Sulle Orme del Beato

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Antonia Chimenti – Emanuele Castrignanò – Augusto Conte Ilia D’Arpa - Evelina De Matthaeis

Sulle Orme del Beato . . .

l’Avvocato Bartolo Longo

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Atti, Pubblicazioni,

Collane di Poesie inedite Edizione curata da

Cosimo Papadia

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“Movimento Laico di Preghiera Beato Bartolo Longo”




Stampato a cura del “Movimento Laico di Preghiera Beato Bartolo Longo Latiano (Brindisi)” mp-bartololongo@libero.it – www.beatobartololongo.net

Pro-manuscripto Edizione fuori commercio Ad uso interno Anno 2014

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Raffaele Murra - 2013 - Ulivi

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Sulle Orme del Beato . . . l’Avvocato Bartolo Longo.

LATIANO: la piazza del paese natìo del Beato Bartolo Longo.

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Antonia Chimenti – Emanuele Castrignanò – Augusto Conte Ilia D’Arpa - Evelina De Matthaeis

Sulle Orme del Beato . . .

l’Avvocato Bartolo Longo

____________________________________ Atti, Pubblicazioni, Collane di Poesie inedite, con la redazione di Cosimo Papadia.

____________________________________ Evento Artistico Culturale 2013 a cura del Movimento Laico di Preghiera Beato Bartolo Longo Latiano (Brindisi) mp-bartololongo@libero.it – www.beatobartololongo.net 7


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PRESENTAZIONE Il “Movimento Laico di Preghiera Beato Bartolo Longo”, oltre a divulgare la conoscenza del Beato e la Preghiera del Santo Rosario, promuove Attività Culturali ed Artistiche. Con il Patrocinio dell’Assessorato alla Cultura della Città di Latiano e la collaborazione dell’Associazione “Casa Natìa Beato Bartolo Longo“, il “Movimento Laico di Preghiera Beato Bartolo Longo” ha organizzato, il 14 Dicembre 2013, un Evento Culturale, con una ricca scaletta di interventi. In tale manifestazione, è stata inserita anche la Cerimonia di Premiazione del 1° Concorso di Poesia “Premio Gianni Montanaro“ 2013, con la partecipazione di vari professionisti, musicisti e poeti, nonché di studenti delle locali scuole, il tutto allietato da intermezzi musicali, con qualificati artisti del bel canto e della concertistica classica. Il “1° Premio per la Poesia in Lingua Italiana” è stato conferito alla Prof. ssa Antonia Chimenti, Autrice delle Liriche concesse e pubblicate in questa particolare edizione del “Movimento BBL”. Assieme alla declamazione delle poesie (in italiano, in vernacolo, musicate e cantate), va citata l’originalità del Poeta Emanuele Castrignanò, che ha conseguito il “1° Premio per la Poesia in Vernacolo”. Interessante è stata la relazione dell’Avv. Augusto Conte, già Presidente dell’Ordine degli Avvocati della Provincia di Brindisi, che ha esposto a braccio, con chiara oratoria, alcune sue ricerche, meritevoli di attenzione, che riguardano le tesi scientifiche della Scuola Longhiana, nel contesto della sconosciuta storia professionale dell’Avvocato Bartolo Longo. Ben inserito anche l’intervento dell’Avv.ssa Maria Evelina De Matthaeis che, dopo aver sottolineato le finalità umanitarie del Movimento BBL, ha chiarito il significato pratico della Grafologia, una Scienza ben documentata nel suo libro dedicato a “Melissa”, la ragazza vittima nell’attentato alla scuola di Brindisi, alla quale sono state dedicate due poesie, una in prosa e l’altra musicata; quest’ultima interpretata dalla bella voce emergente della stessa autrice Elena Della Bona. In seguito a tutto ciò, la Redazione del Movimento BBL pubblica la sintesi di questa sua prima Edizione Celebrativa, dando alle stampe solo la relazione sull’Avv. Bartolo Longo, sulla Grafologia e, contestualmente, anche le due originali “collane di poesie inedite”, che la vincitrice del Concorso, Antonia Chimenti, ha voluto donare al “Movimento Laico BBL” per finalità umanitarie, con la certezza che esse troveranno meritata accoglienza ed ampio interesse tra i cultori dell’Arte Poetica. Siamo fiduciosi che, con la presente Pubblicazione, tali Collane possano essere accolte per dare anche un aiuto alle Opere che il Movimento BBL sostiene nelle lontane Indie, dove è già sorto un Orfanotrofio ed una Scuola Cattolica, che accolgono tanti fanciulli bisognosi di tutto; l’Opera è denominata: Casa della Divina Misericordia Beato Bartolo Longo.

L’organizzatore della Manifestazione

Cosimo Papadia

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Padre Alessandro Mariadas Ravindran, assieme ad alcuni ragazzi dell’Orfanotrofio, “Casa della Divina Misericordia Beato Bartolo Longo”, fondato nel 2010 in Tamil Nadu, nell’India meridionale.

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Una nuova realtà del 2013: la Scuola Cattolica realizzata da Padre Alessandro, che accoglie anche i ragazzi dell’Orfanotrofio, per farli studiare gratuitamente.

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Nella Scuola: Insegnanti, bambini ed alcuni visitatori italiani.

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Come si presenta oggi, nel 2014, l’Orfanotrofio BBL.

Come nascono le Opere del Beato Bartolo Longo Nell’Aprile del 2006, in concomitanza con il 25° Anniversario della Beatificazione e dell’80° della morte dell’Avvocato Bartolo Longo, nasce il “Movimento Laico di Preghiera Beato Bartolo Longo“ che, oltre all’impegno di diffondere la devozione al Santo Rosario, promuove gli aiuti per la costruzione in India di un’opera di carità, l’Orfanotrofio che porta il nome del Beato. A circa tre anni dalla fondazione di tale struttura, inaugurata dall’allora Arcivescovo Mons. George Alancherry, il porporato, divenuto Cardinale, ha voluto rendere omaggio all’Urna del Beato, recandosi personalmente a Pompei. La maestosità del Santuario dedicato alla Regina del Santo Rosario lo ha affascinato con vera commozione, e non poteva essere altrimenti. Nel congedarsi, il Cardinale Alancherry ha valorizzato l’impegno e la vocazione di chi ha voluto portare in India il nome dell’illustre cittadino latianese: l’Avvocato Bartolo Longo. Di seguito, la cronaca del suddetto evento, esposto con armoniosa sintesi ed altrettanta dovizia di argomenti da Angelo Sconosciuto, della Gazzetta del Mezzogiorno, così come è apparso sulla Rivista “Il Rosario e la nuova Pompei”.

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SULLE ORME DEL BEATO BARTOLO LONGO IN INDIA Doppie emozioni per i turisti italiani che, trovandosi nell’India meridionale, nella regione di Talarkulam, a Tamil Nadu, alzando gli occhi, non solo scorgono una via intitolata a Bartolo Longo, ma apprendono che, proprio là, a migliaia di chilometri dall’Italia c’è un Orfanotrofio, che reca il nome “Casa della Divina Misericordia Beato Bartolo Longo”: bellezza dell’universalità della Chiesa e delle sue opere. Non sono sentimenti possibili, quelli descritti, è l’autentico stupore di chi, in un viaggio eco solidale, ha visitato quest’Opera di carità. Più di 700 metri quadri, con un terreno adiacente, predisposto all’autosostentamento di questa giovane comunità, che il Beato ha voluto si realizzasse nella lontana India. Con l’aiuto di tanti devoti, quindi, quest’anno è stata inaugurata anche una Scuola Cattolica, un traguardo inaspettato, ma di notevole importanza. E poi, ecco che negli annali di Pompei, a conferma di un imperscrutabile filo della Provvidenza, si trova conservato un libretto stampato in lingua indiana e voluto proprio dal Beato. Ci sarebbe da raccontare per giorni le tante vicende di un progetto solidale, che coinvolge tante persone, qui basti ricordare che, proprio da Latiano, il borgo natìo di Bartolo Longo, Cosimo Papadia è stato già tre volte in India ed ha partecipato all’inaugurazione di questo Istituto e si preoccupa dei 40 orfani accolti in questa struttura cattolica; una struttura che Padre Alessandro (nella foto), nonostante gli ostacoli che le istituzioni cattoliche incontrano in quella regione, ben sostiene con coraggiosa volontà, affidandosi alla carità degli inattesi benefattori. Dalla lontana India, questa presenza educativa ispirata al Beato Bartolo Longo sta coinvolgendo tutti. Ed a proposito di quei fili invisibili che tengono insieme le coscienze, ecco che, arrivato in Italia, il Card. George Alencherry, presidente del Sinodo della Chiesa siro-malabarese, colui che nel 2009 ha inaugurato l’Orfanotrofio in India, prima di incontrarsi con Papa Francesco, ha voluto visitare l’Urna del Beato. Ospitato dall’Arcivescovo di Pompei, Mons. Tommaso Caputo, il Cardinale ha potuto ammirare l’imponente Trono eretto da Bartolo Longo alla Regina del Santo Rosario. Accompagnato da Roma Fiumicino a Pompei da Cosimo Papadia, il Cardinale ha potuto verificare, anche grazie ai colloqui avuti, quale fosse l’entusiasmo che unisce insieme queste opere che traducono visibilmente, ad ogni latitudine, il carisma del Beato Bartolo Longo.

Angelo Sconosciuto Pompei, 2014.

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L’Arcivescovo Mons. George Alancherry inaugura l’Orfanotrofio in India.

L’Orfanotrofio “Casa della Divina Misericordia Beato Bartolo Longo” in India.

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CittĂ del Vaticano: il Card. George Alancherry con Padre Alessandro Mariadas Ravindran e Cosimo Papadia.

Pompei: il Card. G. Alancherry celebra la S. Messa su l’Urna del Beato Bartolo Longo.

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L’Evento

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PRESENTA ILIA D’ARPA, Conduttrice di programmi televisivi e radiofonici. 18


INTRODUZIONE Il “moderno messaggio” di Bartolo Longo. Come annunciato nella Presentazione, di seguito viene pubblicata la Relazione dell’Avv. Augusto Conte che, dopo una sintesi sulla vita del Beato, mette in luce l’aspetto socio-etico-religioso riferibile al breve periodo professionale dell’Avvocato Bartolo Longo. Una esaustiva esposizione, che ben sottolinea la formazione e la tenace volontà di cui disponeva il Longo, nel voler affermare le sue teorie scientifiche, convalidate, successivamente, dai risultati pratici con cui vennero ufficializzate le sue illuminate ispirazioni. Un vero esempio di come egli ha saputo testimoniare con zelo le eterne Verità Evangeliche. Dall’esposizione di un fatto storico, se ne traggono luminosi insegnamenti di una sorprendente attualità. Le considerazioni, con cui l’Avv. Conte conclude la sua analisi pedagogica e sociale, in un mondo come quello d’oggi, più che mai meritano di essere conosciute e divulgate. I contenuti di tale pubblicazione ben si inseriscono nel quadro delle finalità culturali promosse dal “Movimento Laico Beato Bartolo Longo”.

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Bartolo Longo, nato a Latiano (Brindisi), l’11.2.1841 dal medico Bartolomeo Longo e da Antonia Luparelli, beatificato da Papa Giovanni Paolo II è noto soprattutto negli ambiti religiosi per la fondazione, nel 1876, del Santuario di Pompei, nel quale portò il quadro della Madonna del Rosario, un dipinto su tela, regalatogli da Suor Maria Concetta de Litala; la venerazione del popolo delle campagne, nel quale aveva avviato opera di catechesi e la diffusione del Rosario, si propagò tra la popolazione che parlava di grazie e di miracoli. Oltre all’opera religiosa fu rilevante quella sociale. Nel 1887 costruì infatti l’Orfanotrofio femminile e, nel 1891, l’Ospizio per i figli dei carcerati, riconosciuti, all’epoca, come “orfani della legge”. Tali erano definiti i figli dei carcerati, degli ergastolani, dei delinquenti, sfidando le teorie della scuola positivista, che proponeva una rivisitazione degli studi scientifici del positivismo sull’uomo. Con l’impiego di scritti e di una concreta sperimentazione, si intendeva verificare, privilegiando gli elementi morali e religiosi, la possibilità di valorizzare gli aspetti positivi, onde conseguire la risocializzazione dei deviati, fondamento della antropologia criminale. Gli studi classici e la erudizione latina affinarono il suo pensiero e il suo stile; dal 1846 al 1858 studiò nel Reale Collegio Ferdinando di Francavilla Fontana, diretto dai Padri Scolopi; invece di andare all’università di Napoli, sconvolta dalle agitazioni antiborboniche, ispirato dal secondo marito della madre, l’Avv. Giovanni Campi di Mesagne, iniziò gli studi del diritto a Lecce, privatamente: dopo l’annessione del Regno di 20


Napoli all’Italia fu promulgata la Legge Casati, che non riconosceva l’insegnamento privato. Nel 1853 si trasferì quindi a Napoli per completare gli studi giuridici, inserendosi tra docenti e colleghi con il suo carattere espansivo e conseguendo nell’Università di Napoli la laurea il 12.12.1864. Gli incontri con ambienti anticlericali e il naturalismo scientifico, diffuso negli ambienti universitari, lo deviarono verso lo spiritismo allontanandolo dal cristianesimo, per poi riconvertirsi a seguito dell’incontro con il conterraneo prof. Vincenzo Pepe e con il confessore Padre Alberto Radente, trasformandosi, nella definizione di Papa Benedetto XVI, come San Paolo, da persecutore ad apostolo. Rientrato a Latiano svolse opere di generosità, devolvendo l’eredità paterna in aiuti a persone indigenti e in attività benefiche e filantropiche; il 15.4.1866 inaugurò un Asilo di Infanzia. Iniziò quindi la sua breve e brillante carriera di Avvocato, componendo diritto ed etica, cogliendo a Lecce i suoi primi successi di penalista, grazie anche alla sua eloquenza suadente e penetrante, lavorando anche con lo zio Avvocato Luciano Luparelli.

Tornato a Napoli occasionalmente, fu ispirato da Padre Ribera a dedicare la sua vita di giovane Avvocato a Dio e all’apostolato. All’età di ventotto anni abbandonò la toga per abbracciare una vita di apostolato cristiano, avvalendosi della sua formazione professionalemorale, ponendosi di fronte alle condizioni di miseria di alcuni strati popolari non con umanitarismo e filantropismo, ma con espressione e manifestazione di spirito di giustizia e di carità. 21


A Pompei si recò su incarico della Contessa Marianna Farnararo, che gli fu presentata da Giuseppina Volpicelli, cognata del Marchese Imperiali, anche lei pugliese (nata a Monopoli il 12.12.1836), rimasta vedova del De Fusco all’età di 27 anni, con cinque figli. L’Avv. Longo, per evitare maldicenze, su consiglio di Papa Leone XIII°, contrasse matrimonio canonico con lei l’1.4.1885. Nel gestire le sue proprietà, in valle di Pompei, incontrò una realtà di miseria e di ignoranza. Qui iniziò a propagare il Rosario, ponendo le basi per la diffusione del culto della Madonna di Pompei. L’opera, meritoria nel campo sperimentale e sociale, che onora la storia della categoria forense, fu, con il sostegno di Papa Leone XIII° e il generoso aiuto di gente ricca e povera - di politici, di militari, di pubblici funzionari, operai, religiosi e, finanche, poveri condannati - l’istituzione, oltre ad un Orfanotrofio, di un Ospizio, che divenne, accogliente luogo per attività lavorative, musicali e ginniche. Tale opera, che ospitava i figli dei carcerati (il cui Regolamento fu steso insieme all’Avvocato penalista e sindaco di Napoli Nicola Amore), fu osteggiata dalla scienza imperante e dalla stampa; fu anche qualificata opera da ciarlatanesimo, con fini speculativi all’ombra del Santuario. Fu addirittura definito come “un tale togatulus”, un impostore, affaccendato a trarre denaro da idee meschine, all’ombra della Madonna di Pompei. Per i più benevoli, la Valle di Pompei sarebbe diventata un vivaio di delinquenti, un covo di belve. Fu così che si scatenò contro Bartolo Longo una lotta di potere economico, che mirava ad estrometterlo dalla gestione degli Istituti. A Papa Pio X era stato dipinto come uno degli avvocati più imbroglioni d’Italia e, come fu scritto in occasione della presentazione dell’uomo, prossimo ad essere dichiarato Beato su “La Civiltà Cattolica” del 18 Ottobre 1980, fu chiesta la sua scomunica, perché accusato da persone successivamente screditate, tra i quali un frate, che poi fu arrestato per abusi ed altro, un soggetto poi divenuto eretico. (Questa, per sommi capi, la tormentata storia dell’Avv. Bartolo Longo; ma l’argomento che maggiormente interessa la scienza longhiana, è legato alla sua coraggiosa costanza nell’andare controcorrente, contestando le tesi antropologiche del momento di cui, come leggeremo di seguito, egli divenne ferreo sostenitore del contrario -n.d.r.-). 22


Secondo la scuola di antropologia criminale di Cesare Lombroso, infatti, la trasmissione della tendenza al crimine si concentrava nella espressione “figli di ergastolani, predestinati ergastolani”, in quanto non vi era nessuna possibilità di recupero nell’educazione dei figli di delinquenti. Cesare Lombroso allo studio del delitto aggiunse quello del delinquente, affermando che vi era corrispondenza tra la struttura fisica e quella morale del soggetto e assegnando, all’uomo vizioso, immorale, delinquente, i caratteri fisici e psichici, esagerati fino alla mostruosità che, nella estetica e nell’etica di un dato popolo, in un dato momento, contrassegnavano la bruttezza. Per cui, adottando il sistema di congetturare dai lineamenti del volto e da altri segni caratteristici della persona, come la fisionomia e la configurazione delle parti ossee del cranio, si pretese far corrispondere le singole parti del cervello con altri segni degenerativi; tra questi, venivano presi in considerazione anche i bitorzoli frontali, le asimmetrie, l’ampiezza e la strettezza della fronte, la conformazione del naso e delle orecchie; tutti elementi per distinguere l’uomo delinquente dall’onesto o normale. Anche l’andamento interno dell’animo, le naturali attitudini, l’indole, le inclinazioni, le passioni, le virtù, i vizi, erano stati valutati come elementi atti a definire come il maggiore indiziato quel soggetto più brutto. Inoltre, tra i più sospettati, il maggiore indiziato era sempre quello più brutto. Non da meno era considerato il rapporto tra fisico e morale, correlati dall’azione degli organi e funzioni del cervello, tra intelligenza e moralità che, a loro volta, condizionavano il pensiero. 23


Questo era il concetto divulgato all’epoca che definiva l’Uomo Delinquente, in quanto il delinquente, per costituzione, condizionava la sua intelligenza ed i sentimenti in rapporto alla forma del cranio.

Le assurdità di quella corrente scientifica avevano generato considerazioni paradossali, specie riguardo ai meridionali (che i “piemontesi” definivano “beduini e incivili”). È significativa, a tale proposito, la decisione del Tribunale di Lamezia Terme che, con ordinanza 3 Ottobre 2012, pronunciando nel procedimento con rito sommario, promosso dal Comune di Motta S. Lucia nei confronti del Comune di Torino e del MIUR, con 24


l’intervento del Comitato Scientifico “No Lombroso”, ha condannato l’Università degli Studi di Torino alla restituzione, al Comune ricorrente, del cranio del concittadino Giuseppe Villella, detenuto nel Museo di Antropologia Criminale “Cesare Lombroso” di Torino, addebitando ai resistenti le spese di trasporto e tumulazione. Sull’esame della forma del teschio di Villella, Cesare Lombroso aveva fondato la prova scientifica dell’”atavismo criminale”, successivamente sconfessata dalla comunità scientifica e dalla esperienza sui figli dei “delinquenti”, anche per il rilevante merito di Bartolo Longo. La pronuncia è fondata sull’art. 40 DPR 10.9.1990, n. 285 di approvazione del Regolamento di Polizia Mortuaria, il quale stabilisce che, dopo l’uso da parte delle sale anatomiche universitarie dei cadaveri, destinati alle indagini scientifiche e di studio, ai sensi del T.U., approvato con R.D. 31.8.1933, n. 1592, i cadaveri “ricomposti, in quanto possibile, devono essere consegnati all’incaricato del trasporto al cimitero”. Con la decisione è stato ritenuto che non vi era ulteriore ragione della permanenza nel Museo di un reperto costituente un disvalore antropologico, negato dalla comunità scientifica, non essendo giustificato dalla finalità di una funzione di educazione museale, neppure per illustrare l’emersione degli errori commessi dalla scienza. L’interesse collettivo del Comune è stato fondato non solo sulla necessità di dare sepoltura al concittadino, ma anche per una riabilitazione etica della propria immagine di Ente territoriale, che avrebbe dato i natali al prototipo antropologico dell’”uomo criminale”, simbolo di inferiorità meridionale, venendo considerato, oltretutto, appartenente ad una terra di briganti. Giuseppe Villella, di attività pecoraro, aveva dichiarato differenti età, in occasione del matrimonio con Anna Serianni e della nascita dei cinque figli; infatti non è stato possibile accertare la data di nascita (che neppure il diretto interessato conosceva), perché lo status animarum dell’archivio parrocchiale non ha più gli atti dal 1802 al 1821, mentre i registri dello stato civile furono istituiti nel 1809. Villella, che sarebbe nato nel 1808, invece risulta essere nell’elenco dei morti del Comune. Il Villella era stato più volte condannato per reato di furto; la prima volta, nella notte del 29 Luglio del 1843, aveva sottratto a un possidente cinque ricotte, una forma di cacio, due pani e due capretti; per ultimo, sempre per reati contro il patrimonio, era stato detenuto nel carcere di Pavia. 25


