traumatico per il paziente, l’approccio è consigliato in chi ha un elevato rischio chirurgico, ad esempio per un’età superiore agli 80 anni. «In realtà stiamo assistendo a una progressiva tendenza a usare la Tavi anche in casi meno complessi — osserva Silvio Klugmann, direttore della Cardiologia 1 Emodinamica al Niguarda di Milano —. Il problema reale è il costo delle valvole speciali che servono quando si entra con un catetere: se per una buona valvola biologica da inserire con un intervento a cuore aperto si spendono circa 2.500 euro, per un impianto da usare per una Tavi non si scende sotto i 19 mila, anche perché le valvole sul mercato per questo tipo di intervento sono al momento solo due: nel 2013 dovrebbero entrarne in commercio altre, per cui i prezzi potrebbero scendere».

ue donne, ricoverate entrambe nel Dipartimento Cardiotoracovascolare De Gasperis dell’ospedale Niguarda di Milano durante le vacanze di Natale del 2010. Non si conoscevano, non potevano essere più diverse fra loro ma hanno condiviso un destino, essere le prime pazienti al mondo su cui sia mai stato provato un innovativo metodo per introdurre un catetere nel circolo sanguigno per sostituire la valvola aortica. In entrambe questa valvola, che si trova fra ventricolo sinistro e aorta e si apre per far passare il sangue dal cuore al sistema circolatorio, era danneggiata, "indurita" al punto di essere inservibile. Era necessario sostituirla, magari con un intervento mininvasivo come l’impianto della valvola aortica per via transcatetere o TAVI: i medici inseriscono un catetere nell'arteria femorale o nella succlavia, arrivano fino alla valvola e operano "dall’interno", senza aprire il torace. Una tecnica oggi abbastanza diffusa (si veda box), che consente di operare anche pazienti troppo a rischio per sottoporsi a un intervento a cuore aperto. Ma che non era praticabile per le due donne ricoverate al Niguarda. «Una era esile e arrivava a malapena a un metro e cinquanta di altezza: per entrare con un catetere abbiamo bisogno di arterie femorali o succlavie di almeno 6-7 millimetri di diametro e in lei erano più piccole — racconta Silvio Klugmann, direttore della Cardiologia 1 Emodinamica al Niguarda —. Con l’altra avevamo il problema opposto: pesava 150 chili per un metro e sessanta di altezza e la Tac aveva dimostrato che la sua arteria femorale era "irraggiungibile", sepolta sotto un pannicolo di grasso. Eppure la Tavi pareva l’unica strada, perché l’obesità rendeva ad alto rischio un intervento chirurgico».

C

he cosa fare? I medici, consultandosi con Luigi Martinelli, direttore del reparto di Cardiochirurgia, hanno deciso di provare una via d’accesso mai tentata prima, impiantando la protesi direttamente nell’aorta attraverso un taglio di pochi centimetri sul torace destro. «Il punto prescelto e la tecnica sono ben noti ai cardiochirurghi, che li usano per inserire le cannule della circolazione extracorporea: abbiamo deciso di tentare per-

Progressi in cardiochirurgia grazie a una paziente «XXL» ❜❜ Costretti da statura e peso delle pazienti a sperimentare una via d’accesso mai tentata prima, impiantando la protesi direttamente nell’aorta

ché ci siamo fidati dell’esperienza maturata in altri frangenti chirurgici e con la Tavi stessa» dice Klugmann. Così, intorno a Natale venne operata la signora piccolina e a distanza di una settimana, a cavallo di Capodanno, la paziente obesa. Interventi perfettamente riusciti, che hanno dato l’avvio a un metodo che ora viene usato sempre più spesso: si stanno ad esempio raccogliendo i dati ottenuti su pazienti operati in Germania e Regno Unito, ma capofila delle sperimentazioni resta il Dipartimento De Gasperis dove la tecnica è stata ideata e applicata per la prima volta. «Qui abbiamo già eseguito l’intervento per via transaortica in circa 40 pazienti — riferisce Klugmann —. Il metodo può essere consigliabile per chi ha vasi più piccoli di 6 millimetri, arteropatie ostruttive e aneurismi dell’aorta addominale che rendono impraticabili per il catetere i vasi più distanti dal cuore, per i soggetti con scoliosi grave. Dopo l’intervento basta un drenaggio di un paio di giorni: il recupero perciò si ha in tempi brevi come con la Tavi standard, inoltre il dolore postoperatorio è inferiore rispetto ad altre tecniche di ingresso. Si entra infatti incidendo la muscolatura intercostale che si trova nella parte alta della gabbia toracica ed è meno coinvolta nella respirazione: questo significa che, poi, allargare il torace per respirare non provocherà grossi fastidi». Entrando di-

Fondazione Il Dipartimento Cardiotoracovascolare dell’Ospedale Niguarda Cà Granda di Milano è affiancato dalla Fondazione De Gasperis, che è impegnata, fra l’altro, nella promozione della ricerca, nella formazione e nell’aggiornamento dei medici e del personale infermieristico. Grande attenzione viene prestata soprattutto alle borse di studio per giovani medici per l’apprendimento nei luoghi di eccellenza.

rettamente nell’aorta, inoltre, c'è il vantaggio di essere molto vicini al punto dove si deve inserire la protesi, per cui si riescono a controllare meglio le fasi dell’intervento e si sistema con più facilità la valvola nella posizione precisa.

T

anto che una tecnica molto simile è stata usata per un’altra "prima" mondiale: l’impianto di una nuova valvola mitralica in una protesi biologica già sostituita chirurgicamente: «È successo nel 2012 con una paziente anziana a cui era già stata cambiata la valvola mitrale (si trova fra atrio e ventricolo sinistro, ndr) con una biologica, in tessuto animale — racconta Klugmann —. La valvola impiantata era diventata rigida, ma qualsiasi tipo di intervento era ad alto rischio e non sapevamo come raggiungere la mitrale senza mettere in pericolo la signora. Allora, sempre attraverso una piccola incisione sulla destra del torace, abbiamo raggiunto direttamente l’atrio e siamo riusciti a inserire una nuova valvola biologica dentro la prima degenerata. Anche in questo caso l’approccio innovativo è nato dalla discussione fra medici, mettendo a confronto i pareri del cardiochirurgo e dell' emodinamista: ogni paziente è un caso a sé, per cui occorre confrontarsi e di volta in volta decidere per la scelta di intervento più adatta». © RIPRODUZ ONE RISERVATA


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Domenica 17 Marzo 2013 Corriere della Sera

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Corriere della Sera Domenica 17 Marzo 2013

corriere.it/salute

Inviate le vostre segnalazioni, i vostri quesiti, i vostri dubbi, all’indirizzo di posta elettronica

a cura di DANIELA NATALI

salute@corriere.it

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Chiedete agli esperti Oltre 160 medici specialisti rispondono online alle domande dei lettori in 50 forum

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Il sito della settimana

La mia bambina di notte suda moltissimo, non sarà ammalata? Mia figlia adottiva di cinque anni e mezzo, con noi da cinque mesi, quando dorme suda moltissimo, tanto che siamo costretti a cambiarle la biancheria e le lenzuola in continuazione. La piccola beve e mangia di tutto. Dorme tranquilla e ci pare serena. Quale può essere la causa di questa sudorazione? C’è qualche esame cui possiamo sottoporla per essere completamente tranquilli? Che cosa ci suggerisce in generale? Ci sono dei comportamenti da adottare per ridurre questo fenomeno? Può forse essere opportuno modificare le abitudini alimentari della bambina, riducendo il suo pasto serale, che è sempre piuttosto abbondante?

Risponde Gianni Bona Direttore Dip. Salute Donna e Bambino Az.-Osp. Un. Maggiore, Novara

La sudorazione notturna in un bambino può essere un’evenienza fisiologica dovuta a un aumento del tono vagale parasimpatico durante il sonno. Il sistema nervoso autonomo (simpatico e parasimpatico) mantiene l’equilibrio neurovegetativo dell’organismo. L’attività vagale (parasimpatica), in particolare, favorisce la digestione e l’assorbimento intestinale, regola lo svuotamento della vescica, rallenta il battito cardiaco, stimola la secrezione delle ghiandole lacrimali, salivari e sudoripare. Quando il sistema nervoso parasimpatico viene eccitato si verifica un aumento della

sudorazione. I centri nervosi termoregolatori provocano un aumento della sudorazione ogni qualvolta occorra ridurre la temperatura corporea. Tale circostanza può verificarsi quando si alza la temperatura ambientale, quando si fa attività fisica o quando non c’è un’adeguata dispersione di calore per innalzamento della temperatura o dell’umidità. La sudorazione può verificarsi anche per stimolazioni di tipo psichico, oppure può essere dovuta a tossine, virus o batteri. Febbre, perdita di peso inspiegata e sudorazione notturna possono talvolta essere un segno di malattia tumorale nel bambino. Alcuni farmaci, inoltre, possono determinare eccessiva sudorazione: in particolare i farmaci antipiretici (per abbassare la febbre) oppure farmaci antidepressivi. Nel bambino le più comuni cause patologiche da escludere so-

no: apnee ostruttive, russamento o pavor notturnis (terrore del sonno), malattia da reflusso, alterazioni glicemiche e patologia tiroidea. Nella Sindrome delle apnee ostruttive del sonno, si ha frammentazione del sonno e stato di agitazione in corrispondenza degli eventi "apnea-risveglio"; nel reflusso si può avere risveglio con pianto notturno, stato di agitazione; cibi molto piccanti o un carico eccessivo di carboidrati (complessi, come quelli della pasta, o semplici, come gli zuccheri) possono indurre sudorazione per i meccanismi biochimici ed ormonali che si attivano per ridurre l’iperglicemia indotta dai troppi zuccheri; nelle patologie tiroidee, infine, si ha un’eccessiva produzione di ormoni tiroidei che determinano ipersensibilità al calore. Una buona anamnesi (raccolta della storia, dei sintomi e dei segni del paziente ndr) da parte del pediatra e gli esami di base possono aiutare a escludere le cause principali di sudorazione notturna. In particolare gli indici di infiammazione (emocromo, Ves, Pcr) permettono di escludere un’infezione o un tumore; gli esami ormonali (glicemia, ormoni tiroidei) malattie endocrino-metaboliche; mentre una buona anamnesi e una valutazione clinica chiariranno la presenza o meno di pavor o apnee notturne o un sospetto di malattia da reflusso. Eventuali esami specifici sierologici o strumentali saranno a discrezione del medico. Intanto consiglio di mantenere la temperatura ambientale non oltre i 19-20 gradi, non coprire troppo la bambina, non usare materiali sintetici a contatto con la pelle, preferire per la piccola una cena leggera, riducendo l’eccesso di zuccheri (latte con miele prima di dormire o simili), e idratarla bene durante il giorno. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Dai forum dei nostri esperti Endocrinologia

Ci sono nuove terapie per il diabete di tipo 2? L’unica cura per il diabete di tipo 2 è la metformina? Come mai in tutti questi anni l’industria farmaceutica non ha scoperto niente di nuovo? Sono forse male informato io? Il diabete 2 rimane incurabile?

Risponde Alberto De Micheli Direttore AMD Comunicazione, Associazione Medici Diabetologi

La metformina non è l’unica cura per il diabete ma la prima ed efficace terapia per la grande maggioranza dei diabetici di tipo 2. Alla metformina si possono aggiungere numerosi farmaci di diverse classi (altre otto, con uno o

più molecole per ciascuna classe), con differenti meccanismi d’azione per ridurre la glicemia. Si può facilmente calcolare che le combinazioni diverse di queste differenti classi di medicinali possono essere oltre 1500, naturalmente da scegliere, con competenza, sulla base della situazione clinica e delle esigenze di ogni singolo paziente. Alcuni farmaci sono stati immessi sul mercato molto recentemente e altri saranno introdotti entro breve tempo. La ricerca è oggi molto attiva, perché si prevede che i casi di diabete, e quindi la necessità di cure, aumentino, anche in relazione a stili di vita non sani, molto comuni. Su questi si deve intervenire per la prevenzione del diabete. Il diabete di tipo 2 è una malattia ben curabile perché, controllando la glicemia si possono prevenire le complicanze, ma non è una malattia guaribile, nel senso che non esiste un farmaco che lo faccia scomparire. Il diabete è una malattia cronica, che accompagna una persona per tutta la sua vita, ma se ben controllato può non causare danni. È quanto si cerca di fare oggi, ogni giorno, per oltre i tre milioni di diabetici italiani.

