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Vescovo residente di Santo Domingo, Monsignor Alessandro Geraldini Monsignor Francisco ozoria acosta Ecclesiastici italiani e Chiesa Cattolica. Sintesi biografiche José Luis sáez S.J

Ecclesiastici italiani e Chiesa Cattolica. Sintesi biografiche

José Luis sáez, S.J. Sacerdote gesuita

Frate Leopoldo Angelo Baldassarre Santanchè da Acquasanta, O.F.M.

Fu il secondo vicario apostolico di Santo Domingo, carica che occupò dal 1870 al 1874, essendo al contempo delegato apostolico a Santo Domingo, Haiti e in Venezuela. Marchigiano, nato ad Acquasanta (Ascoli Piceno) il 3 ottobre 1818, era membro della congregazione dei frati minori riformati di san Francesco. Professore di Filosofia e Teologia a Pesaro, venne in seguito assegnato alle missioni del suo ordine a Costantinopoli. Tre anni dopo fu inviato a Santo Domingo, benché solo come informatore di quanto avveniva nella Chiesa, e alloggiò in incognito in una cella dell’antico Convento de las Mercedes. Presto si venne a conoscenza del suo vero incarico e il 29 novembre 1870 fu nominato vicario apostolico. Il 24 agosto 1891 fu consacrato vescovo a Curaçao e a settembre ritornò nel paese per esercitare il suo ufficio. Compì visite pastorali pressoché in tutta l’arcidiocesi di Santo Domingo, impartendo la cresima, come riportato nei registri parrocchiali. Non trascurò il Seminario conciliare e, com’era tipico della sua cultura, si scagliò contro la Massoneria, compresa quella tra il clero, rendendosi impopolare. Forse però la sua dimostrazione di potere più eclatante e sgradita fu la radicale soppressione dell’antica Confraternita del Carmine, il cui direttivo, o forse il priore, si era rifiutato di fargli visita (23 marzo 1872). Lasciata Santo Domingo, durante una visita a Roma venne nominato da papa Pio IX vescovo di Fabriano e Matelica, conservando il titolo di arcivescovo-vescovo. Morì 7 anni dopo, il 10 febbraio 1883, compiuti 65 anni d’età e 12 di vescovato, vicino alla sua Cattedrale di San Venanzio Martire a Fabriano.

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Riccardo Paolo Pittini Piussi (Salesiani Don Bosco) ritratto da C. Saleache.

Frate Rocco Cocchia da Cesinali, O.F.M. Cap.

Fu anch’egli delegato apostolico a Santo Domingo, Haiti e Venezuela. Nacque a Cesinali (diocesi di Avellino) il 30 aprile 1830. Entrò giovanissimo nel Convento dei francescani cappuccini di Salerno. Insegnò letteratura nei seminari di Salerno e Amalfi e scrisse una storia dei cappuccini. Fu consulente teologico del Concilio Vaticano i, padre provinciale della Lucania e procuratore generale delle missioni cappuccine. Papa Pio IX lo nominò nel 1874 con il doppio incarico di delegato e vicario apostolico a Santo Domingo, e subito dopo, il 26 luglio 1874, vescovo titolare di Oropo; fu ordinato vescovo a Roma dal cardinale Raffaele Monaco La Valletta. Giunse nella città di Santo Domingo il 19 settembre dello stesso anno, con l’opposizione della stampa e l’ostilità anche dagli ecclesiastici, che non vedevano di buon occhio «un altro straniero» chiamato a reggere la Chiesa dominicana. Affrontò le difficili situazioni politiche del Venezuela e a Santo Domingo l’1 gennaio 1875, per la prima volta nel periodo repubblicano, istituì il Capitolo onorario della Cattedrale, composto da 15 membri, tutti dominicani. Compì visite pastorali in almeno nove parrocchie (1875-1882). Consolidò il Seminario conciliare e durante i lavori di restauro della Cattedrale, nella quale aveva ordinato di abbassare il li-

Rocco Cocchia.

