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Radici e forza delle relazioni tra Italia e Repubblica Dominicana (Testimonianza

Víctor ManueL griMaLdi césPedes Ex Ambasciatore della Repubblica Dominicana presso la Santa Sede ed ex Ambasciatore presso il Regno di Svezia

Introduzione

«Vidi poi un nuovo cielo e una nuova terra», proclama l’evangelista Giovanni «perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c’era più». Apocalisse (21,1).

In fuga da quanto ormai non esiste più perché cancellato da una tragedia naturale, per malattia o perché minacciati dalle guerre provocate dall’uomo, spesso ci lasciamo alle spalle la nostra terra e ne cerchiamo di nuove. Nel cammino degli esseri umani trovare nuove terre e nuove genti, lasciarsi alle spalle l’esistente nel tentativo di sopravvivere, è stato cagione di esodi e di legami; seguire le tracce di questi ultimi ci permette di comprendere le radici delle relazioni tra le diverse società e i loro governi. Trovare nuovi mercati, nuovi prodotti e nuovi alimenti sono altrettanti sproni alla ricerca di nuovi cieli e di nuove terre. Nel caso dei popoli e degli Stati d’Italia e della Repubblica Dominicana crediamo che l’esempio valga per capire il presente e il passato delle relazioni diplomatiche, commerciali e di cooperazione e gli stretti legami che ci uniscono. Come studioso e curioso della storia, nel 2013, quand’ero ambasciatore della Repubblica Dominicana presso la Santa Sede a Roma, mi sono recato negli archivi della Presidenza della Repubblica Italiana e del Ministero degli Affari Esteri. Il motivo di quella mia visita negli archivi storici italiani era principalmente il fatto che il mio nonno paterno, Giuseppe Grimaldi Caroprese, a cui devo il primo dei cognomi che porto, era nato in un luogo privilegiato di quella penisola nel Sud dell’Europa, l’Italia, teatro di tante esperienze umane e così battezzata, appunto, nel 1861, quando al Regno d’Italia venne dato il gentilizio degli antichi popoli «italici» del mezzogiorno della penisola. Esaminando le carte e altri documenti negli archivi ufficiali italiani vi ho potuto ritrovare i forti legami che negli ultimi cento anni hanno sostenuto la buona convivenza tra i popoli e i governi dell’Italia e della Repubblica Dominicana.

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Visita del Presidente dominicano Danilo Medina al Presidente Sergio Mattarella al Quirinale. Roma, 13 febbraio 2019.

Cristoforo Colombo: scopritore dell’isola

Guardando alla storia, le radici di questi legami si possono rintracciare nell’arrivo in terra dominicana nel 1492 dell’ammiraglio genovese Cristoforo Colombo. In seguito abbiamo l’esempio di un altro italiano, Alessandro Geraldini, umbro di Amelia, primo vescovo residente sull’isola. Da allora la cultura cattolica e gli insegnamenti provenienti da Roma e dalla penisola italiana sono stati fondamentali nella formazione di un popolo che nel 1844 ha consolidato la propria identità nazionale creando uno Stato chiamato Repubblica Dominicana. Val la pena ricordare che nel 1802 un imperatore francese, nato in Corsica da una famiglia originaria della Toscana, il cui nome in italiano era Napoleone Buonaparte, inviò a Hispaniola una spedizione composta da numerose imbarcazioni con migliaia di soldati per cacciare dalla parte orientale dell’isola, colonia spagnola, il governatore Toussaint Louverture. La parte di Hispaniola che oggi abitiamo, e che dal 1844 chiamiamo Repubblica Dominicana, dopo il trattato di Basilea del 1795 era stata ceduta dalla Spagna alla Francia. Quel trattato mise fine alle guerre della Prima Campagna d’Italia guidata dall’allora generale Bonaparte. Si tratta di particolari importanti per spiegare le radici storiche dei nostri rapporti con l’Italia, tanto come Nazione che come Popolo e Stato. La spedizione che nel 1802 Napoleone Bonaparte, ormai imperatore, inviò

