Albero Verde

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Primo Piano A scuola, non a lavorare

Adozioni Soddisfatti o rimborsati

India Diversi da chi?

Poste Italiane SPA - Sped. in abb. postale - D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/04 n. 46) Art. 1 comma 2, DLB Milano

N째 2 Anno XVI - Trimestrale del CIAI - Giugno 2010


PRIMADITUTTO

BENJAMIN, IL TESTIMONE Il bambino che vedete nella foto di questa pagina si chiama Benjamin. Svolge un ruolo importante, quello di “Bambino Testimone”, del programma di sostegno ”Uno per tutti” relativo alla Costa d’Avorio. Torniamo a parlarvi di lui perché, purtroppo, ci è giunto un appello dalle suore che gestiscono il Centro Fabio, la struttura che accoglie bambini soli presso cui è ospitato temporaneamente anche il piccolo Benjamin. A portarlo lì è stato il papà dopo la morte della mamma di Benjamin a causa della febbre tifoide. Era l’inizio di luglio del 2009 e il piccolo aveva poco più di un anno. Trasferitosi per trovare lavoro nella città di Issa, il padre aveva promesso che sarebbe tornato a trovarlo almeno una volta al mese. Purtroppo così non è stato e BenjaAderendo al programma “Uno per tutti” si sostiene un progetto di cui sono beneficiari diversi bambini. Uno di essi è il Testimone: la sua storia è esemplare della realtà in cui il progetto si sviluppa. Si riceve la scheda di presentazione del progetto con una foto del bambino testimone, informazioni sul bambino e sul progetto. Almeno una volta all’anno saranno inviati aggiornamenti sul progetto e sul bambino testimone. Il contributo minimo annuo è di 180 euro (meno di 50 centesimi al giorno); l’impegno minimo richiesto è di un anno. Aderendo a “Uno per tutti” Costa d’Avorio si sostiene la realizzazione

min che all’inizio aveva ben risposto alle amorevoli cure del personale del Centro Fabio e delle suore sta reagendo molto male a questo secondo abbandono. Così ci scrive Valery Assah della sede CIAI di Abdjian :”Benjamin continua a perdere peso ma ciò che più colpisce è il suo totale disinteresse verso tutto ciò che lo circonda. Sono già stati fatti degli esami clinici per escludere ogni altra possibile causa, ma sembra proprio che Benjamin sia depresso per la mancanza del papà” . Abbiamo chiesto a Valery di seguire con particolare attenzione il caso di Benjamin e di attivarsi affinchè tutto ciò che è in nostro potere sia fatto perchè il papà del piccolo possa recarsi più spesso al Centro Fabio a trovare il piccolo. Terremo informati su di lui tutte le persone che hanno aderito al programma “Uno per tutti” di cui Benjamin è testimone per la Costa d’Avorio. bambini di Blolequin. In una situazione ancora così difficile la scuola può svolgere un ruolo importante per il ritorno alla normalità. In assenza di strutture pubbliche, quasi tutte distrutte dalla guerra, i bambini sono spesso abbandonati a loro stessi dai genitori che sono costretti a lavorare nelle piantagioni di banane e caucciù. Il programma “Uno per tutti” è attivo anche per il Burkina Faso e per la Cambogia.

CIAI - Centro Italiano Aiuti all’Infanzia SEDE LEGALE Via Bordighera, 6 - 20142 Milano Tel. 02 848441 Fax 02 8467715 - info@ciai.it - www.ciai.it SEDI LOCALI LAZIO - Via Botero, 16/a - 00179 Roma Tel/fax 06 7856225 - lazio@ciai.it PUGLIA - Via Lepanto, 48 - 70043 Monopoli (BA) Tel. 080 746808 - Fax 080 742174 - puglia@ciai.it SARDEGNA - Via Isonzo 12 - 09122 Cagliari Tel/Fax. 070 7326933 - sardegna@ciai.it TOSCANA - Sede Cooperazione Toscana c/o CMSR Via della Madonna, 32 - 57123 Livorno Tel. 058 6887350 - Fax 058 6882132 toscanacooper@ciai.it VENETO - Via A. Grazioso, 5 - 35133 Padova Tel/Fax 049 8077210 - veneto@ciai.it GRUPPI TERRITORIALI CATANIA - Tel. 095 4193041 - 392 0482287 ciainuccia@virgilio.it Referente: Nuccia Vannucci Auteri GENOVA - Tel. 333 3466774 - mgrana@tin.it Referente: Michela Grana MONOPOLI - Tel. 080 746808 - 338 8966703 rubyfanizzi@libero.it - Referente: Maria Luisa Fanizzi PADOVA - Tel. 049 8077210 volontaripadova@gmail.com Referenti: Nico e Paola D’Angelo PESCARA - Tel. 338 3693623 patriziasci@tiscali.it - Referente: Patrizia Sciarra

UNO PER TUTTI

PRATO Tel. 392 9861848 - pierluigi.bertolini@ultra.it Referente: Pierluigi Bertolini

di attività prescolari e di interventi sociali che favoriscano il reinserimento nella nucleo familiare d’origine per i piccoli ospiti del Centro Fabio, orfani di madre e privi di un nucleo familiare in grado di crescerli. Qui vengono curati e assistiti con l’obiettivo finale di favorire, ove possibile, il reinserimento nella propria famiglia allargata; i piccoli, infatti, possono rimanere in questa struttura al massimo fino a 5 anni di età. Oggi ve ne sono circa 40. Le suore che lo gestiscono vorrebbero costruire, a fianco del centro, una scuola materna aperta anche ai

ROMA - Tel. 334 1842692 fabrizia.sepe@fastwebnet.it - Referente: Fabrizia Sepe

Per informazioni, adesioni al Programma “Uno per tutti” o sostegno al progetto per la costruzione del nuovo asilo presso il Centro Fabio: info@ciai.it, tel 02 84 84 41 www.ciai.it

TORINO - Tel. 335 1277279 - maurizio.zoe@tiscali.it Referente: Maurizio Zoè TRIESTE - Tel. 339 6228600 - luciotrieste@alice.it Referente: Lucio Mircovich SEDI ESTERE CIAI BURKINA FASO - 01 bp 2789 Ouagadougou - Burkina Faso CIAI CAMBOGIA - N. 2 St. 135 - P.O. Box 150 Phnom Penh - Cambodia CIAI COSTA D’AVORIO - Abidjan Cocody Riviera Palmerais Rosier Programme 3, Résidence Hibiscus, Villa 77 - 17 BP 229 Abidjan 17 - Côte d’Ivoire CIAI CINA - Bldg. 7 Apt. 2201 - MOMA Residential Compound - no.1, Xiang He Yuan Street Dongcheng District - Beijing CIAI ETIOPIA Yeka Kifle Ketema, Kebele 13/14, House No. 028, Addis Ababa - P.O. Box 2009 - Ethiopia CIAI VIETNAM - N.o 18, Lane 31/46, Xuan Dieu Street - Tay Ho District - Hanoi - Vietnam


L’EDITORIALE L’Albero Verde

Anno XVI - n. 2 - giugno 2010

In questo numero

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Primo piano

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Esperienze

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La posizione del CIAI sul lavoro minorile

Stage in India per una giovane italiana

Burkina Faso Lavoro per i rimpatriati dalla Costa d’Avorio

10 Cambogia Assistenza sanitaria per le minoranze etniche

12 Etiopia My School: un progetto per un’intera comunità

14 India I bambini “speciali” di Pondicherry

16 Italia Un’educatrice, un bambino e un pomeriggio d’inverno

studi 18 Centro I figli adottivi adulti si raccontano

20 Adozioni Adozione internazionale: una strada sempre percorribile?

a distanza 22 Sostegno Le linee guida dell’Agenzia delle Onlus

24 Letture Letti e consigliati a bambini e ragazzi

26 Eventi e Campagne 28 Network 30 News

Un Albero tutto nuovo Cambiato nella veste grafica e nei contenuti, per raccontarvi ancora meglio quello che facciamo in Italia e in giro per il mondo Albero Verde è ormai entrato nel suo sedicesimo anno di vita. In questo periodo è giunto nelle vostre case in diverse forme: dal semplice “ciclostilato in proprio” al formato tabloid, dal “quartino” alle attuali 32 pagine. Una evoluzione che ha seguito di pari passo la crescita della nostra associazione, cercando di raccontarla questa crescita, di farla vivere da protagonisti a tutti coloro che ne sono stati gli artefici. Da questo numero abbiamo operato quello che qualcuno chiamerebbe “restyling” ma che a noi piace di più segnalare come “rinnovamento”. Partiamo dall’aspetto grafico: un formato più agile che permette un risparmio in termini di costi di stampa, una gestione più versatile degli spazi e dei contributi fotografici (non sempre facili da reperire nella qualità che ci piacerebbe offrirvi). Per quanto riguarda i contenuti, ci stiamo impegnando per avere un giornale più aperto all’esterno; credo sia chiaro a tutti che non possiamo certo contare su una vera e propria redazione, ma cercheremo di trasformare i nostri cooperanti e i nostri parnter in corrispondenti esteri così come di “sfruttare” al massimo le risorse interne e i professionisti amici (che ringraziamo di cuore per il prezioso appoggio). Attraverso questo rinnovato Albero Verde vorremmo parlarvi di più della nostra presenza nelle realtà in cui sviluppiamo i nostri progetti, e ci piacerebbe che a farlo

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fossero proprio le persone che questi progetti li portano avanti e, perché no, anche chi sul territorio ci aiuta a realizzarli o ne è beneficiario. E poi vorremmo cercare di tenervi aggiornati il più possibile (per quanto la periodicità ce lo consente) su tutte le iniziative che ci vedono protagonisti in Italia, affinché possiate il più possibile seguirci, affiancarci e sostenerci. Il giornale si apre con “Primaditutto” uno spazio che riserviamo agli appelli più urgenti che vogliamo portare alla vostra attenzione. Sotto la testatina “Primo piano” troverete l’approfondimento di un argomento che ci riguarda da vicino, sia esso legato all’adozione o alla cooperazione. A seguire, gli spazi dedicati ai diversi Paesi in cui operiamo (sperando di riuscire ad averli sempre tutti presenti), alle tematiche relative al mondo dell’adozione internazionale, al Centro studi. Chiudono il giornale le pagine “di servizio”: dalle segnalazioni di libri per bambini e ragazzi dell’amica Francesca Capelli, alle iniziative di raccolta fondi, dalle campagne di comunicazione alle notizie dalle sedi italiane e dai gruppi territoriali. Insomma, non ci resta che augurarvi una buona lettura, invitandovi ad esprimerci la vostra opinione e a segnalarci argomenti di cui vi piacerebbe ci occupassimo nei prossimi numeri. Donatella Ceralli donatella.ceralli@ciai.it

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PRIMO PIANO Un documento ufficiale per chiarire come la pensiamo

A scuola, NON A LAVORARE La prevenzione dello sfruttamento del lavoro minorile passa anche attraverso la riqualificazione professionale; così tanti ex bambini lavoratori diventati ormai ragazzi riescono ad affrancarsi da una vita da schiavi di Francesca Mineo ma era bravissima a scuola e oggi ha potuto iscriversi al corso in ingegneria a Coimbatore e lasciare così il lavoro alla fabbrica di scatole di fiammiferi; suo padre, che lavora in un negozio di biciclette, non avrebbe potuto far studiare la figlia all’Università, ma il Comitato di Villaggio di Thiruvannamali ha

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ritenuto che la figlia fosse meritevole di un prestito per proseguire gli studi. Shanthi, nato nel villaggio di Mamsapuram da una famiglia povera, ha frequentato il Corso in editoria informatica e oggi lavora come programmatore e designer informatico. Vijaysarathan, figlio di un operaio a giornata, studia al Sudar Community College per ottenere il diploma in computer e ora lavora come freelance, occupandosi anche

dei computer difettosi del college. Sono alcuni esempi di giovani che, grazie al sostegno a distanza e ai progetti realizzati da CIAI in India nel Tamil Nadu, hanno potuto proseguire gli studi e affrancarsi dallo sfruttamento lavorativo, una condizione che nel mondo riguarda oggi circa 215 milioni di minori dai 5 ai 17 anni di età. I dati dell’ultimo Rapporto sul lavoro minorile dell’Ilo–International


Il progetto

Dove - Srivilliputur, Distretto di Virudhunagar (Tamil Nadu), in 123 villaggi

Come - Sostenendo l’educazione scolastica dei bambini e la formazione professionale dei ragazzi

Perché - Per combattere il fenomeno del lavoro minorile coinvolgendo la comunità locale e soprattutto gruppi di donne, perché funzionino da “antenne” in grado di rilevare la condizione dell’infanzia nel territorio; per recuperare i ragazzi contribuendo a ridurre la dispersione scolastica nei villaggi del distretto

Per chi - I beneficiari diretti sono in totale 426 bambini; 73 ragazzi beneficiari di corsi professionali; 100 membri delle istituzioni di villaggio; 7.965 donne dei Self Help Group.

labour organisation (cfr box sotto), parla chiaro: il 60% di questi bambini e adolescenti è impiegato nel settore agricolo, mentre sono 115 milioni i bambini assoggettati alle peggiori forme di sfruttamento, dalla schiavitù alla prostituzione. La Giornata Mondiale contro lo sfruttamento del lavoro minorile, celebrata lo scorso 12 giugno, riporta ogni volta l’attenzione dei media e dei governi su un problema difficile da debellare: recuperare bambini e ragazzi attraverso progetti educativi e corsi professionali, non solo in India, è una delle risposte di CIAI a questa emergenza. Non solo: l’associazione per la prima volta si è espressa con una posizione ufficiale racchiusa in un documento, presentato nel corso dell’ultima assemblea generale a Cervia: un passo necessario per un’organizzazione che lavora da 40 anni perché un bambino sia davvero bambino in ogni parte del mondo. CIAI, come si evince dal documento, mentre si impegna a combattere lo sfrutta-

Con chi - Il partner locale è ICCW Indian Council for Child Welfare del Tamil Nadu, un’associazione da anni impegnata in molti Stati indiani con progetti a favore di donne e bambini.

mento del lavoro minorile, promuove anche l’assunzione di responsabilità da parte degli adulti. È importante riconoscere il ruolo che i bambini lavoratori hanno nel mondo, in quanto soggetti che hanno il diritto di essere coinvolti e ascoltati in tutti i processi decisionali. Se da un lato il tema è spinoso, è vero anche che si rischia di cadere in posizioni retoriche o ideologiche: per questo CIAI ritiene che sia necessario prendere atto della realtà socio-economica, culturale e legislativa nei Paesi in cui interviene relazionandosi con il contesto e i diretti interessati; sotto un profilo culturale, occorre stimolare l’impegno degli adulti, dei governi e delle autorità competenti nella protezione e difesa dei diritti dei minori, verso i quali è prioritario l’impegno per garantire il diritto all’istruzione di qualità, che risponda ad esigenze specifiche del Paese: solo così è possibile intervenire per lo sviluppo sociale, civile e culturale. CIAI, ribadendo la validità degli strumenti legislativi propri di ogni Paese e delle nor-

mative internazionali di riferimento, ha sviluppato la sua posizione in alcuni punti essenziali - il lavoro minorile (child work) può avere, in determinati contesti socio-culturali, anche funzione educativa e formativa; - riconosce il valore del lavoro minorile volto al miglioramento delle condizioni economiche della famiglia purché regolamentato secondo tipologia di attività e durata del lavoro e affiancato da attività educativa; - è favorevole alla nascita di movimenti dei bambini lavoratori, formativi perché sviluppano una coscienza civile e un senso sociale, senza per questo togliere responsabilità agli adulti il cui dovere è occuparsi dell’educazione, della salute, della tutela e della crescita dei minori. Chiunque fosse interessato a ricevere il documento integrale può scaricarlo dal sito www.ciai.it o richiederlo al numero 02 84844471.

