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antonella cavallari, Segretario Generale dell’iila-Organizzazione Internazionale

Innanzitutto congratulazioni vivissime all’Ambasciatore d’Italia Andrea Canepari per aver dato vita, con entusiasmo e dedizione esemplari, a quest’opera che definirei «enciclopedica» per quanto riguarda l’influenza italiana in Repubblica Dominicana e le lunghissime, fraterne relazioni tra i due paesi. Le preziose e dettagliate informazioni fornite al lettore infatti costituiscono un’imprescindibile cornice per chiunque desideri approfondire questo affascinante rapporto (un’importante tessera del vasto mosaico della presenza italiana in America Latina) e questo viaggio nella storia, da Colombo ai giorni nostri. Ho avuto il piacere di conoscere e incontrare alcuni dei protagonisti di queste storie, dai nostri contemporanei, oggi punto di riferimento tanto per la società dominicana quanto per la collettività italiana come i Vicini, a eroi del recente passato la cui storia abbiamo recentemente ricordato anche come iila: mi riferisco, ad esempio, all’indimenticato comandante Ilio Capozzi. Ne ho tratto l’impressione di un legame profondo tra Italia e Repubblica Dominicana, un legame che va al di là delle persone, trascende le epoche e si fonde in un sentimento di reciproco affetto, vorrei dire amore. L’iila ha contribuito negli anni a forgiare questo sentimento di vicinanza tra i due paesi, attraverso progetti di cooperazione significativi, soprattutto in campo agricolo e delle piccole e medie imprese, ma anche stimolando lo sviluppo di nuove tecnologie (ricordo a questo proposito l’accordo di cooperazione tra il Ministero degli Esteri della Repubblica Dominicana e l’iila per la creazione di un programma di diplomazia scientifica, tecnologica e di innovazione) e offrendo borse di studio a meritevoli studenti e ricercatori dominicani. Recentemente, nel 2019, abbiamo avuto il piacere e l’onore di ricevere la visita dell’allora Presidente dominicano Danilo Medina e anche quello di avere come Vicepresidente della nostra organizzazione l’ambasciatrice dominicana a Roma, Peggy Cabral. L’esposizione della mostra storica dell’iila nel Ministero degli Esteri in Repubblica Dominicana, a inizio 2020, ha fatto conoscere meglio al pubblico dominicano il nostro ruolo di ponte tra l’Italia e la Repubblica Dominicana. Fecondi i rapporti culturali. Solo per citare i più recenti, ricordo nel 2017 la partecipazione al concerto «Musiche dall’America Latina» della cantante Cynthia Antigua e la mostra fotografica sulle sorelle Mirabal. Nel 2018 la proiezione del documentario «Las sufragistas» della regista dominicana Ylonka Nacidit-Perdomo e la partecipazione della pittrice, stilista e imprenditrice Grey Est alla nostra RedTalentosLatinos al primo incontro dei talenti latinoamericani in ambito culturale, nonché la partecipazione al Premio iila-Fotografia di Alejandro Cartagena, già vincitore dell’edizione 2012 del Premio e la Presentazione del documentario Mujeres dominicanas en la historia 1821-1942 di Jocelyn Espinal. Dal 2019 la Repubblica Dominicana partecipa a «Castello Errante. Residenza internazionale del Cinema», rappresentata da uno studente di cinematografia che insieme a una troupe composta da altri studenti latinoamericani e italiani realizza un prodotto audiovisivo distribuito a livello internazionale. Nel 2020 sette tra bambini e adolescenti dominicani hanno partecipato a «Desde mi ventana. Image slam Covid-19», un concorso tra i migliori disegni che illustrano questo difficile periodo di chiusura e distanziamento sociale. Anche noi avremmo quindi le nostre storie di amicizia italo-dominicana da raccontare, magari questo libro

sarà uno stimolo per farlo! Concludo con un auspicio concreto: molte delle vite ritratte in questo splendido volume sono «vite da film»: sarebbe bellissimo vederle scorrere sul grande schermo, grazie a una coproduzione cinematografica italo-dominicana.

antonella cavallari Segretario Generale dell’iila-Organizzazione Internazionale Italo-Latino Americana

Introduzione del curatore

andrea canepari Ambasciatore d’Italia in Repubblica Dominicana

Questo libro, di cui ho avuto il privilegio di essere curatore, è atteso da tanto tempo. Un discendente di un eroe dell’indipendenza nazionale, ex Ambasciatore dominicano a Roma nonché tra i principali intellettuali dominicani, Marcio Veloz Maggiolo (a cui l’Università degli Studi di Milano – La Statale ha intitolato nel 2019 la prima Cattedra di studi dominicani in Italia) pubblicò nel 2001 un articolo dal titolo Italianos en la vida dominicana in cui passava in rassegna gli italiani più illustri in Repubblica Dominicana precisando però che quel suo contributo non aveva la presunzione di voler essere esaustivo ma serviva innanzitutto a «richiamare l’attenzione su una comunità che è stata fondamentale nella vita dominicana, nella sua storia e nella formazione dell’identità nazionale».1 Giunto a Santo Domingo come Ambasciatore nel 2017 ovvero nel cruciale periodo di riapertura dell’Ambasciata dopo alcuni anni di chiusura, mi sono reso conto che la comunità italiana in Repubblica Dominicana era effettivamente stata «fondamentale per la vita, la storia e il carattere nazionale» del Paese, proprio come aveva scritto Maggiolo. Mi era chiaro che la comunità italiana aveva plasmato alcuni dei caratteri identitari del Paese partecipando alla costruzione delle architetture politiche, sociali, economiche e culturali che avevano contribuito alla costruzione della Repubblica Dominicana attuale. Gli italiani hanno scritto insieme agli amici dominicani pagine fondamentali della storia della Repubblica Dominicana e in alcuni casi della storia mondiale. Inoltre gli italiani sono stati presenti in tutti gli snodi fondamentali della creazione dello Stato dominicano, dalla Marina e l’indipendenza nazionale alla Chiesa cattolica, dall’educazione all’economia, dalle prime elezioni libere al primo giornale, dall’architettura pensando a monumenti simbolici della Repubblica Dominicana come il Palazzo Nazionale o la Casa di Colombo, la Marina e Altos de Chavón dentro Casa de Campo, a Punta Cana, dall’arte al cinema, dalla musica alla letteratura, dall’agricoltura al commercio. Se a macchia di leopardo tutto questo patrimonio che lega i due Paesi era ben noto, non lo era tuttavia nella sua unitarietà e percepivo l’assenza di una consapevolezza dei ponti creati nel passato dagli italiani che avevano deciso di contribuire allo sviluppo della Repubblica Dominicana fin dalle sue origini. Pur vedendo emergere, in tutti i miei incontri, emozione e rispetto per il contributo italiano in Repubblica Dominicana, ero tuttavia consapevole che l’importante eredità italiana in questo Paese non era compresa, se non in maniera episodica e parziale, nella sua dimensione pregnante né dai dominicani né dagli italiani di antica immigrazione e neppure dalla collettività arrivata negli ultimi anni. Mi ricordo un giorno in cui pranzavo ospite del fondatore del Grupo Puntacana, Frank Rainieri e di sua moglie Haydée, quando, per valorizzare il contributo italiano in Repubblica Dominicana, Rainieri raccontò di un italiano che fu eroe e protagonista dell’indipendenza dominicana, Giovanni Battista Cambiaso. Scoprii grazie al fondatore di Punta Cana che pochi conoscevano la storia di Cambiaso, mercante genovese, fondatore della Marina Militare dominicana e salvatore del Paese dato che creò una flotta militare non esistente prima, mettendo a disposizione le sue navi insieme a quelle di un altro italiano, Giovanni Battista Maggiolo per difendere l’indipendenza della Repubblica Dominicana. Nel mio capitolo sulle relazioni diplomatiche (Il presente delle relazioni diplomatiche: 2017-2020) descrivo come da questa casuale scoperta sia nata una celebra-

