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Il giovane italiano che disegnò il villaggio di Tenares (Testimonianza), tite concepción

Il giovane italiano che disegnò il villaggio di Tenares (Testimonianza)

tite concepción Ex Sindaco di Tenares

Una nota introduttiva su Tenares e l’italiano

welnel darío féliz

Storico. Membro effettivo dell’Academia Dominicana de la Historia

Tenares, già Los Ranchos (cambiò nome il 2 dicembre 1927 con delibera del Municipio di San Francisco de Macorís), è un comune della provincia di Hermanas Mirabal incastonato nella fertile terra del Cibao. Le sue origini sono incerte, si sa però che già nel 1839 aveva categoria territoriale ed era un importante centro di produzione agricola, circostanza che ci induce a pensare che l’enclave datasse a decenni prima. Secondo la tradizione, nel 1839 Tenares fu costituita come sezione dal comune di San Francisco de Macorís; tuttavia, in base all’articolo 130 della Legge 6 del Codice rurale haitiano del 1826, che disponeva che le sezioni rurali fossero istituite con specifici regolamenti emanati dal presidente della Repubblica, il consigliere comunale incaricato non aveva il potere di creare sezioni.1 Era così infatti che in un dato momento successivo al 1826 era stata creata la sezione Los Ranchos. Una sezione era un’unità amministrativa, dipendente dai comuni, cui faceva capo l’organizzazione del lavoro nelle zone rurali. Queste dovevano avere una superficie di circa quattro leghe (20 km ca), un nome e una delimitazione territoriale. Il base all’articolo 140 della citata legge, il governo della sezione «era esercitato da un ufficiale militare di rango subalterno (da sottotenente a capitano), responsabile della supervisione della sezione e della corrispondente Polizia».2 Nel 1839 la sezione Los Ranchos era diretta dal capitano Juan Díaz e occupava il centro produttivo più importante del comune di San Francisco de Macorís. Secondo García «era la sezione più fiorente del Comune per il tabacco, il caffè e il riso, e dava cibo e cereali in abbondanza, essendo quella che riforniva la popolazione in tempi di penuria».3 Il villaggio di San Francisco e le località circostanti dipendevano dunque da Los Ranchos per i generi di prima necessità. Con la proclamazione dell’indipendenza dominicana Los Ranchos mantenne di fatto il suo status, anche se in ottemperanza alla legge dell’amministrazione provinciale n. 40 del 9 giugno 1845 il territorio fu riorganizzato ed entrò a far parte della comune di La Vega. Tuttavia, in ragione dei suoi rapporti sociali, economici e amministrativi con San Francisco, avendone fatto richiesta al Congresso nel settembre 1856 e in accordo con i comuni di La Vega e di San Francisco, negli anni successivi rientrò nuovamente nel raggio territoriale di San Francisco. Negli anni che seguirono, la crescita e la produzione del villaggio di Los Ranchos rimasero costanti. Stando al censimento di San Francisco de Macorís del 1882, Los Ranchos era la sezione più popolosa e a sua volta aveva giurisdizione sulla località di Corozal; governata da un sindaco e da un vicesindaco, vi si contavano circa 120 abitazioni4. Anche se all’epoca gli abitanti non vennero registrati, il numero di case ci permette di ipotizzarne il numero. Se consideriamo che una famiglia di norma era composta mediamente da 5-6 persone, gli abitanti delle 120 case sparse su tutto il territorio oscillavano tra i 600 e i 700. Un numero che è in linea con la produzione agricola che caratterizzò il paese in quegli anni. Considerata la morfologia dell’area rurale, nel 1882 molte delle 120 abitazioni dovevano essere case sparse; esisteva però un nucleo urbano compatto, sorto intorno alle strade principali e contornato da aree produttive. Il

Nella pagina precedente:

Uno scorcio di Santa Domenica Talao, il paesino calabrese da cui proviene Giuseppe Minervino Cavaliere, protagonista di questo capitolo, come pure la maggioranza delle famiglie dominicane di origine italiana.

