15 minute read

Ciclostile:La Freccia Contro il Carro Armato

LA FRECCIA CONTRO IL CARRO ARMATO MALDIVES EDIZIONE 2019 A CURA DI GLENN SCAMMACCA

Advertisement

SOMMARIO SERIE CICLOSTILE

6

POETI IN SICILIA LA FRECCIA CONTRO IL CARRO ARMATO CRESCENZIO CANE. Palermo maggio 1971

7

CONTRO I FALSI RIVOLUZIONARIE CRESCENZIO CANE Palermo, estate 1971.

AUTORI & ARTISTI Issue Features

8

GESU’ Eliana Calandra

9

10

11

MIA BELLA PANTERA NERA PER ANGELA DAVIS NAT SCAMMACCA

MI HANNO CHIESTO: « MI AMI?» MARIA PIA FIUMARA

MEGLIO IL CARCERE A VITA CHE SCHIAVO . SANTO CALI’

CICLOSTILE ORIGINALE

18/30

12

RIBELLATI VITO SORBBELLO

13

16

SICILIA 1970 Crescenzio Cane

LE FALSE BANDIERE ROLANDO CERTA

17

TRAPANI NUOVA POETA D’AVANGURADIA CRESCENZIO CANE.

POETI DI SICILIA

LA FRECCIA CONTRO IL CARRO ARMATO

E’ chiaro come la nostra forma di lotta contro l’industria editoriale, come circuito alterno ai canali borghesi, appaia ai padroni e anche un tantino ai non padroni ima guerriglia artigianale contro la massificazione del sistema^ capitalista dell’industria culturale; proprio per questo potremmo apparire, noi del «ciclostile anti», armati di arco e frecce contro i colossi d’acciaio, cioè i carri armati dell’industria editoriale; ma non per un caso fortuito, si muore di ima buona frecciata allo stesso modo che per un colpo sparato da un carro armato. La nostra clandestinità e il nostro anti circuito non per niente rappresentano la scelta consapevole e marxista della nostra coscienza di classe: è chiaro che noi siamo dovunque, ma nello stesso tempo noi non esistiamo. In questo senso la freccia contro il carro armato ha la sua efficacia di ferire- possibilmente a morte il nemico di classe un milione di volte più potente delle nostre piccole frecce proletarie. Noi non possiamo essere dei critici militanti o degli intellettuali manovratori di un codice linguistico tutt’altro che aperto alle masse lavoratrici. Noi non parliamo per conto dei lavoratori, come fanno di solito gli intellettuali-borghesi, ma parliamo tra noi stessi che siamo lavoratori; parliamo dal di dentro della nostra classe e del luogo di sfruttamento; esclusi i nostri compagni di lavoro, nessuno ci ha mai delegato a farlo, come avviene per tanti intellettuali che sono pagati per questo. La nostra operazione ha ovviamente radici rivoluzionarie, non certamente nella «letteratura», ma nella vita; con un preponde-rante bisogno di capire e di farci capire. Tuttavia non vogliamo, escludere le nostre responsabilità dagli strumenti storici e di ricerca dello, scrittore o del poeta di oggi: appunto, questi, non è possibile fare «versi» che non siano impegnati con tutte le estreme conseguenze, come nel nostro caso del «ciclostile anti». Noi del sottoproletariato urbano e contadino abbiamo sempre subito una «cultura-classista» che non abbiamo mai fatto nostra. Queste «cultura-classista», proprio perché ha svolto un compito preciso (discriminatorio) cioè quello di rivolgersi, come contenuto è come linguaggio, a una classe prettamente privilegiata, ha fatto sì che oggi non esista ima «cultura di base e popolare». Ovviamente questa «cultura-classista» non poteva che nascere da una élite degli addetti ai lavori, per finire senza alcun indugio tra «la Sicilia-bene» e non certamente tra il sottoproletariato se non come promessa (poi... mito) di benessere o addirittura come sogno per chi avrebbe osservato i canoni di servitù e ideologici dei padroni. Appunto per questo siamo convinti che bisogna lottare accanitamente; noi soprattutto che siamo costretti a vivere in una «regione sottosviluppata», dove mafia e politica si fondono; dove gli interessi feudali e di classe sono ancora. fortissimi; dove Io squilibrio industriale tra il nord e, il sud-è causa di quegli scompensi economici e culturali per cui moltissimi di noi pagano continuamente di persona là condizione reale di fame e d’impossibilità culturali. Ovviamente la nostra terra, il nostro ambiente, la nostra vita e tutta la nostra schiavitù quotidiana non possono offrirci una coscienza di classe meno rivoluzionaria.