Nell’Ospedale di quella città sarebbe deceduto, secondo la trascrizione dell’atto di morte, il 15 Novembre 1864, mentre il verbale dell’autopsia riporta quale data della morte il 16 Agosto 1864. Come svolgimento ulteriore della scienza criminale del Lombroso, l’esponente della scuola criminale positiva Enrico Ferri, nella espansione del metodo positivo ad ogni ramo dello scibile umano, riteneva che il reato è un ente di fatto, una azione da studiare come azione umana, come fenomeno naturale e sociale, in contrapposizione alla scuola classica o idealista di diritto penale propugnata da Carrara, secondo la quale il delitto è un ente giuridico, la cui essenzialità consiste nella violazione di un diritto che è congenito all’uomo, perché dato da Dio al momento della sua creazione. Come osservò nel Trattato di Sociologia Criminale, pubblicato in tre successive edizioni dal 1881 al 1891, pur rilevando la eccessiva prevalenza attribuita da Lombroso ai dati craniologici e antropometrici e pur aprendo a nuovi studi criminologici sugli autori di delitti, nell’indicare che lo studio della scuola positiva curava non già solo il delitto, ma il delinquente, con un metodo scientifico nello studio della patologia sociale criminosa, non astratto ma costruito sull’osservazione positiva delle sue condizioni organiche, antropologiche e psichiche, delle influenze ereditarie, delle condizioni dell’ambiente fisico e sociale, precedenti indissolubili della persona, riferiva che le osservazioni antropologiche, psicologiche e statistiche avevano posto in luce che, sotto qualsiasi regime penitenziario, vi sono sempre dei tipi di delinquenti, per i quali l’emenda è impossibile o estremamente difficile e instabile, perché costituenti una varietà del genere umano, dominati da un’anormale costituzione organica o psichica, ai quali non ripugna il delitto, che costituisce l’esercizio di un diritto o al più una azione indifferente, senza provare alcun pentimento, essendo pronti a praticarlo nuovamente appena espiata la pena, costituendo il carcere solo un pericolo del mestiere. Lo studio della personalità del detenuto fu proseguita secondo più moderni principi di adeguatezza, di umanità e di finalità delle pene, dal Prof. Benigno Di Tullio, Avvocato e Medico, Professore di Antropologia Criminale nell’Università di Roma, che nei primi anni del decennio del 1960 teneva lezioni presso il Carcere di Rebibbia, in Roma, sito alla via Bartolo Longo (l’intestazione della via è precedente alla sua beatificazione di oltre venti anni). 26


BARTOLO LONGO si rivolse alla classe più abbandonata dei fanciulli (che la scienza ufficiale distingueva in nati delinquenti e nati onesti), i figli dei carcerati e dei forzati, che rivedranno i loro figli se non quando li raggiungeranno a loro volta nelle prigioni per effetto dei propri delitti. I figli dei carcerati, condannati dalla nascita a battere la via del crimine, non godevano neppure dei benefici degli orfani, perché non lo erano, ed erano costretti a portare il marchio dell’infamia. Così raccolse, come egli stesso racconta “... il grido represso che da tanti anni racchiudeva l’eco di tanti drammi, ignorati dalla infanzia derelitta, di tanto inenarrabili sventure, di tanti clamori di misere madri e padri sciagurati che, dal fondo delle galere, dal fondo delle prigioni, stendevano le scarne braccia, facendo uscire da quei buchi tenebrosi voci lamentevoli di pietà, imploranti soccorso per l’infelice loro prole, innocente delle loro colpe...”. Gli sconvolgimenti degli assetti politici e la miseria imperante subito dopo l’Unità d’Italia, assieme alle epidemie diffuse, avevano determinato un degrado sociale: BARTOLO LONGO avvertì il dramma esistenziale dei derelitti. Un Magistrato dell’epoca, nelle sue memorie, ricordava di un imputato che si raccomandò al Pretore di avere un periodo più lungo di carcerazione, per assicurarsi il pane per qualche giorno in più. Come ricorda Giacinto De Sivo, nella sua “Storia delle Due Sicilie 27


dal 1847 al 1861”, nel territorio meridionale vi erano 47.700 persone incarcerate, delle quali 16.000 nella sola Napoli. Nelle prigioni erano vietate le visite dei familiari; gli avvocati non potevano incontrare i propri assistiti; era vietato scrivere e possedere libri; erano detenuti promiscuamente feroci assassini, politici e persino sacerdoti e militari, oltre ai semplici mendicanti, la cui unica colpa era quella di essere poveri. Per il numero enorme di detenuti furono impiegate, come luoghi di detenzione, conventi e chiese, dove i cittadini erano detenuti in ceppi, tra pidocchi, sporcizia, costretti a giacere sulla nuda terra, senza coperte, né aria e luce per anni, ascoltando i lamenti dall’esterno di mogli e dei figli. La sorveglianza era affidata a ex-galeotti e camorristi, meritevoli di gratitudine, che infierivano sulle vittime, salvo il pagamento di un prezzo. Sessanta tra i principali avvocati napoletani protestarono per iscritto contro gli abusi nel trattamento dei carcerati, che ebbero risonanza anche nel Parlamento Nazionale. Alcuni anni prima, l’opera di avvicinamento ai detenuti veniva attuata da religiosi come, per il Piemonte, da San Giuseppe Cafasso (Castelnuovo d’Asti, 15.1.1811 - Torino 23.6.1860), Patrono delle Carceri Italiane, che frequentando per oltre venti anni le carceri, permanendovi anche di notte, per il recupero dei condannati, ottenne più di tante legislazioni, trattando i “santi impiccati” come “galantuomini”, incidendo sulle coscienze dei carcerati indurite e indifferenti.

Sculture in legno del Beato Bartolo Longo.

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La scommessa di Bartolo Longo fu vinta con il criterio del lavoro e della preghiera, facendone una dimensione sociale, colmando il distacco della società degli uomini liberi dal mondo delle famiglie dei carcerati, vincendo la indifferenza e la diffidenza, contrapponendo alla scienza la giustizia e la carità, contro lo scetticismo della scuola positivista (che accusò di falso i suoi risultati sui figli di condannati per omicidi), scardinando e rivoluzionando i principi disumani della scienza antropologica criminale, sulla trasmissione della tendenza al crimine, con il finale consenso di Magistrati, Direttori Carcerari e detenuti-genitori, scrittori, filosofi e, quindi, di studiosi di scienze penali, in Italia e all’Estero, sulla constatazione che giovani provenienti dall’Istituto si erano inseriti in officine, nel clero, nell’esercito, nelle bande militari e persino all’Estero. L’opera di Bartolo Longo non costituiva un semplice assistenzialismo, ma si manifestava come sfida, giuridica ed etica, al secolo dello scientismo positivistico e della scienza criminologica ufficiale, che irrideva polemicamente ai discorsi e alle iniziative di Bartolo Longo, per tutelare i figli dei carcerati, utilizzando pregiudizi che si ammantavano di scientificità.

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Nell’arco di tre anni attuò il progetto “Lavoro e Preghiera”, dimostrando che la rilevata tendenza al delitto di giovani, ospitati e già dichiarati “incorreggibili”, era cambiata. Tale rilevanza suscitò la protesta della scuola positivista, che riteneva antiscientifica la metodologia usata e non veritiera la modifica della tendenza e dell’istinto criminale - cui non poneva rimedio né l’attività lavorativa, inutile per la redenzione, né la preghiera, inefficace e dannosa su animi privi di senso morale. A tutto ciò, nel rispetto della scienza, Bartolo Longo opponeva il criterio della carità, che genera fiducia, elevando il lavoro, quale mezzo educativo, a preghiera, secondo il concetto espresso da San Tommaso D’Aquino, con l’aggiunta di attività ginniche, musicali e abitudini igieniche. Tali iniziative venivano favorite da una struttura ampia e pulita, attrezzata di strumenti di svago e lavoro, che educavano i fanciulli al senso sociale, sottraendoli alla strada e agli ambienti malsani. I ragazzi, con l’ausilio di educatori, venivano sottoposti allo studio della loro personalità e dei precedenti familiari, delle loro tendenze in rapporto alle presunzioni della fenomenologia atavica, delle caratteristiche somatiche, per adeguare a ciascuno i metodi educativi occorrenti, consistenti in doveri generali di comportamento (nelle azioni e nelle parole), in doveri disciplinari (con la cura della persona), in regole di civiltà, in contegni corretti con compagni ed educatori, nel contegno di gioco e nello studio, illuminati dalla luce della fede. Tale lavoro veniva raccolto e pubblicato, con la conclusione che egli poté affermare che dal “covo di belve” erano usciti operai, professionisti ed anche sacerdoti e religiose. 30


Enzo Murra (1938-2012): Il Beato Bartolo Longo - Olio su tela

Bartolo Longo, ispirando le sue azioni a salvaguardia della spiritualità dell’anima, ha svolto una elevata missione a tutela della libertà, su cui si fonda la moralità degli atti umani e la responsabilità delle azioni dell’uomo; la sua opera fu definita “non solo pietosa quanto altra mai, ma altrettanto sociale e senza misura civilizzatrice”. Il messaggio di Bartolo Longo deve essere ancora accolto in pieno; infatti, già alla fine del 1800, era stato osservato come i sistemi carcerari si erano mostrati inferiori, in quanto, sia alla scopo prefisso che all’utile sperato, si richiedeva di provvedere con urgenza a quella che veniva definita “bancarotta dell’odierno sistema penale”. Nella attuale epoca, a distanza di circa un secolo e mezzo, la civiltà esige un mutamento e una sostanziale rideterminazione dei criteri ispiratori, dei fondamenti giuridici e culturali e dei principi punitivi, con una filosofia etica della pena, con l’adozione di interventi di istruzione e occupazione, di metodi alternativi alle misure detentive, non soltanto per una attenzione umanitaria e per una utilità sociale, ma per un problema di legalità violata, determinata da sovraffollamento, mancanza di spazi vitali, promiscuità, rispetto alla posizione giuridica ed alla tipologia dei reati. Inoltre la limitazione di comunicazioni con l’esterno, sono tutte condizioni carcerarie che tolgono la dignità e coinvolgono i familiari dei detenuti, con la conseguente difficoltà di procedere alla rieducazione, alla legalità e alla osservazione della personalità, inerte per venti ore al giorno; queste condizioni producono, di conseguenza, la rimozione del senso di colpa, l’incomprensione della finalità della pena e la deresponsabilizzazione. 31


Il messaggio di Bartolo Longo richiede un forte impegno culturale, per colmare il distacco della società degli uomini liberi dal mondo del carcere e della pena. Lo scopo è quello di vincere la indifferenza e la diffidenza nei confronti dei condannati, che costituiscono ostacoli alla loro inclusione sociale. Occorre, quindi, diffondere la consapevolezza che la migliore difesa sociale si realizza con il reinserimento e non con l’emarginazione del recluso, vincendo l’istinto e la vocazione repressiva, attuando i dettami della Costituzione Italiana, della Convenzione per la Salvaguardia dei Diritti dell’Uomo e delle Libertà Fondamentali, che vietano l’inflizione delle pene e dei trattamenti inumani o degradanti e che mirano esclusivamente al loro reinserimento nella civile società.

Alcuni busti dell’Avv. Bartolo Longo, eseguiti dallo scultore Tommaso D’Errico.

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Bartolo Longo cessò di vivere, assistito dall’amico medico Giuseppe Moscati - santo della scienza medica, intesa come missione e opera di carità e anticipatore dell’intelligenza laica del cristiano moderno - il 5.10.1926 a Pompei, dove era ritornato, osannato e acclamato, il 23.2.1925, a seguito di una parentesi di vita in Latiano, suo paese natìo, dove era rientrato per evitare conflitti con gli eredi della Contessa, deceduta il 9.2.1924. L’Urna, con le sue spoglie mortali, si trova nella cripta del Santuario di Pompei. Avv. Augusto Conte, Dicembre 2013.

L’URNA DEL BEATO 33


L’Avv.ssa Evelina De Matthaeis mentre consegna all’Avv. Augusto Conte la Pergamena-Ricordo dell’Evento 2013.

La sig.ra Rosa Longo, l’avv. Augusto Conte, lo scultore Tommaso D’Errico e Cosimo Papadia, coordinatote dell’Evento 2013.

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L’Avv. Augusto Conte, già Presidente dell’Ordine degli Avvocati della Provincia di Brindisi, con la scultura dell’Avv. Bartolo Longo, consegnatagli a ricordo dell’Evento Culturale 2013, organizzato dal Movimento Laico di Preghiera Beato Bartolo Longo.

Particolare della scultura.

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L’intervento dell’Avv.ssa Maria Evelina De Matthaeis.

La Presentatrice Ilia D’Arpa mentre intervista l’Avv.ssa Maria Evelina De Matthaeis, che illustra il significato pratico della Grafologia, documentato nel suo libro sullo studio grafologico degli scritti di Melissa Bassi.

Il libro dell’Avv.ssa De Matthaeis, interamente devoluto per l’Orfanotrofio “Casa della Divina Misericordia Beato Bartolo Longo“, in India.

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PRESENTATRICE. Un benvenuto all’Avvocatessa Maria Evelina De Matthaeis, esperta e docente di Grafologia peritale, criminale e dell’età evolutiva, nonché di Psicologia Giuridica e Grafologia applicata, a cui chiedo subito di esporci le ragioni della sua presenza qui tra noi questa sera. Buonasera a tutti. Ringrazio l’Organizzazione per avermi dato l’opportunità di essere anch’io questa sera tra voi. Sono qui soprattutto perché desidero rendere note le finalità umanitarie che uniscono sia l’Associazione, che fa capo alla famiglia Longo, sia il Movimento Laico Beato Bartolo Longo, che ha dato origine ed aiutato l’Opera di carità e di solidarietà di Padre Alessandro Ravindran, un sacerdote indiano, che svolge la sua missione in India. E’ in questo contesto che, assieme alla famiglia Bassi, ho voluto aiutare l’importante opera di Padre Alessandro con la realizzazione del mio libro “Il Profumo di Melissa”. PRESENTATRICE. “Il Profumo di Melissa”, un titolo che incuriosisce. Mi viene, quindi, da chiedere, in cosa si differenza il suo libro da quelli che trattano la biografia di un personaggio? Sì, infatti, all’inizio, questa idea ha incuriosito anche me, fino a coinvolgermi in pieno. In realtà si tratta di un originale studio su questa giovanissima figura, una ragazza fino ad oggi sconosciuta. In realtà, mettendo in pratica la Scienza Grafologica, ho scoperto e ricostruito, attraverso alcuni scritti, il profilo psicologico di Melissa Bassi. E’ così che è nato “IL PROFUMO DI MELISSA”. Ovviamente, in questo libro, assieme alle caratteristiche del personaggio, sono anche evidenziate le basi scientifiche su cui si fonda tutto lo studio della grafia. PRESENTATRICE. In sostanza, che cosa è la Grafologia? La Grafologia è uno strumento di conoscenza dell’uomo. Una scienza che non è arte divinatoria, al pari della cartomanzia o dell’astrologia, come molti, invece, pensano, ma una scienza che rileva i contenuti biopsicodinamici del soggetto scrivente. Ciò che ne consegue ad una analisi grafologica, infatti, è un chiaro quadro psicologico dell’individuo, dove si colgono le tendenze innate, le inclinazioni temperamentali, l’aspetto caratteriale, la struttura costituzionale, le dinamiche affettive ed intellettive. 37


Come asseriva Kant, infatti, la mano è il secondo cervello dell’uomo, questo perché la mano è una unità morfologica, indissolubilmente correlata ai centri nervosi superiori del cervello. In realtà, il movimento scrittorio richiede non solo il movimento della mano e delle dita, ma anche la partecipazione dell’intera persona, che vi canalizza le proprie energie consce ed inconsce. Avendo avuto, così, dalla famiglia Bassi, che ringrazio profondamente, la disponibilità di alcuni scritti di Melissa ed applicando le basi di questa scienza, sono emerse le sue qualità nascoste, che hanno messo in luce la sua bellezza interiore, in un momento in cui i media, e buona parte delle collettività, hanno puntato maggiormente i riflettori più sul carnefice, lasciando in ombra la vittima. Assieme a questo libro, desidero aggiungere, con vera soddisfazione, che anche la famiglia del poeta Gianni Montanaro ha voluto offrire e rendere disponibile, per la stessa finalità umanitaria, la piacevole raccolta di poesie del padre, contenute nel libro “PENSIERI IN RIMA”, il cui ricavato, secondo i desideri della famiglia, verrà devoluto alle opere di Padre Alessandro e per i suoi ragazzi accolti nell’Orfanotrofio “Casa della Divina Misericordia Beato Bartolo Longo” in India. PRESENTATRICE. Il tutto è molto interessante e commovente. Per terminare, ci spieghi perché è così importante questa missione di Padre Alessandro in India. La missione di Padre Alessandro è importante perché accoglie i ragazzi indiani appartenenti alla casta più infima, ritenuti quelli più miseri, che non hanno diritti e dignità sociale, con i quali nessuno vuole avere a che fare, i così detti “intoccabili”. Si tratta di ragazzi abbandonati dalle stesse famiglie, i cui genitori, spesso, non avendo mezzi idonei a mantenerli, ricorrono addirittura al suicidio. Sono situazioni tragiche di cui molti ragazzi sono abbandonati a se stessi senza alcuna alternativa. Padre Alessandro, appunto, le Orme del Beato Bartolo Longo, ha anche pensato che il riscatto sociale di questi ragazzi possa necessariamente avvenire attraverso l’istruzione e la loro formazione, ritenendo che la cultura è l’antitesi della violenza; così, assieme alla costruzione dell’orfanatrofio, che accoglie già quaranta orfani, è nata anche una scuola. 38


In un incontro con i genitori di Melissa, Padre Alessandro ha espresso il desiderio di costruire anche un orfanotrofio femminile, accanto a quello maschile già esistente, e di volerlo dedicare proprio alla memoria di Melissa. Ora, sia con i proventi di questi libri, che con altri aiuti di volontari e benefattori, pensiamo di poter aiutare concretamente il Progetto di questo intraprendente e capace Padre Indiano, che ha già posto quet’anno la “prima pietra” per tale orfanotrofio femminile. Chi volesse partecipare con noi a questa importante iniziativa, sappia che siamo disponibili ad accogliere qualsiasi proposta. A questo punto desidero invitare proprio i Genitori di Melissa, presenti in sala, che ringrazio per la loro presenza e che desidero accogliere con un affettuoso applauso. Invito anche l’Artista Tommaso D’Errico, che desidera consegnare una sua particolare scultura, che rappresenta proprio Melissa. Egli l’ha voluta realizzare per i genitori Rita e Massimo Bassi. Vorrei evidenziare l’importanza che acquisisce questo dono alla famiglia Bassi, realizzato dall’artista latianese Tommaso D’errico. E’ ammirevole, infatti, l’originalità con cui egli ha voluto ravvivare il ricordo e la personalità di Melissa. PRESENTATRICE. Sì, è davvero piacevole ed originale vederla con il suo affezionato gatto, con un libro ed un fiore in mano, sormontata da una colomba e dai colori dell’arcobaleno … si può definire il tutto un vero invito alla pace! Nel suo insieme, l’opera potrebbe rappresentare il prototipo di un vero e proprio monumento che si potrebbe erigere, come offerta della cittadinanza mesagnese, a Melissa, qualora l’Amministrazione Comunale ne rilevasse la fattibilità, al fine di poter rendere un giusto omaggio a Melissa, cosi come è già avvenuto in molte altre parti di Italia, dove lei è stata ricordata. PRESENTATRICE. Questo è davvero un buon auspicio per il suo paese natìo. Grazie avvocatessa Evelina. Accogliamo ed applaudiamo questa sua idea, assieme, speriamo, ad un suo nuovo lavoro editoriale, che ci farà apprezzare ulteriormente questa nuova scienza della grafologia! Lo spero anch’io, anzi, posso anticipare che è già in Progetto una nuova 39


edizione scientifica che, assieme alle nozioni di base, approfondirà e svilupperà la conoscenza di un importante personaggio a noi vicino e di indiscusso interesse religioso e sociale. Con l’occasione, ringrazio sin d’ora chi mi ha dato l’ispirazione di mettere già in cantiere questo mio nuovo lavoro, con il quale desidero evidenziare le profonde ed intrinseche caratteristiche umane di un importante personaggio, che ci ha lasciato un immenso bagaglio di insegnamenti, basati sulla vera Carità Cristiana.

I genitori di Melissa Bassi, ricevono la scultura da Tommaso D’Errico.

La scultura dell’artista Tommaso D’Errico, che rappresenta Melissa Bassi.

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Cosimo Papadia e lo scultore Tommaso D’Errico, consegnano all’Avv.ssa Maria Evelina De Matthaeis il Busto dell’Avv. Bartolo Longo, a ricordo dell’Evento Culturale 2013.

Alcune composizioni dello stesso scultore D’Errico, che rappresentano l’Avvocato Bartolo Longo.

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La splendida conduttrice dello spettacolo Artistico Culturale, Ilia D’Arpa, con il suo fascino professionale, espone la ricca scaletta della serata, con gli intermezzi musicali del soprano Maria Rosa Laterza, del mezzo soprano Luciana Devicienti e del pianista Dante Roberto.

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Le cantanti Maria Rosa Laterza e Giuliana Devicienti in uno dei brani musicali.

Il Maestro Dante Roberto in un virtuoso assolo di Federich Schopen.

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Il Maestro Dante Roberto ringrazia dopo il suo concerto.

La Sig.ra Rosa Longo, mentre consegna gli Attestati e gli omaggi ricordo a tutti i partecipanti della serata.

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Piccola poetessa 45


Questa parte del libro è dedicata alla pubblicazione delle poesie vincitrici del Concorso di Poesia “Gianni Montanaro”, Edizione del 14 Dicembre 2013, con Celebrazione avvenuta in Latiano (Brindisi). In ordine cronologico: · 1° Premio, per la Sezione Lingua Italiana, assegnato ad Antonia Chimenti, con la Poesia Racconta. · 1° Premio, per la Sezione Lingua in Vernacolo, assegnato ad Emanuele Castrignanò, con la Poesia A Gianni Montanaro. · 1° Premio, per la Sezione Poesia Musicata e Cantata, assegnato ad Elena Della Bona, con la Poesia Vale la pena vivere. ___________________________________________________ Prima delle declamazioni e delle premiazioni, il poeta Emanuele Castrignanò espone una sintetica relazione sul significato, sui contenuti della poesia in genere e su come essa va interpretata.

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Emanuele Castrignanò mentre espone la sua relazione culturale sulla Poesia.