censimento più recente di Los Ranchos che ci è pervenuto è quello del 1935, quando il villaggio aveva già la categoria di distretto municipale e il nome di Tenares: risultavano abitarvi circa 9.714 persone, 822 delle quali in città.5 José (Giuseppe) Minervino Cavaliere,6 stando al suo certificato di residenza, era nato nel 1885 in Italia. Traferitosi in Brasile nel 1895, vi rimase fino al 1906. Lasciò quindi il Brasile per la Repubblica Dominicana, dove arrivò l’8 gennaio 1906, e dopo circa un anno, nel gennaio 1907, tornò in Italia. Vi si trattenne poco più di quattro mesi, lavorando in ambito navale. Da lì si trasferì in Argentina e vi rimase fino al 1910; tornò quindi nella Repubblica Dominicana, approdando a Puerto Plata. Minervino era alto 1,63 m; di corporatura snella, pesava poco più di 63 chili. Aveva i capelli castani. Il 5 luglio 1922 sposò Emilia González, originaria del villaggio. Ebbero molti figli: Minerva, Italia, Yolanda, Rafael, Humberto e María Teresa. Si stabilì ad Arroyo Seco e dichiarò di essere un agricoltore, anche se nell’indirizzario del 1925 appare associato a un negozio al dettaglio, senza alcun riferimento alla sua fabbrica di gazzosa o alla sua attività di importatore o esportatore. Minervino visse un’esistenza senza scosse; non ebbe mai a che fare con la giustizia e «non andò mai in galera». E così pure si svolse la sua vita politica nel Partido Dominicano.

La storia di Tite Concepción

Come riferisce Pedro Carreras Aguilera, il dottor Tite Concepción ha dedicato tutta la vita allo studio della storia del paese che il destino gli ha assegnato. Nessuno conosce la storiografia di Tenares meglio di lui. Se il suo fervore nel riunire dati e fonti è stato lodevole, non meno ammirevole è stato il suo impegno nel diffonderli. Quel che segue è Il giovane che disegnò Tenares, pubblicato nel 2010 in forma di dialogo tra un nonno e un nipote, un modo divertente e originale per trasmettere ai giovani la conoscenza della storia.

nipote: Nonno, eccomi di nuovo qui. Voglio che mi racconti un’altra storia come quella di Il bambino che fondò un villaggio. Ora voglio sapere del ragazzo che disegnò il villaggio di Tenares. nonno: Caro nipote, il tuo interesse per la storia di Tenares mi fa piacere e sono pronto a soddisfare tutte le tue curiosità. Qual è la prima domanda? nipote: Nonno, come si chiamava quel ragazzo? nonno: Quel giovane si chiamava José (Giuseppe, in italiano) Minervino Cavaliere. nipote: Quando e dove è nato? nonno: È nato il 24 marzo 1885 in Italia, nel comune di Santa Domenica Talao, in provincia di Cosenza. nipote: Come si chiamavano i suoi genitori? nonno: Vincenzo Minervino (1845-1887) e Maria Teresa Cavaliere (1849-1931). nipote: Nonno, quanti figli ha avuto don José? nonno: Quattro figli fuori dal matrimonio: María (Mery) Minervino Domínguez (figlia di María Domínguez, nata a Tamboril); Américo Dante Minervino Matías; Roma María Teresa Minervino Matías e Venecia Laura Minervino Matías. Dalla moglie Emilia Ramona González Camilo ha avuto: Vicente Mario, Dante José, Manlio Ariosto, Minerva Emilia, Italia Cristina, Yolanda Elvira, Rafael Rolando, Argentina Elsa Aída, José Humberto e María Teresa. 14 figli in tutto. nipote: E quanti anni aveva don José quando disegnò la città di Tenares? nonno: 30 anni (1885-1915), come don Julián Javier quando fondò Tenares. nipote: Quanti fratelli aveva? nonno: Ne aveva cinque: Raffaele (1870), Elisa (1872), Luigi (1875), Maria (1878) e Vincenzo (1887), nipote: In quali paesi è vissuto? nonno: Fino all’età di 6 anni è vissuto in Italia, il suo paese natale. Suo padre, che faceva il capomastro, lavo-