Nella pagina precedente:

Porto di Genova. Dalla Liguria sono partiti alcuni dei più importanti italiani che hanno trasformato la Repubblica Dominicana scrivendo insieme ai dominicani pagine nuove della storia: Cristoforo Colombo, Giovanni Battista Cambiaso, la famiglia Pellerano, Giovanni Battista Vicini Canepa e Angiolino Vicini Trabucco.

zione annuale congiunta tra l’Ambasciata d’Italia e la Marina dominicana nel Pantheon Nazionale e come con emozione il coro della Marina abbia cantato il suo inno nel 2019 alla Festa Nazionale d’Italia, inno in cui sono citati proprio i due italiani, Cambiaso e Maggiolo. Approfondendo la storia di Cambiaso sono venuto a sapere che i suoi discendenti, la famiglia Porcella, conservavano con amore e orgoglio la divisa in alta uniforme dell’Ammiraglio Cambiaso. Un discendente dell’Ammiraglio Cambiaso, Enrique Porcella León, che mi ha presentato la decana del Corpo Consolare, Clara Reid, mi ha concesso di far riprendere dal fotografo italiano Giovanni Cavallaro (le foto sono nel capitolo 10) l’uniforme e i ricordi di Cambiaso da lui conservati. La scoperta di questi oggetti è una delle molte curiosità e particolarità emerse nel comporre i pezzi del mosaico dell’italianità di questo Paese. Per creare nuove relazioni e ripercorrere nuovamente i ponti costruiti dagli italiani qui giunti sin dai secoli scorsi è però necessario conoscere e riconoscere questi ponti: per questo ho ritenuto importante dedicarmi all’ideazione di un libro che raccontasse, seriamente, le varie articolazioni dell’influenza degli italiani in Repubblica Dominicana. È stato un piacere conoscere tanti studiosi, lavorare con università e istituzioni culturali, ma anche riscontrare come personalità istituzionali come il Presidente del Tribunale Costituzionale Milton Ray Guevara, l’Arcivescovo di Santo Domingo Monsignor Francisco Ozoria Acosta, il Ministro degli Esteri Roberto Álvarez, il Ministro dell’Industria, Commercio e Micro, Piccola e Media Impresa, Ito Bisonó oppure il Presidente della Camera di Commercio Dominico-Italiana, Celso Marranzini, abbiano sentito di partecipare a questo lavoro apportando la loro autorevole testimonianza. A coronamento di quanto sopra poi è l’alta voce del Presidente della Repubblica Dominicana Luis Abinader, che nella sua insigne prefazione mostra come il messaggio di rafforzare le relazioni con l’Italia e riscoprire le radici della collaborazione passata per creare nuove opportunità future sia anche il principio guida del nuovo governo, come anche mostrato dall’eminente partecipazione, in qualità di oratore e ospite d’onore, del Ministro degli Affari Esteri Roberto Álvarez il 22 settembre 2020 alla Camera di Commercio Dominico-Italiana dove si è tenuto il primo discorso di un ministro del nuovo governo Abinader in occasione di un evento internazionale a Santo Domingo. In quell’occasione il Ministro degli Esteri ha presentato pubblicamente l’impegno a rilanciare le relazioni con l’Italia ponendolo tra le priorità della politica del governo del Presidente Abinader (il comunicato stampa del Ministero degli Esteri dominicano significativamente s’intitola: Canciller Roberto Álvarez reafirma compromiso de RD en relanzar relaciones con Italia). Per il successo di questa volontà dominicana di ulteriore rafforzamento dei legami con l’Italia è utile la consapevolezza dei legami storici tra i due Paesi che si sono creati nei secoli e per questo sono convinto sia davvero rilevante che tanti autori così prestigiosi abbiano voluto scrivere e ricordare il passato partecipando alla creazione di questo libro e contribuendo al suo successo. Grazie al lavoro degli autori di questo libro tante storie sono state infatti riportate alla luce e io mi sono sentito come un archeologo di fronte a testimonianze meravigliose e intatte, tuttavia celate dal passare del tempo, che andavano riscoperte e portate alla luce come un tempio antico nascosto nella foresta. A differenza di una scoperta archeologica però quanto qui ritrovato non è una rovina morta ma un insieme vivo di impronte culturali, politiche, religiose, educative, economiche, tecnologiche e sociali che tuttora costituiscono uno degli assi portanti dell’identità culturale della Repubblica Dominicana. Il libro si apre con un affresco di Frank Moya Pons, Presenza italiana a Santo Domingo. 1492-1900, che contestualizza l’importanza dei vari contributi italiani per lo sviluppo della Repubblica Dominicana mettendo in luce il filo rosso costituito dall’importante ruolo giocato dai mercanti genovesi nei secoli, incluso il fondamentale apporto di Giovanni Battista Vicini e della sua famiglia, cui si deve l’introduzione nel Paese di tecnologie per lo sviluppo agricolo. Seguono due ricerche molto approfondite negli archivi locali di Antonio J. Guerra Sánchez, Immigrazioni italiane a Santo Domingo, nel Sud e nell’Est della Repubblica Dominicana, e di Edwin Espinal Hernández, Presenza italiana nel Cibao, a Puerto Plata e a Santiago. XIX e XX secolo, che mettono in luce l’articolazione dell’emigrazione italiana e le radici delle famiglie italiane nel Paese, facendo rilevare il numero e l’importanza delle famiglie italiane e dei relativi cognomi in ogni assetto della storia del Paese.