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DIVAGAZIONI SULLA POESIA (di Emanuele Castrignanò)

Poesia: dal latino poesis; dal greco poiesis = creazione, serve a trasmettere un messaggio. La ”poesia” : trasmette emozioni, più intense di quanto faccia la prosa. Le parole: nella poesia, trasmettono significati e suoni, perché la poesia ha in se le qualità della musica. La commistione tra significato e suono rende difficile la traduzione in altre lingue, diverse dall’originale; è il caso, anche, della poesia dialettale. Musicalità dal “dialetto”. La poesia nasce prima della scrittura; infatti le prime forme di poesia erano orali, come i canti dei contadini o i racconti dei cantastorie. L’effetto della lettura o della recitazione della poesia è diverso dall’ascolto. La “poesia” ha ‘forma’ e ‘contenuto’. La forma è il modo di comunicare. Il contenuto esprime il valore intrinseco, nel senso del bello, emozionante, commovente, rasserenante. Diversamente dalla “prosa”, la “poesia” non ha un significato compiuto. Il significato è una parte della comunicazione, che si trasmette quando si legge o si ascolta; l’altra parte non è verbale, ma emotiva. Una poesia è fatta anche di ‘silenzio’. Una parte di silenzio diventa parola e una parte resta silenzio. Perciò in ogni poesia resta il grande margine della pagina bianca. 48


Tutti si chiedono cos’è la ”poesia”. “La poesia è come la libertà, non deve avere aggettivi. La poesia è poesia e basta, senza aggettivi.” Enzo Biagi. “La poesia è l’universo messo in musica dal cuore”. Sully, detto Renè, Prudhomme -scrittore francese -. “La poesia è nata dalla necessità di aggiungere un suono vocale al ritmo martellante delle musiche primitive. Con l’invenzione della scrittura, parole e musica si separaron; ma la parentela resta stretta.” Eugenio Montale (nel ricevere il Premio Nobel). “La poesia vive nella singolarità degli esseri, ma la sua essenza è universale.” Natalie Ginsburg Poesia lirica, deriva dalla lira (strumento musicale). Poesia emotiva, esprime stati d’animo, emozioni. Poesia onesta, quella che non dice una parola che non corrisponde alla sua visione. Umberto Saba, in polemica con Gabriele D’Annunzio, giudicato falso, perché si basava più sullo splendore delle parole che sulla sincerità dei sentimenti, affermava: “I poeti devono fare una poesia onesta.” Poesia disonesta, quella che finge passioni che non ha, al solo scopo di ottenere un verso, una strofa più appariscente, più clamorosa, più compiacente. Le parole poetiche hanno valore non tanto per il contenuto che esprimono, ma per l’armonia, il suono generoso che generano quando s’incontrano, dopo essere state scelte dall’autore. A volte si provano sentimenti, emozioni, sensazioni, che non si riesce ad esprimere, o perché complesse, o perché semplici. Queste, però, colpiscono e, per non perderli, il poeta manipola, forza l’uso della parola, della sintassi (licenza poetica).

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Si è parlato della “poesia”: ma chi è il Poeta? Riferendoci in modo particolare a Gianni Montanaro, si può ben dire che “Il poeta è l’artigiano delle parole.” Egli, infatti, nella sua semplicità, è riuscito a creare sensazioni che entrano con facilità nel cuore della gente.

Il poeta non è un giullare, né un perdigiorno. Così, in merito, si esprime Giosuè Carducci: “Il poeta è un fabbro che prepara spade per le libertà civili, calici per i convivi con gli amici, gioielli per la donna amata e, infine, costruisce una freccia d’oro da lanciare verso il cielo, per godere del suo splendore.” In tal senso, si può ben dire che il poeta gioisce e gode della sua poesia, prescindendo dal giudizio altrui, in quanto c’é a chi piace e ne gode, ed anche a chi non piace affatto. In definitiva, ha quasi ragione Cesare Pavese, quando dice che: “Fare poesia è come fare l’amore. Non si saprà mai se la propria gioia è stata condivisa.” A parte le battute ironiche o di facile appiglio, in sintesi, si può concludere affermando che la Poesia è l’anima della cultura di ogni popolo.

Daniel Ridgway Knight

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Post-concorso In appendice alla poesia con cui Castrignanò ha saputo ben interpretare la particolare figura del suo personaggio (Gianni Montanaro), viene di seguito pubblicata una tra le sue ultime e significative composizioni in vernacolo. Una originale maniera, questa, con cui descrive il significato che egli sa dare alla sua poesia, a tradurne l’approccio, a concluderne l’essenza con cui riesce a comunicare i suoi sentimenti, con una capacità espositiva, che si traduce sempre in spontanei versi. La poesia (nella versione -fredda- in “lingua italiana”). Un giorno, ero solo, e pensavo cosa mai fosse la passione che mi portava a scrivere versi, così, in modo spontaneo, senza la presunzione di fare una poesia. “La poesia risponde a regole precise”, affermano studiosi e letterati.

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Ma io scrivo ciò che sento, senza alcun impaccio, mi esce da dentro; regole, altro, io non so. Scrivo con parole mie, non in prestito, e sembrano impastate di musica. Chi le ascolta o le recita, dipende, può morire dal ridere o restare, per un po’, frastornato. Possono far venire un nodo alla gola, toccare le corde dei sentimenti, possono bloccarti il respiro e non fare alcun commento; ma se è il cuore ad essere da esse pervaso, non puoi sbagliarti è poesia, perché è entrata senza bussare.

La poesia

(nella versione -calda- in “lingua dialettale”, con cui cambia la musicalità).

‘Nu giurnu, sulu sulu, sta pinzava c’èt’era sta passioni ca purtava cu scriu versi, ccussì, comu vinia, senza quedd’aria ti fa’ ‘na poisia. “La poisia rispondi a rèculi fissati”, sintènziunu li mestri e littiràti. Ma iu scriu cè sentu, senza ‘mpacciu, m’essi ti intra e atru no’ lu sacciu. Scriu paroli ca no’ so’ mpristati, e pàrunu ti ‘na musaca ‘mpastati. E sia ci li senti o sia ci è ricitàtu po’ murì ti risa o resta frasturnàtu. Pò vini’ ‘nu nnuètucu, tucca’ lu sintimentu, no’ t’essi lu fiatu, né faci ‘nu cummentu; ma ci lu cori ti sti versi è trapanàtu, capisci ch’è poisia, pircè no’ nc’è tuzzàtu. 52


LE PREMIAZIONI del Primo Concorso di Poesia “Premio Gianni Montanaro”, Edizione 2013, Latiano (Brindisi).

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1° Premio, per la “Sezione Lingua Italiana“, assegnato ad ANTONIA CHIMENTI _____________________________

Note biografiche La poetessa Antonia Chimenti è nata a Crispiano, in provincia di Taranto, nel 1949; attualmente, per un breve periodo, vive in Italia. Ha conseguito la laurea << summa cum laude >> in Lingue e Letterature Straniere presso l’Università di Parma, con una tesi sul poeta francese Simon Goulart. Ha insegnato lingua, letteratura, civiltà e commercio francese in Istituti di istruzione secondaria, svolgendo, al contempo, lavoro di ricerca in campo pedagogico e scientifico, con varie pubblicazioni di critica letteraria. Dopo il 1990, si è adoperata nella ricerca storica sulla cultura italiana e francese del Rinascimento e nella traduzione di alcune opere. Dal 1994 si è occupata di approfondimenti su vite di personaggi femminili esemplari (Veronica Gàmbara, Isabella Morra e Renata di Francia ) pubblicando le sue ricerche. Emigrata in Canada nel 1998, ha insegnato in scuole di vario ordine e grado, redigendo articoli in lingua italiana e francese per giornali locali, collaborando, altresì, al Forum dei lettori presso il giornale francofono L’Express. Ha svolto attività culturale presso scuole e alla Golden Academy. Negli ultimi anni ha proseguito il lavoro di ricerca storica e letteraria, in particolare sullo scrittore algerino Albert Camus, della cui opera postuma pubblicherà un saggio in lingua francese dal titolo “Le premier homme”. La sfida educativa, che fonti autorevoli indicano come l’emergenza del nostro tempo, trova accoglienza nell’attività della Chimenti, volta alla progettazione in Canada di un liceo italiano, cui da diversi anni la poetessa dedica risorse economiche, tempo e attività letterarie. Antonia Chimenti, autrice di numerose opere letterarie di interesse internazionale, è impegnata come scrittrice di saggi, racconti e poesie. 54


MOTIVAZIONE DELLA PREMIAZIONE Dalla poetica di Antonia Chimenti traspare la concezione della “vita come dono” : il Messaggio Cristiano, anche se rigoroso, coinvolge pienamente l’esistenza con la sua semplicità. Infatti, è impossibile sfuggire a tale esigenza interiore che, nella sua radicalità, risponde all’invito a “servire”, propugnato da Gesù nelle Sue Parabole Evangeliche. Tale appello sconvolge l’animo umano con la sua carica passionale, da cui non può esimersi la sfera razionale, che è, anch’essa, travolta dalla coerenza logica del richiamo. L’Amore disinteressato che il Salvatore vive e insegna a condividere con Lui non intacca la lucidità della ragione, bensì supera i limiti della stessa ragione. Esso amplia le dimensioni dell’essere, abbatte la barriera di una vita incentrata unicamente sull’Ego: dà un senso, un significato all’esistenza umana. Quello cristiano è un Amore speciale, che si nutre alla fonte della Grazia, attraverso i Sacramenti; è sostanziato di Divinità: è Santo. Tale Amore ha una carica travolgente, che scardina senza violenza ogni intima difesa. Nella consapevolezza di questo Dono Divino, la Vita acquista un senso: il Cristiano sa che ogni azione di servizio, ogni atto d’Amore le conferisce suprema dignità, al di sopra di tutto. Nasce così la necessità di un impegno ad utilizzare i propri talenti nel modo più consono ai valori etici, su cui deve fare riferimento tutta l’esistenza umana. Rifacendosi al concetto di “Metanòia”, di Padre Aldo Bergamaschi (il quale ricalca le orme di San Paolo di Tarso), vale a dire il concetto di conversione, con cui Gesù Cristo ha capovolto nel suo tempo l’intero assetto socio-etico-politico, introducendo nuovi valori nella Storia, la poetessa, nelle sue liriche, auspica un rinnovamento totale dell’essere umano e della realtà circostante, per la soluzione dei problemi che attanagliano sempre più l’animo umano. Le relazioni fra consimili, oggi più che mai, sono intaccate dal morbo del potere, del sesso, del danaro, spesso considerati alla stessa stregua dei valori tradizionali, e non come semplici strumenti per raggiungere sani obiettivi costruttivi. Anche le forme di espressione artistica sono un servizio, così come i talenti sono un dono da elargire. Non è consentita disarmonia tra Vita ed Arte: l’Arte del Cristiano deve essere Cristocentrica, poiché da Cristo proviene e a Cristo deve ritornare, attraverso l’edificazione delle anime. Non sono consentite devianze o ammiccamenti nei confronti dell’arte mondana, in quanto l’Artista Cristiano deve esprimere Valori Cristiani. 55


In poesia, l’impulso a scrivere trae energia vitale dalla fonte inesauribile che nel fondo del cuore rivela la presenza di Dio. Sorge allora forte e prepotente il desiderio, anzi la necessità di condividere con i fratelli emozioni, pensieri e preghiere: la poesia è, quindi, uno dei più nobili strumenti atti a raggiungere tale scopo. Questi concetti trovano largo spazio nel racconto della poesia premiata, che rivela semplici ma profonde parole, elevando l’animo a positive riflessioni.

Ilia D’Arpa, conduttrice dell’Evento, commenta la poesia “Racconta”. La poesia Racconta, tratta dalla raccolta inedita Verso la luce (pubblicata in questo libro) della poetessa Antonia Chimenti, è un’esortazione alla purezza dei sentimenti e dei costumi, un’esaltazione del ruolo femminile di fedeltà alla famiglia, ai casti affetti, alla cura e all’educazione dei bambini. È un invito ad accogliere nella purezza di un cuore innocente l’ispirazione a creare cose belle e buone, sempre nuove, dando così un senso personalissimo alla vita, che, se ben vissuta, è armonia, bellezza, canto. Nel recupero dell’innocenza, della purezza, si vive una bella favola, dalla quale può non essere assente il dolore, ma con una mente serena e un cuore puro si ha la forza di continuare a vivere una vita moralmente integra, quali che siano le circostanze. Anche l’arte poetica, che si nutre di vita e la “racconta”, in suoni ed immagini, trarrà forza e coraggio dalla pura trasparenza di sentimenti elevati. 56


Racconta Racconta al mondo La bella favola Di bimbi buoni Puliti e savi Non vergognarti D’essere pura Come la fonte D’acqua sorgiva Non trascurare l’ispirazione Che rende inedita Ogni tua azione Prosegui forte Per la tua strada Canta serena la tua canzone Più che mai viva È la stagione Racconta al mondo La bella favola. Antonia Chimenti, 13 Novembre 2013.

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Premiazione della 1° Poesia classificata, Concorso “Premio Gianni Montanaro” 2013, Sezione “Lingua Italiana”, conferito ad Antonia Chimenti, per la poesia Racconta.

Il Sindaco Antonio De Giorgi consegna il 1° Premio; lo ritira, per la Prof.ssa Antonia Chimenti, la Dr.ssa Nadia Marino.

La pergamena-ricordo dell’Evento, opera del pittore Francesco Franco.

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Il 2째 Premio a Nella Ingrosso per la poesia Per non dimenticare Melissa.

Il 3째 Premio a Carmela Ingrosso per la poesia Ali di cera.

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1° Premio, per la Sezione “Poesia in Vernacolo”, assegnato ad EMANUELE CASTRIGNANÒ. _________________________________________________________ BIOGRAFIA Emanuele Castrignanò nasce a Mesagne (BR) il 21 Gennaio 1947, ricevendo sin da piccolo una formazione cattolica che, da adulto, trasferisce nell’ambito politico-sociale, impegnandosi nel sindacato per difendere i diritti dei lavoratori. Come perito chimico viene assunto dalla Montedison di Brindisi, dove svolge anche incarichi sindacali, fino a divenire, oggi, Segretario Generale dei pensionati CISL di Puglia e Basilicata. La sua passione per la poesia si manifesta sin da piccolo, improvvisando madrigali, sonetti e rime. In età matura pubblica alcuni volumi con la raccolta delle sue poesie, che racchiudono le tradizioni ed i ricordi di una età che non c’è più. Diverse sue rime popolari sono state anche musicate. Drammi, gioie e speranze vengono da lui rese visibili attraverso i suoi variegati personaggi, con ricchezza di particolari e di variopinte sfumature. Egli riesce a tradurre tutto in versi, con sorprendente spontaneità, come una sorgente che alimenta un fiume sempre in piena, senza distinzione di ambienti, di argomenti, di personaggi, dando corpo ad ogni evento che merita di essere descritto e ricordato. La sua particolare capacità espressiva nel declamarsi, con la finezza nei particolari, unita al piacere di esprimersi, riesce a coinvolgere qualsiasi spettatore. Talenti, i suoi, resi ancor più nobili e preziosi dalle tante realtà da lui vissute e testimoniate attraverso la poesia in vernacolo, comprovata, ancora una volta, da un’altrettanta spontanea dichiarazione verbale, in cui così si definisce: “Ricordi ed emozioni, le mie, quasi tutte tradotte in versi dialettali, in ossequio a forme vernacolari non più in uso, che impropriamente definisco Raccolta di Poesie, poiché non esiste in me alcuna velleità letteraria ed anche perché non vi sarebbero le ragioni per pretenderla; è solo la spontaneità che le ha partorite, nessun vezzo culturale le anima, in quanto le ho scritte così come mi sono venute”. 61


Motivazioni e Commento della poesia “A Gianni Montanaro”. Chi ha vissuto una storia sa raccontarla. Chi ha conosciuto una persona sa descriverla. Emanuele Castrignanò, che da sempre delizia il pubblico con il suo piacevole dialetto e la sua originalità poetica, pur non avendo mai visto né conosciuto il personaggio a cui ha dedicato la sua poesia, ha saputo ben descrivere in vernacolo, con colorita creatività, la vera essenza dell’uomo e del poeta Gianni Montanaro. Le frasi, ben articolate in tutti i versi, sviluppano esaustivamente la sfumatura die particolari. La visione intima e le caratteristiche emotive del personaggio descritto vengono, così, rese accessibiliu anche a chi non ha dimestichezza con la diversità dello stile dialettale.

Emanuele Castrignanò mentre declama la sua poesia.

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POESIA DEDICATA A GIANNI MONTANARO

che non ho conosciuto, ma che ho apprezzato, grazie ai suoi scritti ed alle amichevoli testimonianze.

A Gianni Montanaro (versione in vernacolo)

E’ statu ‘nu casu, ma propria l’atru ieri m’hannu parlatu ti Gianni lu barbieri. ‘Nu fattu bellu, no’ m’è parutu veru, ccussì agghiù pinsatu cu scrivu stu pinsieru. Figghiu nascìu d’arti, figghiu t’artigianu, prestu ‘ntra la putèa, no’ vi pari stranu, ti l’attàni scìu cu li va’ da’ ‘na manu, barbieri rinumatu ti Latianu. Puru ca la scola orma’ era lassàtu cu leggi e stutia, mai s’era stancatu; tinìa ‘nu donu, ca intra li firvìa, mègghiu ti ogni barba, l’assìa la puisia. Cu tutti ni parlava, mai cu si ‘rrindìa, chiusu ‘ntra la putèa, ti notti, cumpunìa. E’ scrittu ti tuttu; m’àgghiu meravigliatu: amici, famiglia e tuttu lu criàtu. Omu ti cran cultura, modestu e risirvatu, cu tutti disponibili, mai cu s’è nigatu pi’ ci avìa bisuegnu, no’ nc’era distinzioni, no’ certu pi’ ‘nteressi, ma sulu pi’ missioni. Puru ca divintàu mpiecatu cumunali, mai li venni menu l’impegnu sua sociali; difesi la natura, la vita rispettava, ncignandu ti la ventri cu quru ca mangiava. 63


Quedda putèa, allu centru, mai l’abbandunàu, ‘na fonti ti cultura pi tanti divintàu. Addà, iddu fatiàva e versi ricitava, cu priesciu li ticìa a quanti ni ‘ccuntràva. Allu paisi sua, “lu pacciu” si ttindìa, pi’ quddu ca pinsava e quddu ca facìa; osci no’ sta’ cchiù sulu, è puru furtunatu, ’nu pacciu com’a mei a iddu s’è ccucchiàtu. Mugghièri, fili e amici assai l’è rispettati, esempi ti vita onesta a tutti l’è lassati. Li cosi ca scrivia, li cosi ch’è pinsati, crazi alla figghia e Cosumu ci toppu l’è stampati. Comu grand’omu seriu e degnu littiratu, lu ticu a tutti vui, ccusì va’ rricurdatu. Iu, no’ sacciu scriviri paroli ca iddu usava, speci uando la Vergini cu versi la priàva. Paroli ti spiranza, paroli ti tulori, fruttu ti feti vera ca no’ l’assia ti fori; paroli riflettuti cu menti e cu lu cori, pircè nc’era ‘nu pattu ‘ntra iddu e lu Signori. No’ sacciu cè sta pensa ti quddu ca sta dicu, ci maisia sta sbagliu sulu mi maliticu; ma, iddu, ddo’ si trova, pensa alli cosi seri, è voli rricurdàtu comu… “Gianni lu barbieri”. Emanuele Castrignanò, Settembre 2013. ___________________________

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A Gianni Montanaro

(versione in lingua madre) E’ stato un caso, ma proprio l’altro ieri mi hanno parlato di “ Gianni lu barbieri”. Una bella storia, non mi è sembrato vero di dedicargli subito questo pensiero. Nasce figlio d’arte, figlio di artigiano, nella bottega del padre, non sembri strano, andò adolescente per dare una mano al barbiere rinomato di Latiano. Anche se la scuola aveva abbandonato, non si era mai stancato di leggere e studiare; aveva una passione che dentro lo bruciava, scrivere versi, meglio d’una barba che tagliava. Ne parlava con tutti, non si arrendeva mai, e chiuso nella bottega, componeva di notte. Ha scritto di tutto; mi ha tanto meravigliato: degli amici, della famiglia e di tutto il creato. Uomo di grande cultura, modesto e riservato, disponibile sempre e con tutti, senza mai negarsi a chi aveva bisogno e senza fare distinzioni, lo faceva non per interesse, la sua era missione. Anche quando divenne impiegato comunale, non venne mai meno il suo impegno nel sociale; difendeva la natura, rispettava la vita, già selezionando ciò che mangiava. La bottega, al centro del paese, mai l’abbandonò, per tanti divenne un centro di cultura. Lì continuava a lavorare e comporre versi, con gioia poi li recitava a quanti ne incontrava. 65


Al suo Paese, lo soprannominavano “lu pacciu”, per ciò che pensava e ciò che faceva; ma da oggi non è più solo, ed è anche fortunato, perche un altro pazzo come me, si è unito a lui. Ha rispettato tutti, moglie, figli ed amici ed ha lasciato loro esempi di una vita onesta. Grazie alla figlia ed a Cosimo se ha pubblicato le cose che pensava e che, poi, componeva. Lo dico a tutti voi, lui va ricordato come un grande uomo retto e degno letterato. Non so scrivere con quelle parole che lui usava, specie quando la Vergine, in versi, lui pregava. Parole di speranza, parole cariche di dolore, frutto di fede interiore, ma che non manifestava; parole riflettute con la mente e con il cuore, perchè lui aveva un patto con Nostro Signore. Ora non so cosa stia pensando di ciò che dico, solo mi maledirei, se stessi sbagliando; ma, di certo, dove si trova, lui pensa a fatti seri, vuole solo ricordato come “Gianni lu barbieri”. Emanuele Castrignanò

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Graziana Montanaro, figlia del Poeta Gianni Montanaro, premia il poeta Emanuele Castrignanò per la poesia dedicata al padre. L’Evento coincide con l’Anniversario della scomparsa. ___________________________________

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Appendice In appendice alla poesia vincitrice, con cui Castrignanò ha saputo ben interpretare e descrivere la particolare figura del suo personaggio (Gianni Montanaro), vengono di seguito pubblicate due tra le sue ultime e significative composizioni in vernacolo, meritevoli di essere conosciute per la loro originalità, oltre che per lo stile dialettale, compendiate dalla traduzione in lingua italiana. In queste poesie inedite, dedicate a Gesù Crocifisso, ben si esplicita la sensibilità spirituale del poeta, legata alla sua formazione religiosa.