rava in posti dove c’era la neve. Un fine settimana, tornando a casa, non si è coperto a sufficienza, si è buscato un raffreddore e poi la polmonite ed è morto quando José aveva 2 anni. José si trasferisce in Brasile e qui a 21 anni si diploma ebanista (in Italia era arrivato alla seconda elementare). Nel 1906 va a vivere in Argentina, dove apre un laboratorio di ebanisteria, facendosi presto un nome per la qualità del suo lavoro e per la puntualità nelle consegne. In quel paese però gli succede qualcosa di inaspettato. Nel 1910 in tutto il mondo viene proclamato il primo sciopero comunista e siccome don José era iscritto alla Central Única de Trabajadores dell’Argentina, è costretto a parteciparvi. Lo sciopero durò diversi mesi, il suo laboratorio fallì e lui perse tutti i suoi risparmi. Così dovette venderlo. Dopo di che parte per il nostro paese, la Repubblica Dominicana. Arriva a Puerto Plata l’8 gennaio 1911, da lì si sposta a La Vega e poi si trasferisce a Moca, dove si dedica al commercio ambulante di abbigliamento. Passa di villaggio in villaggio, fino ad arrivare a Los Ranchos, la Tenares di oggi. nipote: E perché rimane a Los Ranchos? nonno: In uno dei suoi tanti giri per i paesini della zona, finisce a Gran Parada, dove conosce Emilia González Camilo, la prima insegnante nata in quel luogo. Inizia così una vera a propria storia d’amore. Nel 1915 arriva a Los Ranchos per restarvi. nipote: Che cosa fa don José a Los Ranchos? nonno: Compra un pezzo di terra ad Arroyo Seco e ci costruisce la sua casa e un magazzino per le sue attività, che erano: una panetteria, una farmacia, una macelleria e un magazzino all’ingrosso e al dettaglio. Qui il contadino portava la frutta che coltivava, il caffè, il cacao, e in cambio prendeva quello che gli serviva. Un baratto, insomma. nipote: Come ha fatto don José a disegnare le strade di Tenares, cioè di Los Ranchos, così larghe e diritte come quelle di Buenos Aires? nonno: È lo stesso don José a chiedere il permesso al fondatore. Succede lo stesso anno in cui si trasferisce qui, il 1915. Dirige anche i lavori per la calle Sánchez, da calle Duarte al ponticello di Arroyo Seco, costruita a forma di dorso di cane; per quel motivo la strada, che era sabbiata e non asfaltata, è durata tanto tempo senza rovinarsi, fino a quando Trujillo, nel 1934, ha pagato a don José i 12.000 dollari da lui spesi per costruire quella via di comunicazione. nipote: Nonno, ma che cosa ne sapeva lui di pianificazione urbanistica e di tracciati viari? nonno: Mio caro nipote, tutti i Minervino erano ingegneri e mastri costruttori. Don José ha ereditato quella predisposizione. nipote: Nonno, com’era don José come persona? nonno: Un uomo gioviale, che amava leggere; conosceva e leggeva i grandi classici. Era anche un grande ballerino. Anche in campo culturale ha dato un grande contributo a questo paese. Era massone, lo era diventato in Brasile e in Argentina. A Tenares e a San Francisco de Macorís è stato un pioniere in questo senso. nipote: È vero che nel 1923 qui c’era una fabbrica di bibite che si chiamava «La Minerva», una specie di 7 Up al gusto di limone, e che la fabbrica era di don José? nonno: Le bottiglie e i prodotti chimici arrivavano dal porto di Sánchez, con il brevetto di don José. La bottiglietta della bibita era simile a quella della Coca-Cola da 250 ml. La chiusura consisteva in una pallina che veniva inserita nella bottiglietta; man mano che il liquido riempiva il contenitore, la gassosa faceva salire la pallina fino a sigillarne l’apertura. Per bere la bibita bastava spingere la pallina con un dito, così diminuiva la pressione dei gas. nipote: E come ha fatto don José nel 1917 a diventare viceconsole d’Italia a Los Ranchos? nonno: Quando don Pelegrín Castillo, padre di Vinicio Castillo (Vincho), all’epoca dell’occupazione americana (1916-1924) protestò contro gli abusi degli yankees, finì sotto processo e alcuni testimoni venduti dichiararono contro di lui; don José Minervino fu l’unico a testimoniare in suo favore, facendo così annullare le prove mendaci. Don Pelegrín non poté essere condannato, ma in compenso contro don José si scatenarono