IL LAVORO MINORILE NEL MONDO I dati Secondo il Rapporto 2010 dell’Ilo (International labour organisation, un'agenzia delle Nazioni Unite) al mondo sono circa 215 milioni i minori sfruttati di età compresa tra i 5 e i 17 anni (nel 2004 erano 218 milioni); il dato è ancora più preoccupante per quanto riguarda le peggiori forme di sfruttamento, dalla schiavitù alla prostituzione, che interessano 115 milioni di bambini, mentre sarebbero 250 mila i bambini soldato in tutto il mondo.

continua a diminuire; in Africa sub-Sahariana è in aumento sia in termini relativi che assoluti: un bambino su quattro è coinvolto nel lavoro minorile. In Perù, la prostituzione minorile riguarderebbe almeno 10 mila adolescenti a rischio; in India sarebbero almeno 8.6 i milioni di bambini tra i 5 e i 14 anni impiegati a diversi livelli in attività lavorative.

L’analisi Il Rapporto analizza i dati per età e per sesso. Il maggior progresso è stato registrato per i bambini e le bambine in età Dove compresa tra i 5 e i 14 anni, con una riduIl Rapporto contiene anche dati aggregati zione del numero dei bambini lavoratori pari per regione: nelle regioni di Asia e Pacifico e al 10 per cento. Per la stessa fascia d’età, il America Latina e Caraibi il lavoro minorile numero dei bambini impiegati in lavori pe-

ricolosi è sceso del 31 per cento. Per le bambine, è stato registrato un calo considerevole (di 15 milioni o del 15 per cento). Dall’altro lato, però, c’è stato un aumento tra i maschi (di 8 milioni o il 7 per cento). Cifra ugualmente allarmante riguarda il lavoro minorile per la fascia d’età 15-17 anni che ha subito un aumento del 20 per cento, passando da 52 milioni a 62 milioni. Tendenze dal 2006 Quattro anni fa (data del precedente Rapporto Ilo) veniva presentato un quadro più incoraggiante: le nuove cifre mostrano un progresso “irregolare” verso il raggiungimento dell’obiettivo di eliminare le peggiori forme di lavoro minorile entro il 2016.

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ESPERIENZE

L’INDIA DEI VILLAGGI Uno stage presso una Ong e poi l’esperienza sul campo: un sogno che si realizza per una giovane donna italiana di Veronica Del Moro uando si parla di India non si sa mai bene di cosa si parla. Le parole che solitamente vengono associate a questo Paese sono spiritualità, misticismo, saggezza, povertà… Chi ci è stato dice che non si può descrivere, e rimane quell’alone di mistero, così attraente. Sono partita a settembre, dopo un corso di “Internazionalizzazione d’impresa” che prevedeva, nella fase conclusiva, uno stage in India. Ho scelto di fare uno stage per una ONG, ho pensato che forse questa poteva essere la chiave per poter dare un senso a quello che avrei deciso di fare nella vita: passare la giornata a fare qualcosa di buono per gli altri, con impegno, con le mie mani, e poi andare a letto alla sera contenta. Era la seconda volta che andavo in India, ma comunque quando ero sull’aereo avevo molta paura: questa volta partivo da sola. In realtà non c’era proprio niente da temere, tutto era stato organizzato alla perfezione, sapevo di essere in buone mani. Le prime due settimane le ho passate nell’originale cittadina indo-francese di Pondicherry, in Tamil Nadu, dove si trova l’ufficio del CIAI. Durante questo periodo ho sperimentato la vita d’ufficio (a piedi nudi, secondo le usanze indiane), ho stu-

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diato la documentazione necessaria a comprendere il progetto, ho avuto degli incontri con istituzioni e gruppi che svolgono attività simili a quelle intraprese dal CIAI in quest’area. La zona interessata dal progetto è il distretto di Karaikal, una delle aree più colpite dallo Tsunami. Qui il CIAI ha avviato un piano volto alla riabilitazione socio-economica delle comunità più vulnerabili (Dalit), attuando vari interventi che riguardano salute, istruzione, società e sviluppo economico. La componente dello sviluppo economico era il campo d’indagine cui si rivolgeva il mio tirocinio. L’intervento per la riabilitazione economica è stato realizzato attraverso l’erogazione di microcrediti utilizzati dai beneficiari per intraprendere un’attività generatrice di reddito. E’ così che mi sono addentrata nel microcredito, un tema senz’altro affascinante. Ho visto donne dirmi con le lacrime agli occhi dall’orgoglio che ora sanno firmare, che portano a casa uno stipendio, che insieme hanno fatto asfaltare una strada, che ora sono rispettate dai loro mariti, e da se stesse. Davide e Kannan, miei “capi” nonché colonne portanti in questo mio percorso, mi hanno accompagnato a Karaikal. Il partner locale si chiama Immaculate Heart of Mary

Social Service Society, ed è di un gruppo di suorine in sari rosa confetto. Io stavo da loro, in convento, e loro si sono prese cura di me con premura, offrendomi riso bollito impreziosito dal pollo che cuocevano appositamente per me. Tranne tre, quattro persone che parlavano inglese, tutti parlavano tamil. Straniera in terra straniera. In ufficio c’era un quadretto di Gesù. Ogni mattina prima di cominciare a lavorare si pregava e cantava di fronte all’immagine adornata di corone di fiori. Davanti al quadretto, che assomigliava così tanto a quello appeso sopra al confessionale della chiesa del mio paese, banane su cui venivano conficcati gli incensi. Più o meno dopo la preghiera, ad un orario sempre diverso da quello prestabilito, Ganesan (Microfinance Field Worker) mi accompagnava in un villaggio, sempre diverso da quello scelto il giorno prima. Salivo dietro di lui sul suo motorino, che puntualmente riusciva a partire dopo una decina di minuti di tentativi. Io con le gambe a lato, come le indiane, speravo sempre in strade piccole e poco trafficate. Arrivavamo nel villaggio e bussavamo alla casa del primo beneficiario. Così iniziava l’incontro. Nel giro di cinque minuti tutti gli abitanti del villaggio erano lì a vedere cosa stava succedendo. E così passavano le


ore, dall’inglese al tamil e viceversa, tra un chai (il tradizionale the) e l’altro, ogni tanto si cambiava casa. Finché non eravamo esausti, e a quel punto si tornava al convento a mangiare qualcosa. Al pomeriggio si ripartiva. Durante gli incontri cercavo di lasciare il più possibile spazio al libero corso della conversazione, in modo da non farla risultare un’intervista, ma non era sempre facile dato che non capivo una parola di tamil e la traduzione portava spesso a fraintendimenti. Dovevo per forza concentrarmi sui messaggi non verbali. Prendevo appunti che poi alla sera nella mia stanza riordinavo in un quaderno. Mi rendevo conto che le buone intenzioni c’erano da tutte le parti, ma nonostante questo lo scontro con il cosiddetto “gap culturale” è stato inevitabile. Se sul modo di lavorare si può cercare un accordo, se al cibo o ad un letto duro ci si può abituare, la diversità di visioni invece sembra a volte insuperabile. Un esempio: se chiedi un’informazione ad un indiano, non ti dirà mai che non sa la risposta, perché vuole per forza aiutarti. Ti darà quindi una risposta falsa. Nel momento in cui ti ritrovi totalmente disorientato, ti arrabbi, perché ti senti preso in

giro. Salto culturale. Mi sono scontrata quindi con una serie di difficoltà personali, da quelle più banali come doversi lavare con un secchio e una caraffa, a quelle più profonde, per esempio riflettendo su quanto la mia mente fosse veramente aperta e pronta ad accogliere il diverso. Mi sono chiesta se dietro la mia idea di far del bene non si insinuasse un pregiudizio culturale, dato che aiutare presuppone un livello non paritario delle due parti. Mentre combattevo con i miei problemi individuali, mi sono trovata davanti un mondo in cui c’è Nirmala. Una ragazza di 24 anni (la mia età), che gestisce la sua vita da sola perché non ha i genitori, il fratello l’ha abbandonata, è indebitata fino al collo, la sua casa è diroccata, e non sa qual è la via d’uscita. C’è Saraswathi, che manteneva le sue quattro figlie vendendo il latte della mucca che ha comprato grazie al prestito del CIAI. A Settembre la sua mucca è morta morsa da un serpente. Suo marito è alcolizzato ed è malato, necessita di cure mediche. Le persone che ho conosciuto e con cui ho lavorato sono lì, anima e corpo, per questo, e anche per se stesse.

Foto grande: una beneficiaria di un prestito individuale e la sua famiglia. Qui sopra: Sister Vimali, Nicholas, Sister Ignincious. Pagina 6: l’incontro con le donne di un Self Help Group e una foto in viaggio

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BURKINA FASO

Un difficile rientro in PATRIA di Daouda Ouattara* ella provincia del Nahouri, presso la città di Po, da cinque anni 13 bambini fanno parte del programma di Sostegno a distanza. Di questi, 10 seguono la scuola e 3 frequentano un corso professionale. Le famiglie dei bambini sono rappresentative dei lavoratori burkinabé che, in seguito alla guerra civile in Costa d’Avorio dell’inizio degli anni 2000, sono stati rimpatriati dopo aver subito vioeneze e inaudite brutalità. Le famiglie sono arrivate in Burkina Faso senza alcun mezzo, lasciando in Costa d’Avorio tutto ciò che avevano; molte di queste non avevano più alcun contatto con il villaggio o la città d’origine in Burkina Faso e non potevano quindi contare su alcuna rete familiare di protezione. Il sostegno pubblico burkinabé alle migliaia di sfollati ha cercato di reinserire gli espatriati dalla Costa d’Avorio là dove gli stessi avessero un minimo di relazione sociale tuttora viva, o presso la zona di provenienza originaria della famiglia. Sono stati mesi ed anni di grande difficoltà per le famiglie sfollate, talvolta composte da sole donne e da bambini fuggiti alle violenze; i loro mariti erano rimasti in Costa d’Avorio, dandosi alla macchia, per cercare di salvare il salvabile di tutta una vita spesa nel lavoro. Nella prospettiva di offrire a queste famiglie un’opportunità di ripresa gli agenti

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L’avvio di attività generatrici di reddito è molto importante per le famiglie burkinabè fuggite dalla Costa d’Avorio. L’esempio della città di Po in Burkina Faso della Direzione Provinciale della Sicurezza Sociale del Nahouri, partner di CIAI nel Sostegno a distanza, hanno con il passare dei mesi incoraggiato azioni che, parallelamente alla garanzia dell’educazione dei bambini e della loro salute, offrissero un miglioramento concreto delle condizioni di vita della famiglia intera, e che contribuissero a migliorare il quadro ambientale e familiare del bambino sostenuto. In una zona climaticamente più favorevole rispetto al resto del territorio burkinabé, la maggioranza delle famiglie è attiva nell’agricoltura. Gli agenti della direzione fanno sia da garanti del contributo dato dai sostenitori attraverso CIAI in vista dell’attività generatrice di reddito avviata, che da controllori e valutatori dell’impiego fatto da parte delle famiglie. Grazie all’ottimo inserimento nel tessuto socio-economico lo-

cale degli agenti della Direzione, le azioni generatrici di reddito hanno potuto svolgersi nella massima trasparenza e reciproca fiducia. Quale esempio gli agenti si sono fatti garanti presso i fabbri locali dell’acquisto rateizzato di nuovi aratri o di animali da traino o domestici per le famiglie degli agricoltori. Il pagamento rateizzato segue l’erogazione trimestrale del contributo alla scolarizzazione dei bambini e funge quindi da garanzia dei pagamenti futuri. In questa provincia quindi, al successo negli studi dei ragazzi e nella tutela della loro salute, il contributo del sostegno offre anche ai genitori, mese dopo mese, con piccoli risparmi, la possibilità di migliorare le condizioni di vita di tutta la famiglia grazie al miglioramento della produzione agricola, o al commercio di piccoli animali da cortile, e di coprire così altre necessità educative da parte dei bambini della famiglia. Tutte queste famiglie migliorano, giorno dopo giorno, le proprie condizioni di fragilità economica e progressivamente, grazie al Sostegno a distanza stanno uscendo dallo stato di bisogno. Un successo importante in vista della sostenibilità dell’intervento cui contribuiscono il lavoro quotidiano di sponsors italiani CIAI, di ragazzi, delle famiglie, degli agenti della direzione provinciale dell’Azione Sociale e di CIAI Burkina. Grazie a tutti *Responsabile Sad urbano, sede CIAI Burkina Faso

UN’AGRICOLTURA DI SUSSISTENZA In Burkina Faso la maggior parte della popolazione vive di agricoltura, cui si aggiungono un po’ di allevamento (capre, pecore, polli) e di artigianato (stuoie, cesti, tessuti...), che completano il budget familiare. Si coltivano soprattutto miglio e sorgo, poi mais nei terreni più fertili, arachidi ed altre leguminose, e diversi legumi tradi-

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zionali (gombo, koumba...) che, seccati, servono per tutto l’anno per preparare la salsa che accompagna il piatto di base, chiamata “to” cioè la polenta di miglio, di sorgo o di mais. Il terreno si coltiva genralmente a mano, con una corta zappetta chiamata “daba”; i più fortunati dispongono di un asino o

di un bue, e di un piccolo aratro per tracciare i solchi. I terreni coltivati in stagione delle piogge sono classificati in “campi di casa” (quelli che circondano la concessione) e “campi di brousse”, distanti talvolta parecchi chilometri dall’abitazione. I campi di casa sono più fertili, perché beneficiano della concima-

zione naturale dei rifiuti della famiglia; quelli di brousse sono spesso lateritici o sabbiosi e producono raccolti scarsissimi. Questa organizzazione agricola spiega perché, quando si arriva in un villaggio, ci si domanda “Ma il villaggio dov’è?” Di fatto, il “villaggio” è costituito da “concessioni” sparse, spesso molto lontane l’una


Vuoi regalare

UN ASINO? Nel nuovo catalogo dei regali Solidali del CIAI abbiamo inserito quest’anno anche gli asini. Quanto possa essere utile un asino per una famiglia del Burkina Faso lo si può leggere nell’articolo di queste pagine. Quanto sia semplice farlo ve lo diciamo subito: andate sul sito www.ciai.it/regalisolidali/ oppure chiamateci all’ 848 848 841 o mandateci una mail a regalisolidali@ciai.it comunicandoci di aver effettuato una donazione di 120 Euro con causale “Regali solidali-Asino”. Noi provvederemo a far arrivare il vostro splendido regalo ad una famiglia che ne ha bisogno e voi riceverete un colorato biglietto/attestato di donazione. Potrete tenerlo per voi o fare questo regalo a nome di un amico, un parente, una persona cara, in ogni occasione. Ma l’asino non è l’unico animale che potrete regalare per sostenere attività generatrici di reddito: ci sono anche le galline (12 Euro), le capre (30 Euro) e le mucche (50 Euro). In un momento di pausa da scuola, questa ragazza insieme ai fratelli lavora nel campo della famiglia con l’aratro fornito nell’ambito delle attività generatrici di reddito

dall’altra, ciascuna circondata dai suoi “campi di casa”. Il problema costante dell’agricoltore burkinabè è l’acqua. I terreni, ormai troppo sfruttati, non riescono più a trattenere quella che scende dal cielo: appena mezz’ora dopo un temporale, tutta l’acqua è colata via, portando con sé lo strato superficiale di humus fertile.

