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L’UNICO MENSILE DEI FOTOGRAFI CANON PhotoGALLERY CANON EDITION

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AGOSTO

2019

Gli scatti più belli dei lettori commentati dai nostri esperti!

In prima linea

117

OLTRE I LIMITI

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La prova in laboratorio e sul campo della piccola reflex

CARTOLINE D’AFRICA

Alla scoperta del Senegal con il fotografo Andrea Marchegiani

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Photo Professional

CANON EDITION

LA RIVISTA DEDICATA AI FOTOGRAFI CANON

IL NOSTRO STAFF

14 Federica Berzioli

Coordinamento

Giovanni Pelloso

© Lorenzo Tugnoli / Contrasto

Supervisore Editoriale

Silvia Taietti

Art Director

IL PROSSIMO NUMERO ESCE IL 30 AGOSTO

NUMERO 117

AGOSTO 2019

© Andrea Marchegiani

SOMMARIO

Andrea Rota Nodari

Supervisore Editoriale

32 Andrea Carpani Resp. Post-Produzione

I SERVIZI Il vincitore del Premio Pulitzer per la Fotografia ci racconta la sua esperienza in Yemen come inviato del Washington Post.

22

Ivor Prickett

© Ivor Prickett

Specialista del Medio Oriente, il celebre fotoreporter è stato testimone della sconfitta dell’ISIS in Iraq e in Siria.

32 Viaggio in Senegal Il fotografo e blogger Andrea Marchegiani ci accompagna alla scoperta delle bellezze naturalistiche di uno dei Paesi più ospitali dell’Africa e ci dà qualche utile consiglio per i nostri scatti.

© Ivor Prickett

14 Lorenzo Tugnoli

22

Elisabetta Agrati Redazione

Simona Dehò Traduzioni

Simone Bergamini

Traduzioni

Photo Professional | 3


SOMMARIO

LE RUBRICHE

Photo Professional

CANON EDITION

Scopriamo gli eventi, le mostre e i libri più interessanti del momento.

Ecco l’ampia offerta formativa di IED Milano, per diventare veri professionisti.

Abbiamo l’autorizzazione per postare le foto di altri autori sui nostri social?

Qualche anticipazione su quello che ci riserverà Photo Professional n° 118.

Liu Bolin, Sala di Caravaggio, Galleria Borghese, Courtesy: Boxart, Verona

06 Arte & cultura 64 A scuola di fotografia 12 La parola all’avvocato 98 Nel prossimo numero 39 PhotoGALLERY I migliori scatti dei lettori scelti e commentati dai nostri esperti.

ACCADEMIA ILFOTOGRAFO.IT

52 Missione impossibile 84 Uno zoom “tuttofare” 68 La composizione 92 MSI PS63 Modern 72 I profili colore (pt. 2) 96 Super Cartuccia 76 Un libro bellissimo 80 Canon EOS 250D Dalle immagini HDR alle fusioni di più esposizioni, miglioriamo gli scatti in esterni.

In prova, i migliori obiettivi per viaggiare leggeri senza rinunciare a niente.

La nostra Canon può aiutarci a costruire immagini più interessanti e incisive.

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Marco Olivotto ci chiarisce il significato di sRGB, Adobe RGB... e altre enigmatiche sigle!

Proseguono le avventure del nostro supereroe preferito!

06 52

I nostri scatti migliori non meritano di restare dimenticati in qualche angolo del PC.

La prova sul campo (a New York!) e in laboratorio della nuova reflex EOS.

80

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Andrea Rota Nodari

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ARTE &C U LT U R A

NELL’OTTAVA ARTE 14 agosto 1945: a Times Square a New York il fotografo Alfred Eisenstaedt immortala il bacio tra un marinaio statunitense e una donna vestita di bianco. Quella mattina, il presidente degli Stati Uniti Truman aveva annunciato la resa del Giappone e la folla si era riversata nelle strade per celebrare quello che sarebbe stato ricordato come V-J Day, il giorno della vittoria sul Giappone. Il bacio di Alfred Eisenstaedt, per quanto il più famoso della storia della fotografia, non è però l’unico. Come nella storia dell’arte, infatti, molti furono gli autori a lasciarsi ispirare da questo gesto, di cui seppero cogliere le diverse declinazioni. Altrettanto celebre, per esempio, è il Bacio davanti all’Hotel De Ville di Robert Doisneau (sotto), scattato a Parigi nella primavera del 1950. Françoise Bornet, la studentessa di teatro protagonista dello scatto (con il fidanzato Jacques Carteaud), ricorda dell’incontro con il grande fotografo francese: “Lui ci disse che eravamo affascinanti e ci chiese se potessimo baciarci di nuovo per una foto. A noi non importava, eravamo abituati a baciarci. Lo facevamo tutto il tempo, era delizioso. Il signor Doisneau fu adorabile, molto a suo agio, molto rilassato”. Un bacio può esprimere sensualità, come nello scatto di Doisneau – con i due amanti che sembrano fermare il tempo in mezzo allo scorrere frenetico della vita parigina –, ma anche tenerezza, come nella fotografia The Kiss di Furman Stewart Baldwin, in cui il figlio di due anni del fotografo bacia una bambina davanti a un portone, mentre l’amica guarda la scena con un pizzico di gelosia. E ancora complicità, come nei baci rubati da Gianni Berengo Gardin (nel 1954 a Parigi) e da Elliott Erwitt che, nello scatto California Kiss del 1955, ritrae un uomo e una donna che si baciano riflessi nello specchietto retrovisore dell’auto. Diverse declinazioni dell’amore catturate dalla sensibilità dei grandi maestri della fotografia.

Robert Doisneau, Le baiser de L’Hotel De Ville, 1950 © Atelier Robert Doisneau

6 | Photo Professional

Fino al 15 settembre MUDEC – Museo delle Culture Via Tortona, 56 mudec.it

Liu Bolin

Visible Invisible

“Ciascuno sceglie il modo in cui entrare in contatto con il mondo che ci circonda. Io ho scelto di fondermi con l’ambiente” Liu Bolin

C

onosciuto dal grande pubblico per le sue performance mimetiche in cui, grazie a un accurato body painting, il suo corpo risulta pienamente integrato con lo sfondo, l’artista cinese di fama internazionale Liu Bolin è protagonista della seconda mostra fotografica ospitata dal Museo delle Culture di Milano dalla sua apertura. L’esposizione riunisce circa cinquanta opere , tra cui un inedito della Pietà Rondanini scattato al Castello Sforzesco di Milano e la fotografia della Sala di Caravaggio realizzata nel 2019 alla Galleria Borghese di Roma, oltre all’immagine scattata al MUDEC tra i reperti della collezione permanente del museo, che permettono di immergersi nella filosofia – propria dell’Oriente – che muove l’artista. Liu Bolin, infatti, fa sua la poetica del nascondersi per diventare cosa tra le Liu Bolin, Pietà di Michelangelo, Castello Sforzesco, Milano 2019 Courtesy: Boxart, Verona

IL BACIO

MILANO

Liu Bolin, Sala di Caravaggio, Galleria Borghese, Roma 2019 Courtesy: Boxart, Verona

LA FOTO DEL MESE

cose, per denunciare che tutti i luoghi, tutti gli oggetti, anche i più piccoli, hanno un’anima che li caratterizza e in cui mimetizzarsi, svanire, identificarsi nel Tutto. Il risultato sono immagini che si prestano a diversi livelli di lettura e che lasciano intravedere il lungo cammino che ha portato alla loro realizzazione. Infatti, dietro lo scatto fotografico che si conclude in un momento ci sono lo studio, l’installazione, la pittura, la performance dell’artista: un processo che dura anche giorni, a dimostrazione di come un’immagine fotografica artistica non sia mai frutto di un caso, ma la sintesi di un percorso creativo spesso complesso, che rivela la coscienza dell’artista e la sua intima conoscenza della realtà in tutta la sua complessità. Tra le immagini in mostra anche quelle del ciclo Migrants, in cui Liu Bolin ha coinvolto altri performer, rifugiati ospiti di alcuni centri d’accoglienza in Sicilia. ■



ARTE &C U LT U R A MUSEI ESTERO – LOS ANGELES

CONCORSO FOTOGRAFICO

Annenberg Space for Photography © 2009 Julius Shulman e Juergen Nogai

Fuori Fuoco Moak 2019

2000 Avenue of the Stars da mercoledì a domenica dalle 11.00 alle 18.00 www.annenbergphotospace.org

S

pazio interamente dedicato alla cultura dell’immagine fotografica, classica e contemporanea, dalla sua fondazione dieci anni fa l’Annenberg Space for Photography è divenuto il centro di riferimento artistico indiscusso della California. Dai grandi maestri della fotografia ai talenti emergenti, il museo raccoglie un patrimonio davvero unico messo a disposizione della comunità. Attraverso un’intensa attività didattica, con visite guidate, workshop

e letture portfolio, l’Annenberg Space for Photography garantisce a tutti i visitatori un’esperienza culturale di alto livello. Fino al 18 agosto è possibile ammirare la mostra CONTACT HIGH: A Visual History of Hip-Hop, dedicata a quei fotografi che hanno fatto conoscere la cultura dell’hip-hop a livello globale. È, invece, aperta fino al 5 gennaio l’esposizione W|ALL: Defend, Divide, and the Divine, dedicata al ruolo che i “muri” hanno ricoperto nei secoli nelle varie culture. ■

SIENA

S

Guido Guidi In Sardegna

iena celebra cinquant’anni di carriera del celebre fotografo giapponese Nobuyoshi Araki (Tokyo, 1940) con una grande mostra a cura di Filippo Maggia, ospitata presso il complesso museale di Santa Maria della Scala. L’esposizione riunisce 2.200 immagini, selezionate dallo stesso Araki insieme con il curatore, appartenenti a oltre venti serie prodotte dai primi anni Sessanta a oggi. Molte serie – Satchin and his brother Mabo , Sentimental night in Kyoto, August, Tokyo Autumn e altre ancora – vengono presentate per la prima volta in Italia, alcune sono inedite in Europa – come Anniversary of 8 | Photo Professional

Fino al 20 ottobre MAN Museo d’Arte Provincia di Nuoro Via Sebastiano Satta – www.museoman.it

Hokusai’s Death (dedicata al pittore e incisore giapponese Katsushika Hokusai) e Gloves; la raccolta Araki’s Paradise – fotografie che Araki scatta utilizzando la sua casa come un palcoscenico – è stata appositamente realizzata per Siena. Un percorso che vuole omaggiare la vicenda artistica e umana di Araki, testimoniando i suoi molteplici interessi e offrendo un panorama pressoché completo della sua sterminata produzione, ben oltre le immagini di bondage che l’hanno reso celebre in tutto il mondo. A completare la mostra un video che presenta Araki mentre seleziona gli scatti con Filippo Maggia. ■

C

urata da Irina Zucca, Guido Guidi – In Sardegna: 1974, 2011 è la prima grande mostra che un museo italiano dedica a Guido Guidi, uno dei più significativi protagonisti della fotografia italiana del secondo dopoguerra. Attraverso 250 scatti inediti, la mostra testimonia il rapporto dell’autore con il territorio sardo, indagato una prima volta nel 1974 e ancora nel 2011, anno di una importante committenza da parte dell’Istituto Superiore Regionale Etnografico della Sardegna (che produce la mostra insieme al MAN). Allo stesso tempo, l’esposizione vuole essere un racconto antropologico e paesaggistico dei cambiamenti occorsi nell’isola nel corso di quattro decenni e un percorso di ricerca sul mezzo fotografico. Due le sezioni, organizzate in modo cronologico, che presentano rispettivamente immagini in bianco e nero e fotografie a colori. ■

Guido Guidi, Isola della Maddalena, 1974

Fino al 30 settembre Santa Maria della Scala Piazza del Duomo, 1 www.santamariadellascala.com

accontare il caffè in tutte le sue forme attraverso immagini di persone, oggetti e luoghi. È questo l’obiettivo dell’edizione 2019 di Fuori Fuoco, fotocontest internazionale promosso da Caffè Moak, tassello del progetto Moak Cultura che da anni promuove nuove forme d’arte e crea nuove opportunità per gli artisti. Il concorso è aperto a tutti i fotografi – professionisti e amatoriali – chiamati a costruire una storia o realizzare un mini reportage attraverso una sequenza di tre immagini che facciano riferimento al caffè nella sua accezione più ampia (pianta, seme, bevanda, locale pubblico, colore, etc.). I lavori fotografici dovranno essere inviati entro il 9 settembre 2019 e saranno giudicati da una giuria presieduta da Denis Curti. Il primo classificato, oltre a una fotocamera professionale Fujifilm, vedrà la pubblicazione del suo portfolio sulle riviste IL FOTOGRAFO / Digital Camera / Photo Professional / NPhotography (Sprea Editori). www.fuori-fuoco.com | info@fuori-fuoco.com

NUORO

Subway of love, 1963-1972 © Nobuyoshi Araki

Effetto Araki

R


ROMA

FESTIVAL & APPUNTAMENTI ● VENEZIA

fino al 25 agosto

Letizia Battaglia Fotografia come scelta di vita Casa dei Tre Oci – Fondamenta delle Zitelle 43, Giudecca www.treoci.org ● JESI

(AN) fino all’1 settembre

Tina Modotti Fotografa e rivoluzionaria Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi – Palazzo Bisaccioni www.fondazionecrj.it ● LECCO

● ROMA

fino al 22 settembre

Volti di Roma Centrale Montemartini Via Ostiense 106 www.centralemontemartini.org ● SPOLETO

fino all’8 settembre

Palazzo delle Paure Piazza XX Settembre www.museilecco.org ● CHIASSO

fino al 15 settembre

Franco Grignani. Polisensorialità fra arte, grafica e fotografia m.a.x. museo – Via Dante Alighieri 6 centroculturalechiasso.ch

Fino al 22 settembre Museo di Roma – Palazzo Braschi Piazza San Pantaleo, 10 www.museodiroma.it

(PG)

Ritratti alla finestra Casa Menotti – Via dell’Arringo 1 www.casamenotti.it ● STRA (VE)

fino al 3 novembre

Villa Pisani Museo Nazionale Via Doge Pisani 7 ● VENEZIA

fino al 24 novembre

Pino Pascali Dall’immagine alla forma Palazzo Cavanis – Fondamenta delle Zattere, Dorsoduro 58. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia www.labiennale.org

VOGHERA (PV)

Voghera Fotografia Transiti

Harry De Zitter, The Himba Collection, 1997

Una storia lunga 180 anni

fino al 29 settembre

Dior a Venezia

Berenice Abbott. Topographies

La fotografia

Dal 14 settembre al 6 ottobre Castello Visconteo Piazza della Liberazione www.vogherafotografia.it

I

l Museo di Roma a Palazzo Braschi celebra i 180 anni della nascita ufficiale della fotografia con la mostra Roma nella camera oscura. Fotografie della città dall’Ottocento a oggi, che ripercorre la storia fotografica della capitale attraverso 320 scatti provenienti dagli archivi del museo. Muovendo dagli esordi della fotografia, il percorso espositivo si snoda attraverso nove sezioni tematiche che documentano l’evoluzione delle tecniche fotografiche e il lavoro di tanti autori – anche quelli meno noti – che hanno vissuto un rapporto molto stretto con la città. La prima sezione, Sperimentare con la luce: nascita e progressi della fotografia, è dedicata al dagherrotipo, all’albumina e alle altre tecniche utilizzate da autori-pionieri che si muovevano tra la città e le campagne servendosi di ingombranti attrezzature. La sezione Documentare l’Antico: percorsi tra le rovine racconta come la nuova tecnica sia stata utilizzata anche nell’indagine archeologica, per immortalare le vestigia classiche, mentre la sezione Centro della cristianità è dedicata alla Basilica di San Pietro. Al Tevere e al patrimonio naturalistico di Roma sono dedicate rispettivamente le sezioni Vie d’acqua: la presenza del fiume e le fontane monumentali e Un eterno giardino: Roma tra città e campagna. La mostra prosegue con alcuni scatti che raccontano le trasformazioni urbanistiche che hanno cambiato il volto della capitale (La nuova capitale: dai piani regolatori di fine Ottocento alla città moderna) e la quotidianità della vita romana (Occasioni di vita sociale). Le ultime due sezioni raccolgono una serie di lastre ottocentesche in vetro retro-illuminate e una collezione di ritratti. Tra gli autori in mostra, Berengo Gardin, Basilico, Cresci e Ghirri. ■

S

i intitola Tra luoghi e persone – Transiti la seconda edizione di Voghera Fotografia, incontro nazionale dedicato alla fotografia d’autore, organizzato da Spazio 53 – Visual Imaging, che si svolgerà per quattro fine settimana, da sabato 14 settembre a domenica 6 ottobre, all’interno delle sale del Castello Visconteo. Diretta da Arnaldo Calanca con il comitato scientifico composto da Renzo Basora, Luca Cortese, Gianni Maffi e Pio Tarantini, questa edizione vuole aprire una riflessione sulla comunicazione visiva attraverso un ricco programma di attività che coinvolgerà l’intera città. Tra le iniziative, cinque progetti fotografici con le opere di oltre venti fotografi italiani e stranieri, una mostra dell’Associazione Culturale Cacciatori d’Ombra sulla via Appia, una collettiva sui “Transiti” contemporanei, oltre a corsi e workshop, visite guidate, letture portfolio, videoproiezioni a cura di ImmaginIria e Spazio 53. ■

Sopra, Gianni Berengo Gardin, Sposi nel cortile di palazzo dei Conservatori, 1986. Dall’alto, Eugène Constant, Veduta del Foro Romano e resti del Tempio di Saturno (1850-1857); fotografo non identificato, Ritratto di coppia di coniugi in uno studio fotografico, 1860 ca.

Photo Professional | 9


ARTE &C U LT U R A PERSONAGGI DA RICORDARE

ACCADDE AD AGOSTO

Tullio Farabola

Fotografia e memoria F

iglio d’arte, Tullio Farabola (1920-1983) inizia a occuparsi di fotografia nel 1939, lavorando con il padre Alessandro, detto Giuseppe. Chiamato alle armi nel 1940, viene trasferito come operatore cinematografico presso l’Istituto LUCE di Roma, dove conosce Adolfo Porry Pastorel, creatore dell’agenzia VEDO, che diviene per lui un punto di riferimento. Nel 1943, Farabola torna a Milano e qui segue i momenti conclusivi della

NASCE LA FOTOGRAFA DELLA RIVOLUZIONE

Dall’Istituto LUCE all’agenzia Farabolafoto

guerra, proseguendo poi negli anni successivi il suo lavoro di documentazione fotogiornalistica, testimoniando le difficoltà di una città messa in ginocchio dai bombardamenti e dalla fame, le sofferenze della gente ma anche il lento cammino della ricostruzione. Al reportage fotogiornalistico si affiancano i ritratti in bianco e nero e le copertine di importanti riviste dell’epoca, nonché la nascita dell’agenzia Farabolafoto, nella quale confluirono sia le sue fotografie sia quelle di altri autori, in particolare di Adolfo Porry Pastorel, di Mario Agosto (fotografo ufficiale della Società di navigazione) e del ritrattista Attilio Badodi. Arricchito da sostanziosi fondi di fine Ottocento e inizi Novecento, l’archivio è – nelle parole dello stesso Farabola – uno “fra i più ricchi e meglio organizzati in Italia”. ■

6 agosto 1896 – Nasce a Udine Tina Modotti, non solo figura tra le più importanti della fotografia del Novecento ma anche attrice e attivista. Dopo aver scoperto la fotografia grazie a Edward Weston (con cui ebbe un’appassionata relazione), nel 1923 la Modotti si trasferisce in Messico, dove inizia la pagina più importante della sua vita: amica di Frida Kahlo, Julio Antonio Mella e Vittorio Vidali, la fotografa si dedicò sempre più intensamente alla militanza politica, a sostegno di quella che avrebbe dovuto essere la grande “Rivoluzione Mondiale” comunista. Fino all’1 settembre a Jesi si può visitare la mostra Tina Modotti fotografa e rivoluzionaria che riunisce sessanta fotografie provenienti dalla Galerie Bilderwel di Berlino di Reinhard Schultz, che ne è il curatore.