Gastroenterologia

Allergie respiratorie

Neurologia

Nutrizione

Il reflusso espone a rischi seri?

I vaccini sublinguali funzionano subito?

Epilessia: quando serve la chirurgia?

Sono utili i cibi «vitaminizzati»?

Soffro da alcuni anni di reflusso gastroesofageo: mi è stato detto che sono a rischio di cancro. È vero?

Qual è l’efficacia dei vaccini sublinguali? Ci sono benefici anche nel primo anno di terapia?

Soffro da 26 anni di epilessia parziale. Ora sono farmacoresistente, è consigliabile la chirurgia?

Da dove vengono le vitamine aggiunte a tanti cibi? Io non li uso, ma servirebbero a qualcosa?

Risponde Paolo Bianchi

Risponde W. Canonica

Risponde M. P. Canevini

Risponde Andrea Ghiselli

Direttore Unità Chirurgia Mini-Invasiva all’Istituto Europeo di Oncologia, Mi

Direttore Clinica allergologia, Università di Genova

Responsabile del Centro Epilessia dell’Ospedale San Paolo di Milano

Ricercatore Istituto Nazionale Ricerca Alimenti e Nutrizione, Roma

Nelle persone con reflusso gastroesofageo, il materiale gastrico acido può danneggiare la mucosa dell’esofago provocando un’esofagite di gravità diversa, fino a erosioni e ulcerazioni. Il reflusso non è di per sé causa di cancro, ma l’esofagite, se non curata, può, nel tempo, trasformare le cellule della parete esofagea in cellule gastriche (metaplasia intestinale). La metaplasia, anche se con rischio contenuto, può portare poi al tumore.

Recenti studi, rigorosi e su ampia casistica, hanno dimostrato che, almeno per i pollini di graminacee, i vaccini sublinguali sono già efficaci nella prima stagione di trattamento. Questo probabilmente sarà vero anche per altri allergeni stagionali, ma richiede solidi studi per poterlo affermare con certezza. Siamo ottimisti, ma per gli allergeni perenni, come gli acari o il pelo di animali domestici, gli effetti benefici, pur presenti, potrebbero non essere così rapidi.

Per poter decidere se un’epilessia parziale farmacoresistente sia potenzialmente curabile con un intervento neurochirurgico è necessario registrare le crisi epilettiche con un monitoraggio prolungato video-elettroencefalografico (solitamente in regime di ricovero) e correlare i dati elettrici, clinici e anatomici (Risonanza Magnetica encefalo). Solo al termine di questo percorso si potrà esprimere un’indicazione chirurgica.

Se non li usa va benissimo, non perché si debba sospettare della fonte di provenienza, ma perché sono un’aggiunta non necessaria nella maggior parte dei casi. Fa eccezione la vitamina D, l’unica di cui la popolazione occidentale è spesso carente. Altra eccezione: i folati per le donne in epoca periconcezionale, ma è compito del ginecologo suggerire l’integrazione necessaria e generalmente non si ricorre ad alimenti arricchiti.

www.aimac.it

Una rete di informazioni sul tumore

L’Associazione Italiana Malati di Cancro, parenti e amici (AIMaC) è stata fondata nel 1997 per offrire ai malati e alle loro famiglie informazioni sul cancro, sulle terapie e su tutti gli aspetti connessi alla malattia. Il sito www.aimac.it è ricco di notizie pratiche e aggiornate tra cui dvd, depliant e 30 libretti scaricabili gratuitamente. Ci sono spiegazioni sui vari tipi di neoplasie e un’intera sezione

La più cliccata

dedicata ai diritti di pazienti e familiari con le indicazioni alle leggi di riferimento, ad esempio per congedi lavorativi e accertamenti di invalidità e handicap. Inoltre sono consultabili diversi database per trovare strutture oncologiche, centri di radioterapia o dove eseguire Pet o Pet-Tac, associazioni di volontariato, strutture che forniscono supporto psicologico o attive nella riabilitazione oncologica. Dal sito è possibile acceder al Forum, in cui chi affronta il cancro può condividere le proprie esperienze. Nell’area «attività» sono indicati i servizi offerti da Aimac, fra cui 36 punti accoglienza e informazione attivati nei maggiori ospedali e una help-line (06.4825107 o 840.503579) con oncologi, psicologi e avvocati.

Il video

Sonno

Attività fisica

Dormiamo 1 ora meno rispetto a 10 anni fa

Per smaltire peso sport alla mattina

Cresce il club degli stanchi cronici. E non a caso, visto che secondo uno studio nel 2003 sfioravamo in media le otto ore di sonno a notte, che oggi sono invece diventate un miraggio. Dormire troppo poco fa ingrassare e può alterare geni coinvolti nel metabolismo e nello stress

In quale momento della giornata «rende» di più fare movimento fisico per perdere i chili di troppo? Da domani su Corriere.it/salute intervista-video sull’argomento con il dottor Gianfranco Beltrami, docente di medicina sportiva all’Università di Parma


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Domenica 17 Marzo 2013 Corriere della Sera

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graficocreativo

PRIMAVERA BELLA E IN FORMA

Alla fine della stagione fredda la pelle del viso e del corpo appare sempre sciupata e bisognosa di più attenzioni

Togliersi di dosso il grigiore dell’inverno Per ritrovare una cute luminosa e levigata, è necessario mettere in atto un programma di cure mirate alla sua rivitalizzazione

C

on l’arrivo della primavera è il momento di dare qualche cura e attenzione in più alla pelle del viso e del corpo. Provata dai lunghi mesi invernali, che l’hanno sottoposta a una serie di stress, la pelle appare opaca, asfittica, priva di tono e di elasticità. Insomma ha bisogno di rinnovarsi per trovare di nuovo il suo aspetto migliore. Il freddo invernale, il vento, la pioggia e l’umidità eccessiva uniti all’inquinamento e alle continue escursioni termiche dovute al passaggio dall’ambiente esterno a quello interno, il più delle volte surriscaldato e con aria troppo secca, hanno infatti lasciato i loro segni sulla pelle favorendone l’inaridimento e mettendo a rischio il suo prezioso film idrolipidico. Si tratta di un invisibile velo, fatto di acqua e grasso, che ricopre la superficie cutanea e che è di enorme importanza perché ha il compito di proteggere la

pelle impedendole di seccarsi eccessivamente, di perdere elasticità e di desquamarsi. È però delicatissimo, tanto che si può alterare con la conseguenza che la pelle resta indifesa, diventa arida e soggetta a screpolature, ma anche a frequenti arrossamenti. E questo vale soprattutto per le zone più esposte come viso e mani, ma anche per quelle coperte e soggette a particolare sfregamento con gli indumenti, come ginocchia, gomiti, braccia e gambe. UNA BUONA PULIZIA E TRATTAMENTI MIRATI La pelle, a fine inverno, mette da sola fisiologicamente in moto un naturale processo di ricambio cellulare che va però aiutato. Per favorire questa rivitalizzazione è necessario dedicare più attenzioni alla detersione effettuando con regolarità una pulizia accurata e profonda. Per cancellare le impurità è sufficiente un prodotto appropriato alla propria tipologia di pelle, ma che sia assolutamente non

aggressivo, ipoallergenico, che rispetti il pH della cute e non alteri il suo film idrolipidico. Per eliminare a fondo le cellule morte dello strato superficiale è, però, necessario anche un pelling. In base al proprio tipo di cute si può scegliere fra molti prodotti. Il peeling va eseguito massaggiando delicatamente sul volto, insistendo in particolar modo su mento, naso e fronte, poi si risciacqua con abbondante acqua tiepida e si asciuga senza sfregare, ma tamponando delicatamente. La cute risulterà così pulita e soffice, il suo ricambio cellulare sarà favorito e sarà più pronta e ricettiva verso i trattamenti successivi. Sia dopo la pulizia sia dopo il peeling, è necessario nutrire

Con attenzioni e trattamenti mirati si può difendere la cute dall’aggressione dei fattori esterni

bene la pelle per restituirle il giusto grado di idratazione. È allora necessario applicare, di notte e di giorno, delle creme specifiche per la propria tipologia di pelle e per la propria età, scegliendo prodotti che contengano sostanze funzionali ad azione idratante, nutriente, restituiva e antiossidante. Si deve dare sempre la preferenza a creme ipoallergeniche e per quanto riguarda quelle da giorno devono contenere anche filtri

Rilastil Multirepair: per contrastare i segni del tempo Per donare alle pelli secche e soggette ad invecchiamento problematico un aspetto ringiovanito e sano, è nata l’innovativa linea antirughe Rilastil Multirepair. Messi a punto da Istituto Ganassini, i suoi prodotti sono a base di alte concentrazioni di principi attivi biotecnologici che agiscono in sinergia, nutrendo in profondità l’epidermide e attivando i naturali processi metabolici cutanei. Grazie a queste proprietà, Rilastil Multirepair contrasta efficacemente i processi di invecchiamento cutaneo e i segni della stanchezza della pelle, con una rapida azione ristrutturante. La gamma dei prodotti Rilastil Multirepair comprende: Crema Riempitiva Idro-Riparatrice Antirughe che, per il fattore di protezione solare 6, è ideale per il giorno; Rilastil Multirepair Crema Riempitiva Nutri-Riparatrice Antirughe dalla spiccata azione nutriente e tonificante; Rilastil Multirepair Siero Effetto Riempitivo Riparatore Liftante per un effetto rivitalizzante “urto”; Crema contorno occhi e contorno labbra, specifica per contrastare la formazione di rughe nelle delicate zone del contorno occhi e labbra. La linea Rilastil Multirepair è in vendita in farmacia. Per maggiori informazioni: www. rilastil.com

solari. Infatti a essere dannosi per la pelle non sono solo i raggi Uvb che rappresentano circa il 10% della luce solare e che sono presenti soprattutto nel periodo estivo quando il sole è a picco, ma anche i raggi Uva che compongono ben il 90% della luce solare e ci sono tutto l’anno. Per quanto invece riguarda il corpo, per rendere la pelle uniforme e luminosa dopo i mesi invernali, è utile fare uno scrub delicato, ogni quindici giorni. Toglie lo strato corneo ispessito che si forma durante i mesi freddi a causa del normale rallentamento del ricambio delle cellule della pelle. Di scrub ne esistono diversi tipi in commercio, da scegliere in base al proprio tipo di pelle e alle proprie preferenze. Dopo lo scrub va applicata sempre sul-

Per avere un’epidermide luminosa e sana sono importanti anche la dieta e il movimento

la pelle ancora umida una crema idratante e nutriente. PIÙ ATTENZIONI ANCHE ALLE PROPRIE ABITUDINI Per la bellezza della pelle è però altrettanto importante avere attenzioni particolari per la propria dieta seguendo un’alimentazione sana e bilanciata, ricca di pesce, fibre, cereali e soprattutto molta frutta e verdure fresche in modo da assumere in abbondanza vitamine e sali minerali, nutrienti indispensabili per la salute e l’aspetto estetico della pelle. Bisogna, inoltre, limitare gli alcolici, le bevande zuccherate e i cibi troppo raffinati e bere invece almeno due litri d’acqua al giorno. Anche l’attività fisica vuole la sua parte, in quanto esercita un’azione positiva sul metabolismo, sulla circolazione e sulla respirazione, tonifica i muscoli e facilita l’eliminazione delle tossine, a tutto vantaggio della bellezza della pelle del viso e di tutto il corpo. Infine si deve cercare di tenere sotto controllo lo stress, che è un importante nemico dell’aspetto della pelle.