via mare nell’isola di Hispaniola era guidata da suo cognato, il generale Emmanuel Leclerc, marito di Paolina Bonaparte (rimasta poi vedova essendo Leclerc morto sull’isola a causa di un’epidemia di febbre gialla o di malaria), e tra i soldati ai suoi ordini, molti dei quali reclutati nei dintorni di Genova, terra d’origine dell’ammiraglio Cristoforo Colombo, e nel resto della Liguria, vi erano le radici di famiglie dominicane di origine italiana come Bonetti, Billini, Campillo, Cambiaso e molte altre che in seguito avrebbero avuto un ruolo decisivo in episodi e periodi importanti della nostra storia nazionale. Ormai nel xx secolo, nel decennio 1930-1940, quando nella vita e nella storia dell’umanità si verifica una di quelle crisi che generano momenti drammatici, a svolgere un ruolo chiave nell’avvicinamento tra l’Italia e la Repubblica Dominicana è stata la radio. A metà di quel decennio le comunicazioni elettroniche potevano contare sulla scoperta, o invenzione, dell’italiano Guglielmo Marconi. Come emerge da documenti custoditi nell’Archivio Storico del Ministero degli Affari Esteri italiano quello strumento, allora efficace e rapido, serviva a mettere in contatto quotidiano gli italiani e i dominicani in orari specifici. Quando l’1 settembre 1939 scoppiò la Seconda guerra mondiale, il riallineamento degli Stati in quel conflitto planetario allontanò i governi, ma non riuscì a spezzare i legami secolari tra popoli e nazioni. L’Italia fu soggiogata dal regime fascista instaurato nel 1922, quattro anni dopo la fine della Prima guerra mondiale (1914-1918). Alleato dell’Impero giapponese e della Germania nazista di Adolf Hitler, il governo dell’Italia di Benito Mussolini interruppe i rapporti con il governo della Repubblica Dominicana; solo dopo la fine della guerra, nel 1945, le relazioni si normalizzarono. Oltre alla sofferenza degli italiani residenti nella Repubblica Dominicana che ogni settimana dovevano presentarsi per i controlli di polizia nelle caserme più vicine, questo è l’unico episodio triste che dobbiamo registrare nei nostri rapporti come Stati. Nel dicembre 1941 il regime del dittatore Rafael Leónidas Trujillo Molina dichiarò guerra all’Asse (Italia, Germania e Giappone). La dittatura di Trujillo si schierò sul fronte costituito da Stati Uniti, Gran Bretagna e Unione Sovietica contro i regimi totalitari di Germania, Italia e Giappone. Alcuni anni fa negli archivi italiani ho trovato delle lettere che testimoniano delle difficili situazioni vissute da cittadini italiani estranei a quei conflitti tra le grandi potenze statali.

Popoli e radici

La storia dimostra che al di sopra degli interessi temporanei degli organismi parastatali ci sono radici profonde a unire le Nazioni, e l’esempio dei popoli dominicani e italiani lo dimostra. Alla fine, gli episodi congiunturali e le sagge decisioni dei loro lungimiranti leader fanno superare gli ostacoli. Durante la Seconda guerra mondiale sul territorio della penisola italiana passarono gli eserciti di venti paesi invasori. Poi il mondo ritrovò un suo ordine. Nel 1945 la Repubblica Dominicana fece il suo ingresso tra i paesi membri delle Nazioni Unite. L’Italia entrò a far parte dell’organismo mondiale dopo aver cambiato il proprio ordinamento politico, con la proclamazione della Repubblica Italiana seguita al voto popolare del 1946 e l’entrata in vigore della sua Costituzione nel 1948. Da allora i rapporti tra la nuova Repubblica Italiana e la Repubblica Dominicana si sono completamente normalizzati a livello di ambasciatori straordinari e plenipotenziari. Lo si è visto nel decennio successivo al 1950, quando da un’Italia in piena ricostruzione postbellica arrivarono nel paese tecnici, ingegneri e operai italiani; e ancora, nei vari accordi sottoscritti tra i due Stati e nell’insediamento di missioni diplomatiche stabili nel corso di settant’anni.