L’EST E L’OVEST SI DIVIDONO 12 agosto 1961 – A Berlino, la Repubblica Democratica Tedesca inizia la costruzione di un muro con l’obiettivo di impedire le fughe verso Berlino Ovest, controllata, sin dalla fine della Seconda guerra mondiale, da Stati Uniti, Regno Unito e Francia. Inizialmente la barriera consisteva in semplice filo spinato ma già dal 15 agosto iniziò la costruzione di un vero e proprio muro che trasformò i tre settori occidentali della città in un’isola racchiusa nel territorio della Germania dell’Est. Simbolo della Guerra Fredda, il Muro di Berlino rimase in piedi per ben ventotto anni finché, il 9 novembre 1989, la DDR annunciò la riapertura delle frontiere.

VERBANIA PALLANZA

The Red Road Fino al 29 settembre Museo del Paesaggio di Verbania Villa Giulia – Corso Zanitello www.museodelpaesaggio.it

Martin

Project

I

deato dalla fotografa Carlotta Cardana e dall’artista Lakota Danielle SeeWalker, il progetto The Red Road (La Strada Rossa) esplora il rapporto tra la cultura tradizionale dei nativi americani e l’identità delle popolazioni tribali di oggi, attraverso un viaggio in North Dakota, South Dakota, Wyoming, Nevada, Colorado, Arizona, New Mexico, California, Louisiana, North Carolina. Il titolo si riferisce agli insegnamenti che incoraggiano a seguire “la strada rossa”, ossia a procedere verso un cambiamento positivo nonostante il contesto avverso in cui i nativi – che rappresentano appena l’1% della popolazione americana totale – si trovano a vivere. La mostra riunisce circa 70 opere, tra immagini d’archivio e fotografie realizzate appositamente per il progetto, per un viaggio tra passato e presente. ■

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L’AVVOCATO

Fotografia & social

Siamo autorizzati a postare immagini sul nostro account?

I CRISTINA MANASSE, avvocato, esperta in diritto dell’arte e beni culturali, diritto della fotografia e diritto d’autore, anche nel settore digitale. Già Presidente del Comitato di Diritto dell’Arte dell’Associazione Mondiale di Avvocati (IBA). Autrice di articoli e pubblicazioni, relatrice a numerosi convegni e master universitari, nazionali e internazionali, in materia di diritto dell’arte, della fotograia e della proprietà intellettuale. Membro del Centro Ask (Bocconi) quale esperta di diritto dell’arte e della fotograia. Consulente legale di artisti, gallerie, fotograi, istituzioni museali, associazioni culturali, collezionisti, startup digitali, piattaforme per vendita e distribuzione, case d’asta, iere d’arte, e per gli operatori del settore coinvolti nella creazione, distribuzione, valorizzazione e protezione di contenuti IP.

Essere i protagonisti di uno scatto non ci autorizza a pubblicarlo sui nostri account social senza il consenso dell’autore.

12 | Photo Professional

n questo numero, ci occupiamo di una pratica molto comune, ossia il caricamento online di proprie immagini da parte delle celebrities, immagini che viaggiano alla velocità della luce nella Rete e che qui prendiamo come spunto per commentare alcuni casi famosi. Il primo riguarda una celebre modella statunitense, vincitrice di premi e nota per aver sfilato per i più importanti stilisti mondiali. Cosa è successo? La bella e giovane modella, come tutti i suoi coetanei tecnologici, gestisce il proprio account sui social media, posta fotografie di se stessa e ha un seguito di 44 milioni di follower collegati da ogni parte del mondo. Modella e influencer, diremmo. Ma un giorno, dopo aver postato una propria immagine, si trova chiamata in causa per violazione di copyright.

Vediamo i fatti... Il fotografo di una nota agenzia fotografica aveva scattato una fotografia della modella, per la strada, sorridente verso l’obiettivo. Il giorno successivo allo scatto, la modella – che ha sostenuto di aver trovato la foto online – ha postato sul proprio account la fotografia realizzata dal fotografo. L’agenzia che lo rappresenta, considerando che si trattava di una violazione di copyright, ha citato in giudizio la donna avanti la Corte di New York. Secondo l’agenzia, infatti, la modella avrebbe postato l’immagine ai suoi 44 milioni di seguaci senza il permesso o il consenso dell’agenzia, e così

facendo avrebbe violato i diritti esclusivi di riproduzione e distribuzione di quest’ultima. È la prima volta che succede? No, a detta dell’agenzia la modella ha fatto lo stesso con altre 50 foto, pur sapendo che l’utilizzo di tali immagini avrebbe richiesto un’autorizzazione da parte del titolare dei diritti sulle stesse. Inoltre, gli scatti sono stati pubblicati senza crediti fotografici. In un altro caso famoso, la modella aveva postato una fotografia anche con l’eliminazione del watermark posto dall’autore. Ciò in violazione della legge in materia che considera illegale la rimozione. Il risultato è stato che molte pubblicazioni commerciali online si sono ritenute autorizzate a utilizzare la medesima fotografia, citando la modella come fonte. In un altro caso avvenuto negli Stati Uniti, una famosa trend setter, concorrente di reality show, ha postato sul proprio account una fotografia scattata mentre si recava in un ristorante. Il fotografo autore dello scatto aveva licenziato l’immagine a una rivista che l’aveva pubblicata con l’indicazione del credito e il watermark. Ma il giorno seguente, la fotografia appariva sull’account dell’influencer senza watermark. Sono capitati episodi simili anche con altre celebrities? Una famosa cantante – seguita da 154 milioni di follower sulle sue pagine – è stata citata in giudizio per aver caricato online sul proprio account una fotografia che la ritrae con una particolare borsa; ancora una volta la cantante

aveva rimosso i crediti del fotografo. L’immagine ha ricevuto più di 3 milioni di “like” prima di essere rimossa. Secondo l’autrice degli scatti, il comportamento della cantante era “intenzionale, volontario, finalizzato, in totale indifferenza dei diritti della fotografa”. Interessi contrapposti? Sì, perché il valore dello scatto crolla se l’immagine è pubblicata dalla celebrity stessa. Ma quest’ultima aumenta la propria popolarità attraverso la pubblicazione di immagini sul proprio account. Ed è risaputo che il numero dei “like” influisce sulla vita e sul valore, sociale ed economico, del personaggio. Come si giustificano le celebrità? Per alcune, si tratterebbe di immagini che possono essere utilizzate liberamente anche perché sono scatti veloci, in luoghi pubblici, e sono immagini senza emozioni e senza particolare sforzo creativo. È stato anche sostenuto che l’aver sorriso al fotografo implica una partecipazione della celebrity quale autore, quindi quale co-titolare dei diritti sulla fotografia. Le modifiche apportate all’immagine darebbero poi vita a una composizione che nasce da un evento modificativo che vede la celebrity quale autore. In conclusione... Premesso che molti dei casi verificatisi si risolvono con un accordo transattivo (senza procedere con la causa in giudizio), gli eventi appena descritti ci portano a riflettere su una questione delicata: il controllo delle proprie immagini da parte delle celebrities, il labile confine tra la loro privacy e l’attività dei fotografi, il forte desiderio di condividere online, con i propri follower, le immagini. Difficile trovare un equilibrio tra tutto ciò.

© Avv. Cristina Manasse, 2019 Questo articolo è per scopi informativi e non costituisce un parere legale.



Š Lorenzo Tugnoli / Contrasto

INTERVISTA

Lorenzo TUGNOLI e il Premio Pulitzer A cura di Elisabetta Agrati

Ecco come sono nati gli scatti che hanno permesso al fotografo italiano di aggiudicarsi uno dei piĂš importanti premi al mondo dedicati al giornalismo e alla fotografia 14 | Photo Professional


A

JAMEELA ABDULLAH sta sulla soglia della casa dove la sua famiglia ha vissuto per due mesi dopo essere fuggita dai combattimenti nel villaggio di Al-Jarahi.

prile 1941, Detroit. Gli operai della Ford Motor scioperano davanti all’azienda per protestare contro il licenziamento di un collega. La tensione cresce di minuto in minuto. Un “crumiro” tenta di superare i picchetti ma viene fermato e selvaggiamente picchiato dagli scioperanti. Nella folla si nasconde anche il fotografo Milton E. Brooks del Detroit News che immortala la scena: nel 1942, grazie a questo scatto, Brooks sarà il primo autore a vincere il Premio Pulitzer per la Fotografia. Da allora, altre immagini iconiche – entrate nella storia della fotografia e dell’umanità – andranno ad arricchire la galleria del Pulitzer: chi non ricorda lo scatto di Joe Rosenthal, fotografo della Associated Press, in cui un gruppo di militari innalza la bandiera degli Stati Uniti a Iwo Jima il 23 febbraio del 1945? O ancora la fotografia di Edward Thomas Adams che ritrae l’esecuzione di un prigioniero Vietcong, Nguyễn Văn Lém, da parte della polizia del Vietnam del Sud il 1° febbraio 1968 a Saigon? Guerre, crisi umanitarie, fatti di cronaca, costume, società: il Premio Pulitzer – consegnato per la prima volta nel 1917 per volontà e in memoria del giornalista ed editore ungherese naturalizzato statunitense Joseph Pulitzer – ha accompagnato la storia del Novecento, raccontandone i fatti più importanti attraverso inchieste giornalistiche, articoli, opere letterarie e musicali, editoriali e fotografie. Dal 1942, infatti, l’ottava arte è entrata a far parte delle categorie del Pulitzer, fino al 1967 come unica categoria e dall’anno successivo suddivisa in due premi distinti: Pulitzer Prize for Spot News Photography (divenuto dal 2000 Pulit zer Prize for Breaking News Photography, “Fotografia di cronaca”) e Pulitzer Prize for Feature Photography (“Storia fotografica”). Ai tanti fotografi che hanno ricevuto l’ambito riconoscimento, si aggiunge quest’anno Lorenzo Tugnoli, premiato – primo fotografo italiano – per la sezione Feature Photography grazie al suo reportage dallo Yemen, realizzato per il Washington Post nel 2018: immagini che raccontano la crisi umanitaria che il Paese sta vivendo a causa della guerra civile scoppiata nel 2015, una crisi umanitaria che coinvolge soprattutto i bambini e di cui si parla poco. Per questo, come ci ha raccontato lo stesso Lorenzo, il riconoscimento da parte della giuria del Pulitzer assume ancora più valore e forse contribuirà ad accendere i riflettori su questa parte del mondo e su questo conflitto a lungo dimenticati. Photo Professional | 15


INTERVISTA Lorenzo Tugnoli Lorenzo, quest’anno sono arrivati due importanti riconoscimenti: il Premio Pulitzer e il World Press Photo. Il tuo nome ha fatto rapidamente il giro del mondo, le interviste si sono moltiplicate... Ora che è passato un po’ di tempo, hai avuto modo di riflettere razionalmente su quanto è successo? Quali sono le tue sensazioni? Sicuramente, all’inizio non mi ero reso conto di quanto fosse importante aver ottenuto il Pulitzer, anche considerando la storia del premio e il rapporto che c’è tra il premio e il giornale per cui lavoro, il Washington Post. Recentemente sono stato in redazione e su una delle pareti c’è una placca con tutti i giornalisti e i fotografi della redazione che hanno vinto il Pulitzer. Hanno messo il mio nome fra gli altri, fra persone che hanno avuto un peso importante in eventi come la fine della guerra in Vietnam, il Watergate... Il fatto di essere stato a Washington mi ha permesso di rendermi maggiormente conto di quanto sia importante questa cosa, è una cosa che rimarrà, è un modo per raccontare la storia del nostro tempo. Ora, grazie al Pulitzer, sicuramente sarò più libero di lavorare sulle storie che mi interessano di più. In una delle interviste che hai rilasciato in questi mesi hai dichiarato che speri che il Premio Pulitzer possa contribuire ad accendere i riflettori su quanto sta accadendo in Yemen. Credi che il fotogiornalismo e la fotografia in particolare debbano farsi carico di questa responsabilità? Tu l’hai sentita fin da subito come fotografo? L’ho sentita fortemente attraverso il Pulitzer e il World Press Photo. Ci tengo a dire che la giuria del Pulitzer, quest’anno, ha dedicato anche u n a l t r o p r e m i o , l ’ I n te r n a t i o n a l Reporting, a una storia sullo Yemen, realizzata dalla redazione dell’Associated Press. C’è stato, quindi, un interesse da parte della Fondazione a spingere questa storia in particolare per la sua importanza e perché in questo momento ha forti ripercussioni anche sulla politica interna statunitense. Trump è molto vicino ai sauditi e sta cercando di mantenere in piedi il commercio di armi che c’è tra gli Stati Uniti e l’Arabia Saudita, che poi sono gli ordigni che vengono utilizzati in Yemen. È diventata anche una questione politica. Riguardo al peso della storia che stavamo portando avanti, sicuramente non era evidente all’inizio. Siamo stati in Yemen la prima volta nel maggio del 2018; ero con Sudarsan Raghavan, caporedattore del Cairo per il Washington Post, che segue da tanto lo Yemen, ma 16 | Photo Professional

MOHAMMED SALIM AL-BUHAR, comandante delle Forze di élite di Shabwani, esce da un market nel villaggio di Azzan.

in quel momento la storia che volevamo coprire non era al centro del dibattito internazionale. Gli stessi nostri editor non erano tanto convinti che sarebbe stata una storia interessante. Tra il primo e il secondo viaggio c’è stata l’uccisione di Jamal Khashoggi, contributor del Washington Post, presso l’am bas ciat a s au dit a a Is t an b ul. Il legame tra lo Yemen e il giornale è cambiato, è diventato importante per il

giornale raccontare quanto stava facendo nel Paese l’Arabia Saudita. In particolare uno dei suoi uomini più importanti, Mohammad bin Salman. La seconda volta che siamo andati era chiaro quanto fosse importante coprire il conflitto e soprattutto la situazione umanitaria creata, in qualche modo, anche dall’embargo imposto dall’Arabia Saudita, soprattutto in una certa parte del Paese controllata dai ribelli Houthi.


© Lorenzo Tugnoli / Contrasto © Omaya Malaeb

CHI È LORENZO TUGNOLI

Fotografo Contributor del Washington Post , si occupa in particolare di Medio Oriente. Nel 2010 si trasferisce in Afghanistan, dove segue la situazione, pubblicando nel 2014 il volume The Little Book of Kabul con la scrittrice Francesca Recchia. Dal 2015 vive a Beirut e si dedica a progetti a lungo termine che

riguardano il Libano, la Libia e lo Yemen. Suoi lavori sono stati pubblicati, tra gli altri, dal New York Times , dal Wall Street Journal e dal Time Magazine . Nel 2019 ha vinto il Premio Pulitzer nella categoria Feature Photography e il primo premio del World Press Photo per la categoria General News Story. È rappresentato da Contrasto.

www.lorenzotugnoli.com

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© Lorenzo Tugnoli / Contrasto

INTERVISTA Lorenzo Tugnoli

Vivi in Libano da tre anni. Quanto è importante vivere nei luoghi che sono al centro del tuo lavoro? Io ho avuto una carriera un po’ particolare perché ho deciso di abitare nei luoghi che seguo. Sono stato in Afghanistan per più di quattro anni e poi ho deciso di tornare in Medio Oriente, a Beirut. È importante per la lingua, per capire meglio la cultura; si incontrano giornalisti e intellettuali che lavorano nella regione, quindi è importante per tenere il polso di quello che succede. Qual è la situazione in Yemen e qual è la percezione che si ha in Italia e in Europa di quanto sta accadendo? Penso sia molto difficile raccontare la realtà sul campo. La prima volta che sono andato in Yemen, sono rimasto 18 | Photo Professional

veramente colpito da quanto è profonda la crisi umanitaria, da quanta gente muore di fame, e queste sono cose davvero difficili da capire nella loro interezza finché uno non è lì. La situazione adesso è molto negativa. C’era stato un cessate il fuoco alla fine del 2018 che però non sembra stia tenendo più; i ribelli Houthi hanno lanciato missili sull’Arabia Saudita e quest’ultima ha risposto con incursioni aeree. Le cose stanno peggiorando nuovamente e il problema, a parte la guerra che in genere influenza solo una piccola parte del Paese, è soprattutto la crisi umanitaria, che invece colpisce tutta la popolazione. Lo Yemen è una di quelle storie difficili da raccontare perché è lontana da noi, dall’Italia, dall’Europa. È un posto molto lontano, che era praticamente scono-

UNA DONNA PASSEGGIA tra gli edifici dell’area di Jahmaliya distrutti durante i combattimenti tra i ribelli Houthi e le milizie locali.

sciuto fino a qualche anno fa. Non è una crisi in cui gli italiani, o anche gli europei, gli americani siano coinvolti direttamente e dunque c’è meno interesse. Io coprivo l’Afghanistan, la cui situazione aveva delle similitudini con quanto sta succedendo in Yemen, ma l’Afghanistan è stato molto coperto, soprattutto dopo il 2001, dopo il crollo delle Torri Gemelle; ha avuto una certa copertura fino al 2014 quando ci sono stati i soldati sul posto e quindi c’era un interesse da parte nostra e da parte degli statunitensi. Sono tornato lo scorso febbraio e diciamo che l’interesse è un po’ morto, non se ne parla più molto perché non ci sono più interessi così diretti. Penso che in generale l’attenzione da parte delle persone ci sia, ma è sempre difficile raccontare bene questi posti. Ovviamente è anche


semplice voyeurismo, cattivo gusto. Dipende dalle situazioni, è un discorso molto complesso. Ci sono situazioni in cui le foto si fanno o non si fanno, ma ci sono anche situazioni in cui le foto si fanno ma poi si può decidere di non pubblicarle. Penso che questo dipenda anche dal rapporto che i fotografi hanno con i loro editor: io personalmente lavoro con il Washington Post da molto tempo e c’è un certo tipo di rapporto; tante volte si decide di non usare certe fotografie, soprattutto quando si ha a che fare con

minori o con situazioni in cui non c’è veramente bisogno di un’immagine. Bisogna anche considerare il rispetto per i soggetti, la sicurezza delle persone. Per esempio sono stato in Libia, che è un Paese molto fluido, in questo momento sono a capo determinate persone ma magari domani il Paese sarà in mano ai loro nemici. È importante capire, nel momento in cui decidiamo di pubblicare una determinata immagine, se possiamo mettere in pericolo il soggetto ritratto o le persone che lavorano con noi.

È una questione di equilibrio: devo decidere se l’immagine serve per raccontare la storia, anche per raccontare la tragicità della situazione, oppure se diventa semplice voyeurismo, cattivo gusto

LA GALLERIA DEL PREMIO PULITZER

I vincitori in mostra a Washington Le fotografie che, fin dal 1942, si sono aggiudicate il Premio Pulitzer sono riunite in un’esposizione permanente ospitata presso il Newseum di Washington, museo interattivo nato con l’obiettivo di far comprendere l’importanza delle liberà – di stampa, di religione, di parola, di riunione, ecc. – sancite dal primo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti. Ogni anno, ad aprile, la galleria si arricchisce con gli scatti premiati a ogni nuova edizione del Pulitzer. Info: www.newseum.org

© Newseum

È il Newseum, museo interattivo dedicato alla libertà di stampa, a ospitare gli scatti premiati con l’ambito riconoscimento

Ci sono state situazioni in cui hai deciso di abbassare l’obiettivo della mac china fotografic a e di n on scattare? Bisogna sempre cercare di trovare un equilibrio. Come fotografo, sono lì per raccontare una storia, e quindi devo decidere se l’immagine serve per raccontare la storia, anche per raccontare la tragicità della situazione, oppure se diventa

© Newseum

una questione di mercati: io lavoro molto per il mercato statunitense perché ci sono anche i mezzi per poter fare questo tipo di storie, lunghe, costose, che comportano un certo tipo di investimento di mezzi, energie... In Italia c’è interesse da parte dei lettori a leggere storie di politica estera ben fatte, però è difficile produrle per un mercato che è abbastanza di nicchia.