Fin dall’inizio di questo progetto ho poi pensato che bisognasse ricordare innanzitutto il grande incipit, ovvero il genovese Cristoforo Colombo e chi con lui ebbe le prime interazioni con quest’isola. Nonostante vi sia chi critica il ricordare la figura di Colombo, dimenticando che egli era figlio del suo tempo e costruttore di collegamenti transatlantici, non si possono tacere il suo contributo, la sua italianità e l’aver cambiato la storia del mondo.2 La stessa italianità di Colombo è talvolta messa in discussione in questa regione, dato che nel nome stesso scelto per chiamarlo, Colón, prevale il carattere ispanico di una figura invece profondamente italiana, in quanto tale per nascita, e poi poliedrica e archetipica della globalizzazione di quell’epoca affascinante che collega il Medioevo all’Età Moderna3 .In questa prospettiva il contributo di Gabriella Airaldi dal titolo Cristoforo Colombo. Un uomo tra due mondi fa conoscere la dimensione italiana, in quanto genovese, del grande navigatore e alcuni lasciti simbolici, come il nome di «Saona», una bellissima isola dominicana ora nel Parco Nazionale dell’Est, dato in ricordo di uno dei compagni dell’ammiraglio Colombo, Michele da Cuneo e derivante dalla città ligure di Savona. Segue poi la storia dei religiosi italiani, della Chiesa Cattolica e della loro influenza nel Paese. S’inizia con una delle figure più simboliche e di rilievo, il primo vescovo residente di Santo Domingo, Alessandro Geraldini, una figura importante: gran diplomatico, letterato ed ecclesiastico, amico di Colombo e costruttore della Cattedrale, nonché protagonista di pagine epiche come gli scontri con il governatore di Spagna e la contrapposizione con lui per la condizione dei nativi riportato alla considerazione di tutti dall’articolo di Edoardo D’Angelo Alessandro Geraldini vs Rodrigo de Figueroa: la Chiesa dominicana, gli encomenderos, il problema degli indios. D’Angelo è anche autore, insieme a Rosa Manfredonia, di Dal Mediterraneo all’Atlantico. L’Itinerarium ad regiones sub Equinoctiali plaga constitutas di Alessandro Geraldini d’Amelia, in cui si fa comprendere la figura di Geraldini scrittore in termini completamente nuovi. Grazie alle scoperte originali del professor D’Angelo si può oggi concludere che il libro del primo vescovo residente è stato effettivamente scritto da lui e non è frutto di un’invenzione rinascimentale a lui attribuita. La figura di Geraldini è poi completata dalle riflessioni autorevolissime del suo successore, l’Arcivescovo di Santo Domingo Monsignor Ozoria nell’Omelia pronunciata nella cerimonia commemorativa dei 500 anni dell’arrivo nel Paese del primo vescovo residente di Santo Domingo, Monsignor Alessandro Geraldini nella Cattedrale Primaziale d’America, il 17 settembre 2019 in occasione del Te Deum celebrato da Monsignor Ozoria proprio per ricordare i 500 anni dell’arrivo del primo vescovo. Con le sue parole si comprendono appieno la complessità e la ricchezza intellettuale e spirituale di Geraldini. Come ho avuto modo di constatare visitando il Paese, gli ecclesiastici italiani hanno fornito un contributo fondamentale alla costruzione del sistema educativo dominicano come mi hanno riferito moltissime persone la cui vita è stata cambiata grazie all’educazione di religiosi italiani come i salesiani. La profondità dei legami tra la Chiesa dominicana e quella italiana mi è anche stata sottolineata nelle mie conversazioni con il Cardinale Nicolás de Jesús López Rodríguez, con l’Arcivescovo Francisco Ozoria, con il Rettore dell’Università Cattolica di Santo Domingo e Vescovo ausiliario di Santo Domingo Benito Ángeles, e con il Vescovo di Higüey Jesús Castro Marte. Alcuni di questi importanti legami con l’Italia della Chiesa di Santo Domingo sono poi descritti nel capitolo di José Luis Sáez Ecclesiastici italiani e Chiesa Cattolica. Sintesi biografiche che descrive figure importanti e tuttora amate come il frate Rocco Cocchia, il padre Fantino Falco o l’Arcivescovo Pittini. La sezione sulla storia politica si apre con il contributo di Emilio Rodríguez Demorizi Duarte e Mazzini, che porta non solo le parole di un grande intellettuale dominicano ma fa anche conoscere i legami simbolici tra due figure importanti per l’indipendenza dei due Paesi, il fondatore della Repubblica Dominicana, Duarte, e uno dei protagonisti del Risorgimento italiano, Giuseppe Mazzini. Juan Daniel Balcácer nel suo contributo Giovanni Battista Cambiaso (1820-1886), fondatore della Marina Militare dominicana e primo Ammiraglio della Repubblica fa comprendere quale sia l’importanza storica del mercante genovese mettendo in luce la rilevanza della sua famiglia per l’indipendenza e lo sviluppo della Repubblica Dominicana.