Grattando un po’ il terreno, si vede che l’umidità non è scesa sotto lo strato superficiale di 1-2 cm. Quando le piogge sono irregolari o scarse arriva la siccità e con essa la fame. In questa situazione è chiaro che ogni villaggio vorrebbe un “barrage”, cioè una piccola diga che formi, nel letto di un torrente, un laghetto artificiale: il bar-

rage permette di avere acqua anche in stagione secca, di dare da bere agli animali e di coltivare, sulle sue sponde o a valle, i legumi che vengono chiamati “di controstagione”, perché si coltivano in stagione secca: pomodori, cavoli, cipolle, melanzane, fagiolini, ecc. che vengono poi venduti ai commercianti che li porteranno sui

mercati delle città. E la verdura di scarto o troppo matura per il trasporto arricchirà la salsa della polenta. L’erosione del suolo giustifica due importanti attività che i contadini svolgono in stagione secca: la costruzione, nei campi, di “dighette antierosive” e la preparazione di fosse per il compost, per concimare i campi.

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CAMBOGIA Le minoranze etniche di Mondulkiri e Ratanakiri

Se la montagna NON VA A MAOMETTO... di Donatella Ceralli ste provincie si differenziano notevolmente dalle altre 20 Portare anche nei villaggi più in cui è suddivisa la Cambosperduti delle provincie del nord gia per due caratteristiche principali: il territorio e la est della Cambogia l’assistenza popolazione. Il territorio è ricco di colline e montagne, sanitaria: un ambizioso progetto ricoperte da foreste e ricche che grazie alla Fabbrica del Sorriso di corsi d’acqua e fauna. Paesaggi spettacolari sicura2010 riusciremo a realizzare mente di grande attrattiva per i turisti più avventurosi e disposti ad adattarsi alle strut- con “montanari o selvaggi”. I laotiani li ture ancora molto “naif ” e a chiamano “Kha”, i vietnamiti “Moi” ma tutti i termini indicano persone “non civili”. collegamenti difficili. In queste zone è molto sentito anche I numerosi gruppi etnici che oggi abitano il problema delle migrazioni; il confine nella zona (il numero più probabile è 12) con il Vietnam, infatti, ha favorito l’in- sono tutti discendenti delle popolazioni augresso di alcune migliaia di “monta- toctone di ceppo austro-malaisiano che pognard”, abitanti delle zone montuose polavano la regione indocinese prima del Vietnam centrale. Questa popola- dell’arrivo di Khmer, Viet e Lao. zione si è inserita in un contesto sociale I racconti di viaggio dei primi esploratori già piuttosto isolato dal resto della di queste zone -come quello di Henri MouCambogia. Le popolazioni di queste hout che scoprì le rovine di Angkor- nella zonechiamate genericamente seconda metà del XIX secolo, parlano di CIAI ha avuto visibilità e ricevereà un so- “Khmer leu”, cioè “khmer che stanno in guerrieri seminudi con il corpo ricoperto stanzioso contributo di ben 500.000 Euro. alto”- sono state storicamente considerate da tatuaggi o pitture, capelli riuniti a crocIl progetto ci vede impegnati in una zona arretrate anche a causa delle impervie zone chia in cima alla testa, lunghe lance e archi. della Cambogia meno conosciuta e “bat- in cui si trovavano i loro villaggi. Basti pen- Oggi, naturalmente, le minoranze etniche tuta”, le provincie del nord est del Paese, sare che il nome Phnong (si può trovare si caratterizzano soltanto per qualche partiMondulkiri e Ratankiri (confinanti a Nord scritto in diversi modi) della minoranza et- colare abito o copricapo o per le ceste che con il Laos e ad est con il Vietnam). Que- nica più numerosa della zona viene tradotto portano sulla schiena; oltre al fatto che è molto difficile comunicare con loro, anche per chi parla khmer. Al di fuori dei due capolouoghi di provinLA SITUAZIONE SANITARIA cia (Sen Monorom per Mondulkiri e Ban Nelle due provincie prese in topeso. Rispetto alla mortalità anno di vita, 229/1000 nei Lung per Ratanakiri), che comunque non considerazione la situazione infantile, 80/1000 nati vivi primi 5 anni. Soltanto il 13% sono nemmeno lontanamente paragonabili sanitaria è veramente molto muoiono alla nascita, della popolazione (210.00 abi- a nostre cittadine, i villaggi sono costituiti difficile. La provincia di Ratana- 170/1000 nel primo tanti) ha accesso alle da poche case su palafitta disposte in makiri, in particolare, ha il più alto cure sanitarie. niera diversa a seconda delle etnie (in certasso di mortalità infantile del Nella provincia di Mon- chio, a schiera, etc..), raramente in legno e paese: 22,9% dei bambini dulkiri sono attivi: 1 più spesso in materiali vegetali. Gli abitanti muore prima dei 5 anni. ospedale (Sen Mono- dormono sempre con la testa rivolta ad Est, I dati accorpati delle due rom), 7 health center dove si ritiene vivano gli spiriti protettori. provincie segnalano che il e 17 healt post. Nella Coltivano la terra con strumenti primor54% dei bambini ha problemi provincia di Ratana- diali (i più avanzati utilizzano i bufali per tidi malnutrizione; di questi, il kiri sono attivi: 1 ospe- rare semplici aratri), e purtroppo fanno 35% è moderatamente sottodale (Ban Lung), 11 health spesso ricorso al disboscamento creando peso e il 19% gravemente sotnon pochi problemi ambientali. Nelle loro center e 17 health post. uesta volta ce l’abbiamo fatta. Dopo essere stati, per ognuna delle sei edizioni precedenti, nel cosiddetto “secondo gruppo” dei beneficiari di Fabbrica del Sorriso, siamo stati selezionati fra le quattro associazioni dell’agognato “primo gruppo”. Ciò ha voluto dire che nel corso dell’iniziativa organizzata da Mediafriends Onlus nel marzo scorso, il progetto del

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case è facile trovare delle giare contenenti il distillato di riso che bevono spesso (più giare ci sono, più la famiglia è “ricca”). Venerano numerosi geni della foresta e gli spiriti delle forze naturali e scolpiscono dei totem di legno per proteggere il sonno dei defunti. Vengono anche praticati sacrifici animali: dai bufali ai piccoli animali sacrificati durante la cerimonia che ad ogni mese lunare viene celebrata nel cimitero del villaggio, per onorare i defunti a cui vengono portate offerte. Per curarsi fanno spesso ricorso alla medicina etnica che utilizza preparati a base di piante, radici e parti di animali. Si alimentano con riso, fagioli di soia, pesce e rane spesso essicati al sole, insetti. Il progetto

Il progetto “Unità mobile di Pediatria” presentato dal CIAI a Mediafriends per FDS 2010 nasce da un estremo bisogno di assistenza sanitaria in quella zona. La situazione sanitaria delle due provincie in cui si svilupperà il progetto –Mondulkiri e Ratanakiri- è piuttosto difficile, soprattutto per quanto riguarda la salute materno-infantile. Nella zona sono endemiche malaria, tubercolosi, parassiti intestinali, colera, diarrea, morbillo e altre malattie prevenibili con vaccinazioni. Facendo base presso i due ospedali di riferimento (a Sen Monorom e Ban Lung) il progetto consentirà a personale opportunemente formato, di raggiungere con strumenti e attrezzature idonei i bambini dei diversi distretti (5 a Mondulkiri e 9 a Ratanakiri). Le attrezzature di cui sarà fornito il mezzo identificato (viene consigliata una jeep passo lungo dotata di “argano” con filo d’acciaio utile per la stagione delle piogge, quando le strade sono molto disastrate) consentiranno interventi in loco, facendo riferimento agli Healt Center e agli Healt Post esistenti. Verrà fornita adeguata formazione a 2 chirurghi locali, a 4 infermieri del dipartimento pediatrico e a 2 infermieri di sala operatoria locali.

La legislazione sanitaria del paese delega alle provincie di stabilire le quote che i pazienti devono pagare per il ricovero in ospedale. Tale cifra è stata stabilita come contributo al mantenimento della struttura sanitaria e il progetto prevede anche la presa in carico di tali spese (30 USD nel caso di pazienti medici e 50 USD per pazienti chirurgici). I casi più gravi potranno essere riferiti agli ospedali di zona o all’ospedale di Takeo, eccellenza cambogiana per la pediatria e partner di CIAI nell’intervento. Presso lo stesso ospedale pediatrico di Takeo verrà formato il personale addetto alla Mobile Clinic.

Sopra, una caratteristica abitazione realizzata con materiali naturali e di forma rotonda. Ve ne sono anche a palafitta, in legno Pagina a fianco: l’ospedale di Sen Monorom, il capoluogo della provincia di Mondulkiri. Da qui partirà la Mobile Clinic Nel box: durante la stagione delle piogge queste strade di terra battuta rossa diventano impraticabili Colazione, on the road, durante lo spostamento a Mondulkiri.

Toni Capuozzo in visita ai progetti CIAI Tradizione vuole che ad ogni progetto di Fabbrica del Sorriso venga abbinato un testimonial che ha il compito di “raccontare” il progetto stesso nei programmi televisivi trasmessi dalle reti Mediaset nella settimana in cui si svolge l’iniziativa. Testimone del CIAI è stato il giornalista Toni Capuozzo che ha quindi effettuato un viaggio in Cambogia per visitare il contesto in cui verrà realizzato il progetto, intervistare i protagonisti e

poter così portare la propria testimonianza. Nell’occasione Capuozzo ha potuto visitare anche altri progetti del CIAI: dal Centro Borey alla Scuola d’Arte di Siem Reap. Ringraziamo il giornalista, l’operatore Salvo La Barbera e la produttrice Gina Campisi per la professionalità e la sensibilità dimostrata durante la loro missione.


uando tre mesi fa al CIAI mi dissero che avrei seguito il progetto di Arba Minch, mi ero immaginata in viaggio verso un villaggio sperduto nel sud dell’Etiopia dove avrei lavorato con persone di cultura e lingua quasi irraggiungibili, visto che laggiù l’amarico non è la lingua madre. Ma già dalla mia prima missione nel mese di marzo ho capito che mi sbagliavo. Il lungo viaggio da Addis Abeba alle “Quaranta Sorgenti” (questo è il significato delle parole Arba Minch) è un regalo per gli occhi, per l’olfatto e per lo spirito. Il grigio di Addis viene presto sostituito dal verde delle foreste di eucalipto e dai colori alter-

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nati dei campi lavorati, dall’odore dell’erba e degli animali da pascolo che diventano i signori della strada asfaltata e dal tranquillo scorrere della vita di campagna. La scoperta di Arba Minch è stata un’altra sorpresa. Mi sono ritrovata in una colorata cittadina che si sviluppa lungo un’unica strada che ha per estremi il parco nazionale del Nechisar e i laghi Chamo e Abaya. Una chiesa ortodossa rumorosa, una moschea silenziosa, tanti negozi e nuovi hotel per i turisti farenji (stranieri). Lungo questa strada c’è anche l’ufficio del CIAI, immerso nel verde di un bel giardino. Nove persone lavorano lì dentro con impegno ed entusiasmo per migliorare la vita di centinaia di bambini di quattro zone

di Giulia Aprile*

Un progetto per DONNE e BAMBINI 12

vicine, aree disagiate, povere, colpite da un tempo metereologico impietoso. All’interno del progetto “My School”, il CIAI sostiene quattro scuole primarie attraverso la costruzione di nuove classi e latrine, la ristrutturazione di quelle esistenti, la fornitura di materiale scolastico, la formazione degli insegnanti, il supporto a 400 bambini beneficiari del sostegno a distanza e la creazione di club giovanili all’interno delle scuole per affrontare tematiche importanti, come l’importanza dell’educazione e dell’andare a scuola.

Si chiama “My School” ma è un intervento che va ben al di là della scolarizzazione e interviene nel tessuto sociale di una zona dell’Etiopia molto particolare


ETIOPIA Elemento innovativo e quanto mai importante è la creazione di cooperative di donne, mamme dei bambini sostenuti a distanza, che hanno la preziosa opportunità di mettere in piedi attività commerciali legate alla loro realtà quotidiana ed entrare nel mercato locale. Questo le rende autonome e capaci di mantenere con dignità la loro famiglia. La posizione della donna è particolare e difficile in questi paesi, soprattutto nelle campagne. Questa chance consente alle donne di sentirsi protagoniste del proprio sviluppo, fa loro acquisire consapevolezza delle tecniche economiche e delle procedure cooperative e riabilita la loro figura agli occhi della comunità. E’ questo quello che tentiamo di fare ad Arba Minch giorno dopo giorno. L’inaugurazione delle prime nuove aule è stata festeggiata e le prime quattro cooperative hanno ottenuto la licenza dal Governo. A giugno si concluderà il primo anno di progetto e il bilancio è sicuramente positivo. Il nuovo anno comincerà con rinnovato entusiasmo e obiettivi ancora più Foto grande: un momento della festa per l’inaugurazione della nuova scuola; qui sopra: ambiziosi. veduta interna della nuova scuola, la distribuzione del materiale scolastico e la vecchia * CIAI Etiopia scuola di Arba Minch; sotto: riunione dei capi villaggio

UN POPOLO DI TESSITORI La situazione economica dell’altipiano è molto difficile e per questo molti degli abitanti, soprattutto uomini, si spostano verso le grandi città. L’idea del progetto My School è nata appunto dall’osservazione della situazione che la comunità proveniente dal Gamo Gofa vive ad Addis Abeba. L’attività principale di questa comunità è, dai tempi di Menelik, la produzione di tessuti per i vestiti tradizionali. Ad Addis Abeba la maggior parte della comunità del Gamo Gofa risiede nella zona di Shiromeda, vicino alle montagne, e conserva usi e costumi della zona di origine. Nei laboratori di tessitura si trovano spesso bambini e giovani che sono attratti nella

grande città dal sogno di studiare e di garantirsi un futuro migliore. A volte decidono di partire da soli a volte sono spinti dalle famiglie o invogliati da trafficanti senza scrupoli che li illudono con false promesse. Una volta in città il sogno di studiare spesso svanisce e l’unica alternativa è continuare a lavorare al telaio guadagnandosi a stento da vivere. Le ragioni del fenomeno migratorio che si accompagna anche a quello del traffico di bambini e giovani sono da ricercarsi nella scarsa produttività agricola e nella mancanza di alternative di sviluppo economico. Negli altipiani la sopravvivenza della famiglia è legata alla produzione agricola ma ogni famiglia -

che è composta in media da 4.8 persone- possiede meno di un ettaro di terra. La necessità di braccia per lavorare la terra e pascolare il bestiame fa dei bambini un importante elemento per l’economia familiare. In una recente ricerca è stato rilevato che nelle zone di intervento, il 90% dei bambini era impiegato in attività lavorative e, fra questi, l’86% lavorava per la famiglia. Anche se i bambini frequentano la scuola, il coinvolgimento nelle attività lavorative può influire notevolmente sui risultati e spingere anche all’abbandono scolastico. Se si os-

servano le statistiche delle aree coinvolte dal progetto si nota come con l’aumentare dell’età dei bambini diminuisce il tasso di iscrizione scolastica; questo fenomeno può essere letto nell’ottica di un aumento dell’impegno dei bambini in attività lavorative e nella difficoltà di accedere ai gradi più alti.