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Il Crocifisso rinvenuto senza braccia Un fatto vero, divenuto cronaca - a cui è seguito un importante Evento Celebrativo presso la sede di Idea Radio, in Latiano-, ha coinvolto Emanuele Castrignanò. Egli, ricevendo la foto sopra esposta, ne rimane colpito, commosso ed esterefatto, al punto da trasformare subito in versi le sue sensazioni, così come di seguito espresse nella sua originale poesia, dal titolo:

Cristo senza braccia di Emanuele Castrignanò

Da una storia vera Cristu senza razzi M’è fattu ‘mprissioni Cristu senza razzi sobbr’a na Croci vecchia cu do’ strazzi; paria sfrigiatu puru toppu muertu pi’ corpa ti l’omu vili e natu stuertu. Eppuru stava ddà, si mantinia sobbr’alla Croci pi corpa, puru, mia; ma ‘n’anama bona, santa e dispiaciuta uardandu Cristu no’ si l’è tinuta. “No’ po’ rista’ ccussi Nostru Signori, cundannatu a morti pi’ rida’ l’onori a l’omu persu ormai ‘ntra lu piccatu, ca si lu porta già ti quand’è natu”. Ci iu nci penzu a Cristu mutilatu, toppu ca quedda fotu agghiù uardatu, penzu e ripenzu a stu mundu rrivutatu ti cè Cainu lu frati è stumpisciatu. 69


Fami, viulenzi e uèrri ‘ntra nazioni, firiti, muerti e tanti tistruzioni. Non era, certu, qustu ca vulia nascendu Cristu, sicundu prufizia. A quanti cosi brutti agghiù pinzatu vitendu Cristu ‘n Croci mutilatu, piccinni senza corpa, né piccati, pi’ strata ‘bbandunati e marturiati. Mo’, li razzi arretu hannu turnati e putimu ‘ncora essiri ‘mbrazzati. Ma! Puru ca Cristu resta ddà chiantatu, osci mi pari Pasca, è risuscitatu! Latiano, 8 Febbraio 2014

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Cristo senza braccia Mi ha impressionato vedere un Cristo senza braccia su una vecchia Croce con due stracci, sembrava sfregiato anche dopo morto per colpa dell’uomo vile e dall’animo cattivo. Eppure stava li, si manteneva su quella Croce, dov’era anche per colpa mia; ma un’anima buona, santa, dispiaciuta guardando il Cristo non se l’è tenuta. “No! Non può restare così Nostro Signore, condannato a morte per ridare l’onore all’uomo ormai vittima del peccato, che se lo porta dentro già da quando è nato”. Se io ci penzo al Cristo mutilato, dopo avere visto quella foto, penso e ripenso a questo mondo così disordinato da quando Caino maltrattò e uccise suo fratello. Fame, violenze, guerre tra nazioni, feriti, morti e tante distruzioni. Non era, certamente, questo ciò che voleva Cristo nascendo tra di noi, come d’antica profezia. A quante brutture ho pensato vedendo Cristo in Croce mutilato, bambini senza colpe, né peccati, abbandonati per strada e mutilati dalle violenz Adesso, con il restauro, le braccia di Cristo son tornate e possiamo ancora meritarci il Suo abbraccio. Ma, anche se Cristo resta ancora in Croce, oggi mi sembra un’altra Pasqua, un’altra Resurrezione! Emanuele Castrignanò

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Il Crocifisso, prima del restauro.

Il Crocifisso restaurato. Per la Croce in legno: Angelo Carpentiere. Per le braccia in cartapesta: Raffaele Murra. Per le mani in ceramica: Cosimo Papadia.

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Cristu sta ‘ncora ‘n croci (Versione in vernacolo)

Quru giurnu la capu no’ mi ccumpagnava, e sci’acchiandu nqunùnu cu mi scaricava. ‘Na Chiesa ti ponta, pi’ casu, s’à pigghiài e, senza cu nci penzu, ddà intra mi truvài. La puzza ti la cera, l’ardori ti lu ‘ncienzu, mi fèciara stunàri, ca no’ nci vògghiu pènzu; ‘n’òrgunu cu li canni, ‘na mùsaca spandìa, la capu mi girava, li senzi sta’ pirdìa. No’ mi parìa ‘na Chiesa, parìa lu Paratìsu, li iàmmi trimulàunu, nè mi tinìa tisu; ti corpu, iu m’acchiài nanz’a ‘nu Crucifissu, sia ca mi sta spittava e mi uardàva fissu. No’ sacciu come fòi, mi veddi ‘nginucchiàtu sia ca quedda mùsaca mi l’era, po’, urdinàtu. Urdàva Cristu ‘n croci ca mi vulìa parlava, e iu cu tanti lacrimi la facci mi bagnava. 73


Pinzieri mi scirrài, ddà mi sintìi sirènu, no’ nc’era cchiu’ mutivu cu ŝcattu ti vilenu, ti fronti a ‘n’innucenti, a morti cundannatu pi’ libiràri l’omu ti l’òtiu e lu piccatu! Cè cori er’a tinìri, cu mori ccussì ‘n croci, tratìtu, prucissatu, ‘ntra suffirènzi atroci? No’ mi simbrava muertu, vitìa ca si turcìa pi’ tutti li piccati . . . puru ti parti mia. Iu lu vitìa ‘n croci, cu centri trapassàtu, e intra sintìi ‘nu fuècu pircè m’era ‘mbrazzàtu; sicùru stava a sensi e nò’ mi sta’ sunnàva, sobbr’alli rrobbi mia lu sangu sta’ sculàva. Ti tannu, hagghiù capitu pircè resta chiantàtu e toppu tomila anni sta ancora cundannatu: l’omu no’ s’è pintìtu, no’ lassa lu piccatu, ma Cristu lu spetta ‘n croci, ci voli po’ ‘mbrazzàtu.

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Cristo resta ancora in croce (Versione in lingua madre)

Quel giorno avevo troppi pensieri per la testa e andavo alla ricerca di qualcuno per scaricare la mia rabbia. Per caso, mi trovai di fronte ad una Chiesa e, senza pensarci, mi trovai dentro. Il puzzo di cera bruciata ed il profumo d’incenzo mi stordirono tanto, che non mi va di pensare; un’organo a canne spandeva della musica sacra, mentre mi girava la testa e stavo per perdere i sensi. Non mi sembrava di stare in Chiesa, ma in Paradiso, le gambe mi tremavano, non mi tenevo in piedi; senz’accorgermi, mi trovai innanzi ad un Crocifisso, e, come se mi stesse aspettando, mi fissava negli occhi. Non so come fu, mi trovai, di colpo, inginocchiato, come se fossero state le note musicali ad ordinarmelo. Guardavo Cristo in croce come se mi volesse parlare, mentre copiose lacrime mi bagnavano il volto. 75


Dimenticai tutto, lì trovai la serenità, non c’era più motivo perche fossi adirato, di fronte avevo un innocente condannato a morte, per liberare l’uomo dall’odio e dal peccato. Che cuore Egli doveva avere, per morire in croce per noi, tradito, processato, e vittima di sofferenze atroci ? Non mi sembrava morto, io lo vedevo ancora soffrire per tutti i peccati degli uomini, … i miei compresi. Lo vedevo in croce, trafitto da lunghi chiodi, fui pervaso da un fuoco dentro, sentivo il Suo abbraccio; di certo non sognavo né deliravo, anzi sui miei vestiti colava il sangue delle Sue ferite. D’allora ho capito perché dopo più di duemila anni resta ancora lì, in croce, a scontare la Sua condanna: l’uomo non si è pentito, resta ancora vittima del peccato, e Cristo è lì che lo aspetta, per scendere ed abbracciarlo.

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1° Premio, per la “Sezione Poesia Musicata e Cantata”, assegnato ad Elena Della Bona, con la Poesia “Vale la pena vivere”. BIOGRAFIA Elena Della Bona, nata a Brindisi nel 1994, sin da piccola ha mostrato uno spiccato interesse per l’arte in genere, ma in particolar modo per la musica, prendendo lezioni di chitarra e, successivamente, di pianoforte. La passione per il canto, però, ha avuto il sopravvento, cimentandosi presto da cantautrice. In occasione di un evento luttuoso, la morte inaspettata del padre di una sua cara amica, compone e canta la sua prima canzone. Per perfezionare la sua voce, prende lezioni di canto a Lecce da Nando Mancarella. Incide diversi brani scritti e musicati da lei, partecipando ad alcuni concorsi, tra cui a Sanremo Giovani, classificandosi tra i primi quaranta candidati. In concomitanza a questi eventi, ha dato seguito alla sua ispirazione missionaria, approfondendo il suo cammino spirituale ed aggregandosi ad un Gruppo che diffonde la Parola Evangelica. Partecipa, con varie interpretazioni canore, alla messa in scena di Musical a sfondo religioso, che rappresentano la vita di alcuni santi, tra i quali Madre Teresa di Calcutta, Santa Margherita Maria Alacoque, Santa Faustina Kowalska, Madre Speranza ed anche Mosè. Si diploma al Liceo Socio Psicopedagogico di Brindisi “E. Palumbo”, presentandosi all’Esame di Stato cantando, in finale, la sua composizione “Vale la pena vivere”, lo stesso brano dedicato a Melissa Bassi, con il quale ha ottenuto consensi e notorietà. 77


Dopo la maturità si iscrive alla Facoltà di Lettere e Filosofia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, per il corso di laurea in Linguaggi dei Media. Pur consapevole dei talenti ricevuti e delle sue possibilità artistiche, cosciente delle difficoltà che si incontrano nella vita, si rende disponibile, con umile generosità, ogni volta che è richiesta la sua prestazione artistica, confidando soprattutto nell’Aiuto della Provvidenza, propria di chi alimenta la Fede ed accetta con fiducia la Volontà Divina.

Commento alla poesia “Vale la pena vivere” Il testo è una composizione sgorgata spontaneamente in breve tempo dal cuore di Elena Della Bona. In seguito all’assurdo attentato con la morte di Melissa, un vuoto ha attanagliato il suo animo. Dopo alcune notti quasi insonni, Elena ha deciso di mettere in versi e poi in musica quanto aveva in cuor suo. È così che sono emerse tante domande, dubbi, incertezze ed anche tanta rabbia. Nell’immaginazione, Melissa è come se guardasse da lassù e, magari, ascoltasse pure. È stato così che sono sorte le domande che non davano pace alla giovane Elena, occupando confusamente tutti i suoi pensieri. Una domanda forte, come un’accusa, le risuonava dentro: “Ma che senso ha vivere?”. A questa età certi interrogativi turbano l’animo sensibile di ogni adolescente, specie innanzi a certi luttuosi avvenimenti. “Perché, allora, vivere? Perché affannarsi tanto in questo mondo di incertezze?”. Queste le domande assillanti della giovane, ma il “perché” lo ha quasi spiegato la stessa Melissa, nella sua dimensione spirituale, facendo capire ad Elena che, per comprendere tutto ciò, occorre entrare nel suo Mondo, dove là solo si può comprendere il vero senso della vita e della morte, dove la vera unica Speranza è riposta nell’Amore sublime, che vince la stessa morte, così come contemplata nella Resurrezione del Cristo. Questa è la vittoria vera di chi sa credere nell’Amore, quello impresso negli occhi di Melissa, che non moriranno mai in chi sa amare, come l’hanno saputa amare i suoi cari e chi gli ha voluto bene: ecco perché . . . Vale la pena vivere! 78


VALE LA PENA VIVERE In certi momenti non sai cosa dire che cosa pensare, non sai quanto vale una vita, se l’hai spesa o buttata via. Ed io qui davanti a un foglio bianco mi chiedo se, poi, conta il mio dolore davanti a te che adesso non risponderai. Ma dimmi tu se tutto questo ha un senso. Dimmi tu se vale la pena vivere. Ma dimmi come faranno i tuoi genitori e come faremo noi qua fuori e spiegami perché proprio a te. Dimmi se manie di onnipotenza possono togliere anche l’innocenza. Dimmi tu se vale la pena vivere, dimmi tu se vale la pena vivere. Guardaci bene, lassù, tu che puoi e vedi che strazio c’è dentro di noi, un futuro spezzato da tanta infamità. Io non ti conosco, lo sai, non importa, ma quel tuo sorriso mi ha fatto pensare a quanto è importante la vita, la gioia e l’amore. Ma dimmi tu se tutto questo ha un senso. Dimmi tu se vale la pena vivere. Ma dimmi come si può fare a perdonare chi ti ha tolto i sogni e l’avvenire e spiegami perché proprio a te. Non trovo più un senso alle parole ed ogni emozione si chiama dolore. Dimmi tu se vale la pena vivere. Dimmi tu se vale la pena vivere. Ma sono certa che diresti si. Ma sono certa che diresti si!

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E grazie per averci aperto gli occhi abbiamo visto dentro noi un mondo che vive e che cerca amore. Un mondo che vive e che cerca amore. Amore.

Elena Della Bona, mentre interpreta la sua poesia musicata Vale la pena vivere.

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Un altro momento della travolgente interpretazione di Elena Della Bona.

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Il brano poetico VALE LA PENA VIVERE, in seno alla Premiazione, è stato particolarmente apprezzato nella versione musicale, interpretato dalla splendida voce della stessa autrice Elena Della Bona. La cantante mentre riceve, sotto, il 1° Premio per la Sezione Poesia Musicata e Cantata.

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PREMIO SPECIALE

“Beato Bartolo Longo“

PER GLI ALUNNI DELLE SCUOLE Un premio speciale di partecipazione, istituito per gli alunni delle scuole, è stato assegnato ex-aequo agli alunni Francesca La Costa ed Angelo Scarafile, con la seguente Motivazione: “Le poesie dei due alunni evidenziano alcuni tratti essenziali della vita dell’Avvocato Bartolo Longo. L’Amore verso la Vergine del Santo Rosario, emblema della missione longhiana, emerge assieme all’esemplarità delle opere benefiche compiute dal Beato in Valle di Pompei. Pertanto, i due giovani autori confermano la propria consapevolezza nel saper apprezzare le basi morali, sociali e religiose scaturite dalla conoscenza di questo illustre personaggio latianese. Una nota di merito va alla composizione di Francesca La Costa, con la poesia LE SUE ULTIME PAROLE, nella quale ha voluto sottolineare la tragica realtà degli immigrati a Lampedusa, che ben raffigurano le finalità umanitarie che si riscontrano nella vita e nelle opere di carità del Beato Bartolo Longo.

Francesca La Costa riceve il Primo Premio Speciale “Beato Bartolo Longo“ dalla Signora Rosa Longo.

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come EVIDENZIato nella presentazione DEL LIBRO, di SEGUITO VENGONO PUBBLICATE due collane di poesie inedite dElla poetessa antonia chimenti, donate al movimento LAICO BBL per le finalita’ umanitarie E PER L’ORFANOTROFIO IN INDIA, INTITOLATO: “CASA DELLA DIVINA MISERICORDIA beato bartolo longo”.

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L’ARTE POETICA DI ANTONIA CHIMENTI

Dalla poetica di Antonia Chimenti traspare la concezione della “vita come dono”: il messaggio cristiano, anche se rigoroso, coinvolge pienamente l’esistenza con la sua semplicità. Infatti, è impossibile sfuggire a tale esigenza interiore che, nella sua radicalità, risponde all’invito a “servire”, propugnato da Gesù. Tale appello sconvolge l’animo umano con la sua carica passionale, da cui non può esimersi la sfera razionale, che è, anch’essa, travolta dalla coerenza logica del richiamo. L’Amore disinteressato che il Salvatore vive e insegna a condividere con Lui non intacca la lucidità della ragione, bensì supera i limiti della stessa ragione. Esso amplia le dimensioni dell’essere, abbatte la barriera di una vita incentrata unicamente sull’Ego: dà un senso, un significato all’esistenza umana. Quello cristiano è un Amore speciale, che si nutre alla fonte della Grazia, attraverso i Sacramenti; è sostanziato di Divinità: è Santo. Tale Amore ha una carica travolgente, che scardina senza violenza ogni intima difesa. Nella consapevolezza di questo Dono Divino la Vita acquista un senso: il cristiano sa che ogni azione di servizio, ogni atto d’Amore le conferisce suprema dignità, al di sopra di tutto. Nasce così la necessità di un impegno ad utilizzare i propri talenti nel modo più consono ai valori etici, su cui deve fare riferimento tutta l’esistenza umana. Rifacendosi al concetto di “Metanòia”, di Padre Aldo Bergamaschi (il quale ricalca le orme di San Paolo di Tarso), vale a dire il concetto di conversione, con cui Gesù Cristo ha capovolto nel suo tempo l’intero assetto socio-eticopolitico, introducendo nuovi valori nella Storia, la Poetessa, nelle sue liriche, auspica un rinnovamento totale dell’essere umano e della realtà circostante, per la soluzione dei problemi che attanagliano sempre più l’animo umano. Le relazioni fra consimili, oggi più che mai, sono intaccate dal morbo del potere, del sesso, del danaro, spesso considerati alla stessa stregua dei valori tradizionali, e non come semplici strumenti per raggiungere sani obiettivi costruttivi. Anche le forme di espressione artistica sono un servizio, così come i talenti sono un dono da elargire. Non è consentita disarmonia tra Vita ed Arte: l’Arte del Cristiano deve essere Cristocentrica, poiché da Cristo proviene e a Cristo deve ritornare, attraverso l’edificazione delle anime. Non sono consentite devianze o ammiccamenti nei confronti dell’arte mondana, in quanto l’Artista Cristiano deve esprimere Valori Cristiani. In poesia, l’impulso a scrivere trae energia vitale dalla fonte inesauribile che nel fondo del cuore rivela la Presenza di Dio.

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Sorge allora forte e prepotente il desiderio, anzi la necessità di condividere con i fratelli emozioni, pensieri e preghiere: la poesia è, quindi, uno dei più nobili strumenti atti a raggiungere tale scopo. Questi concetti trovano largo spazio nel racconto della poesia premiata, che rivela semplici ma profonde parole, elevando l’animo a positive riflessioni.

Gli scritti di Antonia Chimenti Le diverse composizioni di Antonia Chimenti, che abbracciano i più svariati argomenti, evidenziano la sua filologica poliedricità culturale ed educativa, che ben si inseriscono nei programmi del Movimento Laico BBL. Senza voler entrare nel merito delle sue numerosissime produzioni letterarie, ma solo per dare in questa occasione un ulteriore saggio sullo stile dei suoi esaustivi scritti, si riportano di seguito due brevi commenti, che esplicano sufficientemente il motivo di interesse da parte dei cultori della letteratura classica e contemporanea. Il primo commento riguarda l’attuale visione cristiana ed il modo con cui può essere alimentato interiormente il senso della Fede. Il secondo commento riguarda una riflessione spirituale sull’Amore, in riferimento ad alcune rivelazioni della mistica tedesca Justine Klotz, dal titolo “DIO PARLA ALL’ANIMA”.

Riflessioni sulla Fede Non è impresa facile vivere oggi l’ideale cristiano in un mondo dove la vita è sempre più ridotta a spettacolo da esibire, dove la forma prevale sulla sostanza. Non è facile soprattutto per chi ha ricevuto talenti speciali. Se si rilegge attentamente il Vangelo si scopre che Gesù parla alle folle e che le folle sono alternativamente entusiaste e ostili, amiche e nemiche, osannanti e violente. I momenti più belli sono quelli delle conversioni individuali, dove i personaggi decidono di cambiar vita e lo fanno perché nel loro cuore, nella loro mente, nella loro anima la Parola opera uno sconvolgimento che li rimette in discussione. Lo stesso avviene giorno dopo giorno per il credente. La Parola pone interrogativi ineludibili. La mancata risposta positiva al richiamo di Dio alimenta ansie e timori, produce disorientamento. La salda certezza della Fede, congiunta all’Amore e al sacro timore, produce un dinamismo che nulla può arrestare. La dimensione terrena si vive con slancio ed entusiasmo. Solo così, ancorati al Salvatore, la Grazia non tarda a manifestare l’imprevedibile. Da “Pensieri e riflessioni”, di Antonia Chimenti

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Un commento di Antonia Chimenti su l’Amore, in riferimento ad alcuni scritti della mistica tedesca Justine Klotz, che riguardano le Rivelazioni contenute in DIO PARLA ALL’ANIMA.

Si può commentare l’Amore? Spiegarlo? L’Amore lo si sperimenta, lo si vive, lo si alimenta nel cuore, lo si dona. L’Amore di Dio lo si accetta o lo si rifiuta. Non esistono altre vie. Lo si accetta con umiltà, tutti insieme, senza escludere nessuno, pena il fallimento della nostra esistenza, del fine cui orientare la nostra esistenza, che è quello di ritornare alle nostre divine origini, amando Dio e il prossimo, riconoscendo con umiltà i nostri limiti, difetti, peccati e chiedendo perdono per noi stessi e per gli altri. Il Male è proteiforme e insidioso, assume forme ingannevoli e allettanti, ci attende al varco, ovunque, e noi non possiamo nulla senza Dio, senza la Preghiera. Dio ci chiede poco: umiltà, abbandono fiducioso nelle Sue mani, Preghiera, buona volontà. E’ Lui, il Tutto in tutti a fare il resto: farci vivere e trasformarci. L’esperienza miracolosa della mistica tedesca, rinnova nella mente e nel cuore l’appello al nitore, alla liberazione dal male, all’innocenza, alla Grazia, ma anche al rispetto per il Divino, che da 2000 anni risuona nelle coscienze. Che sia proclamato con gioia anche ora! Antonia Chimenti, San Michel, 27 Dicembre 2013.