Credo sia un segnale importante l’origine italiana di ben due Presidenti della Repubblica, Francisco Gregorio Billini e Juan Bautista Vicini Burgos. A Roberto Cassá si deve il capitolo Francisco Gregorio Billini. Presidente e letterato, saggio su uno dei due Presidenti della Repubblica di origine italiana, Billini, di cui mette in luce non solo la dimensione politica e patriottica ma anche quella culturale. L’altro Presidente di origine italiana, Giovanni Battista Vicini Burgos è invece protagonista degli scritti di Bernardo Vega, Juan Bautista (Chicho) Vicini Burgos, e di Alejandro Paulino Ramos, Il Governo provvisorio di Juan Bautista Vicini Burgos. Le relazioni diplomatiche tra Italia e Repubblica Dominicana sono state affrontate in un capitolo dove MuKien Adriana Sang Ben ha passato in rassegna gli accadimenti intercorsi dalla fondazione della Repubblica alla riapertura dell’Ambasciata d’Italia nel 2017 nel suo scritto Le relazioni diplomatiche tra l’Italia e la Repubblica Dominicana: appunti per una cronologia 1844-2017 mentre io ho esaminato gli sviluppi degli anni recenti in Il presente delle relazioni diplomatiche: 2017-2020. Insieme ai grandi personaggi protagonisti delle relazioni diplomatiche e politiche tra i due Paesi vi è anche però un gran numero di storie che, pur non raggiungendo la prima pagina dei giornali internazionali, tuttavia hanno condizionato la vita dei dominicani giungendo a influenzarne i costumi e anche l’impianto urbanistico in cui vivono. Tra queste storie quella del villaggio di Tenares. L’ex vice Presidente della Repubblica e discendente di una delle sorelle Mirabal, Jaime David Fernández Mirabal, mi ha introdotto alla curiosa vicenda della fondazione del villaggio di Tenares, come narrato da Tite Concepción nella sua testimonianza Il giovane italiano che disegnò il villaggio di Tenares. La nota introduttiva dell’accademico dominicano, Welnel Darío Féliz aiuta a contestualizzare quanto accaduto. Tornando all’intersezione di storie italiane in Repubblica Dominicana con i grandi snodi della politica internazionale e della storia mondiale, sono da tenere in conto le vicende di Amadeo Barletta. Quando incontrai il suo discendente ed erede Miguel Barletta, imprenditore con alle spalle studi di storia a Princeton e tra i primi ad aver apprezzato e sostenuto l’idea di questo libro quando gliela presentai, mi raccontò la storia straordinaria di Amadeo Barletta e della sua famiglia. Storia rievocata da Bernardo Vega nel capitolo intitolato Amadeo Barletta in cui è messo in luce l’intreccio tra politica, diplomazia e grande capacità imprenditoriale. Anche il capitolo successivo nasce da una mia conversazione con il fondatore di Punta Cana, Frank Rainieri che mi parlò di un’altra storia straordinaria, quella che coinvolse suo padre e alcuni diplomatici italiani che ebbero un ruolo cruciale durante i convulsi e delicati momenti successivi alla morte del dittatore Trujillo. Fui subito persuaso che questa storia dovesse essere raccontata in questo libro e sono grato ad Antonio Guerra per aver intervistato Frank Rainieri nel capitolo 17, In soccorso di don Antonio Imbert Barrera: famiglie italiane al servizio della nazione. Devo all’Ambasciatore d’Italia in Messico Luigi De Chiara l’avermi presentato Giancarlo Summa, funzionario delle Nazioni Unite interessato a studiare la storia degli «uomini rana», addestrati da ex militari italiani e morti a Santo Domingo per difendere la causa costituzionale. Egli ha scritto una pagina interessante e anche questa poco nota per quanto ben conosciuta negli archivi diplomatici di Stati Uniti, Italia e Gran Bretagna che lui ha studiato e poi pubblicato in questo volume con il titolo La scelta della libertà: Ilio Capozzi e la Rivoluzione di aprile. Una testimonianza di Víctor Grimaldi, Ambasciatore dominicano presso la Santa Sede per 11 anni, dal titolo Radici e forza delle relazioni tra Italia e Repubblica Dominicana ci fa uscire da Santo Domingo e ci porta nell’osservatorio di Roma dandoci modo di vedere come da lì siano stati percepiti il rilancio delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi e la loro importanza. La profondità dei legami prodotta dalla storia politica, militare, religiosa e diplomatica condivisa tra i due Paesi si è riflessa poi nel dialogo in architettura facilitando scambi di persone e idee che hanno profondamente influenzato edifici e impianti urbanistici della Repubblica Dominicana. Anche in questo ambito vi sono state storie poco note, se non del tutto ignote, a cui questo libro offre la visibilità che la loro rilevanza richiede. Parlando con la diplomatica dominicana Julia Vicioso ho scoperto che uno degli edifici più simbolici di Santo