le rappresaglie ordite dal capo dell’intervento statunitense in quell’area. Don José chiese protezione all’Ambasciata d’Italia e riuscì a farsi nominare viceconsole, con sede ad Arroyo Seco, Tenares. Così ritrovò la serenità. nipote: E come ha fatto don José a diventare sindaco di Tenares? nonno: Nel 1927 creò il Consiglio Pro Distrettuale per cambiare il nome in Los Ranchos ed elevarne lo status, facendolo passare da sezione a Consiglio Distrettuale. Per il municipio di San Francisco de Macorís vennero presentate due liste, una capeggiata da Eugenio Catón, che chiedeva che Los Ranchos si chiamasse San Julián, in onore del fondatore; l’altra guidata da don José, che chiedeva si chiamasse Villa Luperón. Vinse la seconda lista e così il 2 gennaio 1928 il consiglio comunale di San Francisco de Macorís decise di nominarlo sindaco di quel Consiglio di Circoscrizione. nipote: Nonno, che sport praticava don José? nonno: Non giocò mai a baseball, ma aveva un grande passione per quello sport, tanto che nel 1944 ne diventò arbitro. In quel periodo a Tenares c’erano due squadre, la Jaragua e la Tenares, Don José pagava diversi giocatori provenienti da vari villaggi, che ospitava a casa sua (tra gli altri Cacata Cabrera, Manolete Cáceres, Pella Santos e Bienvenido Abreu). È stato anche un campione di biliardo, nella specialità carambola. nipote: Nonno, è vero che era antitrujillista? nonno: Da quanto mi ha raccontato suo figlio Humberto, don José gli disse: «Figliolo, non voglio morire senza prima aver visto cadere quei fantocci, i busti e i manifesti del dittatore». Cosa che è riuscito a vedere prima di morire. nipote: Nonno, è vero che ha fondato il Club Progreso di Tenares? nonno: Non solo lo ha fondato, ma ne è anche stato anche presidente (1921-1930), ad Arroyo Seco. È stato anche socio fondatore del Club Tenares Incorporado, nel 1935. nipote: Nonno, don José è morto a Tenares? nonno: No, ha lasciato Tenares 36 anni dopo il suo arrivo (1915-1951), ed è morto a San Francisco de Macoris, all’età di 77 anni, domenica 9 settembre 1962. nipote: Di che cosa è morto? nonno: Di un aneurisma dell’aorta addominale; la vena si è rotta sotto l’ombelico. L’aneurisma era stato scoperto nel 1955 dal dottor Adelico Longo Minervino, nipote di don José, a La Vega. In seguito lo curò il genero, il dottor Mateo, marito di sua figlia Minerva ed eminente cardiologo, cure che prolungarono la vita di don José fino al 1962. nipote: Nonno, voglio farti un’ultima domanda. È vero che le mogli di tre sindaci di Tenares, tra cui don José Minervino, erano di Gran Parada? nonno: Sì, nipote mio. Donna Emilia González Camilo, moglie di don José Minervino; donna Mercedes Lantígua, prima poetessa di Tenares e moglie di don Aníbal García; ed Elena Hidalgo, moglie di Tite Concepción. (Persone consultate: suo figlio José Humberto Minervino González; José Guzmán (Chele), chimico della fabbrica di gazzosa «La Minerva»; Rafael Cruz Ángeles, ex sindaco, viveva con don José Minervino; Emilia González Camilo, moglie di don José; suo figlio Manlio Ariosto; dottor Ángel María Concepción Lajara; don Aníbal Lantígua; don Justo Javier; Heriberto Álvarez; Gabino Concepción de Aza (mio nonno).

Note

1 f. b. regino espinal (traduzione e note), El código rural de Haití de 1826, Archivo General de la Nación, vol. CCXLV, Santo Domingo, 2015, p. 85. 2 Ibidem, p. 87. 3 j. g. garcía, Compendio de la Historia de Santo Domingo, Central de Libros, Santo Domingo 1982, p. 174. 4 a. paulino raMos, Censos municipales del siglo xix y otras estadísticas de población, Archivo General de la Nación, vol. XLVII, Santo Domingo 2008, p. 60. 5 Censo de población 1935, Oficina Nacional de Estadística, Ciudad Trujillo 1946, p. 34. 6 Permesso di soggiorno di José Minervino dell'8 marzo 1943, agn, modulo 13806, immagine 6.