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DAL COMMENTO DI UNO SCRITTORE SUL LIBRO DI POESIE DI ANTONIA CHIMENTI dal titolo: P U G L I E (pubblicato sul sito www.beatobartololongo.it)

(…) Le immagini, i personaggi mi hanno calato in un mondo puro e incontaminato, dalla semplicità disarmante: i personaggi sono il flash di una umanità ricca di amore, che conserva il senso dell’accettazione pacifica e dolce della vita. Mi sono rivisto bambino in mezzo ai campi fioriti e tra gente semplice e amante del proprio quotidiano. Molto di quanto tu hai illustrato nel prezioso libretto, un vero gioiello, si trova anche nell’ultima mia pubblicazione: un ritorno ad un passato arcaico e nostalgico, che molto difficilmente è ravvisabile nei tempi odierni, purtroppo! Le riflessioni sulla poesia (sua natura, stili) nascono da un cuore sincero e sono personalissime, esse dipendono dalla cultura e dalla sensibilità del singolo; la persona che ama la poesia e l’apprezza deve con sincerità e onestà esprimere il suo sentire, non quello di una qualsiasi altra persona che ha scritto dei versi.

Estate

E

state di gioia di mestizia pur sempre della bellezza il trionfo s’erge sublime a rinfrancare il cuore! 88


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Prima Collana di Poesie

“Estati” di Antonia Chimenti _________________________________________________________ Stampato a cura del “Movimento Laico di Preghiera Beato Bartolo Longo” Latiano (BR) www.beatobartololongo.net 90


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ANTONIA CHIMENTI Note biografiche La poetessa Antonia Chimenti è nata a Crispiano, in provincia di Taranto, nel 1949. Ha conseguito la laurea <<summa cum laude>> in Lingue e Letterature Straniere presso l’Università di Parma, con una tesi sul poeta francese Simon Goulart. Ha insegnato lingua, letteratura, civiltà e commercio francese in Istituti di istruzione secondaria, svolgendo, al contempo, lavoro di ricerca in campo pedagogico e scientifico, con varie pubblicazioni di critica letteraria. Dopo il 1990, si è adoperata nella ricerca storica sulla cultura italiana e francese del Rinascimento e nella traduzione di alcune opere. Dal 1994 si è occupata di approfondimenti su vite di personaggi femminili esemplari (Veronica Gàmbara, Isabella Morra e Renata di Francia) pubblicando le sue ricerche. Emigrata in Canada nel 1998, ha insegnato in scuole di vario ordine e grado, redigendo articoli in lingua italiana e francese per giornali locali, collaborando, altresì, al Forum dei lettori presso il giornale francofono L’Express. Ha svolto attività culturale presso scuole e alla Golden Academy. Negli ultimi anni ha proseguito il lavoro di ricerca storica e letteraria, in particolare sullo scrittore algerino Albert Camus, della cui opera postuma pubblicherà un saggio in lingua francese dal titolo “Le premier homme”. La sfida educativa, che fonti autorevoli indicano come l’emergenza del nostro tempo, trova accoglienza nell’attività della Chimenti, volta alla progettazione in Canada di un liceo italiano, cui da diversi anni la poetessa dedica risorse economiche, tempo e attività letterarie. Antonia Chimenti, autrice di numerose opere letterarie di interesse internazionale, è impegnata come scrittrice di saggi, racconti e poesie. 92


Antonia Chimenti

Estati _________________________________________________________ A cura del “Movimento Laico di Preghiera Beato Bartolo Longo� Latiano (Brindisi) 93


Alla Redazione del Movimento Laico di Preghiera del Beato Bartolo Longo

Casuali eventi mi hanno condotta a fare la Loro conoscenza e a compiere un percorso insieme in un anno significativo per noi cristiani, quello della Fede. Fortunate circostanze, che mi hanno fatto toccare con mano un’esperienza di vita, la Loro, dove pensieri, parole ed opere sono in simbiosi e fruttificano, con la benedizione del Cielo. Nella regione in cui i miei genitori nacquero e trascorsero gli anni difficili e belli della giovinezza ho scoperto un luogo, la Loro città e delle persone, Loro, che costituiscono per me un punto di riferimento serio per far confluire alcuni pensieri, che si materializzano in parole, certa di una fraterna accoglienza. In un moto spontaneo, esente da timori e sospetti, foriero di gioia, invio una mia recente raccolta, ancora inedita, dal titolo Estati, composta nell’arco di cinque estati consecutive, trascorse in Italia. Un omaggio alla Vergine Santissima, in riparazione degli atti di iconoclastia e blasfemia, nonché delle bestemmie contro la Sua Persona e contro il Suo Nome. Lascio fiduciosamente a Loro il compito di divulgarla, nei tempi e nei modi che riterranno più opportuni, per finalità educative ed umanitarie. Buon Natale!

Antonia Chimenti Dicembre 2013 94


Alla Madonna di Pompei. In memoria di Ivonne Pro Opere Longhiane del Movimento Laico di Preghiera BBL, Latiano (Brindisi).

Il Santuario di Pompei, dedicato alla Regina del Santo Rosario, fondato dall’Avv. Bartolo Longo, assieme alle opere di caritĂ . A fianco, la chiesa matrice di Latiano (Brindisi), dove è stato battezzato il Beato. 95


Copia di Charles Edward Perugini -Nell’aranceto-

Invito alla lettura A chi leggerà questo libro rivolgo un affettuoso invito a scorgervi momenti di raccoglimento, che mi sono concessa nell’arco di cinque estati, trascorse nel mio amatissimo Paese. Poco spazio ad eventi e persone, molto spazio a moti dell’anima, emozioni, sentimenti. Per me è stato come salvare la parte imperitura che ci accomuna in un’amorosa, affettiva e razionale consapevolezza del nostro destino, che ci oltrepassa, per congiungerci alle divine origini, cui dobbiamo tendere sempre e comunque. L’Autrice San Michele, Novembre 2013. 96


Piantina di Dio Piantina di Dio Tenue e delicata Soffri per niente Piangi Ti fa bene Non ignorare Chi t’assiste e ti ama Piantina di Dio Volgi il capo a Lui Offri la tua sete Volgi la testolina

Il Cielo ti attende Prodiga l’amore Serba il tuo mistero Piantina di Dio.

Notte di Luna Sussurri Guaiti Fremon le foglie Langue la terra Ė dolce anche il dolore Adesso. 97


Silenzi

Perché ?

Silenzi loquaci Non chiedere Avrai Conquista il tuo pane Sii fiera e forte Umile e pura Ancella di Dio.

Perché tessi ricami Di sogni e parole Ma imbelle soccombi Nel reale? Perché non agiti Stendardi di fiamme Rombanti vestigia? Umile e dimessa Assisti alla vita Stremata giaci Perché?

Vedere Vedere con occhi tersi Sempre Ciò che non vedono Salire l’erta scoscesa Con gioia Abbracciare gioiosa La croce.

Madre Madonna Bella e pura Silente come questa notte Senza parole Guardavi, operavi, Lo cercavi Non si perdeva Non errava Seguiva il Suo destino. Era duro con Te Non fu tenero mai Ti preparava uno strazio Infinito. 98

Parole Armi Lodi Fuoco Gelo Nulla importa Anima pura Nulla teme Nulla arresta Il dolce volo Nulla frena Il dolce slancio Libera l’anima Ardente il cuore Lode perenne Al tuo Signore.

È’ fermo È fermo il tempo Gira la terra


Ma ė fermo il tempo Come te Che un alito di vento Anima Che l’afa opprime È fermo il tempo Ieri, oggi, domani Vane parole Futili impressioni Vivi serena Ciò che conta È l’Eterno

Dormi sereno A te la vita Riservi dolcezza Lontana da te La lordura Dei tempi Dormi sereno Vegli la luna Su di te Grande dono Prodigio d’amore Triste e maturo.

A te

Il fuoco

A te che sai Ciò che conta A te Che ami Il mio dolore Le mie rughe Il mio sorriso A te Che sai tutto Di noi E perdoni A te Anima bella Che chiedi quiete E amore A te Uccellino solitario.

Il fuoco divampa Tutt’intorno Violento e rude Duro e spietato Aliti grazia Invisibile ai più. Leggiadre movenze Tessi la tua seta Invisibile ragno Impercettibile, inane All’opera attendi Sempre ricominciata Paziente e solerte. Impazza il rumore Tutt’intorno. Impazza l’ardore Di fiamme.

Dono Grande dono 99


È adesso

È adesso Che puoi Se vuoi Ė adesso Che sai come fare E che cosa. Cogli il momento Che conta È il cuore Il cuore ti dice: “Fallo per loro” “Ama”.

Non chiedere

Perfetta non sei Lo sai Pur sempre creatura Che Dio volle Qui ed ora Nei rovi pungenti A tessere stelle.

Non chiedere Dai Non attendere Anticipa Non piangere Sorridi Non increspare Il volto Distendi sereno I tratti L’estate folle È lontana Lo sgomento È un ricordo Pazienta Non chiedere Tu che sai Fai e dai.

Grazia

Sole e stella del mattino

Tutto ė grazia Dillo al mondo E mostralo Tutto ė grazia Piccola creatura Formica di Dio Puntino di cielo Miosotis stellato Fogliolina delicata Tenue, esangue,

Sole e stella del mattino Sei così per me O bambino Dammi retta Non c’ė fretta C’ ė l’amore sulla vetta Un Amore di diamante Bello e puro come te È il premio Che t’attende

Perfetta non sei

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Ti fu dato TUTTO Rendilo ora.


Dopo lunga e vana attesa Non vagare triste e ansioso La tua donna è là Gioia e pace ti darà Sarà tua Tua per sempre Con il corpo E con la mente Tua per sempre.

Amaro Amaro calice La vita ti diede Amaro calice Bevesti Amaro il tuo sorriso Di chi sa Di chi vede Vane illusioni Di chi sente Confuse mire Amaro calice.

Non tardare Non tardare Opera Non tardare Solerte e attenta Non tardare Con indugi Ferma e salda Tutto tace Non il cuore Sempre desto

All’ardore Abbandona ogni timore Non indugiare Opera il bene.

Colpisci Colpisci fratello L’immagine logora Di sogno svanito Colpisci fratello L’immagine franta Di desideri Colpisci fratello Te stesso In me.

Liberi Liberi di esser tuoi figli Liberi e gioiosi Per ricevere e dare.

Madre Madre mia In Te confido A Te mi affido Sola eterna Sola vera “Bella e pura” “Madonna.”

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Nascesti

Amare

Nascesti oggi Mamma Madonna Esente da macchia A mostrare Ciò cui tendere Urgevi con amore Maltrattata dalla vita Donasti al mondo la Luce In squallida stalla Rifulse il Vero Dolce Madonna Non ci fu palazzo per Te. Insegnasti con la vita Come accogliere il dolore Casta e buona Integra persona Non prevalse l’istinto Non prevalse l’orgoglio Degna Madre di Tuo Figlio Trionfi con Lui Santa e pura Bella eterna.

Amare è accettare Non giudicare Sorridere.

Voglion certezze Voglion certezze Fanno domande Urgon feroci Imbelle proponi Di tacitar furori Travolti da deliri Mai sazi Per impellenti bisogni Di glorie vane. 102

Ragione e torto Ragione e torto Per i folli Folle ragione Limitata ragione Ti avvolgi su te stessa

Toccare Toccare con mano L’essenza lieve Di cose e persone Qui è dato Toccare con mano Il mistero Vivere incurante Dei solchi profondi Di percosse e insulti Vivere sereni Con cuore mondo.

La ragione La ragione Forte e debole Vacilla Cade e si rialza Si specchia in se stessa


Opere e parole Opere piccole e grandi Parole Sussurri meglio Sì e no, forse Parole sane Sorrisi di coraggio Senza vacillare mai.

Un’estate ancora Un’estate ancora Che vivi Nella lucente Brezza che alita L’anima tua, Leggera, ora, Libera e salda Su roccia granitica. Libera, leggera, salda Nella Grazia.

Inni di lode Inni di lode A Te, Padre, Creatore di vita Grande, Infinito Grottesca scimmia Ti sfida imprudente L’infedele ed ingrato Che non vuol vedere Ciò che sa.

Tramonto Tramonto rosato Del mondo Ch’ė Suo Di me Ti fo dono O Grande e Divino Accogli l’offerta D’un’anima È Tua.

Prodigio soave Prodigio soave Natura perfetta D’un piano divino. L’eterno scandisce Nel tempo La favola bella Che umani ci fà.

In silenzio In silenzio L’ascolto Dialoghi canterini Con pause eloquenti Diversi toni e cadenze E trilli sbarazzini Regnan sovrani Nell’ora che al tramonto Volge le ali E tu vivi l’incanto.

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Non più Non più attesa Presenza attenta Colma d’Eterno, Dove il tempo, Pulsazione calma Vigile e solerte Alle creature dona Amore paziente.

Non cercare Non cercare Fuori di te Ogni bene In te vive Fallo splendere.

Grazie Grazie a Te Palpito di luce Tenera e soffice Presenza Eternamente nel cuore, Alimento soave.

Mai tristi Mai tristi pause, Solo presenza Umile nell’ardore D’Amore puro Che nulla esclude 104

Solo così Il miracolo vive.

Mai finirò Mai finirò Di rendere grazie E lodi a Te, Signore, Per i doni che ci dai E che a Te tornano, Uniti in Te, Grande e Santo, Eterno Creatore.

Lungi da Te Lungi da Te Buio In Te Luce, calore, gioia Cuore di carne Mente pulsante Amoroso palpito Amore infinito.

Anime Anime intrecciano Voli e canti Solenni celebrano La Tua Passione Che ė vita imperitura In questo coro Uniti


Ghirlande formiamo D’olezzanti gigli Per sempre in Te.

Lode Lode a Te Padre Tuo è il creato Tue le creature Nell’eterno prodigio Ogni giorno rinato Della vita.

Ancora Ancora lode a Te Padre Eterna luce Alito di vita Un rendimento di grazie Sia la vita mia A Te ancora.

Nulla fuori di te Nulla fuori di Te Vive Nulla accendere può I vivi colori dell’anima Creatore buono Paziente e gioioso Luce viva e soave.

E nonostante E nonostante tutto Ti amo o Padre E amo le creature In te mio Dio Tutto splende Sempre ed ovunque Fiamma viva Splendore senza tramonto.

Luglio Luglio di luce Preludio sacro All’eterna estate Che ci fa dei.

Ancora Ancora ritmi La speranza Per noi Nella sinfonia Di colori Che accendi ogni giorno Rosa tenue e azzurro Il Tuo cielo.

Gesù Gesù mio Grande Re Cuore immenso Tutto rinserri 105


Dolce giogo La luce Tua Dissipa tenebre Alimenta pace.

Mai finirà Mai finirà Questo spazio d’eterno Che irradia Dal cuore Che accende la mente Che fuga tristezze Che ispira perdono Che placa timori.

Sono in Te Sono in Te Li senti Attendi serena All’opera tua Tranquilla disponi Del tempo tuo sacro Attendi all’altare Di vita pulita.

Lode Lode a Te Maria Sempre per me Gioia infinita Luce dolcissima Palpito lieve Fresca rugiada Dell’anima mia.

Contenta Contenta di poco E di tutto Osservo stupita Il miracolo ch’eterno Ripete il moto perenne Di vita mai spenta Immersa nel flusso Contenta e serena.

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Mi spiace Mi spiace vedere Tanta tristezza E astio e crucci Mi spiace vedere La Tua Luce Spenta sui volti Di umani intenti A mirar se stessi. D’una cosa ti prego Accendi la Luce Tua Nei loro cuori E lieti falli.

Mai cesserò Mai cesserò Finché vita Prodigare vorrai Mai cesserò Di cantare Le lodi Tue Amore perfetto Mente sovrana Gioia radiosa Luce del cuore.

Cullata dal Tuo amore Respirano quiete Le creature Il pensiero Tuo Le fa vive, Grande, grande, grande, Immenso Padre.

Coraggio Coraggio mai domo Fiducia mai spenta È grande l’Amore Che uniti ci tiene Promana da fonte Perenne e vitale Invito a non cedere Le armi a viltà.

Ringraziarti Ringraziarti dovrei Per ogni raggio di luce Che la Tua riflette Sole immenso Nella vita mia Che ogni ombra fughi.

Grande luce

Luce

Grande luce Mare immenso Nel mio buio Pura gioia accendi. La mente serena Riposa in Te

Luce nel buio Di coscienza solitaria Ove il cuore Non pulsa talvolta Perchè la mente 107


Tarli agita. Fresca brezza Vivida sorgente Spegni l’arsura D’una sete mai sazia.

Pietà Pietà Dolce pietà di me Signore Nell’inferno Che ira apre Diffondi la brezza Tua Leggera e soave A lenire Le ferite di cuori cui manchi.

L’anima che ha sete Gentile e dolce Piuma, giogo leggero Nel turbinío Di perversi squallori. Solare nutrivi La vita leggera Impalpabile scia Nella luce discreta D’un onesto sentiero. Sento la presenza tua Nel cuore. Mi dà vita Suggerisce piroette, Leggiadre movenze, Sorrisi alla vita, O babbo mio.

Papà Non soffrire, Non soffro, Non soffro più, Ora La Grazia i raggi Suoi Irradia leggera Balsamo e profumo. Ama nella Luce Papà santo Ama pago e mai sazio Della luce Sua, Ambrosia, nettare Manna profumata Promana dalla fonte Perennemente irrora 108

Basta poco Basta poco A violare Quel fragile Tenue, sottile velo. Soccorri, Signore, Le anime nostre. Sovvieni ai bisogni


Di anime stanche, Erranti lontano Dal porto agognato. Vigila su menti provate Nel buio profondo D’istinti mai domi. Soccorri, Signore, Un’anima persa Se il filo di luce Non vede Cui tender la mano.

Vulnerabili Vulnerabili prede D’impressioni fallaci Guida e vinci Con la Luce del Vero Il cammino diretto Alla vita del cuore.

Non tardare Non tardare Il soccorso Siamo qui Stanchi e soli Attendiamo l’abbraccio Che vivifica e salva Nell’ora che al giorno Soccombe vinta. 109


Grazie Grazie voglio dirti Per la luce che infondi Chiara e tersa Come coscienza monda Grazie per le spine Che si conficcano Dolorose nelle carni A far stillare Sangue e vita. Lode a Te Senza rancore alcuno Nel perdono Senza ricatti.

Il Tuo Amore Il Tuo Amore Consente la fiamma Che nutre la vita. Ci consente un percorso Per bene operare Con altri intrecciare Sereni e casti inni Al sole che nasce Perchè lo vuoi.

È per te È per te la lode Di creatura frale. È per Te l’Amore Che mi unisce al cosmo È per Te il canto Che dal cor s’innalza 110

Nel sorriso puro Che mi unisce a Te.

Si accende Si accende La speranza nei cuori L’amore tenero Pervade Empie di sè Anime e menti Solo attenta presenza si chiede.

Tenerezza Tenerezza infinita Per te, Figlio caro, Gioia dell’anima Del cuore e della mente. Ti accompagni sempre Lo spirito mio Vigile A dissipare dubbi.

Attento Attento a te, Riposa sereno La mente e il cuore in affanno. Accetta la quiete Che dissipa i tumulti Fuga le apprensioni. Ci siamo noi con te.


Grazie Signore

Assisti

Grazie Signore Esulta il cuore L’anima tutta Nella sera D’un giorno radioso Nel Tuo Amore In Tuo onore.

Assisti quest’anima Che perder non vuole Le vie che tu mostri. Infondi nel cuore Lo slancio soave Che gioia alimenta.

Paura

Mamma

Paura e incertezza Ma non con Te Con Te salde L’anima e la mente Attendono al fine Della vita loro Non paura Perplessità solo.

Mamma bella Mamma santa La mia anima Ti acclama Sempre invoca Sempre supplica Mamma mia Il Tuo nome O Maria.

Nulla temo

Bambina

Nulla temo Con Te in Te Sotto lo sguardo Tuo La vita nostra Riluce di mille colori Grande immensa Aurora di vita.

Bambina l’anima mia Tanto teme L’errore. Non l’errante L’errore solo E s’affida Imbelle Al Creatore suo.

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Mammina Santa

Prodigio

Mamma adorata Mamma Madonna Tua figlia esser voglio. Ti sento vicina Dolcemente Quando ti prego Ti vedo compagna Nel lavoro umile In nome Tuo accetto Questo groppo inesprimibile Mamma Madonna Madre mia A Te offro Perle di lacrime E fiori di bontĂ , Mamma Madonna, Madre mia.

Prodigio la vita Ch’eternamente si rinnova Beato chi coglie Il frutto vero Beato chi vede La bellezza sua Chi accetta Il segreto mistero Chi ama Sotto le apparenze Il Vero.


Offri al Signore

È arrivato

Offri al Signore I rovi e le spine D’un’alma che langue Lungi dal fine suo Offri al Signore Ciò che ti spiace Intenta solo Al dolce presagio Di ciò che ti attende Nella Patria tua vera.

È arrivato infine Il tempo Della paziente raccolta. È arrivato infine Il tempo Per vedere come sei Non ancora completo Il dominio di te Ma ti aiuta il Suo Amore. Affidati a Lui. Lui può per te Prodigi Affidati a Lui Non temere Tutto può per te.

I pungiglioni I pungiglioni Inferti all’orgoglio Scalfiscono solo Indomito cuore Son cose d’un attimo Che passano via Osserva serena I vuoti convulsi D’orgoglio ferito E fiera attendi A mete elevate.

Ti attendono, sai? Ti attendono, sai? Sù, corri da loro Sorridono lieti Son senza gravami Di cure caduche Sù, corri da loro!

Domina Domina l’ansia Per futili cose Che futilmente Annebbian la vita È acqua passata È acqua che scorre Talvolta acquitrino O tersa sorgente L’oggi che vivi È già ieri Osserva serena L’eterno prodigio Tendi la mano A chi te la chiede E non chiedere mai. 113


Domenica

Carità

Domenica Del Signore Solo Suo Il giorno più bello I cuori invita Al Mistero sublime Che carne si fece Per farci come Lui. Intenti al sacro Al santo al puro Tacitiamo il male Che ancora serpeggia A carpirci l’anima. Eleviamo le menti Al dolce richiamo Che ancora invita Alla mensa Sua.

Carità, carità, carità E fede in Lui Questo chiede Per vite sane Per anime sante. Tempo Tempo immemoriale Che scorri senza me Benedetto tu sia Pregusto di eterno Lodato sia Chi ti scandisce Con melodia dolce Zampillìo del cuore Talvolta arso.

Salvezza Salvezza in Te Solo in Te Per tutto Ti prego Salvezza in Te Per anime assetate Di Vero, di puro. Salvezza chiediamo e pace.