Domingo era d’ispirazione italiana. La sezione sull’architettura in epoca coloniale si apre infatti con i risultati sorprendenti di una ricerca di Julia Vicioso attraverso il The Medici Archive Project, «Portò Firenze al Nuovo Mondo»: il Palazzo Vicereale di Diego Colombo a Santo Domingo (1511-1512), secondo cui la famosa casa di Colombo è la prima opera del Rinascimento italiano nel continente americano, come da ricerche da lei condotte negli Archivi dei Medici e presentate presso la 62a Conferenza Annuale della Renaissance Society of America tenutasi a Boston nel 2016. Un’altra storia poco nota di contaminazione culturale tra Italia e Repubblica Dominicana è quella delle mura di Santo Domingo. Il contributo apportato dalla famiglia Antonelli alla cinta muraria di Santo Domingo è stato esaminato dal professor Sandro Parrinello che a inizio 2020 ha compiuto ricerche in loco promosse dall’Ambasciata d’Italia e i cui risultati sono stati presentati nel suo articolo dal titolo La documentazione dei lavori degli Antonelli e le mura di Santo Domingo. Un progetto per lo studio dei caratteri costruttivi dell’architettura militare dominicana. A una visita della Cattedrale con Virginia Flores Sasso ed Esteban Prieto devo la conoscenza dell’importanza delle radici italiane di questo straordinario monumento, che è la prima Cattedrale delle Americhe, e del suo posto nella storia mondiale. Sono loro che mi hanno introdotto alla figura di Alessandro Geraldini spiegandomi la sua rilevanza per Santo Domingo e per il mondo. Grazie a loro sono state poste le basi accademiche delle successive celebrazioni per i 500 anni dell’arrivo a Santo Domingo del primo vescovo residente, Alessandro Geraldini che hanno poi visto l’attuale Arcivescovo di Santo Domingo Monsignor Ozoria celebrare proprio nella Cattedrale un Te Deum per ricordare i 500 anni dell’arrivo di Geraldini. In Il monumento funebre di Alessandro Geraldini nella Cattedrale di Santo Domingo, Virginia Flores Sasso ha descritto per questo libro la cappella e il monumento del primo vescovo residente Alessandro Geraldini contestualizzandolo nel tempo e nell’arte sepolcrale rinascimentale. Nel saggio Impronte italiane nella Cattedrale Primaziale, Esteban Prieto Vicioso ha invece studiato il segno lasciato nei secoli da architetti e artisti italiani nella Cattedrale di Santo Domingo. Il contributo italiano all’architettura è sfaccettato e ricco anche in Età Moderna. La sezione sull’architettura moderna si apre con due saggi su un edificio simbolo di Santo Domingo, il Palazzo Nazionale, disegnato da Guido D’Alessandro. Nel capitolo di Emilio José Brea intitolato L’ingegner Guido D’Alessandro e la costruzione del Palazzo Nazionale si tratteggia la figura di Guido D’Alessandro, del palazzo e della sua costruzione mentre in La cupola del Palazzo Nazionale dominicano e Guido D’Alessandro Lombardi, il nipote Jesús D’Alessandro, Preside di Architettura all’Università unibe e Capo del Dipartimento di Urbanistica del Comune di Santo Domingo, ha accolto la mia richiesta di scrivere sull’influenza italiana negli stili della cupola del palazzo mettendo in risalto il percorso d’ispirazione compiuto dal nonno Guido, partito da importanti modelli del passato, e ricordando aneddoti non conosciuti di storia familiare in relazione alla costruzione dell’edificio. Gustavo Luis Moré in La formazione italiana degli architetti dominicani moderni, 1950-2019 ha ripercorso invece l’influenza degli architetti dominicani i cui studi si sono svolti in Italia facendo emergere il filo rosso che lega edifici importanti della Repubblica Dominicana a quanto appreso nel nostro Paese. L’influsso italiano in uno dei complessi turistici più famosi dei Caraibi e autentica icona della Repubblica Dominicana, ovvero Casa de Campo, è stato studiato in due capitoli che descrivono il contributo di idee italiane alla bellezza dominicana. Alba Mizoocky Mota López ha fatto conoscere le origini italiane del complesso d’ispirazione medievale di Altos de Chavón nel capitolo Altos de Chavón: un borgo mediterraneo incastonato nei Caraibi, mentre Diego Fernández ha descritto l’ispirazione italiana della Marina di Casa de Campo e il ruolo dell’architetto Gianfranco Fini nel capitolo L’influenza della Marina di Porto Rotondo nella Marina di Casa de Campo, La Romana. La sezione sulla letteratura e le arti si apre con un contributo di Danilo Manera dal titolo Marcio Veloz Maggiolo: un discendente di italiani nel cuore della letteratura dominicana. È stato proprio il professor Manera a presentarmi

importanti intellettuali dominicani con cui abbiamo discusso di questo libro; molti di essi ne sono poi diventati autori. Al professor Manera devo l’incontro con Marcio Veloz Maggiolo che per primo, vent’anni orsono, aprì il dibattito sull’esigenza di pubblicare questo libro. Si deve ricordare che grazie all’impulso proprio di Danilo Manera e dell’allora Ambasciatrice dominicana a Roma, Peggy Cabral, l’Università degli Studi di Milano nell’anno accademico 2019-2020 ha dedicato a Marcio Veloz Maggiolo l’apertura della prima Cattedra italiana di studi dominicani. A conclusione della sezione, il vincitore del Premio Nazionale Dominicano della Letteratura 2018, Manuel Salvador Gautier, ha scritto L’Italia nella letteratura, in cui porta un’interessante testimonianza dei suoi anni romani, come studente di architettura, e di come la bellezza dell’Italia abbia in seguito influenzato la sua carriera di scrittore. Importante è stata anche l’impronta italiana nell’arte figurativa, scultorea, nella musica e nel cinema dominicani. Nel suo capitolo L’impronta dell’Italia nell’arte dominicana, Jeannette Miller ricorda pittori e pittrici dominicani di origine italiana o dominicani con forti relazioni con l’Italia, come il direttore del Museo del Hombre Dominicano, Christian Martínez. Myrna Guerrero parla dell’italianità di importanti gruppi scultorei dominicani, dalle porte della Basilica di Higüey ai monumenti equestri di Luperón, nel capitolo dal titolo Scultori italiani nella Repubblica Dominicana. Blanca Delgado Malagón espone il ricco dialogo esistente in campo musicale descrivendo musicisti italiani giunti qui e il loro apporto nel capitolo Eredità italiana nella musica e nella cultura dominicane, arricchito anche da immagini della sua collezione donata all’Archivo General de la Nación. L’impronta italiana nel settore cinematografico è invece percepibile fin dalla nascita del cinema in Repubblica Dominicana, come scrive Félix Manuel Lora nel suo articolo L’esperienza cinematografica italiana nel contesto audiovisivo dominicano in cui si portano alla luce pagine sconosciute ai più sui legami nel settore del cinema, in un momento come quello attuale in cui la Repubblica Dominicana si propone di diventare una destinazione dove girare film e i due Paesi hanno firmato, nel febbraio 2019, un trattato di cooperazione in questo settore. Se l’Italia è universalmente nota per il suo patrimonio artistico e culturale, il cui apporto alla Repubblica Dominicana è messo in luce nelle sezioni precedenti, gli italiani hanno tuttavia un importante ruolo anche nel mondo economico e scientifico, sebbene questa dimensione sia forse meno nota. In Repubblica Dominicana le relazioni tra i due Paesi si sono sviluppate proprio grazie agli apporti in ambito economico e scientifico di italiani che hanno in questo modo contribuito allo sviluppo del Paese caraibico. Tali apporti sono stati trattati congiuntamente perché lo sviluppo economico del Paese è da sempre stato accompagnato da un contributo tecnologico e scientifico italiano, come da ultimo riconosciuto anche dal ministro degli Esteri dominicano Roberto Álvarez nella sua conferenza del 22 settembre 2020 dal titolo La politica estera e commerciale della Repubblica Dominicana nel contesto del Covid-19 quando dice: «In termini di cooperazione, la Repubblica Dominicana ha beneficiato soprattutto dell'alta tecnologia italiana applicata all'industria agricola e artigianale. Le borse di studio, la formazione professionale e accademica dei nostri giovani sono state estremamente preziose». La sezione sull’economia e la scienza tratta di un’importante area d’influenza italiana spiegando come e in quali settori abbia portato frutti tangibili allo sviluppo della Repubblica Dominicana. La sezione sull’economia si apre con un affresco di Arturo Martínez Moya su grandi e piccoli investitori e aziende italiane (Capitale italiano nell’economia dominicana moderna), a cui segue la storia della Camera di Commercio Dominico-Italiana scritta dal suo Presidente Celso Marranzini, uno degli imprenditori più rispettati del Paese che nel capitolo La storia della Camera di Commercio Dominico-Italiana (CCdi) parla anche della sua famiglia e del suo ruolo per lo sviluppo del Paese. L’articolo di Raymundo González Scienza e tutela dell’ambiente per lo sviluppo agrario: i contributi del dottor Raffaele Ciferri nella Repubblica Dominicana parla invece del fondatore della scienza agraria dominicana, l’italiano Raffaele Ciferri. Sono grato a Roberto Cassá, Direttore Generale dell’Archivo General de la Nación (agn) e autore di un saggio di questo libro, per avermi presentato Raymundo González che aveva svolto ricerche su Ciferri nell’ambito del programma scientifico dell’agn. Anche il settore minerario, una delle principali