All’intellettuale - borghese, naturale «nemico del popolo», suona scandalo il fenomeno di un movimento di base e proletario quale quello del «ciclostile anti», abituato com’è dall’editoria borghese che gli offre i prodotti confezionati della sua stessa classe-privilegiata e marcia, ma svuotata, ormai da un pezzo, della realtà della nostra Isola. ‘Egli è un fantasma d’altri tempi che tenta d’aggrapparsi con ogni mezzo al proletariato che è un organismo vivissimo e sano. Questi esseri, che da sempre si sono autodefiniti intellettuali, ci hanno ripetuto continuamente che la violenza non si combatte con la violenza; ma la predica viene proprio dal pulpito della loro violenza storica, dalla bocca purulenta della cultura di classe che non a caso ci è stata imposta da loro con l’alleanza complicità dei padroni di ogni epoca. L’uomo nuovo non sarà certamente lo sporco intellettuale di oggi che tenta in tutti i modi di giustificare il suo fallimento e la sua condizione di omicida.

Ovviamente l’intellettuale-borghese ha tradito. Ma cosa ci potevamo aspettare di nuovo se sin dal suo nascere ha messo sempre in giro le idee e i personaggi di una classe privilegiata? Non abbiamo dubbio che servendo ha realizzato sé stesso, come schiavo e come alleato del padrone. Oggi con la scusante di rompere «la lingua del potere» continua a distribuire i suoi prodotti tra gli addetti ai lavori e tra quella ristretta élite di lettori privilegiati. Certo che esiste «la lingua del potere», è quel particolare codice linguistico tutt’altro che aperto a tutti: è quella di non farsi capire e di non esprimere nulla di veramente utile per le masse operaie. Che poi egli continua a tradire ce lo dicono chiaramente i suoi «testi», perché non parlano del popolo né il suo materiale è composto da una mente proletaria, come for-mazione e come estrazione: il suo prodotto - è un materiale cinico, apertamente nemico delle masse lavoratrici. E’ noto a tutti che la neoavanguardia si è messa a giocare, sollazzandosi borghesemente, e la retroguardia continua a vegetare con l’alibi della tradizione e dell’opera d’arte; ma se non fosse stato per il rivoluzionario movimento operaio e per quello studentesco, saremmo ancora a discutere sui canoni dell’arte o sulla legittimità della letteratura, continuando a fare il gioco dell’ideologia borghese. Quindi il nostro «ciclostile anti» non è solo la freccia contro il carro armato dell’industria editoriale,

ma vuole essere anche una freccia contro quegli intellettuali-borghesi che pensano e scrivono libri pur di fare soldi e di servire il potere (questo vale anche per quelli che si credono o si dichiarano di essere di sinistra, ma che mangiano comunque nella stessa mensa del potere). Noi lavoratori de gli anni settanta sappiamo benissimo che combattere « la lingua del potere » è solo un’invenzione borghese, per scusare, (giustificare) la loro servitù alla società capitalista. Appunto, noi del «ciclostile anti» ci battiamo consapevolmente, perché sappiamo storicamente di perdere solo le catene; tutte le altre cose ci sono state tolte sin dalla nascita dell’uomo privilegiato. Oggi, sappiano bene i padroni e quegli intellettuali nemici del popolo, che non siamo disposti a perdonare nè ad arrenderci: ci rifiutiamo e lottiamo affinché anche gli altri si rifiutino di vivere e di pensare come vorrebbe il capitalismo.