Dal 1963 in poi

La storia recente tra l’Italia e la Repubblica Dominicana, da sei decenni a questa parte, ha visto prosperare i rapporti tra i due popoli e i due governi. Da notare che nell’Archivio della Presidenza della Repubblica Italiana tra i tanti documenti interessanti si conservano quelli relativi alla prima visita in Italia di un presidente dominicano. Si tratta del soggiorno nel

gennaio 1963 del presidente eletto Juan Bosch: accompagnato dalla consorte, venne ricevuto con tutti gli onori di capo dello Stato dal presidente della Repubblica Italiana Antonio Segni. Bosch era stato eletto il 20 dicembre 1962 nelle prime elezioni democratiche tenutesi nella Repubblica Dominicana dopo il regime dittatoriale di Rafael Trujillo, durato dal 1930 al 1961. La sua visita in Europa seguiva quella negli Stati Uniti, dove era stato ricevuto alla Casa Bianca dal presidente John Fitzgerald Kennedy. Oltre che con il presidente italiano, Bosch ebbe incontri ufficiali con Charles de Gaulle in Francia e Konrad Adenauer in Germania. La visita del presidente Bosch ha segnato l’inizio di un nuovo capitolo nei rapporti tra Italia e Repubblica Dominicana che prosegue tutt’oggi. Il risultato di quel processo, che è andato crescendo dal 1963, sono le aziende italiane che investono e realizzano progetti nella Repubblica Dominicana, la cooperazione tecnica e culturale del governo italiano con la Repubblica Dominicana, il numero di turisti italiani, le migliaia di italiani che vivono nella Repubblica Dominicana e le migliaia di cittadini dominicani che lavorano e risiedono sul territorio italiano. Un particolare interessante è che nel marzo 1965 il ministro della Difesa Giulio Andreotti arrivò nella Repubblica Dominicana in visita ufficiale, in qualità di rappresentante del governo italiano al Congresso Mariologico e Mariano internazionale, ospitato per la prima volta in terra americana per volere di papa Paolo VI. Andreotti ritornò nel paese nel 1990, come presidente del Consiglio dei Ministri del governo italiano. Negli anni novanta la compagnia di bandiera italiana Alitalia assicurava collegamenti regolari con Santo Domingo con voli plurisettimanali. Ricordiamo che nel suo primo viaggio apostolico papa Giovanni Paolo ii arrivò nella Repubblica Dominicana, il primo paese latinoamericano da lui visitato, con un volo Alitalia proveniente da Roma. In seguito, nel gennaio 1999, il presidente Leonel Fernández si è recato in visita di Stato in Italia ed è stato ricevuto dal presidente della Repubblica Italiana, Oscar Luigi Scalfaro. Durante la sua visita si sono svolti colloqui con il Primo Ministro e sono stati firmati numerosi accordi tra i due Governi che hanno consolidato le relazioni bilaterali.