Le vitamine sono nutrienti essenziali per tutto l’organismo

Sempre in tavola tre alleate della bellezza della pelle Una dieta quotidiana ricca di frutta e verdure fresche è una vera e propria cura per il benessere della cute

A

rendere l’epidermide secca e con un aspetto spento è anche l’alimentazione invernale il più delle volte povera di vitamine. Questi nutrienti anche se necessari in piccole quantità, sono infatti indispensabili per un buon funzionamento dell’organismo e di conseguenza anche per la salute e bellezza della pelle. Per una pelle sana e rallentare l’insorgere delle rughe non devono mancare in tavola tre vitamine antiossidanti. Preziose per il rinnovamento cellulare sono delle vere e proprie sostanze antiaging. Prima fra tutte la Vitamina A, la migliore amica della pelle perché

stimola la funzionalità delle cellule e ne regolarizza il ricambio. Protegge anche l’epidermide dagli attacchi degli agenti esterni aiutandola cosi a contrastare i processi di invecchiamento. È presente sotto forma di retinolo nel fegato, nelle uova, nel latte e derivati e

Per il rinnovamento cellulare sono indispensabili le vitamine antiossidanti

sotto forma di betacarotene nei vegetali a foglia verde, e nella verdura e frutta di colore giallo, arancio e rosso. Segue la vitamina C che favorisce la produzione di collagene, il costituente basilare della pelle, e che ha un’efficace azione antiossidante. Ne sono ricchi: ribes, kiwi, agrumi, fragole, meloni, pomodori e vegetali a foglia verde. Infine è basilare la vitamina E. Antiossidante per eccellenza, protegge i tessuti dai radicali liberi, blocca l’ossidazione dei lipidi e stimola la rigenerazione dei tessuti. Ha il vantaggio di essere particolarmente biodisponibile, cioè di venire subito utilizzata dall’organismo. Ne sono una fonte: germe di grano, olio di semi e di oliva, noci, mandorle, vegetali a foglia verde, fegato, rosso d’uovo.


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Corriere della Sera Domenica 17 Marzo 2013

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PRIMAVERA BELLA E IN FORMA

Con l’arrivo della nuova stagione è necessario verificare lo stato di salute della cute

Quando giocare d’anticipo può fare la differenza Per la bellezza della pelle è una buona norma effettuare un’auto-analisi del suo stato per cogliere eventuali variazioni sospette

È

anche il periodo giusto per fare un check up alla propria pelle. Dopo i lunghi mesi passati sotto cappotti e sciarpe, l’epidermide di tutto il corpo ha bisogno di essere osservata con attenzione per verificare al più presto eventuali variazioni che potrebbero rappresentare un rischio per il suo stato di salute Un controllo dello stato della pelle è essenziale anche in vista della stagione estiva e dell’abbronzatura, perché permette di cogliere la presenza di eventuali variazioni sospette che potrebbero essere l’inizio di alcune forme tumorali della pelle. Quando vengono riconosciute in fase iniziale, oggi guariscono perfettamente. Si tratta di forme frequenti come i basiliomi e gli spinaliomi, e del tanto temuto melanoma la cui diffusione è per altro in aumento. Ognuno deve allora imparare a effettuare un primo check up da sé. UN CONTROLLO INDISPENSABILE Si deve iniziare dalla pelle del viso estendo poi l’osservazione alle diverse zone del corpo, dando però sempre particolare attenzione alle zone che sono più esposte ai raggi solari. Il basalioma, infatti, per esempio colpisce generalmente soprattutto il viso dal labbro superiore in su e si presenta il più delle volte come una piccola ferita che si allarga e non guarisce con il tempo.

Un’attenta verifica dello stato della pelle è essenziale anche in vista della stagione estiva e dell’abbronzatura Può però anche apparire come un piccolo nodulo di aspetto perlaceo o una cicatrice che tende a ingrandirsi. Lo spinalioma colpisce, invece, soprattutto la parte inferiore del volto e le mani e si presenta invece spesso come un’ulcerazione coperta da una crosta e che cresce rapidamente. Attenzione perché sul volto e specialmente sul dorso delle mani, possono anche comparire macchie rotondeggianti rossastre, squamose, ruvide al tatto e di dimensioni variabili da pochi millimetri ad un centimetro. Si tratta delle cosiddette cheratosi attiniche che se non si interviene con la specifica cura per tempo, possono trasformarsi nel 10-20% dei casi in tumore maligno. Altre zone a rischio per le cheratosi attiniche sono le braccia e le gambe e negli uomini che non hanno la protezione dei capelli, anche il cuoio capelluto e le orecchie. In tutti i casi in cui si evidenzi una macchia sospetta è necessario recarsi assolutamente dal dermatologo.

PROCEDERE ZONA DOPO ZONA È poi il momento di verificare i nei in quanto il melanoma all’inizio può nascondersi sotto l’apparenza innocua di un neo. Vanno, allora, osservati i nei presenti sulla pelle di tutto il corpo tenendo presente che quelli più a rischio sono i nei che si hanno fin dalla nascita e quelli piani. In ogni caso, il neo è sospetto quando ha una forma irregolare, simile a quella di un’isola fotografata dall’alto, un colore nero intenso, oppure variegato

dal marrone al nero al grigio e con margini netti tra cute scura e cute normale, le sue dimensioni sono aumentate nell’arco di pochi mesi, oppure ha un diametro già superiore a sei millimetri. Per effettuare bene questo auto-esame è necessario porsi di fronte a uno specchio e disporre di una luce intensa, avendo a portata di mano un altro piccolo specchio. Si deve procedere schematicamente. Si inizia dalle braccia, sia la parte interna sia esterna, si passa alla parte anteriore del corpo, dal

volto alle caviglie, compresa la zone dei genitali, le mani, i piedi e gli spazi fra le dita. Il check up va poi esteso prima al lato sinistro, poi a quello destro del corpo, compreso il lato interno delle gambe, poi alla parte posteriore del corpo, dai glutei fino alle caviglie. In seguito, aiutandosi con l’altro specchio, si osservano le spalle, il dorso e infine, aiutandosi con un pettine la zona della cute della testa sotto i capelli. In caso di nei sospetti è necessario recarsi dal dermatologo per una verifica.

Da Lichtena® Equilidra®, risposte avanzate per la bellezza della pelle sensibile Stress ossidativi e primi segni di invecchiamento, borse e occhiaie: sono problemi che frequentemente affliggono il viso con una pelle sensibile. Una soluzione la offre Lichtena ® Equilydra®, il trattamento di bellezza ideale per le pelli sensibili e irritabili che unisce delicatezza e innovazione scientifica. Nata dall’unione della ricerca dermatologica Lichtena®, Equilydra®, con Biogaba® Biotech Skin Active e ARGB11®, soddisfa le esigenze della pelle migliorando e stimolando i meccanismi di equilibrio e protezione dell’epidermide e quelli endogeni di idratazione della pelle e di riparazione della barriera idrolipidica. E oggi con due referenze Emulsione Pre-Age e Contorno Occhi Borse-Occhiaie, la Linea Argento di Lichtena® Equilydra®, garantisce risposte ancor più specifiche al viso “sensibile”. Fluida, leggera, Emulsione Pre-Age con Ceramide T12 svolge un’azione preventiva sui primi segni del tempo, contrastando gli stress ossidativi e la comparsa delle prime rughe, idratando in profondità, con una efficacia 24 ore. Equilydra® Contorno Occhi Borse-Occhiaie con Eye Sinergy Complex e Liss Active è, invece, una emulsione fluida idratante per il contorno occhi, con azione drenante sulle borse e decongestionante delle occhiaie. Leggera e di veloce assorbimento, attenua i segni della fatica, idrata in profondità e lascia la pelle elastica. Per stimolare il rinnovamento cellulare e preparare la pelle a meglio ricevere i trattamenti quotidiani si consiglia una o due volte alla settimana lo ScrubViso della linea Equilydra. Per maggiori informazioni: www.lichtena.it


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PRIMAVERA BELLA E IN FORMA

L’acqua è un’alleata essenziale per garantire il benessere dell’organismo

Tante sorsate all’insegna della salute e della bellezza È una regola fondamentale quella di bere regolarmente lungo l’arco di tutta la giornata, assumendo preferibilmente un bicchiere alla volta

C

hi ha a cuore la propria salute e il proprio aspetto dovrebbe prendere ad esempio le tanto ammirate modelle che girano sempre con la loro bottiglietta d’acqua. Infatti proprio l’acqua è in assoluto la miglior bevanda: disseta, è priva di calorie ed è fondamentale per tutte le reazioni metaboliche e per l’equilibrio idrico del corpo. Il campanello d’allarme del bisogno di acqua è la sete. Si tratta infatti del segnale che manda l’organismo quando è sbilanciato il rapporto tra entrate e uscite di acqua. In pratica, la diminuzione del contenuto d’acqua del corpo, causa un lieve calo del volume del sangue e un aumento del suo contenuto di sodio. A questo punto alcune cellule dell’ipotalamo, chiamate osmorecettori, registrano questo segnale e scatenano il meccanismo della sete: cala la secrezione di saliva, la bocca diventa secca, diminuisce lo stimolo a urinare e

l’urina diventa più concentrata. E solo una “bella” bevuta che ristabilisce la normale concentrazione di sali nel sangue e il suo volume, può interrompere questo meccanismo. NON FIDARSI SOLO DELLA SENSAZIONE La sete non va, dunque, assolutamente mai sottovalutata: chi beve abitualmente poca acqua è più soggetto a difficoltà digestive, a stipsi, a infezioni alle vie urinarie, a problemi cardiovascolari, a calcolosi e ha la pelle estremamente disidratata. Anzi è un imperativo categorico bere regolarmente due litri di acqua al giorno, senza aspettare di avere sete, perché quando si avverte la

Chi beve sempre poco alla lunga corre il rischio di soffrire di reni, disturbi digestivi e persino di cuore

sensazione a livello cosciente, si è già leggermente disidratati. Questa dose deve essere, però, aumentata se si segue un’alimentazione ricca di proteine, per aiutare l’eliminazione delle scorie metaboliche e stimolare l’azione diuretica. Deve inoltre stare particolarmente attento a rispettare questo quantitativo giornaliero chi è avanti con gli anni: dopo i 60 anniil rischio di disidratazione è maggiore in quanto il patrimonio idrico totale dell’organismo diminuisce dal 60 al 45 per cento, il sistema di adattamento alle variazioni di temperatura del corpo è meno efficiente e c’è una diminuzione dello stimolo della sete. QUANDO, COME, COSA Bisognerebbe bere sempre. Iniziare con un bicchiere la mattina appena alzati e terminare con un ultimo la sera prima di andare a dormire. Durante i pasti poi si possono bere tre-quattro bicchieri di acqua, perché, a differenza di quanto molti ritengono, non viene ostacolato il lavoro dei succhi gastrici. Anche

il modo in cui si beve l’acqua, ha la sua importanza. Va sorseggiata lentamente e non ingurgitata e deve essere fresca e mai fredda. Attenzione all’acqua del rubinetto, perché spesso contiene molte sostanze inquinanti. Sarebbe meglio preferire le acque in bottiglia orientandosi su quelle oligominerali che sono le acque da tavola per eccellenza per la loro leggerezza.