Langue Langue il giorno Sovrumano sforzo La gioia di chi crede 114


E solo a Te chiede Forza, coraggio, luce.

Accogli

Furore, rabbia inane Di nervi logori Esausti frali Di cuori franti Da passioni immani Solo Tu puoi Se vuoi.

Accogli serena Il bene ed il male Sussurra parole Che elevano i cuori Accetta l’insulto Sostieni Con mente serena L’ondata del male Abbraccia con gioia La croce.

Gesù

Offerta

Gesù, grande eroe Insegnasti al mondo Il vero cammino Per cuori mondi Menti sane Anime belle.

Per sempre Offerta La vita mia sarà Testimone d’amore Di carità Nel nome Della verità.

Furore

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La luce Tua

Mai sazia

La luce Tua O Madre Diffondi su di noi Dolce regina Dei nostri cuori Verrà quel tempo Felice e sereno Di gioia pura Sorrisi di cielo Su labbra pudiche Ad infondere fede. Verrà quel tempo In terra e cielo.

Mai sazia Del Pane Divino Mai sazia Del dolce convito Rifulge l’anima lieta Attende serena la morte Si ammanta di salde certezze La mente bambina Unisce in fervido abbraccio Le altre creature di Dio.


Mai finire Mai finire dovrà Questo dolce abbandono Alla Tua volontà Sarà quello che vuoi Tu solo puoi Sempre ed ovunque Fragili creature Le ali per voli arditi O per ritorni contriti Apriamo e chiudiamo Intermittenti battiti Di vita e morte Dove l’Eterno si cela.

Tutto scorre Tutto scorre Tutto va Immenso presente Della vita nostra Sempre ricominciata Tutto scorre Tutto va Attimo prezioso Che non si perde Ma va.

Se nubi grigiastre Annebbiano e oscurano La luce Tua.

È triste È triste Signore mio L’istante Mi affido al Tuo cuore Che, solo, non mente Ti amo e Ti adoro Sostienimi Tu.

Soffio Soffio, Soffio vitale Per me Linfa Linfa d’Amore Tu sei Alimenta Disseta Quest’anima Orfana e cieca Nulla può Senza Te.

Chiedo perdono Chiedo perdono Per pensieri vani Che la mente insegue Ma volontà arresta Chiedo perdono 117


Fresco mattino

Non è nulla

Fresco mattino Rugiadoso Bello Alitano le foglie Su delicato equilibrio Sosta il colombo Che mira Il mio vivace andare A Te lo offro È Tuo Riempilo ancora di Te Ti amo.

Non è nulla Passerà Sono crucci Vane ubbíe Solo Uno Può volere Ciò che vuole. Tutto passa Per fortuna Fatta salva La ragione D’una vita Bene spesa Alla luce Dell’amore. Non temere di donare Fallo sempre E vivrai.

Incontro Incontro divino In anima imbelle Misera, sola, Indegna di Te. Incontro divino Che nutre e consola Incontro con Te.

Calma è la notte Calma è la notte Ma non il cuore Veglia con me O mio Signore Attende la mente Ai suoi tormenti L’anima langue Spossata e triste Veglia con me Non mi lasciare. 118

Continua Continua ancora Coi ritmi del cuore Mai lassa sei Continua ancora In lande e deserti Che infiori e profumi Mai sazia di bello Mai paga di Vero.


Tutto sarà Tutto sarà Come vuole Tutto sarà Per il meglio.

5 Luglio Due giovani Oggi Lasciaron la terra Due giovani vite Non conobbero L’età dura E soave Che le illusioni Nega Paga del vero Due giovani Non videro Che oggi ancora Come ieri Il cielo è azzurro La natura rinverdisce Ripete l’eterno Miracolo Di vita fluente Due giovani vite Spezzate Ma palpita l’anima Scintilla di Dio E moniti rivolge A bene operare Due giovani vite Ancora con noi.

Placida scorre Placida scorre Fra fiumi di verde La vita tua semplice E pacata alfine Placida scorre Silenziosa e quieta L’età tua Che è la stessa Sempre Agli occhi di Dio Sola alternanza Il giorno e la notte Nulla cambia Immoto il percorso Silenziosa eco La vita meravigliosa Eterno prodigio.

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La Tua Parola

E Pace sia

La Tua Parola Vita perenne In ogni fibra In ogni gesto In ogni pensiero La Tua Parola Non mente mai.

E Pace sia Nel mondo E pace E luce E sorrisi.

Che mai creatura Che mai creatura Preda sia Del cuore mio Amare in Te Con Te Per Te Creature sono.

Placa la tempesta Placa la tempesta del cuore Placa mio Dio Ogni tempesta

Fedele nel servizio Fedele nel servizio Fedele serena Nel servizio Con amore In Te, mio Dio.

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Si accendono Si accendono luci Stelle raggianti Negli occhi Per speranze nuove.

Sola e remota Sola e remota Ma con Te Il dialogo infinito Che cominciò All’alba del giorno Sola e remota Ma con Te.


Rinnovo e proclamo

Terra del sole

Rinnovo e proclamo Mia Fede ed Amore Rinnovo e proclamo L’Amore per Te.

Terra del sole Lacrime d’ulivo Il cuore forzano Tenerezza affiora Amore per le creature Tutte Splende nel cuore.

Serpenti

Gridate

Serpenti da domare gli istinti serpenti tormentosi prove per vermi di terra tutti che tu solo animi e ricrei ogni giorno.

Gridate forte La rabbia d’esser vivi A raccogliere macerie Gridate La morte dell’anima Che langue Spaurita Triste Sola. 121


122

Squallore

Fieri del nulla

Squallore Laide passioni Increspano i volti Protesi in basso Mentre la luce Attira verso l’alto Per danze gioiose E canti belli.

Fieri del nulla Colmi di vento Annaspiamo Senza il Tuo aiuto Tanti giudicano E mormorano Perdono il tempo Di cui fai dono Da spendere bene.

Stanche membra

Ancora viva

Stanche membra Mente confusa Cuore triste Per squallide Eterne storie Sfida d’onore Restare donna Degna del nome.

Ancora viva Nella gioia Che Tu doni Ancora viva Per sorrisi Nuovi sempre Ai giorni belli Dolci e sereni.


Nulla attendo

Eppure

Nulla attendo Da voi Pronta a dare Pronta ad essere Quel che sono Ad accogliere Col sorriso Con fermezza I vostri capricci Vani e caduchi Altrove i profumi Lontano Dove discrete Oneste presenze A braccia aperte Attendono.

Eppure Oltre i limiti Nostri Eternamente vive E splende Il fascio di luce Che le creature Avvolge Sempre Anche quando La notte fonda Ottenebra le menti.

Ancora viva Ancora viva Nella gioia Che Tu doni Ancora viva Per sorrisi Nuovi sempre Ai giorni belli Dolci e sereni.

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Vita bella

Croce santa

Vita bella E grande E buona Pura e semplice Come l’acqua sorgiva Ancora per me Oggi Nel miracolo Sempre nuovo.

Croce santa, puro dolore per le anime che le tenebre vogliono oscurare. Per volere ciò che salva basta poco. Sì al dolore con Te crocifissi per risorgere.

Grande Grande, immenso il Tuo Amore, Dio della luce Grande, immenso il dono della vita alle creature tutte. Prodigio rinnovato di anno in anno la ricchezza dei frutti della terra che lieti insieme gustiamo per trarne forza essere frutto portare frutti di opere buone. Ti rendiamo grazie per questo.

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Soccorri Padre Soccorri, Padre, persa creatura nel mare di dolore tenebre e morte. Mostragli la via che a Te conduce nella letizia di vita bene spesa.

Forza e coraggio Forza e coraggio dammi per bere l’amaro calice. Aiutami come sempre in Te confido.


Non spero

A voi

Non spero e non dispero. Sia fatta la Volontà Tua, si adempia il Tuo progetto. Accetto l’amaro fiele, ma aiutami!

A voi miei cari una cosa dico solamente amate non cessate di amare e la gioia le vostre fibre rinnoverà amate e donate a cuore aperto.

Te amo Te amo Te adoro sicura e salda nella Fede non facile sentiero irto di spine il cammino per raggiungerTi.

Vita mia Vita mia forza vitale cui non frapporre filtri barriere Vita da far scorrere libera aerea fresca sempre per dare vita essere vita.

Purifica Purifica il cuore da scorie. Purifica la mente da tracce che oscurano. Fai lieta l’anima infante per renderla degna d’azzurro.

Offro Offro a Te, Madre, stanchezze e dolori umiliazioni e tristezze a Te, 125


Madre pura Stella del cielo Guida sicura del mio cammino.

Gesù d’Amore Gesù d’Amore e luce Maria, pura e splendente unito a Voi sempre in questo cammino solitario e impervio per ricevere forza e per darne.

Ascolta Ascolta, Signore la mia prece Ai piedi della croce la depongo. Ti offro anima e cuore. Salvaci!

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Madre Santa Madre Santa Madre Santa in questo Tuo giorno concedi, Ti prego, la Grazia d’amare le spine che acute pungon l’anima e il cuore. Non voglio delizia di rose, o Madre, ma forza e coraggio per onorare la vita.


Madre pura

Lodato sia Lodato sia sempre il Tuo nome, o Vergine, pura creatura umile e santa. Custodisci l’anima e il cuore nostro intercedi per noi, o pura e santa!

O Santa e pura

Madre pura e Vergine e bella non son rose e fiori i sentieri ma rovi insidiosi. Sorreggi il cammino di dolorosi viandanti verso la meta.

Tornasti Tornasti alla Casa del Padre in questo giorno che lieto splende della Tua gloria. Non ci dimentichi e soccori sempre chi Te invoca, Dolce Madre Santa.

O Santa o Pura o Vergine bella salva i tuoi figli intercedi per loro Sia eterno il gaudio per chi ora soffre nella mente, nel cuore, o Santa o Pura o Vergine bella nel terso giorno che non avrĂ fine. 127


Sia fatta Sia fatta la volontà Tua Padre Te confessiamo in Te confidiamo umili, poveri granelli di terra che ami.

non smarrisce la via, accetta la vita, la onora con grazia, attende la morte.

Ancora un giorno Ancora un giorno svanisce ma nell’eterno fluire poco conta il tempo se lieto e costante permane il cuore aperto ai fratelli con il Tuo aiuto. Soccorri il fragile cor salda e ferma la mente fissa all’Eterno.

Pura e bellissima Pura e bellissima Santa modello e guida Madre e maestra. Chi in Te confida Chi a Te si affida Chi Te segue 128

Mai finirò Mai finirò, Padre, d’invocare il Tuo aiuto per un’anima triste cui manchi. Che splenda la vita di nuovo, che torni tersa e lucente di nuovo bambina, innocente come la creasti per l’eterna gioia.


Un altro giorno Un altro giorno declina come la vita e le forze ma l’anima ha sete di Te e in Te solo riposo trova. Aiutaci, Dio di pace, aiutaci ad essere buoni nel pacato meriggio che al crepuscolo volge.

Fresca e dolce Fresca e dolce l’aria nella notte che l’alba precede. Tutto tace intorno il sommesso e acuto trillo del grillo canterino ci ricorda d’esser vivi ci richiama a dar voce ai pensieri buoni che sgorgan dal cuore.

Paga solo Paga solo di donare tempo ed energie in un oblìo di sé che procede giorno per giorno per attingere alla Divina Fonte la forza

per placare rabbie e timori certa che Tu solo esisti e nulla esiste senza di Te.

Nessun potere Nessn potere l’insulto né la lode sulla calma fermezza di chi sa ciò che resta per sorbire l’amaro fiele che purifica anima e cuore.

Cadenzate Cadenzate le ore da offerta e preghiera. Che sia salda la Fede nell’eterna Speranza, che sia forte il cuore nell’arduo cammino che solo dà senso alla vita che solo le imprime quel timbro speciale per negare il nulla

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di affanni e timori e di vacue speranze in vuote illusioni.

Notte serena Notte serena sotto il Tuo sguardo luce del cuore soave e sottile a Te affidiamo gli affanni del giorno e grazie diciamo per la vita che doni.

Ancora grazie Placata Placata è la tempesta? Forse, ma non per molto nella catena delle reazioni al male che assale se Te non cerchiamo. Lieto sia chi in Te confida e Te confessa, sempre.

Abbi pietà Abbi pietà degli umili che sacrifici offrono. Lava le loro colpe ravviva il loro calore, rendili partecipi del Regno Tuo, pazienti nelle prove, lieti e nella pace. 130

Ancora grazie a Te rendo, Padre, per la vita serena, soave per il grande immenso Tuo cuore che fa pulsare il nostro.

La Speranza La Speranza che si rinnova per ogni bimbo che nasce per ogni giovane che fiorisce il rauco incedere dell’età canuta non uccide tanta bellezza, dono di Dio da rendere a Lui.


A Te, Padre

Il Tuo volto

A Te, Padre sia lode infinita, Dio d’Amore, di Verità. A Te, Dio Padre con umiltà chiediamo, aiuta noi miseri, creature Tue, Tuoi figli ad esser uomini.

Il Tuo Volto, mio Dio, privilegio per pochi, il Tuo Amore, fiamma perenne, che arde nel cuore.

Vi cerco Vi cerco e vi trovo in me presenti in questo tacito dialogo che prelude alla vita che con voi rivivrò senza fine. 131


Estate

Niente

Estate di gioia di mestizia pur sempre della bellezza il trionfo s’erge sublime a rinfrancare il cuore!

Niente e nessuno ha il potere di sottrarre la visione gioiosa di quel raggio di sole da arrestare nel tempo per riviverlo eternamente! Antonia Chimenti, San Michele, 17 Settembre 2013.

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Raffele Murra - 2013

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Postfazione Uno slancio del cuore mi suggerisce di condividere palpiti di vita, che furono registrati su piccole agende, anno dopo anno, nel corso dei miei ritorni momentanei in Italia. Ne fo dono agli amici del Movimento Laico di Preghiera del Beato Bartolo Longo, in segno di devozione alla Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario, in riparazione degli atti di blasfemia, di iconoclastia e delle bestemmie con cui si oltraggiano la Sua Persona e il Suo Nome, e per impetrare la Sua intercessione, confidando nel Suo aiuto e nel Suo Amore. Alla Madonna di Pompei offro l’espressione di un talento, dono del Cielo, che mani operose e cuori ispirati dallo Spirito Divino, tradurranno in opera fruttuosa di Carità. Ai giovani allievi delle scuole longhiane e ai loro maestri auguro una vita di serena e dolce armonia fra mente, cuore ed anima, nella forte e costante volontà di opporre alle insidie tentacolari del Male la serena certezza della vittoria in Gesù Cristo, per rendere visibile, nella fecondità delle buone opere, il Regno di Dio. L’Autrice 134


William Adolphe Bouguereau (1825-1905).

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Raffele Murra - 2013 (Espressione pittorica di Ulivi e Trulli)

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Seconda Collana di Poesie

Verso la Luce di Antonia Chimenti 137


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Antonia Chimenti

Verso la Luce

Stampato a cura del Movimento Laico di Preghiera Beato Bartolo Longo Latiano (BR) www.beatobartololongo.net - mail: ml-bartololongo@libero.it

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Alla Beata Vergine Maria Santissima Regina del Santo Rosario Ex voto Pro Opere Longhiane

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Antonia Chimenti

Verso la Luce Stampato a cura del Movimento Laico di Preghiera Beato Bartolo Longo Latiano (BR) www.beatobartololongo.net - mail: ml-bartololongo@libero.it

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Premessa Caro Lettore, In questi versi è racchiusa la confessione di un personale itinerario in direzione della Luce del Vero, dove si fa progressivamente più chiara la consapevolezza delle Divine Origini, cui dobbiamo tendere sempre e comunque in tutti gli istanti della nostra vita, senza cedere alle insidie che attentano all’integrità della coscienza, accogliendo in umile e gioiosa adesione l’invito del Signore ad amarLo ed adorarLo. In questo scrigno di parole e versi sono racchiusi affetti, dolori, gioie, speranze, attimi di ansietà e timore, che depongo ai piedi della Beata Vergine Maria Santissima, Guida ispiratrice dei miei pensieri, delle mie parole, delle mie azioni. La Sua vita terrena fu obbedienza totale al Piano Divino e dal Paradiso indica ancora la strada dell’umile obbedienza alla Volontà del Signore per la salvezza dell’anima. L’anima è l’unico tesoro da custodire e proteggere e la stabile convinzione di questo Valore rende capaci di superare ostacoli apparentemente insormontabili, perché Dio e la Sua Madre purissima non ci abbandonano mai. L’Autrice Toronto, 7 Giugno 2013.

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Poesie Se per caso Se per caso ti avvenisse Di pensare alla mia assenza Non scordar che ti penso Nonostante il mio silenzio Un silenzio ch’è rispetto Per la tua integrità Per la tua maturità Un silenzio pien d’affetto Che rinuncia a martellare Con materia greve e rude Ma sussurra: - Vai, continua Così È bene ciò che fai Ciò che pensi e non dirai.

Raffaele Murra – Olio su tela – 2013

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Granellino Granellino di sabbia nel deserto Piuma piccola e leggera di ali arcane Petalo tenue di corolle infinite Tono minore di una sinfonia possente Sassolino superstite di scogliera franta Goccia tiepida di un mare immenso Ago pungente di abete solenne Palloncino colorato che strappa sorrisi Docile e misero strumento dell’altrove.

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Sorprendere

A te è dato

Sorprendere la luna Spiarla con timore Sentire il suo splendore Ispirarsi a lei Così casta e bella Salda e indifferente Sempiterna e beffarda Non annaspare non vacillare Non cadere Non attendere al vano Guardare senza vedere Parlare coi silenzi.

A te è dato l’impalpabile Sii certa di questo Non tradire! Lo fai ogni giorno Quando guardi, ascolti, agisci e pensi Non tradire! Celebra ogni giorno la tua messa trionfale.

Delfino Sorridi alla vita Azzurra la vita Sguazza sereno L’eterno sorriso Echeggia per gli emuli Che azzurrano te.


Sarà sempre così?

Momentaneo

Sarà sempre così per voi? Ignari ed assenti alla vita Sordi alla vostra musica Intenti a piluccare frutti corrotti Intenti a sbranare lembi di putredine Intenti a guatare prede innocenti Intenti a sporcare ciò che è mondo Intenti a tarpare candidi voli Intenti a tacitare il vero.

Momentaneo oblio ora Di un disegno speciale Che illumina i tuoi passi Che rischiara la tua mente Che dilata i tuoi affetti Momentaneo oblio ora Di una musica azzurrina Che ti avvolge e protegge In tutto ciò che fai.

Era Era piccola e impaziente Triste ed affettuosa Impacciata e timorosa Insinuante musica di violino Dolce piccolo fiore su tenue stelo Troppo tenue per il vento d’uragano.

Inutili Inutili le parole Se la musica traspare Inutili le parole Se lo spirito prevale Inutili sforzi Se ciò che fai è già Perchè Qualcuno prima di te Attraverso te crea. 145


Son rose

Ti capita

Son rose che spargi sul tuo cammino Son rose blù Belle profumate fresche Son rose i tuoi pensieri Son rose le tue parole Son rose le tue azioni Son rose blù.

Ti capita di trovare senza cercare Ti assicuro Devi stare solo attento Devi solo pazientare un po’ È un miracolo ogni giorno Che ti capita.

Ti voglio bene Ti voglio bene e lo sai Ti voglio bene a modo mio Brevemente ma con brio Con la mia musichetta Rapida musichetta Che mai grave o greve sarà.

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Tutto è chiaro Tutto è chiaro e tutto è buono Ora Tutto appare com’è Bello ed importante Perché vero Unico perché autentico Tutto è chiaro e tutto è giusto Ora Che non pretendi Ciò che non c’è Ciò che gli esseri non sono Tutto è chiaro ora


Tutto a posto.

Saper soffrire

Tutto a posto Anche tu Mente cuore anima Tutto a posto Senza eccessi Senza futili pretese Tutto a posto Per te e per loro Senza filtri Senza timori Nella luce piena Che smaschera gli inganni.

Saper soffrire È importante Guardare a ciglio asciutto La vita La propria vita Vedere ciò che importa Chiudere gli occhi Per sapere alfine Che nulla è importante Di ciò che pensi Sola certezza Dolore e morte Accettati.

Piccoli crucci Piccoli crucci o meglio scrupoli Piccoli scrupoli Granelli polvere sottile Oscurano la luce Il radar potente li snida Ma suggerisce il rimedio.

È lunga È lunga la strada Verso di Te Lunga e tormentata La strada Del ritorno.

Ma intanto Ma intanto sorridi Resisti quieta Da’ voce ai sogni Regna sovrana sul male Raggiralo Con mosse felpate Di donna Domalo con grazia Basta poco Sorridi e vinci il male.

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A che vale

Chi ti dice

A che vale Il pensiero molesto Che incrina Lo specchio lucente Del vero A che vale La smorfia infantile Che nega, irride Il nulla A che vale Il rifiuto Di ciò che non c’è.

Chi ti dice Che ciò che esiste Ha da essere com’è Ma chi ti dice Che non ha da essere com’è In attesa di decidere Vivi Sotto l’eterno Sguardo Che non mente.

Assisti Assisti al perenne splendore del giorno che nasce 148

Come il cristallo Come il cristallo sarai Nulla celerai Nulla e nessuno userai Luce rifletterai Pago di esistere.


Buia prigione

Certamente

Buia prigione I tuoi pensieri Buia prigione Crucci e tristezze Buia prigione Le inanità dei giorni Buia prigione Le ombre del vero Buia prigione Il tuo esistere vago Buia prigione Gli indugi del cuore Buia prigione La volontà molle. Ma non per sempre.

Certamente piacerebbe L’allineamento totale Ordine trasparenza semplicità Mancano tessere al mosaico Il disegno è confuso Incompleto affannoso Noto solo a Lui.

Umori cangianti Umori cangianti E tu brilli assente E tu assisti allo sfacelo Di fragile creatura Che invano si dibatte Fra sé e sé Illumini lo sfascio Proietti il rovescio Di ciò che dritto non è.