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INDIA

DIVERSI DA CHI? di Nuria Almagro* o scorso primo maggio abbiamo iniziato un nuovo progetto molto speciale a Pondicherry. Si tratta di un programma comunitario di inclusione e riabilitazione dei bambini diversamente abili con problemi mentali nelle aree rurali e semi urbane. Il progetto è il risultato di uno sforzo congiunto tra il CIAI e la scuola speciale “Satya” (verità) in Pondicherry, India del Sud. La Satya School, ha iniziato la sua attività nel giugno 2003 con 20 bambini con diverse problematicità, fra cui autismo, sindrome di Down, difficoltà di apprendimento e danni cerebrali. La crescita è stata rapida ed oggi sono 104 i bambini che frequentano il centro; alcuni di loro seguono anche le lezioni alla scuola tradizionale statale. Il centro ha come obiettivo principale quello di non isolare i bambini, ma di dare loro l’opportunità di svolgere un ruolo attivo nella società. La nostra collaborazione con la scuola ha avuto inizio nel 2008, con il progetto “Educazione e riabilitazione per le ragazze con bisogni speciali, in Pondicherry città”. La prima volta che sono andata a visitare la scuola speciale Satya, nel febbraio 2009, mi sono resa conto della quantità di bambini diversamente abili con problemi mentali che non hanno la possibilità di accedere a una vita degna. Noi “cooperanti” parliamo spesso di inclusione e dei diritti di partecipazione dei bambini diversamenti abili alle scuole pubbliche e ad altre attività sociali e culturali, ma dobbiamo riconoscere la necessità di scuole speciali che offrono l'opportunità di un eventuale inserimento, dal momento che molti bambini raggiungono i centri senza essere in grado di sedersi, camminare, parlare, mangiare, andare al bagno o lavarsi da soli. Il cammino per risolvere tutti questi problemi è ovviamente lungo e complicato, e richiederebbe un intervento gover-

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nativo che andrebbe ben al di là dell’attuale sistema di semplici sussidi. In più, ancora oggi, le personne diversamente abili rappresentano uno dei gruppi più emarginati dell’intera India e spesso vivono in situazione di isolamento. Inoltre, molte di queste persone provengono dai settori più poveri della società e il loro costo della vita cresce a causa della necessità di assistenza e dalle modifiche che devono essere apportate alla propria abitazione per venire incontro ai bisogni del bambino. Tutto questo aggrava ancora di più la loro situazione. Infatti, in quasi tutta l’India, indipendentemente dallo Stato, Distretto o dalla religione, la nascita di un bambino diversamente abile è vissuta come una vera e propria disgrazia. Nonostante i passi avanti nell’ambito dei diritti umani, l’idea di un bambino diversamente abile è vista come il risultato della vendetta degli dei o degli antenati, l’incarnazione di un peccato commesso dalla famiglia, è una questione di “kharma”; ogni tipo di diversità, fisico o mentale, è vissuta come una punizione per i misfatti compiuti nelle vite passate dei bambini o per le colpe dei loro genitori (una sorta di “giustizia divina”) soprattutto della madre, e queste persone sono avvertite come una presenza infausta. Troppo spesso, i genitori si colpevolizzano e vivono come una propria colpa la disabilità; le famiglie, le comunità locali e addirittura i medici non sono di alcun aiuto nell’alleviare questo senso di colpa, definendo il bambino come “inutile”, “vegetale” o come un “peso”. Inoltre, è opportuno sottolineare che mentre il 70% della popolazione diversamente abile in India vive nelle zone rurali, le organizzazioni che forniscono servizi specializzati sono concentrate soprattutto nelle aree urbane, lasciando così una grossa fetta della popolazione con disabilità al di fuori di qualsiasi possibilità di ria-

Un nuovo programma di riabilitazione comunitaria per i bambini con bisogni speciali presso la Satya School di Pondicherry bilitazione o di inserimento sociale. Questa riflessione ci ha portato ad iniziare un nuovo programa di Sostegno a distanza per 125 bambini diversamente abili e con problemi mentali, nelle aree rurali e semiurbane di Pondicherry. CIAI aprirà nel corso del 2010 cinque centri di riabilitazione su base comunitaria e ci sarà una unità mobile che darà assistenza e formazione “porta a porta” per i casi di bambini con gravi problemi motori. Il progetto, in collaborazione con la scuola Satya, ha come obiettivo migliorare le condizioni di vita di questi bambini e delle loro famiglie, e la partecipazione della comunità, promuovendo l'integrazione a tutti livelli. Il primo centro è stato già aperto in Maggio, nel villaggio di Villianur.

* CIAI India


Un’estate in compagnia di Girija Kumarbabu*

Foto grande: un momento dell’inaugurazione del primo centro di riabilitazione della Satya School “fuori città”, nel villaggio di Villianur Qui sopra: una piccola impara a muoversi con un deambulatore; semplici attività manuali e intellettive stimolano i bambini

“Non voglio lasciarvi” piange Lakshmi. I suoi amici si uniscono a lei e tutti dicono di voler rimanere a Chennai. C’è molto movimento di fronte alla sede di Chennai dell’ICCW, l’Indian Council for Child Welfare. Un gruppo di 34 ragazzine è seduto sul pullman e scambia saluti con le assistenti ferme vicino all’ingresso. “Akka, non ci dimenticheremo mai di te”; “Narmada, la tua danza era così bella”; “Vijayan, la musica che ci suonavi con la chitarra era così piacevole da ascoltare”. Così queste ragazzine esprimono la loro gioia, impedendo all’autista di salire sul pullman. Tutti i bambini aspettano con ansia le vacanze estive. In India le scuole sono chiuse per 6 settimane dal 15 di aprile ai primi di giugno. Il clima è molto caldo e umido, ma per i bambini è il tempo delle visite, dei giochi, per dedicarsi ai propri hobby e godersi il tempo libero. ICCW organizza 3 campi estivi per i bambini di Cuddalore. Un gruppo di 34 ragazze e 45 ragazzi ha visitato in maggio Chennai per una

settimana; il campo comprendeva visita della città, alcune attività educative e…ottimo cibo! Un altro gruppo di bambini più grandi ha visitato le colline di Kodaikannal, con campo base a Bathlegundu. Tante attività ricreative, belle passeggiate nella natura e visite d’istruzione, come quella al tempio di Madurai e al Mahathma Gandhi Museum. E’ stata un’esperienza indimenticabile per i bambini; ognuno dei partecipanti ha ricevuto un cappellino, carta d’identificazione e acqua in bottiglia; i bambini erano ben custoditi dagli assistenti sociali. I bambini, i genitori e gli assistenti ringraziano il CIAI che sostiene molti dei nostri programmi fra cui il Summer Camp. * ICCW Tamil Nadu Dall’alto: il gruppo arriva al parco naturalistico che ospita serpenti di ogni genere; le visite offrono la possibilità di incontrare specie animali mai viste dai bambini; oltre alla natura anche un po’ di arte e di storia; un momento della visita al tempio di Madurai


Cioccolata calda con STEVE McCURRY

Un’educatrice, un bambino, un freddo pomeriggio d’inverno a spasso nella metropoli milanese. Per guardare con occhi “affamati” un mondo così vicino eppure così lontano di Paola Cristoferi* i ricordi l’uscita di questo inverno? È passato del tempo. Adesso che è arrivata l’estate e, con essa, il passaggio alle scuole medie, mi torna in mente lo sguardo curioso ed emozionato che avevi di fronte alla novità, orgoglioso di “essere stato scelto” e di andartene da scuola con una persona abbastanza sconosciuta per creare nei tuoi compagni una certa invidia! Sono arrivata all’ultimo momento, era uno di quei giorni di lavoro da una parte all’altra della città, con l’ansia che fossi già uscito. Tu, con la tua mamma vicino, cercavi nella folla. Mi hai subito detto che mi avevi vista per primo da lontano, ostentando quella sicurezza che ancora non hai, ma sai fingere bene. Tua mamma ci ha guardati un po’ perplessa, io l’ho rassicurata e ce ne siamo andati, verso il tram. Mi sono accorta che non sei stato tanto in giro per la città, anche per questo mi sembravi divertito, affamato di novità. Già mi sembrava di essere entrata in un’altra dimensione, sai che di te raccontano che

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non accogli stimoli, non sei interessato a nulla, niente ti tocca? Il tuo atteggiamento provocatorio e sbruffone non è emerso quel pomeriggio: eri disposto ad ascoltare, guardare, prendere tutto quello che ti sarebbe stato offerto. Mi hai mostrato la città che conosci, pochi riferimenti legati alla tua famiglia, poi hai iniziato a farmi tantissime domande, su di me, sulla mia famiglia, il mio fidanzato, giusto per fare un po’ d’ordine tra i pettegolezzi che girano tra i bambini del Centro Educativo! Non ti devo aver dato molta soddisfazione… Quando ti ho detto che saremmo andati a una mostra di fotografica, mi aspettavo la reazione peggiore, nonostante la decantassi come un evento mondano di “super eletti”! Forse anche per questo ho scelto di fare prima tappa in una bar per la merenda, per addolcirti un po’! Stavano preparando l’albero di Natale in piazza Duomo. L’atmosfera era incredibilmente magica a Milano: buio, lucine dappertutto, tanta gente in giro: ecco il primo senso dell’uscita, ricordarti che c’è un mondo in fermento, che si muove, si trasforma, che si può guardare con sguardo critico e affascinato, con capacità di analisi o fantasticando storie per ciascuno. L’importante è che c’è dell’altro oltre

a quello che ogni giorno, intorno a noi, ci troviamo di fronte. E forse prima di buttarcisi a capofitto, si può anche solo guardare. E vedere l’effetto che fa! Anche in questo senso la fotografia mi è sembrata una bella idea, anche per quel mio retaggio adolescenziale per cui di fronte alla bellezza, all’immagine dirompente e viva dell’arte non si può restare indifferenti. Ma queste erano le mie fantasie, mentre tu ingurgitavi cioccolata calda con panna e un bombolone ripieno di crema che avrebbe messo in difficoltà anche lo stomaco più addestrato! Finalmente siamo entrati, ero veramente colpita da quanto mi piacesse Milano in quel momento, ero emozionata. Steve McCurry! L’impatto è stato forte, prima di addentrarci nella foresta di ritratti appesi in un disordine apparente, ti ho raccontato qualcosa sull’artista, i suoi viaggi, e ti ho suggerito di provare a farti un po’ rapire dalle immagini. Hai accettato la sfida e ti ho visto dedicarti proprio all’incontro con tanti volti e storie molto lontane, ma eloquenti. Abbiamo giocato a cercare le somiglianze con i bambini del Centro, abbiamo letto qualche storia… e fatto un bel ripasso di geografia!! India, Afghanistan, Turchia. Carichi di tanta bellezza ce ne siamo andati a zonzo per il centro di Milano, con la leg-


ITALIA gerezza di chi ha pancia e occhi pieni e si permette di osservare il mondo senza ansie e aspettative. Duomo, galleria, la classica visita del turista curioso. Poi mi hai chiesto di prendere la metropolitana e siamo tornati, un po’ più complici di prima. Tua mamma ti aspettava davanti casa. Così ci siamo salutati.

Dragos caro, saprai ricordarti di quel po- Un anno vissuto meriggio e permetterti ancora qualche volta intensamente di riappropriarti dei tuoi occhi curiosi e affamati di “altro” che deve avere un bam- A giugno sono terminate le attività presso il Centro Educativo Stadera. Con la tradibino della tua età?

zionale festa di buone vacanze (vedi foto qui sotto) abbiamo salutato tutti i bambini * educatrice del e le loro famiglie dandoci appuntamento Centro Educativo Stadera al prossimo settembre. L’anno di lavoro appena terminato è stato ricco di tante attività e nuove esperienze. I bambini e gli educatori del Centro si sono cimentati in divertenti laboratori di pittura, Nome Centro Educativo cucina, musica, movimento, tanti momenti che hanno sollecitato la creatività di Localizzazione Milano, Quartiere Stadera ognuno, rendendolo capace di esprimere i Finanziatore privati propri sentimenti e le proprie emozioni, ma Durata prevista del progetto 18 mesi anche di sperimentarsi in insolite avventure insieme ai compagni. Data effettiva di inizio del progetto gennaio 2009 Tra le novità di quest’anno i bambini del Partner Direzione Didattica “C. Battisti”, Parrocchia Santa Maria Annunciata in Centro hanno avuto l’opportunità di parChiesa Rossa tecipare insieme agli educatori ad uscite in Costo complessivo 33.000 Euro città, esplorando spazi nuovi, visitando Nascita del progetto e obiettivi Molte periferie metropolitane sono state indicate mostre e parchi. dalle istituzioni come aree a marginalità e disagio sociale diffuso, ed è stata indiÈ stato dedicato tempo al sostegno scolacata come prioritaria l’attivazione di interventi volti a promuovere la coesione e la stico e creato uno spazio permanente di riqualificazione sociale, con particolare attenzione alla situazione di famiglie e di prestito libri e fumetti. Il Centro è così diminori. Proprio i minori si rivelano essere una delle categorie meno protette e più ventato uno spazio in cui i bambini potessoggette a rischi di vario genere: dispersione scolastica, fenomeno delle bande, bulsero esprimersi e sperimentarsi attraverso lismo, maltrattamento, abbandono familiare, trascuratezza, ecc. Il CIAI in seguito la socializzazione, in un confronto contiad una prima fase di analisi del territorio milanese ha rivolto la propria attenzione nuo tra sé e gli altri, acquisendo fiducia in al quartiere Stadera, periferia sud di Milano. Il quartiere si caratterizza per la mansé stessi e riconoscendo negli altri capacità canza di spazi e aree di socializzazione: anche i più piccoli si ritrovano spesso soli e potenzialità. Nuove attività sono già in nei cortili e nelle strade. Le attività del Centro Educativo Stadera intendono precantiere per il prossimo anno, dopo una venire e/o individuare situazioni di malessere e disagio di minori italiani e stranieri meritata vacanza per bambini ed educatori.