Acqua Plose un prezioso elisir della vita Acqua Plose nasce sulle Dolomiti, nei pressi dell’area del parco naturale di Puez, a 1870 metri sul livello del mare. La fonte è formata da una fitta rete di lunghi canali posti anche a grande profondità che la alimentano e al tempo stesso la proteggono, garantendone l’inconfondibile purezza e qualità. Tutto ciò rende Plose l’acqua minerale di alta montagna più leggera d’Europa. I numeri lo dimostrano. La sua temperatura costante alla fonte (5,5°C), il residuo fisso minimo (solo 22 mg/l), la durezza bassissima (1,4°F) e l’irrilevante presenza di sodio (solo 1,3 mg/l) indicano infatti che Plose fa bene a tutto l’organismo. Ma i benefici di Plose per la salute vanno oltre. È anche una delle acque minerali con maggiore contenuto di ossigeno (ben 9,4 mg/l) e questo comporta un aumento delle prestazioni psico-fisiche dell’organismo. Inoltre il suo pH (6,6) è ideale per l’acqua intracellulare della cellula umana che ha un pH che oscilla tra 6,4 e 6,8 e, nello scambio continuo dell’acqua cellulare, un’acqua con questo pH si sostituisce più facilmente ad una con un pH minore di 6,4, oppure maggiore di 6,8. L’insieme di tutte queste caratteristiche fanno, dunque, di Acqua Plose un prezioso elisir della vita. È disponibile in tre formati: Classic, imbottigliata senza alcun tipo di trattamento umano, esclusivamente nel vetro; Gourmet da 75cl dall’esclusiva veste grafica; Luxury, un design moderno minimal-chic e funzionale, l’etichetta sui toni preziosi dell’oro e dell’argento. Per maggiori informazioni: Servizio Clienti Acqua Plose: 0472/836461 - www.acquaplose.it


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PRIMAVERA BELLA E IN FORMA

I mesi invernali e la vita sedentaria hanno messo a dura prova sia la salute sia la bellezza

Alla ricerca della tonicità perduta Dieta equilibrata, movimento e un programma di trattamenti per un corpo armonioso Planter’s, due nuovi prodotti per un programma globale anti-età Dai laboratori Planter’s nascono due nuovi prodotti che vanno ad arricchire la linea Penta5, top di gamma ai 5 Acidi Ialuronici, realizzata per ostacolare il naturale invecchiamento cutaneo del viso e donare comfort immediato alle pelli più esigenti. Il Contorno Occhi Penta5 drena, lenisce, elasticizza, corregge e illumina. È indicato per attenuare visivamente il colore grigio delle occhiaie, i segni di stanchezza e il ristagno dei liquidi nella zona perioculare, contribuendo a migliorare l’idratazione, l’elasticità e la compattezza cutanea. La pelle ritrova così la sua naturale luminosità e lo sguardo appare più fresco e riposato. La BB Cream + Primer Filler Penta5 è un perfezionatore che corregge, uniforma, illumina, opacizza e prepara la pelle. Un unico prodotto che racchiude in sé le attività cosmetiche di una BB Cream e di un Primer Filler, uniformando l’incarnato grazie ai pigmenti microincapsulati che, durante l’applicazione, si trasformano e si autoregolano al colore della pelle. I due nuovi prodotti vanno ad unirsi alla Crema Viso e al Siero Viso Penta5: un programma globale anti-rughe e anti-età, in un elegante ed esclusivo packaging dorato. Tutti i prodotti della linea sono senza parabeni, oli minerali, EDTA, alcol. Contengono fragranze formulate per ridurre il rischio di allergie, filtri UVA e UVB, sono testati per il nichel, la tolleranza cutanea e l’efficacia. Per maggiori informazioni: www.planters.it

I

lunghi mesi invernali passati al chiuso e la vita sedentaria lasciano il loro segno anche sul corpo che appare poco tonico, con una postura non armoniosa e un po’ appesantito in alcune zone. Un quadro, questo, che riguarda più o meno tutti, anche coloro che hanno mantenuto il loro peso ideale. Ritrovare un corpo agile, snello e scattante non è però così difficile. Innanzitutto si deve curare la propria dieta quotidiana evitando però di cadere nel tranello delle diete veloci, cioè di quegli schemi dietetici che vengono proposti, specialmente in questo periodo, per far perdere peso in modo rapido. Il più delle volte sono incompleti dal punto di vista nutrizionale e, anche se talvolta durano una manciata di giorni, non forniscono all’organismo tutti i nutrienti necessari al suo corretto funzionamento, con conseguenze negative per la salute e di conseguenza per la bellezza. NO ALLE DIETE DRASTICHE Il regime alimentare ideale per essere in forma, ma con attenzione alla salute, è basato invece su una dieta quotidiana sana, varia ed equilibrata. È necessario indubbiamente ridurre i grassi, il sale e lo zucchero, evitare gli alcolici e consumare molta verdura fresca e frutta per garantirsi vitamine in abbondanza, specialmente quelle antiossidanti. Inoltre si deve cercare di bere di più, non meno di due litri al giorno, oltre che per la salute dell’organismo, per la bellezza della pelle. Va poi effettuata una regolare attività fisica tre volte la settimana, iniziando con 20 minuti a volta e arrivando a 50. Il movimento, infatti, rinforza le masse muscolari e tonifica il corpo, stimola un aumento del dispendio energetico nel momento in cui lo si svolge, accelera il metabolismo basale per cui il consumo calorico è più alto anche parecchie ore dopo la sua sospensione e aiuta a tenere sotto controllo il peso.

Le diete che fanno perdere peso rapidamente sono spesso incomplete dal punto di vista nutrizionale

UN PROGRAMMA FAI DA TE Va poi impostato un vero e proprio programma di trattamenti degno di una Spa. Per rassodare il corpo, tutte le mattine va praticata la spazzolatura a secco con una spugna di luffa, una fibra vegetale che non causa irritazioni alla pelle. Massaggiare con un movimento circolare partendo dal piede destro, prima il dorso e poi la pianta, salendo lungo il polpaccio e la coscia, prima internamente poi esternamente. Ripetere con la parte sinistra, proseguire con i glutei, le braccia, l’addome, le spalle e la schiena insistendo sulle zone che appaiono meno sode. Terminata la spazzolatura, prendere un asciugamano di tessuto un po’ ruvido, immergerlo in acqua molto fredda alla quale sono state aggiunte cinque gocce di olio essenziale di rosmarino, strizzarlo e passarlo con energia su tutto il corpo. Avvolgersi nell’accappatoio e rilassarsi per cinque minuti. Per tonificare, tre volte alla settimana riempire una bacinella di acqua fredda con quattro gocce di olio essenziale di edera, o di rusco, o di ippocastano, immergervi una spugna, strizzare e massaggiare il corpo con movimenti circolari iniziando dai piedi e salendo man mano verso le braccia. Infine ogni dieci giorni praticare per dieci mi-

Revidox+: un prezioso alleato del benessere e della bellezza Non è sempre facile vivere bene la primavera e ben lo sa chi si sente, proprio in questo periodo, particolarmente stanco e stressato e chi, guardandosi allo specchio, nota la pelle opaca, poco tonica e priva di elasticità. Ma oggi c’è un valido aiuto per ritrovare il benessere e una pelle dall’aspetto luminoso: Revidox+. È un integratore alimentare del tutto speciale che, grazie alla sua particolare formulazione a base di estratto di Vitis vinifera brevettato, Stilvid® e di un mix di antiossidanti e sostanze di origine vegetale, attiva il sistema naturale antiossidante della cellula prevenendo e riducendo l’invecchiamento cellulare indotto dai radicali liberi. Numerosi studi riportano l’efficacia del resveratrolo, componente principe di Stilvid®, nello stimolare nell’organismo le famose sirtuine, note come geni della longevità, che intervengono nel processo di invecchiamento cellulare. Per questa modalità d’azione, Revidox+, grazie ai suoi componenti, migliora l’efficienza del sistema immunitario e della circolazione cardiovascolare e, di conseguenza, permette all’organismo di ritrovare una maggiore energia e vitalità psicofisica a tutto vantaggio del benessere globale. Ma i benefici che offre Revidox+ non terminano qui e sono anche evidenti a livello estetico. Revidox+ contrasta la disidratazione cutanea e la perdita di elasticità rendendo la pelle più luminosa e aiutandola a ritrovare un aspetto più giovane e fresco. Revidox+, distribuito da Difa Cooper, è disponibile in farmacia. Per maggior informazioni: difacooper.com

Le vitamine e i minerali antiossidanti sono una vera cura di salute e di bellezza per tutto l’organismo

nuti un linfodrenaggio. Con il getto della doccia fare dei movimenti circolari e lenti nella zona alla base del collo, poi passare con movimenti basculanti alla zona inguinale arrivando a metà coscia e alla zona intorno al ginocchio.

In forma perfetta con la criolipolisi Una dieta equilibrata e un’attività fisica costante spesso non bastano per eliminare i tanto odiati cuscinetti dai punti critici di donne e uomini. Abbiamo intervistato la dott.ssa Annabella Campiotti del centro di medicina e chirurgia estetica Hospitadella: a lei abbiamo chiesto un consiglio per arrivare in forma perfetta alla prova costume. Marzo è arrivato, presto scopriremo il nostro corpo, ci può indicare un trattamento efficace per essere in forma questa estate? Ovviamente bisognerebbe studiare caso per caso, ma potrei suggerire la criolipolisi, tecnologia particolarmente indicata nei casi di adiposità localizzata sia negli uomini che nelle donne. Il candidato ideale non è il paziente obeso con adiposità generalizzata, ma il paziente che vuole ridurre il tessuto adiposo locale concentrato per esempio sui fianchi, nell’addome, nella parte bassa della schiena, sulle braccia e sui glutei. Come funziona? Uno speciale applicatore a pressione viene posizionato sull’area selezionata per esercitare un’azione di “vuoto” volta a catturare il tessuto sottocutaneo e a raffreddarlo in un secondo momento (si raggiunge una temperatura inferiore a 10°C a livello degli adipociti). Le cellule adipose (adipociti) nel tessuto sottocutaneo infatti sono per lo più cellule ricche di acidi grassi saturi e, di conseguenza, particolarmente sensibili all’esposizione al freddo. Questa caratteristica si traduce nell’eliminazione degli adipociti senza che vengano danneggiati i tessuti circostanti. I grassi contenuti negli adipociti, vengono gradualmente smaltiti nei due-tre mesi successivi al trattamento tramite il sistema linfatico. Quali sono i vantaggi di questo trattamento? La criolipolisi rappresenta una metodica di ultima generazione per la riduzione del tessuto adiposo localizzato, attraverso una procedura selettiva e non invasiva. Questa tecnica permette di evitare l’esperienza più invasiva di metodi come la liposuzione, e ottenere comunque ottimi risultati. Per maggiori informazioni: www.hospitadella.it - Numero Verde 800 589 00


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Domenica 17 Marzo 2013 Corriere della Sera

Carlotta e Beatrice con Tonio, Florian e le bambine annunciano con dolore la scomparsa della loro cara mamma

Vanna nella certezza che dal cielo accompagnerà sempre le loro vite.- Per informazioni sulle esequie contattare da lunedì 18 marzo l'impresa Fusetti al n. 02.5513026. - Milano, 16 marzo 2013.

Con grande affetto siamo vicini a Carlotta e Beatrice per la perdita della mamma

Vanna Tutti i colleghi di Springer. - Milano, 16 marzo 2013. Marzio G. Mian annuncia la morte del padre

Avv. Gastone Oliviero Mian

Partecipano al lutto: Pino, Rosamaria, Nino Hensemberger. Geert, Camilla Meersseman. Cesarina, Marco Chiara Luca Prazzoli. Carmen, Diego Ceccherelli. Paola Giacomantonio. Gli zii Laura e Giuse. Geo, Alessia, Allegra, Lorenzo. Luca e Matteo con le rispettive famiglie. Elena e Gigi. Annamaria e Giuliano.

umanista, perdutamente innamorato dell'Italia e della sua famiglia; valoroso ufficiale nella difesa del confine Orientale. - Fanna, 16 marzo 2013.

Rosella e Giovanni con i figli Giovanni e Federica e le loro famiglie ricordano con amore l'affetto che

Diamante d'Alessio e Mario Cinelli sono vicini a Marzio nel dolore per la scomparsa del padre

Vanna ha saputo prodigare.- Rimarrà sempre nei nostri cuori. - Milano, 16 marzo 2013. to

Dopo ventiquattro splendidi anni mi ha lascia-

Vanna Tullio con Andrea e Federico è vicino alla sorella Rosella e alle figlie Carlotta con Tonio, Beatrice con Flo e alle meravigliose nipotine.- Mi guarderà sempre da lassù con sguardo amorevole. - Milano, 16 marzo 2013.

La Direzione e tutta la Redazione di IO Donna si stringono a Marzio in questo momento di grande dolore per la perdita del padre

I fratelli e le sorelle di Tullio lo abbracciano per la scomparsa della sua cara

Vanna - Milano, 16 marzo 2013. Vicini nell'affetto e nella preghiera accompagnamo Carlotta e Beatrice nel dolore per la scomparsa della mamma

Giovanna Pessina Zii e cugini Manara con nonna Maria e zio Carlo. - Milano, 16 marzo 2013. Gianluigi Gorgoni de Mogar con Valentina e Carla non dimenticherà mai l'amica di sempre

Vanna - Milano, 17 marzo 2013.