Interno della Cattedrale Primaziale d’America. Da destra: Monsignor Riccardo Pittini, Monsignor Eliseo Pérez Sánchez e, in prima fila, Jacinto Bienvenido Peynado. vello del presbiterio, fu felice testimone della scoperta dei resti di Cristoforo Colombo, ritrovamento compiuto da due operai che ne informarono il parroco, Padre Francisco Xavier Billini. Il vicario apostolico celebrò il ix Sinodo diocesano, il secondo del xix secolo (12-19 maggio 1878), sottolineando anche il ritrovamento dei veri resti di Colombo (Titolo ii, art. xxiv). Lasciata la Repubblica Dominicana, fu ordinato vescovo di Otranto (9 agosto 1883), quindi internunzio in Brasile (1884-1887) e infine arcivescovo di Chieti (27 maggio 1887), città in cui morì il 19 dicembre 1901. Le sue spoglie sarebbero state trasferite anni dopo nella Chiesa di San Rocco della sua città natale, Cesinali. Durante la permanenza di frate Cocchia nella Repubblica Dominicana fu segretario del Vicariato frate bernardino di Milia, O.F.M. Cap., nato a Calitri (Avellino) il 28 ottobre 1839, che durante l’assenza del titolare si firmava con il titolo di Incaricato d’affari ad interim della Delegazione Apostolica. In quegli anni prestò servizio in alcune parrocchie, come quelle di Baní (luglio - settembre 1878), Higüey (ottobre - novembre 1879) e della Cattedrale (27 agosto 1881). Con frate Rocco Cocchia, probabilmente come compagno di visite pastorali, collaborò anche Padre luigi roMei, che fu parroco ad interim di Puerto Plata (1875-1877) e Altamira (1877-1880).

Riccardo Paolo Pittini Piussi, S.D.B.

Nacque a Tricesimo (Udine) il 30 aprile 1876. A 20 anni entrò nel Noviziato salesiano di Valsalice, a Torino, ma prima di diventare sacerdote venne inviato in missione in Uruguay. Ordinato sacerdote a Montevideo il 22 gennaio 1899, vi lavorò per 28 anni, oltre a occuparsi della missione nel Chaco (Paraguay), seguita dalla missione nell’Est degli Stati Uniti. Vi giunse il 16 agosto 1934 per fondare la missione salesiana e soprattutto una scuola professionale. Cambiò rotta quando papa Pio XII, sostenuto dal governo Trujillo, lo nominò arcivescovo di Santo Domingo, allora governato dall’ultimo dei tre amministratori apostolici. Nonostante il disagio evidente tra il clero dominicano per la sua condizione di straniero (all’epoca inoltre aveva la nazionalità nordamericana), Pittini fu consacrato vescovo nella sua Cattedrale l’8 dicembre dello stesso anno, presenti l’arcivescovo di Port-au-Prince, l’arcivescovo coadiutore Luis A. de Mena (dominicano) e il vescovo di San Juan (Portorico). Resse l’arcidiocesi per 25 anni, nonostante la sua progressiva cecità, dal 1945 divenuta quasi totale. Curò e arricchì notevolmente il Seminario, dotandolo di edifici e docenti migliori, oltre ad aprire il primo Seminario minore nel Santo Cerro (La Vega), affidandolo ai Gesuiti. Principale risultato del suo episcopato fu, nell’aprile del 1938, la celebrazione del x Sinodo diocesano, il primo e per molti anni l’unico del xx secolo. Indebolito e, come accennato, con gravi problemi di vista, nel 1945 accettò di essere affiancato da un vescovo ausiliare e da un arcivescovo coadiutore con diritto di successione. Minacciato dalla trentennale tirannia di Trujillo - il suo nome era in cima alla lista delle persone da giustiziare l’1 giugno di quell’anno - era stato portato al sicuro in un rifugio a La Vega, dove morì il 10 dicembre 1961. I funerali si svolsero nella Cattedrale, e più tardi, esaudendo un suo desiderio, le sue spoglie furono traslate nella navata sinistra del tempio di San Giovanni Bosco.

Padre Giovanni Francesco Fantino (1867-1939)