Il progetto

attraverso opportunità educative e relazionali, attraverso la creazione di un luogo protetto in cui i bambini possano trascorrere il tempo successivo all’orario scolastico, trovare figure di riferimento che suppliscano alle mancanze dei genitori (spesso assenti, deboli o impreparati a prendersi effettivamente cura dei bambini) ed in cui possano ricevere un supporto di tipo scolastico

(francesca silva)

Beneficiari Diretti: 25 bambini dagli 8 agli 11 anni e loro genitori, 28 insegnanti della scuola primaria. Indiretti: 280 bambini dagli 8 agli 11 anni Risultati attesi Costante frequenza dei bambini a tutte le attività proposte dal centro; miglioramento delle capacità relazionali dei bambini nei confronti degli adulti e del gruppo dei pari; proficua collaborazione con gli insegnanti in occasione degli incontri di coordinamento e progettazione; supporto ai genitori dei bambini che frequentano il centro nel loro ruolo educativo Attività previste Sostegno ai compiti condotto dagli educatori, accompagnato anche da forme di aiuto tra pari volte a favorire l’apprendimento tramite la collaborazione; laboratori creativi di vario tipo condotti dagli educatori e dai volontari: musica, disegno, cucina, teatro, ecc; incontri di coordinamento tra educatori e insegnanti per la condivisione degli obiettivi e del progetto individuato per ciascun bambino; organizzazione di uscite con i bambini per la conoscenza del quartiere ed organizzazione di eventi di intrattenimento per bambini e genitori; incontri individuali tra educatori e genitori per il coinvolgimento delle famiglie nelle attività del Centro

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CENTRO STUDI

I figli adottivi crescono In un nuovo libro edito da FrancoAngeli ne parlano studiosi, ricercatori e operatori del settore. Ed anche i diretti protagonisti, i figli adottivi di Francesca Mineo iventare figlio adottivo è di per sé un'esperienza forte e totalizzante per il bambino: il fatto che diventi grande, adolescente e poi adulto, non esclude che i suoi sentimenti evolvano nel tempo e con questi i dubbi e i quesiti che arrivano da lontano. Un aspetto che normalmente non viene te-

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nuto in considerazione ma che rappresenta oggi un'esigenza nella vita di molte persone che, anni fa, sono diventati figli. Un puzzle da ricomporre per conoscere la propria identità. Non a caso è CIAI, dopo più di 40 anni di esperienza nelle adozioni internazionali, a proporre una pubblicazione dedicata a questo tema: “Figli adottivi crescono” è il

nuovo libro edito da Franco Angeli e curato da Marco Chistolini, psicologo e psicoterapeuta familiare e da Marina Raymondi, responsabile di Attività culturali e Centro studi dell'associazione. Studiosi, ricercatori e operatori dell'adozione intrecciano così le proprie voci con quelle dei diretti protagonisti: i figli adottivi. Il libro, che raccoglie esperienze e proposte per operatori, genitori e figli, ripercorre tutte le tappe del fenomeno: la prima parte offre un inquadramento storico-giuridico e psico-sociale dell'adozione, includendo il passaggio fondamentale della nascita dell'adozione internazionale in Italia; sono affrontati inoltre gli aspetti relativi al diritto di ogni giovane a conoscere le proprie origini. Capitolo interessante è quello dedicato alle ricerche che rispondono a un solo quesito: dopo 40 anni di adozioni internazionali, come stanno i figli adottivi, oggi? Come questi adulti vivono il fatto di essere stati adottati, molti dei quali hanno famiglia e figli a loro volta? Il passaggio dall'adolescenza all'età adulta viene affrontata nella seconda parte del volume: le domande che ogni adolescente si pone acquistano nel figlio adottiva una valenza particolare. Come si legge nella presentazione del saggio, “l’età adulta rappresenta una delle tappe meno esplorate e studiate della vicenda adottiva. Solitamente infatti quando si parla di adottati, ci si riferisce ai bambini dimenticando che i figli adottivi crescono, diventano adolescenti prima e adulti poi, entrano nel mondo del lavoro, si sposano, hanno figli...questo deficit è probabilmente dovuto al fatto che si pensa ai figli adottivi in quanto minorenni,


Adozioni, a lezione da Brodzinsky come se l'adozione finisse con il raggiungimento della maggiore età”. Il delicato periodo in cui sboccia l'adolescenza e fiorisce la maturità è forse il cuore del libro: al centro di questi momenti c'è la “storia” di ogni figlio adottivo, ognuna importante e unica, pur se portatrice di esperienze dolorose. Eppure non tutti i giovani adottivi possono o vogliono confrontarsi con il loro passato: molti i fattori e le variabili che giocano a favore o contro, in un contesto in cui è da valutare, in fondo, la necessità di questo passaggio, visto il dolore che comporta. Essere stati accolti da piccoli in famiglia, e quindi con pochi ricordi, le differenze somatiche, eventuali episodi traumatici o altri fattori sono indicati quali determinanti per rifiutare il confronto con il passato: “l’abbandono è a tutti gli effetti un trauma e accomuna tutte le esperienze adottive”. Il viaggio prosegue alla ricerca di se stessi attraverso l'analisi di esperienze di alcuni figli adottivi: l’età adulta impone di affrontare questa ricerca con maggiore consapevolezza, come evidenzia Chistolini nel capitolo dedicato alla “ri-significazione della propria storia adottiva”. Si avvicina il momento delle relazioni affettive, della genitorialità: la terza parte del saggio chiude il cerchio, offrendo esperienze e proposte operative perché anche l’età adulta sia accompagnata. Molto interessanti le esperienze raccolte in occasione di due campi estivi, nel 2008 e nel 2009, cui hanno partecipato giovani tra i 14 e 18 anni, figli dei soci CIAI, così come le attività svolte dal Gruppo dei figli adottivi adulti, costituito nel 2001: le dinamiche di gruppo hanno contribuito a facilitare la manifestazione di sentimenti e stati d’animo tenuti nascosti o quantomeno in disparte, soprattutto riguardo il ritorno alle origini. “Nella mia vita non avevo mai sentito il desiderio e il bisogno di tornare nel mio paese di nascita - ha detto Kim, 35 anni, adottata in Korea quando ne aveva 3 - ma da quando frequento il Gruppo è come se avessi incominciato a fare il mio viaggio di ritorno alle origini e adesso, un po', mi sta venendo voglia di fare anche il viaggio vero e proprio”.

È il nome ricorrente e autorevole nella letteratura dell'adozione internazionale: “Being Adopted: The Lifelong Search for Self” è forse il suo testo più noto e citato. David Brodzinsky, professore emerito di Psicologia Clinica e dello Sviluppo alla Rutgers University del New Jersey (USA), è invitato in Italia da Provincia di Milano e da CIAI per una lectio magistralis sulle adozioni internazionali nel corso della giornata di studio in programma lunedì 4 ottobre allo Spazio Oberdan di Milano. Brodzinsky, che ha studiato in particolar modo i fattori che influenzano l’andamento dell’adozione, le dinamiche soggettive e intra-familiari che la caratterizzano e le peculiarità delle diverse tappe della crescita dell’adottato, è l'ospite d'eccezione durante l'incontro dal titolo “Accompagnare e sostenere l'adozione”. L’accoglienza adottiva è un percorso di vita dai molteplici aspetti, la cui riuscita dipende da molti fattori, in gran parte di natura emotivi, e non solo dalla qualità dell'accudimento e dell'educazione da parte dei genitori; d'altro canto per i figli, sapere di essere stati adottati, significa confrontarsi per tutta la vita con l’abbandono, costruire nel tempo la propria identità etnica, inserirsi nel nuovo contesto sociale, interrogarsi anche da adulti sulla propria storia. L’iniziativa, prevalentemente rivolta a psicologi e assistenti sociali, prevede l'accreditamento ECM. La partecipazione è gratuita ma l’iscrizione obbligatoria attraverso il sito della formazione: www.provincia.milano.it/sociale Per informazioni: CIAI - Attività culturali e Centro studi: centrostudi@ciai.it Provincia di Milano - Servizio Formazione per le professioni sociali: formazione-sociale@provincia.milano.it Programma 9.00 Accoglienza e registrazioni 9.30 Saluti di apertura (Massimo Pagani, Assessore alle Politiche sociali Provincia di Milano - Mario Zevola, Presidente Tribunale Minorenni di Milano - Valeria Rossi Dragone, Presidente CIAI) Introducono e coordinano la giornata: Marco Chistolini, Responsabile Scientifico CIAI - Susanna Galli, Responsabile Servizio Formazione per le professioni sociali della Provincia di Milano 10.15 Fattori di rischio e resilienza nell’adozione - una panoramica delle ricerche sui benefici e i rischi psicologici associati all’essere adottato 11.15 Fattori associati all’Adattamento dei bambini adottati – una discussione sui fattori biologici, psicologici e contestuali legati all’adattamento dei bambini 12.15 Dibattito 13.00 Pausa pranzo 14.15 Elementi di valutazione nel lavoro con i bambini adottati e le loro famiglie – una discussione su come integrare i fattori tipici dell’adozione con una valutazione dello sviluppo famigliare. 15.15 Interventi terapeutici basati sulle questioni relative all’adozione – discussioni sugli interventi specificatamente legati all’adozione (es. diari, rituali terapeutici, giochi di ruolo, biblioterapia) 16.15 Dibattito 17.00 Prove ECM

Corso per operatori psico-sociali “Dall’adolescenza all'età adulta dei figli adottivi” è il titolo del nuovo corso di formazione per operatori psico-sociali organizzato da CIAI Sviluppo nei mesi di ottobre e novembre. L'obiettivo è approfondire una fase particolare della crescita degli adottati per gestire al meglio la fase di post-adozione dei giovani che si affacciano all'età adulta. Normalmente si pensa all'adozione solo con riferimento al bambino, mentre chi è stato adottato diventa adolescente, si raffronta con il mondo esterno, diventa adulto, entra nel mondo del lavoro, forma lui stesso una nuova famiglia. Sono fasi importanti della vita di tante persone che, da bambini, sono stati accolti da una famiglia adottiva. Il corso pone quindi l'accento su due aspetti: la fase dell'adolescenza, in cui il figlio adottivo forma la propria identità in rapporto al passato, al presente e al futuro; il passaggio all'età adulta che inevitabilmente si colora di aspetti peculiari, in cui il viaggio interiore sulle proprie origini, affrontato con nuova maturità, può diventare desiderio di compiere un viaggio reale nel paese di provenienza. Il corso, che si articola in quattro giornate, è a numero chiuso e prevede una quota di iscrizione di 380 euro. La scheda di iscrizione, da inviare entro il 1 ottobre, è scaricabile dal sito www.ciai.it, area Centro studi. Il corso, che prevede crediti ECM, si svolgerà nella sede CIAI di Milano, in via Bordighera 6. Informazioni - tel: 02 848.441, fax 02 8467715, mail: centrostudi@ciai.it


ADOZIONI

SODDISFATTI O RIMBORSATI La vicenda del bambino russo riportato in patria perché “sgradito” ai genitori adottivi invita a domandarci ancora una volta se l’adozione internazionale sia sempre una strada percorribile di Graziella Teti* homas Hammarberg, commissario per i Diritti umani al Consiglio d’Europa, ha pubblicato recentemente un articolo dal titolo “L’adozione è la soluzione, nel migliore interesse del minore”, divulgato tra gli addetti ai lavori e diffuso attraverso l’International Social Service di Ginevra. Il documento tratta alcune delle tematiche salienti da noi già più volte rilevate. Lo spunto di partenza è la vicenda accaduta a un bambino russo, Artyom Savelev, oggi 8 anni. La madre adottiva americana, trovando ingestibile il comportamento del bambino, ha deciso di rimandarlo indietro, caricandolo su un aereo per la Russia, da solo. Con lui la donna ha mandato anche una nota in cui chiedeva alle autorità russe di riprenderselo, lamentandosi che nessuno l’aveva informata sulla reale entità dei problemi psicologici del bambino e che quindi, semplicemente, non poteva rapportarsi con questa realtà. “Il caso di Ayrtom ha provocato grande eco in Russia - ricorda Hammarberg - tanto che il meccanismo delle procedure per le adozioni internazionali sono ora in fase di revisione ai più alti livelli istituzionali”. In gioco è il principio secondo cui l’adozione è una misura di protezione dell’infanzia e i diritti dei minori devono essere protetti durante tutto il percorso adottivo. Hammerberg ricorda anche che “non tutti gli orfani hanno bisogno dell’adozione”, in quanto la gran parte di loro è collocata nella famiglia allargata o nella comunità vicina al minore. Inoltre non tutti i bambini ospiti di centri comunitari o altre strutture residenziali sono ‘abbandonati’ : alcuni di loro sono collocati lì solo temporaneamente; generalmente meno del 10 % dei minori nei cosiddetti orfanotrofi sono re-

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almente orfani. Eppure sempre più paesi ritengono di occuparsi dei minori senza custodia parentale, fatta eccezione di quelli considerati difficili da collocare: bambini con disabilità o con malattie gravi, gruppi di fratelli e bambini grandi, in breve tutti quei minori con “special needs”, bisogni speciali difficili da accettare anche in famiglie di paesi europei o di altre nazioni industrializzate. D’altro canto è costante la richiesta, continuamente insoddisfatta, per bambini piccoli e neonati. “Questo fatto ha conseguenze sulle adozioni internazionali - si legge nell’intervento “un particolare bisogno di un bambino potrebbe essere tenuto nascosto ai futuri genitori adottivi; oppure, non essendoci bambini sani adottabili, una coppia potrebbe accettare di farsi carico di un minore “special need” senza essere sufficientemente preparata a farlo. In queste condizioni sono altri i rischi di insuccesso specialmente se è stato garantito poco o nessun supporto in fase di post adozione”. “Esistono agenzie senza scrupoli, ‘orfanotrofi’, pubblici ufficiali e altri soggetti che intraprendono il business molto redditizio di procurare bambini per le adozioni, creando così un bacino fittizio di minori che soddisfano queste domanda” - avvisa il commissario europeo. “Per contrastare queste tendenze è essenziale rafforzare gli standard internazionali, fissati per garantire che il processo adottivo sia condotto nel rispetto del miglior interesse e diritto del minore, così come i diritti dei genitori naturali e degli adottanti. La Convenzione dell’Aja del ‘93 codifica le procedure di adozione internazionale e la Convenzione del Consiglio d’ Europa del 2009 affronta i temi di adozione nazionale. Gli interessi prioritari del minore devono essere più importanti di qualsiasi

altra cosa; l’adozione internazionale deve essere considerata solo nel caso in cui siano falliti tutti gli sforzi di trovare accoglienza nella comunità o nel paese di origine del bambino”. Nel condividere quanto riportato nell’articolo riteniamo importante sottolineare la necessità di focalizzare alcuni nodi critici in riferimento soprattutto all’adozione di minori in età scolare o preadolescenti o comunque appartenenti alle categorie "special need", previste dalle Linee Guida per la buona applicazione della Convenzione dell’Aja: oggi sono adozioni sempre più frequenti e come scritto nell’articolo pericolosamente "di ripiego" in mancanza di bambini piccoli. Valutazione della situazione del bambino e decisione di mandarlo in adozione all’estero La verifica dello stato di adottabilità di un minore compete all’Autorità preposta del Paese d’appartenenza ma nella decisione di mandare o meno un bambino in adozione internazionale dovrebbero entrare valutazioni diverse da quelle formali, attinenti alla sfera psicologica del minore, quali ad esempio: - la consapevolezza del minore circa la sua storia e le circostanze che l’hanno condotto all’adottabilità; - eventuali circostanze pregresse significative nella ricostruzione di nuovi legami affettivi (eventuali abusi o maltrattamenti…) - la disponibilità/motivazione del minore ad affrontare una nuova esperienza famigliare con nuove figure genitoriali; - la sua consapevolezza che con l’adozione internazionale si interromperà il legame con il suo paese d’origine ed eventuali parenti rimasti.