voci d’esportazione dominicana, ha visto un apporto italiano, descritto da Renzo Seravalle in Il contributo degli italiani nello sviluppo minerario nella Repubblica Dominicana, mentre Mu-Kien Adriana Sang Ben, nel saggio Frank Rainieri Marranzini: l’uomo che realizzava i sogni, si sofferma su una delle destinazioni del turismo più conosciute al mondo, quella di Punta Cana e del suo fondatore Frank Rainieri. L’ultima sezione del libro tratta di vari contributi italiani a istituzioni importanti ed essenziali per lo sviluppo e il consolidamento di un Paese, quali i giornali e il diritto, e anche in generale della società dominicana e della sua identità. Per quanto riguarda i giornali, Antonio Lluberes ripercorre la nascita del primo giornale in Repubblica Dominicana ben 131 anni fa (l’1 agosto 1889) e l’apporto di giornalisti ed editori italiani nel suo saggio Giornalisti italiani o di origine italiana. Il Presidente del Tribunale Costituzionale Milton Ray Guevara, che il 25 ottobre 2018 aveva tenuto presso l’Universidad Iberoamericana (unibe) nell’ambito delle celebrazioni per i 120 anni delle relazioni diplomatiche tra Italia e Repubblica Dominicana un’autorevole conferenza sugli apporti dell’Italia al Diritto Costituzionale internazionale, e dominicano in particolare, è l’ispiratore del testo contenuto in questo libro dal titolo Contributi dell’Italia al Diritto Costituzionale scritto dal professor Wenceslao Vega Boyrie ed estratto proprio dall’importante intervento di Milton Ray Guevara. Ho avuto il privilegio di insignire dell’onorificenza di Grande Ufficiale dell’Ordine della Stella d’Italia Guillermo Rodríguez Vicini nel corso della festa nazionale del 2019. Questa importante onorificenza riconosce il contributo dell’avvocato Rodríguez Vicini alla causa dell’italianità in Repubblica Dominicana e il sostegno da lui sempre dato alle istituzioni italiane in questo Paese. L’ho pregato di scrivere la testimonianza inserita in questo volume (Angiolino Vicini Trabucco (1880-1960). Un immigrato che non ha mai dimenticato la sua patria) perché ricordo con commozione quando mi fece leggere la lettera scritta da suo nonno Angiolino Vicini Trabucco e indirizzata al padre in cui ricordava la sua partenza dall’Italia. Si tratta di un testo poetico e struggente che ho ritenuto importante fosse ricordato in questo libro come pure ho deciso di dedicare ad Angiolino Vicini la nuova Residenza e Ambasciata che verranno costruite sul terreno da lui donato all’Italia in calle Rafael Augusto Sánchez, nel quartiere Naco di Santo Domingo. Il Presidente della «Casa de Italia», Renzo Seravalle e il professor Rolando Forestieri hanno scritto la loro testimonianza (Breve storia della Casa de Italia a Santo Domingo) su un’organizzazione che raggruppa la collettività e che decise di impegnarsi a favore della riapertura dell’Ambasciata quando venne chiusa nel 2013, vedendo in essa uno strumento per la promozione e la conservazione dell’italianità oltre che per la tutela della colonia italiana. La professoressa Mu-Kien Adriana Sang Ben parla poi dell’influsso italiano nella cucina, che si declina non solo in istituzioni sociali del Paese, com’è stato per anni il celebre ristorante Vesuvio, ricordato ancora da molti come momento saliente dei fine settimana, ma anche in generale per far conoscere la gastronomia italiana e i suoi vini tramite la descrizione delle attività imprenditoriali della famiglia Bonarelli (La famiglia Bonarelli. Il sapore dell’Italia nella Repubblica Dominicana). Gli ultimi due capitoli del libro riportano le parole di due esponenti dell’attuale Governo. Nel penultimo capitolo Considerazioni sui rapporti tra Repubblica Dominicana e Italia, il Ministro di Industria, Commercio e Micro, Piccola e Media Impresa, Victor (Ito) Bisonó parla autorevolmente delle relazioni economiche tra Italia e Repubblica Dominicana, del suo impegno e della sua amicizia per costruire relazioni ancora più forti tra i due Paesi ricordando il legame familiare dei suoi genitori con l’Italia. Nell’ultimo capitolo (La politica estera e commerciale della Repubblica Dominicana nel contesto del Covid-19) è riportato l’importante intervento del Ministro degli Esteri Roberto Álvarez alla Camera di Commercio Dominico- Italiana il 22 settembre 2020. Il libro si avvale di un ricco apparato iconografico: fotografi italiani e dominicani hanno collaborato ritraendo l’italianità in Repubblica Dominicana. Un importante corredo iconografico d’archivio è stato costruito individuando testi e immagini antiche che testimoniassero la profondità dei rapporti descritti nei capitoli. Allo stesso modo è stato un piacere dialogare con fotografi importanti, come l’italiano, ora a New York,