Si parla spesso dell’autonomia dell’arte ma che cosa sia veramente fino ad oggi non è stato mai definito. Esiste realmente un’arte autonoma? o l’autonomia dell’arte? A nostro parere, l’arte e la vita economica e politica di un paese non sono state mai separate; appunto, l’arte non è stata mai autonoma. Quindi, viene da se dire: non è stata sempre l’ideologia dei padroni che ha determinato, cioè ha fatto pensare, scrivere e dipingere etc. tutto quello che noi oggi chiamiamo arte e nello stesso tempo arte autonoma? Certo, certissimo. Anzi, oggi, chi crede che l’arte possa essere autonoma è solo colui che inganna o che si è fatto ingannare dai padroni, vecchi o nuovi che siano. L’arte, non abbiamo dubbi, è stata e sarà sempre ideologica, pur non avendo apertamente le caratteristiche dell’impegno civile: ovviamente, è stata sempre l’ideologia di una classe privilegiata a dettare i canoni, fino ad oggi del capitalismo avanzato. Marxisticamente riteniamo che l’arte non è più il frutto di una classe privilegiata, ma il risultato comune di un popolo che lotta, soprattutto del popolo al servizio del popolo stesso, come riscatto (lotta di classe) e come capovolgimento radicale dei valori borghesi, appunto rivoluzionaria e prettamente proletaria. Tutte le altre cose sono solo palliativi e mistificazioni borghesi; l’artista di oggi non è più un’isola ma il popolo di domani sarà per se stesso arte rivoluzionaria, ideologicamente marxista: nascerà dal popolo e ritornerà al popolo come continuazione rivoluzionaria e come sviluppo della società socialista.

Noi del «ciclostile anti» siamo andati nelle scuole e nelle fabbriche (nelle pochissime fabbriche di affamatori del palermitano) occupate, a volte occupandole insieme agli operai, sino alla fine della lotta; siamo andati tra i contadini e tra il sottoproletariato urbano, dove la fame e i problemi della sopravvivenza sono tutt’uno con la nostra vita di lavoratori e di poeti. Palermo tuttavia è una periferia vivissima che non ha nulla da invidiare ai grandi centri culturali del nord: qui, i ciclostili anti vanno dove c’è gente che sente il bisogno reale di cambiare; qui la gente fa degli umili mestieri, è capace d’insegnare a vivere, con la pratica, con l’umiltà e con l’abnegazione, a tanti di quegli intellettuali borghesi, che oggi sono pagati per parlare di democrazia e di libertà alle masse lavoratrici. Noi non siamo dei ribelli, ma dei rivoluzionari consapevoli della nostra forma di lotta, pronti a pagare di persona; soprattutto desideriamo capire e nello stesso tempo farci capire: la nostra poesia (se poesia si possa chiamare) vuole essere una presa di coscienza prima per noi (cioè capire) per poi farci capire; certamente con un linguaggio comprensibile per tutti. Se abbiamo asserito di essere rivoluzionari e non ribelli, siamo pronti a ribadirlo non solo perché siamo marxisti, ma anche perché la nostra coscienza di classe parte dalla nostra realtà siciliana, ruotante in un più vasto contesto sociale che è quello della realtà italiana. Noi del «ciclostile anti» ci troviamo nella posizione di essere giudicati secondo i canoni dei padroni. Ma sono veramente esistiti i critici in letteratura e chi sono stati fino ad oggi? Esistono veramente dei canoni per deter

minare ancora oggi la poesia? Non li hanno creati, non certamente per caso, l’industria editoriale, gli addetti ai lavori e i padroni comunque? Non vi sono dubbi che l’hanno creato loro, per accludere o escludere (facendo il buono o il cattivo tempo di uno scrittore) a proprio piacimento, per imporre, come abbiamo detto prima, i loro canoni di servitù e ideologici: per denaro e per potere, ovviamente, condizionati e condizionanti. E’ chiaro che a questo punto la presenza del « poeta » nella nostra società di oggi è molto discutibile; tuttavia noi continueremo a scrivere « versi » dalle nostre caldissime piazze: vogliamo testimoniare la nostra quotidiana lotta unitamente a un crescente bisogno di capire e di farci capire senza mistificazioni o ipocrisie letterarie. Checché se ne dica del nostro «ciclostile anti», questo è un fenomeno di base, proletario e di democrazia diretta: qui, per noi, è Tunico canale proletario per potere dire in faccia ai padroni coma la pensiamo. Oggi, dato l’inquinamento dell’aria e del mare e il processo di annientamento della flora e della fauna, il ritorno all’uomo e alla natura non sono più un recupero, ma una necessità della sopravvivenza. La stessa scienza dovrà collocare la continuazione dell’uomo e della natura in una dimensione nuova; quella che il marxismo penserà di portare avanti per la realizzazione di quel tipo di equilibrio che è la ragion d’essere del marxismo stesso nella costruzione della società socialista. CRESCENZIO CANE. Palermo maggio 1971