L’impegno del presidente Danilo Medina e del suo governo

Più di recente i rapporti si sono rafforzati in modo più profondo. Dal 2014 il presidente della Repubblica Danilo Medina si è recato a Roma tre volte. La prima volta è stato ricevuto in udienza ufficiale da Sua Santità papa Francesco. L’ultima è stato in occasione di una visita ufficiale e di una colazione di lavoro con il presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella. All’incontro erano presenti l’ambasciatore d’Italia, Sua Eccellenza Andrea Canepari, e un’importante delegazione che accompagnava il presidente Danilo Medina. La colazione, estremamente cordiale, si è svolta nel Palazzo del Quirinale il 13 febbraio 2019. In quell’occasione sono stati trattati diversi argomenti. In primo luogo, il presidente Sergio Mattarella ha ricordato che il Palazzo Presidenziale della Repubblica Dominicana è opera di un progettista italiano, Guido D’Alessandro. Questo ha offerto lo spunto al presidente Danilo Medina per sottolineare l’importanza della comunità italiana nella Repubblica Dominicana e delle famiglie che hanno contribuito allo sviluppo economico, sociale e politico del paese. Sempre al Quirinale, il presidente Medina ha ricordato il quinto centenario dell’arrivo a Santo Domingo del primo vescovo residente, Alessandro Geraldini, e le celebrazioni che sarebbero iniziate nel settembre dello stesso anno, organizzate dall’Ambasciata d’Italia a Santo Domingo d’intesa con le istituzioni dominicane dopo la creazione di un apposito comitato. Proprio per l’attenzione che il presidente Medina ha dedicato a queste celebrazioni e per la sua volontà di rafforzare i rapporti con l’Italia, alla guida del Comitato d’Onore cui si deve l’organizzazione dell’anno culturale ha delegato la First Lady Cándida Montilla de Medina. Come abbiamo visto in questa rapida panoramica, nel corso dei secoli tra i popoli e le autorità civili dei due paesi sono stati intessuti legami culturali, scientifici, tecnologici, scambi commerciali e altre relazioni econo-

L’Ambasciatore Andrea Canepari saluta il Presidente dominicano Danilo Medina durante la sua visita al Presidente Sergio Mattarella al Quirinale. Roma, 13 febbraio 2019.

miche. Abbiamo una grande comunità italiana nella Repubblica Dominicana e una grande comunità dominicana risiede sul territorio italiano. Proprio per preservare questi legami nel 2013 il governo del presidente Danilo Medina e gli imprenditori dominicani si sono impegnati al massimo per evitare un allontanamento dall’Italia quando il Parlamento italiano nel bilancio di previsione relativo all’anno fiscale 2014-2015 ha disposto, per ragioni di razionalizzazione della spesa, di ridurre alcune delle missioni diplomatiche e consolari dello Stato italiano all’estero, tra cui l’Ambasciata a Santo Domingo. Infine, devo sottolineare che i buoni risultati di fruttuosi rapporti amichevoli tra popoli e governi devono sempre essere inquadrati nella giusta prospettiva con i rispettivi precedenti storici, recenti e meno recenti. I frutti delle ottime relazioni tra l’Italia e la Repubblica Dominicana che oggi stiamo raccogliendo sono merito del presidente Danilo Medina il quale, prima ancora della chiusura a fine 2014 dell’Ambasciata d’Italia a Santo Domingo, poi riaperta nel 2017 con la degna presenza di Sua Eccellenza l’ambasciatore Andrea Canepari, ha posto particolare cura in queste relazioni. Quando il 12 giugno 2014 il presidente Danilo Medina è arrivato per la prima volta a Roma, in occasione di un’udienza ufficiale con Sua Santità papa Francesco che avevo organizzato per il giorno successivo, poiché il nostro ambasciatore presso il Quirinale, il dottor Vinicio Tobal, era in procinto di lasciare la capitale il presidente mi ha dato copia delle lettere indirizzate rispettivamente al presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano e al presidente del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi affinché, come ambasciatore presso la Santa Sede, dessi il mio aiuto per migliorare la situazione. In quella veste sono stato anche chiamato a contribuire a mantenere le buone relazioni tra i due paesi. Merita infine un riconoscimento speciale anche la collaborazione attiva di imprenditori dominicani di origine italiana, deputati e senatori che si sono recati in Italia tra il 2013 e il 2015 e con i quali condividiamo un lavoro comune volto a rafforzare le relazioni tra Italia e Repubblica Dominicana. Così come dobbiamo essere grati all’ambasciatrice Peggy Cabral de Peña Gómez e al ministro degli Esteri Miguel Vargas Maldonado per il seguito dato dopo il 2016 agli impegni assunti.

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