Giovanni Savino, che ho conosciuto grazie alla presentazione della professoressa Robin (Lauren) Derby della University of California at Los Angeles (ucla) con cui ha collaborato in alcune pubblicazioni accademiche. Giovanni Savino ha infatti dedicato anni alle ricerche fotografiche e documentaristiche in questo Paese concentrandosi soprattutto su tradizioni dominicane, ma documentandone anche la campagna; lo ringrazio per aver donato le foto a questo volume. Il dialogo tra Italia e Repubblica Dominicana si costruisce sempre in simbiosi, procedendo in parallelo tra le due componenti nazionali e anche nelle fotografie vi sono pertanto fotografi in Repubblica Dominicana, tra cui Thiago da Cunha, Ángel Álvarez e l’italiano Giovanni Cavallaro che hanno fatto emergere con i loro scatti l’italianità di questo Paese per tornare poi in Italia con Andrea Vierucci, che ha presentato immagini dei luoghi di origine di figure iconiche di italiani in Repubblica Dominicana inserendole in un importante progetto di diplomazia pubblica che ho avuto il privilegio di promuovere. La celebrazione del patrimonio culturale italiano nella Repubblica Dominicana è stata infatti al centro, alla fine di un anno particolare come il 2020, di uno sfaccettato progetto di diplomazia pubblica ispirato al 200° anniversario della nascita di Juan Bautista (Giovanni Battista) Cambiaso, cittadino di uno Stato italiano e console della Repubblica di Genova, fondatore della Marina dominicana, primo ammiraglio della Repubblica ed eroe dell’Indipendenza dominicana. L’iniziativa è consistita non solo nella pubblicazione di questo libro contenente 46 saggi accompagnati da un ricco apparato iconografico e pubblicato in tre edizioni per raggiungere il pubblico ispanico, italiano e internazionale. Le storie iconiche di questo libro sono state poi rese vive tramite una serie d’iniziative avviate parallelamente alla presentazione del libro. Queste storie sono state diffuse in un’edizione digitale professionale, oltre che con un album a fumetti (graphic novel) per i bambini di quinta elementare distribuito nelle scuole della Repubblica Dominicana, oltre che sui canali digitali e su mezza pagina nell’edizione stampata del più diffuso quotidiano dominicano, «Diario Libre». L’album a fumetti è stato realizzato da scenografi, sceneggiatori e fumettisti professionisti con l’obiettivo di entrare nell’immaginario collettivo inquadrando in un’unica cornice storie fondamentali per la Repubblica Dominicana, attraverso episodi e protagonisti che simboleggiano i rapporti storico-culturali tra l’Italia e la Repubblica Dominicana. Un’altra dimensione è consistita in un video su un viaggio in Italia realizzato dal fotografo Andrea Vierucci che ha presentato i luoghi di provenienza di una selezione di personaggi storici descritti nel libro, realizzando altresì una mostra fotografica reale e una virtuale che hanno messo insieme i luoghi d’origine italiani e i luoghi e i ritratti degli stessi personaggi in Repubblica Dominicana, riscoperti nella loro unione grazie alle storie studiate dagli autori e presentate in questo libro. Questo libro è divenuto quindi la pietra angolare di un più vasto e ambizioso programma di diplomazia pubblica che, mi auguro, porterà a un nuovo livello le relazioni tra l’Italia e la Repubblica Dominicana. Sono convinto che la valorizzazione del patrimonio culturale italiano in questo Paese, mettendo al centro le storie esemplari di italiani famosi che hanno cambiato la storia della Repubblica Dominicana, sia importante anche perché è un motivo di orgoglio per la nostra comunità sia per quella di vecchia emigrazione che per quella più recente. Entrambe possono identificarsi nel forte contributo italiano alla crescita del Paese e creare relazioni più salde tra loro, oltre che tra Italia e Repubblica Dominicana. Sono convinto che l’insieme di contributi, immagini e testi di voci così diverse, dall’Accademia alle istituzioni, dal mondo religioso a quello culturale, politico ed economico, costituiscano una sinfonia dell’italianità in Repubblica Dominicana e permettano di comprendere l’essenza dell’eredità culturale italiana qui nel Paese. Allo stesso modo sono persuaso che tramite le lenti dell’italianità emerga la descrizione di una Repubblica Dominicana come Paese con strutture forgiate dal dialogo secolare con l’immigrazione italiana e come Paese capace di creare opportunità a livello internazionale in quanto inserito in un forte dialogo internazionale sin dalla fondazione. In questo processo per creare relazioni internazionali più forti, partendo dall’Italia, sono certo che la comunità italiana di antica ma anche di recente immigrazione in Repubblica Dominicana possano giocare un ruolo decisivo.