Vanna unica grande amica di sempre, per tutta la vita ti porterò nel mio cuore col tuo bellissimo sorriso e la tua grande voglia di amare e di vivere.- Isabella con Gaia, Barbara, Clementina e Beppe. - Milano, 16 marzo 2013. Arrivederci

Vanna amica vera, insostituibile di tutta una vita.- Un abbraccio a Tullio, Carlotta, Beatrice e Rosella.Mario, Giulianella, Niccolò, Alberto. - Milano, 16 marzo 2013. Franco, Lella e Alberto Giolla sono vicini ai familiari per la perdita di

Giovanna Pessina - Milano, 16 marzo 2013. Daniele e Minette increduli sono affettuosamente vicini a Tullio nel dolore per la morte di

Vanna - Milano, 16 marzo 2013.

Giorgio Weiss

Dott. Gianfranco Leonardi indimenticabile amico di tanti anni di vita professionale. - Milano, 16 marzo 2013.

Partecipa al lutto: La famiglia Caminaghi. Ciao

nonno Bo ci mancherai.- Tommy, Marche, Cate. - Milano, 16 marzo 2013.

Avv. Gastone Oliviero Mian

Avv. Gastone Oliviero Mian

Dott. Giorgio Weiss Ciao Bo, dolce amatissimo fratello.- Ci manchi tanto.- Abbraccia papà e mamma anche per noi.Ugo e Sandra, Paola e Gigi, Nali e Pupa. - Milano, 16 marzo 2013.

- Milano, 16 marzo 2013.

Avv. Gastone Oliviero Mian Caro Ma zio ti sono vicino in questo triste momento.- Pier Luigi Vercesi. - Milano, 16 marzo 2013. Francesco e Paola, con Emma e Bruno, abbracciano Marzio e Tiziana nel dolore per la scomparsa del papà

Dott. Avv. Gastone Mian Ci ha lasciato la

Contessa

Bianca Shaftesbury

Dott. Giorgio Weiss I nipoti Alberto e Monique, Lulu e Rosy, Rosita e Alessandro, Miky e Alessandra, Tinto e Brenda.Ciao, Bobo con tutto il nostro affetto per sempre. - Milano, 16 marzo 2013. Claudia, tutti gli zii e i cugini Della Bella e Marilù, si stringono con tanto affetto a Isa, Pier, Abo, Tommaso, Margherita e Caterina per la perdita del carissimo

nonno Bo di cui conserveremo tutti un ricordo dolcissimo. - Milano, 16 marzo 2013.

Giorgio e Marina Papa con Alessandra e Mario, Stefano e Alexandra partecipano al dolore di Gino e Vivi per la perdita della cara cugina

Giorgio - Milano, 16 marzo 2013. Gianni, Pupa, Elena, Ettore, Federica e Davide ricordano il loro caro amico

Giorgio e abbracciano con affetto Maria Luisa e Piergiorgio. - Milano, 16 marzo 2013.

- Roma, 16 marzo 2013.

Gianmaria e Ivetta con Pietro, Francesca e Luigi partecipano commossi al dolore di Maria Luisa e di Giorgino per la scomparsa del carissimo

È improvvisamente mancato all'affetto dei suoi cari

grati dei tanti preziosi doni della sua amicizia. - Milano, 16 marzo 2013.

Bianchina

Aldo Arpa di 93 anni.- I funerali si svolgeranno lunedì 18 ma zo alle ore 14, muovendo dall'abitazione di via Enrico Fermi, 35 in Sesto San Giovanni, per la Basilica di Santo Stefano in piazza Petazzi; indi la tumulazione nel cimitero di Cabiate (CO).- La famiglia. - Sesto San Giovanni, 16 marzo 2013. Vito e Diana De Molfetta sono affettuosamente vicini a Paolo e Rosy per la perdita dell'amato

Aldo Arpa - Milano, 16 marzo 2013. È mancata al nostro affetto

Clementina Marini Lo annunciano le figlie Ginevra e Uta e i fratelli Sergio e Andrea.- L'ultimo saluto alla sala del cimitero di Lambrate martedì 19 alle 14.30. - Milano, 16 marzo 2013.

Giorgio resterai sempre nei nostri cuori.- Con affetto abbracciamo Marialuisa, Giorgio e Angela.- Claudio, Alessandra e Giovanna. - Bergamo, 16 marzo 2013. Anna e Paola Siani partecipano con cordoglio e affetto al dolore dell'amica Maria Luisa e di Giorgino per la perdita del caro

Giorgio Weiss - Milano, 16 marzo 2013. Partecipano al lutto: Fernando del Re. Luca Valvano. Chicca e Carlo Smuraglia con Francesca Artoni e tutto lo studio partecipano con affetto al dolore di Maria Luisa e Piergiorgio per la perdita di

Ci ha lasciati

Demetrio Costantino Demetrio ha camminato nella musica con noi per tanti anni lasciando tracce profonde di saggezza, grande musicalità, onestà intellettuale e arguzia gentile.- Di queste tracce saremo fedeli custodi e le preserveremo con cura dal tempo.- I colleghi della Filarmonica della Scala. - Milano, 16 marzo 2013.

Emma Pacchierini Caccialanza Fernanda Caccialanza con dolore partecipa sentitamente. - Codogno, 15 marzo 2013. Cristina e Francesca ricordano con amore e rimpianto la loro mamma

Anna Mascheroni Brambilla - Milano, 17 marzo 2013.

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Corriere della Sera Necrologie: € 5,00 Adesioni al lutto: € 10,00 Solo anniversari, trigesimi e ringraziamenti € 540,00

Gazzetta dello Sport Necrologie: € 1,90 Adesioni al lutto: € 3,70 Solo anniversari, trigesimi e ringraziamenti € 258,00

Diritto di trasmissione: pagamento anticipato € 1,67 pagamento differito € 5,00

Servizio fatturazione necrologie: tel 02 25846632 mercoledì 9/12 30 giovedì/venerdì 14/17 30 fax 02 25886632 e mail fatturazione necrologie@rcs it

Giorgio Weiss Partecipano al lutto: Gabriella e Roberto Artoni.

N.D.

Lo annunciano il marito Sergio con le figlie Alessandra e Maurizia, le sorelle Gradeniga e Alessandra, i nipoti Laura con Gianni, Francesco, Paola, Camilla e Luigi con Emanuela, i pronipoti Alvise, Orsola e Camilla.- La cerimonia religiosa avrà luogo martedì 19 marzo ore 15.30 nella chiesa di Ognissanti. - Padova, 17 marzo 2013.

Il Presidente, il Consiglio Direttivo, il personale e i soci tutti del Golf San Vito sono vicini al Vice Presidente Tullio Fossati Bellani per l'improvvisa scomparsa della signora

Flavia Bideri con il Consiglio Direttivo di ACTO Onlus partecipa con immenso dolore alla scomparsa della socia fondatrice

Giovanna

Fabiana Passoni

- San Vito di Gaggiano, 16 marzo 2013.

Dante Rossi Francesco con Sandrine, Alessandro con Marina. - Milano, 16 marzo 2013.

- Milano, 16 marzo 2013.

Savina Dalla Volta Cantele Gradenigo

Vanna

Laura, Stefano, Giacomo, Valeria e Federica vi siamo affettuosamente vicino nel ricordo di

L’accettazione delle adesioni è subordinata al pagamento con carta di credito

Giovanna Pessina

- Milano, 16 marzo 2013.

Dante Rossi - Milano, 16 marzo 2013.

Tel. 02 50984519 - Fax 02 25846003 E-mail: acquisizione.necrologie@rcs.it

Caro

Sabato 16 marzo ha concluso la sua vita terrena circondata dall'affetto dei suoi cari la

Orlando e Maria Teresa, Renato e Lella, Giovanni e Maria abbracciano con grande affetto Rosella nel ricordo di

Diana e Raffi sono vicini a Stefano e alla sua famiglia in questo momento di grande dolore per la scomparsa del caro papà

Giorgio

Giorgio e Daniela Santucci sono affettuosamente vicini a Rosella e Giovanni per la tragica scomparsa della sorella - Milano, 16 marzo 2013.

Gianfranco Leonardi Partecipano al lutto: Vittorio Dotti. Bruno e Franca Brugia.

Gli amici Aguzzi, Pratesi, Melogli, Maltagliati, Pagella partecipano con affetto al grande dolore dei familiari per la perdita del caro

nostra amata Bianchina

Lo annunciano il figlio Gino con Janine, Didi e Alexia; la figlia Vivi con Alberto, Alessandro, Federico, Lorenzo ed Edoardo.- I funerali si terranno presso la chiesa di Santa Maria dei Miracoli in piazza del Popolo domani 18 marzo alle ore 10.30. - Roma, 17 marzo 2013.

Maria Luisa e Vittorio Cantele si associano al dolore di Marco e famiglia per la scomparsa del

Un sincero ringraziamento al personale infermieristico e medico dell'ospedale San Raffaele.- Per informazioni relative al funerale telefonare all'Impresa Motta 02.29514093. - Milano, 16 marzo 2013.

- Milano, 16 marzo 2013.

- Milano, 16 marzo 2013. Partecipano al lutto: Giusi e Alberto Vigo.

Marialuisa, Piergiorgio con Angela, annunciano la scomparsa del loro caro

- Milano, 16 marzo 2013.

ideazione e progettazione

in collaborazione con centro culturale “ALLE GRAZ E” Padri Domenicani


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Corriere della Sera Domenica 17 Marzo 2013

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Maltempo intenso al Nord, tra oggi e domani, per l'arrivo di una forte perturbazione atlantica responsabile di piogge e rovesci spesso forti o anche violenti. Oltre alle piogge sono attese nevicate diffuse e abbondanti, mediamente in collina ma fino a bassa quota o in pianura sul Piemonte e sull'alta Lombardia. Piogge via via anche verso il Centro, deboli domani al Sud. Fase più soleggiata per martedì, poi altre piogge al Centrosud da mercoledì.

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Tempo molto instabile sull'Europa occidentale e in parte su quella centrale per l'azione di diversi fronti perturbati nordatlantici i quali danno luogo a piogge e rovesci diffusi e anche forti sulla Francia, sulle regioni alpine e sul Regno Unito con nevicate fino a bassa quota. Piogge forti anche sulla Spagna, tempo più asciutto e soleggiato altrove. Molto freddo su Centronord e Est Europa.

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Rovesci Temporali

Neve

Debole

Nebbia

Moderato

Forte

Molto forte

Calmo

LE TEMPERATURE DI IERI IN ITALIA Ancona Aosta Bari Bologna Bolzano Brescia Cagliari S = Sereno

min

max

0 -6 3 -2 -5 0 3

7 5 8 9 7 8 13

N N N S N S N

P = Pioggia

max

-3 3 5 -5 -1 4 5

3 14 11 7 11 11 12

N = Nuvoloso

N N N N N S S

L’Aquila Lecce Messina Milano Napoli Olbia Palermo

T = Temporale

min

max

-3 4 7 -1 3 2 9

6 9 12 9 11 12 13

C = Coperto

N N N S N S N

3 6 1 5 8

5 Puzzles by Pappocom

5 1 6 7 6 4 9 Altri giochi su www.corriere.it

Come si gioca Bisogna riempire la griglia in modo che ogni riga, colonna e riquadro contengano una sola volta i numeri da 1 a 9 LA SOLUZIONE DI IERI

