Un uomo bruciato vivo

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Š 2013 Chiarelettere editore srl

Pamphlet, documenti, storie REVERSE


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Š Chiarelettere editore srl Soci: Gruppo editoriale Mauri Spagnol S.p.A. Lorenzo Fazio (direttore editoriale) Sandro Parenzo Guido Roberto Vitale (con Paolonia Immobiliare S.p.A.) Sede: Via Guerrazzi, 9 - Milano isbn 978-88-6190-695-2 Prima edizione: aprile 2015 In copertina: disegno di Dario Fo con la collaborazione di Michela Casiere www.chiarelettere.it blog / interviste / libri in uscita


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Dario Fo Florina Cazacu

Un uomo bruciato vivo

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Sommario

un uo mo b ruci ato v i vo Questo libro

3

Gli anni in Romania

9

Un esercito di nuovi schiavi 3 – «Senza memoria non esiste l’intelletto» 5 L’infanzia con papà 9 – All’ombra di Ceauşescu 12 – ItaliaRomania 13

L’arrivo in Italia

15

La ricostruzione dei fatti

31

Il processo

51

Lottare fino in fondo

61

Il primo incontro 15 – Il lavoro di papà 18 – «O così o ve ne potete tornare in Romania» 20 – Il buio all’improvviso 22 – Non può essere vero 26 – La scoperta della verità 27 «Non ti libererai di me» 31 – «Ti brucio e ti ammazzo» 34 – La corsa in ospedale 37 – Gli ultimi trenta giorni 40 – Il ritorno a casa 44 – L’addio 46 Corrompere i testimoni 51 – Farsi negare la premeditazione 54 – Farsi dimezzare la condanna 58 Il viaggio a Genova 61 – Il risarcimento 67


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Non solo Ion Cazacu

71

Postfazione. La vendita delle braccia di Salvatore Cannavò

89

L’incontro con Adriano 71 – Lavora gratis o torna a casa 74 – Ti presento Andrei 78 – Operai scomodi 80 – Combattere il terrore 85

Un fiume in piena 89 – Manovalanza al ribasso 93 – Schiavi e caporali 95


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un uo mo b ruci ato v i vo


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Ion Cazacu


Questo libro

Un esercito di nuovi schiavi Pensiamo sia bene a prire il racconto a dialogo, che verte soprattutto su un aberrante fatto di cronaca avvenuto all’inizio di questo secolo, con una notizia quasi del tutto sconosciuta: secondo il rapporto realizzato da Fillea e Ires-Cgil,1 l’evasione e l’elusione fiscale nell’edilizia, per quanto riguarda la sola Lombardia, nel 2010 ammontava a un miliardo e 100 milioni di euro. Il 2 luglio 2012, alla Procura della repubblica di Busto Arsizio, il sostituto procuratore Nadia Calcaterra e il capitano delle fiamme gialle Paolo Pettine indicono all’improvviso una conferenza stampa, nella quale danno notizia di un’operazione, condotta simul1

Il rapporto sui lavoratori stranieri nel settore delle costruzioni, realizzato da Fillea (Federazione italiana lavoratori legno, edili e affini) e dall’Istituto di ricerche economiche e sociali (Ires) della Cgil, è consultabile al sito http://www.ires.it/contenuti/lavoratoristranieri-nel-settore-delle-costruzioni-v°-rapporto-ires-fillea.


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Un uomo bruciato vivo

taneamente dalla procura e dalla finanza, attraverso la quale è stata portata alla luce una vera e propria organizzazione criminale che dal 2005 ha messo in atto in Brianza e dintorni un’ingente frode contributiva e fiscale per oltre 23 milioni di euro, utilizzando lavoratori, prevalentemente extracomunitari, che figuravano impiegati presso una medesima impresa, con legale contratto e pagamento dei contributi, quando in verità costoro erano assunti da altre aziende, che fungevano da copertura per l’impresa principale. Tali società, tutte riconducibili a soggetti partecipi della frode, erano di fatto inesistenti e provvedevano a mascherare la costante somministrazione illecita di manodopera con delle fatture che non trovavano però riscontro nella relativa dichiarazione dei redditi. I responsabili delle varie società, undici persone, sono stati incriminati per reati di emissione e utilizzo di fatture, naturalmente false, per operazioni inesistenti, omessa dichiarazione dei redditi, indebita compensazione d’imposta, nonché somministrazione e utilizzo irregolare di manodopera. Gli inquirenti hanno indagato per due anni consecutivi, con grande impegno, prima di arrivare all’incriminazione di tutto il gruppo. Ma quanti sono gli operai, provenienti dall’Est e dall’Africa, che dall’inizio di questo secolo, in Italia, sono caduti vittime di questi biechi sfruttatori? C’è da non crederci: sono circa 1400. Spesso, a questi operai, oltre ai contributi, si è fatta mancare anche la paga. È risaputo che con questo atto indegno si giungeva a non versare




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