CONTRO I FALSI RIVOLUZIONARI

Ieri ho fatto un giro tra la costa balneare palermitana: Mondello, l’Addaura, Vergine Maria, Acquasanta, Ho visto «contestatori» e «contestati» una massa enorme di servi e di padroni, tutti insieme al mare, sotto il sole ma non nelle, trattorie. - Oggi, ovviamente, i servi sono andati a farsi spremere, i padroni naturalmente rimarranno per due mesi al mare. Ormai da-molti anni tutta la costa palermitana è stata recintata dai padroni: questo, vuole significare che chi non ha denaro non ha diritto, di vedere il mare, per farlo deve assolutamente pagare salato. I figli dei lavoratori palermitani; direi piuttosto «i figli degli sfruttati», qui, non hanno il diritto di bagnarsi, o di vedere il mare: come la terra e le case, anche il mare appartiene a vedere quella classe privilegiata, che ha sempre sfruttato le masse lavoratrici. Bravi i palermitani, bravissimi i governanti. Mentre i proletari palermitani rimangono in città (i disoccupati e gli sfruttati) a farsi spremere, i padroni sono al mare coti le loro donne a papparsi il bottino di un anno. I falsi rivoluzionari in estate si riposano: la rivoluzione la faranno domani, quando saranno riposati, poi in autunno, quando non avranno più nulla da fare, . ricominceranno a contestare, come previsto, come comandano i padroni.

FALSI RIVOLUZIONARI NON NE PARLANO

Oggi parlare di «editoria» ovviamente significa parlare di cultura di classe privilegiata. Perciò, quando giovani o vecchi che siano ci vengono a dire che sono rivoluzionari e che scrivono per la rivoluzione usando i canali dell’industria editoriale e del potere, ci ingannano: ci mostrano. .. chiaramente tutto il loro, vero volto di killers asserviti ai padroni. Perché « i contestatori » italiani (escluso rare eccezioni) unitamente all’avanguardia, e alla retroguardia, fin’oggi non hanno parlato contro l’industria editoriale e contro quegli intellettuali al servizio dei padroni? La risposta è ovvia: questa gente non vuole mettersi contro chi li fa vivere, non vuole mettersi contro chi li agevola e li ha fatto diventare «autori» o «prossimi autori», giovani o vecchi che. siano. Noi del «ciclostile anti» non abbiamo dubbi che questa gente è legata ed è compromessa più di quanto no stessi possiamo immaginare.

UNA PRECISAZIONE UTILE

Noi del «ciclostile anti» non siamo mai stati un «gruppo» letterario. Ci sono tra di noi marxisti e simpatizzanti: ci unisce la lotta contro l’indù- stria editoriale, e della cultura borghese; contro quegli intellettuali borghesi» che mistificano e intralciano comunque la lotta di popolo, la rivoluzione proletaria. La nostra pratica del «ciclostile» non si ferma ai componimenti in «versi » - (alla poesia?), ma abbiamo cominciato, come documento di base, - delle « inchieste » tra lavoratori, studenti e chi scrive per professione: è la continuazione reale della nostra forma di lotta, dome lavoratori c come’ poeti-proletari.

CRESCENZIO CANE Palermo, estate 1971.

GESÙ

Gesù sei stato grande per i tuoi tempi ma la tua idea è morta con te ed é rinata distorta deforme in quelli dopo di te. Ti hanno sfruttato. Gesù come attrazione turistica Gesù come lucida macchina fabbricasoldi Gesù droga legale per i poveri e gli oppressi. Sei stato un grande uomo. E adesso un piccolo Gesù ancora piange sulla croce.