5

NORD AMERICA

max

0 -3 4 0 -4 7 1

10 7 8 10 3 12 8

R = Rovesci

N N N S N N N

Roma Torino Trento Trieste Udine Venezia Verona

min

max

-1 -3 -1 0 -4 1 0

12 8 7 7 5 7 9

Pechino

Seul

N

-2

N S

Delhi Shanghai

35

C

1 2 3 6

4 5 9 3 6 7 8 1 2

6 3 1 9 8 2 5 7 4

8 2 7 5 4 1 9 3 6

7 8 6 2 3 9 1 4 5

5 9 4 8 1 6 3 2 7

3 1 2 4 7 5 6 9 8

2 6 5 1 9 4 7 8 3

9 4 8 7 5 3 2 6 1

1 7 3 6 2 8 4 5 9

3 11 12 19 21 32 40 50 58 60 62 65 67 70 74 80 85 86 88 90

74 86 62 59 5 83 38 84 23 68 69

12 90 15 31 50 55 36 80 1 32 19

6 7 57 75 2 47 85 61 67 42 36

21

Santiago

New York

18

1 numero Jolly 57 numero Superstar Jackpot indicativo prossimo concorso: 16.500.000,00 Ai 6: 53.250.221,77 Ai 4: 301,63 Ai 3 stella: 1.741,00 3: 17,41 Ai 2 stella: 100,00 Ai 5+: nessuno Ai Ai 5 stella: nessuno Agli 1 stella: 10,00 Ai 5: 21.130,05 Ai 4 stella: 30.163,00 Agli 0 stella: 5,00

www.corriere.it/giochiepronostici

Lotto Svizzero

Chance

4

28

Luanda

31 23 Città del Capo

Città del Messico

I più letti

19 41 43 48 73 81

19

Buenos Aires

Nairobi

Lagos

19

2

Superenalotto Combinazione vincente

8

Rio de Janeiro

Oggi su www.corriere.it

10eLotto I numeri vincenti 40 40 90 80 32 58 88 12 32 90 62

San Francisco 16 Los Angeles

21 Sydney

31 27 30

Chicago

N

B = Nebbia

23

22

Giacarta

Estrazioni di sabato 16 marzo

67 21 85 3 19 11 65 60 70 50 85

6 Vancouver -1

31

N

Il Cairo

19

Lima

13

18 Bangkok

Casablanca

25

15 Tokyo

S

AFRICA Caracas

Bogotà

Lotto BARI CAGLIARI FIRENZE GENOVA MILANO NAPOLI PALERMO ROMA TORINO VENEZIA NAZIONALE

SUD AMERICA

11

Giochi e pronostici

7

7 4

min Parma Perugia Pescara Pisa Potenza R. Calabria Rimini

V = Neve

Sudoku Diabolico 5 2 4 9 7

Agitato

17

min Campobasso Catania Crotone Cuneo Firenze Genova Imperia

Mosso

ASIA AUSTRALIA

22

29

31

34

Joker 107546 Replay 2

L’animazione

L'Aquila in 3D

Formula 1

Errori e ricostruzione della città distrutta dal terremoto.

La diretta

Foto

Il Papa e i giornalisti Boldrini è presidente della Camera 1 Laura Il discorso: «Difendo i diritti degli ultimi» Grasso è il nuovo presidente 2 Senato, «Quest'Aula diventi una casa di vetro» al Parlamento: chi è Laura Boldrini 3 Dall'Onu nuova presidente della Camera Grande e «il giallo della laurea» 4 Marta «Io sottoposta a stalking giornalistico» una Chiesa povera per i poveri, ecco 5 «Voglio perché ho scelto di chiamarmi Francesco»

L’incontro di Francesco. Video / 1

Giornalista arrestato A Pechino l’inviato inglese filma in diretta il suo arresto. Video / 2

Molesta la statua umana E lui lo stende con un pugno.

Risultati, foto, video e commenti in tempo reale dal Gran premio di Australia.


62

Domenica 17 Marzo 2013 Corriere della Sera

Tv in chiaro Teleraccomando

Rai1 di Maria Volpe

PER RIFLETTERE

PER CONOSCERE

Barbara D’Urso per beneficenza

Non solo politica con Ilary e Teo

L’iniziativa di solidarietà promossa e realizzata da Mediafriends (Onlus fondata da Mediaset, Mondadori e Medusa) compie 10 anni e raddoppia con due settimane di raccolta fondi, da oggi a domenica 31 marzo. Una grande maratona benefica dedicata all’infanzia: i proventi andranno a Msf (Medici Senza Frontiere) e Ail (Associazione Italiana contro le leucemie-linfomi e mieloma). A partire è Barbara D’Urso (foto) dallo studio di «Domenica live» su Canale 5, alle 13.30; poi per due settimane tutte le reti Mediaset saranno coinvolte.

Da tempo ormai le Iene (nella foto i conduttori Ilary Blasi e Teo Mammucari) ci spiegano la politica meglio di tanti talk show. Stasera al centro della puntata c’è il Movimento 5 Stelle. Per conoscere in maniera più approfondita i deputati, Enrico Lucci intervista tre militanti del Movimento, che si raccontano e parlano dei loro interessi, dei film preferiti, dei libri letti, di dove vanno in vacanza. La iena Giulio Golia si occupa invece della triste storia della piccola Sofia, alla quale finalmente hanno dato nuove cure di cellule staminali per la sua malattia neurodegenerativa.

La fabbrica del sorriso Reti Mediaset, dalle 13.30

Le Iene Show Italia 1, ore 21.25

Rai2

Rai3

Rete4

Canale5

Italia1

La7

MTv

rai.it

rai.it

rai.it

mediaset.it/rete4

mediaset.it/canale5

mediaset.it/italia1

la7.it

mtv.it

6.30 UNOMATTINA IN FAMIGLIA. Attualità 10.05 MIXITALIA. Attualità 10.30 A SUA IMMAGINE. Attualità. Con Rosario Carello. Nel programma: Santa Messa 12.00 PRIMO ANGELUS DI PAPA FRANCESCO DA PIAZZA SAN PIETRO. Religione 12.20 LINEA VERDE. Documenti 13.30 TELEGIORNALE. 14.00 GRAN PREMIO DI AUSTRALIA DI F 1. Automobilismo 16.30 TG 1. 16.35 DOMENICA IN L’ARENA. Varietà. Con Massimo Giletti 17.35 DOMENICA IN - COSÌ È LA VITA. Varietà. i 18.50 L’EREDITÀ. Quiz 20.00 TELEGIORNALE. 20.35 RAI SPORT - 5’ DI RECUPERO. Rubrica SERA 20.40 AFFARI TUOI. Varietà 21.30 UN MEDICO IN FAMIGLIA 8. Serie. Con Giulio Scarpati, Lino Banfi, Margot Sikabonyi TG1 60 SECONDI. 23.30 SPECIALE TG1. Attualità. Con Monica Maggioni

7.00 CARTOON FLAKES WEEKEND. Ragazzi 10.10 RAGAZZI C’È VOYAGER! Ragazzi. Con Roberto Giacobbo 10.50 A COME AVVENTURA. Documenti 11.30 MEZZOGIORNO IN FAMIGLIA. Varietà 13.00 TG 2 GIORNO. 13.30 TG 2 MOTORI. Attualità 13.40 METEO 2. 13.45 QUELLI CHE ASPETTANO. Talk 15.40 QUELLI CHE. Varietà. Con Victoria Cabello 17.05 TG 2 L.I.S. METEO 2. 17.10 STADIO SPRINT. Rubrica sportiva 18.10 90° MINUTO. Rubrica sportiva 19.35 IL COMMISSARIO REX. Telefilm. Con Alexander Pschill 20.30 TG 2 20.30.

8.15 FILM LA GERUSALEMME LIBERATA. (Azione, It., ‘58) 9.55 L’ISPETTORE DERRICK. Telefilm 10.45 TGR ESTOVEST. Att. 11.05 TGR MEDITERRANEO. Reportage 11.30 TGR REGIONEUROPA. Attualità 12.00 TG 3. 12.25 TELECAMERE. Att. 12.55 LEZIONI DAL CONCLAVE. Attualità 13.25 PASSEPARTOUT. Attualità 14.00 TG REGIONE. TG REGIONE METEO. 14.15 TG 3. 14.30 IN 1/2 H. Attualità 15.00 TG3 L.I.S. 15.05 ALLE FALDE DEL KILIMANGIARO. Att. 16.05 MILANO - SANREMO. Ciclismo 18.00 PER UN PUGNO DI LIBRI. Varietà

8.20 EVOLUZIONE E SOPRAVVIVENZA. Documentario 9.00 BBC KNOWLEDGE. Documentario 10.00 SANTA MESSA. Religione 11.00 LE STORIE DI VIAGGIO A... Attualità 11.30 TG 4 - METEO.IT. 12.00 PIANETA MARE. Attualità 13.05 DONNAVVENTURA. Attualità 14.00 TG 4 - METEO.IT. 14.40 IERI E OGGI IN TV SPECIALE. Varietà 15.05 FILM TITANIC. (Drammatico, Usa, 1996) 18.55 TG 4 - METEO.IT. 19.35 SPECIALE TIERRA DE LOBOS. Varietà 19.40 IL COMANDANTE FLORENT. Telefilm. Con Corinne Touzet, Pierre Deny, Franck Capillery

6.00 TG 5 PRIMA PAGINA. Attualità 8.00 TG 5 MATTINA. 8.50 LE FRONTIERE DELLO SPIRITO. Attualità. Con Maria Cecilia Sangiorgi, Monsignor Gianfranco Ravasi 9.40 TGCOM. 10.00 SOUTH PACIFIC. Documentario 11.50 TG5 ‘13 - SPECIALE ANGELUS. Evento 13.00 TG 5. Nel programma: Meteo.it 13.40 L’ARCA DI NOÈ. Attualità 14.00 DOMENICA LIVE. Attualità. Con Barbara D’Urso 18.50 THE MONEY DROP. Quiz 20.00 TG 5. Nel programma: Meteo.it; Striscia la Domenica

7.50 CARTONI ANIMATI. Cartoni 10.05 JETSONS - I PRONIPOTI. Cartoni 10.35 FILM DUE GEMELLE IN AUSTRALIA. (Comm., Usa, 2000) 12.25 STUDIO APERTO. Nel programma: Meteo.it 13.00 SPORT MEDIASET XXL. 14.00 FILM IL MAGICO TESORO DI LOCH NESS. 16.00 FILM IL MISTERO DELLA CASA STREGATA. 17.58 ARROW - SPECIALE. Varietà 18.00 LA VITA SECONDO JIM. Serie 18.30 STUDIO APERTO. 19.00 COSÌ FAN TUTTE. Serie 19.25 FILM 30 ANNI IN 1 SECONDO. (Comm., Usa, 2004)

7.00 OMNIBUS. Attualità. Nel programma: Tg La7 9.20 COFFEE BREAK. Attualità. Con Enrico Vaime 10.40 MARATONA DI ROMA. Atletica leggera (Diretta) 13.30 TG LA7. 14.05 TG LA7 CRONACHE. Attualità 14.40 FILM IL RAS DEL QUARTIERE. (Commedia, Italia, 1983). Regia di Carlo Vanzina. Con Diego Abatantuono, Lino Troisi, Isabella Ferrari. 16.15 THE DISTRICT. Telefilm 17.55 L’ISPETTORE BARNABY. Telefilm. Con John Nettles, Jane Wymark, Barry Jackson 20.00 TG LA7.

12.40 PLAIN JANE: LA NUOVA ME. Varietà 13.30 MARIO - UNA SERIE DI MACCIO CAPATONDA. Varietà 15.10 NEW GIRL. Telefilm 16.00 TEEN MOM. Varietà 16.50 BALLERINI: DIETRO IL SIPARIO. Varietà 19.20 MARIO - UNA SERIE DI MACCIO CAPATONDA. Varietà 19.55 MARIO - UNA SERIE DI MACCIO CAPATONDA. Varietà 20.20 IL TESTIMONE. Reportage 21.10 BALLERINI: DIETRO IL SIPARIO. Varietà 22.00 CATFISH: FALSE IDENTITA’ Reportage

21.00 N.C.I.S. Telefilm. Con Mark Harmon, Michael Weatherly, Pauley Perrette 21.45 ELEMENTARY. Telefilm. Con Jonny Lee Miller, Lucy Liu, Aidan Quinn 22.35 LA DOMENICA SPORTIVA. Rubrica

19.00 19.30 20.00 20.10

TG 3. TG R. TG R METEO. BLOB. Attualità CHE TEMPO CHE FA. Talk show PRESA DIRETTA. Attualità TG 3. TG REGIONE. GAZEBO. Attualità

21.30 FILM CHI TROVA UN AMICO, TROVA UN TESORO. (Avventura, Italia, 1981). Regia di Sergio Corbucci. Con Terence Hill, Bud Spencer, John Fujioka.: Tgcom; Meteo.it

21.30 FILM FRANCESCO. (Drammatico, Italia, 2002). Regia di Michele Soavi. Con Raoul Bova, Amélie Daure, Gianmarco Tognazzi. Nel programma: Tgcom; Meteo.it

21.25 LE IENE SHOW. Varietà. Con Ilary Blasi, Teo Mammuccari 0.35 2 BROKE GIRLS. Serie 1.30 CALIFORNICATION. Telefilm. Con David Duchovny, Natascha McElhone

20.30 IN ONDA. Talk show. Con Luca Telese, Nicola Porro 21.30 I BORGIA. Serie. Con Jeremy Irons, Holliday Grainger 23.20 LA7 DOC. Documentario 0.30 TG LA7 SPORT. 0.45 MOVIE FLASH. Att.

