Silvio Trentin, Stato Nazione Federalismo

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tivano impolc nti a tenere il paese con le sole loro forle contro le rivolte dei contadini ". (. Per essi non c'era , ne' sud, speranza di predominio politico, se una forza militare esterna no n venuta a spalleggia rli. Occorreva inoltre cht' gl i :.n_ t ich i fu nzionari borbonici, di fede mal sicura, fossero in parte sostituiti, in parte assorbiti e controllali ùa una nuova gerarch ia fornita della necessari'f. pratica amministrativa: e il s ud non poteva fornire il personale a questo scopo. pur formicolando di in finiti postulanti per un impiego qualunque. L'accentramento amministrativo era quindi per i liberali del mezzog ior. no la sola forza sotto cu i essi potessero concepi re \'tlnità nazionale. E la teoria hegelliana de110 stato, professata da alcuni fra i più autorevoli patrioti meridionali, s i prestava ottimamente a idealizzare come necessi tà immanente la necessità contingente. E la tenace pro paganda di Mazzini contro ogni forma di autonomia legislativa regionale discreditava nelle stesse fila della democrazia le teorie federalistic he. E il bisogno di raccogliere, bene o male, al più presto, SOIl O una direzione unica , tutte le forze disponibili per cond urre a fin e l'indipendenza e l'unificazione politica, fa voriva il movimento accentratore n. II Quan to alla nazione armata, essa nel 1860, nel mezzogiorn o, a\lrebbe dato le armi a un più largo SC8tena mento del brigan taggio. E per la stessa Ita lia settentrionale, esiste\'ano in tutte le classi quell'a lto live llo di civi ltà e quell'alto sentime nto di sol idarietà naziona le senza cui non è attuabi le quell'arma mento a tipo svi?zero che Cattaneo per l'Ital ia ? La rete ferroviaria era appena incominc iata a tracciare; le mo ltit udini rurali , non ancora colleg ate in un sistema di idee nuove dai maeslri, dai medici condotti, dai giornali, vivcvt\llo ovunque sotto il domini o esclusivo del clero. es tranee a tulto c iò che non fosse idea o interesse locale. Il fucile confidato a mani cosi preparate e così g uidate, avrebbe servito a creare il nuovo ordine di cosc o a restaurare Queste cond izioni spiegano perchè Garibaldi, con la sua somma ria ma squisita sensibilità delle reallà immediate, ab-

STATO • NAZIONI:. • F't.l)[JIUISMO

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bia riconosciuto la necessità di evitare una lOtta che sarebbe stata d isperata per i federalisti. ed abbia lasciato, ad un tratto , il te rreno libero ai centralisti. La burocrazia piemontese, poi, ingrossata con l'accessione dei fun zionari degli antich i regimi, fece il resto. Tramontò cosi. per Cattaneo, ogni speranza di veder realizzate le sue idee Il .

5. • L'iasl.ur.zlolle dello 51.10 paU.rio U.Ii.ae sul. l. finzione e suli'equlvoco.

La sconfitta di Cattaneo non s ignificò però soltanto la fine improvvisa e c rude le del bel sogno federalistico. Essa costitul ad un tempo "indiretta ma ormai irrefuta bile testimonianza del felice compimento di quel processo di violenta e micidiale, se pur incosciente o ipocrita, deformazione delle genuine vocazioni e del dest ino del popolo italiano che la mitologia nazionalistica, col fanatismo e con l'artifizio, aveva saputo, in un batter d'occhio, fecon dare di I<'Inli germi di fitti zia vitalità. SOltO il coperto e dentro i rigidi quadri di un edificio monolit ico consacrante l'o rdinato raggrupparnen. lo di tutle le membra sparse _ rese alfine interdipendenti - di una stessa e un ani me famiglia, la naz.ione italiana si trovò d'un tratto trionfalmente installata al posto delle vecchie e alla vigilia ancora irriducibil i personalità regiona listiche, a ttraverso cui per secoli le Halie a vevano a vu lo costume c si erano ostinate ad es prime rs i. A Ile esigenze. ognor cang ianti, dei ratti, furon cosi sovrappost i, dall'oggi a ll 'indoman i, g li imperativi sovrani, categorici, inflessibili di un'idea. In_ fall i nel mo mento in c ui no n se nz.:! pompa essa fu assunta a base del nuovo 5talo unitario e a fonte esclusiva di ogni criterio di legittimazione della vita collettiva nella penisola, la nazio ne italiana a ltro mai non è stata c he un 'idea, quanto si vuole gene rosa; peggio: un mito intellettuale generato e nutrito sovratutto da uno sforzo quasi dis perato di pura speculazione, dall'inquietudine e dal tormento di un 'él1le impaziente di soddisfare al proprio angoscioso bisogno di conquistar a qualunque prezzo almeno un bricciolo di li-


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