Eliana Calandra

per Angela Davis MIA BELLA PANTERA NERA

Gli americani-bene credono di vedere la tua vera morte nella morte legale. Un nero nodo che ti pende sulla testa una testa morta - la Tua testa morta! Guardalil Bramano il tuo sangue.

Ora tu sai molte cose, bella pantera nera! Nessun individuo si compromette colgrande stato e continua a vivere. Nessun grande stato uccide l’individuo e sopravvive. Tutto questo è cattivo, molto cattivo, è il ritorno alla grande schiavitù: è esattamente quello che vogliono i signori!

Non contratto sociale nè libertà politica! Vogliono la frode che è già la morte per la tua gente. Tu mia sorella Tu mia bella pantera nera sai che esistere significa resistere, è un impegno per tutti noi protestatori negri poveri e poveri bianchi scrittori poveri e poeti poverissimi.

E’ ribellarsi contro la morte dei ricchi è avere coscienza di un popolo è toccare con le mani la morte, per gli altri. Tu sai tutto questo e non ti possono uccidere ma ci tentano mia bella pantera nera, ci tentano perché tu sei veramente nostra sorella.

NAT SCAMMACCA

MI HANNO CHIESTO: « MI AMI?»

Mi hanno chiesto: « mi emi?» ho risposto: « si, tanto! ~ mi hanno chiesto: «mi ami?” ho risposto: « tanto” mi hanno chiesto: «mi ami? » ho risposto: « si » ni hanno chiesto: « mi ami? » ho risposto con un gesto della mano, come a dire « cosi cosi » Il mi hanno chiesto: « mi ami?” non ho risposto. Passò qualche giorno. Tanto per cambiare m i ‘hanno chiesto: « mi ami? » ho risposto: -« e che vuoi dire? » mi hanno chiesto: « mi ami?» ho risposto: « non inganniamoci” mi hanno chiesto: «mi ami?» ho risposto: « no cocco bello! ‘Sono diventata una di quelle ».

MARIA PIA FIUMARA

MEGLIO IL CARCERE A VITA CHE SCHIAVO

Velio Santapaola ti ho visto scrivere col sangue dei poveri « la legge è uguale per tutti» mentre ·i ricchi tuoi alleati aldisopra delle leggi uccidono.

Non mi dite presunte cazzate di giustizia: la tua legge è legge d’un gruppo di potere, i poveri sono, o stati sempre più poveri fino ad ammazzarli.

Per un povero sempre più povero che gli chiavano moglie e figlie e lo affamano nel nome del diritto meglio il carcere a vita che una morte lenta da schiavo.

Santo Calì

Uomo della strada che vai con indifferenza ribèllati: non è giusto essere indifferenti.

Uomo che non vali un soldo ribèllati: non è onesto non valere nulla.

Studente che ti affanni a studiare quello che vogliono i padroni ribèllati: non studi per te.

Tu soldato americano tu bracciante tu uomo della strada tu uomo che non vali un soldo tu disoccupato tu studente

VITO SORBBELLO

SICILIA 1970

ai miei compagni della V. b. del liceo classico statafe M. Amari di Giarre come tu tte le isole del mediterraneo sono sceso appena dal letto dove la mia gente oppressa passa le notti a moltiplicarsi

sono tutti uomini unti di grasso e di catrame uomini-macchina che parlano di sale e di zolfo si muovono come schiavi e per poco

da secoli sono stato l'animale domestico poi il seme violento del coltello e del piombo una parte di tragedia e di grottesco

come mio padre e mio nonno che sorridevano alla schiavitù la mia gente paga ogni cinque anni la propria tramandata ignoranza

sono tutti una statua di tempo e di paure contadini-pescatori vecchie puttane e vergini esperte un miscuglio di miti e di vergogne

sono un po' tutti diversi e non banali sono tutti tra riforme e rivoluzione sono tutti sicìllanì caparbi e mansueti siamo tutti pronti. e pronunciabili

la "mia fame è la tua ricchezza la ragione è la vita e non la morte . sopravvivere significa soccombere' aspettare suona tutta una menzogna io conosco i vicoli e le fogne

grazie alle nostre debolezze, oggi, il regime è più astuto, appunto sono rimasto popolo a strozzarmi la ragione in piena coscienza critica