0.35 TG1 NOTTE. CHE TEMPO FA. 1.00 APPLAUSI. Attualità 2.15 SETTE NOTE MUSICA E MUSICHE. Attualità

1.00 TG 2. 1.20 PROTESTANTESIMO. Attualità 1.50 METEO 2. 1.55 APPUNTAMENTO AL CINEMA. Attualità

0.45 TG 3. 0.52 METEO 3. 0.55 TELECAMERE. Attualità 1.45 FUORI ORARIO. COSE (MAI) VISTE.

23.50 TIERRA DE LOBOS L’AMORE E IL CORAGGIO. Telefilm 2.00 TG 4 NIGHT NEWS. 2.25 FILM UNA NOTTE PER DECIDERE.

0.05 FILM IL POSTINO. (Drammatico, Belgio/Francia/Italia 1994). Regia di Michael Radford. Con M. Troisi

2.00 SPORT MEDIASET. 2.25 STUDIO APERTO - LA GIORNATA. 2.55 FILM ROAD TRIP. (Commedia, Usa, 2000)

0.50 FILM IL GIORNO PRESCELTO. (Thriller, Can./Usa, 2005). Regia di Norma Bailey. Con P. Michael Glaser

21.30 23.25 23.35 23.40

Deejay TV 15.00 A PROPOSITO DI BRIAN. Telefilm 16.00 LE STRADE DI MAX. Serie 17.00 BEST OF OCCUPY DEEJAY. Musicale 18.00 FINO ALLA FINE DEL MONDO. Doc. 19.00 LINCOLN HEIGHTS. Telefilm 20.00 BEST OF LOREM IPSUM. Musicale 20.30 BEST OF THE BLOCK Varietà 21.00 FILM DRAGO D’ACCIAIO. (Avv., Usa, 1992) DATI DI PROGRAMMAZIONE FORNITI DA COMPUTIME

Film e programmi Raoul Bova fa San Francesco

Papa e Parlamento secondo Zoro

Rai4 Raoul Bova nei panni di San Francesco di Assisi (foto): dalla decisione di lasciare la famiglia per predicare il Vangelo fino alla fondazione dell’Ordine e alla morte. Francesco Canale 5, ore 21.30

La lente dell’ironia di Diego Bianchi, in arte Zoro, questa sera si focalizza sul Conclave con l’elezione di Papa Francesco e sull’apertura delle Camere. Gazebo Rai3, ore 23.40

Una truffa per Lino Banfi

Squinzi e Bisio ospiti da Fazio

Due nuovi episodi della fiction con Lino Banfi nel ruolo di Nonno Libero. Le clienti di Ave (Emanuela Grimalda) capiscono di essere state truffate. Un medico in famiglia 8 Rai1, ore 21.30

Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria; Claudio Bisio, nelle sale con «Benvenuto Presidente» e la scrittrice Alicia Gimenez-Bartlett sono gli ospiti di Fazio. Che tempo che fa Rai3, ore 20.10

Rai5 rai.it

rai.it

6.30 LA SITUAZIONE COMICA. Varietà 6.50 ALPHAS. Serie 7.30 WAREHOUSE 13. Serie 8.15 HAVEN. Serie 9.00 SURVIVORS. Serie 9.55 EUREKA. Serie 10.40 NOEIN. Telefilm 11.05 DENNOU COIL. Telefilm 11.35 FILM VANISHING ON 7TH STREET. 13.05 MAINSTREAM. Attualità 13.30 FILM L’UOMO DELLA PIOGGIA. 15.40 30 ROCK. Serie 16.25 MAD MEN. Serie 17.55 RAI NEWS - GIORNO. 18.00 FLASHPOINT. Serie 19.30 MEDIUM. Serie 21.15 DEXTER. Serie 23.10 MAINSTREAM. Attualità 23.15 FILM NUIT BLANCHE (Azione). Regia di Frédéric Jardin 0.55 ANICA APPUNTAMENTO AL CINEMA. Attualità

18.05 RAI NEWS - GIORNO. 18.10 INDIAN OCEAN. Doc. 19.15 LONELY PLANET BEST IN CHINA. Doc. 19.50 LA VERITÀ SUL CIBO. Documentario 20.45 LEZIONI DI BON TON. Documentario 21.15 L’OLANDESE VOLANTE. Musica 0.10 ICONE.

Rai Storia

Rai Rai Premiumrai.it Movie 17.40 RAI NEWS - GIORNO. 17.45 IL CAPITANO. Tf 19.30 FICTION MAGAZINE. Attualità 20.15 UN COMMISSARIO A ROMA. Telefilm 21.20 FILM MISS MARPLE: PERCHÉ NON L’HANNO CHIESTO A EVANS? 23.05 NEBBIE E DELITTI.

rai.it

19.30 ANTEPRIMA. Doc. 19.35 MANGIADISCHI. Doc. 19.50 RITORNO AL PRESENTE. Doc. 20.30 RES GESTAE FATTI. Documenti 21.00 DIXIT MONDO GRANDI INVIATI. Doc. 23.00 Q. Documenti 24.00 RES GESTAE FATTI. Documenti

rai.it

14.15 FILM I PROFESSIONISTI. 16.15 FILM HARRY, TI PRESENTO SALLY. 17.50 RAI NEWS - GIORNO. 17.55 FILM FBI OPERAZIONE TATA. 19.30 FILM NON DIRE SÌ. 21.05 FILM AGORA. 23.10 FILM LA NOTTE NON ASPETTA.

Rai Gulp

rai.it

Real Time

realtimetv.it

DMax Class Tv Msnbc class.it

La7d dmax.it

la7.it

17.55 MIA AND ME. Cartoni 18.20 GULP GIRL 2013. Att. 18.45 GRACHI. Telefilm 19.30 FILM PONYO SULLA SCOGLIERA. 21.15 EXTREME SPORTS Sport 21.25 WINX CLUB. Cartoni 21.50 MIA AND ME. Cartoni

18.15 CERCO CASA DISPERATAMENTE. Attualità 19.10 SHOPPING NIGHT UK. Attualità 20.10 FUORI MENÙ. Att. 21.10 PAINT YOUR LIFE. Att. 22.10 24 ORE IN SALA PARTO. Attualità 23.05 DONNE: IL VOLTO DELLA VIOLENZA.

8.30 IL TG DELLA CONVENIENZA. Att. 9.30 LAW&ORDER. Tf 11.30 RIDE & DRIVE. Att. 12.10 FILM I FIGLI STRAPPATI. 13.55 CLASS LIFE 7. Att. 15.20 MODEL MANIA. Attualità 17.30 FILM WONDERLAND. 21.00 FILM AMICI E VICINI.

18.40 TOP GEAR. Attualità 19.30 TOP GEAR USA. Attualità 20.25 COME È FATTO. Documentario 20.50 COME È FATTO. Documentario 21.15 AFFARE FATTO! Documentario 22.05 MAN VS FOOD. Documentario

15.00 JOSÉPHINE, ANGE GARDIEN. Telefilm 16.40 UNA NUOVA VITA PER ZOE. Telefilm 18.30 LEVERAGE. Telefilm 19.20 THE BIG C. Telefilm 20.10 I MENÙ DI BENEDETTA. Attualità 21.10 S.O.S. TATA. Varietà 24.00 NON DITELO ALLA SPOSA. DocuReality

Rai YoYo

Iris

Cielo

La5

Tv 2000

rai.it

iris.mediaset.it

cielotv.it

mediaset.it

19.05 PORORO. Cartoni 19.30 SHAUN VITA DA PECORA. Cartoni 20.00 CARTONI DELLO ZECCHINO D ORO. Cartoni 20.10 PEPPA PIG. Cartonii 21.05 BARBAPAPÀ. Cartoni 21.15 PEPPA PIG. Cartoni 21.45 BUONA NOTTE CON LE FAVOLE DI YOYO

13.30 FILM RIUNIONE DI FAMIGLIA... CON PALLOTTOLE. 15.32 FILM G. 17.22 FILM THE GOSPEL. 19.20 FILM IN THE MIX - IN MEZZO AI GUAI. 21.08 FILM AMORI E SPARATORIE. 23.17 FILM RIUNIONE DI FAMIGLIA...

16.55 CIELO CHE GOL!. Calcio 18.40 ASPETTANDO MASTERCHEF ITALIA. Varietà 19.40 AFFARI DI FAMIGLIA. Documentario 20.40 FRATELLI IN AFFARI. Documentario 22.30 CIELO CHE GOL! NIGHT. Calcio

19.30 EXTREME MAKEOVER HOME EDITION. Documentario 21.10 DR. HOUSE MEDICAL DIVISION. Telefilm 22.04 DR. HOUSE - MEDICAL DIVISION. Tf 22.50 PRINCIPE$$E. Documentario

tv2000.it

18.30 NEL CUORE DEI GIORNI TEMPO VOLA. 19.00 NEL CUORE DEI GIORNI ROSA. 19.30 MADRI E FIGLI A CURA DI VITTORINO ANDREOLI. Attualità 20.00 ROSARIO DA LOURDES. Religione 20.30 LA SVOLTA 21.00 FILM S. PIETRO.


63

Corriere della Sera Domenica 17 Marzo 2013

Pay Tv Film e programmi Claudio Bisio all’Università

Claudio Bisio (foto) sale in cattedra per un giorno allo Iulm di Milano per una lezione-intervista condotta dal critico Gianni Canova: carriera, successi, aneddoti. A lezione da Claudio Bisio Sky Cinema 1, ore 23

Vaporidis diventa una rockstar

Sky Cinema

Sport

11.15 GEREMIA, CANE E SPIA Wilson è un postino allergico ai cani ma, ironia della sorte, suo figlio entra in possesso di un anello che lo trasforma in cane... Sky Cinema Family 12.10 PUERTO ESCONDIDO Mario (D. Abatantuono), dirigente di banca, è coinvolto nei delitti di un commissario. Fugge in Messico e conosce Alex (C. Bisio) e Anita (V. Golino). Sky Cinema 1 HD 13.20 LO STRAVAGANTE MONDO DI GREENBERG Roger, quarantenne eccentrico e irresponsabile, è ospite nella villa della famiglia Greenberg dove conosce la dolce Florence... Sky Cinema Hits HD 14.30 HERBIE AL RALLY DI MONTECARLO Jim (D. Jones) gareggia con la sua Volkswagen “animata” e si iscrive a una gara in Francia. Qui il maggiolino s’innamora di una concorrente! Sky Cinema Family 15.10 COUNTRY STRONG Per rivalutare la sua immagine la cantante Kelly Canter organizza un tour con la nuova star Beau Hutton e tra i due scoppia l’amore. Sky Cinema Hits HD 16.00 IL DUBBIO Bronx, 1964: sorella Aloysius (M. Streep) opera in un istituto dove lavora padre Flynn (P. Seymour Hoffman), che attira i

sospetti della religiosa... Sky Cinema Passion HD 17.20 NATALE A NEW YORK La compagnia del film natalizio, diretta da N. Parenti, si sposta a New York. Nel cast anche S. Ferilli, E. Canalis e C. Bisio. Sky Cinema 1 HD 19.05 RISVEGLI Un medico (R. Williams) sperimenta sui malati di encefalite letargica una terapia rivoluzionaria. Il paziente è R. De Niro. Sky Cinema Hits HD 19.15 FLASHDANCE J. Beals/Alex lavora come operaia metallurgica a Pittsburgh, ma sogna di diventare una ballerina. Oscar alla canzone/titolo del film. Sky Cinema Passion HD 21.00 LO SPERONE INSANGUINATO J. Cassavetes - futuro regista tra gli altri di “Rosemary’s Baby”- è il fratello minore di uno sceriffo corrotto. Sky Cinema Classics BAD BOYS II I detective Lowrey (W. Smith) e Burnett (M. Lawrence) della squadra narcotici di Miami, indagano sulla diffusione dell’ecstasy. Sky Cinema Max HD THE JONESES Gli Jones sembrano la famiglia perfetta ma nessuno sospetta quale sia la verità dietro le apparenze. Sky Cinema Passion HD 21.05 KUNG FU PANDA 2 Po è diventato il