Completezza e veridicità delle informazioni da inviare alla famiglia che lo adotterà Appare indispensabile che siano forniti agli operatori che dovranno procedere all’abbinamento tutti gli elementi informativi necessari ad una conoscenza approfondita del minore (età reale, stato psicologico, scolarizzazione, situazione sanitaria, background, livello di inserimento e socializzazione all’interno dell’istituto, rapporto con l’eventuale famiglia affidataria, etc). Solo avendo a disposizione informazioni vere ed accurate l’operatore potrà procedere ad individuare la miglior famiglia possibile per il minore e un supporto delle risorse della coppia in funzione dei bisogni di quel bambino specifico.

Preparazione del bambino all’adozione Durante il periodo dell’attesa - dall’abbinamento all’arrivo dei genitori possono trascorrere anche molti mesi - il bambino andrebbe accompagnato nella preparazione interiore di un evento tanto importante della sua vita, quale è l’adozione Il CIAI sta conducendo in Etiopia da alcuni anni la pratica di sedute di counselling tramite propri operatori psicologi locali, opportunamente formati, che incontrano i minori settimanalmente per tutto il periodo dell’attesa e affiancano la coppia e il bambino durante i primi giorni di inserimento famigliare.

Supporto della famiglia dopo l’arrivo del bambino E’ indispensabile che la coppia disponibile ad un’adozione particolarmente difficile (bambini grandi o preadolescenti, nuclei di fratelli, bambini con patologie, bambini con pregressi di maltrattamento o abuso, etc) possa contare sul supporto di operatori specializzati (sia a livello di servizi territoriali che di ente autorizzato di riferimento) nelle diverse fasi della crescita del figlio. La certezza di poter contare su una rete di servizi di supporto potrà determinare la scelta di mettersi o meno a disposizione di minori che presentino difficoltà specifiche.

*Responsabile Settore Adozione CIAI

Preparare all’adozione Fra gli strumenti che gli psicologi che collabo- anni fa e molto di recente aggiornato e rirano con le sedi CIAI all’estero utilizzano per

stampato. Le belle illustrazioni di Marcella

la preparazione dei bambini all’inserimento

Bassanesi parlano tutte le lingue del mondo,

nella nuova realtà della famiglia adottiva, c’è

mentre i testi dello psicologo Massimo Ca-

anche un libro. Si tratta del volume “Ci ve-

miolo sono stati tradotti in inglese, francese,

diamo più tardi” pubblicato dal CIAI parecchi spagnolo e khmer.

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SOSTEGNO A DISTANZA n anno e mezzo di lavoro, un processo partecipato con le principali organizzazioni italiane, un monitoraggio costante del fenomeno “sostegno a distanza” (Sad) attraverso un Osservatorio permanente. Dopo l'emanazione, a fine 2009, delle “Linee Guida per il Sostegno a Distanza di minori e giovani”, l'Agenzia per le Onlus, ente pubblico vigilato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri è andata oltre: ha realizzato un sito dedicato - www.ilsostegnoadistanza.it - nonché ha dato vita a un Elenco di tutte le organizzazioni promotrici di Sad che si riconoscono nei principi di qualità e trasparenza del documento. Molti ingredienti per una sola campagna: “Il sostegno a distanza in chiaro”, un invito dell'Agenzia a conoscere a fondo uno dei più diffusi ed efficaci strumenti di aiuto a bambini e ragazzi che vivono in paesi in via di sviluppo. “Le Linee Guida sono di fatto un progetto per sostenere il Sad e il patto di fiducia tra cittadini, donatori e beneficiari finali”dice Marida Bolognesi, consigliere dell’Agenzia per le Onlus e coordinatore del progetto Sad e del Comitato scientifico. “Trasparenza e fiducia sono state le parole chiave che ci hanno guidato in questo lavoro: con questa iniziativa, per la prima volta nel nostro Paese le istituzioni sono intervenute in modo diretto sulla necessità di qualità e trasparenza di questa diffusa forma di solidarietà”. Il documento è il risultato di un percorso di analisi, riflessione e confronto che l’Agenzia ha realizzato insieme alle organizzazioni del settore, con il supporto tecnico-scientifico di un Comitato composto dai Consiglieri delegati dall’Agenzia

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Linee Guida, un sito dedicato e un Elenco delle organizzazioni che lo promuovono: il lavoro dell’Agenzia delle Onlus per un fenomeno in costante crescita di Francesca Mineo nonché da giuristi, esperti del settore, rappresentanti di organizzazioni, reti e coordinamenti. L’Agenzia si è focalizzata sul Sad di minori e adolescenti, proprio perché sono loro i beneficiari di gran parte dei progetti condotti in paesi in via di sviluppo. CIAI è una delle associazioni che, già fondatrice del Coresad - Comitato per la regolamentazione del Sad - e attenta alla qualità dei progetti di sostegno a distanza, ha aderito alle Linee Guida e quindi fa parte dell'Elenco creato dall’Agenzia. “Grazie al nuovo sito e alle iniziative che l'Agenzia ha in programma, tra cui una serie di incontri nelle città italiane per presentare il progetto - continua Bolognesi i cittadini hanno a disposizione strumenti che consentono di conoscere meglio le modalità di intervento nei paesi in via di sviluppo nei progetti Sad. La trasparenza è fondamentale per generare fiducia nelle famiglie italiane, da sempre vicine ai problemi dell'infanzia nel mondo. Dal prossimo autunno lanceremo campagne rivolte alle scuole italiane perché il Sad sia esperienza di crescita per i nostri bambini e di tutela dei diritti dell'infanzia in difficoltà”.

Il sostegno a distanza IN CHIARO 22


Le Linee Guida, in breve Le Linee Guida per il Sad - un documento non cogente ma di indirizzo e promozione - individuano principi e obiettivi per tutelare il sostenitore, il beneficiario della donazione e l’operato dell’organizzazione non profit. Nel documento ampio spazio è dato agli impegni che l’organizzazione Sad deve garantire per qualificare in modo ‘trasparente’ la propria attività: la redazione di documenti contabili adeguati, la definizione chiara e puntuale dei progetti, la specifica finalità di auto-sviluppo che il progetto intende perseguire, le forme di sostegno al beneficiario e i rapporti tra il sostenitore e il beneficiario della donazione. Non solo: particolare attenzione è posta alla tutela dell’immagine del minore e al rispetto della ”privacy”, così come al dovere, da parte delle organizzazioni, di informare e tenere aggiornati i sostenitori sull’evoluzione dei progetti a cui hanno aderito. Per consultare e scaricare l’intero documento: www.ilsostegnoadistanza.it Il ruolo dell'Agenzia per le onlus L’Agenzia è istituzione garante dell’operato delle organizzazioni aderenti alle Linee Guida attraverso l’istituzione dell' Elenco. L'Osservatorio, appena avviato, è luogo di raccolta dati, confronto e promozione del Sad in tutte le sue forme nonché volto alla diffusione delle buone pratiche, per rendere i cittadini-donatori sempre più consapevoli della qualità e dell'efficacia dei progetti Sad nei Paesi in via di sviluppo.

Le cifre del Sad

QUESTE FOTO sono state scattate da Fabio Polenghi, il fotoreporter ucciso a Bangkok durante gli scontri del maggio scorso. Fabio era amico del CIAI e ci ha accompagnato con la sua inseparabile macchina fotografica anche durante un viaggio in Vietnam, nel corso del quale alcuni sostenitori hanno incontrato i bambini sostenuti a distanza e le loro famiglie

Non esiste un’anagrafe Sad nazionale e i dati disponibili sono molto disomogenei. L’Elenco Sad dell'agenzia per le Onlus non è infatti un'anagrafe ma un elenco cui le organizzazioni volontariamente aderiscono – e sulle quali l’ente vigila – perché si riconoscono nelle Linee Guida. All’Elenco partecipano anche le principali reti di coordinamento tra cui Coresad, Cini, Elsad, ForumSad. Ad oggi sarebbero circa un milione e mezzo gli italiani, prevalentemente residenti in città del centro nord, che hanno attivato un Sostegno a distanza; si prevede che entro il 2013, arriveranno ad almeno 3 milioni (dati stimati dall’agenzia per le Onlus). La ricerca più recente è quella di Eurisko (ricerca Coresad 2007) che è partita da un'indagine dei sostenitori italiani maggiorenni: secondo il campione preso in esame, sarebbero 12 milioni gli italiani che nel corso della loro vita hanno aderito ad un Sad e ben 23 milioni vorrebbero avvicinarsi a questa forma di solidarietà; circa il 20% degli italiani aveva sostenuto di non aver mai aderito a questo progetto per paura di abusi, richiedendo maggiore trasparenza e informazione. Secondo l’ultima indagine del ForumSad, coordinamento che raccoglie una 70na di organizzazioni, sarebbero circa un migliaio in Italia le realtà che si occupano di Sad: tra queste, 657 sono le associazioni, 63 le congregazioni religiose, 13 i coordinamenti, 17 enti pubblici, 23 fondazioni, 39 uffici di Curia, quasi tutte con sede nel nord Ovest o nel centro del Paese. È di recente sorta una banca dati regionale nel Lazio: www.sostegnoadistanza.uniroma3.it, è la banca dati scaturita dal progetto dell’Anagrafe del Sostegno a Distanza (Sad) del Lazio, realizzato dall’Osservatorio Povertà del Dipartimento di Economia dell’Università di RomaTre in collaborazione con il ForumSad, e finanziato dalla Regione Lazio.

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LETTURE

di Francesca Capelli

Max Velthuijs Ranocchio è un… ranocchio (Bohem Press, 14 €) Dai 3 anni Nato dalla fantasia di un autore-illustratore vincitore del prestigiosissimo premio Andersen 2004, il personaggio di Ranocchio, in questa fiaba delicata, aiuta i bambini ad apprezzare sia la propria unicità, sia la diversità degli altri. Ranocchio si specchia nell’acqua dello stagno, si vede verde - che per lui è il colore più bello del mondo – e si piace. Sa anche saltare e nuotare. Insomma, non c’è nessuno meglio di lui… Ma poi in-

contra Anatra, che è bianca. E siccome non ha niente di verde, per Ranocchio non sarà mai bella

Chris Donner Lettere dal mare (Einaudi Ragazzi, 94 pagine, 12 €) Da 11 anni Dieci lettere scritte da un ragazzino al fratello maggiore Christophe, per raccontare quel che accade durante le vacanze in famiglia. Ma perché Christophe non è con loro? Sono proprio le lettere - scritte con un linguaggio fresco e immediato, con umorismo e un filo di amarezza – che ci fanno lentamente scoprire i retroscena di un dramma familiare. O meglio, di qualcosa che solo dagli adulti viene vissuto come un dramma. Cioè l’amicizia tra Christophe (che ha dichiarato la propria omosessualità) e Florian.

Hermann Schulz Mandela e Nelson (La Nuova Frontiera, 127 pagine, 12 €) Dai 9 anni Nelson è il capitano della squadra di calcio di Bagamoyo, in Tanzania, e condivide la passione per questo sport con la sorella gemella Mandela (i loro nomi, insieme, formano quello del primo presidente nero del Sudafrica, dopo la fine dell’apartheid, il regime razzista). Alla notizia dell’arrivo di una squadra italiana, Nelson è euforico e agitato al tempo stesso. Perché pregusta la possibilità di una vera

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quanto lui. Ma Anatra sa fare una cosa di cui Ranocchio non è capace: volare. E per quanto si sforzi e provi, non riesce a staccarsi da terra. Per fortuna ci sono Ratto, Porcello e Lepre a fargli notare che ognuno di noi è diverso dagli altri e che gli amici ti amano proprio per questo, perché sei tu. Perché leggerlo: Perché è una storia semplice ma non banale, con una leggibilità molto elevata anche per bambini piccoli, ma al tempo stesso profonda e poetica. Parla di diversità senza moralismi e buonismi, ma mettendo in stretta corre-

Per i genitori è qualcosa di inaccettabile, scandaloso. E ci vorrà tutta la pazienza del fratello minore per ricucire i rapporti e permettere un riavvicinamento, con immancabile lieto fine. Perché leggerlo: Per affrontare il tema della sessualità e dell’omosessualità con delicatezza e sensibilità, dimostrando come ciò che conta e fa la differenza – alla fine – è l’affetto e il rispetto per l’altro. Doveroso, davanti

partita internazionale, ma è consapevole delle difficoltà: manca un vero e proprio campo, non ci sono

le porte, i palloni di cuoio, le divise… Sarà la fantasia dei compagni di squadra a trovare una soluzione e, una volta iniziata la partita, via libera ai goal, alle emozioni, all’entusiasmo e a qualche colpo di scena! Perché leggerlo: Per festeggiare i mondiali di calcio che quest’anno si sono svolti proprio in Sudafrica, senza prenderli (e prendersi troppo sul serio). Per dire che a volte il calcio giocato per divertimento può essere più appassionante di una partita della nazionale in mondovisione. Per ribaltare i luoghi comuni, secondo i

lazione il rispetto verso gli altri con la propria autostima (come dire: chi si apprezza e sa quanto vale, non ha bisogno di assumere atteggiamenti prevaricatori). Le illustrazioni ironiche e delicate, mai “ammiccanti”, esprimono la grande considerazione dell’autore nei confronti dei bambini, considerati “persone” e non “adulti in miniatura”. Come inizia: “Come sono fortunato!”, disse Ranocchio specchiandosi nell’acqua. “Sono bello e so nuotare e saltare meglio di tutti. Sono verde, il mio colore preferito. Essere un ranocchio è la cosa migliore al mondo”.

al montare rabbioso di omofobia e intolleranza. Come inizia: Caro Christophe, siamo arrivati a notte fonda in questa casa in riva al mare. Non sapevo che il mare potesse fare tanto rumore. Il padrone ci ha detto: “Non datevi pensiero, è l’alta marea”. Aveva ragione, ora che ti scrivo il mare si è ritirato e il rumore non c’è più. Ma ragazzi, una puzza. È un mare pieno di alghe; quando si abbassa, le alghe restano sulla spiaggia e cominciano a marcire al sole.

quali il calcio non è uno sport adatto alle ragazze. Mandela, protagonista di questa storia, è una vera fuoriclasse! Come inizia: Non sono mai stato uno di quelli che critica la sorella a priori. Ma chi ne ha una sa bene quali sono i pro e i contro della situazione. Da me le cose stavano così: per aiutare papà, ogni mattino alle sei io mi mettevo in cammino con il carretto scassato alla ricerca di cibo per i suoi animali, mentre lei se ne stava davanti allo specchio a intrecciarsi nastrini d’argento tra i capelli. Arricciava la labbra e si osservava compiaciuta da tutti i lati.


Victoria Donda Il mio nome è Victoria (Corbaccio, 250 pagine, 17 €) Da 13 anni

Victoria crebbe inconsapevole della propria identità, finché fu identificata dall’associazione delle nonne di Plaza de Mayo (che da sempre lottano per ritrovare i nipoti). A 27 anni, nel 2005, la sua vita subì una svolta sconvolgente. Un’autobiografia che racconta, oltre alla storia Già aveva preso le distanza delle idee dei genipersonale dell’autrice, la tragedia di un paese – tori e iniziato a fare politica in movimenti di sil’Argentina – negli anni dell’ultima dittatura mi- nistra, ma la rivelazione della sua vera identità litare, con la vicenda dei desaparecidos, i prela costringe a “nascere” una seconda volta e sunti oppositori del regime (bastava fare diventare consapevole della violenza subita, sivolontariato nelle baraccopoli per essere consi- mile a quella di centinai di giovani della sua gederati pericolosi sovversivi), sequestrati illegal- nerazione. Ma Victoria, recuperato il nome che mente, torturati e uccisi, poi fatti sparire (molti sua madre aveva scelto per lei, riesce a supevenivano caricati narcotizzati e ancora vivi su rare la crisi e a trovare nelle proprie radici la aerei militari e buttati in mare). forza di riaggiustare i pezzi della sua vita. Nel 1977 anche i genitori di Victoria, l’autrice, furono sequestrati dai militari argentini. Il padre Perché leggerlo: Per ascoltare, dalle parole fu ucciso subito, ma la madre era incinta e fu di chi l’ha vissuta, una storia che tutti dovrebtenuta in vita fino al parto. Accadeva spesso: i bero conoscere. Una storia tragica, ma anche bambini venivano poi venduti o adottati illegal- piena di speranza, che dimostra la grande forza mente da famiglie di militari (come accadde a di questa donna che, pochi anni dopo aver scoVictoria) perché fossero cresciuti “da bravi paperto la propria identità, è diventata la più giotrioti argentini”. Nascosta dal nome di Analìa, vane deputata del Parlamento argentino. Come inizia: La prima volta che la vidi pensai che si trattasse di una fototessera, di quelle che si scattano per i documenti e nelle quali – per quanti sforzi si facciano – venire bene è impossibile. E’ uno scatto frontale, lo sguardo incollato all’obiettivo e un’espressione che si sforza di apparire seria, ma che non riesce a dissimulare un sorriso più vicino allo scherzo che all’allegria. Mandibola forte, capelli neri mossi e lunghi fino alle spalle, labbra carnose. Come me. La foto, come appresi in seguito, venne scattata una volta in cui, dopo una delle manifestazioni o delle proteste che la vedevano sempre in prima fila, finì al commissariato di polizia.

Sofia Gallo, Jasmika Halilovic’, Livia Coloji Il sogno di Jlepa (Edt, 35 pagine, 10 €) Dai 6 anni

Jlepa è una bambina rom che vive in un campo nomadi. Ha un sogno: diventare una campionessa di calcio. I suoi genitori pensano per lei un futuro diverso, con un matrimonio, dei figli. Ma Jlepa sente di doverci almeno provare e chiede aiuto a due amici, che accettano di allenarla di nascosto, quando si rendono conto che Jlepa è davvero brava. A scuola, per lei, non è facile. Alcuni bambini gagé (così i rom chiamano i “non rom”) la chiamano con disprezzo “la zingara”. Ma Jlepa non dà retta alle provocazioni: suo padre le ha detto che alcuni gagé sono buoni e altri cattivi. Come tutti. Alla fine dell’anno scolastico la scuola organizza una partita di calcio “femmine contro maschi”. E Jlepa fa vincere la sua squadra. Tanto che suo padre si convince e le permette di allenarsi. E se anche non diventerà mai una calciatrice famosa come nel sogno, tanto le basta! Perché leggerlo: Per conoscere meglio il popolo rom (quello che il padre di Jlepa dice dei gagé vale anche per i rom: ce ne sono di buoni e di cattivi), le sue tradizioni e anche le difficoltà che deve affrontare per vivere nella società. Perché l’impegno e l’allenamento possono aiutare a realizzare un sogno, e i sogni dei bambini vanno sempre presi in considerazione. Come inizia: La mia storia inizia da un sogno. Ho sognato di diventare una campionessa di calcio e di entrare nello stadio tra gli applausi dei tifosi. A testa alta. Il sogno era così bello e io così fiera che ho deciso di imparare a giocare a pallone.

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EVENTI E CAMPAGNE La nuova campagna lasciti

DOPO DI NOI di Donatella Ceralli olte associazioni, e non solo di grandi dimensioni, lo avevano già fatto con successo e recenti indagini hanno dimostrato un crescente interesse dei donatori in questo senso. Stiamo parlando delle Campagne Lasciti, cioè delle iniziative poste in atto da un’associazione per far sapere, ai propri donatori ma non solo, che esiste la possibilità di donare anche solo una parte dei propri averi per sostenerne le attività. Negli ultimi anni senza che nemmeno ci attivassimo in tal senso, abbiamo ricevuto alcuni lasciti e ciò ha rappresentato per noi un’ulteriore prova della sensibilità dei nostri sostenitori anche verso questo strumento di donazione. Per questo abbiamo deciso di far partirte una nostra campagna lasciti e perché fosse veramente efficace ci siamo rivolti a dei consulenti esperti in materia; nel corso dell’ultima Assemblea dei Soci a Cervia abbiamo presentato il risultato della collaborazione con questi

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professionisti. Il messaggio della nostra campagna lasciti sviluppa questi concetti di base: - tutti possono fare un lascito al CIAI, non è necessario essere ricchi; è sempre garantita la tutela degli eredi; si può donare anche una piccola cifra; non è necessaria una procedura burocratica dal notaio: basta chiamare il CIAI; - è un’occasione in più per sostenere i progetti del CIAI e “farsi ricordare”. La campagna si sviluppa attraverso diversi strumenti: pagina pubblicitaria (ricerca spazi gratuiti); volantino informativo; brochure informativa più dettagliata per gli interessati; mailing informativo per soci/sostenitori CIAI con questionario; coinvolgimento notai amici; guida interattiva su Internet. Nei mesi scorsi dovreste aver ricevuto il primo messaggio: una busta contenente una lettera, il depliant e un questionario (se ancora non lo avete fatto, restituicelo compilato: trattandosi di una nuova iniziativa, è per noi molto importante conoscere il vostro parere in merito).

Fare testamento permette di tutelare i propri cari e, al tempo stesso, compiere un gesto importante Come potete ben immaginare, i notai sono i nostri migliori alleati, in questo caso. Per questo vi chiediamo di segnalarci tutti quelli che conoscete ai quali potreste mandare direttamente il materiale che vi forniremo, magari “rafforzando” la loro attenzione e collaborazione con una vostra comunicazione personale. Contattate l’ufficio Raccolta Fondi ai numeri: 02 84 84 44 62/81.


GIOELE DIX: UN BAMBINO NON È MAI A DISTANZA È Gioele Dix il volto, oltre che l'ideatore insieme a Gualtiero Peirce, del nuovo spot sul Sostegno a distanza del CIAI. Lo spot della durata di 30’’ è stato realizzato pro bono da Gioele Dix, da tempo testimonial dell’associazione, con la regia di Gualtiero Peirce e la produzione di Paco Cinematografica. L’attore è ripreso nella sua abitazione mentre parla al telefono con un amico e spiega l'importanza del Sostegno a distanza, una forma immediata di aiuto a favore di bambini in difficoltà e delle loro famiglie in paesi in via di sviluppo: una relazione tra persone che può essere più 'vicina' di quanto si possa immaginare. Tanto che il pneumatico vola nel salotto di casa Dix e l'attore saluta la bambina che sembra essere a due passi da lui. Attraverso il nuovo spot, il CIAI in-

tende informare sul valore di solidarietà del Sostegno a distanza che permette, con meno di un euro al

Grazie alla collaborazione di alcune Roma), Grandi Stazioni. emittenti (che ringraziamo di cuore) Tv locali: Onda TV (Abruzzo); Telesiamo riusciti ad ottenere i seguenti genova (Liguria); GRP e Quadrifoglio Tv (Piemonte); TV Bergamo Canale 931 Sky, Video Bergamo, Studio TV 1, Più Blu Lombardia, TeleMilano, Telecampione, Odeon Tv, Telereporter, Antenna Tre Nord Est (Lombardia e Nord Italia). TV nazionali: Canale 5, Italia 1 e Rete 4 (settimana 511/09).

Un bambino africano che corre e gioca con un vecchio pneumatico; una bambina curiosa che sorride e guarda qualcuno dal basso in alto giorno, di sostenere direttamente un bambino e la sua famiglia, la scuola che frequenta e l'intera comunità; il Sad è uno strumento per prevenire l'abbandono dei minori, favorire l'accesso all'istruzione e alle cure sanitarie di base per tutti i bambini.

spazi (elenco aggiornato al 28/5) . Canali satellitari: Alice, Marco Polo, Nuvolari, Leonardo, Sky, Discovery Channel, Discovery Science, Discovery Real Time, Animal Planet, Discovery Travel & Living, Gxt. Tv outdoor: Telesia (aereoporti nazionali, metropolitana di Milano e

CHI è andato in scena Si sono da poco concluse le tournée teatrali degli attori e affezionati amici del CIAI Gianluca Guidi, Gioele Dix, Maria Amelia Monti e Pamela Villoresi che, come ormai d’abitudine, abbiamo seguito durante le diverse tappe grazie ai nostri volontari di tutta Italia. Come forse molti voi già sanno gli attori, a fine di ogni spettacolo, invitano il pubblico a contribuire alle nostre attività, caldeggiando una visita al banchetto che i volontari hanno puntualmente allestito nel foyer del teatro; qui, a fronte di una piccola donazione, il pubblico può ritirare un gadget a ricordo della serata. La stagione teatrale 2009-2010 ha visto anche una new entry: si tratta di Bruno Armando e Gianmarco Tognazzi, che hanno portato in scena in tanti teatri d’Italia l’intrigante commedia “Die Panne ovvero la notte più bella della nostra vita”. In realtà per Bruno e Gianmarco si tratta di un “ritorno” al CIAI e li ringraziamo davvero per aver ancora una volta scelto di essere al nostro fianco. I risultati? Davvero importanti! Oltre 80 mila euro raccolti, che si trasformeranno in aule, banchi, quaderni, stipendi per gli insegnanti, etc per le nostre scuole e i “nostri” piccoli amici. Ringraziamo tutti gli attori, le compagnie teatrali, i teatri che ci hanno ospitato e tutti i nostri vo-

lontari, senza i quali nessuna di queste iniziative sarebbe stata possibile. Alla prossima stagione… Se anche tu vuoi impegnarti in prima persona e diventare volontario CIAI chiamaci al numero tel. 02 84844481 o scrivici a: info@ciai.it

La Scuola Superiore di Sogpelcè, in Burkina Faso, è stata terminata grazie ai fondi raccolti durante la stagione teatrale 2009-2010

Per la distribuzione dello spot ringraziamo anche le concessionarie: Publikompass, Dad Digital Advertising, Agenzia Generale Pubblicità AGP, Concessionaria La Bobbiese, Profit Group. Per l’ideazione e la produzione: Gioele, Gualtiero e gli amici di Paco Cinematografica.


NETWORK

Il Veneto incontra il

BURKINA FASO

Diverse iniziative portate avanti dalla sede locale in collaborazione con altre realtà associative e culturali del territorio

di Paola Rigodanza, Sara Guarda e Arianna Marcellan* l 17 aprile a Padova si è svolto un incontro sul Burkina Faso, momento conclusivo di un anno di attività della sede Ciai Veneto tutte imperniate attorno a questo Paese. Per l’occasione ci siamo ritrovati con soci e sostenitori, famiglie adottive di bambini burkinabè e rappresentanti delle associazioni di immigrati burkinabè in Italia. Nel corso dell’anno abbiamo partecipato ad ogni evento organizzato sul territorio che avesse a che fare con l’Africa occidentale e, dopo ripetuti tentativi, siamo riusciti a trovare i contatti con alcune organizzazioni ed associazioni che lavorano con e per il Burkina Faso. Un incontro molto importante è stato quello con la professoressa Failli che all’Università di Padova cura una rassegna sul cinema africano chiamata Immaginafrica alla quale sono collegati molti eventi riguardanti la cultura africana che si svolgono sul territorio locale. La professoressa Failli, innamorata dell’Africa e infaticabile promotrice di incontri con la cultura africana, ha dato la sua totale disponibilità a collaborare con noi e ci ha messo in contatto con diverse associazioni di immigrati, con le quali è iniziata una collaborazione che sta dando grandi frutti. L’Associazione Ebene di Padova, composta per la maggior parte da donne provenienti da vari Paesi africani, in particolar modo dell’Africa francofona e impegnata in Italia nell’accoglienza e accompagnamento di donne, madri e bambini che arrivano in Veneto e che richiedono aiuto e sostegno di vario tipo, è una delle associazioni che ha collaborato con noi nell’organizzazione della festa del 17 aprile. Le donne dell’associazione hanno infatti curato l’aspetto culinario dell’incontro, ossia la cena con prodotti tipici burkinabè, immancabile momento di socializzazione che tanto è stato apprezzato dai partecipanti. All’incontro hanno partecipato anche altre

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due associazioni di migranti burkinabè: Dacupa- Aiutarsi con sede ad Annone Veneto (Ve), in provincia di Venezia e UBGNI - Unione Burkinabè del Grande Nord Yatenga in Italia Onlus, di Bergamo. La giornata è cominciata con la proiezione del video dei progetti in Burkina Faso del CIAI, molto apprezzato dai nostri amici burkinabè che hanno confermato che i bisogni principali dei bambini del loro Paese sono l’istruzione e la salute (aggiungendo che, prima di tutto, per riuscire a fare qualsiasi cosa, serve l’acqua). Tra le corse ed i giochi dei bambini, la riunione è continuata con l’illustrazione da parte di Camilla D’Alessandro dei nostri progetti in Burkina ed il racconto di Emanuela Di Pietro del viaggio fatto dai volontari in ottobre. Mariacristina Lusiani, sostenitrice padovana, ha poi raccontato la sua esperienza di quando è stata in Burkina a visitare i progetti CIAI e di come questo abbia cambiato il suo modo di “vedere il mondo”. È stata poi la volta dei nostri amici burkinabè, rappresentanti delle associazioni citate, che hanno raccontato del loro Paese, della loro esperienza di immigrati e del loro desiderio di aiutare lo sviluppo del loro Paese. Nel corso della discussione è venuta forte, da parte degli immigrati, la richiesta di collaborare per lo sviluppo dei nostri Paesi: in Burkina attuando progetti che aiutino lo sviluppo del Paese ed in Italia collaborando in modo da favorire una cultura sempre più accogliente verso le diversità che possa favorire l’integrazione delle persone immigrate, con particolare attenzione ai bambini. Questo incontro sul Burkina Faso non è solo stato il culmine di un lungo lavoro di “tessitura” di relazioni tra associazioni che lavorano per l’Africa, ma anche l’inizio di una serie di iniziative che proprio questi incontri e queste amicizie hanno favorito. La rete creatasi con queste associazioni, infatti,

continua tutt’oggi vedendoci impegnati in alcuni progetti promossi da queste associazioni e che noi sosteniamo e con le quali collaboriamo. Parallelamente all’impegno con le associazioni, abbiamo deciso di promuovere delle attività di conoscenza del Burkina tra i banchi di scuola, in particolare con la scuola media “il Tessitore” di Schio. Il progetto, dal titolo “Conoscersi per Accogliersi. Incontro tra Italia e Burkina Faso” aveva come obiettivo il coinvolgere i ragazzi in attività che consentano di capire le relazioni presenti tra le proprie vite e quelle degli altri abitanti del mondo, al fine di diffondere la comprensione e il rispetto per una cultura e un modo di vivere diversi e di stimolarli verso una partecipazione attiva ed una cittadinanza mondiale critica e consapevole. Il percorso, realizzato grazie al prezioso aiuto di Chiara Biffi che ha curato le attività proposte ai ragazzi e di Camilla D’Alessandro che ha catturato l’attenzione di 150 ragazzi raccontando con disarmante semplicità e precisione la quotidianità di adulti e bambini burkinabè con cui è entrata in contatto durante il suo soggiorno in Burkina, ha portato buoni frutti. I ragazzi sono parsi interessati alle varie attività e durante l’ultimo incontro abbiamo potuto notare una crescita nella loro conoscenza e capacità critica, che ha confermato ancora una volta l’importanza che l’educazione riveste nella vita di tutti noi. * Sede CIAI Veneto

NUOVA SEDE CIAI PUGLIA La sede di Monopoli ci consente da anni di raggiungere le famiglie, gli aspiranti genitori adottivi e i sostenitori e simpatizzanti di una grande area del sud Italia. Negli ultimi anni l’attività di questa sede, seguita con grande passione dalla


Hai un po’ di tempo a disposizione? Vuoi dedicarti alla causa in cui credi? Vuoi sentirti maggiormente partecipe del nostro lavoro in favore dei bambini del sud del mondo? Diventa volontario! - Puoi attivarti organizzando iniziative sul tuo territorio; attivare banchetti informativi e di raccolta fondi, in occasione di feste, eventi speciali, manifestazioni, mercatini, spettacoli. - Puoi supportarci nelle attività di segreteria che si svolgono presso la nostra sede centrale e sedi regionali. - Puoi costituire un gruppo locale presso la tua città, coinvolgere altri amici in attività di promozione, sensibilizzazione e raccolta fondi. Metteremo a tua disposizione tutto il materiale informativo pubblicizzando le iniziative sul nostro sito alla sezione calendario appuntamenti. I volontari rappresentano il cuore della nostra organizzazione; non occorrono doti particolari, bastano entusiasmo, interesse e attaccamento alla causa.

DIVENTA VOLONTARIO

Se vuoi partecipare alle nostre iniziative o creare nuove opportunità per diffondere la mission del CIAI puoi contattare Emanuela Di Pietro Tel 02 84844481 emanuela.dipietro@ciai.it

Gruppi Territoriali in azione Qui sotto trovate, in estrema sintesi, le più recenti iniziative messe in atto da alcuni dei nostri Gruppi Territoriali. A tutti loro, il nostro più sentito ringraziamento. GTC ROMA 19-24/04 Tappa romana della tournée dello spettacolo Dixplay con l’attore Gioele Dix al Teatro Olimpico di Roma. 25/05 Serata con i volontari romani “Alla scoperta dei progetti del CIAI in Burkina Faso” con proiezione del nostro filmato “Burkina Faso. Il Paese degli uomini integri”. GTC PRATO 25/05 Cena e serata musicale benefica organizzata presso la Trattoria “A mangià fora”. I fondi raccolti grazie alla serata sono stati devoluti alla Scuola di Ouettin, in Burkina Faso. consigliera Teresa Pepe Muolo supportata da un buon gruppo di volontari, è notevolemnte aumentata al punto da aver bisogno di una sede più grande e funzionale. Ed eccola qui, in queste foto, la nuova sede CIAI di Monopoli, pronta ad accogliere quanti vorranno fare una visita.

02/06 Presenza alla corsa ciclistica “Giro dei due bacini” organizzata dalla A.S.D. Ciclistica Viacca di Prato. La gara, che vede impegnati i ciclisti per 4 percorsi di 60, 80, 120 e 155 km, si inserisce all'interno delle prove del campionato toscano di Cicloturismo. In occasione della 30a edizione della manifestazione, la società "Ciclistica Viacca" ha deciso di devolvere a favore del CIAI una parte della quota di iscrizione. I volontari del Gruppo di Prato sono stati inoltre presenti con un banchetto informativo.

Un momento della cena organizzata dal GTC di Prato per raccogliere fondi a favore del progetto Scuola di Ouettin, Burkina Faso. Sotto, la referente del GTC Catania Nuccia Vannucci presso lo stand CIAI alla manifestazione “Bimbus village”

GTC CATANIA 21/05 Presenza in studio durante la trasmissione di Mariella Alì di Radio Catania della referente territoriale Nuccia Vannucci. Si è parlato delle attività del CIAI, del Sostegno a distanza e dei Regali Solidali. Intervista in diretta con la testimonial del CIAI Maria Amelia Monti, che ha raccontato la propria esperienza in India alla scoperta dei nostri progetti. 21-23/05: Partecipazione alla fiera dedicata all’infanzia “Bimbus Village” presso il Centro Commerciale “Le Zagare” di Catania. I volontari CIAI erano presenti con un banchetto informativo e hanno allestito una mostra fotografica sui progetti del CIAI in Burkina Faso con foto realizzate da Maurizio Landriscina.

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NEWS Etiopia

India/1

India/2

Sono sempre più numerose le ragazze nelle aule e nei laboratori scientifici delle università etiopiche: 32.600 su 79.200 maschi. Un dato incoraggiante per un Paese tra i più conservatori del continente. Il ministro per le Pari opportunità, signora Muferihat Kamil, in un incontro con un gruppo di neolaureate nel campus di Haromaya, nella regione a prevalenza islamica di Harrar, ha sottolineato che il 14 per cento dei 4.894 laureati di Horomaya in questo anno accademico è composto da donne. Il rettore della stessa Università, Belay Kass, ha annunciato che sarà presto attivato un ufficio con il compito di offrire un 'sostegno speciale' alle studentesse, cui sarà riservata una biblioteca. (AgiAfro)

Il Primo Ministro indiano Manmohan Singh riapre la strada del dialogo con i separatisti kashmiri più moderati, quelli contrari alla violenza. Lo ha dichiarato nei giorni scorsi durante un comizio presso l’università di scienze agrarie di Srinagar, avvenuto in concomitanza alla sua visita di due giorni nella capitale estiva dell’ex ‘Perla’ del Raj Britannico. Lo scopo della missione lampo di Singh in Kashmir, è stato la revisione degli schemi di sviluppo del territorio, conteso dal 1947 con il Pakistan, iniziativa accolta piuttosto male dai separatisti, pronti a replicare con uno sciopero generale per l’intera durata del soggiorno del premier (Lettera 22)

Secondo il Multidimensional Poverty Index, calcolo numerico con cui determinare l’incidenza della povertà in un determinato contesto sociale, sfornato dalla Oxford Poverty and Human Development Initiative, 8 stati dell’Unione Indiana contano più poveri delle 26 più povere nazioni d’Africa sommate assieme. Si parla di 421 milioni di poveri mentre nelle 26 più povere nazioni africane si superano di poco i 410 milioni. Questo dato la dice lunga sulle condizioni di vita cui sono costretti gran parte degli abitanti della seconda potenza economica d’Asia. Considerando poi l’inevitabile superficialità dei sistemi di stima adottati è legittimo interrogarsi sulle dimensioni reali del problema se preso nella sua totalità. (Indika)

Burkina Faso/1 Il Burkina Faso varerà un Programma per la riduzione della povertà, che punta a contemperare la crescita dell'economia con lo sviluppo sostenibile. Saranno create le condizioni atte a portare ad una diversificazione dell'economia e assicurare, nello stesso tempo, l'equilibrio del sistema macroeconomico. Il programma punta anche a rivitalizzare e migliorare la gestione delle risorse naturali. L'iniziativa è finanziata I Sabati dell’Adozione a Padova

rica Latina, Africa e Australia che sopravvive anche a climi semi-aridi. La Belwet Biocarburant è situata a Kossodo, la zona industriale della capitale Ouagadougou. Al centro del nuovo complesso produttivo vi è un edificio che Burkina Faso/2 ospita le presse, il sistema per la raffinazione e Il primo impianto per la produzione di biocarbu- un magazzino per lo stoccaggio dei semi di jtroranti ha iniziato l’attività in Burkina Faso. Il bio- pha. L’impianto è in grado di produrre 5.000 carburante è ottenuto attraverso la lavorazione litri di biocarburante da 30.000 tonnellate di dei semi di jatropha, una pianta diffusa in Ame- semi. (AgiAfro) dalla Banca per lo Sviluppo dell'Africa (AfDB), che ha concesso una sovvenzione di 14,8 milioni di dollari e un prestito di altri 24,7 milioni. (AgiAfro)

preoccupazioni dei bambini. Relatore: Carlo Vetere, psicologo psicoterapeuta consulente CIAI. S’intitola “Con i loro occhi” il nuovo ciclo di se13 novembre, 9.30-13.00 “Ma perché la tua minari organizzati da CIAI Veneto con l’obiettivo mamma è bianca?” Età della scuola e adodi trattare alcune tematiche peculiari dell’esperienza adottiva ponendosi dalla parte dei bambini, mettendosi nei “loro panni” e, attraverso i loro occhi, cercare di cogliere la loro peculiare prospettiva. La riflessione attraverserà diversi ambiti, dalla famiglia alla scuola, dall’adolescenza alla rete familiare e sarà di volta in volta condotta da uno psicologo esperto e arricchita dal racconto di uno dei protagonisti dell’adozione. Questi i primi 2 incontri che si svolgeranno a Padova, presso la Sala Pisani di Via Alsazia 3: 2 ottobre, 9.30-13.00 ”Ma che genitori pasticcioni!” Dalle preoccupazioni per i bambini alle

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zione. Relatore: Barbara Segatto, psicologa psicoterapeuta consulente CIAI Per informazioni e adesioni: CIAI Veneto Tel 049 8077210 – veneto@ciai.it


NEWS QUATTRO STRACCI, UNA RUPIA E UNA BAMBOLA DI CARTAPESTA (Fermenti, 75 pagine, 11 €) Felice Muolo Accogliamo sempre con piacere le nuove produzioni letterarie dell’amico Felice Muolo. E più che volentieri le segnaliamo ai lettori de L’Albero Verde. Questa volta Felice si è affidato alla casa editrice Fermenti e ha pubblicato, nella collana Garrula, il romanzo breve “Quattro stracci, una rupia e una bambola di cartapesta”. Così lo ha recensito Stefania Nardini sul Corriere Nazionale: “Non ci vuole solo sensibilità ma anche coraggio per scrivere un libro mettendosi nella pelle di un bambino. Di bambini si può scrivere raccontando delle storie, si può scrivere per loro, ma costruire come protagoni-

sta una bambina di nove anni, indiana, adottata da una coppia di italiana è un’impresa che richiede talento. Felice Muolo l’ha fatto, ed è riuscito a far parlare Pragasi immedesimandosi nei suoi sentimenti, nelle sue paure, nelle sue emozioni.” Prosegue Nardini: “Il romanzo si legge in un soffio. Ed ogni pagina lascia riflettere, facendo sgranare gli occhi quando la bambina racconta del suo arrivo in Italia.” Il libro si può trovare online su Libreriauniversitaria.it o IBS.it o richiederlo presso le librerie di tutta Italia.

Chi va & Chi viene

Vietnam Nuovo country representative per la sede Hanoi: a Luigi Giani subentrerà Silvia Barbazza a cui facciamo tanti auguri per il nuovo incarico.

Burkina Faso New entry presso la sede di Ouagadougou: Claudia Guidarini che si occuperà della progettazione Costa d’Avorio Un saluto a Cosimo Chiesa che ha terminato il suo mandato come country representative presso al sede di Abdjan. Gli subentra Valery Assah a cui facciamo tanti auguri. Etiopia Termina alla fine di luglio il mandato di Giulia Aprile, programme manager presso la sede di Addis Abeba. La funzione è ricoperta, fino alla fine di agosto da Sara Carcatella. India Marco Landi (foto) succede a Nuria Almagro nella posizione di country representative. Marco a cui facciamo tanti auguri, sarà operativo presso l’ufficio di Pondicherry da metà settembre ed attualmente lavora presso la sede milanese.

Cambogia Un affettuoso saluto a Gianni Santavicca che ha lasciato la sede di Phnom Penh dopo una lunga collaborazione con il CIAI. Country representative è ora Paloma Martin, affiancata da Andrea Broggi programme manager nel paese dallo scorso mese di marzo. Italia A partire da aprile è stata sdoppiata la direzione territoriale Africa in orientale e occidentale. Renata Nardi resta responsabile della direzione Africa orientale mentre la direzione dell'Africa occidentale è stata assegnata Camilla D’Alessandro. Da luglio Nuria Almagro (foto) ha assunto la direzione territoriale sud-est Asia.

L’Albero Verde Direttore Responsabile Donatella Ceralli - donatella.ceralli@ciai.it Hanno collaborato: Nuria Almagro, Giulia Aprile, Francesca Capelli, Paola Cristoferi, Veronica Del Moro, Sara Guarda, Girija Kumarbabu, Arianna Marcellan, Francesca Mineo, Daouda Ouattara, Paola Rigodanza, Francesca Silva, Graziella Teti Foto: Archivio CIAI, Veronica Del Moro, Maurizio Landriscina (copertina), Daniele Musella, Davide Oldrini, Fabio Polenghi Fotolito e stampa: Capriolo Venturini - Via G. Di Vittorio 6 Caleppio di Settala (Mi) Spedizione: Capriolo Venturini - Via G. Di Vittorio 6 Caleppio di Settala (Mi) Redazione: CIAI, Via Bordighera, 6 - 20142 Milano Periodicità: Trimestrale- Spedizione in Abbonamento Postale- Milano- Registrazione n. 432 del 29/07/1994 Tribunale di Milano Edizione: CIAI Centro Italiano Aiuti all’Infanzia Via Bordighera, 6 - 20142 Milano

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FARE TESTAMENTO PUÒ RENDERTI MEMORABILE CON UN LASCITO TESTAMENTARIO A FAVORE DEL CIAI GARANTISCI UN FUTURO MIGLIORE A MOLTI BAMBINI DEL SUD DEL MONDO Non è vero che solo i grandi poeti, scrittori, musicisti sono degni di essere ricordati. Ci sono scelte che ognuno di noi può compiere e che meritano un posto speciale nella memoria di chi verrà “dopo”. Permettere a bambini lavoratori o a bambine costrette a prostituirsi di tornare a scuola, a giocare e a vivere come bambini è un gesto che resterà nel tempo e nella memoria. Scegli di fare testamento e ricordati del CIAI anche con un piccolo lascito: non toglierai nulla ai tuoi eredi e regalerai un futuro migliore a tanti bambini. Se desideri ricevere l’opuscolo lasciti o avere un colloquio riservato, puoi chiamare il nostro responsabile lasciti al numero 02.8484451, oppure inviare una e-mail a lasciti@ciai.it.

CIAI via Bordighera, 6, 20142 Milano Tel. 02.848441 o 848.848.841 www.ciai.it


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