Umiltà Umiltà e fermezza E fiducia in Lui Che tutto può E un cuore puro E gioia serena Di chi non teme Rifiuti grida violenza Ma crede in Lui Che tutto può.

Vuole questo Vuole questo da te Tacita armonia Di cuore e mente Silenziosi accordi Di pazienti attese Docile rinuncia Fermo rifiuto Del male.

149


150

Sono là

Vedessi

Sono là Dolci stelle Di tiepide serate Sono là Dolci stelle Di semplici avventure Di ingenue scorribande Nel nuovo e nel bello Sono qua Nel tuo cuore.

Vedessi com’è grande Il tuo cuore Vedessi com’è azzurro Il pensiero che indomito Progetta meraviglie Affina strumenti Audace s’innalza Umilmente si inchina All’umile travaglio quotidiano Che uccide i sogni.


Accetta la vita

Mistero

Accetta la vita Così com’è Riordina la massa Confusa e dispersa Delle impressioni Delle emozioni Rasserena la mente Piega il capo Chi sei tu? Filo d’erba Flebile e solo Accetta la vita.

Mistero d’amore Perfetto Un uomo una donna un bambino Mistero d’amore Sublime Che incanta il mondo Da sempre.

Che sia per lui Che sia per lui L’epoca della pienezza Cuore anima mente Fermi e decisi Lontani siano Tremori e incertezze Nel compimento Di un serio operare Nello sviluppo Di un sano vigore.

Avere coraggio Avere coraggio Di essere ciò che si deve Non temere reazioni Portare avanti senza alterigia La sana condotta dei puri Senza trionfare Tacitamente coerenti.

Natale ancora Natale ancora Diverso ora Senza la tua presenza Dolce mite discreta Il tempo è volato via Tu sei volato via Come è giusto Ma quanto pesa!

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Piccolo grande mio

Chiamami

Poter stringerti Come vorrei Poter placare ancora Ansie Poter dare ancora Risposte Ma è presunzione Questa Sei grande Com’è giusto Grande senza di me.

Chiamami quando vuoi Sono qui Attendo un cenno Un invito Chiamami Sono qui sempre Ma più in silenzio Ora.

Non ti irritare Non ti irritare Se seguo un percorso Strano Non ti irritare Se sembro distante Non ti irritare Se sono sola Come lo sei L’affetto è più grande Così.

Lavoro Lavoro manna celeste Per orientare la vita Alla giustizia e all’amore Per contagiare alla gioia Per dare e ricevere Forza e coraggio Lavoro dono di Dio. 152

Perdono Perdono per i limiti Perdono per la stanchezza Perdono per la debolezza Perdono per l’età Perdono Per le volte che Non ho chiesto Perdono.

Nel silenzio Nel silenzio sentirai Che sei forte Nel silenzio sentirai Ciò che vale Nel silenzio sentirai Che l’ansia Si prende gioco di te.


Gesù Gesù, dolce Nome Non vergognarti di chiamarLo È là da sempre In culla ed in croce Per insegnarti Ad essere uomo Nel vero.

Basterà Basterà seguire la trama Sottile di ragno Lucente Cometa d’azzurro Per sapere Dove come perché Esistere insieme Per divenire Uno.

Amica Amica Che segui i fili Dorati Di lucciole Erranti Va’ oltre È in te la luce.

153


154

S.Nicola

Sotto la cenere

Chiara mattina Cinerina Sentori di luce Pulviscolo argentato Acquarello azzurrino A rinnovare Impegni affetti fede.

Sotto la cenere Il fuoco divampa Ma non è fuoco fatuo È persistente ardore Non è fuoco seduttore È fuoco d’Amore.

Lontani

È speciale

Lontani ovattati rumori A salutare Un’alba diversa Speciale E rinnovare L’incanto Di luna dicembrina In cristalli d’argento Come la nostra età Speciale.

È speciale Questa certezza Che tutto avverrà Come vuoi Come sai È speciale La sicurezza Di dare Ciò che vale.


Mozart

Angeli

Caro bambino Cascata di luce Scintillìo di colori Brillantezza di gioia Musica del cielo A rischiarare il buio Trasparenze incantate Dell’innocenza perenne.

Esistono eccome! Arrivano quando vuoi Attendono che li chiami Sono là per te Per un attimo solo Sono troppo importanti Per fermarsi Sono troppo impegnati Per pensare Solo a te.

Anime Anime speciali Guardano e sorridono Parlano poco Sguardi che vedono Ciò che sei Non ciò che appari.

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Più che mai

Accendi

Più che mai Ora preme sul cuore La certezza Ciò che fai È buono Continua Senza esitare Adesso che sai.

Accendi i tuoi colori Quelli veri Che danno riflessi Dorati argentati Luccicanti di stelle vere Agli occhi Accendi i tuoi colori Quelli veri Più che mai ora Che è sera Vedranno che non fingi Vedranno che la tua presenza Silente Attenta Assorta Accende colori Nel mondo.

Hanno bisogno Hanno bisogno Di questo Nel mare Scipito Hanno bisogno Di sentire Che qualcuno Fa cose impensate Hanno bisogno.

Non temere Non temere Questo è il punto Sii ciò che sei Nel vero Sicura Decisa Nel bene Assorta Non hai scelta È così Non temere. 156


Dimentica

Lo saprai

Dimentica ciò che sai Fai ciò che dici Di’ ciò che fai Pensa a ciò che dici E dillo meglio Pensa a ciò che fai E fallo meglio Su un perenne tappeto Di roselline di bosco Dimentica chi sei.

Lo saprai e lo vedrai Da te stesso Quello che ora vedo Lo saprai e lo vedrai In un sorriso Riconoscerai Che era giusto E mi vedrai Non come vuoi Ma come sono.

Sei quello che

Continuare

Sei quello che eri Non c’è dubbio Guarda solo che La polvere degli anni Non offuschi Il tuo disegno.

Continuare così Va bene Il tuo incedere Fermo, tranquillo Serio e sorridente Verso la meta. 157


Presente

Non compiacerti

Presente solo Presente Per alimentare Ogni giorno La fiamma Che non brucia Ma rischiara.

Non compiacerti Di chi loda Non rattristarti Di chi biasima Sorvola La bella e brutta Stagione La vita è Nella memoria Nel cuore

Abbi pietà Abbi pietà Delle loro paure Di’ la parola Che salva Dilla senza attender Domande Dilla con gli occhi Con le mani operose Con la voce serena.

158

Anima Anima vuole solo Un lieto ritorno Vuole ergersi Fiera solenne Nel suo mondo Dove son vani I giochi Delle apparenze.


È più facile

Fertile

È più facile ora Che attendon risposte E non domande È più facile ora Placare ansie Guarir timori Sanar delirî È più facile Ora che sai Testimoniare Attenta e paziente Devozione ed assenza.

Fertile primavera Sorriso sul mondo Petunia e crocus Sorriso innocente Di colori Sulla valle di lacrime Che madre e figlio Spandono Per restare poi attoniti A rimirar Lo sfacelo Di pianeti corrotti Di brame Di ciarle Di sogni morbosi Fertile primavera Comunque Per loro.

Ovunque Ovunque occhi impauriti Perché ? Ci hai fatti liberi e sani Ma ovunque le reti Avviluppano pesci Consenzienti e servili Per un pugno di monete.

159


Vedrai Vedrai che poi È facile È solo questione Di passi e parole Quelle parole Che dici e che taci Sta a te Misurare.

Guarda Guarda senza vedere Lo zampillìo Ascolta senza sentire Lo squittìo Osserva Il vano agitar Di braccia e gambe Il futile muover Delle lingue Per annunciar l’orrido sogno Di non esser mai sazi Di atti e parole Futili.

Ti serve? Ti serve? Ne sei sicuro? A cosa? Per vivere Basta il respiro L’acqua Un tetto 160

Poco cibo Lascia ad altri L’incarico Di vendere sogni. Era così Era così Che volevi Il tuo posto nel mondo Piccolo guru Che impara Dai delirî Dai timori Dalle ansie La difficile e paziente Arte di vivere.

Morte Sorella la chiamò Ed è vero Le sorrise Con grazia La cantò In una vita Che fu dolce danza E coraggiosa prova Nel dolore.

Provare Provare a isolare Diamanti di stelle Coralli d’amore Scintille di cuore


Senza pensare Di essere soli Ad essere tristi Di non essere Uno.

Capire Capire Senza arroganza Capire col cuore La domanda Che con vari linguaggi Arriva insistente Richiesta d’aiuto Di chi è solo Cieco e spaurito Nella luce immane.

Essere Essere filtro leggero Non insistente Riparare dai raggi Accettare Compatire Con sorrisi L’ansia La paura Essere filtro leggero Fra la vita e la morte Per amarli.

Non cadere

Nella trappola Che tendi A te stesso Non cadere Nella trappola Di veder Ciò che non c’è Gioiosi sì Sorrisi Silenzi Azioni Non cadere.

Permetti Permetti L’aiuto L’offerta Rispondi Gaia e serena Sì.

Troverai Troverai ancora Circolarmente Risposte Senza chiedere Troverai Tutto Ti è dato Non assorbire Spandi Dissemina In silenzio però.

Non cadere 161


Acqua Acqua che scorre Aria che aleggia Leggera Nei cieli di marzo Acqua che scorre Limpida Torbida Con scrosci Con zampillii Leggera talvolta Acquitrino tal’altra Acqua che scorre.

Muri Muri di cristallo Fragili e inutili Barriere di vento A nasconder Che cosa? L’eterno fluire Magico Che oltrepassa Il tempo e lo spazio A ricordare Che futile cosa è Erigere muri.

162

Circolarmente Circolarmente sì Punto di partenza Punto d’arrivo Si congiungono Fondano Sogni ricordi ideali Memorie Circolarmente E inattesi.


Sorprese

Non è tardi

Sorprese sempre Scorgere sai Ora che è sera Sorprese Le dai, le ricevi Sorprese Nel moto Perenne Liquido aereo Dov’è vano Pretesto La fissità Dov’è folle La mente A frapporre Indugi Paure Ansie Contro l’intrepida Sorridente e sbarazzina Aura vitale.

Non guardare Orologi Calendari Non è tardi Per saper vedere E capire Infine Non è tardi

A te A te che temi Ascolta I suoni Delicati Richiedi al silenzio Una voce Se vuoi puoi.

Qui Qui o là Poco importa Se sai come Ora sai Qui o là Poco importa Non temere Questo è il punto.

Dimensione La parola Finchè rimane Che la mente Rumoreggia Per tacitar paure Dimensione Che significa? Questa o quella Per chi vede.

163


Non esitare

Non compiacerti Non compiacerti Non compiacere Sii grata Del dono Non compiacerti Usa quel dono Usalo bene Per loro.

Perché no? Se vogliono Briciole Con le briciole Vive la bianca tortora Perché no Se basta poco Nel bene Per un raggio di sole Nelle loro vite spente.

164

Non esitare A fare Ciò che giusto è Non esitare A dire Ciò che buono è. Guarda ora Sorridi Parla se richiesto Vivi!

Non attendere Non attender risposte Se senti Che il sole Indirizza il cammino Radioso Silenzioso Tranquillo Dove aghi di pini Punzecchiano Stuzzicano Con irriverente sorriso Il tuo serioso andare Respira profondo Riprendi la lena E vai.


Doveri Doveri di schiavi Doveri di servizio È diverso Servizio Schiavitù Libera è l’anima Nel servizio Paziente e dolce L’azione Calma e discreta La parola.

Musica e luce Nel mondo.

Asilo Asilo tremulo Pavido Attendon conferme Loro Non sanno Vedere Il vuoto arioso Che dà vita.

Allarme

Niente paura

Allarme Falso allarme Tutto è allarme Alimentar paure Confonder le menti Imbrigliare i cuori Incupire i volti Distrugger la vita Degradare la morte Tutto è allarme.

Niente paura Mai Oggi sai L’importante Oggi puoi L’essenziale Oggi vuoi Ciò che conta Accetta Senza paura.

Ispirali

Il momento

Ispirali ti prego Falli molle cera Ai tuoi raggi Attenta eco Della Tua Voce Limpide gorgheggianti Cascate

Viene il momento Che attendi Sempre È qui Da sempre Con te In te. 165


Scorre

Sempre fu

Scorre la fonte Non frapporre dighe Scorre bella e chiara Garrula e pura Soddisfa la tua sete D’immenso.

Sempre fu Sempre sarà Non cadere In trappole vane Per ciechi Da ciechi Frapposte Vai Nella gioia Serena e dolce Del tuo viaggio.

Opera Opera e guarda Osserva bene È sete Quella che vedi Sete di vero Ammanta sorrisi Dai ed opera.

166

Vorrei Vorrei piangere un po’ Ma non posso Non devo Non c’è tempo ora È tardi per piangere Forse piangono su di te.


Ci son momenti in cui

Circolare

Ci son momenti in cui La barca è piena Rematori e pescatori a un tempo Cadenzate movenze e parole Ad esprimere vita.

Circolare moto Spirale raggiante Solare incedere Nell’ascolto di suoni Leggeri e forti Gravi ed aspri Dove il suolo e il pensiero Nulla possono Dove solo la gioia Alberga.

Lo saprai Lo saprai al momento Ora è presto Ci fu chi vide meglio di te Prima Permetti la guida dolce e leggera Lo saprai Saprai che è giusto Così.

Fluttuare Fluttuare leggeri Nella danza perenne Di pensieri lieti Di gioia Fluttuare leggeri In crucci e dolori Scorrere limpidi Alla luce del sole Emettere luccichii Brillare alla luce Sorridere sereni Nel perenne canto Di lode Render grazie Alla Grazia Che sostiene il volo.

A te A te che nasci ancora Sole raggiante A te che mille corolle Socchiudono liete Sorrisi e carezze A te che rinasci Nel tenue calore Più forte ora Di vita vissuta Sulle tue ali.

167


Tutto invita Tutto invita a librarsi Fallo anche tu Osa il volo leggero Che sogni Non star a guardare Chi più di te e meglio O meno o peggio Non star a guardare Librati leggero.

È tuo È tuo il tempo lo spazio È tuo ora Cresce cresce cresce È immenso E vuoto È tuo Solo tuo Fallo ricco Nell’opra benigna Fallo bello 168

Nel sogno che osi Fallo buono nel vero Agisci e taci nel tuo spazio Eterno ora.

Fiori Fiori ovunque Seta rosata ed ocra Fiori nel prato Dentro di te Profumo di vita Pura e leggera.

Non temere Non temere Osa il gesto Che è più tuo Non attender da loro Ciò che non fanno Vivi a tuo modo Anche per loro Non temere


Sapranno che fu giusto così. La paura permane Fu solo E gridò Nell’angoscia Volle esser solo E pregò Non agitò vane piume Non pretese Lodi e compense Visse e morì da vero uomo.

Non commentare Ciò che è palese Vivi ed agisci Lo fai bene.

Anche tu Anche tu Fa degna la tua morte Con una vita degna Osserva serena Gioisci con loro L’anima tua splende Nel sorriso Che accarezza Nello sguardo Che segue Le loro movenze Fa degna la tua morte Di ricordo sereno Per loro.

Non sperare Non sperare invano Vinci il timore Non illudere il cuore Spazia in silenzio

Arrivano Arrivano i nodi al pettine Ma che importa Tu non sei più là A vedere Il sole è tramontato La luna si è ritratta La terra ha danzato Come sempre ancora un po’ Tu non sei più là Sei astro mobile Leggiadro e leggero Che semina petali Nell’aria celeste Di maggio. E non ci sei più.

169


Piani Piani strategie sviluppi Veder ancora Con geometrie fissate Ad imbrigliare il fluido Di anime danzanti Più o meno provette Bilanci progressi regressi Tutto circola Circolarmente rotondo Sfuggente elusivo Fuori dai piani In sviluppi imprevisti Con strategie impensabili Frutto del momento.

Fecondità Fecondità sicuro Sicuramente sì Non intravedi più Chi cominciò per primo Sicuramente vai A fecondar la vita Che lievita gioiosa E paga di se stessa.

Dormiveglia Dormiveglia fra terra e cielo Sosta fra la vita e la morte Serena per chi è buono Tacita parentesi Scoperta di tesori Ad inventar la vita 170

Ad attender dall’altra Il prodigio sempre nuovo.

Non aver fretta Non aver fretta Di dimostrare Di chiarire Non aver fretta Di svelare il mistero Non aver fretta Di perdere tempo Ad esibire Il tuo segreto Serba il tesoro.

Appare Appare ciò che non sai Appare ciò che non vuoi Appare nonostante te Appare da sempre Non sempre va bene Per tutti.


Interno Interno dove circolano Sogni Immagini Interno dove nulla È superfluo Interno che vivi A tuo modo Che popoli Di giuste risposte Ad ansie di Vero. Non costa nulla Chiedon poco Un tocco leggero Di piuma Di seta leggera Chiedon poco Lievi parole Profumate di rosa Chiedon poco Fresca brezza Di ristoro Questo chiedono.

Vede Vede quel che c’è Nell’anima e nel cuore Capisce Se tu fai le cose con amore Non perder le occasioni Di far fiorir la vita Con le tue buone azioni Agisci con fiducia Rispondi al Suo Amore

Senza alcun timore Non servon trombe Sirene grancasse Ti ama ha fiducia in te Ritorna bambina fedele Questo attende da te.

Attendi Attendi paziente All’opera tua Non perder talenti Ritrova la via Feconda la vita Rinnova energie Per un dolce ritorno All’imbrunir del giorno.

Buoni Buoni sempre Attoniti e straniti Contro il male Buoni Senza malizie Fragilmente eleganti Belli e buoni Fino alla fine.

Non arrestare Non arrestare Il flusso del tempo Fallo parlare Docile allieva Amanuense discreta 171


Non tacitare la voce Falla cantare Intreccia le note In vivide corolle A riprodurre incanti Di libri amati Per troppo amore sciupati A ripercorrer giravolte Sempre nuove Dove i protagonisti son cambiati O forse no Volti diversi Dell’Unico Vero.

Fratello Fratello in Dio nell’Amore La dolce leggenda che è vera

172

Che inchina le menti più altere Che sprona all’azione più ardita Che muove a giustizia Ispira mitezza Domanda risposte Il nostro Santo Fratello.

Siete qui Siete qui ora Più che mai Sicura di voi Con me Siete qui ora Col vostro respiro leggero Di sempre Siete qui ora Liberi di stare nel mio cuore Per un palpito più forte.


Solo volti Solo volti Volti cari tutti Tutti tutti Sul cammino Perplessi talvolta Confusi Timorosi Sorridenti Accigliati Preoccupati Assorti Tristi Maliziosi Compiaciuti Ammirati Cauti Scrutatori Distratti Tutti presenti nel cuore.

Continuare Continuare così Va bene Ora è sicuro L’effetto Perché sicura è la fede Che nulla incrina Solida roccia Nel mare fluttuante Che strappa lacrime e sorrisi Ma stasi giammai.

Statue Statue di carne A rappresentare il volto Eternamente nuovo La brezza che alita Nuovi slanci Ad esprimere vita Statue di carne Fortezza esemplare Per chi mira impaurito L’orizzonte incerto Statue di carne Mai paghe Di rappresentare l’ignoto Sempre nuovo.

Coraggio Coraggio fratelli! È facile essere Fiaccola ardente Vedere ciò che si cela Sentire che non è tardi Ancora per animare 173


L’Anima del mondo Coraggio fratelli!

Hanno capito Hanno capito Ti hanno amato Non hanno osato Fare di più Dire di più È tardi ormai.

Cadenze Un tempo cadenzato Da dolci presenze Che investono sogni Per nuove armonie Orchestri leggera Assecondano il ritmo Ti osservano osare Intrecci più arditi Sicuri di avere Con passo sicuro Attinto certezze Per nuove prodezze.

Semplice Sarebbe semplice Ma lo è Chiedi solo al vento All’acqua Alla luce La risposta Che già sai 174

Paga di aver Dagli umani Risposte Quando non chiedi.

Non togliere Non togliere vita Al pensiero Alimenta la fiamma Che crepita Sotto la cenere Testimonia Le movenze segrete Da’ vita alla vita Ora che puoi.

Routine Routine di corpi morti Giovani e vecchi Routine anatomica Routine di corpi Nati morti Spenti in attese Di sorprese Avidi dell’altrui Mai paghi Mai sazi Routine di corpi Che incidono Le vivide immagini Perpetuano gesti Incapaci di nuovo Furettano rapidi Morte spoglie


E chiedono Chiedono Chiedono sempre Incerti e passivi Già morti da vivi.

Non c’è spazio Non c’è spazio Per voi nel mio mondo Non c’è tempo Per voi nella mente mia Non c’è nulla Per voi che perdete Voi stessi e gli altri Nella rete di pescatori Ciechi e schiavi Del loro gioco Non cado nel giogo Vivo e respiro Libera.

E così sarà E così sarà Unica barriera Il Male Unica barriera La paura Unica barriera L’orrido Accetto ciò che resta Accolgo il Dolore.

Giardino incantato Giardino incantato Per roridi maggi Continua a nutrire Dell’anima i viaggi È qui sempre più Non teme stagioni Rinnova perenne Nuove canzoni.

Azzurri Azzurri per sempre Nel mare di melma Che più non riflette Il cielo Azzurri comunque Azzurri ovunque Con sorrisi di gioia Di eterna letizia Nel cuore Perché ciò che diamo È grande Ciò che sentiamo È grande Nell’azzurro vero.

175


Abbassa la guardia Abbassa la guardia Controlla l’impulso Abbassa la voce L’abbaglio è temuto Dai pavidi servi Occhiali e cautela Parole sottese Sguardi furtivi La notte è tardiva Il giorno ne langue Luci discrete Ti prego.

Verità Verità beninteso Ma non la tua 176

Lascia che altri Raccontino la tua Se gli pare Non accender fuochi Nell’inferno.

Sii fiaccola Sii fiaccola Ma discreta Non pavida Discreta Serena Fonte piuttosto Fresca Brezza Leggera


Scintillante Zampillìo Non rumore Voce Senz’affannarti In trionfi Vani Effimeri Non perder Ciò che sei Serena Sempre Sii fiaccola ma discreta.

Sorelle Sorelle sospettose Pavide timorose Schiave del denaro Non temete Chi brilla Chi elargisce doni Chi apre strade Traspare dagli occhi L’anima vostra Turbata Spezzate le catene Amate di più Tutto accade Anche senza di voi. Per grazia di Dio Che aiuta i puri.