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INTERVISTA Lorenzo Tugnoli

A chi vuole diventare fotografo dico fate le foto. Può essere scontato ma sono convinto che la fotografia sia una di quelle cose che si imparano facendo

MARWAN HAREB MOHAMMED ABDULLAH, pur essendo malnutrita, non è stata ammessa nella clinica di Aslam: con i suoi dieci anni, infatti, è troppo grande per essere ricoverata.

C’è stato un incontro in Yemen che ricordi con particolare emozione? Per la natura della storia che stavamo facendo mi sono trovato a fotografare tanti bambini, anche in situazioni drammatiche, e quelle sono sempre situazioni difficili da affrontare. Mi ricordo in particolare di una ragazzina (foto sotto, ndr), che è anche tra le mie immagini premiate al World Press Photo, in una clinica dove siamo stati quattro-cinque giorni. Lei è arrivata con suo padre, era spaventata, ma molto carina, magrissima, si vedeva che era malnutrita. Alla fine non è stata ammessa nella clinica perché avendo dieci anni non era in pericolo di vita, ma comunque la sua situazione non era buona. Però i dottori non potevano fare nulla; lei e il padre

sono andati via, a piedi, in mezzo al niente. È stata una situazione abbastanza paradossale perché, come fotografo, ti senti inutile, non puoi fare nulla. Tornerai in Yemen? Hai altri progetti per i prossimi mesi? Per quanto riguarda lo Yemen, bisogna vedere se ci lasceranno andare nuovamente, ci vorrà tempo. Ci sono vari governi, vari personaggi di potere che devono decidere se noi possiamo andare e le storie che abbiamo fatto ovviamente hanno avuto una certa risonanza e non tutti sono contenti del fatto che noi siamo lì. Sicuramente voglio continuare a coprire l’Afghanistan, perché è un luogo dove sono stato a lungo, vicino al mio cuore, ma anche la Libia, che è un Paese molto interessante ma complicato. È un luogo però molto importante, molto vicino all’Italia dal punto di vista delle influenze e delle migrazioni. Sono tre Paesi che voglio continuare a seguire. Quali sono i tuoi punti di riferimento nel mondo della fotografia?

Sono un grande fan di Henri CartierBresson, recentemente ho acquistato Images à la Sauvette, che è il suo libro più importante, scattato fra gli anni Trenta e Quaranta, quindi un classicone. Mi sento legato a questo tipo di fotografia, anche un po’ retrò. Poi il mio conterraneo Alex Majoli è stato un punto di riferimento dal punto di vista dell’ispirazione. Diciamo che io non ho fatto una scuola di fotografia: i libri fotografici, i fotografi sono stati molto importanti perché ho imparato a fotografare guardando le loro immagini, cercando di capire che cosa stavano cercando, il modo in cui costruivano le immagini. Quale consiglio daresti a un giovane che voglia diventare fotografo? Come consiglio dico fate le foto, penso che la fotografia sia una di quelle cose che si imparano facendo; sembra una cosa molto scontata ma non è facile. Il fatto di uscire di casa ogni giorno a fare fotografie non è facile, soprattutto all’inizio quando non si hanno riscontri, è molto difficile continuare a muoversi, a produrre, ma queste sono le cose più importanti.

© Lorenzo Tugnoli / Contrasto

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INTERVISTA Harun Mehmedinovic & Gavin Hefernan

Ivor Prickett


Fotogiornalista, ha trascorso l’ultimo decennio immortalando guerre, conflitti e crisi umanitarie in Medio Oriente. Di ritorno dalla Siria, ci ha raccontato realtà e rischi del suo lavoro...

A

bbiamo parlato con il fotogiornalista irlandese Ivor Prickett proprio mentre stava reinsediandosi nel suo appartamento di New York ed era appena rientrato dalla Siria, dove nel corso degli anni ha coperto la guerra contro l’ISIS per il New York Times. Nell’ultima missione, Ivor aveva documentato l’estrema resistenza dei miliziani dell’ISIS nell’enclave di Deir el-Zor. Giusto un paio di settimane prima, le forze armate statunitensi avevano dichiarato il successo della battaglia, la fine dell’assedio e la sconfitta del Califfato. Con tre anni di esperienza sul campo del brutale conflitto siriano, Ivor aveva buoni motivi per mostrare un certo scetticismo rispetto alle dichiarazioni ufficiali. Tornato a casa per qualche giorno di riposo e decompressione, ha trovato il tempo di concederci questa intervista... La guerra contro l’ISIS è davvero finita? È un’ottima domanda e non sono sicuro di avere una risposta. Nel mio ultimo viaggio ho avuto problemi di accesso alle

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DOPO UN’AUTO BOMBA Militari delle forze speciali irachene ripresi nei minuti successivi a un attacco suicida dell’ISIS, dopo che un’auto bomba è penetrata oltre le loro linee in una delle ultime zone liberate di Mosul est. Obiettivo

Canon EF 24-70 mm f/2.8L II USM

Esposizione

1/160 di sec, f/11, ISO 400

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INTERVISTA Ivor Prickett

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UN’OCCASIONE DI FUGA Alcuni civili superano il corpo di un combattente dell’ISIS ucciso in un attacco aereo notturno. Cercano di sfuggire ai pesanti scontri tra le forze speciali irachene e i militanti dell’ISIS a Mosul ovest. Obiettivo

Canon EF 24-70 mm f/2.8L II USM

Esposizione

1/250 di sec, f/11, ISO 800

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PRONTI AD ATTACCARE Soldati iracheni avanzano all’alba nel corso di un’operazione di pulizia delle ultime sacche di resistenza dell’ISIS in un quartiere di Mosul ovest. Obiettivo

Canon EF 24-70 mm f/2.8L II USM

Esposizione

1/1.250 di sec, f/8, ISO 1.600

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LA STRADA PER LA SALVEZZA Civili iracheni sfollati dai combattimenti nel villaggio di Shora, 25 chilometri a sud di Mosul, raggiungono un checkpoint dell’esercito iracheno. Obiettivo

Canon EF 24-70 mm f/2.8L II USM

Esposizione

1/160 di sec, f/13, ISO 400

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fonti. Le forze curdo-siriane che controllano il Nord Est del Paese questa volta hanno molto limitato i nostri movimenti. Non ci hanno permesso di raggiungere Deir el-Zor, la scena dell’ultima resistenza dell’ISIS, a causa della possibilità di cellule dormienti e nuovi attacchi. Credo siano ancora in corso operazioni di pulizia, che stiano ancora dando la caccia a elementi dell’ISIS nascosti in città. Di certo, l’ISIS ha subito grosse sconfitte sul campo e ha perso l’enorme territorio che controllava. Non governa più nulla in Iraq o in Siria, ma la minaccia non è svanita.

attacchi di guerriglia, ogni settimana cadono civili e membri delle forze di sicurezza. La presenza dell’ISIS è su scala diversa: non controlla più il territorio ma per le persone che lo abitano la situazione non è meno pericolosa.

Qual è la natura di questa minaccia? Due giorni dopo la nostra partenza, ci sono stati diversi attacchi a Raqqa e Deir el-Zor, condotti da cosiddette cellule dormienti, ed è probabile che le cose continueranno così, d’ora in avanti. L’ISIS ha ancora molto supporto in quella zona della Siria e in parti dell’Iraq. L’abbiamo già visto in Iraq, nell’ultimo anno e mezzo, dalla dichiarazione di sconfitta dell’ISIS: è stato un continuo susseguirsi di piccoli

Ci vuole coraggio per fare il tuo lavoro... Sì, ma in questa situazione di supposta fine del conflitto ci sono pericoli di un nuovo tipo. Sei da solo e sei autorizzato a muoverti liberamente, ma la zona non è affatto completamente sicura. A Deir el-Zor c’è un’enorme area molto difficile da controllare, quindi non sei per niente protetto perché sei solo e molto più vulnerabile ad attacchi im-

L’idea di tornare ti rende nervoso? In un certo senso. Quando è in corso un confronto militare convenzionale, ti trovi a fare parte di uno dei due fronti, con una relativa buona organizzazione e il supporto aereo della coalizione. In molti sensi, ti senti più sicuro.


Sei solo e molto più vulnerabile ad attacchi improvvisati o sequestri

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4 del conflitto siriano, quando c’era questa proliferazione di gruppi diversi sul territorio, milizie armate e schegge di opposizione. Fino a quel momento, in Libia, Egitto o in altri Paesi in cui ho lavorato per coprire l’inizio della Primavera Araba, non c’era così tanto da preoccuparsi. In Libia, il rischio era quello di imbattersi in truppe di

provvisati o sequestri. È una preoccupazione diversa. I sequestri sono un rischio costante per giornalisti e fotografi in Medio Oriente. Quanto ti preoccupano? Sono diventati un problema grosso nel 2012 o 2013, a un paio d’anni dall’inizio

Gheddafi ed essere arrestati. È successo a un paio di colleghi, ma in genere finiva con il rilascio; non di tutti, ma era comunque un tipo di minaccia diverso. Non rischiavi di essere rapito e venduto da un gruppo a un altro e probabilmente ucciso, che è quello che è cominciato a capitare in Siria ed è stato come il segnale di una sveglia per alcuni. Questo come ha influito sul tuo modo di lavorare? Le storie sono diventate inaccessibili, impossibili da coprire per le organizzazioni della stampa: nessuno era disposto a mandare i propri operatori sul campo dopo averlo visto succedere così tante volte. C’è stata anche un’altra conseguenza: molte redazioni non volevano accettare materiale dai freelance che lavoravano in quelle condizioni, perché era considerato poco etico supportare la partenza di freelance per destinazioni così pericolose. È da quel momento che tutto è cambiato, nel 2013, e il lato dell’opposizione della guerra civile siriana è rimasto quasi del tutto scoperto dai media esterni. È stato di fatto delegato ai giovani e coraggiosi fotografi siriani e agli attivisti che erano sul posto e imparavano da autodidatti a documentare gli eventi. È così che abbiamo avuto quasi tutte le storie e le immagini di quella parte del Paese, per anni. Le zone nord orientali, controllate dai curdi, sono invece rimaste per lo più sicure. Parlando della tua formazione, tu hai seguito il famoso corso di fotografia

CHI È IVOR PRICKETT Fotografo di guerra

Dal 2016, Ivor Prickett ha documentato la guerra contro l’ISIS in Iraq e Siria. Lavorando in esclusiva per il New York Times, ha passato mesi sul campo e ha prodotto gli articoli e le immagini che compongono la serie The Battle for Mosul. Ivor ha lavorato nella regione dal 2009 e documentato le rivolte della Primavera Araba in Egitto e in Libia. Tra il 2012 e il 2015, ha coperto la crisi dei rifugiati siriani sia nella regione sia all’arrivo in Europa, lavorando in stretta collaborazione con l’UNHCR per produrre l’opera Seeking Shelter. I suoi primi progetti erano dedicati alle storie delle persone in fuga nei

Balcani e nel Caucaso e sono culminati nel portfolio Returning Home. Ivor ha ricevuto molti prestigiosi riconoscimenti, tra cui Pictures of the Year International, Taylor Wessing Portrait Prize, Foam Talent e Ian Parry Scholarship. È stato finalista per il premio Pulitzer per la fotografia 2018. Le sue immagini sono state esposte alla National Portrait Gallery, alla Getty Gallery di Londra e alla Foam Gallery di Amsterdam. Il suo ultimo libro, End of the Caliphate, dedicato alla sconfitta dell’ISIS in Iraq e Siria, è edito da Steidl (disponibile online). www.ivorprickett.com Photo Professional | 25


INTERVISTA Ivor Prickett

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PRENDERE LA MIRA Un soldato delle forze speciali irachene spara sulle posizioni dell’ISIS da un tetto lungo la linea del fronte nel quartiere Shuhada di Mosul ovest. Obiettivo

Canon EF 24-70 mm f/2.8L II USM

Esposizione

1/1.600 di sec, f/8, ISO 400

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IN CODA PER GLI AIUTI Civili in coda per la distribuzione degli aiuti a Mosul ovest, dopo mesi intrappolati senza cibo e acqua nelle ultime zone controllate dall’ISIS. Obiettivo

Canon EF 24-70 mm f/2.8L II USM

Esposizione

1/250 di sec, f/8, ISO 400

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VITTIMA DI AUTO BOMBA Un uomo urla in direzione dei parenti, istanti dopo aver scoperto che il padre è stato ucciso da un attacco suicida dell’ISIS a Mosul. Obiettivo

Canon EF 24-70 mm f/2.8L II USM

Esposizione

1/250 di sec, f/9, ISO 320

Sul campo porto un solo corpo macchina, un secondo obiettivo alla cintura, schede e batterie e basta

documentaristica dell’University of South Wales: qual è stata la lezione più grande che hai appreso? Non so se sono capace di isolare una singola lezione, in generale è stato fondamentale l’ethos del corso. È stata un’esperienza straordinaria e sono felicissimo di averla fatta. Ci sono arrivato da principiante, subito dopo il liceo avevo frequentato un corso di un anno di fotografia generale e costruzione del portfolio, a Dublino. Lì mi hanno indirizzato verso la facoltà di Newport, quando ho deciso di occuparmi di fotografia di reportage. È stato qualcosa in cui ho creduto subito e non mi sono più guardato indietro. Quel corso è stato fondamentale per tutto quello che faccio oggi, incluso formare le mie idee e i miei valori in materia di documentazione. Come hai iniziato a lavorare per il New York Times? Ho cominciato a Mosul, quando stavo già seguendo la situazione irachena e propo26 | Photo Professional

6 nendo i miei lavori a diverse persone e diverse redazioni di riviste e quotidiani. Ho attirato l’attenzione del New York Times e tutto è partito da lì. In men che non si dica, ero sotto contratto con loro. Che anno era? Era l’inizio del 2017. La battaglia per la riconquista di Mosul è iniziata verso la fine del 2016 ed ero già lì da un paio di mesi. Facevo base a Irbil, nel nord dell’Iraq e avevo deciso di seguire la storia. Dopo un paio di mesi, a metà gennaio, quando la prima parte delle operazioni stava concludendosi, ho avuto questa

opportunità di pubblicare il primo pezzo per il New York Times, sulla caduta del lato orientale di Mosul. È cominciato tutto così: ho scritto il testo, è piaciuto e sono tornato quattro o cinque volte nel corso dell’anno, per seguire tutto il resto della battaglia a Mosul ovest. A ottobre del 2017, poi, sono andato a Raqqa per seguire la storia della caduta dell’ISIS – che è poi il grosso di quello che ho fatto per il New York Times. Quanto è stato strano sentirti proporre dal New York Times di scrivere articoli dal campo per accompagnare le


7 immagini? All’inizio mi intimidiva, soprattutto perché parliamo del New York Times! Ero nervoso all’idea di mettere parole nero su bianco per i redattori e poi vederle pubblicate su una simile piattaforma, perché tutti le vedessero. La cosa è partita dal capo redattore immagini, con cui stavo lavorando da Mosul. Mi ha det to “Vogliamo i tuoi lavori, ma devi anche scrivere qualcosa” e ho risposto “Ok, ma che tipo di articoli volete che faccia?”. Mi ha incaricato di descrivere quello che vedevo come fotografo embedded. È un’idea semplice, ma ha senso: mi sono reso conto che noi fotografi tendiamo sempre a fare un passo in più, passare più tempo sul campo con le persone che intendiamo riprendere e per forza di cose finiamo per vedere più cose degli altri. E molte sono cose che non possono essere spiegate da una singola immagine... Esatto, di sicuro. Oggi mi piace molto scrivere. Ho finito con il lavorare molto con i corrispondenti del New York Times che coprono ciò che resta dell’ISIS. Loro sono giornalisti incredibili e io non sono in alcun modo uno scrittore esperto! Posso mettere insieme una frase e comprendo la potenza delle parole che descrivono quello che vedo come fotografo, ma lavorare con giornalisti del calibro di

DIETRO LO SCATTO

Sopravvissuto ignoto

Un bimbo, usato probabilmente come scudo umano, viene salvato dalle forze speciali Una delle cose più difficili da comprendere della guerra in Iraq e Siria è l’uso di “scudi umani” da parte dei combattenti dell’ISIS, per proteggersi e spostarsi da una posizione a un’altra. In questa immagine, scattata a luglio 2017, militari delle forze speciali irachene si prendono cura di un bambino portato fuori dall’ultima zona di Mosul controllata dall’ISIS

da un uomo sospettato di essere un militante del Califfato. Spiega Ivor: «I soldati erano convinti che l’uomo stesse usando il bambino come scudo umano per cercare di sfuggire perché non conosceva il nome del piccolo e affermava di averlo trovato per strada. Uno dei soldati ha adottato il bambino, di cui non si sapeva nulla e che era incapace di parlare».

Photo Professional | 27


INTERVISTA Ivor Prickett quelli del New York Times , coprire il Medio Oriente con loro, è uno strumento incredibile da aggiungere al mio lavoro. Mi piacciono entrambi gli aspetti di questa collaborazione: mi piace il processo di scrivere i miei articoli e mi piace lavorare da solo di tanto in tanto. Credo sia il momento in cui dai di più come fotografo, quando sei da solo. Che kit Canon avevi con te nel tuo ultimo viaggio in Siria? Lavorando in zone di conflitto, tendo a tenermi il più leggero possibile. Ho fotocamere di scorta in borsa, ma sul campo porto un solo corpo macchina, un secondo obiettivo alla cintura, schede e batterie – e basta. È normale, perché devo essere agile e leggero. Il mio kit è semplice: una EOS 5D Mark IV con due obiettivi a focale fissa, EF 35 mm e 50 mm. Ho anche lo zoom EF 24-70 mm f/2.8, che è comodo per lavorare in corsa, ma preferisco le focali fisse. Sentiamo sempre più spesso fotografi che dichiarano questa preferenza...

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AIUTI Un furgone praticamente sommerso da civili disperati al punto di distribuzione del quartiere di Mamun a Mosul.

Be’, ho studiato fotografia lavorando a pellicola e credo sia stata una delle pietre miliari del primo anno a Newport. Dovevamo usare focali fisse, dovevamo scattare in bianco e nero e dovevamo partire dall’inizio. Solo acquisite le basi potevamo iniziare a sperimentare. È stato un metodo di studio impagabile, perché lavorare in monocromia, imparare a sviluppare le pellicole e realizzare le stampe è il modo più intuitivo ed efficace di capire la fotografia e il funzionamento della luce. Quello che ho imparato è rimasto con me anche quando sono andato avanti e sono passato al medio formato a colori. I miei primi lavori nei Balcani e tutti quelli in Egitto e in Libia durante la Primavera Araba sono realizzati su pellicola medio formato.

28 | Photo Professional

Canon EF 35 mm f/1.4L USM

Esposizione

1/80 di sec, f/11, ISO 400

9

IL RECUPERO DEI CORPI Alcuni volontari raccolgono i corpi non reclamati da nessuno, in maggior parte sospetti combattenti ISIS, dalle rovine della città vecchia di Mosul.

In quale formato? 6x6, quadrato. Anche oggi che scatto quasi tutto in digitale ho mantenuto l’estetica e il modo di pensare del medio formato. Il mio modo di comporre e l’uso di ottiche a focale fissa sono il retaggio dell’aver usato tanto il medio formato:

Obiettivo

Canon EF 24-70 mm f/2.8L II USM

Esposizione

1/250 di sec, f/16, ISO 800

10

L’URLO Una donna grida disperata dopo la morte del figlio in un attacco dell’ISIS a Mosul. Ivor è stato chiamato dai familiari e incoraggiato a scattare la foto.

Se non fotografi le scene che le persone vogliono mostrare, se non racconti le loro storie, non ha senso che tu sia lì

8

Obiettivo

Obiettivo

Canon EF 24-70 mm f/2.8L II USM

Esposizione

1/1.000 di sec, f/8, ISO 500


non ho voluto impormi. Sei tu che decidi, sei tu che tiri le somme “Be’, è intrusivo, ma cosa posso ottenere con questa immagine?”. È una decisione difficile da prendere al volo, a volte davvero molto in fretta.

9

10 curare la geometria, tenere le linee diritte... è il tipo di estetica che ho perseguito per anni. Ho cambiato solo per necessità: se potessi fare a modo mio scatterei ancora su pellicola medio formato! Il tuo obiettivo di riferimento è uno di quei due a focale fissa? Sì, il 35 mm, perché lavoro da vicino in situazioni piuttosto rapide, fluide. Hai molti livelli che ti si dispiegano davanti e quel 35 mm per me è perfetto. Amo molto anche il 50 mm, ma anche quando monto il 24-70 mm alla fine il più delle volte lavoro tra 35 e 40 mm, perché mi trovo nel mezzo delle cose. E poi, tornando al modo di pensare del medio formato, cerco sempre di inserire le persone nel loro ambiente, quindi anche quando è la persona il fulcro dell’immagine, voglio mostrare dove si trova e il panorama in cui si muove.

Ti sei mai trovato in una situazione in cui hai pensato che, sul piano etico, non potevi scattare quell’immagine? Certo, è successo con civili in momenti difficili. Ci sono persone che hanno appena perso qualcuno e tu sei lì, sulla scena, ti trovi spinto in quel momento perché ti è capitato di essere lì, è il tuo lavoro. Ci sono stati momenti in cui ho pensato che scattare fosse davvero troppo. Troppo intrusivo? Troppo invasivo della privacy delle persone: cerco sempre di valutare se le persone davanti a me vogliano davvero essere riprese. Certo, non è che vado in giro a chiedere a tutti, non è possibile in queste situazioni, però cerco di valutare le reazioni alla mia presenza, senza parlare. Le uniche volte in cui non ho scattato erano quelle in cui ho avuto l’impressione che fosse sbagliato che io fossi lì e

C’è un’immagine che illustra una situazione simile? Ce ne sono un paio di Mosul che suscitano molte domande. Una mostra una donna che urla dopo che il figlio è stato ucciso da un colpo di mortaio. Le persone restano sconvolte dalla sua espressione e si chiedono come abbia scattato l’immagine. Sembra molto inopportuna, e in molti sensi lo è. Solo che, come mi è capitato spesso in Medio Oriente, in quel cortile sono stato portato da altri membri della famiglia. Hanno visto che ero l’unico fotografo, l’unico giornalista sulla scena e volevano che vedessi cos’era successo. Quindi volevano che li fotografassi... Sì, la madre ha cominciato a urlare e parlare quando mi ha visto. Non urlava tanto a me, ma voleva che i suoi sentimenti fossero conosciuti. In luoghi come l’Iraq è comune l’espressione pubblica di dolore, la condivisione del lutto. Io non mi sarei avvicinato, sapevo cosa stava succedendo perché sentivo piangere e gridare e avevamo appena visto portare via il corpo. Il medico che era con me (viaggiamo sempre con un addetto alla sicurezza e un medico) aveva provato a salvargli la vita, ma non aveva potuto fare niente, il ragazzo aveva il petto pieno di schegge. È una scena molto potente, ma non l’avrei fotografata se non mi avessero costretto. Se ti chiedono di scattare un’immagine, come puoi rifiutare? Sei lì per quello. Se non fotografi le scene che le persone vogliono mostrare, se non racconti le loro storie, non ha senso che tu sia lì. Il Medio Oriente continuerà a essere il cuore del tuo lavoro? Non riuscirò mai a distanziarmi dal Medio Oriente. Non è finita, l’ISIS non è finita, però sento che con la fine del Califfato posso tirare una linea e vorrei allontanarmi dalla regione per un po’. Tornerò, ne sarò di nuovo attratto e coinvolto, ne sono sicuro, ma sto pensando a dove voglio lavorare e cosa voglio fare in futuro. Non sogni mai una vita tranquilla? Sì, certo, a volte ci penso! Posso certamente vedermi rallentare in futuro, e mettere su famiglia, ma non ci sono ancora arrivato. Photo Professional | 29


Who’s who

Alberto Giuliani

docente

D

ar vita a un progetto fotografico è molto di più che scattare una fotografia. Significa partire da un’idea e svilupparla nel tempo, facendo sì che i vari elementi della narrazione – immagine, grafica, suoni, parole – interagiscano tra loro. Significa approfondire i contenuti, farli propri. Significa trovare il linguaggio migliore affinché il nostro

lavoro catturi l’attenzione e le emozioni di chi lo guarderà. Alberto Giuliani, che da anni si dedica allo storytelling sperimentando nuovi linguaggi e forme narrative, raccontando storie per il mondo editoriale e quello corporate, ci spiega tutti i segreti della narrazione per immagini e le strategie per vendere le nostre storie e conquistare il mercato.

«I fotograi sono samurai che inseguono la luce. La luce ieri portava in cielo. Verde, un po’ acida, come un tornado attraversava il cielo – mai troppo nero» Alberto Giuliani, Nextonothing

Raccontare storie è il mio mestiere Lo faccio con la fotografia per i più importanti giornali del mondo. Con il video per grandi aziende e ONG. Con la scrittura per Vanity Fair, Marie Claire, AD, Io Donna del Corriere della Sera e D La Repubblica. Nel 2010 ho fondato e diretto l’agenzia LUZ di Milano che ho lasciato nel 2013 per tornare a raccontare il mondo. Ho insegnato storytelling e self-branding in scuole di fotografia e cinema, tra Roma e Milano. I lavori di Alberto Giuliani hanno ricevuto molti riconoscimenti, tra cui Premio Leica per il reportage, Premio Siani per il giornalismo con l’alta onorificenza del Presidente della Repubblica, Lensculture Award, FEDIC Award (cortometraggio), J.S. Masterclass del World Press Photo, e sono stati esposti in tutti i principali festival di fotografia internazionali in Europa.


POSTI LIMITATI

CALENDARIO

NARRAZIONE E MARKETING

2019

WORKSHOP

LO SPAZIO E IL TEMPO NEL PAESAGGIO

di

Erminio Annunzi

Milano - Sa. 19 - Do. 20 gennaio 2019 300 €

RITRATTO D’AUTORE

Efrem Raimondi

sabato 7 e domenica 8 settembre 2019 Sabato 7 ore 10-18

Domenica 8 ore 10-18

TEORIA E PRATICA

Milano - Sa. 16 - Do. 17 febbraio 2019 350 €

◗ Le storie e le idee: criteri per trovarle e svilupparle con successo estetico e commerciale.

VIDEO E FILMMAKING

◗ Il progetto fotografico e narrativo: come costruirlo perché sia sostenibile.

Marco Zanata

Milano - Sa. 16 - Do. 17 marzo 2019 350 €

FOTOGRAFIA D’ARCHITETTURA

Marco Introini

Milano - Sa. 6 - Do. 7 aprile 2019 300 €

MILANO NOTTURNA

ALBERTO GIULIANI

◗ Fotografia, video, scrittura. Il valore aggiunto del saper usare più linguaggi. ◗ Videomaking, corporate, documentario e cinema. Come interagiscono i diversi elementi narrativi: immagine, suono, musica e grafica.

perché partecipare •Costruire un progetto fotografico perché abbia successo •Gestire e creare contenuti per blog e social network •Individuare le strategie per vendere le proprie storie

TEORIA E PRATICA ◗ Il Web per raccontare se stessi. Strategie, linguaggi e strumenti per generare engagement. ◗ Vendere il proprio lavoro: strumenti e regole per vendere le proprie storie e presentarsi nei diversi mercati. ◗ Impostare il lavoro, le prime cosa da fare, le strategie e i valori di mercato. ◗ Esercitazioni pratiche per ciascun argomento su case-history reali e sui modelli editorial-meeting.

Giorgio Galimberti

Al termine del corso

Milano - Sa. 25 - Do. 26 maggio 2019 350 €

Saranno rilasciati un ATTESTATO firmato dal docente, una copia de IL FOTOGRAFO e 6 MESI di ABBONAMENTO DIGITAL a una rivista Sprea Ed. a scelta

MEMORIA E RACCONTO

Ferdinando Scianna

Milano - Sa. 1 - Do. 2 giugno 2019 800 € ✔ LA NARRAZIONE PER

IMMAGINI E IL MERCATO

Alberto Giuliani

Milano - Sa. 7 - Do. 8 settembre 2019 300 €

STORYTELLING

Rossano Ronci

Milano - Sa. 5 - Do. 6 ottobre 2019 300 €

SCONTI AD ABBONATI E PROMOZIONI PER CHI PARTECIPERÀ A PIÙ CORSI

COSA PORTARE:

eventuali progetti, ricerche, lavori da discutere con il docente scansiona il QR CODE vai sul sito

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INTERVISTA

Viaggio in SENEGAL A cura di Elisabetta Agrati Foto di Andrea Marchegiani

Fotografo e blogger, Andrea Marchegiani ci accompagna alla scoperta delle bellezze naturalistiche e delle tradizioni di uno dei Paesi piÚ ospitali dell’Africa



INTERVISTA Andrea Marchegiani

L

ontano dalle rotte turistiche più battute, il Senegal è uno scrigno di bellezze naturalistiche – dalle spiagge ai deserti, ai giganteschi baobab – ma anche di tradizioni culturali, artistiche e artigianali tanto variegate quanto lo sono le etnie che lo abitano. Aspetti, questi, che alimentano la curiosità non solo dei viaggiatori ma anche dei fotografi, pronti a catturare i colori, i sorrisi, la vita brulicante della capitale Dakar. Il Paese, però, nasconde anche profonde ferite, eredità del periodo coloniale e della piaga della tratta degli schiavi: solo catturando entrambi i volti si potrà, dunque, comprendere pienamente l’anima del Senegal e dei suoi abitanti. Ce lo racconta bene il fotografo di viaggi e blogger Andrea Marchegiani, che ci dà qualche utile suggerimento per organizzare un viaggio fotografico in questo affascinante angolo di Africa. Andrea, ci racconti la tua esperienza in Senegal? Che cosa ti ha colpito maggiormente di questo Paese? Sono partito per il Senegal durante le festività natalizie, allettato dall’idea di trascorrere un capodanno insolito nella città coloniale di Saint Louis e passare qualche giorno tra il parco nazionale di Djouji, con le sue molte specie di uccelli, e il deserto di Lompoul, con i suoi profondi cieli stellati. Ma sono state altre mete a lasciare un segno, luoghi forse di minor svago ma che mi hanno consentito di entrare più a contatto con la storia e la realtà quotidiana. Come le isole di Gorée e Joal Fadiouth. La prima dista pochi chilometri dal porto di Dakar ed è situata nella parte più occidentale dell’Africa. Oggi i turisti pas-

seggiano per le graziose stradine colorate, su cui affacciano eleganti palazzi in stile coloniale, e si respira un’atmosfera spensierata. Ma per secoli Gorée è stata un luogo tristemente strategico per il traffico di schiavi: da qui, infatti, sono partiti milioni di uomini e donne africani, rapiti nelle loro terre e deportati negli Stati Uniti per lavorare nei campi di cotone e di canna da zucchero. Joal Fadiouth colpisce, invece, per il messaggio di tolleranza religiosa che trasmette. È un piccolo villaggio di pescatori della Petit Côte, nel sud del Paese. Un ponte di legno la collega all’isolotto di Fadiouth, formato interamente da gusci vuoti di conchiglie, accumulate qui nel corso dei secoli dai pescatori di molluschi. Lunga solo poche centinaia di metri, l’isola è adibita a cimitero. C’è una profonda saggezza nell’ecologia di questo processo: i pescatori riposano, infatti, tra quelle stesse conchiglie che in vita hanno pescato. Fadiouth è anche l’unico cimitero del Senegal in cui sono sepolti insieme cristiani, musulmani e animisti. Passeggiando lungo i vialetti, ombreggiati da imponenti baobab, ogni famiglia onora la memoria dei propri defunti. I pescatori di Joal Fadiouth sembrano dirci che nessun credo religioso può separare i destini di chi ha pescato nello stesso mare. Tra le tue immagini ci sono bellissimi ritratti. In Senegal, le persone si lasciano fotografare volentieri? In generale, qual è l’approccio giusto da avere con la popolazione? Bisogna essere molto rispettosi e capire se c’è disponibilità a lasciarsi fotografare. Questo consiglio, valido in generale,

Se dovessi scegliere una sola ottica porterei senza dubbio uno zoom tutto fare, come un 24-70 mm f2.8. Ma è molto utile avere anche un teleobiettivo

ALLA SCOPERTA DELLA TERANGA «Diogane, nel delta del fiume Saloum, a circa 125 chilometri dalla capitale Dakar, è un villaggio in cui è di casa la fatica. Le donne raccolgono molluschi e ostriche d’acqua dolce sulle radici delle mangrovie. Gli uomini pescano nel fiume. Nel villaggio non c’è elettricità quando non c’è il sole e non c’è acqua nei serbatoi quando non piove per lunghi periodi. Eppure è qui che ho trovato la Teranga, la famosa ospitalità senegalese, il culto dell’ospite da accogliere con ogni riguardo e calore. L’Africa sembra ripetermi, come un mantra, che quando si ha poco si è pieni di gioia». 34 | Photo Professional


ACROBAZIE SULLA SABBIA sull’isola di Gorée, al largo di Dakar, Patrimonio dell’Unesco dal 1978. Nella pagina accanto, ritratti di bambini tra Diogane e Kayar.

CHI È ANDREA MARCHEGIANI Fotografo e blogger di Roma. Laureato al DAMS in Sceneggiatura cinematografica, prosegue i suoi studi frequentando corsi di fotografia, ripresa e montaggio video. Ha scritto opere teatrali, sceneggiature cinematografiche e realizzato cortometraggi. Dal 2008 è titolare dello studio fotografico Sfero Productions, che si occupa di eventi e wedding. Il suo interesse per i popoli e le culture straniere lo porta a viaggiare spesso in località insolite e remote. Condivide queste esperienze nel suo sito di Travel

Storytelling, dove è possibile trovare ampie gallerie fotografiche e un blog che ha il sapore di un diario intimo e riflessivo. Andrea Marchegiani collabora al Domiad Photo Network, network nazionale dedicato alla fotografia e strutturato in forum web, blog, canali ufficiali su Facebook, Telegram e Twitter. Inoltre è ramificato sul territorio tramite le due delegazioni regionali del Canon Club Italia e del Nikon Club Italia.

www.andreamarchegiani.it Photo Professional | 35


INTERVISTA Andrea Marchegiani

diventa in Senegal una questione cruciale. Le persone qui non sono abituate al turismo internazionale e sono molto diffidenti. A Kayar, uno dei più grandi porti di pesca artigianale del Senegal, l’accoglienza è stata molto fredda. I pescatori utilizzano ancora piccole imbarcazioni di legno colorato, ciascuna con un decoro unico che individua il proprietario. Quando le piroghe rientrano a riva, si assiste a uno spettacolo mozzafiato. I pescatori fanno la spola freneticamente tra la spiaggia e le piroghe, trasportando sulla testa grandi casse traboccanti pesce. Le donne lo puliscono e lo stipano in appositi contenitori, mentre i bambini più poveri raccolgono il pesce caduto dalle cassette e scappano via per portarlo alle loro famiglie. Sarei rimasto ore a fotografare questo spaccato di vita ma i pescatori mi hanno chiaramente fatto capire che le foto non erano gradite, quindi ho tolto il disturbo dopo pochi minuti. Ho riscontrato la stessa ostilità anche altrove. È stata una raccoglitrice di ostriche a Jaol Fadiouth a spiegarmi il perché. Per i senegalesi è motivo di imbarazzo essere fotografati sporchi e in abiti da lavoro. Bisogna comprendere sempre le circostanze, quindi. Ho trovato

A DESTRA Il cimitero di Joal Fadiouth, dove cristiani, musulmani e animisti sono sepolti insieme; due spaccati dell’isola di Gorée, tristemente nota per essere il punto di partenza delle navi che portavano gli schiavi negli Stati Uniti.

anche tanta accoglienza. I Peul, per esempio, che si considerano l’etnia più bella del mondo, si fanno fotografare volentieri e le donne si agghindano appena vedono una macchina fotografica. Quali consigli daresti, sotto il profilo organizzativo, a chi voglia visitare il Senegal? È bene affidarsi a una guida? Si può organizzare il viaggio tramite agenzia dall’Italia o gestirsi da soli, contattando guide locali che spesso parlano un ottimo italiano. Sapranno indirizzare i viaggiatori ed evitare loro esperienze spiacevoli. Qual è la stagione migliore per visitare il Senegal dal punto di vista fotografico? Quali i luoghi da non perdere? Da novembre a febbraio, quando le precipitazioni sono assenti, i cieli tersi e... non si incontrano zanzare! Anche le temperature sono piacevoli, calde ma non torride. I senegalesi si lamentano del freddo ogni volta che si scende sotto i 30°, ma per noi europei è davvero il clima ideale. Per ogni fotografo paesaggista sarebbe imperdibile una visita al parco nazionale del delta del fiume Saloum.

Per i senegalesi è motivo di imbarazzo essere fotografati sporchi e in abiti da lavoro. Bisogna sempre comprendere le circostanze in cui si fotografa...

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PESCA MINACCIATA «Il mare del Senegal è tra i più pescosi del mondo. Offre lavoro a circa un milione e mezzo di persone. La filiera del pesce non riguarda solo i pescatori, ma anche tutto il settore del trasporto e della rivendita. Negli ultimi dieci anni, la quantità di pesce in zona è diminuita dell’80% e nei prossimi dieci la fauna ittica potrebbe scomparire del tutto. La ragione va ricercata nell’attività sconsiderata delle multinazionali cinesi, europee e russe che hanno invaso le acque senegalesi con centinaia di pescherecci». Photo Professional | 37


INTERVISTA Andrea Marchegiani S i p u ò n o l e g g i a re u n a p i ro g a a Toubakouta, vicino al confine con il Gambia, e perdersi in un affascinante labirinto di oltre 200 isolotti di sabbia e conchiglie. La vegetazione brulla del nord lascia qui il posto a lussureggianti panorami di baobab e mangrovie, abitati da oltre 250 specie di uccelli come pellicani, fenicotteri, aironi, gabbiani e sterne reali. Per quanto riguarda l’attrezzatura fotografica, in genere è bene viaggiare leggeri e comodi. Quali obiettivi e accessori non mancano mai nella tua borsa fotografica e quali consigli daresti da questo punto di vista a chi stia organizzando un viaggio in Senegal? Ciascuno deve valutare quanto peso riesce a traspor tare nello zaino. Personalmente preferisco viaggiare scomodo ma avere più attrezzatura a disposizione. Se dovessi scegliere una sola ottica porterei senza dubbio uno zoom tutto fare, come un 24-70 mm f/2.8. Ma è molto utile avere anche un teleobiettivo

per immortalare soggetti e situazioni senza far notare la propria presenza. C’è stato un incontro che ricordi con particolare emozione? Non dimenticherò mai i bambini del villaggio Diogane, che conta 2mila abitanti, nel delta del fiume Saloum. Qui ci sono una piccola scuola e un’infermeria e c’è sempre bisogno di quaderni e medicinali. In questa parte del Senegal, l’etnia predominante non è quella Wolof, come a Dakar e Saint Louis, ma quella Seher. La loro gentilezza e accoglienza resterà sempre dentro di me. Ho potuto fotografare i pescatori e condividere la loro fatica, oltre che giocare liberamente con i bambini per le strade. A scuola, gli alunni mi hanno accolto con grandi sorrisi e si sono divertiti a farmi sedere tra i loro banchi e fingere di essere i miei insegnanti. È questo genere di ospitalità che scalda il cuore di chi ha la fortuna di viaggiare in Africa. In Senegal la chiamano Teranga, una forma di generosità solidale che fa sentire lo straniero al sicuro, circondato da amici.

Gigantesche “sculture” che dominano la savana, i baobab sono uno dei simboli del Senegal e luogo attorno a cui si svolge la vita del villaggio

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L’ETNIA PIÙ BELLA DEL MONDO «I Peul sono un popolo di pastori nomadi che vaga alla ricerca di terre erbose libere dalla coltivazione. Slanciati, dai corpi magri, con grandi occhi e fronti ampie, hanno denti bianchissimi e nasi piccoli. Sono convinti che la loro bellezza sia un dono divino. L’aspetto fisico è così importante per loro che un marito concede volentieri la moglie a un altro uomo purché questi sia avvenente, nella speranza di avere un figlio più bello».


PhotoGALLERY I migliori scatti dei lettori A cura di Andrea Rota Nodari

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Fireworks di Ermanno Braghiroli Racconta Ermanno: «La foto ritrae il fiore di un piccolo albero ornamentale, l’Albizia julibrissin. È davvero stupendo e fotografandolo così da vicino mi ha ricordato l’esplosione in cielo dei fuochi artificiali!». Come dare torto all’autore: anche a noi, a un primo sguardo, l’immagine ha dato questa impressione – amplificata dalla scelta di immortalare il fiore contro uno sfondo completamente nero (ottenuto forse chiudendo al massimo le ombre in post-produzione) che appare come un profondo cielo notturno. Non importa, qui, che la profondità di campo ristretta concessa dall’ottica macro non abbia permesso di mettere perfettamente a fuoco i dettagli su tutti i piani. Anzi, in questo caso la sfocatura determina un certo dinamismo che riporta con efficacia a quello degli spettacoli pirotecnici.

Fotocamera Canon EOS 6D Mark II Obiettivo 100 mm f/2.8 Macro Lunghezza focale 100 mm Esposizione 1/10 di sec a f/7.1 ISO 100 TECNICA COMPOSIZIONE COLPO D’OCCHIO CREATIVITÀ FORZA DEL SOGGETTO

LA CONTROCOPERTINA Sono tante le foto dei lettori che meriterebbero la copertina. Purtroppo, però, non sempre sono a tema con la “cover story” del mese. In questa pagina vogliamo rimediare premiando una tra le immagini più belle che avete mandato. Nel prossimo numero vorresti esserci tu? Carica le tue foto all’indirizzo:

www.ilfotografo.it/photoprofessional 1) Controlla la dimensione delle immagini: il lato maggiore dovrà essere composto da minimo 2.480 pixel, che corrispondono a 21 cm a 300 dpi. 2) Anche il formato di salvataggio delle immagini è molto importante. JPEG va benissimo, controlla però che la qualità sia al livello massimo!

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Su la testa di Daniele Badini «Dopo la mungitura all’interno dell’ovile, le pecore si riposano, ma ce n’è una che vuole farsi notare, aiutata da un raggio di sole! Scatto eseguito a Radicofani (SI) in un pomeriggio di inizio primavera, tardo pomeriggio». Daniele trova nella luce che filtra nella stalla un aiuto validissimo per trasformare una scena tutto sommato comune in un risultato ben più interessante. Per quel che riguarda la composizione, in questo caso ci sta che la pecora protagonista sia al centro dell’inquadratura. Da sperimentare in post-produzione un taglio (magari quadrato) che escluda l’inferriata – elemento di forte disturbo. Fotocamera Canon EOS 5D Mark III Obiettivo 100 mm f/2.8 Macro Lunghezza focale 100 mm Esposizione 1/640 di sec a f/4.5 ISO 1.000 TECNICA COMPOSIZIONE COLPO D’OCCHIO CREATIVITÀ FORZA DEL SOGGETTO

Karen di Michele Trombella

Sara di Maurizio Varisco Un primo piano “classico” che però mostra quanto a volte dietro l’apparente semplicità di un progetto fotografico ci sia in realtà un’attenta preparazione – dall’allestimento delle luci al make-up e all’abito. Maurizio non ci dice come ha realizzato lo scatto, ma dal riflesso negli occhi di Sara Fotocamera Canon EOS 5D Mark IV Obiettivo 100 mm f/2.8 Macro Lunghezza focale 100 mm Esposizione 1/160 di sec a f/8 ISO 200

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intuiamo che il set fosse in studio, con un paio di illuminatori posti di fronte alla modella. Per diffondere il lampo, l’autore ha montato due softbox di grosse dimensioni, con il risultato di ottenere una luce morbida che avvolge il volto senza produrre ombre troppo dure. Ottima la scelta del 100 mm macro come ottica da ritratto. TECNICA COMPOSIZIONE COLPO D’OCCHIO CREATIVITÀ FORZA DEL SOGGETTO

A prima vista sembra uno “scatto rubato” per strada, invece è una foto “pensata” che ha nella posizione e nella posa di Karen uno dei suoi punti di forza: guardando l’immagine, infatti, all’osservatore viene voglia di farsi delle domande: cosa sta guardando la ragazza? Da dove viene la luce che le illumina il volto? La fuga prospettica dell’edificio sulla destra guida il nostro sguardo verso gli occhi della modella, mentre i punti luminosi sullo sfondo non distraggono. La forma tondeggiante (e non poligonale) di questi ultimi rivela che Michele ha usato un’ottica di qualità. E infatti, andando a leggere i dati EXIF, scopriamo che il fotografo si è affidato al Canon EF 50mm f/1.2L USM, obiettivo professionale ottimo per i ritratti notturni come questo. Fotocamera Canon EOS 6D Mark II Obiettivo 50 mm f/1.2 Lunghezza focale 50 mm Esposizione 1/250 di sec a f/1.2 ISO 3.200 TECNICA COMPOSIZIONE COLPO D’OCCHIO CREATIVITÀ FORZA DEL SOGGETTO


Photo Professional | 43


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44 | Photo Professional


Nudo di Riccardo Liporace Il nudo è un genere fotografico complesso – una materia critica per qualunque fotografo ci si dedichi. Un risultato elegante come quello ottenuto da Riccardo richiede dunque un notevole bagaglio tecnico e, non da ultimo, anche umano: saper gestire il set – soprattutto se la modella non è una professionista con tanta esperienza alle spalle – non è cosa da tutti. Qui l’autore ha scelto una

Fotocamera Canon EOS 550D Obiettivo 18-200 mm f/3.5-5.6 Lunghezza focale 40 mm Esposizione 1/125 di sec a f/5.6 ISO 100 TECNICA COMPOSIZIONE COLPO D’OCCHIO CREATIVITÀ FORZA DEL SOGGETTO

posa piuttosto classica, con la ragazza che “abbraccia” se stessa curvando la schiena, con il volto girato di profilo. Le linee morbide sono sottolineate da un’illuminazione altrettanto delicata, ideale per questo tipo di immagine.

Aurora di Marco Carta Spiega Marco: «Un esercizio della mia scuola di fotografia: ricreare uno scatto sullo stile di Richard Avedon. Ho quindi utilizzato la stessa tecnica che il fotografo adottò per il bellissimo reportage “In The American West”, ossia sguardo in camera per catturare l’anima della persona». La ricerca del proprio stile personale studiando i lavori dei grandi maestri è una strada che vale sempre la pena percorrere. E qui, nonostante qualche imperfezione sullo sfondo (facilmente sistemabile con Photoshop), lo sforzo creativo di Marco nell’“imitare” Avedon ha dato buoni risultati. Fotocamera Canon EOS 1300D Obiettivo 50 mm f/1.8 Lunghezza focale 50 mm Esposizione 1/30 di sec a f/1.8 ISO 100

TECNICA COMPOSIZIONE COLPO D’OCCHIO CREATIVITÀ FORZA DEL SOGGETTO

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Il vestito nuovo di Paolo Santagata Dice Paolo del suo scatto: «Vincenzone è un personaggio della mia città che vive di elemosina. Il giorno in cui scattai questa fotografia aveva indossato un vestito che gli avevano regalato. Il suo volto esprimeva tanta soddisfazione per il suo nuovo look!». Paolo ci mostra spesso ritratti intensi come questo (ne proponiamo altri due, qui sotto, tra i tanti pubblicati sul portale www. ilfotografo.it). Volti accompagnati da poche righe che raccontano storie e che, forse, non avrebbero bisogno neppure della didascalia per risultare altrettanto efficaci. Bravo! Fotocamera Canon EOS 5D Mark IV Obiettivo 24-70 mm f/2.8 Lunghezza focale 70 mm Esposizione 1/320 di sec a f/2.8 ISO 800

CONTEST

FOTOGRAFIA

naturalistica La Natura regala opportunità di scatto uniche – dai paesaggi più maestosi ai microcosmi più nascosti. Che aspetti, quindi? Metti la tua attrezzatura nello zaino e conquista il tuo spazio in un’importante mostra fotografica!

TUTTE LE FOTO © MARCO COLOMBO

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a fotografia naturalistica è una disciplina che si presta a innumerevoli interpretazioni e sta a te trovare la chiave di lettura secondo il tuo personale punto di vista. Scegli il soggetto che preferisci: gli animali rappresentano quello più popolare, è vero, ma nulla ti impedisce di montare il grandangolo e dedicarti al paesaggio, oppure di concentrarti su fiori e piante immortalandoli a distanza ravvicinatissima con la tua ottica macro. Una regola ferrea di questo genere è che i protagonisti degli scatti devono essere liberi – non rinchiusi in una gabbia o in una vasca. Sfoga dunque tutta la tua creatività, e fallo con passione, ma senza cercare immagini sensazionalistiche e rispettando la Natura in tutti i suoi aspetti. Le foto che arriveranno alla redazione entro il 15 settembre 2019 saranno selezionate da una giuria di esperti composta dalla redazione del Il Fotografo, dal noto naturalista fotografo Marco Colombo e da Roberta Scalisi, Product & Marketing Manager di EIZO.

Le foto più belle, oltre ad essere pubblicate sulle riviste del gruppo Sprea Fotografia, saranno esposte in una mostra che si terrà il prossimo autunno presso Photo Square, prestigioso spazio espositivo all’interno dell’aeroporto di Malpensa (Terminal 1).

PUBBLICA LE TUE FOTO PIÙ BELLE SU

www.ilfotografo.it entro e non oltre il 15 settembre 2019


PhotoGALLERY Le foto dei lettori

Light painting in Sardegna di Claudio Cecchi Questo è solo un esempio dei tanti scatti eseguiti da Claudio con la tecnica del light painting (letteralmente “pittura con la luce”) in Sardegna – qui l’autore era presso le dune di Piscinas, Arbus. I risultati, in tutti i casi, sono di grande impatto, non solo per la maestria con cui il fotografo e il suo collaboratore hanno dimostrato di sapere gestire il “pennello luminoso” in movimento, ma anche per i colori scelti per gli elementi che fanno da sfondo allo scatto, come il verde di questo arbusto che si staglia sul giallo (forse saturato in post-produzione) della spiaggia e del cielo colmo di nubi. Fotocamera Canon EOS 80D Obiettivo 10-20 mm f/3.5-4.5 Lunghezza focale 13 mm Esposizione 104 sec a f/8 ISO 100 TECNICA COMPOSIZIONE COLPO D’OCCHIO CREATIVITÀ FORZA DEL SOGGETTO

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Potenza esplosiva di Francesco Paolo Vella «Seguendo i consigli di Photo Professional, ho sperimentato alcuni scatti a un amico atleta. Il pugile, in realtà, qui ha colpito un colpitore (un attrezzo fondamentale nell’allenamento di un boxeur, NdR), con tanto slancio da farlo sparire dalla scena! Nell’inquadratura, però, è rimasta la nuvola di borotalco che ho deciso di lasciare nell’immagine finale». E ha fatto bene Francesco a non cancellare con lo strumento Clone l’effetto del potente pugno, tanto che la nuvola di polvere sembra effettivamente il risultato di un’esplosione – come da titolo. Bello il gioco di chiaroscuri (ottima la conversione in bianco e nero), sebbene nell’allestimento dello schema luci forse l’autore avrebbe dovuto prestare maggiore attenzione alle ombre, un po’ troppo nette dietro l’orecchio e il guantone vicino al volto. Fotocamera Canon EOS 80D Obiettivo 50 mm f/1.8 Lunghezza focale 50 mm Esposizione 1/100 di sec a f/2.8 ISO 400 TECNICA COMPOSIZIONE COLPO D’OCCHIO CREATIVITÀ FORZA DEL SOGGETTO

Light of the soul di Antonio Carbone «Un raggio di luce sconvolge tutto». Così Antonio introduce la suggestiva immagine che ritrae, nell’ombra, la modella Francesca Dei. Scatto che dimostra quanto sia perfetta l’etimologia della parola “fotografia”, che, dal greco, riporta a “scrittura con la luce”. In questo caso, non è il fotografo a Fotocamera Canon EOS6D Mark II Obiettivo 24-70 mm f/2.8 Lunghezza focale 70 mm Esposizione 1/125 di sec a f/10 ISO 100

dipingere con la luce – come ha fatto invece qui accanto Claudio – ma è un raggio che filtra da una finestra a colpire la ragazza e a determinare le sorti della foto. Non è una foto fatta a caso, ovviamente, e bene ha fatto Antonio a far sì che l’occhio di Francesca (punto focale dell’inquadratura) fosse ben illuminato dal sole. TECNICA COMPOSIZIONE COLPO D’OCCHIO CREATIVITÀ FORZA DEL SOGGETTO

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Consigliato da

Premio Stelle d’Europa 2019

PHOTO CONTEST Europa, un mondo che cambia Incontri, volti, culture

T

orna, per il terzo anno, il concorso Premio Stelle d’Europa, ideato dall’Associazione dei Comuni e delle Regioni d’Europa (AICCRE – Lombardia) e organizzato in collaborazione con l’Associazione Consiglieri, la Rappresentanza del Parlamento Europeo a Milano e il Consiglio Regionale della Lombardia. Aperto ai ragazzi tra i 18 e i 27 anni che vivono in Lombardia, il concorso vuole stimolare nei giovani la conoscenza delle radici dell’Unione Europea:

i vincitori, infatti, riceveranno un biglietto interRail Global Pass per viaggiare gratuitamente attraverso l’Europa alla scoperta dei popoli e delle culture. Tre le categorie del premio: video, fotografia e digital art. A ciascuno dei partecipanti è richiesto di produrre un’opera che approfondisca il tema di quest’anno: Europa, un mondo che cambia. Incontri, volti, culture. Seppur nella difficoltà dei 28 Stati membri di parlare con una voce sola su temi di politica estera, migrazioni e lavoro, l’Europa rimane

“Abbiamo rinnovato il Premio Stelle d’Europa rafforzandone la promozione per raggiungere la più ampia platea di giovani” Carlo Borghetti, segretario generale AICCRE Lombardia

INFO 02 67482710 stelledeuropa@aiccrelombardia.it Il regolamento completo può essere consultato sul sito www.aiccrelombardia.it/ stelle-d-europa-regolamento-2019

50

un progetto per i suoi cittadini e per tutti coloro che la abitano volto a offrire un’opportunità attraverso appropriate politiche educative, vocazionali e lavorative che includono l’apprendimento per vivere in pace, il rispetto del pluralismo e la diversità vista come una risorsa. Ai partecipanti al concorso è richiesto di rendere conto di questa trasformazione e di descrivere visivamente le identità che abitano l’Europa indagando, a piacimento, l’ambito del lavoro, della formazione e del tempo libero.

“Solo con la determinazione, con il lavoro e a volte anche con il sacrificio si ottengono i risultati voluti. È così anche per l’Europa, che va alimentata di idee nuove giorno per giorno. Solo con l’impegno di tutti può migliorare. Abbiamo pensato al Premio Stelle d’Europa per raccogliere spunti, suggerimenti, proposte provenienti dalla fresca fantasia dei giovani in modo da poterle diffondere e condividere e per accrescere in loro la voglia di far parte di un grande progetto” Luciano Valaguzza, presidente AICCRE Lombardia

PARTECIPA

Gli elaborati devono perv enire entro il 31 ottobre 20 toposti al giu 19 e saranno sotdizio di chi, visitando la pagina Facebook d i AICCRE Lombardia, da getto e al va rà il suo like al prog bri di AICCR lio critico dei memE e da una g iu lificata. La p roclamazion ria quae dei vincitori avverrà du chiusura che rante la cerimonia di si 2019 presso terrà il 12 novembre la sede del C Regionale d ella Lombard onsiglio ia a Milano.


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52 OLTRE I LIMITI

Impariamo a migliorare la gamma dinamica dei nostri scatti in esterni

LA PAROLA AGLI ESPERTI DI Photo Professional Nelle pagine che seguono troverai tante guide passo passo, tra cui...

64 A scuola di fotografia

Scopriamo l’offerta formativa di IED Milano, dove diventare professionisti capaci di esprimere la propria autorialità.

68 Un aiuto per la composizione 72 I profili colore (seconda parte) La nostra Canon può aiutarci a “costruire” i nostri scatti, per regalare più originalità e incisività alle immagini.

L’ambassador EIZO Marco Olivotto ci chiarisce il significato di sRGB, Adobe RGB, ProPhoto RGB... e altre enigmatiche sigle!

Photo Professional | 51


TECNICA

OLTRE I LIMITI Paesaggi, cittĂ , natura, sport: fotografie perfette anche in condizioni... impossibili! Dalle immagini HDR alle fusioni di piĂš esposizioni, impariamo a lavorare sui nostri scatti in esterni aumentando la gamma dinamica

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Photo Professional | 53


TECNICA HDR

Nelle giornate di sole, quando le vie delle città sono piene di ombre fitte, l’HDR è un’ottima soluzione per fare “riemergere” i dettagli.

SCATTO JPEG SINGOLO 54 | Photo Professional


L’HDR per tutti Creiamo immagini ad alta gamma dinamica dall’aspetto “naturale”

Q

uando riprendiamo una scena a elevato contrasto in condizioni di luce intensa o mista, è quasi impossibile catturare una singola esposizione che trattenga il dettaglio sia nelle ombre sia nelle aree in pieno sole. È in casi come questo che l’HDR (da High

Dynamic Range , “Alta Gamma Dinamica) è la tecnica ideale. Abbiamo due scelte: possiamo usare la modalità HDR della fotocamera o realizzare più esposizioni e unirle poi in post-produzione. Il segreto, in ogni caso, è non strafare, per non incorrere in effetti fastidiosamente irrealistici (vd. sopra, a destra).

“Finto” HDR in Camera Raw Spesso possiamo ottenere il risultato più naturale scattando una singola esposizione RAW con sufficiente dettaglio nelle luci e nelle ombre, per poi elaborarla in Adobe Camera Raw in Photoshop (o in Lightroom) usando il Pennello di regolazione e i filtri graduati.

Modalità HDR Tutte le reflex Canon sono dotate di una funzione HDR. I modelli per principianti, dalla EOS 1300D fino alla 77D hanno una funzione di Controllo retroilluminazione HDR, tuttavia la Modalità HDR di modelli “per appassionati” come la EOS 80D, la 7D Mk II, la 6D e la 5D Mk III è decisamente migliore: realizza tre esposizioni (standard, sotto e sovraesposta) e le fonde direttamente in-camera. La modalità HDR è disponibile su tutte le reflex di fascia più alta, ma le opzioni variano: la EOS 80D salva solo il risultato finale in JPEG, mentre la EOS 5D Mk III archivia anche le tre esposizioni di partenza in RAW.

STANDARD

SOTTOESPOSTA

In un file RAW possiamo scurire e schiarire selettivamente aree localizzate della scena per arrivare a una gamma tonale più ricca.

SOVRAESPOSTA

HDR IN-CAMERA Photo Professional | 55


TECNICA

HDR via software Per avere il pieno controllo sul risultato, la strada migliore è quella della post-produzione al computer

I

l primo passo è applicare il bracketing all’esposizione, per catturare tre immagini con un insieme di ombre e luci alte. Montiamo la EOS sul treppiede, componiamo in Live View e usiamo la funzione di bracketing automatico dell’esposizione (AEB nel menu). Per ottenere una buona gamma, in genere basta impostare un intervallo da +2 a -2 stop. Per i paesaggi, usiamo un grandangolo e impostiamo diaframma f/11 o f/16, per avere una profondità di campo sufficiente e tenere nitida tutta la scena. Scattiamo in priorità di diaframma o in manuale, come preferiamo.

RISULTATO

Software di fusione HDR Apportiamo ogni correzione necessaria ai tre originali RAW, senza cambiare i valori di esposizione. Convertiamoli in JPEG e usiamo la funzione Unisci come HDR Pro di Photoshop (o un software simile) per creare un’immagine ad alta gamma dinamica. Il risultato può apparire innaturale, quindi lavoriamo con pazienza e delicatezza per arrivare a un effetto più equilibrato e realistico.

Con le tre immagini aperte, possiamo usare i cursori di Unisci come HDR Pro per rivelare maggiore dettaglio. 56 | Photo Professional

Lo strumento procederà a fondere le immagini in un unico file HDR in formato JPEG.


HDR in RAW Possiamo creare immagini HDR anche in RAW con software come Camera Raw di Photoshop CC o Lightroom. I vantaggi sono un margine incredibile di recupero del dettaglio e un’enorme gamma tonale.

Proviamo ACR In ACR, selezioniamo i tre file originali RAW, poi facciamo clic con il tasto destro e scegliamo Unisci come HDR, che produrrà un singolo file HDR in RAW.

SCATTO 1

SCATTO 3 SCATTO 2

Negativo digitale

Bracketing automatico Imparare ad applicare il bracketing all’esposizione è cruciale per ottenere una serie di immagini che raccolgano il dettaglio di luci, ombre e toni medi. Usiamo la funzione AEB e, a seconda della differenza di luminosità sulla scena, impostiamo l’intervallo di esposizione AEB da +/- 2 stop a +/- 5 stop.

Non preoccupiamoci se il risultato appare “piatto” poiché non mostra alcuna correzione che possiamo aver apportato ai RAW originali. Impostiamo una riduzione media dell’effetto fantasma e salviamo l’immagine come .dng (negativo digitale).

Apriamo le opzioni Nel file .dng abbiamo un’enorme gamma tonale su cui lavorare per estrarre i dettagli di luci e ombre, senza rischiare di degradare la qualità come avviene in JPEG. Il cursore Esposizione ci permetterà interventi fino a +/- 10 stop, anziché +/- 5! Photo Professional | 57


TECNICA

30 SEC, F/2.8, ISO 4.000

Unire più esposizioni Per rivelare il cielo stellato e il paesaggio notturno, prendiamo due esposizioni e “fondiamole” in Photoshop

L’

immagine qui accanto è stata esposta alle due di notte, con le stelle al massimo della loro luminosità. Non c’era modo, ovviamente, di catturare anche la scogliera sprofondata nel buio, né di illuminare con torce i faraglioni troppo distanti. L’unica soluzione, in questi casi, è realizzare due esposizioni diverse. Per il primo piano, per avere una buona qualità, usiamo ISO relativamente bassi e apriamo l’otturatore per minuti: è incredibile cosa possa rivelare un’esposizione così lunga. Per il cielo possiamo alzare la sensibilità intorno a ISO 4.000 ed esporre per 30 secondi – non di più, altrimenti cominceremo a registrare il movimento delle stelle come brutte s c i e b i a n c h e d e c i s a m e n te p o c o fotogeniche.

300 SEC, F/2.8, ISO 1.600

Ottimizzazione automatica della luce La funzione di Ottimizzazione automatica della luce è disponibile come opzione di menu in tutte le fotocamere correnti Canon. Utilizza regolazioni selettive delle curve per alterare luci e ombre. L’impostazione predefinita ha intensità Standard, ma possiamo scegliere di ridurla. Possiamo anche usare l’impostazione più forte: è utile per aprire le zone più scure, ma tende a impastare un po’ troppo le luci alte, anche perché non offre un completo controllo sull’effetto.

58 | Photo Professional

Fusione in Photoshop Apriamo i due file RAW in Photoshop o Lightroom e apportiamo le correzioni base, mantenendo lo stesso bilanciamento del bianco. Mascheriamo il cielo nell’immagine con il primo piano correttamente esposto e copiamo tutto come nuovo livello nell’immagine con il cielo corretto.


Unendo due lunghe esposizioni notturne, possiamo creare un’immagine che mostri dettaglio sia nel cielo stellato sia nel primo piano buio.


TECNICA

Luci e ombre La soluzione per ampliare la gamma tonale delle immagini

S

e l’idea di usare esposizioni multiple e unire livelli diversi ci spaventa, non è comunque il caso di preoccuparci: ci sono soluzioni più semplici per migliorare la resa della gamma dinamica delle nostre immagini e ottenere una più estesa gamma di toni. Per esempio, usiamo i cursori del pannello Ombre/Luci di Adobe, che offrono una risposta rapida ai problemi di contrasto di qualsiasi immagine. Se usati correttamente, possono dare risultati spettacolari senza neppure il rischio di effetti innaturali. Anche in questo caso abbiamo due opzioni: affidarci ad Adobe Camera Raw/ Lightroom oppure sfruttare lo spazio di lavoro principale di Photoshop o Elements (ma la funzione esiste anche in altri software).

OMBRE/LUCI 1

Migliorare i paesaggi urbani Questa epica veduta è stata scattata in un orario tipicamente sfavorevole, a metà giornata, quando il sole è a picco e le ombre sono durissime. Eppure, l’immagine nasconde moltissimo dettaglio che è possibile recuperare.

PRIMA

DOPO

Aprire le ombre, recuperare le luci alte Sperimentando con i cursori di Photoshop e Lightroom possiamo migliorare la gamma dinamica di un’immagine e darle più appeal. In questo caso l’Esposizione è stata alzata di +0,40 e il Contrasto ridotto a -21, mentre i cursori di Luci e Ombre sono stati portati rispettivamente a -60 e +60. Anche i Bianchi sono stati enfatizzati e portati a +20, mentre i Neri sono scesi a -18. L’insieme di queste modifiche è riuscito ad alleggerire le ombre e scurire le luci. 60 | Photo Professional

Un leggero ritocco di luci e ombre è stato sufficiente per dare molta più vitalità allo scatto.


OMBRE/LUCI 2

PRIMA

Migliorare gli scatti d’azione L’angolazione del sole sulla spiaggia ha proiettato ombre pesanti sul motociclista, con il risultato che i colori della moto, i dettagli della tuta e gli occhi del soggetto mancano di impatto.

DOPO

Una delicata modifica dei toni di questo scatto ha rivelato l’espressione del motociclista e i dettagli della moto e della tuta.

Regolazioni JPEG In questo caso siamo partiti dal file JPEG, aperto in Photoshop per accedere alla funzione Ombre/ Luci. Il trucco è apportare correzioni delicate: per le Ombre, la Quantità è stata impostata al 35%, il Tono al 50% e il Raggio al 30%, mentre per le Luci sono stati selezionati Quantità 10%, Tono 50% e Raggio 30%. Photo Professional | 61


TECNICA PRIMA

Simuliamo i filtri graduati Miglioriamo le conversioni RAW applicando effetti digitali per correggere specifiche aree

Q

uesta tecnica è molto semplice: prevede di applicare le correzioni in fase di conversione RAW attraverso l’uso di due filtri graduati digitali in Adobe Camera Raw e Lightroom. A titolo di esempio, abbiamo scelto l’immagine di un paesaggio al tramonto perché, per ottenere il massimo dai filtri graduati, è preferibile avere un orizzonte diritto. Partiamo scattando un’esposizione RAW standard: è importante che conservi un minimo dettaglio nelle luci alte del cielo e nelle ombre del primo piano. Usiamo treppiede e diaframma chiuso per una buona profondità di campo e teniamo basso il livello ISO, intorno a 100, per avere la massima qualità e la possibilità di spingere i toni al limite.

DOPO

Correzioni base

Migliorare il cielo

Qui vediamo lo spazio di lavoro di Adobe Camera Raw, ma possiamo replicare la stessa tecnica anche in Lightroom. Apportiamo per prima cosa le correzioni base necessarie al file RAW: qui sono stati ridotti Esposizione, Contrasto e Luci e accentuati Ombre e Bianchi.

Ora facciamo clic sull’icona del Filtro graduato e usiamolo per scurire il cielo, riducendo l’Esposizione. Passiamo poi a correggere anche la Temperatura, per renderlo più freddo, e cambiamo il colore del filtro in basso, scegliendo l’azzurro per dare più enfasi ai blu.

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Sono bastati due filtri graduati digitali per illuminare gli scogli e le onde in primo piano e per scurire e dare più profondità al cielo al tramonto.

In-camera: modalità Priorità tonalità chiare L’opzione Priorità tonalità chiare (HTP) è una modalità disponibile su tutte le reflex Canon e serve a migliorare la resa delle luci alte, puntando a una sfumatura più fluida tra grigi e bianchi. A seconda del modello di fotocamera, possiamo attivarla dal menu o dalle funzioni personalizzate. Una volta selezionata, vedremo apparire la dicitura D+ sul display e noteremo che il livello ISO viene impostato automaticamente su 200.

Secondo filtro graduato Il secondo filtro serve a illuminare il primo piano, gli scogli e le onde mosse. In questo caso alziamo l’Esposizione e aumentiamo anche la Temperatura, per scaldare questa parte di scena. Per completare, selezioniamo il giallo come colore del filtro. Photo Professional | 63


ARTE &C U LT U R A

IED Milano e la Fotografia Gli ex studenti raccontano la loro esperienza

I

n un mondo sempre più dominato dalle immagini, in cui anche i semplici appassionati di fotografia possono accedere a conoscenze tecniche e attrezzature impensabili fino a pochi anni fa, che cosa permette al professionista di emergere e di essere competitivo all’interno di un mercato sempre più difficile? È questa la domanda che anima i corsi di fotografia proposti da IED Milano – un’offerta formativa completa che comprende diplomi accademici, master e corsi di specializzazione che hanno l’obiettivo di formare professionisti non solo competenti sotto il profilo tecnico ma soprattutto capaci di esprimere un’autorialità e una progettualità che possano caratterizzare e distinguere il loro lavoro.

A confermare l’importanza di questi aspetti sono tre ex studenti del corso post laurea di Fotografia Advanced, oggi tutti fotografi affermati in diversi settori, a cui abbiamo chiesto quanto sia importante, per dar vita a risultati rilevanti dal punto di vista estetico e comunicativo, essere in grado di coltivare una cultura del progetto oltre alla preparazione tecnica: «Credo sia la cosa primaria, oltre che la più complessa – spiega Marta D’Avenia. La preparazione tecnica,

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con il tempo, lo studio e l’esperienza si può acquisire, ma la capacità di costruire un racconto per immagini è difficile da fare propria e padroneggiare. Riconosco di avere ancora tanto da imparare da questo punto di vista, ma quello che ho compreso è che se non hai nulla da dire e non sai spiegare a te stesso e agli altri ciò che vuoi comunicare, il tuo racconto non si reggerà in piedi e le tue immagini, per quanto buone singolarmente, saranno poco convincenti». Eleonora Dottorini conferma: «Progettare per immagini credo rappresenti il salto di qualità per ogni fotografo. Certamente avere una buona padronanza della tecnica fotografica è importante in quanto consente, fra le altre cose, di avere maggiore libertà nella scelta del linguaggio. Sviluppare un progetto è un passo in avanti assolutamente non banale, significa avere un’idea in mente ed essere in grado di rappresentarla in modo coerente. Vuol dire andare oltre alla capacità di scattare una singola bella foto e scattare una serie di foto buone». La progettualità è un aspetto fondamentale anche per Gabriele Milani: «Avere una formidabile preparazione tecnica ma essere impermeabile al mondo è totalmente inutile. Partendo dal presupposto che tutte le macchine moderne hanno la capacità di


FOTOGRAFIA ADVANCED: IL PERCORSO DI STUDI Il corso in Fotografia Advanced ha l’obiettivo di formare specialisti della cultura visiva contemporanea, con un’attenzione non solo agli aspetti tecnici ma anche a quelli estetici e comunicativi, per permettere agli studenti di sviluppare una personale visione di fotografia e strutturare un pensiero artistico e un progetto professionale completo. Sono previsti 11 incontri tematici, con frequenza una volta al mese in formula weekend, suddivisi in due moduli acquistabili insieme o separatamente con l’obiettivo di adattarsi alle necessità formative dei partecipanti. Il primo modulo, Fotografia Advanced 1, in 8 incontri affronta la fotografia di scena, la metodologia progettuale, lo still life, la camera oscura, la food photography, il ritratto d’artista, il diritto d’autore e il personal branding. Il secondo modulo, Fotografia Advanced 2, in 3 incontri tratta la stampa analogica e digitale avanzata e la fotografia d’architettura e paesaggio. Il corso consente ai partecipanti di incrementare gli strumenti utili per inserirsi, secondo il proprio background, in realtà professionali in qualità di: fotografo di still life, di spettacolo, ritrattista o fotografo artista. Le importanti nozioni apprese permettono ai partecipanti di espandere la propria visione per creare realizzazioni fotografiche personali con un alto livello di competenza tecnica e progettuale. Coordinatore Partenza Durata

Silvia Lelli ottobre 2019 240 ore

INFO

IED Milano Via Sciesa, 4 – 20135 Milano t. +39 02 5796951 ied.it/corsi/fotografia-milano i.frigerio@ied.it

BORSA DI STUDIO IED, in collaborazione con la Società del Quartetto, mette a disposizione due borse di studio – a copertura totale o parziale della retta di frequenza – per il corso di Fotografia Advanced di IED Milano in partenza il 24 ottobre 2019. Scopri come partecipare su ied.it/cfa-fotografia Deadline 16 settembre 2019

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ARTE &C U LT U R A MARTA D’AVENIA

Il progetto di cui sono più fiera è quello che ho realizzato durante il percorso didattico in IED in cui provo a raccontare il confine tra la vita e la morte, con l’obiettivo di celebrare la Vita ovunque si trovi, di trovare l’inizio dove c’è la fine e di scoprire la Bellezza proprio là dove questa si nasconde

ELEONORA DOTTORINI

Per i miei lavori la naturale fonte di ispirazione sono il paesaggio, l’architettura e la luce. È quest’ultima che, se colta al momento giusto, riesce a rendere interessante e affascinante ogni luogo, anche quelli più scontati

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scattare inquadrando e facendo click, se bastasse solo una buona tecnica sarebbero tutti maestri e professionisti e avremmo milioni di progetti unici».

GABRIELE MILANI

A tutti e tre, il corso post laurea presso l’Istituto Europeo di Design di Milano ha lasciato diversi insegnamenti utili per proseguire nel loro percorso professionale. Abbiamo chiesto a Marta D’Avenia quale sia stato il valore aggiunto: «Il più grande vantaggio è stato quello di avere avuto come insegnanti dei professionisti strettamente inseriti nel mondo del lavoro anziché docenti preparati ma sganciati dalla realtà professionale, da loro ho imparato un metodo di lavoro, come gestire i diversi aspetti della professione e come rapportarmi con i clienti-committenti. Le nozioni e le competenze tecniche acquisite sono state importanti, ma ancor più rilevanti sono stati il bagaglio di informazioni riguardanti l’aspetto per così dire immateriale del lavoro e l’acquisizione degli strumenti necessari a muoversi con disinvoltura e professionalità nei diversi ambiti professionali, nonché la capacità di essere versatili e diversificare le proprie competenze».

Sono una persona piena di energie e di idee e questo mi porta a non stare mai fermo né fisicamente né mentalmente coltivando una forte curiosità verso tutto ciò che mi circonda. Il mio elemento chiave è la maniacalità con cui curo la qualità dell’immagine, anche ciò che sembra fuori posto, infatti, è stato esaminato molto a lungo

Questa continua immersione nella realtà professionale e la possibilità di stringere relazioni sono altri valori aggiunti del corso in Fotografia Advanced di IED Milano. Abbiamo chiesto agli ex studenti come stiano dando valore alle connessioni professionali e personali che hanno creato durante il percorso didattico: «Penso sia importante fare gruppo e anche lavorare in squadra – conferma Eleonora Dottorini. Sono rimasta in contatto sia con i miei docenti, che sono sempre molto disponibili per confrontarsi e consigliarmi, sia con alcuni dei miei compagni di corso, con qualcuno di loro sono anche riuscita a sviluppare dei lavori dopo il corso». Racconta Gabriele Milani: «Tutti i docenti sono stati fondamentali nelle mie esperienze professionali che vanno dai video ai reportage, ma ad alcuni di loro devo veramente tutto». Per Marta D’Avenia «è stato arricchente poter lavorare al fianco di grandi professioniste come Francesca Brambilla e Serena Serrani e imparare da loro direttamente sul campo. Indubbiamente le connessioni personali sono la risorsa più grande che mi porto dietro da questo percorso didattico, sia quelle con i docenti sia quelle con i miei colleghi, con i quali è stimolante continuare a confrontarsi sui vari aspetti della fotografia: ognuno di noi lavora in ambiti differenti ed è molto proficuo poter ricorrere alle competenze di ciascuno, la nostra chat su WhatsApp è sempre molto utile!».

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Accademia

L’arte della composizione La nostra Canon può aiutarci a sviluppare un occhio migliore per inquadrature impeccabili

I

lluminazione e composizione sono i fondamentali della fotografia: senza la prima, semplicemente, non avremmo l’immagine; senza la seconda non otterremmo un’immagine che valga la pena di essere guardata. Per nostra fortuna, alcune funzioni del sistema Canon possono aiutarci con la gestione delle inquadrature e la disposizione degli elementi della scena. Con tutta probabilità conosciamo già la celebre “regola dei terzi”. L’idea di base di questa consacrata norma compositiva è che, se dividiamo l’inquadratura in tre righe e tre colonne sovrapponendole in una griglia immaginaria, e se posizioniamo il soggetto in corrispondenza di una delle linee o di un punto di intersezione, otteniamo un risultato di maggior equilibrio.

Non serve neppure sforzarsi di immaginare davvero la griglia, perché la nostra Canon può visualizzarne una direttamente sul display. Si abilita dal menu rosso di scatto e appare in sovrimpressione quando scattiamo in modalità Live View o prima di iniziare a girare un video. Su alcune fotocamere possiamo attivarla anche nel mirino. Oltre alla griglia 3x3, è possibile visualizzare anche una più fitta griglia 6x4. Alcune fotocamere, invece, offrono anche l’aggiunta delle due diagonali, che rendono ancora più facile e veloce allineare il soggetto con un punto di intersezione. Ovviamente, applicare la regola dei terzi a ogni singola immagine porterebbe a un portfolio ripetitivo e piuttosto noioso, ma tenerla presente è un eccellente primo passo per scatti più interessanti.