Nacque a Borgo San Dalmazzo (Cuneo), in Piemonte, alle due del mattino di domenica 26 maggio 1867, quarto figlio degli artigiani Francesco Fantino e Chiara Falco. Studiò nella scuola elementare del suo paese natale e poi nel Seminario Vescovile di Cuneo fino al 1889, quando vestì la tonaca, e proseguì gli studi nel Liceo di Cuneo, fino al 19 luglio 1891, quando entrò nel Noviziato dei Vincenziani o Lazzaristi di Chieri (Torino). Abbandonò tuttavia l’istituzione e alla ricerca di una vita più rigida entrò nell’Eremo benedettino camaldolese di Frascati, vicino a Roma, cambiando presto il suo nome in fra Arsenio. Dopo tre mesi, tuttavia, deluso tornò dai padri Vincenziani, per riprovare con i Trappisti di Francia e infine lasciare i Vincenziani. Non avrebbe però mai rinunciato alla possibilità di una vita religiosa, praticamente fino alla vecchiaia e a dispetto della cecità. Il 20 settembre 1937 cercò di unirsi ai Missionari del Sacro Cuore di Québec chiedendone il permesso al superiore, Padre Auguste Cadoux, all’epoca parroco di Sánchez, il quale tuttavia glielo negò. L’uso permanente come unico indumento dell’abito francescano, quale membro del Terzo Ordine, è un’ulteriore prova del suo sogno di essere in un religioso. Sul punto di terminare gli studi a Roma, presso la Pontificia Università di Sant’Apollinare, il 19 dicembre 1896 fu ordinato sacerdote in San Giovanni in Laterano da monsignor Francesco di Paola Cassetta, patriarca di Antiochia e ausiliare del cardinale Lucido Parocchi. Poco dopo aver completato gli studi e conseguito il dottorato in Teologia si recherà in Venezuela e insegnerà presso il Seminario diocesano di Caracas fino al 1899, anno in cui inizierà un nuovo corso trasferendosi nella Repubblica Dominicana, dove arriverà l’8 novembre a bordo di una goletta olandese. Il suo primo lavoro fu come assistente di Padre Antonio Luciani, un eccelesiatico italiano che aveva fondato l’Ospedale Sant’Antonio di San Pedro de Macorís, nella parte orientale dell’isola; vi sarebbe rimasto fino al 12 marzo 1900, quando fu assegnato al Seminario conciliare di Santo Domingo (ex Palazzo di Borgellá), con l’incarico di prefetto e cappellano della sua chiesa, ovvero della Cattedrale. Il 16 febbraio 1903, e per poco più di cinque mesi, fu destinato alla parrocchia di Montecristi, e per garantirsi una fonte di reddito si dedicò all’insegnamento del latino, del francese e della grammatica nella scuola elementare pubblica, nonostante la sua ancora scarsa padronanza dello spagnolo. Nel luglio del 1903 di propria iniziativa lasciò la città e si trasferì a La Vega, dove un gruppo di persone aveva in animo di fondare una scuola, pur trovandosi il paese sotto la costante minaccia della guerra civile. La scuola fu infine aperta provvisoriamente l’1 settembre 1903 e le iscrizioni aumentarono presto: era il Colegio San Sebastián. Si dedicò quindi alla creazione dell’asilo e della scuola per bambini di San Vincenzo de’ Paoli (1904-1907), con la collaborazione delle Suore della Carità o degli Invalidi Anziani, cui si aggiunse nel 1905 la cappella di Gesù Crocifisso, di cui si occuperà fino al suo trasferimento in un nuovo campo di missione nel 1919, nel Santo Cerro (La Vega), dove rimarrà almeno fino al 1925, incrementando la tradizionale devozione alla Vergine de las Mercedes e promuovendo un ritiro spirituale per i sacerdoti, tenutosi dal 7 all’11 settembre 1919. Tra il 1925 e il 1926 fu responsabile di tre parrocchie, Jarabacoa, La Vega e Constanza, e nel 1926 fece ritorno al Santo Cerro, dove rimase per altri tredici anni, fino alla sua morte. Dopo aver subito prima un incidente e poi un collasso, morì nell’Ospedale di San Pedro de Macorís il 4 luglio 1939; dopo aver fatto una sosta nella Cattedrale di Santo Domingo, fu sepolto quello stesso giorno nel tempio del Santo Cerro. Le sue occupazioni gli permisero comunque di tradurre varie opere ascetiche, tra cui Apparecchio alla morte di sant’Alfonso Maria de’ Liguori (1913), Mater Amabilis del carmelitano francese Georges-Ephrem Duhaut (La Vega, 1916), Meditazioni, Soliloqui e Sospiri di sant’Agostino (La Vega, 1918), e l’opera del monsignore francese Louis-Gaston de Ségur, Ragionamenti famigliari sul protestantesimo odierno (1937). Durante il suo primo

Padre Francesco Fantino Falco.

soggiorno nella capitale fondò il settimanale «La Voz del Apostolado», l’organo dell’Apostolato della Preghiera (7 marzo 1901). Tra gli onori civili tributatigli in vita ricevette il titolo di «Figlio adottivo» di La Vega (24 gennaio 1928) e l’Ordine al Merito di Duarte, col grado di Cavaliere (8 novembre 1935); tra i titoli onorifici ecclesiastici, Canonico Onorario della Cattedrale (14 agosto 1926), Presidente Onorario a vita della Gioventù di Azione Cattolica di La Vega (1 luglio 1937) e Prelato domestico di Pio XI (16 novembre 1938). Il 4 luglio 1966 nei giardini del Cerro de Fula (La Vega) è stata eretta in suo onore una statua e dal 3 luglio 1971 a Santo Domingo porta il suo nome una strada nel quartiere di Naco; prima ancora, il 4 luglio 1957, gli era stata dedicata una statua nel Parque Padre Fantino a La Vega. Il 26 settembre 1988, inoltre, Monsignor Juan Antonio Flores, Vescovo di La Vega, ha avviato il processo formale per la sua beatificazione.

Il Santo Cerro, dove padre Francesco Fantino Falco svolse la sua attività pastorale.

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