Parlare Parlare è dannoso Talvolta Inutile anche Azioni efficaci Non richiedon commenti Impara È dura lezione la vita.

Fiori Fiori di campo Fiori di giardino Fiori d’amore Come te Radiosa essenza Di due creature Che un vincolo Eternamente Unisce sotto il cielo Sulla terra Per testimoniare Radiosamente ancora Che è bello Amare la vita.

177


Ancora Ancora Ancora del tempo Per dire giuste parole Per comunicare La speranza Che infonde coraggio Che spinge su sentieri Di luce Per risplendere Far risplendere Il Vero Che dietro le sembianze Si cela.

Più che mai Più che mai Adesso È tempo Di momenti fecondi Dove vane le ansie 178

Vani i timori Sicuro l’esito In un perenne presente Di vite Che vane non furono Vane non sono.

Ti trovi a parlare Ti trovi a parlare Di cose che furono A chi non c’era In quel luogo In quel tempo Eppure vedono Coi tuoi occhi Sentono Col tuo cuore Transiti Nella loro vita Per un attimo Li liberi Con la tua libertà Dono di Dio.


Non scendere

A te è dato

Non scendere a piani Non nobili Non sono per te Non scendere a vane Ripicche Non sono per te Ricorda che quanti Ti amarono Ti vollero così Come sei Non scendere a vane Tristezze Ti accusano Reagiscon coi nervi A loro tristezze A loro miserie Son soli Nel putrido e viscido Sciame Che alitano Con zolfo infiammato Non vedono te Sentono L’inferno Da loro stessi scavato Procura loro Tepore Assenza solerte Coltiva laddove Ti è dato Il privilegio Della tua arte Per chi la rispetta Ed onora.

A te è dato Il privilegio Di affinare In nobili approcci La difficile arte Della parola Usala dove richiesta Non imporla Laddove il tuo silenzio Placa Sii luce modesta In quei casi Esponi l’assenza di te Ma là dove puoi VIVI Denza stancarti Fulgida fiammella di Dio.

Impara Impara a riconoscere Il Giusto E su quello Punta il tuo sguardo Con ferma Serena Attenzione Il resto è passato Sorvola Impegna l’essenza di te In nobili Ampie volute Inventa la vita In anelli 179


Ghirlande Sorrisi Inventa una vita Di assenza di te Laddove questo si vuole E sorridi Gli fu sottratto Il privilegio Che usurpi Si addossarono L’ignobile ruolo Di schiavi Che aborri Considera questo Amali.

Servi Servi l’altare Lo scorgi Sovrano All’opere intento È solo servizio E dovere Respira pacata E placata Costante Servi l’altare Non chiedono Altro Che muta Assenza Gioca quel ruolo Svuotata da te E respira Leggera. 180

Equivoco Si può vivere Un equivoco? Sì È possible Ma il margine di eterno È più grande Sempre più Ora E vivilo Incurante del resto.

Non temerli Non temerli Non odiarli Vittime sono Di castelli in aria Astolfi sulla luna Perennemente in guerra Tranne che contro se stessi Pietà per loro Non conobbero Ordine e pace Non sanno Edificare silenzio.

Condannati in partenza Condannati in partenza Ad esser tamburo Fanfara Talvolta mellifui Talvolta aggressivi Paventano trame


Agitano armi Contro tele di ragno Condannati ad esser Ciò che sono Roche voci Assordate da se stessi Si illudono Di incuter timore Quel timore Che paventano per sé Lasciali gridare I loro aneliti Non conoscono altri toni Non perder tempo A spazientirti Non serve Evitali.

La morta stagione La morta stagione Per sempre si è spenta Rinato vigore in te Si alimenta Per fulgidi fiori Rinati colori Spontanei tepori Brezze innocenti Per l’anima amante Che accoglie serena Dei buoni l’aroma Procura di vivere L’eco di incontri Che pulsano vita Nell’ordine chiaro D’un mattino Fresco e puro.

Contempla Contempla il tuo degrado E non l’altrui Soffri in silenzio Quel che osservi Non è tardi Per capire Che sei sceso Dove già eri Contempla il tuo degrado E cresci.

Timide primule Timide primule Nel cielo di marzo Allora come ora Improvvisi rigori Agitano fremiti In penombre Operose Di femminili mani Ad acconciar decori Per un piccolo re.

Silenzioso e triste Silenzioso e triste Perdesti la partita Non vinse né forza né audacia Subisti la sconfitta Con cuore trafitto Ma senza parole Non gridasti il dolore Tacesti mesto e pensoso. 181


Impavido Impavido guerreggiar Con clangore di trombe Sei Greco Nessun invito accogli A usar armi diverse Esci allo scoperto Davide contro il Nulla Che nulla è Se non sussulto di carta Emissione di vacue parole E tu usi le frecce!

Guerra Guerra sì Ma impercettibile Silenziosa Imperterrita Ardita Contro putredine Putrefatta Sedimentata Covata in seno Guerra sì Santa guerra questa.

Grazia E luce fu Abbagliante faro Squarciò le nubi Diradò la nebbia Laser potente Nei rovi arroventata 182

Ti svincolasti Vedesti infine Tanta sozzura La tua Non tollerasti Pervicaci viluppi Vivesti alfine.

Lascia un segno Lascia un segno Un tocco diverso Un soffio di brezza Un tratto incisivo Un suono brioso Sassolino luccicante Nel riverbero del sole.

Son con te Son con te Ti nutrono Nutrili Son con te Per sempre E tu con loro Non ingombrano Non ingombrarono Spazi Erano leggeri Piume foglie fiori Nel futile agitar Di moti violenti A livellar Farfalle uccellini in volo Sempre più in alto.


Non poterono Non poterono Facile preda? No Li assistè Sempre Qualcuno Non furono facile preda Li assistè l’Angelo buono Fiori d’azzurro sfumato Nel grande Azzurro Qualcuno li assistè.

Definire Definire Imbrigliare Che cosa? La brezza frizzante di aprile? La luce cinerina di dicembre? Il vago profumo di amarene? Le fresche susine di agosto? La levità della seta Il candido bouquet di una sposa? La trasparenza del cristallo? Chi osò definire fu vinto.

A te ora A te ora Eternali Lo devi Lo sai Lo puoi Da’ ciò che dovuto è A chi ti diede vita

E rinunciò alla sua Non ritirarti sconfitto Da questa impresa Venerarono ciò che era sacro Per te Rispettarono silenziosi ed attoniti Il tuo fragore Rispettali venerali Eternali.

Non aver fretta Non aver fretta Viene il tempo Per tutto Non aver fretta Ciò che conta È con te Appare Traspare Ti cinge Leggiadro e leggero Volteggia a corona Brioso ed arioso Non aver fretta Parlano Attraverso te.

Carri armati Carri armati Nel deserto Rasoi affilati Pettini forbici Mani leggere Fu un poeta in guerra 183


Non la vinse e non la perse Occupato a vivere Non si pose il problema Del sì e del no Di una cosa fu certo Non rubò.

Mamma Mamma per sempre All’infinito Allora come ora Più volte era meglio Non nata per viscidi abbracci Attiva fattrice di vita Per solidi pollini Di tempi ideali Di spazi regali

184

Nel Vero e nel Buono Mamma per sempre.

Energie Energie Nuove energie Accese A popolare sogni Accendere ideali Nuove energie Per spazi lindi Per tortore Biancospini Abeti rugiadosi Timidi mughetti.


Peccasti Peccasti Contro te Contro loro Tutti Peccasti Contro il tempo Perdesti Luce vigore grazia Peccasti Biancaneve Torbida melma Orrido strame Di vermi morti Negasti La vita che scorre Cascate Rugiada Tersa linfa Negasti Grigiastra torba Per stanchi guerrieri Peccasti.

Riprendi lena Riprendi lena Animo Adelante cum iudicio Riprendi lena Attendono Son là Risposte da te Riprendi lena Utile e saggia Ora

Non chieder conferma Da premi Rispondi sicura Ma vai dove sai Che attesa tu sei.

Circolarmente Circolarmente Ti disse Ricordi? Circolarmente Ti disse Ed è vero Saggia creatura Cui devi qualcosa Nel tempo Ricordati sempre Circolarmente Di lei.

Liquidità Liquidità Frammenti Correnti Barbagli Goffi cascami Di carne Perdute scintille Nel magma Cunicoli sporchi Velluti incrostati Liquami Fetori E lo chiaman confort! 185


186

Claudel

Poter vivere

Paul Claudel Paul Claudel Vedesti Il vero Ti derisero Non sapevano Dicesti il vero A vent’anni Si vede chiaro Vedesti prima del tempo L’insipida realtà Di torpide e vane Nevrosi Toccasti con mano Ciò che l’uomo non può quando crede di potere Vedesti chiaro Ti salvasti in tempo.

Poter vivere così Sereni Dall’alba al tramonto Spiare il sole che si leva Accompagnarlo a dormire Levarsi all’alba Coricarsi al tramonto All’opre intenta Intenta la mente Occupato il cuore Dal battito di vita Che lievita leggera Per te e per loro.


Immaginare Immaginare L’assente presenza Di te La diligente assenza La presente assenza Senza asserire Vane certezze Solo risposte Quando richieste Ritorna come eri.

Non fragori Fa male il rumore Fa male la voce Che per te asserisce Espone esprime Non vogliono Non ascoltano Presi nel vortice Del delirio insano Parla per chi vuole Ascoltare Non voglion lamenti Gli stanchi.

Delirio Delirio cieco Di Astolfo Delirio cieco Di falso profeta Che tutto presume Con scuro cipiglio

Con carica d’odio Che pulsa nel cuore Emette verdetti Su tutti e su tutto Con false certezze Di glorie future E semina cenere Raccoglie rancore Sottace emozioni In morte stagioni Qualcosa gli urge Ma cieco e sordo Al delirio soggiace.

Pace Pace per te Che non vedi Che non senti Pace a te Che divori tempo e spazio Di notti e giorni E armi e stagioni Ad inseguire lucciole Credendole lanterne Pace a te Che incurante del presente Insegui un futuro già morto Pace a te Vano guerriero.

Non uccidete Non uccidete l’anima Adesso Non calpestate i puri 187


Non corrompete i sani Con pudore e pietà Salvate ciò che resta.

Risate Risate sguaiate Gole spiegate Nello strazio Del panico Echi inghiottiti A quattro palmenti Tentacoli prensili A caccia di tutto Vivon così.

Domenica Domenica solenne Musica d’organo Voci d’angelo Nell’armonia che rinnova La vita dell’anima Che perpetua l’antico Di perenni primavere Nel dolce intrecciarsi D’anime semplici Che corron da Dio.

Fatti piccola Fatti piccola Creatura Nell’assenza di te Rinnova il tuo voto Nel silenzio presente 188

Sottaci pazientemente Il sospiro Offri Sul tuo altare Nel tuo tempo Le ceneri feconde Di parole non dette Per non turbare Rinnova il tuo voto Di una paziente assenza.

La maschera La maschera sul volto A mascherar paure La maschera sul volto Per equilibri stanchi La maschera sul volto Per sguardi mutilanti La maschera sul volto Per disciplinar le menti La maschera sul volto Per tacitar tormenti Senza maschera Per nuove armonie.

Non c’è bisogno Non c’è bisogno Di andare Tutto è qui Quando rientri in te Ti espandi Ti allunghi


Paga di sentire Il palpito del cuore Il flusso del respiro Il calmo lucido attento Inceder di ragione Tutto è qui Quando rientri in te Non c’è bisogno di andare.

Stasi Non c’è stasi Nel calmo fluire Del sangue Nel regolare battito Nel fermo incedere Nel quotidiano operare Non c’è stasi Nel disciplinato esercizio Di mente anima e cuore Allineati con Lui.

Non desiderî Non desiderî Azioni semplici e pure Tocchi di piume leggere Leggeri liberi voli Di rondini e passeri Roride corolle Profumi leggeri Sapori di manna In tiepidi azzurri Su verdi prati Di gialle corolle.

Pietà Pietà senz’alterigia Dolce pietà Adesso Che è sera Attenta pietà Oblio lieve Sussurri azzurrati Luce tenue Ristoro Al cuore stanco Riposo A membra oppresse Abbi pietà.

Per non parlare Per non parlare Accendi lo sguardo Di vari colori Dirigi l’orchestra Con magici Odori Completa con calma Armonia di sapori Il vuoto che è in loro Senza parlare.

Tenue Tenue sempre fu Questa vita tua Non perderla Tenue sempre fu Quest’aria di violino 189


Coltivala Tenue sempre fu Quel gracile motivo Ad imitar chi ostenta Ruote di pavone Non cambiare Mostra la tua ragione Coi toni che sai Suona la tua musica.

E non stupirti E non stupirti Dell’assurdo Non più di tanto Carta su carta Non modificherà La tua coerenza Intangibile ai più.

Si domandan perchè Ti incombono addosso Con curiosità puerili Vivono vite malsane In luridi covi Sottoprodotti umani Per nuove catene Caporali inconsistenti Ombre del nulla Che agitano venti Nel vano non essere Del futile.

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Un volto Quando un volto ti mira Sorridi Rassicura Non temere Non chieder conferme Ricorda il tuo motto Sorridi però Di questo han bisogno.

È stato giusto È stato giusto cosî Gli hai dato Tempo e amore Non hai potuto ovviare Dei tempi al fetore Momenti sublimi insieme Fiabe e poesie Musica e giochi Calde armonie Smaglianti fuochi Amore immenso Come hai potuto Non sempre attenta Ad evitare Il nero influsso Di parole amare Ciò che hai potuto Hai dato.


Vedeva Vedeva l’anima e il cuore Trasparenti e belli Vedeva ordine e cura In una vita sana Vedeva ciò che ero Veramente Seguii passioni e ideali Mi amava Sapeva vedere E pregò.

Ancora parole

Fiore Fiore delicato Da seguire sempre Con cura tenace Da preservare Da influssi malsani Fiore di serra Ti ho amato Tempo prezioso Ti ho donato Sorridi alla vita Acceso di sole Non esitare Non temere Cose magnifiche Ho da vedere.

Ancora parole Forza del cuore Ripetile a tutti Falle vibrare Attendon stupiti Ciò che sai dare Non ti fermare Non arrestare La forza del cuore.

Improvvisamente Improvvisamente Tu Ci colmi di Grazia E scendi luminoso Tra di noi Ci sentiamo leggeri leggeri Ogni parola è vana Solo silenzi e sorrisi Tacita unione L’Amore che dai. 191


Che sia dolce Che sia dolce il trapasso Mi figuro Non temo Non temetti la vita Non temo la morte Il fiore reclina il capo Quando è sera.

Non falce orrida Non falce orrida Solo silenzioso torpido Reclinar del capo Non falce orrida Progressivo trascolorar Svanire dolce Senza sussulti Lento e progressivo 192

Perder coscienza Per un definitivo riposo Una vacanza perenne.

E poi E poi la luce E i suoni e i canti E i fiori Se ci sono Tanto meglio Non c’è bisogno D’attendere il dopo Quando già l’ora È dolce calma presenza Piena di grazia.


Li senti Li senti I profumi di tuberose E gigli e mughetti Nei pomeriggi piovosi Dove il verde Più verde è? Li vedi i timidi funghi Spuntare capricciosi Su coltri d’aghi di pini A farti smorfie e sberleffi Ad invitarti Con semplice trasporto A dirti che la vita Serena e buona Puoi viverla ancora così Senza chiedere altro Solo paga di esistere. 193


Racconta Racconta al mondo La bella favola Di bimbi buoni Puliti e savi Non vergognarti D’essere pura Come la fonte D’acqua sorgiva Non trascurare l’ispirazione Che rende inedita Ogni tua azione Prosegui forte Per la tua strada Canta serena la tua canzone Più che mai viva È la stagione Racconta al mondo La bella favola. 194


Se ne vanno

Negare

Se ne vanno Ma che importa Tu resti A guardia del tempo Sacrario di memorie Fervido cuore Di dolori e gioie Tu resti Per raccontare.

Negare si può Di albergare Futili ingombri Di chiacchiere Affermare si può La pura essenza Di ciò che Bello e puro Parla da sé Senza commenti Eloquente silenzio Del Vero.

Musica Musica lieve Il tintinnìo della pioggia Musica lieve Lo sfondo attutito Di rumori lontani Musica lieve Questo marzo soave Che ancor riproduce Memorie dolci Di fiori e chiacchiere Di solitarie passeggiate Di femminile cogitar Ad inseguire miraggi A negar la ragione Di vite semplici e pure Musica di pioggia Cristallina rugiada Di marzo.

Vadano Vadano pure In modo perenne Non li seguire Il cuore pulsa La mente crea Il sangue scorre Rimani ferma Questo è il tuo ruolo Lasciali andare A te è dato vedere Senza guardare Stai pure ferma Paga di amare.

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Non fare domande

Fiori

Non fare domande Troppo difficili Poche risposte Riempion la vita Fanne tesoro Spargine il seme Questo il segreto Di vita ben spesa.

Fiori fiori fiori Devono vivere i fiori Da’ spazio ai fiori Polmone di vita Perpetua gesti Di dame gentili Che rinnovarono Perenni aprili Continua tu Nuova Matelda Gli antichi gesti Non ti stancare Di prodigare bellezza.

Tutto è chiaro Tutto è chiaro ora Come prima Afferma la calma certezza Del bello Per bimbi sani Per uomini puri Per anime dolci Per cuori innocenti Osa la bontà Ancora. 196


Stanca la mente

Avidi

Stanca la mente Stanco il cuore Solo se vuoi Ti è dato scegliere E lo puoi Non vaneggiare Guarda il reale Salda la mente Saldo il cuore Solo se vuoi.

Avidi in spazi colmi In corpi saturi Mai sazi Avidi sempre Con nuovi affanni Non c’è più vita Nei loro luoghi Buie caverne Morte stagioni Sterili vite Senza ragioni Avidi e saturi Ma sazi mai.

La caccia Ti piace la caccia? E vai! A noi è dato aver Senza cacciare Paghi di esistere.

Credi forse Credi forse D’esser diverso Da ciò che fosti? Nulla cambia Se ben ci pensi Il quadro è quello 197


Quello che il cuore Ha disegnato Allora per sempre Nulla cambia Se lo capisci Bella è la vita.

Libero spazio Libero spazio Per fiori gentili Libero spazio Per chiare parole Libera pagina Per note leggere Questo ora vogliono E non osano È troppo ardire.

Linfa Linfa vitale Ancora ora Sottile e leggera Pioggerellina Dolce e continua

Raffaele Murra – Olio su tela – 2013

Intride menti Irrora il cuore Dispone al tempo Con nuovo ardore Alimenta certezze Vince timori La primavera Di nuovi fiori.

Ci hai chiamati Ci hai chiamati Stelle lucenti Comete filanti Alla luce.

Non è Non è per adesso È per sempre Confida Ciò che tu dici Polvere pulviscolo cenere Il resto La parola permane. 198


Non possono Non possono inaridire Lo zampillìo della fonte Non possono annullare Ciò che non creano Non posson definire L’indefinibile Non possono nulla Coi loro rumori Credon di agire Voglion fermare Le menti attive Nell’osservare L’altrui agire Nell’ascoltare Le altrui parole Lasciali stare Vivi una vita Colma di slancio Cuore mai stanco Proteso al bello Lasciali stare Non son per te Frutto d’errore Scarna misura Del vero amore Quello che crea Prodigi e onore.

Amici Amici per sempre Legame forte Senza oppressione Vincolo di menti

Soffio del cuore Silente slancio Cura sottile Sorriso bello Di anime caste.

Finire Finire per ricominciare Ancora a tesser Tele di seta Argento e azzurro Più che mai ora Dove i colori Un’aura indora Colori santi Pale d’altare Solenni icone Del tuo operare Con ghirigori sempre più tondi Con aspersori Di aulenti aromi Più che mai ora È Lui che adori. Antonia Chimenti, Toronto, 8 Marzo 2009. 199


Leon Girardet - Il Poeta

Postfazione All’anima è dato cogliere nell’affannoso incedere della vita, in momenti diversi e in diverse forme, una Presenza che modella, se la si accetta, pensieri, parole ed azioni. Chi si lascia plasmare dalla Grazia vede confluire l’Eterno nel tempo e si trova a vivere la prodigiosa scoperta di un’Energia, che nutre e vivifica ogni istante e gli conferisce un valore unico. Ne consegue un dinamismo e un coraggio che non si arrestano davanti a barriere ed ostacoli, ma osano l’impossibile nel rispetto del Giusto e del Vero. La testimonianza di esperienze che migliorano la qualità spirituale dell’esistenza è atto doveroso d’Amore e di Fede da comunicare, per diffondere in maniera contagiosa la Speranza, che trae i suoi motivi dalla certezza di un Disegno speciale di Dio per ogni uomo. Più ci avviciniamo a quel Disegno più la nostra vita acquista senso e ci conferma nella gioia di aver risposto con amore a Chi per primo ci ha amati. Antonia Chimenti, Toronto, 6 Giugno 2013. 200


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Sulle Orme del Beato ... l’Avvocato Bartolo Longo.

La nuova Immaginetta del Beato Bartolo Longo, con nel retro la particolare preghiera di intercessione. Una raffinata produzione, di grande pregio artistico ed editoriale, con merletto traforato, per la gioia dei devoti, la soddisfazione dei cultori e collezionisti. Per richieste: mlp-bartololongo@libero.it 203


Redazione e testi Cosimo Papadia Impaginazione Luigi Ferrari Grafica Riccardo Napolitano Teknigraf Fotografia Roberto Camassa

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L’Editore conferma la propria disponibilitĂ ad assolvere gli obblighi derivanti dai diritti di riproduzione delle foto, laddove non è stato ancora possibile rintracciare i legittimi detentori.

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Finito di stampare nel mese di Febbraio 2014 a cura del “Movimento Laico di Preghiera Beato Bartolo Longo� Latiano (Brindisi) www.beatobartololongo.net mlp-bartololongo@libero.it

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O Vergine Santissima, Madre Nostra Celeste, nulla è mai troppo quello che si fa per Te.

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William Adolphe Bouguereau (1825-1905)


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