PRIMA

DOPO

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Usare i punti AF La griglia dei terzi non è l’unico strumento che abbiamo a disposizione: ci sono anche soluzioni più immediate

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olti fotografi preferiscono usare il mirino per comporre gli scatti: escludere la luce e la visione del resto del mondo premendo l’occhio all’oculare permette in effetti di concentrarsi di più sul soggetto. Possiamo anche usare una specifica lente di ingrandimento per display LCD per visualizzare lo schermo senza distrazioni, ma significa

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portarci dietro un accessorio in più. Non tutte le fotocamere offrono la possibilità di richiamare la griglia dei terzi nel mirino, ma è possibile sempre fare riferimento ai punti AF e fare attenzione a disporre il soggetto in corrispondenza di uno dei punti decentrati.

La griglia I punti AF evidenziati qui accanto sono posizionati approssimativamente lungo le linee della regola dei terzi.


LA SCELTA DEL FORMATO

Rapporti di aspetto

ISO

Modificare il formato dell’immagine cambia definitivamente i file JPEG

I

l “rapporto di aspetto” (aspect ratio in inglese) è la relazione tra larghezza e altezza dell’inquadratura e ha un impatto notevole sulla composizione. Indipendentemente dal formato APS-C o full-frame del sensore, il rapporto standard di ogni Canon è 3:2 in orizzontale, e ovviamente 2:3 in verticale, per sfruttare l’intera area del sensore stesso. Attenzione: non siamo

obbligati a usarlo: possiamo ritagliare l’immagine per adattarla al soggetto, oppure unire più inquadrature per ottenere un formato panoramico. La fotocamera può registrare le immagini anche con altri rapporti (4:3, 16:9 e 1:1): se adottiamo una di queste opzioni per i file JPEG, le immagini vengono ritagliate prima di essere salvate. Se scattiamo in RAW, invece,

registriamo comunque tutta l’area del sensore in rapporto 3:2 e l’informazione sul formato impostato viene salvata insieme a tutti gli altri dati di scatto. Il software Canon DPP decodifica i dati e applica il ritaglio quando apriamo il file RAW a computer. In sostanza, in RAW possiamo

WB SET

AF

tornare a un’immagine in 3:2 o provare altri formati, mentre i dettagli tagliati di un JPEG non sono recuperabili – consigliamo quindi di lavorare sempre in RAW.

16:9 È un’ottima scelta per paesaggi di ogni tipo: ampie vedute, notturn i, scene urbane. Le immagini pos sono riempire lo schermo di un televiso re o di un monitor widescreen, anc he se l’inquadratura non è di fatto più ampia rispetto al normale aspect ratio 3:2. Quando componiamo in formato panoramico, cerchiam o di tenere il soggetto sulla destra, così che lo sguardo sia guidato nella scena.

1:1 Gli scatti quadrati sono comodi da condividere sui social media – cosa molto facile da fare se usiamo una fotocamera con WiFi e abbiamo l’app Canon Camera Connect installata sul telefono. Il rapporto 1:1 sta bene con line e, forme o motivi forti e crea un risultato bilanciato con sogget ti simmetrici o centrati.

4:3

4:3 può Se siamo abituati al 3:2, il ure Epp ”. zzo “to po’ un rci sembra ali, tic ver è valido per i paesaggi in cui il soprattutto in situazioni erebbe str mo rd nda rapporto sta mo piano pri in to vuo zio spa troppo , ha la poi i, o nel cielo. Nei ritratt zio spa più tendenza a dare e respiro al soggetto.

3:2 La veduta relativamente slanciat a del 3:2 si sposa bene con le composizioni orizzontali, ma è più difficile da riempire in maniera sensata in verticale. È un formato con cui abbiamo una tale familiarità che spesso ci sembra dare i risultati più naturali, gra zie al fatto che non introduce alcu na forma di distrazione. Photo Professional | 69


Accademia

TUTTO SOTTO CONTROLLO

Funzioni extra Alcune Canon offrono opzioni di formato aggiuntive

A

lcuni corpi macchina EOS ad alta risoluzione, come EOS R, 5DS/R e 5D Mark IV, offrono una funzione Aggiungi informazioni ritaglio (la troviamo nel menu delle funzioni personalizzate) che propone la possibilità

M F

4”

F16

AWB

ISO

100

OFF

WB

ONE SHOT Q

RAW SET

AF

di scegliere un rapporto di aspetto alternativo, da una lista basata sulle più popolari opzioni di medio e grande formato – per esempio 6:7 e 4:5. Le alternative sono accessibili solo quando il formato di partenza, dal menu di scatto, è impostato su 3:2 o Full-frame. L’opzione mostra due linee verticali nell’anteprima Live View (o nel mirino, nel caso della EOS R) che possiamo usare come guida per la composizione. Viene comunque salvato l’intero fotogramma in formato 3:2, poi DPP ritaglia l’immagine con il rapporto di

Scattare “in bolla” Dimentichiamoci degli orizzonti sbilenchi

I

nclinare la fotocamera spesso serve a rendere più dinamica l’immagine ed è particolarmente indicato per introdurre linee dinamiche e creative negli scatti d’azione di soggetti veloci, come auto o moto. Il più delle volte, però, è probabile che per la nostra immagine sia meglio un orizzonte perfettamente diritto, soprattutto nel caso di paesaggi che includono il mare o un lago – un orizzonte storto darebbe l’impressione di vedere precipitare l’acqua verso un lato dell’inquadratura. La nostra Canon è dotata di diverse funzioni che possono aiutarci a bandire gli orizzonti storti (e anche l’inclinazione delle linee verticali, come le pareti degli edifici). La possibilità più immediata, un po’ alla buona ma efficace, è usare i punti AF nel display o nel mirino e allineare l’orizzonte con il bordo del rettangolo o delle linee. Funziona se scattiamo in piena luce, ma

70 | Photo Professional

diventa un po’ più problematico al buio. Anche la griglia dei terzi è pensata per contribuire ad aiutarci ad allineare le linee orizzontali e verticali della scena. Tra l’altro, allineare l’orizzonte con una delle due linee dei terzi, anziché centrarlo, spesso riesce a dare risultati più interessanti. Purtroppo, la griglia soffre dello stesso limite dei punti AF: a volte è difficile vederla. Le reflex EOS dalla 800D in su sono dotate di una livella elettronica, che indica se la fotocamera è inclinata a destra o sinistra. Alcune mostrano anche l’eventuale inclinazione verso l’alto o verso il basso. Possiamo accedere alla livella in qualsiasi momento, premendo ripetutamente il pulsante INFO. È possibile visualizzarla anche in Live View (ma solo se non abbiamo attiva la modalità AF di rilevamento dei volti) e direttamente nel mirino: è sufficiente attivarla dal menu giallo delle impostazioni.

Opzione di ritaglio Le linee guida verticali sono visualizzate sia nell’anteprima Live View sia in fase di revisione degli scatti. aspetto impostato allo scatto, che possiamo anche modificare (funziona anche per i JPEG, a differenza delle opzioni di aspetto standard). Rapporto di aspetto e

informazioni di ritaglio sono rilevabili anche da software nonCanon, come Adobe Camera Raw, ma in questo caso solo per i file RAW.


OCCHIO AI BORDI

Questione di copertura A volte i mirini non mostrano tutto quello che c’è da vedere

N

on tutti i mirini offrono una copertura completa della scena: quelli di EOS 1300D, 2000D e 250D mostrano solo circa il 95% di quanto sarà davvero registrato. Può quindi succedere che ai margini dell’immagine, anche quando abbiamo composto con estrema cura, si insinuino elementi che non avevamo previsto. Per evitare il problema zoomiamo leggermente prima di scattare, per controllare che non ci sia niente che possa infilarsi nello scatto, oppure componendo con il Live View, che mostra l’immagine completa. Inoltre, a meno che non si tratti

di un JPEG da condividere immediatamente, conviene comunque inquadrare con un po’ di margine. Se dovessimo applicare correzioni ottiche via software, per esempio, avremmo bisogno di margine di manovra per il ritaglio. Il rischio di perdere dettagli ai margini, in caso di ritaglio, è serio nel caso dei grandangoli, che spesso richiedono correzioni importanti. Un po’ di margine è utile anche nel caso volessimo cambiare formato: ritagliare in 1:1 un originale in 3:2 significa perdere molto: non rischiamo di tagliare le gambe di qualcuno o un dettaglio che inquadra il soggetto.

Intrusioni

Se il mirino non mostra l’intera scena, facciamo attenzione alla comparsa di dettagli indesiderati lungo i margini.

Ritagli L’originale in formato 3:2 è tagliato così stretto che un ritaglio in 1:1 spunterebbe le gambe della sedia.

Margine di respiro Selezioniamo un punto AF che permetta la creazione di spazio “attivo”

D

isporre il soggetto vicino al bordo dell’inquadratura, con lo sguardo rivolto all’esterno, può dare molto impatto all’immagine e invitare l’osservatore a chiedersi cosa osservi. Il più delle volte, però, lasciare più respiro nella direzione verso cui il soggetto guarda o si muove crea un risultato più naturale.

Un trucco per riuscirci senza sforzo è selezionare manualmente un punto AF sul lato opposto, così da ritrovarci con più spazio davanti al soggetto quando spostiamo l’inquadratura per comporre: per chiarire, se il soggetto è rivolto verso sinistra, semplicemente usiamo un punto AF sulla destra.

La teoria Dare rilievo ai soggetti

Sfruttiamo la funzione di anteprima della profondità di campo

P

osizione di scatto, lunghezza focale e diaframma hanno un ruolo importante nella composizione: tutti e tre influiscono sulla profondità di campo, la “fascia” che appare nitida nell’immagine: maggiore è l’ampiezza della zona sfocata e più è semplice dirigere l’attenzione dell’osservatore sul soggetto. L’immagine nel mirino di una reflex è sempre visualizzata alla massima apertura di diaframma

disponibile: per sapere quanta parte dell’immagine sarà nitida nello scatto finale, dobbiamo usare il pulsante di anteprima della profondità di campo (lo troviamo vicino all’obiettivo). Canon 1300D, 2000D e 4000D non hanno un pulsante dedicato, ma possiamo assegnare la funzione al pulsante SET dal menu delle funzioni personalizzate – è possibile farlo anche se la nostra fotocamera ha il pulsante dedicato.

ISO

WB SET

AF

Photo Professional | 71


Accademia

LA TEORIA DEL COLORE


I profili colore sRGB, Adobe RGB, ProPhoto RGB... Facciamo un po’ di chiarezza su queste enigmatiche sigle! (parte seconda) A cura di Marco Olivotto

P

roseguiamo il discorso sui profili colore iniziato nello scorso numero della rivista. Ci eravamo lasciati discutendo della “caratterizzazione” del nostro monitor, operazione che consente di creare un profilo ICC utilizzato dal sistema SMS per “compensare” le differenze tonali e cromatiche tra dispositivi di visualizzazione diversi. IL VALORE DEL PROFILO ICC Un monitor, come qualsiasi dispositivo “fisico”, ha caratteristiche che possono variare nel tempo: nel lungo periodo, a causa dell’obsolescenza, il pannello può ingiallirsi; nel medio-breve periodo, a causa di vari fattori, potrebbe avere oscillazioni di comportamento tra una sessione e l’altra. Diversi monitor cambiano addirittura aspetto nell’arco di qualche minuto da quando vengono accesi, a causa del riscaldamento dei componenti! Per questo motivo, il profilo ICC del nostro monitor andrebbe ricalcolato e rivalutato periodicamente: magari non ogni giorno, come sostengono alcuni “desperados” dell’accuratezza cromatica, ma – più realisticamente – dopo 100-200 ore

di utilizzo effettivo dello schermo. Questo ha un’implicazione importante: il profilo ICC di un monitor realizzato oggi avrà poco significato tra un anno, perché descrive la performance volatile di un dispositivo potenzialmente instabile. Aspettarsi che un profilo ICC possa essere valido dopo un tempo abbastanza lungo è irrealistico quanto pensare che domattina ciò che vedremo dalla finestra sarà identico a ciò che vediamo oggi: lo scenario sarà lo stesso, i dettagli no! Se un profilo ICC descrive uno spazio colore, permettendoci di interpretare una terna RGB in maniera corretta, possiamo pensarlo come il dizionario minimo necessario a tradurre un colore in modo che esso possa essere rappresentato in maniera corretta su un dispositivo. Il profilo, però, è un dizionario soggetto ad aggiornamenti, aggiustamenti e variazioni talvolta importanti, e il fatto che ogni dispositivo abbia il proprio rende questo scenario assai simile a quello della Torre di Babele, dove la comunicazione era impossibile a causa del fatto che ciascuno parlava una lingua diversa.

FIGURA 1 Tra le modalità colore del monitor professionale EIZO CG279X troviamo gli spazi sRGB e Adobe RGB.

GLI SPAZI COLORE STANDARD Per ovviare a questo problema sono stati creati i cosiddetti “spazi colore standard”, definiti da profili ICC particolari. Sono spazi colore anomali, perché non descrivono alcun dispositivo reale: vengono costruiti a tavolino, talvolta basandosi sulla media degli

spazi colore di dispositivi simili ma diversi, talvolta da zero, impostando parametri puramente virtuali ma adatti a ottenere un certo risultato. Sono spazi colore importantissimi, perché rappresentano un linguaggio comune in cui i numeri, se interpretati correttamente, hanno un significato preciso e univoco. Inoltre,

CHI È MARCO OLIVOTTO Classe 1965, si laurea in fisica. Nel 2007, quando scopre i libri di Dan Margulis, padre della correzione del colore in Photoshop, inizia a trasportare le tecniche apprese nella realizzazione grafica delle sue produzioni, fino a che nel 2011 inizia a insegnare gli stessi argomenti dopo avere seguito due corsi di teoria del colore applicata (base e avanzato) con lo stesso Margulis. Pubblica oltre 50 ore di videocorsi sulla materia con Teacher-in-a-Box, scrive a lungo per riviste specializzate, insegna in corsi post-diploma e universitari presso Istituto Design Palladio, IUSVE, Trentino Alta Formazione Grafica, Trentino Art Academy. Diventa speaker ufficiale per FESPA in diverse fiere internazionali e tiene corsi e workshop in

Italia e Svizzera in diverse scuole (LABA, ILAS) e organizzazioni private. Su invito di Margulis, firma il capitolo sulla riduzione del rumore nella seconda edizione di “Photoshop LAB Color” (Peachpit 2016), il più importante libro sul metodo colore LAB. Ha collaborato in veste di consulente e formatore con realtà come Canon, Durst, Mondadori, Yoox, Angelini, Calzedonia, FCP Grandi Opere e altre. Parallelamente, si occupa di post-produzione fotografica e prestampa per diverse realtà editoriali. Nel 2016, la casa madre giapponese di EIZO lo ha nominato Ambassador nel primo gruppo di esperti formatosi attorno al marchio. www.facebook.com/groups/colorcorrectioncampus http://marcoolivotto.com Photo Professional | 73


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lavorare su immagini codificate contenenti profili colore che descrivono un monitor o altri dispositivi ha delle controindicazioni non da poco. L’utilizzo degli spazi colore standard non è solo opportuno, ma di fatto necessario. Lo spazio colore standard più noto è denominato sRGB IEC61922-2.1 – abbreviato in sRGB. Venne creato da HewlettPackard e Microsoft nel 1996 al fine di descrivere il comportamento medio dei monitor dell’epoca. Dopo venticinque anni, la tecnologia è molto cambiata, ma tanti display hanno ancora uno spazio colore assimilabile a quello descritto da sRGB. Per “assimilabile” intendiamo semplicemente che il loro spazio colore non differisce in maniera sproporzionata da sRGB. La figura 2 rappresenta l’estensione di sRGB (triangolo nero interno) comparata con quella dello spazio colore di uno dei monitor che si trovano nel nostro studio (triangolo bianco tratteggiato): i due triangoli non sono identici, ma sono ragionevolmente simili. Il monitor, peraltro, ha uno spazio colore del tutto diverso da Adobe RGB (triangolo nero esterno), un altro spazio colore standard – più esteso di sRGB – del quale parleremo tra poco. In senso stretto, il nostro monitor non potrà mai essere “sRGB”, ma è lecito affermare che l’estensione del suo spazio colore è assai simile a quella di sRGB. In generale, nessun dispositivo può avere letteralmente sRGB come spazio colore, perché quest’ultimo nasce a tavolino; ma molti dispositivi ci si avvicinano. Per questo talvolta si afferma, impropriamente, che un certo display “è sRGB”. DAL MONITOR ALLA STAMPA sRGB ha un problema non secondario relativo alla stampa offset, che si basa sulla tecnica denominata “quadricromia” e utilizza quattro inchiostri: ciano, magenta, giallo e nero – ossia il ben noto sistema denominato CMYK. All’epoca della creazione di RGB, la stampa era predominante rispetto al Web, ed era 74 | Photo Professional

LA TEORIA DEL COLORE

FIGURA 2 Il triangolo tratteggiato in bianco in questo diagramma di cromaticità mostra le differenze tra lo spazio colore sRGB di riferimento e quello di uno dei nostri monitor “per tutti gli usi”, a sua volta incapace di coprire il più ampio Adobe RGB.

auspicabile che il colore degli inchiostri primari di quadricromia (ciano, magenta e giallo in particolare) ricadesse all’interno dello spazio colore RGB standard utilizzato per visualizzare le immagini su uno schermo. sRGB purtroppo non rispondeva a questi requisiti. Il problema si manifestava in particolare per quanto riguardava il colore dell’inchiostro ciano: il colore definito in CMYK da una copertura di ciano pari al 100% non è rappresentabile in sRGB. La figura 3 mostra a sinistra il colore di un campione composto solamente da inchiostro ciano alla massima copertura possibile, a destra la più accurata rappresentazione di quel colore ottenibile in sRGB. La discrepanza

è inaccettabile: questo significa che un display standard, il cui spazio colore sia assimilabile a sRGB, non è in grado di riprodurre il massimo ciano ottenibile in stampa. Di conseguenza, non è possibile ottenere una simulazione di stampa accurata a monitor nel caso che quel colore sia presente in una fotografia o un’illustrazione – e lo stesso vale per diversi altri colori stampabili in offset ma non rappresentabili su un monitor definibile “normale”. A complicare le cose, va detto che è vero anche il contrario: moltissimi colori disponibili in sRGB non sono stampabili. La figura 4 mette a confronto sRGB con lo spazio colore che caratterizza la stampa offset su carta

In quale spazio colore standard è più opportuno lavorare? La risposta è... ‘dipende’

patinata secondo lo standard ISO vigente in Europa. Il volume a colori è quello disponibile in stampa, quello delimitato dalle linee bianche è sRGB. Si notano chiaramente i colori che cadono fuori da sRGB, nonché quelli che appartengono a sRGB ma non sono stampabili. ADOBE RGB È BELLO Per ovviare all’inconveniente, nel 1998 Adobe realizzò uno spazio colore standard denominato Adobe RGB. L’implementazione purtroppo non fu delle migliori: a causa di un errore, il colore definito da 100C non rientrava in Adobe RGB – benché la situazione fosse di gran lunga migliore che nel caso di sRGB. I pannelli dei monitor di alta fascia, oggi, riescono a coprire quasi tutto lo spazio colore Adobe RGB, che è decisamente più esteso rispetto a sRGB (ancora figura 2). In particolare, mette a disposizione tinte verdi che in sRGB non si possono


FIGURA 3 A sinistra osserviamo il colore di un campione composto solamente da inchiostro ciano alla massima copertura possibile, a destra la più accurata rappresentazione di quel colore ottenibile in sRGB.

ottenere. Non solo: in alcuni casi questi pannelli riescono a spingersi oltre i limiti di Adobe RGB e coprire l’estensione necessaria a simulare la stampa in CMYK: un monitor come l’EIZO CG319X è certificato da FOGRA come monitor di classe A per quanto riguarda la simulazione delle prove colore a schermo. In parole povere, può sostituire le prove colore su carta previa opportune impostazioni mirate a quell’utilizzo. IL TERZO INCOMODO... È SCOMODO Esiste un terzo spazio colore standard, ProPhoto RGB, diffuso soprattutto tra i fotografi. Fu creato da Kodak per ovviare ai limiti insiti in sRGB e Adobe RGB.