è fragore di mare e di città è la lotta contro il sottosviluppo il primo che si avvicina è perduto gli altri sono immuni dalla nascita

assentarci significa tradire la lotta è lunga e disperata la violenza appunto è sottile se taci sei fritto e digerito

la fabbrica è il nostro monumento i campi a grano la nostra casa le nostre braccia l’asse che muove il nostro destino di uomini liberi

prega ma non perdonare ribellati piangi ma non smettere di pensare ubriacati ma prendi nota di tutto guardati intorno ma non arrenderti

il tuo posto di lavoro compagno è la morte bianca decretata dai governanti la tua fine è un numero e tanta tanta fame

benedetti siano i ladri e le puttane benedetti siano i forti e gli storpi maledetti i faziosi e i governanti maledetti chi opprime e chi subisce

Se vuoi mutare veramente la tua vita smetti di lavorare o di studiare corazza la tua mano di pirite e di piombo esci dalla letteratura.

Crescenzio Cane

LE FALSE BANDIERE

Le false bandiere sono dappertutto, le vedi, le puoi toccare con le mani, sono logore: vengono da mille battaglie. Le false bandiere sono drappi stinti panni vecchi da gettare al macero. Le false bandiere prima avevano voce, parola, palpito, tenerezza, grinta, segnavano -le tappe della rivoluzione; erano creature viventi, gridavano ai quattro venti la storia degli umili.

Le false bandiere sono uomini marci che recitano sul palco dei comizi come a teatro o come in un circo. Le false bandiere sono piante carnivore oggi addormentano le coscienze, attentano alla nostra libertà ci spogliano lentamente di tutto: chiamano strategia il compromesso parlano di tattica e sono incomprensibili.

Le false bandiere sono da ammainare: appestano i giovani creano confusione impongono astratti linguaggi: oggi sono con i lavoratori domani s’aggrappano ai padroni si allontanano sempre più dal popolo. Le false bandiere sono gli alleati dei potenti strumentalizzano comunque la cultura. Le false bandiere oggi non esistono: sono il passato il compromesso la vergogna. Le false bandiere sono il nosttò cancro.

Rolando Certa

E- dizione 2019 a cura di: Glenn Scammacca

Presidente del Centro Studi Nat Scammacca. Via argenteria 120, 91016 Erice Casa Santa. Desktop publishing by Glenn Scammacca. Ciclostile estratto della Biblioteca Scammacca

P.S.. Alla luce di quanto scritto nella retro-copertina originale di questo ciclostile si comunica che le condizioni non sono mai variate, per chi si occupa di cultura undergraud, sono stati e siamo sempre in condizioni disastrose, sperimentando tutti i metodi per favorire stimoli culturali. Siamo ancora, pur essendo passati quarant’anni sempre allo stesso punto, questo mesaggio è indirizzato a chi volesse effettuare una donazione per sostenere le nostre iniziative. Può andare sul sito, https://www.NatScammacca. net, ed effettuare una donazione all’associazione,”Menu Adesioni, per poter fare delle la donazione attraverso PayPal, alla nostra associazione.

CENTRO STUDI NAT SCAMMACCA

settembre 2019 · No 9 Serie Ciclostili · Price E.6,99

EMAIL: INFO@NATSCAMMACCA.NET NAT SCAMMACCA NET WORK PUBBLICATO DA GLENN SCAMMACCA TESTI DELLA BIBLIOTECA SCAMMACCA

HT TPS://WWW.NATSCAMMACCA.EU

H T T P S : / / W W W. N AT S C A M M A C C A . O R G

HTTPS://WWW.SCHAMMACCA.ORG E T

LA FRECCIA CONTRO IL CARRO ARMATO

MODELING THE WOLRD GAMES L

Intro text goes here. Iligenim porent qui ra que ne vellabores eosam. Ur sitasim porion nobitis senda.

EMAIL: INFO@NATSCAMMACCA.NET FACEBOOK : CENTRO STUDI NAT SCAMMACCCA HT TPS://WWW.NATSCAMMACCA.NET EMAIL: INFO@NATSCAMMACCA.NET

This article is from: