Casatrend n.49 gennaio febbraio marzo 2012

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*ENGLISH TEXTS

1 CASATREND

TRIMESTRALE - ANNO 6 - GEN/FEB/MAR 2012 - N. 49 QUARTERLY - YEAR 6 - JAN/FEB/MAR 2012 - N. 49

The italian magazine of interior design delivered worldwide

ALL OVER THE WORLD


2 CASATREND

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EDITORIALE

1.

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In questo momento, penso che il numero 1 sia un bel numero. Esprime un inizio, un passo che evolve, dopo lo zero. In fondo, dentro ognuno di noi convivono molteplici variabili alle quali, a nostro modo, diamo delle priorità, associando, a volte senza nemmeno accorgercene, un valore numerico. E per me, in questi ultimi mesi, il lavoro era scivolato decisamente all’ultimo posto, non tanto per mancanza di entusiasmo, più che altro per mancanza di tempo, ovvero il tempo necessario per fare delle scelte di qualità. Forse perché viaggiare e conoscere tante persone con stili di vita diversi mi ha sempre convinta del fatto che il presente, ciò che viviamo, è sempre il risultato di una scelta personale. Nessuno ci obbliga a vivere in una città che non amiamo, facendo un lavoro che non ci rende felici. Nessuno. E non ci sono conti né responsabilità che tengano. Esiste solo la scelta di darsi delle priorità. Perciò, considerando il fatto che nella mia vita l’amore occupa il 1° posto, ho pensato che se volevo ritrovare questo sentimento per il mio lavoro, dovevo ripartire ancora una volta da zero. E così, ho viaggiato con la mente e fatto un passo. Ho preso l’immagine di quei 10 numeri della rivista che avrebbero assorbito le mie energie nel corso del 2012, 10 numeri tradotti in frustrazione per non avere il tempo necessario di fare abbastanza e imprimere sulla carta la passione per questo lavoro, e li ho trasformati in 4. 4 numeri, nei quali far convivere 3 mesi, di lavoro, entusiasmo e passione. Come risultato, il numero 1. Il numero 1, dopo lo zero.


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Arianna che da direttore di giornale si è trasformata in confidente “atutteleore” mi sottolinea ridendo che nella vita reale ci sono delle scadenze. Io in realtà queste scadenze le amo, la pressione, l’urgenza. E difatti ho aspettato l’ultimo momento per scrivere. Oggi è il 14. Ma credo che l’urgenza sia il motore di tutto. Capirla il nostro compito. Capire qual è la nostra urgenza. Io non ho mai scritto prima. Poi ho sentito chiara e netta la voglia di farlo. Un bisogno fisico di tradurmi in parole. La mia insegnante del liceo ha letto qualcosa. “Non hai mai scritto bene allora. Che scherzi fai?”. Ha sorriso e se n’è andata, ammiccando.

PEOPLE

TEX-TONIC HOUSE

DI PAOLO STELLA

“Ti ricordi che devi consegnare entro il 15, vero?”

DI PAOLO RUGGIERO – FOTO Paul McAneary Architects Ltd

Allora non avevo l’urgenza di farlo, evidentemente. Non avevo bisogno di dire nulla. Credo che in architettura sia un po’ la stessa cosa. Le grandi costruzioni, come le piccole perfezioni nascono da un bisogno di espressione dell’umano. Ieri come oggi. Vivendo a Roma, dentro a questo bisogno, fortunatamente, ci vivi. Jack, un caro amico, leggendo lo scorso articolo, si è accorto che parlo di Roma come fossero le stanze di casa mia, vado al bar in pigiama attraversando la piazza come passassi dalla camera da letto alla cucina. Bravo Jack, è proprio così, lo faccio inconsapevolmente, ma guardan-

Essere salutati, riconosciuti di prima mattina, è essenziale. Ognuno dovrebbe individuare un luogo di appartenenza per cominciare la giornata. Un bar qualsiasi dove non essere chiunque.

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ROBERTO PALOMBA IN ARTE “JACK” DI ARIANNA MALAGOLI 22 CASATREND

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KRISTALIA DI ANDREA PIRRUCCIO

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6

NEWS NAKED di Rachele Morris

34

EVENTI CARRARA MARBLE WEEKS

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FROM VENICE WATERFRONT di Paolo Festa

8

FLASH

38

CONCORSI CEA DESIGN di Rachele Morris

66

INTERIORS TEX-TONIC HOUSE di Paolo Ruggiero

10

TREND BLADE di Rachele Morris

42

NEW PROJECT ROCALONDON GALLERY di Ivan Granolla

74

ESSENTIAL AFTER NIGHT di Alessandra Santi

12

10+ RITORNOALLE ORIGINI di Ivan Granolla

44

.1 di Paolo Armenise

76

FOCUS DIVANI di Gabriele Gandolfi

14

CHECK THIS OUT SANTAPOUF di Ivan Granolla

46

FROM ROME di Paolo Stella

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CHIACCHIERE DI ARCHITETTURA di Paolo Armenise

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SPOT CRISTALPLANT DESIGN CONTEST

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L’ARCHITETTURA DI UN PENSIERO 5+1AA raccontato da Alfonso Femia e Gianluca Peluffo

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FOOD TREND CATALANA DI CROSTACEI di Lisa Casali

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POINT OF VIEW CHICAGO raccontato da Bruno Fattorini e Robin Rizzini PEOPLE ROBERTO PALOMBAdi Arianna Malagoli

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BRAND KRISTALIA di Andrea Pirruccio

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ENGLISH TEXTS

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FROM LONDON BOUNDARY di Andrea Paracucchi

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CONTRIBUTORS

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FACE TO FACE MOLESKINE di Arianna Malagoli

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FROM PRESIDENT TO MYSELF di Luisa Bocchietto

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INDIRIZZI

32

NO PRODUCER TRIANGULAR CHAIR di Mario Ferrarini

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COFFEE AND DESIGN di Valerio Cometti

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n.49 - GEN-FEB-MAR 2012

Stamane Viola mi ha dato il “buongiorno biondo” scavalcando un muro umano con il suo occhio allegro.

INTERIORS

domi da fuori mi accorgo che Roma è il mio grande loft. Vediamo che stanza percorro oggi.

BRAND

FROM ROME

CONTENUTI

sommario


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N A K E D DI RACHELE MORRIS

Per gli amanti della personalizzazione, dell’originalità e del design di qualità, Glass presenta Naked, la nuova collezione di vasche firmate Giopato & Coombes. L’azienda, riconosciuta ormai per l’ecletticità e l’eleganza dei suoi prodotti nell’ambito dell’arredo bagno, punta ora a una versatilità difficilmente emulabile, senza tuttavia allontanarsi dal filo conduttore di semplicità e funzionalità che l’hanno resa famosa e apprezzata nel settore. L’ampia gamma di colori e finiture è solo l’inizio del ventaglio di opportunità offerte dalla camaleontica collezione: Glass offre infatti l’occasione di aggiungere agli elementi dei pratici componenti multifunzione, quali portasciugamano, mensole, contenitori e moduli deck dagli eleganti pattern grafici, per poter trasformare la normale vasca in piano d’appoggio, senza comunque dover rinunciare al gradevole lato estetico. La vasca Naked è disponibile con soprapiano o sottopiano con top e telaio (entrambi disponibili in numerose cromature), nella versione iperaccessoriata o con tecnologici sistemi di idromassaggio, occultabili nella versione pannellata. Che si voglia creare un ambiente dai colori caldi e avvolgenti tipici delle SPA, con quelli più neutri ed eleganti, oppure che si voglia fare colpo sui propri ospiti presentando azzeccati e vivaci abbinamenti cromatici, la collezione di

NEWS

casa Glass risulta essere la scelta migliore per l’arredamento del vostro bagno.

Glass Idromassaggio, www.glassidromassaggio.it

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100%, tecnologica lampada da tavolo dal design di Ross Lovegrove. Interruttore touch sensitive e circuito elettrico a vista. Prodotta da Danese.

Elica, armoniosa fonte di luce da tavolo disegnata da Brian Sironi. Accensione e spegnimento sono controllati dal movimento del braccio. Prodotta da Martinelli Luce.

Kelvin Led Green Mode, nuova

FLASH

versione della lampada da tavolo di Antonio Citterio e Toan Nguyen, dal risparmio energetico ottimale. Prodotta da Flos.

Hanoi, illuminazione da tavolo disegnata da Federico Churba e caratterizzata da una spiccata armoniositĂ ed eleganza delle forme. Prodotta da Prandina.

Top Four, lampada eco-tecnologica creata da Alberto Basaglia e Natania Rota Nadari. Compatta, glamour e disponibile in versione da terra. Prodotta da Luxit.

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ASTA / Stainless steel AISI 316L Design Romano Adolini www.ceadesign.it

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BLADE

TREND

DI RACHELE MORRIS

L-TECH è un’azienda inserita all’interno di Gruppo Lampe, specializzata nella vestizione di fonti luminose dal gusto estetico minimale e dalla spiccata qualità tecnica. Anche questa volta l’arredo firmato l-tech si è dimostrato in grado di plasmare lo spazio circostante grazie alla maestria nel gioco di luci e ombre: Blade, la nuova fonte disegnata da Anna Maria Lucarelli, nasce per assolvere alle funzioni illuminotecniche senza tuttavia pesare minimamente sull’ambiente nel quale viene inserita. Blade strutturalmente è costituita da un profilo continuo a incasso a uno o due strip led, pensati per diventare tutt’uno con la parete o il soffito sul quale si decida di montarli. La linea luminosa, orizzontale o verticale che sia, crea così un suggestivo vuoto di luce completamente personalizzabile a seconda delle proprie esigenze. Blade si presta infatti alle più svariate azioni creative: la possibilità di installare i profili in continuità permette di avere a disposizione lunghezze potenzialmente illimitate, personalizzabili ulteriormente sotto il punto di vista dell’intensità luminosa, del risparmio energetico, dell’aspetto cromatico della luce stessa (con centralina di controllo del colore RGB) e con l’implementazione di rilevatori di presenza e/o sensori di luminosità. Le strip led poste su appositi magneti, infine, risultano particolarmente facili da estrarre e si prestano dunque in maniera ottimale al montaggio e alla manutenzione. Finalmente una tecnologia pulita, innovativa e, soprattutto, con la quale sia facile interfacciarsi. L-TECH, www.l-tech.it

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R I TO R N O A L L E O R I G I N I

10+

DI IVAN GRANOLLA

Bisogna avere memoria del passato per progettare il futuro.

In collaborazione con Alessi, azienda leader a livello di

E’ dunque in relazione a questa filosofia che in America

spazi domestici e il cui nome è sinonimo dell’idea stes-

troviamo richiami architettonici al classicismo, che non

sa del design domestico, abbiamo voluto creare e dare

è concesso ballare la danza moderna senza avere so-

vita a una sedia pieghevole, multifunzionale nell’uso ed

lidi radici nelle basi del classico, e che gli avanguardisti

essenziale nei contenuti, leggera nei materiali e rispet-

della moda creano capi che altro non sono che chiari

tosa dell’ambiente. Dalla matita di David Chipperfield è

ripescaggi negli armadi di ciò che è stato il novecento.

nata quindi “Piana”, la sintesi perfetta di bellezza e ri-

Con un occhio al passato e uno al futuro, quindi, innu-

gore; un risultato di cui potremo indubbiamente essere

merevoli artisti nel campo del design si sono cimentati

orgogliosi per i prossimi 50 anni”.

nel corso della storia nell’impresa di rivisitare, imprezio-

Che dire…un risultato eccellente.

sire e personificare quella che è l’idea base della sedia, un tipo di prodotto ostico e grazie al quale solo in pochi sono riusciti a distinguersi e a dar vita a lavori eccelsi. E’ questo il caso di ’Piana’, la prima sedia pieghevole nata dalla collaborazione tra Alessi e Lamm e disegnata da David Chipperfield, selezionata a soli pochi mesi dalla sua nascita per entrare a far parte dell’inestimabile collezione permanente del Museum of Modern Art di New York. Piana rappresenta tutto ciò che di positivo sia associabile alle ultime offerte in campo tecnologico: robusta, leggera, comoda, maneggevole, pratica, impilabile, riciclabile al 100% e per questo rispettosa dell’ambiente. Chipperfield, nel descriverla, ha affermato che “Il concept di “Piana” si è focalizzato su una sedia pieghevole e versatile dai tratti semplici e iconici, che presenta caratteristiche facilmente riconoscibili“. Eugenio Morselli, Presidente di Lamm S.p.A., ha spiegato inoltre che “Noi di Lamm, ci occupiamo di fare sedie. Le produciamo da oltre 50 anni e le sappiamo fare bene. Ci piace che siano comode, resistenti, sicure, ma soprattutto belle. Vogliamo che siano 100% made in Italy.

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Alessi, www.alessi.com Lamm, www.lamm.it


OVUNQUE TI TROVI...

O N L I N E

www.casatrendmagazine.it 13 CASATREND


SANTAPOUF

CHECK THIS OUT

DI IVAN GRANOLLA

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Si chiama Santapuof, ed è la nuova e innovativa collezione di sedute firmata Campeggi, azienda made in Italy specializzata nella produzione di complementi d’arredo dalla spiccata funzionalità e qualità materica. Le sedute Santapouf ideate da Denis Santachiara sono informali, ironiche, vive. I coloratissimi rivestimenti in lycra, le dimensioni ridotte e il design minimale le rendono elementi in grado di essere inseriti pressoché in qualunque contesto living, indipendentemente dal fatto che questo possa necessitare di un po’ di spirito, di stile, di dinamicità o semplicemente di un tocco di colore. Le linee giovani e apparentemente semplici traggono ispirazione dall’arte scultorea di Giuseppe Bertelli, artista fiorentino che ha operato nella prima metà del ‘900 e rinomato per la sua scultura ‘a profilo continuo’, dall’interessante e suggestivo gioco di forme dovuto a un approfondito studio delle linee e delle prospettive. L’innovazione offerta da Santapouf non si ferma tuttavia al suo aspetto grafico, quanto alla possibilità che offre di poter trasformare con un semplice gesto la zona living in zona notte. All’interno del morbido sedile imbottito di soli 70cm di diametro, trova infatti spazio un comodo letto singolo autogonfiabile, soluzione geniale in termini di ingombro e di praticità in caso di ospiti improvvisi!


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2

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Campeggi, www.campeggisrl.it

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CRISTALPLANT design contest Il Cristalplant ® Design Contest è nato nel 2009 dalla volontà di Vittorio Pavarin, responsabile marketing di Cristalplant ® e Nicos International SpA a cui chiediamo come è partito tutto: “Grande appassionato di design, nel 2009 ho voluto creare il Cristalplant® Design Contest per tentare di riproporre lo stile delle operazioni di ricerca avvenute nel mondo del design italiano a cavallo degli anni ‘70, associando a questa idea il connubio tra un materiale innovativo come il Cristalplant® e i più famosi brand italiani; dulcis in fundo la scommessa sui giovani talenti che, mai come oggi, combattono per ritagliarsi un proprio spazio ove proporre le proprie idee. Un vero e proprio trampolino di lancio, un’occasione unica. La conferma, a tre anni dalla prima edizione, è la presenza dei giovani Ferrarini e Rosa nel catalogo della Antoniolupi, quella di Zibardi ed Indriolo nel catalogo Zanotta, e quella di Masturzo, Arrivillaga e Vasilev nel catalogo MDFItalia dell’ultima edizione. E’ un’opportunità davvero unica e invito tutti i giovani creativi a coglierla al volo. Il momento economico attuale è complesso, ma la passione e il successo delle precedenti edizioni, ci ha spinto a riproporre anche per il 2012 una nuova edizione del Cristalplant® Design Contest e sono lieto di annunciare che per la quarta edizione sarà Poliform ad affiancarci in questa avventura”. Il successo del concorso è dato dal fatto che i vincitori delle edizioni passate stiano confermandosi anno dopo anno come designer: Mario

SPOT

Ferrarini è uno dei designer di punta dell’Antoniolupi e si sta afferman-

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do con importanti realtà come Bitossi Ceramiche e Jacuzzi. Salvatore Indriolo ha creato invece degli splendidi oggetti per la HORM e la Bosa ceramiche mentre Victor Vasilev, oltre ad avere realizzato il Bukva per Living divani, sta già lavorando a diversi prodotti per il 2012.


2009 ANTONIOLUPI DUNE, Mario Ferrarini: la vasca colpisce per la forma organica ed elegante e, soprattutto, per l’idea di avere quattro diverse forme a seconda dell’angolo visivo. La vasca si sviluppa tecnicamente su una pianta circolare di diametro 172 cm, movimentata nel perimetro rialzato da un bordo a sviluppo sinusoidale. Dune è proposta sia in posizione freestanding a pavimento che nella versione semincasso. MR SPLASH, Jorge Bibloni: lavabo da terra dalla linea innovativa: due superfici inclinate si allungano come due braccia verso l’alto, invitando così il getto dell’acqua a rompersi su di esse. Da qui il nome Mr Splash: il risultato è una forma continua e leggera, che si presta a molteplici composizioni grazie alla modularità dell’elemento. NINFEA, Gabriele Rosa: il lavabo Ninfea è un lavabo da terra con scarico a pavimento, che focalizza l’attenzione sulla sua forma senza tempo, dedicato alla cura della persona, guarda a un inserimento negli spazi collettivi e al contract.

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2010 ZANOTTA NAICA, MA.A.MA: ha una duplice funzionalità il tavolino utilizzabile all’interno o all’esterno. Nel piedistallo è ricavato un vano accessibile dal top e celato da un coperchio, utile riporre vari oggetti che popolano il salotto, come i telecomandi o le riviste. BLANCO, Jacopo Zibardi: si avvale di una forma non convenzionale, possibile grazie alla poliedricità del Cristalplant. Un modello essenziale ma allo stesso tempo dall’eleganza formale. La gamba di sostegno si integra con il piano di appoggio e l’originalità sta proprio nel fatto che ogni elemento si confonde fino a non distinguere più dove finisce uno e inizia l’altro. COCOON-WHITE SHELL, Salvatore Indriolo: è un complemento d’arredo che unisce la funzionalità di un piano d’appoggio a quella di un contenitore informale. E’ innovativo ma legato alla logica della plasmabilità del Cristalplant. E’ una piccola nicchia che può declinarsi alle più varie interpretazioni: l’originalità sta sì nella forma, sinuosa e

SPOT

continua, ma anche nella possibile personalizzazione.

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2011 MDF ITALIA MAMBA, Victor Vasilev: è la ‘risposta immediata’ al desiderio di creare un solo oggetto che unisca insieme un piano d’appoggio e una mensola, dotato di luce a LED che aiuta gli occhi di chi passa tante ore davanti al PC. Il ‘nastro’ continuo disegna una figura organica sul muro ed esprime al meglio lo spirito del tempo in cui viviamo. MARK, Alessandro Masturzo: è un tavolino con uno spazio portaoggetti, che trae ispirazione progettuale dal suo processo di produzione e dalle peculiarità tattili del Cristalplant®. E’ stata assegnata una forma originaria a cui, come il positivo che copia il negativo, è stata “estratta” una forma riconoscibile e dinamica – in una sorta di sottrazione netta che ha determinato una vera e propria “orma” avente una seconda funzione, chiara e riconoscibile. PUTIA, Luis Arrivilaga: Il sottile piano del tavolo è in Cristalplant, che produce una sensazione d’eleganza e leggerezza, ma il fulcro del progetto sta soprattutto nei 4 angoli del piano che scendono plasmandosi nell’invito delle gambe che sono invece in legno massello. Secondo elemento fondamentale sono le proporzioni che, nel loro insieme, stimolano le emozioni visive e successivamente quelle tattili.

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POINT OF VIEW

BOLTON & R A C C O N TAT O D A GIUSEPPE VIGANò

Un giorno, mia moglie mi ha detto: “Giuseppe, ma quando finirai di disegnare divani belli ma poco comodi?”. Ero tranquillamente seduto sul mio divano quando d’istinto ho sollevato con una mano lo schienale e ho pensato “Oplà, ora devo solo farlo rimanere così”. Da una piccola provocazione è nata un’intuizione e quindi il concept del divano Bolton, disegnato per Poliform. È un divano che va aldilà delle mode e senza tempo, il suo disegno è sobrio, tranquillo, quasi istintivo: un elegante “pozzettone” con bracciolo alto come lo schienale, dalla forma conosciuta e rassicurante. Tale modello ovvia il discorso “scomodità” tipica del pozzetto con un escamotage: un movimento semplice e istintivo dello schienale che si innalza solo infilando la mano sotto il cuscino, stando comodamente seduti. Il risultato è un divano che può presentarsi con diversi scenari creando uno skyline creativo nel soggiorno, fatto di sali e scendi continui. Bolton è un divano che vuole vivere nel tempo, che aspira a essere contemporaneo oggi ma anche domani, è un prodotto dalle forme abbondanti e morbidi volumi che si fondono in un insieme di linee pulite ed essenziali.

Poliform, www.poliform.it Giuseppe Viganò, www.giuseppevigano.it 20 CASATREND


& CHICAGO R A C C O N TAT O D A BRUNO FATTORINI E ROBIN RIZZINI

Chicago è il nome del divano, ma anche la città che ne ha ispirato il disegno.

Nel progettarlo, infatti, si è palesato in noi il desiderio di coniugare una parte superiore che evocasse la Chicago anni ’40, ’50, luogo di riferimento e fermento culturale per tutti gli Stati Uniti d’America, dalla musica alla letteratura. Di qui i cuscini molto confortevoli, nel materiale per eccellenza, la pelle, a memoria dei locali fumosi dove si ascoltava jazz e blues dal vivo; ed una parte inferiore, il basamento in acciaio industriale che sostiene la struttura, che richiamasse la straordinaria tradizione architettonica che proprio in quegli anni, in quella città, andava solidamente e rapidamente costituendosi e di cui Mies van der Rohe è stato protagonista. “Onestà materiale” ed “integrità strutturale” erano i principi sui quali Mies fondava il suo modo di fare progetto e noi, in qualche modo, con questo progetto abbiamo voluto rendergli omaggio, disegnando un prodotto che fosse contemporaneo ma che affondasse le proprie radici nella tradizione.

BF&P, www.brunofattoriniandpartners.com 21 CASATREND


PEOPLE ROBERTO PALOMBA IN ARTE “JACK” ENGLISH TEXT AT PAGE 89

DI ARIANNA MALAGOLI 22 CASATREND


Ce lo eravamo ripromessi e così è stato: una volta entrata nel suo studio ci siamo abbracciati, forte. Nel corso degli anni, è capitato tante volte d’incontrarsi con Roberto e Ludovica, salutati rispettosamente con una stretta di mano, come si conviene in certe occasioni, di solito alle presentazioni stampa, in fiera, per strada, a distanza… ma oggi, oggi è stato diverso, perché avevamo un motivo per farlo che non aveva niente a che fare con il design. Il nostro incontro è una conseguenza della recente amicizia su Facebook, ovvero di quel filo sottile che mette in connessione persone diverse che a volte neppure si conoscono, ma che evidentemente si trovano a voler condividere qualcosa. Ed eccoci qua dunque, a condividere quel qualcosa. In disparte, la presenza delicata di Ludovica e del piccolo Zack. Sul tuo profilo di Facebook ti chiami “Jack” (così come sul campanello dello studio)… da dove deriva questo nome? E’ un soprannome che mi porto dietro da tantissimo tempo, avevo più o meno diciannove anni… ho fatto una vacanza con due amiche con le quali sono cresciuto, due ragazze splendide, una bionda e l’altra rossa, e dato che eravamo spiantatissimi dividevamo la stessa camera e tutti pensavano che ci facessi chissà che (assolutamente niente!) e che fossi un grande “latin lover”, tanto che queste due amiche per prendermi in giro hanno iniziato a chiamarmi Jack, come Jack lo Squartatore! Quindi Jack è una presa in giro su tutto ciò che io non sono… mi ci vedi come Jack Lo Squartatore? Se dovessi pensare a te stesso una decina di anni fa, quale immagine ti viene in mente? Posso dirti 14 anni fa, quando è nata Ginny, e non solo per la sua nascita, ma perché coincidevano tante cose… non so come dirti, si “viveva veramente”, si viveva la quotidianità senza aspettative. Lavoravamo, vivevamo la nostra vita, però c’era questo miracolo del dubbio in qualche maniera... oggi tutti quanti sono alla caccia delle certezze, e anche noi in qualche modo le cercavamo, ma forse oggi, riguardandomi indietro, se avessi qualche dubbio in più non sarebbe schifo… Quali sono le cose che ritieni cambiate in positivo da allora? Tante. Non è che ci siano stati dei veri cambiamenti, c’è stata una grande evoluzione... poi quando parlo della mia vita parlo della “nostra” vita, perché in realtà io mi porto appresso una specie di “guscio di lumaca” che è fatta di persone, di affetti, di cani, di figli, di figli adottati, di amici, di oggetti, di passioni… non è che cambi nella vita, ti evolvi. A parte quando ci sono degli eventi traumatici che ti danno dei cambiamenti forti… anch’io che per esempio ho cambiato città, più volte – sono nato a Cagliari, sono andato a Roma, sono andato a Verona e da lì siamo arrivati a Milano -, non ho mai sentito questo grande cambiamento… cioè, un pezzo di vita è entrato dentro l’altro e si è passati da una tonalità ad un’altra tonalità, passando per le scale intermedie che c’erano dentro. Non c’è stato un evento particolare in cui… - risponde con un esasperato accento torinese che ci fa molto ridere - … che mi ha fatto dire sono diventato uno di successo? Un fenomeno da baraccone anch’io? Oddio, bisogna che mi vesta diversamente! No. … un evento che ti ha lasciato il senso di aver imparato qualcosa che ti ha cambiato profondamente? Quando ho messo la mano sul fornello da bambino! Quello non me lo dimenticherò mai! – ride -. Tutto sommato, ho avuto le mie crisi, i miei “momentacci”, come tutti gli esseri umani, non sfuggi alle regole della “gravità”…

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PEOPLE

Qual è il valore al quale non rinunceresti mai? - c’è un lungo silenzio -… è che sono talmente tanti… Uno che non potresti vivere senza… La curiosità. Toglietemi tutto ma non la curiosità. Alla fine, tutto ciò che ho avuto dalla vita, l’ho avuto grazie alla curiosità... ho avuto l’amore, una figlia, un lavoro, degli amici, dei viaggi, esperienze incredibili, ho avuto tutto e il contrario di tutto, ma sempre grazie a un motivo; perché di fatto sono una persona curiosa... e se non fosse così sarei ancora a Cagliari, come i miei fratelli, a fare una vita da persona agiata, annoiata, un po’ grasso-inebetita… Sei contento della tua vita di adesso? Sì, mediamente sì, come tutti. Penso che bisogna essere contenti… Parlavo l’altro giorno con un’amica a proposito della morte, che per me è una cosa meravigliosa… la morte è un miracolo, è veramente un miracolo - in realtà stavamo parlando di un politico! – (ridiamo)... e sostenevo che noi viviamo un pezzo di vita che è questo, è questa la nostra vita… ma prendiamo in considerazione quello che saremo dopo la morte… però se non avessimo quest’elemento nella nostra vita non potremmo davvero dare un valore a quello che viviamo. Questo è il nostro tempo, questo è il nostro momento, dobbiamo fare delle scelte, precise, prenderne atto… perché non ci saranno altri momenti. Io non credo nella reincarnazione, quindi questo momento va vissuto appieno. Non è che ci arrivi da subito, nessuno te lo insegna, è qualcosa che maturi… il problema è che magari ci arrivi troppo tardi per iniziare a viverlo completamente e per lungo tempo. Io ci sono arrivato abbastanza in fretta e quello che faccio e quello che sono, compatibilmente a ciò che mi fanno fare e mi fanno essere – perché poi la vita non dipende solo da te – è esattamente quello che vorrei. Qual è il tuo pensiero riguardo alle energie? Pensi che l’essere umano sia fonte di energia? Guarda, io ho una visione religiosa abbastanza mia, nel senso che non sono ateo completamente, non riesco a inquadrarmi in una religione precisa, mi sento molto cristiano per l’affinità con la figura di Cristo... penso che lui sia il cristallo attraverso cui tutta l’energia dell’universo, che per la religione è rappresentata da Dio, diventa un raggio che colpisce… è l’elemento catalizzatore che riesce a dare veramente una convergenza assoluta a questo mondo e a questa energia totale, attraverso questo essere che si fa cristallo per irraggiare ognuno di noi con una luce che non è sua, ma che proviene dal tutto. Ecco, io credo che noi siamo parte di quell’energia e ne prendiamo coscienza attraverso alcuni elementi catalizzanti, perché noi come esseri umani, abbiamo gli occhi rivolti all’esterno, quindi vediamo le cose dall’esterno… anche quello che abbiamo dentro. E’ molto interessante il fatto che per vederci dobbiamo specchiarci. L’idea che non ci possiamo vedere è una cosa che mi affascina tantissimo… possiamo vedere gli altri ma non noi stessi, quindi noi ci vediamo dall’esterno, proiettati. Quindi possiamo vedere la nostra immagine ma non potremo mai vedere noi stessi. Questo è un fatto molto interessante… pensare che abbiamo delle enormi energie interne ma non riusciamo a vederle… e per vederle dobbiamo sentirle. E quando i materialisti puri dicono “questo non esiste perché io non lo vedo e non lo tocco”, io gli chiedo: ma tu senti? E’ come l’amore… puoi dire che non esiste l’amore solo perché non lo vedi e non lo tocchi? Eppure lo provi, lo senti. Ci sono i sentimenti e questi sono il modo attraverso cui noi sentiamo le energie.

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Qual è il tuo approccio riguardo al destino? Non credo nel destino.. credo nella sfiga! – ridiamo -. No, credo che ognuno è artefice della propria felicità, punto. Non c’è una cosa precotta che vive in un “iperuranio”… un’ampolla di Harry Potter dove dentro c’è presente, passato e futuro, no, credo che il libero arbitrio ci condizioni… sì, alla fine se uno veramente ti conosce sa quali scelte farai… io credo che chi vive ha più opportunità, chi nega la vita ha meno opportunità. Basta, non esistono altre regole. Se ti dico “purezza”, cosa ti evoca questa parola? Uno shampoo! Dopo tanta profondità un po’ di leggerezza…

PEOPLE

Sì, uno shampoo, decisamente uno shampoo, ma in tutti i sensi… lo shampoo è un momento bello, in cui stai lì con tutte ‘ste bolle, ti massaggi la testa, così… oppure può essere anche uno shampoo all’anima. In ogni caso per me l’idea di purezza è un’idea di depurazione… partiamo dal presupposto che di puro c’è rimasto poco e quindi, appunto, è un atto di lavarsi… …uno shampoo alla mente… Sì, uno shampoo alla mente piperita! Alla mente in differita… Se invece dovessi immaginarti tra 10 anni, cosa vedi? Oh Signur… sai, non ho mai fatto questo gioco sul futuro… sono talmente focalizzato nel presente che non riesco a… mi rendo conto di non aver mai pensato in prospettiva così lunga… non lo so, e sinceramente non me ne frega neanche niente perché ho visto che nella mia vita ci sono dei tali sconvolgimenti… come i telefonini!

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Prima di lasciare lo studio ci raggiunge Ludovica per qualche foto. Osservo l’abbraccio di questa coppia che, fino a ieri, era per me solo una firma di design… Roberto+Ludovica Palomba. Esco dallo studio con l’assoluta certezza che quel “+” ha acquisito un nuovo significato...

Roberto + Ludovica Palomba, www.palombaserafini.com 27 CASATREND


FACE TO FACE 28 CASATREND

MOLESKINE writing, reading, travelling DI ARIANNA MALAGOLI

Facendo un salto indietro nella storia, alla fine del XIX secolo, troviamo che il taccuino nero era un oggetto già molto utilizzato dagli artisti delle avanguardie per scrivere e dipingere, tra cui Ernest Hemingway, Pablo Picasso, Oscar Wilde, Vincent Van Gogh e Henri Matisse. Il celebre taccuino Moleskine fu infatti espressamente disegnato sul modello dei taccuini che lo scrittore Bruce Chatwin utilizzava per appuntare le note dei suoi viaggi, tanto che il nome “Moleskine” compare nell’opera “Le vie dei canti”. Attualmente, gli inconfondibili compagni di viaggio, realizzati mediante la combinazione del lavoro artigianale a mano e dei processi industriali automatizzati, sono distribuiti in 53 paesi e rappresentano un’eccellenza del Made in Italy nel mondo.


A conferma di una crescita costante, sostenuta da una rivisitazione capace di rispettare la sintonia tra passato e presente, Moleskine ha recentemente affidato il compito al designer Giulio Iacchetti per la realizzazione della nuova collezione Writing, Reading e Travelling. Da tale fusione di vedute sono nati 15 oggetti inediti, dove la penna, compagna di viaggio per eccellenza, rappresenta il centro dell’intero progetto ed è declinata in 12 varianti, accumunate da un taglio laterale della clip che permette di agganciarsi al taccuino, cosĂŹ come per il cappuccio delle 7 matite. Vere trasformiste della collezione le borse, concepite per essere personalizzabili e accessoriate con vari elementi, quali ad esempio le tasche multiuso o lo storage panel. A completamento della collezione tre oggetti di grande funzionalitĂ ; gli occhiali simmetrici che, grazie alle lenti con medesima gradazione, possono essere indossati in entrambi i versi, il leggio per e-reader, libri e tablet, pieghevole e leggero e una lampada ricaricabile da inserire direttamente tra le pagine di un volume.

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FACE TO FACE

La prima associazione evocata Il colore nero e Parigi.

Il taccuino Moleskine, un’icona senza Il fatto che non ha nulla e soprattutto non fa nulla per rendersi simpatico.

Tre diverse collezioni: qual è la L’idea di ampliare la famiglia Moleskine senza generare dei cloni del mitico taccuino.

Qual è l’oggetto che interpreta Indubbiamente la penna, e ancora di più la sua clip perfetta per agganciarsi in modo innovativo alla cover del taccuino

Penne e matite

TTI

CCHE

O IA GIULI

r

designe

Non è più di moda Don’t Be Square!

La collezione di borse: tre aggettivi Nere fuori, bianche dentro, rettangolari sempre.

Un occhiale simmetrico e un completamento della collezione Semplicemente l’idea che tutto può essere disegnato e soprattutto ridisegnato in modo inedito e sorprendente.

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dal nome Moleskine?

Pagine bianche, con una grande storia in filigrana.

tempo: cosa lo rende contemporaneo? I suoi utilizzatori, professionisti creativi che uniscono le attività digitali all’unicità del gesto a mano.

caratteristica che le accomuna? Il rettangolo nero - icona del design, la componibilità e la possibilità di personalizzazione.

maggiormente la funzionalità? La penna, strettamente legata al taccuino cui si aggancia perfettamente con un unico gesto.

a sezione quadrata:

Strumenti per scrivere e disegnare con un alto contenuto di design.

MAR IA SAGR EBON

che la contraddistinguono?

DI

brand equ execu ity tive direc tor

Resistente e protettiva (grazie allo scafo in materiale rigido idrorepellente); essenziale nella forma e complessa nei dettagli; personalizzabile con molteplici accessori per diverse funzioni.

appoggio pieghevole per I-pad: o definizione di un lifestyle?

Oggetti identitari per il nomade contemporaneo, un modo di essere, uno stile di vita e di pensiero.

Mole

skin

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e, ww

w.mo le

skine

.com


NO PRODUCER

TRIANGULAR CHAIR

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DI MARIO FERRARINI

Mi ricordo che un giorno, durante una lezione a scuola, il professore di matematica affermò: ”Ragazzi, dovete capire che il triangolo è la forma perfetta per eccellenza. Questa è la geometria primordiale!”. La provocazione in realtà è solo una semplice riflessione che lega la forma al pensiero. In effetti, a guardar bene, ogni forma è riconducibile a un insieme di triangoli: quadrato, pentagono e qualsiasi poligono più o meno


complesso nasce da lì. Anche il cerchio è un multiplo di diversi triangoli ben organizzati. Nello stesso modo, ogni faccia orientata può definire, insieme alle contigue, una morfologia sempre diversa. Proprio su questa variabile riflette la giovane designer svizzera Antoinette Bader realizzando il progetto Triangular Beans, una poltrona atipica dove queste geometrie triangolari, messe in risalto dai particolari tagli delle cuciture o esasperate nel contrasto cromatico, concedono in ogni caso di programmare differenti soluzioni a seconda del comfort desiderato.Concepita con un’imbottitura che prevede l’utilizzo di sfere di polistirolo ad alta resistenza, ci ricorda la mitica Sacco del ’68, progettata trio Gatti-Paolini-Teodoro e prodotta da Zanotta.Certo è che tale esempio iconico, ai tempi inaspettato, rappresenta solo un richiamo a questo progetto in cui il ritmo delle facce, di richiamo alla frammentazione cubista, concede all’uomo delle riflessioni anatomiche rese evidenti dal funzione di utilizzo.

Antoinette Bader, www.antoinettebader.net 33 CASATREND


EVENTI 34 CASATREND

in programma dal 23 maggio fino a settembre Dopo il grande successo della 1a edizione di carraramarble weeks, che nell’estate 2011 ha coinvolto il centro storico della città, la manifestazione organizzata da Carrara Fiere e pensata come naturale estensione di Carrara Marmotec, la fiera internazionale di marmi, tecnologie e design, sarà riproposta quest’anno ancora più ricca di eventi e presenze.


Innanzitutto, questa 2° edizione si arricchisce di una “s”, il plurale che si aggiunge a “weeks”, per sottolineare che la manifestazione si prolungherà fino a fine estate, mentre nella scorsa edizione era stata prevista per una sola settimana, poi protratta per oltre un mese su richiesta pubblica. L’edizione 2012, che è stata ideata con modalità di svolgimento, velocità e appuntamenti diversi, si concluderà infatti con l’apertura di “Convivere”, il Festival annuale della Cultura e del Giornalismo previsto per i primi di settembre, permettendo così una dimensione molto più ampia all’iniziativa. carraramarble weeks comprenderà l’intera città di Carrara, partendo dal centro storico e diramandosi in suggestivi percorsi che comprenderanno luoghi nevralgici, quali il rinnovato Centro internazionale delle Arti Plastiche, San Giacomo, Palazzo Binelli, l’Accademia di Belle Arti e corso Rosselli, che già nella prima edizione è stato l’epicentro del design. carraramarble weeks si trasformerà così in un grande teatro nel quale saranno rappresentate le eccellenze del lapideo, coinvolgendo le aziende che parteciperanno a Carrara Marmotec. Le aziende, e non solo, saranno protagoniste di un percorso che, partendo dalla fiera, troverà il suo compimento nella città. La manifestazione si trasforma quindi in un percorso che vuole dare visibilità a un patrimonio unico, fatto di storia, qualità ed eccellenza. Un patrimonio che consente alla città di Carrara di riappropriarsi di un ruolo, quello di Capitale mondiale del marmo, che non vuole essere solo un titolo, ma diviene testimonianza collettiva della capacità di stare sullo scenario nazionale e internazionale da protagonista.

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I temi sviluppati saranno ancora quelli dell’architettura, che avrà una preview a Milano durante la Design Week (17-22 aprile 2012) con la partecipazione delle aziende del marmo a INTERNI LEGACY con un progetto firmato dal prestigioso studio di architettura SOM (Skidmore, Owings & Merrill) che verrà poi presentato anche a Carrara; qui si terrà anche la 2a edizione della conferenza organizzata da INTERNI “progettare con il marmo”, mentre in collaborazione con la rivista IQD sarà realizzato un progetto che prevede di illuminare i palazzi storici di Carrara. Il design avrà uno dei suoi epicentri nella galleria che collega via Roma con la piazza del Comune dove, in collaborazione con ADI, la prestigiosa Associazione per il Disegno Industriale, sarà allestita la mostra del Compasso d’Oro e, in collaborazione con la rivista CASA TREND, sarà organizzata una mostra che racconterà il marmo attraverso un continuum comprendente oggetti storici e contemporanei del design Italiano. L’arte avrà il suo centro naturale nell’Accademia e interesserà ancora l’intero centro storico, coinvolgendo i laboratori di scultura che esporranno opere in alcune piazze. Faranno parte del circuito anche Palazzo Binelli, Palazzo Forti e il complesso di San Giacomo. La 2a edizione di carraramarble weeks si arricchirà di novità con l’introduzione dei temi del “fashion design” e del “food”, che vedrà i locali della città protagonisti del progetto “Assaggiami”, circuito pensato per guidare alla riscoperta dei sapori della città a partire dalla colazione fino a tarda sera. Via Roma, la storica strada del commercio e della socialità, sarà la protagonista del fashion design, un progetto che andrà a riscoprire la via del passeggio cittadino: marchi importanti come Peuterey,

EVENTI

Mason’s, Natural Winning Women Bag, sotto la direzione artistica di Riccardo Coppola e Ilaria Biggi, saranno protagonisti di istallazioni ed eventi. Al Centro Internazionale delle Arti Plastiche, la D’Avenza Fashion Icon sarà protagonista di una mostra che riproporrà la storia dell’azienda, esponendo tra i tanti pezzi firmati nel corso degli anni, anche il cappotto indossato da Marcello Mastroianni nel film “La dolce vita” e quello di Marlon Brando in “Ultimo Tango a Parigi”, mentre l’Atelier Gazzillo aprirà ancora una volta le sue stanze al design. carraramarble weeks avrà come protagoniste anche le aziende del design made in Italy, ospitando installazioni di Antoniolupi, Martinelli Luce, Poltrona Frau, Officinanove, Edra, Jove e Vannucci Piante, adesioni che sottolineano come anche grandi marchi del design italiano si riconoscono all’interno del sistema di valori e qualità che Carrara Marble Week testimonia. Anche per la 2a edizione la direzione artistica è affidata a Paolo Armenise e Silvia Nerbi.

Carrara Fiere, www.carrarafiere.com Carrara Marmotec, www.carraramarmotec.com

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18 PROGETTIDI RUBINETTERIA IN MOSTRA A FERRARA La splendida Sala di Pa-

Il corso, coordinato dai docenti Romano Adolini per il modulo di Laboratorio di Progetta-

lazzo Tassoni a Ferrara,

zione, Laura Gabrielli per quello di Valutazione Economica di Prodotto ed Elisa Poli per

lo scorso 23 gennaio, ha

il modulo di Semiotica, si è concluso con la valutazione da parte di una giuria composta da esperti di settore, quali Natalino Malasorti, AD di CEA, Giulio Gianturco, designer per CEA, Piergiorgio Cazzaniga, designer di prodotti di arredo, Nicola Lombardi direttore

Corso di Progettazione

della rivista The Plan e Arianna Malagoli, direttore della rivista Casa Trend e membro

di Prodotto della Facol-

dell’Osservatorio Permanente del Design ADI, che ha eletto vincitore il modello LASTRA,

tà di Disegno Industriale

progetto di Rossi Valentina e Verzola Andrea, oltre a due menzioni d’onore per CAPO, di

della città estense.

Feletti Luca e Imbesi Silvia, e SPIN di Bergami Simone e Mazzocco Virginia.

CONCORSI

DI RACHELE MORRIS

fatto da cornice alla mostra che ha concluso il 2°

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PRODURRE SIGNIFICATO DI NATALINO MALASORTI, AD di CEA Design La collaborazione tra CEA e l’Università di Ferrara nella realizzazione del concorso e della mostra dei progetti di rubinetteria, mi ha riservato molte gioie e una giovane e frizzante allegria progettuale. La relazione con l’ambiente accademico è coincisa in me con una presa di coscienza su ciò che è la vocazione delle imprese: come l’università genera contenuti e teorie, elementi di “significato”, così le aziende sono chiamate a produrre dei “significanti”, oggetti in grado di esprimere nuovi modi di fare, destinati a entrare nella quotidianità dell’uomo e quindi a diventare cultura. Sin dal primo incontro con i giovani ho visto come hanno colto l’importanza del binomio fra idee e prodotto. Hanno presto accolto con interesse i capisaldi della filosofia di CEA, facendone propri l’impegno per la sostenibilità ambientale e la sintesi di forma e funzione. Ma ciò che più mi ha dato soddisfazione è stato il loro apprezzamento nei confronti del nostro stile, che si è tradotto in progetti molto coerenti con la “grammatica” estetica di CEA. Durante il corso di disegno industriale abbiamo avuto varie occasioni di incontro che hanno dato spazio a una vera e propria collaborazione progettuale, come avviene nei migliori incontri tra designer e produzione. Le nuove proposte, dense di novità teoriche, si sono fatte forma, oggetto, ed ho rivisto negli sguardi soddisfatti dei giovani progettisti, la stessa gioia che mi appaga quando vedo realizzati i prototipi di una nuova idea. Ne ho ricavato nuova fiducia nel futuro e rinnovata speranza in collaborazioni felici fra progettista e impresa. Dove l’entusiasmo per una cosa che ancora non esiste spinge a unire le forze del pensiero e delle braccia per fare un mondo migliore.


PRATICA COME INSEGNAMENTO DI ROMANO ADOLINI, architetto e professore

Quando lo scorso anno, in occasione di una” lecture” sul mio

mio studio. Poi all’iniziale diffidenza è subentrata man mano la

lavoro, che ero stato invitato a tenere presso la Facoltà di Archi-

convinzione che fosse doveroso, dopo un lavoro trentennale,

tettura di Ferrara, mi è stata offerta la possibilità di svolgere un

trasferire a dei giovani” quello che sapevo “, così da contribu-

Corso di Progettazione presso lo stesso Ateneo, debbo ammet-

ire ad un percorso formativo, utile e stimolante. E’ nato così

tere di aver reagito al momento con una certa freddezza. Per

questo mio primo laboratorio di progettazione di prodotto, che

uno da sempre convinto che il migliore insegnamento non fos-

ho cercato da subito di orientare come una vera e propria espe-

se il nozionismo delle aule universitarie, ma quello trasmesso

rienza di pratica professionale, trasformando l’aula universita-

attraverso il lavoro quotidiano di studio, la proposta sembrava

ria nel mio studio e gli studenti in collaboratori. Come tema del

un’inutile perdita di tempo. Il convincimento, frutto dell’espe-

corso è stato scelto il progetto di una collezione di rubinetti da

rienza formativa personale, si era infatti radicato nel tempo,

bagno, banco di prova impegnativo non solo per le implicazioni

potendo constatare lo scarso livello di preparazione dei gio-

stilistico formali, ma anche per quelle tecniche, impiantistiche e

vani neolaureati che nel corso degli anni avevano bussato al

seriali. Abbiamo individuato un reale “committente” come CEA, azienda dinamica di rubinetteria che ha accolto da subito con entusiasmo l’invito, mettendosi a disposizione con il proprio management, la struttura tecnica e i propri designer. E’ iniziato così un percorso durato tre mesi durante i quali, insieme a lezioni teoriche e attività di laboratorio, sono state organizzate visite a eventi fieristici, incontri tecnici e confronti con altri progettisti. Un’intensa e stimolante attività di gruppo, svolta dai ragazzi “con la testa e con le mani”, dove con spirito di confronto e sana competizione, verifiche tra delusioni ed esaltazioni, sono andate man mano a concretizzarsi le varie proposte. Il risultato ha preso forma in 18 progetti, raccolti in una mostra recentemente svolta presso la sede della Facoltà a Palazzo Tassoni Estense, che costituisce l’atto conclusivo dell’esperienza del laboratorio di progettazione. La proposta migliore, selezionata da un’apposita commissione di esperti in vari settori, si è quindi aggiudicata la prototipazione del modello vincente da parte di CEA e la sua esposizione presso lo stand aziendale alla prossima edizione di Cersaie, in programma alla fiera di Bologna il prossimo autunno.

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SENSAZIONI DI GIULIO GIANTURCO, designer

E’ sempre curioso e stupefacente per me, laureato in Medicina

inutili fronzoli e con straordinari pezzi di design… ho pen-

e Chirurgia, essere chiamato a tenere una lezione a corsi di

sato d’istinto che fosse un piacevole posto dove studiare e

design… ma così è la vita! Perciò, quando Romano Adolini mi

sognare. Ma la parte per me più interessante da visitare è

ha chiamato per parlare di un argomento che conosco bene

stata il Laboratorio, dove c’erano a disposizione degli stu-

– rubinetti -, all’ultimo anno del Corso di Design, ho accettato

denti tutte le attrezzature necessarie per realizzare i modelli

con entusiasmo. Al mio arrivo a Ferrara, prima di iniziare l’in-

dei progetti e meraviglia delle meraviglie… anche un proto-

tervento programmato in aula, Romano mi fece fare un tour

tipizzatore rapido! In realtà, la vera sorpresa è stata il giorno

dei locali dell’’Universita’, nella parte loro spettante: sempli-

della premiazione: fino a quel momento avevo conservato

cemente meravigliosi. Un restauro accurato, rigoroso, senza

un’idea vaga del livello d’interesse suscitato negli studenti e del know how che potevano aver assimilato durante la mia lezione… ma il 23 gennaio, entrando nella hall della Facoltà, ho provato la piacevole sensazione che accomuna un lavoro ben fatto. Tutti i 18 progetti, alcuni realizzabili e altri più “poetici”, erano

CONCORSI

presentati lungo le pareti dell’ampio spazio d’ingresso, me-

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diante cartelloni che riportavano disegni e dettagli tecnici di ogni modello, oltre a un prototipo scala 1/1, posizionato su grandi piedistalli, a testimonianza di una visione concreta di ogni singolo progetto. La giuria si è quindi riunita per assegnare un 1° premio, aggiudicatosi dal rubinetto Lastra, con il rammarico di non poter premiare tutti i progetti che, per un motivo o per l’altro, avrebbero meritato certo un riconoscimento. In ogni caso, è bello vedere che giovani studenti giustamente motivati, ben diretti da docenti entusiasti e competenti, documentati da parte di un’azienda aperta alla sperimentazione come CEA, possano dare origine progetti così interessanti. Col senno di poi, peccato avere fatto Medicina, forse seguendo il Corso di Design, avrei potuto frequentare qualche laboratorio di prototipi in più!


VIAGGIO IN PARADISO DI PIERGIORGIO CAZZANIGA, designer

L’invito rivoltomi da Cea Design di partecipare alla valutazione dei progetti realiz-

duto, ti rivela che qui sei in un luogo dove tutto

zati dagli studenti del corso di design di Ferrara mi ha immediatamente intrigato,

sembra fatto perché gli studenti respirino la ra-

primo perché era per me un invito inaspettato e poi perché mi permetteva di sco-

zionalità e la bellezza della sapienza. L’architetto

prire una città che non avevo mai visitato.

Adolini, proponendo alla Facoltà di strutturare il

Il pensiero di Ferrara, una città da me visitata dalla fantasia di letture giovanili

suo corso con i contenuti di un incarico profes-

e vista al cinema, gli Estensi, l’ordine della loro organizzazione, il suo ruolo nel

sionale, ha permesso ai suoi studenti di avere

Rinascimento, accompagnava l’attesa del viaggio sempre più eccitante, il dubbio

modo di confrontarsi, a chiusura del loro percor-

che la realtà non fosse pari alle mie fantasie. Arrivo verso mezzogiorno. Un cartello

so di studio, con una realtà di progetto concreta.

dichiara a chiare lettere che è la città delle biciclette, superata la porta delle mura

Infine… la mostra dei lavori realizzati. Sorpresa!

guidato dal navigatore, attraverso strade molto umane, arrivo a destinazione. La

Un salone attraversato dalla luce che illumina le

sede della Facoltà affaccia su una piccola piazza e non sente il bisogno di celebrar-

pareti bianche e un soffitto in legno a cassettoni,

si, anzi vuole essere omogenea con il resto. Vengo accolto sulla porta da Antonio

reso leggiadro da un intaglio leggerissimo, acco-

Pagliarulo con un sorriso e vengo subito presentato all’architetto Romano Adolini,

glie 18 progetti del concorso, descritti ognuno da

professore del corso che ha realizzato i lavori che dovremo esaminare. La visita di

una tavola manifesto che ne illustra i dettagli e

questo luogo, inusuale per la sua qualità architettonica evidenziata da un restauro

da un modello in scala reale realizzato in gesso

attento, che mette in luce con semplicità i valori della sapienza di chi ci ha prece-

sinterizzato a controllo numerico (favoloso il filmato che ne descrive il processo) che ci mette davanti ad una Gipsoteca da urlo. Ogni progetto ci viene descritto e commentato dai loro autori che mostrano come siano scienti e coscienti di quanto hanno prodotto. Per me valutare i vari progetti per poter scegliere un vincitore è stato difficilissimo, perché la sensazione di aver scoperto un piccolo “paradiso” mi ha tolto la lucidità necessaria. Durante tutto il viaggio di ritorno non ho potuto fare a meno di pensare alla bravura del docente, alla disponibilità di Cea Design nel sponsorizzare il concorso, alla lungimiranza della direzione e all’eccezionalità di questa realtà.

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DI IVAN GRANOLLA

NEW PROJECT

ROCA LONDON

Zaha Hadid e il suo staff sono garanzia indiscussa di qualità e innovazione. Detentrice del Pritzker Architecture Prize (2004) e del Praemium Imperiale della Japan Art Association (2009), Nel 2010 si è assicurata un posto nella lista stilata dalla rivista Time dei 100 personaggi più influenti al mondo e, da due anni, occupa il primo posto per lo Stirling Prize, l’ambito concorso promosso dalla RIBA (Royal Institue of British Architects). Roca è dal canto suo sinonimo di altrettanta eccellenza e concorre per il monopolio mondiale nel campo dell’arredo bagno di design, grazie al suo costante investimento nella ricerca e nella promozione di prodotti concepiti per il risparmio idrico, nonchè alla sua attenzione per un’estetica funzionale. Dall’incontro di queste due potenze è nata nel 2010 la Roca London Gallery, un luogo interattivo, visivamente stimolante e suggestivo, che racconta con le sue forme una storia di dinamismo e energie, resa tangibile dall’impeccabile progetto architettonico. Fedele alla filosofia ‘verde’ dell’azienda, la struttura dell’edificio trae ispirazione dalla potenza primaria di Madre Terra: l’acqua, qui vista non solo come forza mutabile ma anche come forza mutante in grado di erodere, cancellare, modificare e scolpire la materia che la circonda. Disposto su una superficie complessiva di 1100mq, lo spazio combina l’aspetto naturale di linee fluide, che riportano

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GALLERY

alla mente i letti di fiumi sotterranei e misteriosi, a quello dallo spiccato gusto futurista e iper-tecnologico, fornito dagli impianti acustici e di illuminazione che accompagnano i visitatori in un lungo viaggio attraverso la storia e il profilo dell’azienda. Posto nel cuore del London’s Chelsea Harbour, l’edificio offre l’opportunità di organizzare meeting, presentazioni e dibattiti, ponendosi come fulcro di una fervida attività che rende protagonisti non solo architetti affermati ma anche studenti e designer interessati. Miguel Angel Munar, Senior Managing Director dell’azienda ha dichiarato: “Per Roca è essenziale essere presente in una città come Londra, punto di riferimento per il design e l’innovazione a livello globale. Londra è d’importanza strategica per il nostro sviluppo futuro, dal momento che ci permette d’essere vicini ai nostri più importanti clienti e distributori in scala internazionale. Zaha Hadid ha interpretato perfettamente tutti i nostri valori e la filosofia della nostra compagnia, rendendoli in maniera strabiliante e tangibile.” Roca, www.roca.com Zaha Hadid Architects, www.zaha-hadid.com Roca London Gallery, www.rocalondongallery.com

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PAOLO ARMENISE architetto 44 CASATREND

.1 Spesso nella vita si sente la necessità di ricominciare. Spesso si comincia e ci si dice che bisogna ripartire da zero, ma poche volte ci si rende conto che non è possibile ricominciare perché non sarebbe corretto, in quanto nella vita non può mai esistere un nuovo inizio, può invece esistere il fermarsi e ripartire con un passo diverso. .1 è questo, è un passo diverso, anche se l’aria è la stessa del giorno prima, i vestiti, le scarpe, la macchina sono gli stessi, il passo però cambia. .1 è la declamazione di un ritmo, il senso di una nuova cadenza da imprimere alla mia vita. .1 in questo caso è la necessità di voltare pagina. Partiamo dal principio; scrivo per piacere, scrivo della vita, la mia, dove lo scopo è la ricerca di un pensiero e la necessità è quella di averne uno. Il motivo è semplice: ho il costante bisogno di credere che ci sia qualcosa di diverso dal quotidiano e l’esistenza di un pensiero è una sorta di rifugio. Ultimamente però, fortunatamente, ho avuto occasione di avere a che fare con la consapevolezza che l’abitudine a pensare è un bene che posseggono in molti e nel leggere i loro pensieri mi sono reso conto che non ho più la necessità di scrivere i miei, ma piuttosto di nutrirmi del pensiero degli altri. .1 è questo, un ultimo pensiero, una pausa temporanea che concedo a chi legge le parole che, in fondo, dedico a me stesso. Ho necessità di ricominciare a pensare per me, riflettere e imparare, ho necessità di viaggiare, perdermi, bagnarmi, asciugarmi, rotolarmi e poi saltare, ballare, ho necessità di suono, di odore, calore, di cibo e di ottimo vino. Ho necessità di ricominciare a bere del sano vino seduto a una tavola di amici, tagliare prosciutto e salame e fare passare le serate ascoltando gli altri. Ho deciso di fermarmi un attimo per avere cose sane da dire, perché gli ultimi anni mi hanno incattivito facendomi perdere troppo tempo alla ricerca di una normalità che evidentemente non è la mia. .1 è un impegno, che prendo con me stesso: voglio iniziare a parlare di progetti e quindi devo ricominciare a progettare e per farlo ho bisogno di tempo. .1 rappresenta questo tempo.


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FROM ROME

DI PAOLO STELLA

“Ti ricordi che devi consegnare entro il 15, vero?” Arianna che da direttore di rivista si è trasformata in confidente “atutteleore” mi sottolinea ridendo che nella vita reale ci sono delle scadenze. Io in realtà queste scadenze le amo, la pressione, l’urgenza. E difatti ho aspettato l’ultimo momento per scrivere. Oggi è il 14. Ma credo che l’urgenza sia il motore di tutto. Capirla il nostro compito. Capire qual è la nostra urgenza. Io non ho mai scritto prima. Poi ho sentito chiara e netta la voglia di farlo. Un bisogno fisico di tradurmi in parole. La mia insegnante del liceo ha letto qualcosa. “Non hai mai scritto bene allora. Che scherzi fai?” Ha sorriso e se n’è andata, ammiccando. Allora non avevo l’urgenza di farlo, evidentemente. Non avevo bisogno di dire nulla.

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Credo che in architettura sia un po’ la stessa cosa. Le grandi costruzioni, come le piccole perfezioni nascono da un bisogno di espressione dell’umano. Ieri come oggi. Vivendo a Roma, dentro a questo bisogno, fortunatamente, ci vivi. Jack, un caro amico, leggendo lo scorso articolo, si è accorto che parlo di Roma come fossero le stanze di casa mia, vado al bar in pigiama attraversando la piazza come passassi dalla camera da letto alla cucina. Bravo Jack, è proprio così, lo faccio inconsapevolmente, ma guardandomi da fuori mi accorgo che Roma è il mio grande loft. Vediamo che stanza percorro oggi. Stamane Viola mi ha dato il “buongiorno biondo” scavalcando un muro umano con il suo occhio allegro. Essere salutati, riconosciuti di prima mattina, è essenziale. Ognuno dovrebbe individuare un luogo di appartenenza per cominciare la giornata. Un bar qualsiasi dove non essere chiunque. Essere riconosciuti per riconoscersi, ogni mattina. Poi buttarsi nella vita, ma sapendo che in un bar qualsiasi sanno chi sei. Dopo il mio riconoscimento mattutino mi sono trovato in piazza San Cosimato. Ho pensato ad Arianna e alla sua scadenza. Mi sono chiesto qual è la mia urgenza in questo periodo e come tradurla in parole e architetture. Lampante il bisogno. Bisogno di silenzio, concentrazione, guardarmi dentro, capirmi, sorridermi. Lampante il luogo. Ci sono stato anni fa, in una visita guidata tenuta da un amico di un amico. Con la voce sussurrata di Fredrika Stahl m’incammino verso la Basilica di Santa Maria in Aracoeli, ogni sampietrino è un twinkle twinkle, little star...Sul lato destro di piazza Venezia partono due scalinate monumentali. Una conduce alla chiesa e una al comune. Il concetto di Sacro e profano trova concretezza nelle pietre. Salgo quella che mi porta alla chiesa, scendo quella del comune, tra leoni di bronzo e cavalli di pietra. Nessuna metafora, nessun messaggio, ma quella della chiesa arriva più in alto. E amo le città viste dall’alto. Salgo tutti i gradini, con una certa urgenza, senza voltarmi. Lo spettacolo me lo voglio godere tutto d’un botto, senza vedute intermedie. Da quassù sembra di fare bungee jumping sulla città eterna. Sotto la vita che scorre, sopra la vita che si ferma e guarda altra vita scorrere. Il distacco è netto. E si accentua nell’entrare in chiesa. Fuori casino, dentro silenzio. Quel silenzio denso, carico di energia, quasi da mal di testa. Odio parlare di energia, mi fa

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sembrare così newage, ma ci sono posti dove la sua presenza è innegabile. L’interno è carico di decori, ma lineare nei volumi. Il posto che vi dicevo è qui, nascosto, devi saperne l’esistenza per trovarlo o essere semplicemente curioso. Percorrendo la navata di sinistra. Salendo due gradini, ci si ritrova davanti un altare circolare, ricco, illuminato, importante. Uno specchietto per le allodole. Molti si fermano qui. (Ok qui se vuoi il messaggio c’è) Ma il vero tesoro si trova dietro. Due porte. Una conduce al negozietto di

FROM ROME

souvenir, l’altra a una piccola cappella. Sacro e profano ancora. La scelta sta comunque a noi. Odiando tutto quello che è souvenir la scelta non mi è difficile. Entro. La prima volta che venni nella cappella del San Bambino fui impressionato dalla potenza che si avverte in questo posto. È concreta. Una pace, una serenità non umani. Tutto studiato per farti entrare dentro di te, per districare i grovigli. Ci capitai per caso, anche se “caso” non è mai. Stare qui mi aiutò molto. Senti l’astrazione dai piccoli problemi quotidiani, t’immergi in un qualcosa di più grande. Non lo capisci, ma lo percepisci in modo netto. Non sono molto religioso, cioè lo sono, ma non nell’accezione di cattolico praticante. Ci sono troppe cose che mi danno fastidio nella chiesa. Allo stesso tempo posso solo ringraziare per quello che la chiesa, gli uomini mossi da questa fede, hanno costruito nel corso dei secoli. Sono pronto, carico di emozione. Non ci torno da quella volta. Grosse aspettative. Entro. È chiusa. “Lavori di restauro”. Il silenzio rotto dal rumore di un getto di vapore. In un primo momento ci rimango male. Mi fermo un po’ alla transenna, deluso. Osservo meglio. C’è un ragazzo sulla trentina, solo, si muove fra tubi metallici e impalcature arrugginite. Mi soffermo su di lui. Sui suoi movimenti. Pian piano mi accorgo che quell’energia c’è ancora. Quel ragazzo, forse inconsapevolmente si muove in modo lento, pacato. Spara il vapore sugli intonaci secolari, in modo delicato. Non parla, non fa rumore camminando. Mi guarda e sorride, di quei sorrisi aperti, senza paure, poi scompare nuovamente nel bianco del vapore. Forse è un angelo, visto il luogo sarebbe pure in tema. È tornato il silenzio. Scrivo su una panchina in legno, navata principale. Nella mia fila una ragazza cinese, cartina alla mano. Mi alzo nella simmetria di questo posto. Passo dal centro per rispettarla, per non disturbarne la perfezione. Mi allontano godendo del rumore del cuoio dei miei mocassini sul marmo del pavimento. Ogni passo risuona nelle navate, coccola il silenzio. Esco, Roma mi abbraccia festosa. Silenzio e rumore si accordano bene, sono uno necessario all’altro. Vanno solo dosati. Mi apro all’apertura che ho davanti agli occhi, al sole che fa capolino, allo scendere e al salire, allo stare zitti nel rumore e al parlare col silenzio, al sacro, al profano. E mi accorgo che tutto non può che andare bene.

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Paolo Stella, www.paolostella.wordpress.com

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ARCHITETTURA DI UN PENSIERO 50 CASATREND

ENGLISH TEXT AT PAGE 90 RACCONTATO DA ALFONSO FEMIA E GIANLUCA PELUFFO FOTO DI ERNESTA CAVIOLA

Molto spesso si pensa che l’artigianato rappresenti il passato. Non è sorprendente: in questo cattivo presente il tempo e la materia, la durata e la fisicità, il saper fare e il corpo, sono considerati superflui, antichi, inutili. Superati dalla velocità e dalla smaterializzazione. Noi crediamo il contrario. Nell’architettura cerchiamo la matericità: la nostra Architettura è un Corpo. La tradizione della ceramica di Albisola è nota a livello internazionale: da Marinetti a Tullio d’Albisola a Fontana, esiste una storia, un percorso, che unisce la ceramica popolare e artigianale, a quella industriale e a quella artistica. Il nostro lavoro di questi anni con la Casa dell’Arte di Danilo Trogu ad Albisola, ha rappresentato una sfida, un’avventura capace di mettere in contatto architettura e design con l’artigianato, attraverso la produzione di oggetti che sappiano innescare un’appartenenza emozionale e di intimità a un luogo e a una tradizione.


La Bellezza salverà il mondo. Oggetti inutili ma irrinunciabili. In Liguria si sta molto bene. Semplicemente prendere un caffè può essere piacevole. A un certo punto, bevuto questo caffè, abbiamo pensato che in giro ci fosse un po’ troppa tristezza. Abbiamo pensato che tanta tristezza è forse la traduzione intima della paura. Ecco. C’è tanta paura in giro. Paura di ciò che non si comprende. Allora con il Maestro ci siamo guardati negli occhi (lui è molto alto, ma con un po’ di sforzo ci è stato possibile), e abbiamo pensato che dovevamo fare qualcosa tutti insieme, visto che, non avendo nulla da perdere, noi paura e tristezza ne abbiamo poca. La Bellezza ha poco a che fare con l’idea tradizionale di utilità. Ha molto a che fare con il dialogo, con l’incontro. Per questo la Bellezza può essere molto allegra. Magari non spiegabile. E nemmeno comprensibile. Ma sicuramente condivisibile. La terra appartiene alle origini. Le mani e la forma anche. La storia di questi oggetti è tutta qui.

La città fortunata”, Danilo Trogu La casa dell’Arte, Albisola, per 5+1AA Studio 5+1AA, www.5piu1aa.com

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ARCHITETTURA DI UN PENSIERO 52 CASATREND

Un’immagine della Torre Orizzontale progettata dallo studio 5+1AA Alfonso Femia Gianluca Peluffo, con Jean Baptiste Pietri e la consulenza specialistica di Al Engineering e Iquadro.

L’architettura è un fatto collettivo, che vive di regole. Il progetto vive di regole. Sfidarle, violarle, contravvenirle, portarle fino al limite di rottura è la nostra missione romantica. Il mondo occidentale, il nostro perfetto e superiore mondo occidentale fatto di regole, sta crollando. Incontriamo ogni giorno, su ogni marciapiede, maree di morti viventi. Come indiani americani, capitati chissà come sull’asfalto o su un binario della nostra provincia, appoggiamo l’orecchio a terra e sentiamo uno strano suono. Incomprensibile. è l’eco. L’eco di quelle regole, di quei valori, di quei sentimenti: la democrazia, la laicità, la giustizia, la solidarietà. La libertà. La storia.


La Torre Orizzontale è l’ultima delle opere di alto profilo architettonico volute da Fondazione Fiera Milano per il nuovo polo fieristico a Rho.

L’Italia è (stato) spesso un Paese di mascalzoni. Furbastri, buffoni. Conformisti. La furbizia è la presunzione di virtù dell’individualismo. Che non sopporta le regole. Oppure ne è servo per conformismo e comodità. Ma l’altra faccia della medaglia dell’individualismo è l’umanità. Ecco a che cosa possiamo ancora servire: vogliamo essere architetti portatori sani di romanticismo e di umanità. Decifratori di quest’eco, pratichiamo l’umanità del nostro Paese, combattendone l’individualismo, il cinismo e il conformismo. Apparteniamo a quest’eco, a questo fiume familiare. Quest’eco che ascoltiamo attraversando il nostro Paese, è deformato, sporco, non facilmente comprensibile. Talvolta è poco più di niente. è la bellezza. La bellezza salverà il mondo.

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BRAND

KRISTALIA ENGLISH TEXT AT PAGE 91

DI ANDREA PIRRUCCIO

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Fondata da due giovani imprenditori friulani appassionati di design e jazz, Kristalia è un’azienda che possiede, tra i vari pregi, quello raro della riconoscibilità: i prodotti che compongono il suo catalogo – che si tratti di arredi residenziali, per il contract, o sviluppati per l’outdoor – si distinguono per il ricercato connubio tra valori estetici sgombri da qualsiasi banale decorativismo, elevata qualità orgogliosamente made in Italy e spiccata funzionalità. E’ assai raro, nel mondo del design industriale, che un marchio in grado di mettere insieme tanti talenti diversi per provenienza e formazione culturale (tra i prestigiosi collaboratori del brand figurano nomi come Patrick Norguet, Christophe Pillet, Luca Nichetto, Harry&Camila, Bartoli Design, LucidiPevere), riesca a mantenere una simile coerenza progettuale, tanto da potere sbandierare un catalogo in cui alla trovata ‘a effetto’, si preferisce sempre un segno pulito, una soluzione formale orgogliosa di non seguire mode, ma di ricercare piuttosto l’ideale di una bellezza fuori dal tempo oltre che da qualsiasi vincolo di collocazione. Quelli firmati Kristalia sono prodotti tecnicamente ineccepibili e dagli altissimi standard qualitativi, realizzati impiegando i migliori materiali e attraverso procedimenti industriali in grado di rispondere alle più severe norme internazionali, anche per quanto concerne la salvaguardia dell’ambiente. Nella pagina a fianco, in alto: Un tavolo allungabile della collezione per contract Sushi. Bartoli Design. Bcn Wood, Design Harry&Camila. Elephant Wood, Design Neuland. Degree, tavolino/tappo in plastica e sughero. Design Patrick Norguet. Pulp, seduta con scocca unica in polipropilene in diverse cromature. Design Christophe Pillet. In basso: due tipologie di tavolino Poule, ripiano eclettico con piedistallo ispirato alla forma della zampa di gallina. Piano pieghevole. Design Patrick Norguet. In questa pagina, da sinistra: Compas, sedia indoor/outdoor semplice, estremamente resistente e facilmente impilabile. Design Patrick Norguet. Bcn Wood, sgabello dalle forme dinamiche Design Harry&Camila.

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BRAND

A identificare la produzione Kristalia è una semplicità ricercata e mai banale, che si tiene tuttavia alla larga dalle secche del minimalismo come da un accentuato rigore: ne è prova una creazione pop e ironica come Degree, un tavolino (ma alla bisogna anche piccolo contenitore), ideato da Christophe Pillet, la cui forma richiama quella di un tappo di sughero in formato king size che ‘indossa’ con nonchalance un tocco da neo laureato.

A partire da sinistra: Neat, tavolino dall’aspetto minimale ed estremamente versatile. Struttura in alluminio. Design Christophe Pillet. Mobius, tavolino con la forma dell’omonimo nastro, sintesi di algebra, design e arte. Design LucidiPevere. CU, panchetta, tavolino e/o piano d’appoggio di servizio. Disponibile in più finiture e facilissimo da pulire. Design Monica Graffeo.

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Che il progetto Kristalia si sia dimostrato vincente, lo dimostrano anche i riconoscimenti assegnati all’azienda nel corso degli anni: dal premio Young&Design vinto per la sedia Boum disegnata da Monica Graffeo e Ruggero Magrini, al Good Design Award conquistato per lo sgabello BCN ideato da Harry&Camila. Inoltre, dal 2010, i prodotti dell’azienda sono stati scelti per arredare gli uffici del Triennale Design Museum progettati da Michele De Lucchi.

A partire da sinistra: Joko, nelle due versioni con o senza gli avvolgenti braccioli. Linee semplici e sofisticate. Bartoli Design. Elephant Wood, sedia accogliente e dinamica, vincitrice dell’Interior Innovation Award 2012. Design Neuland.

Kristalia, www.live.kristalia.it 57 CASATREND


BOUNDARY

FROM LONDON

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DI ANDREA PARACUCCHI


Boundary sorge in una zona di Londra che nell’ultimo decennio ha subito più trasformazioni. Se appena 10 anni fa Shoreditch era una zona quasi inesplorata dalla maggior parte dei Londinesi, ora è proprio li che tutto accade. Bar, ristoranti, gallerie d’arte, agenzie pubblicitarie hanno iniziato a popolare la zona in cui nel gennaio 2009 Sir Terence Conran ha inaugurato Boundary. Il progetto prende il nome dalla sua posizione che delimita il confine tra i due quartieri di Hackney e Tower Hamlets, e riflette la già presente contrapposizione di nuovo e antico presente in questa zona di Londra. Il progetto dell’originale palazzo vittoriano che una volta ospitava un magazzino è stato infatti alterato per includere due piani aggiuntivi ed un giardino costruito sul tetto. Il primo piano include 12 camere ciascuna delle quali ha uno stile ispirato a leggendari designers o movimenti di design tra i quali risaltano Le Corbusier e Bauhaus.

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FROM LONDON

Le quattro suites disposte su due piani, invece, sono state progettate da Sir Conran, Lady Conran, Priscilla Carluccio e Polly Dickens, e Sir David Tang. Il design di Boundary vanta la firma di Cornan & Partners, lo studio di architettura e decorazione di interni di Sir Conran. Le zone verdi, invece, sono state progettate da Nicola Lesbirel, già vincitore del Chelsea Flower Show 2004. Inoltre, il progetto è stato sviluppato con l’intenzione di focalizzarsi soprattutto sull’ecocompatibilità. Dai materiali ottenuti localmente, all’isolamento termico di un palazzo di 120 anni, Conran & Partners ha inoltre creato due canali profondi 120 metri uno dei quali attinge acqua ed energia dell’acquedotto sottostante, mentre l’altro restituisce la stesa acqua dopo che è stata utilizzata per alimentare condizionatori, celle frigorifere e ghiacciaie. L’enorme ritardo nell’apertura dovuto alla creazione di questo sistema evidenzia ancora una volta l’importanza che l’eco-sostenibilità ha avuto per Conran & Partners nello sviluppo di Boundary.

Boundary - Londra - www.theboundary.co.uk Conran & Partners - Londra - www.conran.com 60 CASATREND


LUISA BOCCHIETTO presidente ADI

From president to myself

Quante immagini, quanti prodotti nell’ultimo Index*, quanto lavoro, quante novita’ (fee di partecipazione, nuova veste grafica, QR code)... che bello prendersi il rischio di cambiare, temere e tremare per il risultato e... superare l’ostacolo! Come in ogni gara che si rispetti: adrenalina, rischio, caduta di tensione. Ma appena passata l’euforia di un attimo, di una sera, di tante mani strette con la fatica di nascondere l’emozione, si ricomincia a navigare verso il prossimo traguardo e... riprendono i dubbi di sempre. Come essere sicuri di valutare sempre al meglio, come selezionare i selezionatori, come evitare interessi e personalismi? Come coinvolgere le persone a fare un lavoro disinteressato a favore della qualità? Come riuscire a tenere insieme visioni diverse e difficoltà caratteriali? Come essere utili nel processo senza essere invadenti? Come trasmettere con forza delle idee, senza essere prevaricanti? Come costruire iniziative coerenti, senza urtare la suscettibilità di alcuni? Come riconoscere di avere sbagliato, senza perdere di credibilità? Come vincere la diffidenza di chi dubita per principio, per calcolo, per paura? Come rafforzare un’istituzione, senza favorire inevitabilmente la propria immagine? Come difendersi dall’invidia, che ogni posizione si trascina? Come vincere l’insinuazione, sempre latente, di protagonismo? Come difendersi dalla propria ambizione? Come riuscire a fare tutto il necessario? Come coltivare la forza di volere, comunque, di più? Come riuscire a sopravvivere, nel frattempo? Le solite domande, da presidente di un piccolo grande luogo, che mi assillano ogni giorno. A volte sono sicura delle risposte. Qualche volta, mi domando se non ci sia un po’ di follia nell’inseguire delle rinnovate chimere. Forse si fa tanto rumore per nulla e il rumore, nella nostra testa, diventa assordante. A volte si e’ soli, molto soli; quasi fosse il prezzo della responsabilità... Il vantaggio della libertà di agire, in compenso, è che ci si sente vivi, molto vivi! * Volume ADI Design Index reperibile su sito www.adidesign.org

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VALERIO COMETTI designer 62 CASATREND

Coffee and design In questa rubrica, come in altre che ospitano la mia firma, cerco sempre di evitare qualsiasi riferimento diretto alla mia attività professionale, perché credo che sia perlomeno corretto nei confronti di chi legge. Questo mese, però voglio fare un’eccezione e raccontarvi della bellezza di un settore che conosco di prima mano, grazie alla mia privilegiata attività di designer: il mondo del caffè.

Mi ritengo davvero fortunato a lavorare con alcune delle aziende più note al mondo, che hanno letteralmente fatto la storia di questo straordinario business.

Straordinario perché ricco di protagonisti, emozioni, successi e tracolli. Straordinario perché percepito da tutti come squisitamente italiano, sebbene approfondendo lo si scopra molto meno italico di quanto si pensi.

Straordinario perché in questo difficile settore si sono cimentati Castiglioni, Sottssass, Bonetto, Gió Ponti, Giugiaro, Pininfarina, Matteo Thun, in decenni diversi, su aspetti diversi, per aziende diverse, ma sempre confrontandosi con questo rito, questa bevanda, questa miscela mai perfetta. La sfida più grande rimane e rimarrà sempre la macchina per il caffè tradizionale, quella che richiede l’inter-


vento del barista, così onnipresente nei nostri bar.

Si tratta di un’autentica scultura, monumento all’aroma, macchinario di piacere, manifesto di design italiano, sempre in equilibrio fra la voglia di eleganza dell’autore e la voglia di appariscenza dei baristi, il cui amore per le cromature farebbe impallidire un collezionista di Harley Davidson.

Per un designer, cimentarsi nel disegno di questa “scultura” richiede un’ottima maturità professionale: alle ovvie aspettative estetiche, l’autore dovrà essere in grado di affiancare l’accessibilità alla manutenzione periodica, l’assenza di ricettacoli per lo sporco, la razionalità delle sequenza di montaggio, l’attenzione all’ergonomia più spinta per il barista, che può trovarsi a fare anche più di 1000 caffè (!!!) al giorno, la massima sinergia fra i componenti per limitare gli investimenti richiesti (stampi&co.), la possibilità di essere declinata in versione bassa (in Italia per le tazzine da espresso) ed alta (65mm in più per accogliere i bicchieroni del take-away all’estero)....

Il tutto sempre trasmettendo l’emozione ed il calore di questa magia quotidiana.

Vi sembra difficile? Pensate che io non bevo nemmeno il caffè......

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FROM VENICE 64 CASATREND

WAT E R F R O N T DI PAOLO FESTA

“Manifesto del waterfront urbano” redatto 10 luglio 1999 a Cape May, New JersEy, USA dal “The Waterfront Center”:

L’acqua è una forza determinante, capace di modellare profondamente il carattere dei luoghi che lambisce. Il ruolo che svolge nei trasporti, nell’industria, nella sanità e per il nutrimento ha fatto dell’acqua la maison d’ètre di ogni insediamento umano. L’acqua è una caratteristica da onorare e celebrare, non va considerata solo un abbellimento o un semplice bene di consumo. I waterfront, luoghi unici dove terra e acqua si incontrano, sono una risorsa limitata che da corpo alla storia e al carattere particolare di ogni comunità. I waterfront urbani, al pari delle città che questi contribuiscono a definire, sono luoghi dinamici. Gli ultimi trent’anni hanno visto profondi mutamenti lungo i waterfront abbandonati o sotto utilizzati, secondo una tendenza che è in accelerazione nelle città di tutto il mondo e che non riguarda solo le coste ma anche canali, laghi e fiumi. A questo aumento di popolarità si accompagna la tendenza di alcuni a cercare soluzioni immediate, ad adotta-


re formule già sperimentare con successo altrove. Negli anni ottanta è stata la volta della mania per il “festival marketplace”. Gli anni novanta sono il momento dei “quartieri dei divertimenti’ e/o degli stadi. In questo momento monotonia e omogeneizzazione dilagano in tutto il mondo, ed è particolarmente deprimente,perché i waterfront rappresentano per ciascuna comunità, e prima di ogni altra cosa, una possibilità di esprimere la propria individualità e le proprie differenze. Noi sottoscritti, chiediamo con urgenza che si considerino attentamente i principi seguenti, i quali vengono offerti nello spirito di incoraggiare le comunità ad aspirare alla diversificazione, nel momento in cui esse affrontano la sfida della conversione o della conservazione delle risorse legate ai propri waterfront. E fondamentale tenere a mente l’interesse pubblico connaturato nei waterfront, riflesso nel fatto che l’acqua è di proprietà pubblica.

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TEX-TONIC HOUSE ENGLISH TEXT AT PAGE 92

INTERIORS

DI PAOLO RUGGIERO – FOTO Paul McAneary Architects Ltd

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INTERIORS 68 CASATREND

Lo studio londinese Paul McAneary Architects

del cantiere: l’idea non c’era ancora. In compen-

ha recentemente completato questa scenografi-

so in due ore ho scoperto cos’è un buon Bor-

ca casa di 500mq, quasi un’astronave di legno

deaux”, scherza McAneary. “La seconda volta

inondata di luce e atterrata sopra l’ex ufficio po-

abbiamo tracciato il progetto: legno Rodhesian

stale centrale di Londra e la casa d’aste Philipps

Teak invecchiato di 200 anni, tecnologia, detta-

de Pury. McAneary ha vinto una gara lanciata da

glio e linee essenziali”. Poiché l’appartamento è

un cliente da poco trasferito in città, che voleva

realizzato sopra un ufficio postale, il sistema di

un loft con ampi volumi e soprattutto legno, tanto

consegna della posta è stato fonte di ispirazione

legno. Il suo progetto è stato scelto per inventi-

per un concept degli interni inedito: McAneary ha

va e audacia, e per un approccio divertito con il

creato tre grandi “cassette delle lettere” in legno

quale il committente, appassionato collezionista

che ospitano le camere da letto. Per una di que-

di vini e bon vivant, si è trovato in sintonia.

ste ha sperimentato un trattamento con spaz-

“Il primo briefing è stato sopra un cavalletto con

zolatura e tamponature di acido, con un effetto

campioni di materiali in mezzo allo spazio vuoto

finale brunito particolarmente affascinante.


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INTERIORS 70 CASATREND


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INTERIORS

Queste “capanne” sono gli unici spazi privati del loft, scatole di intimità e riposo introdotte con un tocco ludico in un volume altrimenti amplissimo e volutamente aperto a feste, cene improvvisate, degustazioni. La luce di giorno è diffusa dai grandi lucernari ritagliati nel soffitto spiovente e dalla vetrata panoramica che segue la parete vegetale esterna lunga 21 metri. La sera cede la scena a differenti pattern di illuminazione artificiale possibili: seduti su un divano con qualche tocco su un iPad si può passare dai chiaroscuri appena accennati a una diffusione quasi solare e abbagliante. Un sistema domotico KNX permette di gestire illuminazione, suono,

riscaldamento,

allarme,

tende, internet e televisione da qualsiasi spazio all’interno dell’ap-

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partamento, tutto in punta di dita attraverso un’applicazione dedicata. Gli impianti sono invisibili, compreso il sistema Dolby Surround che crea un tappeto sonoro sussurrato in tutti gli ambienti, esaltato dall’acustica dei materiali. Il cliente ha tre grandi passioni, il legno, il giardinaggio e la sua collezione di vini: oltre 3200 bottiglie che McAneary ha “portato in salvo” dentro quest’arca, valorizzandole con una “cantina” sopraelevata, un box in vetro sospeso su un soppalco. Le bottiglie sono presentate in orizzontale in modo che tutte le etichette siano visibili. Come in un’installazione seriale di Boltanski. Però non sono rivolte al passato. Ma alla prossima cena da godere nel centro pulsante di Londra, dentro un ambiente di eccezione.

Paul McAneary Architects Ltd, www.paulmcaneary.com 73 CASATREND


ESSENTIAL

DI ALESSANDRA SANTI

AFTER

Nel suo nuovo lavoro “After Night”, in mostra alla

poveri, dominano la scena, rendendosi metonimia

Geisberg Gallery di New York, Lisa Ross concentra

della vita nomade dei coltivatori, di cui sottoline-

la sua attenzione sul “letto”, perpetuando la cele-

ano il legame organico con il deserto. Si tratta

brazione dei riti domestici, in bilico tra reportage

di letti che i contadini utilizzano per riposare nei

fotografico e Land Art, con uno sguardo intimo,

tempi più duri, nei pressi delle terre coltivate, non

che dal particolare spinge verso una visione uni-

sono “portable furniture”, in quanto strutture trop-

versale dell’opera, della condizione umana e degli

po ingrombranti per essere trasportati di continuo,

strumenti che, nonostante le diverse tradizioni e

ma allo stesso tempo sufficientemente sottili per

latitudini, ci accomunano gli uni agli altri.

esprimere una certa temporaneità. Nessun mate-

Protagonista assoluto degli scatti: il letto. Giaciglio

rasso ad allietare il sonno, a volte i letti sono com-

di fortuna degli agricoltori locali. Con le loro fragili

pletamente spogli, altre si accompagnano a cuscini

strutture in legno o metallo, adornati da materiali

e coperte dai toni e dalle fantasie accesi, la cui

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NIGHT vivacità contrasta con l’intorno, umanizzandolo. In

zione di quiete rendono le immagini pervase di un

Turpan, una struttura di colore azzurro pallido si

forte lirismo e misticismo. Dalla contemplazione di

staglia su una strada impervia che lascia presto la

questi paesaggi scarni, emergono come un’intima

scena a un orizzonte sfuocato; come nelle altre fo-

voce, le note di colore lasciate dall’uomo, a testimo-

tografie, il letto è reso “cosa”, è quasi volutamen-

nianza della sua volontà di integrarsi con la natura,

te uno schizzo, tanto anonimo al primo sguardo,

anche la più avversa, e di dialogare con lei, non

quanto personale l’attimo dopo, perché è fortissi-

rinunciando, anche nelle condizioni più estreme,

mo il peso della condizione umana che evoca.

a quello che Abraham Maslow aveva inserito alla

Inequivocabilmente. Le immagini superano il loro

base dei bisogni fondamentali dell’uomo: il riposo.

ruolo esclusivamente documentario per divenire esse stesse esperienza intima tra soggetto e spettatore. I toni impalpabili, le sfocature e la sensa-

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Lisa Ross, www.lisaross.info


FOCUS

FOCUS DIVANI ENGLISH TEXT AT PAGE 93

DI GABRIELE GANDOLFI

Azienda: CASSINA Prodotto: SLED Designer: RODOLFO DORDONI Sled è un divano sofisticato ed elegante disegnato dalla mano di Rodolfo Dordoni e entrato a far parte della collezione iContemporanei di Cassina. Il suo design è caratteristico, riconoscibile, distintivo; la materia è ricercata e di qualità. Disponibile nella versione a tre o a due posti, con la possibilità di implementare un tavolino o un pouf, laterali a una delle due sedute.

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Azienda: ZANOTTA Prodotto: PARCO SOFA Designer: EMAF PROGETTI Con l’intento di creare un elemento dal design ‘silenzioso’ ma comunque dall’ineguagliabile qualità materica, strutturale e funzionale, Emaf Progetti ha creato Parco, imbottito extra-comfortevole in grado di adattarsi con piccoli accorgimenti anche all’ambiente outdoor. Una collezione di divani monoblocco o modulari in grado di migliorare la vita di tutti i giorni.

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FOCUS Azienda: SABA ITALIA Prodotto: BUSTIER WHITE Designer: GIUSEPPE VIGANò Le forme contenute e avvolgenti di Bustier traggono ispirazione dai busti delle dame ottocentesche. Per ambienti living o contract, con cuscini in piuma e nella versione fissa o componibile: questi camaleontici imbottiti raggiungono l’apice della loro versatilità grazie all’utilizzo dell’ampia gamma di tessuti di Saba Italia, unica nel suo genere per ecletticità ed eleganza.

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Azienda: PAOLA LENTI Prodotto: SABI Designer: FRANCESCO ROTA Sabi è la nuova serie firmata Paola Lenti e composta da lettino, divani e elementi componibili. Sabi nasce per essere collocata in ambienti esterni: da qui la disponibilità di usufruire di un funzionale winter set di protezione, per affrontare al meglio le intemperie. Il rivestimento dello schienale può essere realizzato in tessuto o con una corda in Rope, Filodry o Aquatech intrecciata a mano.

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FOCUS Azienda: LIVING DIVANI Prodotto: NEOWALL Designer: PIERO LISSONI Il rispetto per le proporzioni fa sì che Neowall risulti alla vista armonioso e gradevole, leggero grazie alle sue linee semplici e a sfavore di eccessive decorazioni o fronzoli. Grazie al ventaglio di colori e tessuti con il quale è possibile personalizzarlo, Neowall risulta essere un prodotto dalla spiccata versatilità, adattabile ad ogni genere d’ambiente arredato.

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Azienda: VERZELLONI Prodotto: NOE Designer: LIEVORE ALTHERR MOLINA Grazie a un recente ampliamento, la collezione Noe di Verzelloni dispone ora dei nuovi moduli Terminale e Chaise Longue 100, anch’essi ispirati al design caratteristico della collezione Zoe, presentata nel 2006 e diventata un’icona di successo. Attrezzabile con tavolino e disponibile nelle versioni in pelle o in tessuto, con braccioli rotondi o quadrati.

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RACCONTO DI PAOLO ARMENISE

CHIACCHIERE DI ARCHITETTURA 82 CASATREND

Il mestiere dell’architetto è diventato oramai un qualcosa di estremamente complesso al punto che, almeno per me, non sempre è facile spiegare i confini del mio lavoro. Chi immagina l’architetto come colui che progetta edifici non sempre riesce a comprendere quanto questo sia solo una parte di quello che effettivamente l’architettura è. Ho sempre considerato l’architettura come disciplina umanistica, il risultato di un lavoro intellettuale in cui la tecnica interviene per dare una forma concreta. Per questo continuo a credere di essere architetto quando il mio operato prevede lo studio di scenari all’interno dei quali deve esistere la rappresentazione fisica di quei legami che uniscono il soddisfacimento di una funzione, e quindi di una domanda, con la fruizione da parte di altri degli spazi in cui questa domanda viene messa in scena. Prendo un aereo, destinazione Londra.


Vado spesso a Londra, abbiamo un cantiere, una casa privata ma in questo caso vado per incontrare i SOM (Skidmor, Owings & Merril), una Multinazionale dell’architettura, in poche parole i signori dei grattacieli, il motivo è un progetto che stiamo condividendo per la Milano Design Week di aprile. Ero già stato una volta nel loro studio ma come al solito ero troppo di fretta e tutto quello che avevo visto mi era passato pressoché inosservato. Questa volta la fretta non c’era. Quando sono entrato nel loro studio mi ha accolto l’esposizione dei modelli dei loro lavori più recenti, tutti quei modelli rappresentano grattacieli che stanno progettando in tutto il mondo. Ho osservato quelle che, data la scala, erano pressoché solo forme, mentre la proporzione tra la scala dell’individuo e quello che vedevo era totalmente assente e quindi nella mia mente proporzionata sull’ 1:50. Mentre guardavo mi mancava totalmente la comprensione del processo interno alla creazione di quel tipo di architettura.

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CHIACCHIERE DI ARCHITETTURA 84 CASATREND

La riunione è durata circa 1 ora e per tutto quel tempo - mentre il mio cervello discuteva riguardo al progetto di Milano -, i miei occhi erano fissi sulla mano del mio interlocutore nel tentativo di comprendere la differenza tra il mio segno e il suo. Guardavo la mia penna e la sua muoversi sullo stesso foglio e pensavo che la strada che conduceva a quella che poi sarebbe diventata la forma comune proveniva da due direzioni completamente diverse. La mia ignoranza continuava a farmi credere che loro non fossero in grado di ricondurre quella ad una scala mono individuo, una scala in cui credevo di essere molto più colto di loro. Ci siamo salutati cordialmente dandoci un nuovo appuntamento e ancora una volta ho peccato in presunzione soffermandomi sulle scarpe del mio interlocutore, nel tentativo di trovare in lui un dettaglio che ne identificasse l’appartenenza al mio mondo, ma sul calzino bianco ho ceduto. Sono uscito e ho camminato alla ricerca di John Pawson alla St. Paul Chatedral e una volta lì ho iniziato a guardare in alto e ho cominciato a camminare verso il “matitone” di Foster, forse era la prima volta in cui effettivamente guardavo un grattacelo con gli occhi da architetto. Ho camminato alto 1,85 nel cantiere della Londra che verrà e con la mente ho iniziato a scomporre quelle forme in singoli piani e poi ancora in stanze,


in bagni, ho iniziato a vedere ingrandirsi davanti a me tutte quelle formichine che evidentemente vivevano quei luoghi ed ho iniziato a pensare architettura, mi sono immaginato il processo di costruzione dei singoli piani, ho iniziato ad immaginare un’enorme griglia e a disegnarci sopra. Piano piano ho riportato tutto nella mia scala, ho scomposto l’edificio in elementi a me noti ed ho così iniziato a comprendere qualcosa che fino a quel momento avevo solo osservato, pensando a della forme incredibili che segnavano il cielo. Nel ritorno in aereo ho iniziato a leggere il libro che i SOM mi avevano regalato. Ho iniziato a leggere e ad osservare i loro studi sulle forme, sul vento, sui vuoti da riempire e sulle logiche che i nuovi pieni avrebbero generato… sto ancora leggendo quel libro, non penso che nella mia vita progetterò mai un grattacielo, ma sono affascinato da quello che sto imparando, sono affascinato e sempre più coinvolto nel mio mestiere. Ieri ho ricevuto da Londra la sintesi della riunione, ho guardato la forma che loro avevano sviluppato, ho trovato tante cose che mi appartengono, ho riconosciuto alcuni miei segni, il risultato finale è un qualcosa che se analizzato nel dettaglio è realmente qualcosa che va oltre le mie capacità. Capisco finalmente il loro essere architetti e capisco nuovamente che non si finisce mai di imparare dai maestri.

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FOOD TREND

DI LISA CASALI

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catalana di crostacei COTTA IN LAVASTOVIGLIE

Questa ricetta è estremamente semplice ma altrettanto gustosa. La cottura a bassa temperatura che si ottiene cuocendo i crostacei in lavastoviglie permette di esaltare al massimo gusto e profumo con consistenze carnose assolutamente da provare. Per ottimizzare al massimo i consumi di acqua ed energia ricordatevi di cuocere in lavastoviglie mentre lavate i piatti sporchi, sfruttando lo spazio libero a disposizione. Per cuocere in sicurezza è sufficiente utilizzare vasetti di vetro con tappi a tenuta ermetica, quelli che si utilizzano di solito per le conserve sono perfetti. Per questa ricetta vi servono 4 vasetti di vetro almeno da 300 ml ciascuno.


Scegliete gamberoni e canocchie freschissimi e provenienti dal Mediterraneo. Lavate le verdure, tagliate a rondelle il cipollotto e a julienne gli altri ortaggi. La catalana prevede che i crostacei siano interi e non sgusciati, tuttavia per rendere piÚ semplice mangiare questo piatto, soprattutto se lo servite a una cena in piedi, vi consiglio di sgusciarli. Se aveste difficoltà a sgusciarli da crudi, sbollentateli in acqua e poi procedete togliendo la testa, il carapace e il filo nero sul dorso del gamberone. Potete preparare questo piatto anche con astice, mazzancolle, scampi e granchi. Suddividete le verdure nei vasetti di vetro. Unite i crostacei e condite con un filo di olio e sale. Chiudete bene i vasetti e disponeteli nella lavastoviglie. Avviate il programma Eco. Al termine del lavaggio estraete i vasetti. Potete consumare subito oppure conservare in frigorifero la catalana per qualche ora prima di servire. Al momento di portare in tavola preparate un’emulsione di olio extravergine di oliva, aceto, sale e pepe e condite.

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*ENGLISH TEXT

TRIMESTRAL E QUARTERLY - ANNO 6 - GEN/FEB/MA R 2012 - N. - YEAR 6 49 JAN/FEB/MA R 2012 - N. 49

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ENGLISH TEXTS INTERVIEW WITH ROBERTO PALOMBA, A.K.A. “JACK”

Many things. There haven’t been real changes, there has been

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since I always carry with me a “snail shell” made of people,

BY ARIANNA MALAGOLI

affections, dogs, sons, adopted sons, friends, objects, pas-

a big evolution… when I talk about my life I talk about “our” life,

sions… life does not change, it is only you evolving. We made each other a promise and kept it: once I entered his

The only exceptions are traumatic events that bring you big

studio we hugged, tight.

changes… I moved to a different town as well – I was born in

During the years I happened to meet various times with Ro-

Cagliari, went to Rome, went to Verona and from there we lan-

berto and Ludovica, respectfully cheered with a handshake, as

ded in Milan - I have never felt a big change… I mean, part of

you do in certain occasions. Usually it happened during press

my life has merged with another, and we went from one shade

conferences, trade show, on the road, from far away… today,

to a different one, passing by all the different scales in between.

however, it was different, because we had a reason to do it that

Has there been a particular event that…

had nothing to do with design. Our meeting was a direct conse-

- answering with a very sharp accent from Torino that makes us

quence of becoming Facebook friends, a thin line that connects

all laugh - …made me believe that I reached success? Have I

various people that sometimes do not even know each other,

become a clown as well? Well, I’d better change outfit then! No.

but end up meeting because they have something to share.

… an event that left you with that feeling of having learnt

Here we are, sharing that “something”. On the side, the smooth

something that changed you deeply?

presence of Ludovica and BABY Zack.

When, as a kid, I put my hand on a hot stove! I will never forget!

On your Facebook profile you’re “Jack” (as well as on the

– laughs – To tell you the truth I have had hard times, my “lows”

studio door bell)… where does “Jack” come from?

as all human beings do, you can’t escape the “gravity” rules.

It’s a nickname that I have since a long time. I was around

Which is the value that you would never give up?

nineteen years old at the time… I took a vacation with two frien-

- long silence -… they are so many…

ds I grew up with, two beautiful girls, one blond and the other

One you could not live without…

redhead. Since we were all broke, we shared the same room

Curiosity. I could give up everything but curiosity. Everything life

and everyone else fantasized about what was happening in

gave me, it gave me tank to curiosity… I had love, a daughter,

that room (absolutely nothing!), and thought I was a real “Latin

a job, friends, travels, incredible experiences, I had everything

lover”. To follow the trend they started teasing me as well by

and the opposite of everything always thanks to only one rea-

calling me “Jack”, as in Jack the Ripper! Therefore Jack is a

son: I am curious… if it wasn’t for that I would still be in Cagliari,

tease on everything I am not… can you picture me as Jack the

as my brothers, to live a comfortably, boring and a bit fat-flat…

Ripper?

Are you happy about the life you’re living?

If you were to think about yourself ten years ago, what

Well, on an average yes, as anyone. I believe you need to be

would you be looking at?

happy…

I can tell you about 14 years ago, when Ginny was born. It was

The other day I was talking to a friend about death, that I con-

a point of coincidence for many things, her birth and many other

sider a beautiful thing… death is a miracle, really – we were

things… I can’t describe it but we “really lived”, we lived the day

actually talking about a politician! . (we both laugh)… and we

without any expectation. We were working as well as living our

were saying that we live a part of life that it nothing but this,

lives, but we did so with the benefit of doubt somehow… today

this is our life… however we take into account what we will be

everyone is looking for certainties, as we somehow did as well

after death … if we did not have this element in life we would

at the time, but maybe today, looking back, I wouldn’t mind ha-

not really be able to give a real value to what we are living. This

ving some more doubts…

is our time, it’s our moment, we have to make choices, sharp

What do you think has changed for the better since then?

ones, and take full knowledge of it… because there will be no

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other moments. I do not believe in reincarnation, therefore this

that if someone knows you he will know which choices you will

moment has to be lived to the fullest. We do not get it straight

make… I believe that he who lives has more opportunities, than

away, nobody teaches you this, it is something you experience

he who denies life. That is it, there are no other rules.

with time… the problem is if you realize it too late to start living

If I say “purity”, what does this recall you?

to the fullest and for a long time. I realized it quite early and

A shampoo!

what I do is what I am, compatibly with what they make me do

After such depth, a bit of lightness…

or be – at the end of the day life does not depend entirely on

Yes, a shampoo, definitely a shampoo by all means… having

you – it is exactly as I would like it to be.

a shampoo is a nice moment in which you are all alone massa-

What are your thoughts about energies? Do you think hu-

ging your head with all these bubbles… it can even be a soul

man beings are made of energy?

shampoo. In any case I believe that purity is like the idea of

Well, I have quite a personalized religious vision, meaning that

purification… let’s start from the fact that here’s little left that we

I am not completely atheist. I cannot fit myself in a precise reli-

can call pure, therefore, it is an act of cleansing...

gion, I feel very Christian for the affinity with Christ’s figure… I

…a soul shampoo…

believe that he is the crystal transforming the entire universe’s

Precisely, a pepper-”mind” shampoo!

energy, which for religion represents God, in a powerful ray of

If you imagine yourself in 10 years, what do you see?

light… he is the catalyst that through this crystal aligns our world

Oh God… you know, I have never played this game with fu-

with this energy, radiating everyone with this light that does not

ture… I am so focused on the present that I cannot… I admit

belong to him but rather comes from the whole. Therefore I be-

I have never thought on such a long term… I don’t know, and

lieve we are all part of this energy and that we realize it through

to tell you the truth I couldn’t care less because I realized that

some catalysts, since as human beings we are looking out, the-

my life is in continuous evolution… as the cell phone industry.

ENGLISH TEXTS

refore we see things from a detached angle… even when we look inside us.

Before leaving the studio, Ludovica joins us for some pictures.

It is very curious that you can only se yourself if you look into

I notice the hug of this couple that, up until yesterday, I used

a mirror. The idea that we are not able to look at ourselves

to consider a design firm… Roberto+Ludovica Palomba. I leave

fascinates me… we can see other people but not ourselves,

the studio with the certainty that the “+” has definitely acquired a

therefore we can see ourselves only from a detached angle,

new meaning. Thank you.

as if we were being projected. We can see our image but will never be able to see ourselves. It is very interesting… thinking that we are full of inner energies but yet we are not able to see

Roberto + Ludovica Palomba, www.palombaserafini.com

them… in order to see them we are forced to feel them.

5+1AA ARCHITECTURES

When the pure materialists say “this does not exist because I

PAG. 50

can neither see it nor touch it” then I ask them if they feel. It is

NARRATED BY ALFONSO FEMIA AND GIANLUCA PELUFFO

as love… can you say that love does not exist only because you cannot see it or touch it? You can steel feel it. Feelings are

It is very often thought that artisan craft represents the past. Not

the means through which we can feel energies.

surprisingly in this awful present time, mass, duration, physica-

What’s your view on destiny?

lity, know-how and body are considered old and useless.

I don’t believe in destiny… I believe in bad luck! – we both laugh –

They have been overtaken by speed and de-materialization.

No, I believe that everyone is responsible for his own happiness,

We believe in the opposite. In architecture we look for mass:

nothing more. It is not a pre-made entity living in the “supercele-

our Architecture is a Body. Albisola’s ceramics tradition is in-

stial”… a Harry Potter like ampoule containing both present, past

ternationally renown: from Marinetti to Tulio d’Albisola and

and future, no, I believe that free will influences us… yes, I believe

Fontana, there is a historical thin line connecting popular and

90 CASATREND


artisanal ceramics with the industrial and the artistic one. Our

We belong to this echo, this familiar river. While crossing the

recent cooperation with Danolo Trogu’s Casa dell’Arte in Albi-

Country, the echo we listen to becomes distorted, dirty and

sola, represented a challenge, an adventure capable of con-

not easily comprehensible. At time it is almost mute. It is be-

necting architecture and design with artisan craft, through the

auty. Beauty will save the world.

production of objects capable of creating an intimate emotional belonging to a particular place and tradition.

Picture notes:

Beauty will save the world. Useless, yet indispensable objects.

1. An image of Horizontal Tower designed by Studio 5+1AA Al-

We live a good life in Liguria. Even drinking a coffee can be a

fonso Femia Gianluca Peluffo together with Jean Baptiste Pietri

pleasant experience. However, after having sipped this coffee

and the specialized consultancy of Al Enginering and Iquadro.

we believed there was too much sadness around.

2. Horizontal Tower is the last of the highly architectural projects

We believed that such sadness might be the intimate transla-

commissioned by Fondazione Fiera Milano for the new show

tion of fear. Indeed. There is a lot of fear. Fear of what is not

grounds in the area of Rho.

understood. Therefore the Maestro and I looked at each other in the eyes (he is much taller than I am, but we somehow ma-

Studio 5+1AA, www.5piu1aa.com

naged) and realized that we had to do something together, since we had nothing to do because of our lack of sadness or fear.

KRISTALIA

Beauty has little to share with the traditional concept of useful-

PAG. 54

ness. It has much more to share with dialogue and encounter.

BY ANDREA PIRRUCCIO

This is why beauty can be quite joyful, maybe without a clear explanation or comprehension as to why. However, it sure can

Kristalia was founded by two young Italian entrepreneurs with

be shared. Soil belongs to the origins. Hand and shape as

a passion for design and jazz. It is a brand that prides itself

well. The story of these objects lays in this.

for being highly recognizable. The catalogue products, whether

Architecture is a collective concept feeding on rules.

designed for residential, contract or outdoor, stand out for the

Each project feeds on rules. Our romantic mission is to chal-

purity of its aesthetics free of any decorativism, as well as for

lenge, violate, oppose, and take these rules to the braking

the high quality and for the functionality of this clear example

point. The western world, our perfect and superior western

of made in Italy. When talking of industrial design, it is very

world made of rules is collapsing. Each day, on each sidewalk,

rare for a brand to put together so many talented designers

we encounter the living dead. As American Indians landed by

each with their own roots and cultural background - consul-

mistake on the asphalt or the railway of our city outskirts, we

tants include Patrick Norguet, Christophe Pillet, Luca Nichetto,

lay our ears on the ground and listen to an unusual sound. In-

Harry&Camila, Bartoli Design, LucidiPevere - while still main-

comprehensible. It is an echo. The echo of these rules, values

taining a clear planning coherence. Instead of a “noisy” solu-

and feelings: democracy, secularism, justice and solidarity.

tion, Kristalia’s catalogue always manages to include a clean

Freedom. History. Italy has often been the land of the rascals.

and formal solution that stands out from the mass, somewhat

Cunnings, buffoons. Conformists. Cunningness is the pre-

looking for an ideal of beauty that is not only timeless but also

sumption of the virtue of individualism that does not accept

free from any classification. Kristalia’s products are technically

the rules, or that is slave of the same rules by conformism

compelling and of the highest quality. Crafted with the use of

and interest. Humanity is the other side of the coin of indivi-

the best materials and with the latest production procedures

dualism. This is what we can still achieve: we want to become

as imposed by strict International regulations, each product

architects portraying an image of humanity and romanticism.

is designed with a constant focus on being environmentally

Deciphering this echo, we portray the humanity of our Count-

friendly. Simplicity at all levels define Kristalia’s production whi-

ry, therefore fighting individualism, cynicism and conformism.

le still holding off from minimalism as well as rigor. A clear proof

91 CASATREND


is Degree, the pop and ironic small table - that can be also

deep channels one of which gets the water from the aqueduct

used as a small container – created by Christophe Pillet, and

beneath, while the other returns the same water after it has been

whose design recalls a king size cork charmingly playing the

used to food air conditioners, fridges and chillers. This system

part of the graduate. The success of Kristalia has been under-

caused long delays in the opening, underlining once again the

lined by various prizes as the Young&Design awarded to the

importance eco-sustainability has for Conran & Partners in the

Boum chair designed by Monica Graffeo and Ruggero Magrini,

design of Boundary.

and the Good Design Award won by the BCN stool created by Harry&Camila. Since 2010 Kristalia’s products have been

Boundary – London, www.theboundary.co.uk

chosen to furnish the offices of the Triennale Design Museum

Conran & Partners – London, www.conran.com

designed by Michele De Lucchi. Kristalia, www.live.kristalia.it

BOUNDARY

TEX-TONIC HOUSE PAG. 66 BY PAOLO RUGGIERO – Photos Paul McAneary Architects Ltd

PAG. 58

London based Paul McAneary Architects has recently comple-

BY ANDREA PARACUCCHI

ted this scenic 500sqm residential project. It looks as if a wooden spaceship flooded by light just landed on top of the building that used to host London’s former central post office and is now Phi-

undergone the most transformations in the past decade. Whi-

lipps de Pury auction house.

le only ten years ago Shoreditch was an area of London re-

McAneary won the competition launched by a client, whom had

ENGLISH TEXTS

Boundary is located in one of the areas of London that has

latively unexplored by most Londoners, nowadays it is where

recently moved to London with the desire to live in a loft cha-

everything happens. Bars, restaurants, art galleries and adver-

racterized by big spaces and lots of wood.

tising agencies have started to populate the area where, in Ja-

His project was chosen because of its creativity and boldness,

nuary 2009, Sir Terence Conran inaugurated Boundary.

and for the convivial approach to the project that the wine col-

This project got its name from being positioned at the boundary

lector and bon vivant customer sympathized with.

between Hackney and Tower Hamlets, and reflects the contrast

“The first brief happened on top of a easel with material samples

between new and old typical of this area of London. The plan

right in the middle of the empty construction site. The idea was

of the original Victorian building that used to be a warehou-

not there yet, but in two hours I managed to learn what a good

se has been altered in order to host two additional floors and

Bordeaux tastes like” McAneary tells us while smiling. “The se-

a roof garden. The first floor has 12 rooms all of which have

cond time we drafted the project: 200 years old Rodhesian Teak

been designed with reference to legendary designers or design

wood, technology, details and essential lines”

movements as Le Courboisier and Bauhaus. The four duplex

Since the apartment is located on top of what used to be a post

suites instead been designed by Sir Conran, Lady Conran, Pri-

office, the mail delivery system has been used as an inspiration

scilla Carluccio & Polly Dickens, and Sir David Tang. Conran &

for a new concept of interiors: McAneary has designed three big

Partners, Sir Conran’s architecture and interior design firm has

wooden “mailboxes” containing the bedrooms. For one of these

taken care of Boundary’s design. Nicola Lesbirel, 2004 Chelsea

bedrooms, he experimented brush and acid bump treatments with

Flower Show’s winner, designed the green areas. The project

a very charming dark finish. These “shacks” are the loft’s only pri-

has been developed with focus of eco-compatibility. From locally

vate spaces and they are relaxed and intimate boxes introduced

sourced materials, to the thermal insulation of a 120 year-old

with a convivial spirit in a huge and open space designed to host

building. In addition, Conran & Partners have created two 120mt

parties, last minute dinners, and wine tasting sessions.

92 CASATREND


During the day, light is diffused by big skylights carved into the

wall is a versitile products which can be easily personalised

steep ceiling and by panoramic window that follow the outer

and is adaptable to any kind of interior design.

21mt vertical garden. Night time leads the way into different artificial lighting patterns. From the comfort of the couch, a sim-

PAOLA LENTI - Sabi ( francesco rota )

ple touch on the Ipad can change the slight chiaroscuro into

Sabi is the new collection by Paola Lenti and consists of sun

an almost blinding SUNlight diffusion. A KNX domotics system

beds, sofas and combinable elements. Sabi is purposedly de-

manages lighting, sound, heating, alarm, shades, Internet and

signed for outdoor spaces and it is possible to take advantage

television from anywhere inside the apartment thanks to a dedi-

of the winter set, for its protection in case of bad weather. The

cated application. All this system is invisible, including the Dolby

seat back can be covered in fabric or hand woven with ropes

Surround that diffuses sound in all areas of the apartment sup-

such as Rope, Filodry, or Aquatech.

ported by the acoustic of the materials used. The client has three big passions, wood, gardening, and his

VERZELLONI - Noe ( lievore altherr molina )

wine collection: 3200 bottles that McAneary has “sheltered” in

Thanks to a recent expansion, the Neo de Verzelloni collec-

this Arch, enhancing them with a raised “canteen”, a glass box

tion has developed new components called Terminale e Chaise

hanging on the mezzanine. The bottles are stored horizontally

Longue 100. They are based on the characteristic design of the

in order to showcase all the labels. They remind Boltanski’s se-

Zoe collection, presented in 2006 which has become an icon of

rial installation, the main difference being that instead of being

success. It is equipped with a side table available in leather or

facing the past, they face the next dinner to be enjoyed in Lon-

in fabric and the armrests can either round or square.

don’s vibrant center in an astonishing space. SABA ITALIA - Bustier White ( giuseppe viganò ) Paul McAneary Architects Ltd, www.paulmcaneary.com

FOCUS

The forms of Bustier are contained and warm, insipred by the busts of the 18th century women. They are designed for living and contract spaces. The cushions are stuffed with feathers and

PAG. 76

can either be fixed or combinable. These chameleon-like uphol-

BY GABRIELE GANDOLFI

ters reach the pinnacle of their versatility thanks to the vast use of fabrics from Saba Italia, unique in terms of the elegance and vigor.

CASSINA - Sled ( rodolfo dordoni ) Sled is a sofisticated and elegant sofa personally designed by

ZANOTTA - Parco Sofa ( emaf progetti )

Rodolf Dordoni which has become part of the iContemporanei

The idea of creating an element based on ‘silent’ design, with

collection from Cassina, Italy. The design is striking, recognisa-

extraordinary material quality, structure, and functionality has

ble, and distinctive. The materials are sought after and of high

developed into Parco by Emaf Progetti. Extra-comfortably pad-

quality. Sled is available both with two or three sitting spaces,

ded and able to adapt to outdoor environments with just a few

with the possibility of adding a table or pouf at the extreemes

changes. A collection of single pieces or modular sofas can

of the sofa.

improve the every day life.

LIVING DIVANI - Neowall ( piero lissoni ) The appreciation towards proportions makes Neowall harmonious and pleasing. The visual lightness is provided by the simple lines and the disregard towards eccesive decoration and finery. thanks to the range of colours and materials Neo-

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CONTRIBUTORS

ALESSANDRA SANTI, public relations/writer Spirito eclettico e intraprendente, da diversi anni ricopre il ruolo di responsabile della comunicazione per diverse aziende di settore, oltre a realizzare servizi editoriali per riviste di design.

PAOLO STELLA, actor/writer Volto amato da cinema e televisione, ha recentemente creato un’autentica addiction tra i lettori del suo blog, tanto che la sua abilità di scrittore si è concretizzata in un progetto giornalistico e editoriale.

ANDREA PIRRUCCIO, journalist Professionista eclettico animato da una passione autentica, in grado di spaziare dal design al cinema con un occhio attento alle tendenze più incisive, collabora con diverse testate giornalistiche.

PAOLO FESTA, architect/photographer Architetto eclettico con la passione del design, della grafica, della fotografia e dell’architettura, ama tutto ciò che può essere modellato e può prendere forma, da un semplice foglio bianco a un’immagine.

VALERIO COMETTI, engineer/designer Il suo animo da ingegnere, la passione per il design e una proprietà di linguaggio fuori del comune si concretizzano nella realizzazione di oggetti di grande spessore progettuale, oltre a testi di raro spirito critico.

94 CASATREND


INDIRIZZI

95 CASATREND

ALESSI

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Tel. 0323 868611

Tel. 0422 7146

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Tel. 0434 623678

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Tel. 02 89120760

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Tel. 031 630495

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TRIMESTRALE - ANNO 6 - GEN/FEB/MAR 2012 - N. 49 QUARTERLY - YEAR 6 - JAN/FEB/MAR 2012 - N. 49

The italian magazine of interior design delivered worldwide

www.paolalenti.it

Direttore responsabile ARIANNA Malagoli Grafica YURI GUERRA Redazione IVAN GRANOLLA, RACHELE MORRIS

VERZELLONI Tel. 0521 648111 www.verzelloni.it ZANOTTA Tel. 0362 4981 www.zanotta.it

Collaboratori PAOLO RUGGIERO, ANDREA PIRRUCCIO ANDREA PARACUCCHI, PAOLO ARMENISE, VALERIO COMETTI, LUISA BOCCHIETTO GABRIELE GANDOLFI, ALESSANDRA SANTI PAOLO STELLA, LISA CASALI, CARLO BIMBI Fotografi ANDREA BARBIROLI, PAOLO FESTA Redazione Via Olmetto 8/A, 20123 Milano ‭02 87242024 info@casatrendmagazine.it www.casatrendmagazine.it Marketing e pubblicità ANDREA PARACUCCHI marketing@casatrendmagazine.it Stampa Litosei Srl, Bologna Tribunale di Bologna n. 7713 del 28/11/2006. Iscrizione ROC n. 14780 E’ vietata la riproduzione anche parziale. Testi, disegni e materiale fotografico non saranno restituiti.

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98 CASATREND


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