Serie Tv

Intrattenimento

Ragazzi

Documentari

14.00 BUONA FORTUNA CHARLIE! Disney Channel 15.10 INCORREGGIBILI DeAkids 16.00 NON FIDARTI DELLA STR*** DELL’INTERNO 23 Fox HD 17.20 GLEE Fox HD 18.05 NINJAGO Cartoon Network 19.05 UNA MAMMA PER AMICA Fox Life 20.05 LAW & ORDER: UNITÀ SPECIALE Fox Crime HD 21.00 PROFILING Fox Crime HD I GRIFFIN Fox HD THE GOOD WIFE Fox Life 21.25 I GRIFFIN Fox HD 21.55 THE GOOD WIFE Fox Life 22.05 LORO UCCIDONO Fox Crime HD 22.50 GREY’S ANATOMY Fox Life 23.15 MODERN FAMILY Fox HD

14.00 CHI VESTE LA SPOSA-MAMMA CONTRO SUOCERA LEI 15.30 PROJECT RUNWAY - TAGLIA, CUCI... SFILA! Sky Uno 16.40 JUST KIDDING! Disney Channel 17.20 S.O.S. TATA Fox Life 18.20 MASTERCHEF USA Sky Uno 19.00 CELEBRITY NOW - SATIRA SELVAGGIA Sky Uno 20.20 WAGNER - TANNHÄUSER G.SINOPOLI, DIR. - W.WAGNER, REG. Classica 21.10 THE X FACTOR USA - LA GARA Sky Uno 21.40 UNA FAMIGLIA ALLO SBARAGLIO Disney Channel 22.20 SCUOLA DA CANI LEI 23.25 YAMAMAY FASHION SHOW Sky Uno

18.05 THE GARFIELD SHOW Boomerang 18.10 TEENAGE MUTANT NINJA TURTLES Nickelodeon 18.15 POKEMON N&B: DESTINI RIVALI K2 19.00 DREAMWORKS DRAGONS: I CAVALIERI DI BERK Cartoon Network 19.05 SQUITTO LO SCOIATTOLO K2 19.50 LEONE IL CANE FIFONE Cartoon Network 19.55 I FANTAEROI K2 20.20 I FANTAEROI K2 20.25 THE REGULAR SHOW Cartoon Network 20.30 LE NUOVE AVVENTURE DI PETER PAN DeAkids 20.40 SPONGEBOB Nickelodeon 20.45 DUE FANTAGENITORI K2

14.05 ATLANTIS History Channel 15.00 MATRIMONIO PERFETTO LEI 16.05 COME È FATTO Discovery Channel HD 17.00 CITTÀ AI RAGGI X Discovery Channel HD 18.00 MYTHBUSTERS Discovery Channel HD 19.00 TOP GEAR Discovery Channel HD 20.00 LA FEBBRE DELL’ORO Discovery Channel HD 20.35 AFFARI DI FAMIGLIA - LOUISIANA History Channel 21.00 CITTÀ AI RAGGI X Discovery Channel HD 22.00 ARGO: LA VERA STORIA Discovery Channel HD 23.05 MALATTIE MISTERIOSE Discovery Science

15.55 16.25 16.30 16.50

18.05 FAIRLY LEGAL. Telefilm JOI 18.20 SMALLVILLE. Telefilm STEEL 18.25 POMODORI VERDI FRITTI ALLA FERMATA DEL TRENO. Film Studio Universal 18.38 ER-MEDICI IN PRIMA LINEA. Telefilm MYA 19.10 THE PACIFIC. Miniserie STEEL 19.27 ER-MEDICI IN PRIMA LINEA. Telefilm MYA

19.38 CHUCK. Telefilm JOI 19.40 SUPERHERO - IL PIÙ DOTATO FRA I SUPEREROI. Film Premium Cinema 20.10 THE PACIFIC. Miniserie STEEL 20.21 ER-MEDICI IN PRIMA LINEA. Telefilm MYA 20.27 CHUCK. Telefilm JOI 20.45 CHI TI CREDI DI ESSERE?. Documentario Studio Universal

21.10

22.30

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23.05

23.30

Guerriero Dragone e deve proteggere la Valle della Pace da uno spaventoso pavone albino. Sky Cinema Family BENVENUTI AL NORD Sequel di “Benvenuti al Sud”. Stavolta è il campano Mattia (Siani) a trasferirsi in Padania dall’amico Alberto (Bisio). Sky Cinema 1 HD HANNA A 16 anni Hanna è stata addestrata come un soldato dal padre, ex agente della Cia che vuole vendicarsi di un ex collega. Sky Cinema Hits HD LA BATTAGLIA DEI GIGANTI Telly Savalas (futuro tenente Kojak) era candidato ai Golden Globes, come miglior attore non protagonista. Sky Cinema Classics IL GATTO CON GLI STIVALI Il Gatto con gli Stivali, prima di conoscere Shrek, era già un abile combattente. In quest’avventura deve recuperare l’Oca dalle uova d’oro. Sky Cinema Family BECOMING JANE Film biografico incentrato sulla vita della scrittrice Jane Austen, interpretata da A. Hathaway e ambientato a fine Settecento. Sky Cinema Hits HD DRACULA’S LEGACY - IL FASCINO DEL MALE Una banda di ladri, libera per errore le spoglie del Conte Dracula che si ritrova così catapultato nella New Orleans di oggi. Sky Cinema Max HD

13.00 SCI ALPINO: SLALOM GIGANTE. FINALI Coppa del Mondo Femminile. Diretta Eurosport 13.30 BIATHLON: PARTENZA IN LINEA Coppa del Mondo Maschile. Diretta Eurosport 14.15 SALTO CON GLI SCI: HS 134 Coppa del Mondo. Diretta Eurosport 15.00 CALCIO: MILAN - PALERMO Serie A. Diretta Sky Sport 1 HD 16.15 CICLISMO: MILANO - SANREMO Diretta Eurosport 17.00 CALCIO: TOLOSA - BORDEAUX Ligue 1. Diretta Sport Italia 17.15 BILIARDO: SEMIFINALI Players Tour Championship. Diretta Eurosport 18.00 BASKET: CHAMPIONSHIP NCAA. Diretta Sky Sport 2 HD 19.00 CALCIO: TERZO TEMPO, IN ONDA CON NOI Diretta Sky Sport 1 HD 20.00 BILIARDO: SEMIFINALI Players Tour Championship. Differita Eurosport 20.45 CALCIO: SAMPDORIA - INTER Serie A. Diretta Sky Sport 1 HD 21.00 BILIARDO: FINALE Players Tour Championship. Diretta Eurosport TENNIS: FINALE ATP World Tour Masters 1000 Indian Wells. Diretta Sky Sport 2 HD 22.00 TENNIS: FINALE ATP World Tour Masters 1000 Indian Wells. Diretta Sky Sport 2 HD

Massimo (Nicola Vaporidis) sogna di diventare una rockstar. L’incontro con la bella Jing Fu (Valentina Izumi Cocco, foto con Vaporidis) e con un produttore gli cambierà la vita. Questa notte è ancora nostra Premium Cinema, ore 21.15

Licenza di uccidere per la killer Ronan

Cresciuta dal padre Erik (Eric Bana), un ex agente segreto, come una killer spietata, la 16enne Hanna (Saoirse Ronan, foto) deve portare a termine una missione: uccidere la collega che tradì Erik. Hanna Sky Cinema Hits, ore 21.10

Single in carriera con tre nipotini

Mediaset Premium

Una giovane single in carriera (Kate Hudson) si ritrova costretta a occuparsi dei suoi tre nipoti. All’inizio va in crisi, ma poco alla volta scopre cosa voglia dire amare. Quando meno te lo aspetti Cinema Emotion, ore 21.15

14.30 ELIZABETH: THE GOLDEN AGE. Film Studio Universal 14.45 DR. HOUSE - MEDICAL DIVISION. Telefilm JOI 15.33 RED CARPET. Rubrica Premium Cinema 15.37 DR. HOUSE - MEDICAL DIVISION. Telefilm JOI 15.46 ESPIAZIONE. Film Premium Cinema

A PASSO DI DANZA. Telefilm MYA PSYCH. Telefilm JOI JUNIOR. Film Studio Universal ER-MEDICI IN PRIMA LINEA. Telefilm MYA 17.20 SMALLVILLE. Telefilm STEEL 17.44 ER-MEDICI IN PRIMA LINEA. Telefilm MYA 17.49 TOWER HEIST - COLPO AD ALTO LIVELLO. Film Premium Cinema

La televisione in numeri

La Storia in diretta Vince la televisione

I

l nuovo Papa Francesco conquista gli italiani, con la tv. Quasi 23 milioni di persone hanno atteso davanti al piccolo schermo l’annuncio del «gaudium magnum» dalla loggia della Basilica di San Pietro, mercoledì sera. Si tratta di un record di occhi (e telecamere) puntate su un luogo che non si vedeva da anni (l’ultima volta, l’11 settembre 2001), raggiunto anche per il tempismo della fumata bianca e del successivo annuncio, all’ora delle news principali, che continuano ad accomunare milioni di italiani nel rituale del tg serale. Top & Flop Sebbene le fonti informative a disposizione di Il calcio di Militello chiunque siano, a tutt’oggi, molteplici e variegate Striscia la notizia (la Rete, i giornali, la radio, e naturalmente i social network), la televisione mantiene il suo primato grazie alla simultaneità «Striscia la notizia»: e alla forza delle immagi6.867.000 spettatori, ni. È curioso notare come, 22,5% di share, Canale 5, in questi casi di «live broalunedì 11 marzo, ore 20.46. dcasting of history», di Minuto picco: 8.529.000 «storia in diretta», conserspettatori, Cristiano Militello vi un peso la forza della mostra le simulazioni dei tradizione. Dalle sette delcalciatori (ore 21.12) la sera tutte e sette le testate nazionali sono in onda, chi mantenendo il consueIl giallo di Rutherford to orario di trasmissione e Assassinio sul treno chi partendo con un’edizione straordinaria. Ma è il Tg1 a vincere la battaglia degli ascolti: la cifra record di 10.086.000 spet«Assassinio sul treno»: tatori (34,3% di share) è 667.000 spettatori, 2,3% raggiunta nell’ora e quadi share, La7, martedì 12 ranta minuti di diretta. Semarzo, ore 21.13. Minuto gue, distaccato, il Tg5 picco negativo: 521.000 (3.530.000 spettatori, spettatori, inizia il film 13,6% di share), e poi Tg3, con Margaret Rutherford Tg2, Tg4, TgLa7 (penaliz(ore 21.23) zato dall’assenza del direttore), Studio Aperto. A questi dati vanno poi aggiunti quelli delle reti digitali che hanno seguito tutte le fasi del Conclave e dell’elezione, come SkyTg24, TgCom24, RaiNews, Tv2000. Un evento trasversale alle età: al Tg1 la palma degli spettatori più anziani (ultra65enni), al Tg5 quella dei più giovani (venti/trentenni). (a.g.) In collaborazione con Massimo Scaglioni, elaborazione Geca Italia su dati Auditel. © RIPRODUZIONE RISERVATA

21.15 QUESTA NOTTE È ANCORA NOSTRA. Film Premium Cinema 21.15 THE VAMPIRE DIARIES. Telefilm MYA 21.15 FRINGE. Telefilm STEEL 21.15 PROVA A PRENDERMI. Film Studio Universal 22.05 REVOLUTION. Telefilm STEEL 22.06 THE VAMPIRE DIARIES. Telefilm MYA

22.54 THE VAMPIRE DIARIES. Telefilm MYA 22.55 GRIMM. Telefilm STEEL 23.04 IL 7 E L’8. Film Premium Cinema 23.40 RUSH HOUR 3 - MISSIONE PARIGI. Film Studio Universal 23.43 COUGAR TOWN. Telefilm MYA 23.45 GRIMM. Telefilm STEEL 0.10 COUGAR TOWN. Telefilm MYA 0.35 THE PACIFIC. Miniserie STEEL


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Domenica 17 Marzo 2013 Corriere della Sera


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