Sono grato a tutti gli autori del libro che con generosità hanno offerto importanti contributi accogliendo il mio invito a scrivere e con grande pazienza sono stati disponibili a integrare talvolta i loro lavori per evidenziare e chiarire punti per me fondamentali nell’illustrare storie iconiche del matrimonio culturale tra Italia e Repubblica Dominicana. Desidero esprimere un profondo ringraziamento anche al dottor Frank Moya Pons, al professor Danilo Manera e all’architetto Virginia Flores Sasso per le loro idee iniziali e l’entusiasmo nei momenti d’ideazione di questo volume. Analogo ringraziamento anche al Presidente dell’Academia Dominicana de la Historia, José Chez Checo, per il continuo dialogo e il lavoro svolto nella organizzazione dei testi. Un riconoscimento particolare per il sostegno ricevuto va alle istituzioni dominicane, a cominciare dal Ministro degli Esteri, Roberto Álvarez, nonché a tutte le istituzioni che hanno sempre accettato il mio invito a collaborare con iniziative che facessero emergere l’eredità culturale italiana in Repubblica Dominicana: le varie manifestazioni culturali realizzate per celebrare i 120 anni delle relazioni diplomatiche, i 500 anni dell’arrivo del primo vescovo residente a Santo Domingo Alessandro Geraldini, i 200 anni della nascita del primo Ammiraglio e fondatore della Marina della Repubblica Dominicana, Giovanni Battista Cambiaso, sono stati momenti importanti per far conoscere la storia condivisa raccontata in questo libro e hanno permesso lo stabilirsi di contatti fruttuosi con istituzioni culturali e con il mondo accademico di questo Paese facilitando poi la partecipazione a questo libro. Un vivo ringraziamento alle alte personalità che hanno deciso di onorare questo progetto con la loro autorevolissima prefazione: il Presidente della Repubblica Dominicana Luis Abinader, la Ministra della Cultura della Repubblica Dominicana Carmen Heredia, la Sindaca del Distretto Nazionale di Santo Domingo Carolina Mejía e il Presidente dell’Academia Dominicana de la Historia José Chez Checo. Sono anche molto grato per le importanti prefazioni scritte da illustri personalità italiane, iniziando dal signor Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Onorevole Luigi Di Maio, il signor Ministro per i Beni e le Attività Culturali, Onorevole Dario Franceschini, il Direttore Generale per la Mondializzazione e le Questioni Globali del Maeci, Luca Sabbatucci e il Segretario Generale dell’Organizzazione Internazionale Italo-Latino Americana (iila), Antonella Cavallari. Sono molto grato al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale per aver sostenuto, grazie al finanziamento del piano straordinario Vivere all’italiana, iniziative nate proprio da questo libro, come la graphic novel su dieci storie iconiche tratte dal libro stesso, pubblicate in edizione cartacea e digitale e distribuite nelle scuole dominicane. Ringrazio infine gli sponsor, Santo Domingo Motors-Grupo Ambar, Grupo Inicia e Grupo Puntacana per aver creduto e sostenuto la pubblicazione di questo volume. È stato un piacere conoscere l’editore Umberto Allemandi che ha creduto sin dall’inizio nel progetto dell’edizione italiana e in lingua spagnola di un libro tecnicamente ricco e complesso, come ricca e complessa è la storia che qui si racconta. Così pure è stato un piacere lavorare con padre Joseph Chorpenning e Carmen Croce della Saint Joseph’s University Press che hanno immediatamente colto l’importanza di un’edizione accademica statunitense arricchita di contributi di docenti americani. Sono persuaso che da questo volume nasca la consapevolezza della storia passata e auspico che promuova nuove opportunità, favorendo al contempo ulteriori ricerche su un tema che merita approfondimenti. Come si evince da questa introduzione ho scoperto molte di queste storie tramite incontri con persone la cui conoscenza è stata per me un privilegio e che hanno ritenuto importante condividerle con l’Ambasciatore d’Italia: a mia volta ho reputato fosse un mio dovere presentarle in veste scientifica e unitaria desiderando rendere partecipi i lettori, a cominciare dalla comunità italiana ma includendo anche tutti i dominicani amici dell’Italia. Mi auguro che questo volume sia utile anche a chi è interessato, in generale, ai contributi dell’Italia e delle comunità italiane nel mondo, nonché ai dialoghi culturali, sociali, economici e politici che ne derivano. Si tratta di un argomento a me caro e di una riflessione approfondita attraverso il mio ruolo di curatore di altri due volumi: The Italian Legacy in Washington D.C.: Architecture, Design, Art, and Culture, pubblicato da Skira nel

2008, e The Italian Legacy in Philadelphia: History, Culture, People and Ideas pubblicato con Temple University Press nel 2021. Il volume L’eredità italiana nella Repubblica Dominicana: Storia, Architettura, Economia e Società s’inserisce in questo quadro come il terzo di una serie in più volumi che mira a migliorare la nostra comprensione del significato della presenza italiana in altre società Auguro a tutti buona lettura, alla scoperta della ricchezza e profondità di pagine importanti della storia dell’amicizia e dei legami tra Italia e Repubblica Dominicana.

Cerimonia per commemorare il bicentenario della nascita dell’Ammiraglio Giovanni Battista Cambiaso, sulla spianata del Ministero della Difesa, con la partecipazione dei principali vertici militari del Paese. Santo Domingo, 4 dicembre 2020. Da sinistra a destra: i figli dell’Ambasciatore, Matteo e Bianca; la moglie dell’Ambasciatore Roberta Canepari; l’Ambasciatore Andrea Canepari; il Viceammiraglio Joaquín Augusto Peignand Ramírez, Viceministro della Difesa per gli Affari Navali e Costieri; il Generale Maggiore Víctor Mercedes Cepeda, Viceministro della Difesa per gli Affari Militari.

Saluto dell’Ambasciatore Andrea Canepari e del Viceammiraglio Joaquín Augusto Peignand Ramírez, Viceministro della Difesa per gli Affari Navali e Costieri, alla cerimonia in onore del bicentenario della nascita del primo Ammiraglio della Marina Dominicana, l’italiano Giovanni Battista Cambiaso. Santo Domingo, 4 dicembre 2020.

Note

1 Marcio Veloz Maggiolo, «El Siglo», 27 ottobre 2001, p. 6E. 2 Il dibattito su Colombo è aperto in molte parti del mondo. Per un’analisi di come Colombo sia percepito nella comunità italoamericana in particolare nella regione di Filadelfia e il suo significato per quella comunità, si veda A. Canepari., Ciao Philadelphia: Creation of an Italian Cultural Initiative and Volume, in a. canepari e j. goode, The Italian Legacy in Philadelphia: History, Culture, People, and Ideas, Temple University Press, Filadelfia 2021. Negli Stati Uniti vi è chi dimentica il ruolo svolto dalla figura di Colombo, sin dal momento della sua celebrazione a livello federale, nel legare alla fondazione degli USA una minoranza che era stata oppressa. Il 21 maggio 2020 sul giornale del New Jersey «The Italian Voice» è stato pubblicato in prima pagina un articolo di Gilda Rorro che s’intitolava Preserve Columbus Statues: A legacy for the Ages e che si chiudeva così: «Columbus’ statuary serve as physical monuments of bygone eras, which are a precious legacy for this and future generations. Preserve them as a resource to unite all people through education and mutual understanding. In closing, I remember the former Consul General of Italy in Philadelphia, and current Ambassador of Italy to the Dominican Republic, His Excellency Andrea Canepari, saying in 2016 about Columbus: “His statues stand as a symbol for an oppressed minority to be recognized through him as part of the dna of the Delaware Valley”.» 3 Per alcune considerazioni sul passaggio e sulla continuità tra Medioevo ed Età Moderna si veda a. tenenti, L’età moderna. La civiltà europea nella storia mondiale, II, Società editrice il Mulino, Bologna 1981 e j. huizinga, L’autunno del Medioevo, Newton Compton, Roma 1992.

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