La sua estensione è enorme, rispetto agli altri due, e questo lo rende uno spazio colore difficile in cui lavorare. Tra tutti, è quello che più si discosta dalla performance media di un monitor: non esiste alcun dispositivo in grado di riprodurre tutti i colori che ProPhoto RGB è in grado di generare, e alcuni di questi sono di fatto… dei “non-colori”, nel senso che alcune terne

corrispondono a stimoli che risulterebbero invisibili per il nostro sistema visivo! Ci sono molti altri spazi colore standard, alcuni caduti in disuso per obsolescenza, altri ancora presenti ma assai meno diffusi dei tre citati: a oggi, la triade sRGB, Adobe RGB e ProPhoto RGB è pressoché padrona in campo fotografico. Uno dei problemi più annosi è

posto dalla domanda: “In quale spazio colore standard è più opportuno lavorare?”. La risposta è disarmante nella sua semplicità: “Dipende”. Infatti, non c’è una regola che valga in generale, e ciascuna scelta ha dei pro e dei contro. È un argomento che vale la pena approfondire: lo affronteremo nel prossimo numero di Photo Professional.

FIGURA 4 Qui sotto, a confronto lo spazio colore sRGB con quello relativo alla stampa offset su carta patinata secondo lo standard ISO vigente in Europa.

Il monitor EIZO CG279X copre il 99% dello spazio colore Adobe RGB.

FIGURA 5

Photo Professional | 75


Stampa digitale

Un libro bellissimo, il nostro

Le immagini nel fotolibro sono di Martina Santimone

Ci sono foto che non meritano di finire dimenticate in qualche cartella nascosta sull’hard disk. Mettiamole su carta creando un fotolibro di qualità come quelli della serie Professional Line di Saal Digital Italy

C

on la nostra fotocamera catturiamo migliaia di immagini che, troppo spesso, rimangono file digitali senza mai raggiungere la loro destinazione ideale: la carta. Eppure, avere tra le mani una stampa invece che accontentarsi di guardare le foto sullo schermo di un monitor (o, peggio, sul minuscolo display di uno smartphone!) regala ancora sensazioni uniche.

Il bello della carta

E se ai tempi dei rullini sviluppare le pellicole era un’operazione costosa, oggi mettere su carta i nostri scatti più belli è più semplice e conveniente che mai: per non rinunciare alle emozioni che solo una foto stampata sa dare basta collegarsi a internet e affidarsi a un service di stampa digitale online come Saal Digital, www.saal-digital.it. Il laboratorio tedesco (già

leader del settore in Germania) ci mette a disposizione un’ampia scelta di prodotti: foto “classiche”, fotoquadri, stampe fine-art, poster, calendari, articoli da regalo e, non da ultimo, una gamma completa di fotolibri che soddisfa le necessità dei fotografi amatoriali così come dei professionisti più esigenti. Del fotolibro possiamo scegliere il formato (quadrato, verticale o orizzontale), le dimensioni (dal piccolo 15x15 cm alla versione panoramica XXL 42x28 cm), il numero di pagine (fino a 160), la grammatura (in sostanza lo “spessore” del foglio, da 0,34 mm per il fotolibro standard a ben 1,08 mm/600 g/ m2 per quello “EXTRA”), la finitura della carta (lucida, opaca o artistica) e il tipo di copertina (tra cui rigida, imbottita, in lino, similpelle, metallica, con effetto legno...). Se vogliamo il massimo della qualità, l’opzione migliore è il Fotolibro Professional Line,

Solo i risultati contano, e la prova conclusiva è la stampa fotografica finita Henri Cartier-Bresson 76 | Photo Professional

La copertina in metacrilato Celeberrimo con il nome commerciale di “Plexiglas” oppure “Perspex”, il metacrilato (o, meglio, polimetacrilato) è una materia plastica trasparente più del vetro, più leggero di quest’ultimo e praticamente infrangibile. Per queste apprezzabili caratteristiche, Saal Digital ha scelto proprio un robusto pannello di metacrilato per proteggere l’immagine di copertina (personalizzabile con testi e clip art) dei Fotolibri Professional Line, lasciando la possibilità al cliente di combinarlo con un rivestimento effetto pelle di proprio gusto. Per il test, noi abbiamo optato per una superficie con aspetto cuoio bianco.


La rilegatura “piatta” A differenza di altri servizi di stampa digitale, Saal offre la speciale rilegatura panoramica “layflat” per cui è possibile inserire immagini a doppia pagina completamente a vista, senza cioè la fastidiosa piega centrale che finisce spesso per nascondere parti importanti delle foto (si pensi, ad esempio, a un ritratto piazzato proprio al centro delle due pagine affiancate). L’effetto “continuità” è assicurato in ogni parte del progetto, dalla prima all’ultima pagina.

w w w. s a a l - d i g i t a l . i t /p r o f e s s i o n a l - l i n e , realizzato a mano con materiali premium (a partire dalla copertina in metacrilato con finitura effetto pelle), disponibile anche con elegante confezione regalo e privo di qualsiasi logo di Saal per una personalizzazione al 100%.

Massima personalizzazione

Per progettare il Fotolibro Professional Line, Saal Digital fornisce due soluzioni. L’Upload professionale prevede l’impaginazione diretta del prodotto con applicazioni quali InDesign e Photoshop (o simili) attraverso modelli disponibili anche come plugin per le versioni CC e CS6 dei programmi di Adobe. In alternativa, la

soluzione più semplice, consigliata dall’azienda di Rottembach e usata da noi per il test, è il software gratuito Saal Design Italy, disponibile per sistemi Windows e MacOS (www.saaldigital.it/software-download/download). Sono necessari poco più di 36 MB di spazio libero sul disco fisso ed eventualmente l’installazione del plugin AIR di Adobe (get.adobe.com/it/air). Il fornitissimo pannello di strumenti a nostra disp osizion e n on ci farà rimpiangere i programmi di impaginazione professionali, ma – per i meno esperti – c’è anche la possibilità di selezionare le opzioni “Fotolibro in un minuto” e “Layout automatico” che semplificano il completamento del progetto attraverso suggerimenti e comodi modelli predefiniti.

POCHI CLIC PER GRANDI RISULTATI

SOPRA Il software Saal Design Italy consente di personalizzare ogni aspetto del libro. SOTTO Il fornitissimo pannello di strumenti a nostra disposizione non ci farà rimpiangere i programmi di impaginazione professionali.

Photo Professional | 77


Stampa digitale

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Progettazione rapida e intuitiva

Pe r la n o s tr a p rova , b a s at a su foto d i matrimonio che ottimamente figurano in un album del genere, abbiamo selezionato il Fotolibro Professional Line nel formato 30x30, con carta fotografica lucida (si può scegliere la versione opaca, anche “artistica”). Il programma consente di produrre un libro di 26, 52 o 130 pagine, partendo all’occorrenza da numerosi modelli predefiniti per ogni genere di fotografia. Una volta selezionate le foto da inserire nel progetto, si aprirà lo spazio di lavoro con tutti i tool per l’organizzazione d e l l ’a l b u m . C h i h a f a m i l i a r i t à c o n i programmi di impaginazione si troverà immediatamente a proprio agio tra bordi, cornici, caselle di testo e livelli, ma nulla ci vieta di affidarci agli automatismi per poi eventualmente personalizzare il risultato ottenuto. Abbiamo par ticolarmente apprezzato la precisione degli allineamenti, la versatilità nel posizionamento e la facilità di inserimento di testi (con la possibilità di usare i font installati nel computer) e grafiche.

In ogni fase del processo di preparazione del libro, possiamo disattivare il Layout automatico delle pagine che appaiono in quel dato momento sullo schermo e passare alla Modalità anteprima per valutare il frutto dei nostri sforzi creativi. Una volta inviato l’ordine, non ci resta che attendere l’arrivo del nostro fotolibro. La qualità delle immagini è risultata davvero ottima: i dettagli e i colori delle foto originali sono riprodotti con cura sulla carta. Negli scatti in bianco e nero non ci sono dominanti e alteluci e ombre non presentano aree “bruciate” o “tagliate”. I passaggi tonali appaiono morbidi e privi di banding anche nelle zone omogenee. La rilegatura “piatta” è perfetta per il nostro album di matrimonio. Al tocco, la grammatura dei fogli è notevole e gli inserti di copertina sembrano effettivamente di pelle. Il pannello di metacrilato sembra vero vetro e ha l’unico piccolo difetto di “scaldare” leggermente le immagini in bianco e nero. In definitiva, non abbiamo più scuse per mettere su carta le nostre fotografie!

Sul sito di Saal Digital c’è una sezione dedicata ai professionisti dell’imaging in cui l’azienda fornisce ai clienti evoluti i profili colore ICC per le prove colore con Photoshop e Lightroom e le relative istruzioni per usarli con ogni tipo di supporto al fine di garantire che i colori sulle stampe corrispondano il più possibile a quelli dei file digitali originali. All’indirizzo www.saal-digital. it/servizio/profiloicc troviamo una pratica tabella con l’elenco di tutti i profili disponibili e il link per il download. Saal tiene a specificare che non interverrà in nessuna maniera sulle nostre foto, in modo tale da garantire che i file vengano elaborati in maniera del tutto fedele ai colori da noi impostati. Nella stessa pagina, inoltre, viene suggerito come impostare l’illuminazione della postazione su cui operiamo e come regolare il monitor (previa calibrazione che dovrebbe essere sempre fatta a prescindere dalla volontà di stampare le immagini) per risultati ottimali.

Attenzione: il software Saal Digital supporta solo i formati JPEG e PNG. Inoltre, le immagini devono essere trasformate tutte in un unico spazio colore di produzione – l’azienda consiglia di fare l’upload esclusivamente in sRGB. Per ulteriori informazioni colleghiamoci a www.saal-digital.it/ support

UN’ELEGANTE PRESENTAZIONE

A SINISTRA Il prodotto è stato consegnato, su nostra richiesta, con una raffinata confezione regalo Premium in lino naturale e pelle bianca – ma ci sono altre opzioni selezionabili direttamente dal programma al termine dell’impaginazione.

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I NOSTRI TEST 4 1

5

2

CANON EOS 250D

3

È la più piccola e leggera tra le reflex con schermo snodato. L’abbiamo portata a New York per scoprire se è davvero la perfetta compagna di viaggio

È

vero, la nuova arrivata ha caratteristiche già viste su altri modelli del marchio giapponese e non si può dunque dire che brilli particolarmente per quel che riguarda l’innovazione. Va però considerato il fatto che è una reflex “per principianti” e dunque, più che offrire tecnologie di ultima generazione, deve essere affidabile, facile da usare e, non da ultimo, capace di produrre belle foto: con la EOS 250D, Canon pare aver centrato tutti questi obiettivi! All’occorrenza, la fotocamera può funzionare come la più semplice delle “punta-e-scatta”: i menu intuitivi e i numerosi aiuti on-screen sono pronti ad accompagnare i fotografi in erba alla scoperta delle basi della fotografia. La modalità Assistente Creativo ci spingerà poi a osare sperimentando effetti più impegnativi e non mancano – naturalmente – i controlli semiautomatici e manuali che ci si aspettano da una reflex: quando avremo migliorato la nostra tecnica, la EOS 250D continuerà a dimostrarsi una fedele compagna. All’interno del compatto corpo macchina (solo 122x93x70 mm), il sensore APS-C da 24,1 MP è lo stesso di molte altre Canon. Qui, però, è accoppiato al più recente dei processori d’im80 | Photo Professional

magine di Canon, il DIGIC 8 – presenza che assicura una migliore qualità delle foto ad alti ISO, un autofocus più avanzato in Live View e la possibilità di riprendere video 4K (per la prima volta su una reflex di questa categoria). Il mirino, come sul modello precedente , offre un semplice sistema autofocus a 9 punti. La messa a fuoco in modalità Live View è invece molto più sofisticata: usa la tecnologia Canon Dual Pixel CMOS AF, grazie a cui la scelta è tra ben 3.975 punti selezionabili a piacimento.

6 Il grosso del corpo è in plastica, ma pulsanti e ghiere sono di prima qualità.

La Canon EOS 250D ha un sistema AF Dual Pixel CMOS così efficace in Live View che sembra di usare una mirrorless.

SPECIFICHE TECNICHE Sensore CMOS da 24,1 MP; APS-C Processore DIGIC 8 Gamma ISO 100-25.600 (espandibili a 51.200) Scheda di memoria SD/SDHC/SDXC (UHS I) Mirino Ottico a pentaspecchio, copertura 95%, ingrandimento 0,87x Video 4K UHD (3.840 x 2.160); 25p, 24p Punti AF 9, a rilevamento di fase (nel mirino) Frequenza massima di scatto 5 fps Schermo Touchscreen orientabile da 3”; 1,04 milioni di punti Tempi di scatto Da 30 a 1/4.000 di sec, posa B Peso 451 g (solo corpo, con batteria e scheda di memoria)

Dimensioni Prezzo

122x93x70 mm 574 € solo corpo; 680 € (con 18-55 mm f/4-5.6 IS STM)

7


CARATTERISTICHE 1 A prima vista e dall’esterno, la EOS 250D è molto simile alla “vecchia” EOS 200D. 2 Il sensore è il modello APS-C da 24,1 MP visto su molte altre reflex Canon.

EOS 250 vs EOS M50 Rapporto segnale/rumore RAW*

3 La reflex è in vendita anche da sola, ma l’EF-S 18-55 mm IS STM di kit è più che consigliabile.

Segnale/rumore (dB)

50

4 La cupola del mirino

ospita anche un piccolo flash a scomparsa. 5 Lo schermo orientabile da 3” è nitido e chiaro, e offre controlli touch rapidi e reattivi.

40 30 20 10 EOS 250D ISO 100 200

400

EOS M50 1600 3200 6400 12800 25600

800

Non sorprende che, con sensori e processori identici, le due fotocamere generino la stessa quantità di rumore.

6 Il mirino a pentaspecchio presenta una copertura solo del 95% – e solo 9 punti AF. 7 Il pad posteriore a quattro vie è piccolo, tuttavia i controlli, in generale, sono ben disposti e di ottima qualità.

La fotocamera tende un po’ a sovraesporre. Questo scatto, per esempio, ha richiesto una compensazione di -1 EV.

STRUTTURA E MANEGGEVOLEZZA

considerando le dimensioni contenute del corLa Canon EOS 250D è molto piccola per essere po – non si può fare a meno di notare come una reflex. Peccato che il 18-55 mm f/4-5.6 IS Canon sia riuscita a montare tanti controlli STM “kit” sia compatto ma non retrattile: la esterni lasciando comunque tutto lo spazio che combinazione di corpo macchina e ottica risul- serve al dito per accedervi comodamente. ta così molto più “lunga” rispetto per esempio a una mirrorless come la EOS M50. L’impugnatura è generosa e offre una Per la fotografia sportiva e i soggetti veloci presa molto salda, sebbene restituisca un’im- occorre un autofocus più sofisticato di uno a 9 pressione un po’ “plasticosa”. I controlli sono invece di alta qualità, soprattutto la ghiera delle modalità e l’interruttore on/off, che vanta una terza posizione per accedere rapidamente alla modalità video. Lo schermo posteriore completamente snodato è eccellente. Il Live View si attiva con l’apposito pulsante sul dorso ed è possibile usare controlli touch sia per cambiare le impostazioni sia per impostare il punto di fuoco. Alcuni pulsanti minori e il control pad a quattro vie appa- Come da tradizione Canon, in generale la resa dei colori è iono un po’ piccini, tuttavia – “calda” ma naturale.

PRESTAZIONI

Gamma dinamica (EV)

Gamma dinamica RAW* 14 12 10 8 6 4 2 ISO 100 200

EOS 250D 400

EOS M50 1600 3200 6400 12800 25600

800

La gamma dinamica della EOS 250D è leggermente superiore a quella della mirrorless, ma a livelli trascurabili.

Risoluzione RAW* (a ISO 200) EOS 250D

25

EOS M50

25

% (meglio i risultati -5 vicini a 0)

0

5

10

15

20

25

30

Da ISO 3.200 in su, la EOS 250D dà risultati più nitidi, ma la differenza è quasi invisibile negli scatti nel mondo reale. *File RAW convertiti in TIFF con Canon Digital Photo Professional

Risultati finali La nuova EOS 250D non è la più economica reflex entry-level di Canon, ma è la migliore reflex economica per principianti e offre un perfetto mix di qualità e prezzo.

CARATTERISTICHE QUALITÀ COSTRITTIVA QUALITÀ D’IMMAGINE RAPPORTO QUALITÀ/PREZZO PUNTEGGIO FINALE Photo Professional | 81


I NOSTRI TEST L’impugnatura è profonda e consente un’ottima presa. Con il 50 mm f/1.8 di Canon montato, la EOS 250D è poco più grande di una mirrorless.

punti AF. La EOS 250D, pur non essendo nata per l’azione, ha comunque un sistema di messa a fuoco automatica dalle prestazioni piuttosto buone per gli scatti di tutti i giorni, che migliorano ulteriormente in Live View, quando subentra il sistema Dual Pixel CMOS A F c h e a s s i c u r a te m p i d i r e a z i o n e d a v v e r o velocissimi. Sulla capacità di registrare video 4K (a 24 fps) si basa una parte del marketing di questa fotocamera, ma quando si passa da Full HD alla massima risoluzione disponibile si nota qualche limite: il primo è l’impossibilità di affidarsi alla tecnologia Dual Pixel CMOS AF – attivo a 1080p; il secondo è il consistente “ritaglio” dell’immagine, che di fatto restringe molto l’angolo di campo di qualsiasi obiettivo in uso; il terzo è l’incapacità di usare, in questa modalità, le opzioni AF Spot e Zona (d’altra parte, quelle che servono davvero sono il tracking del soggetto e il punto AF singolo). La lettura esposimetrica valutativa è influenzata dai toni scuri sotto il punto AF attivo, con il rischio di occasionali sovraesposizioni. Per i principianti, può essere un problema – che tra l’altro è già stato rilevato su precedenti Canon entry-level. I risultati in laboratorio e sul campo hanno dato esattamente il tipo di qualità di immagine che ci si può aspettare da una fotocamera di questa fascia e il processore DIGIC 8 sembra davvero decisivo sulla performance ad alti ISO – non lo è, invece, sulla velocità di scatto continuo, ferma ai già rispettabili 5 fps della EOS 200D. In conclusione, la EOS 250D (che nel listino di Canon si posiziona tra la EOS 1300D e la 800D) è una fotocamera molto capace, anche se non straordinaria, e certamente valida per il suo target di riferimento. 82 | Photo Professional

La funzione di Ottimizzazione automatica della luce ha consentito qui di preservare i dettagli nelle aree più luminose e più scure dell’immagine.


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I CONCORRENTI

Canon EF-S 18-135 mm f/3.5-5.6 IS STM 500 €

84 | Photo Professional

Canon EF-S 18-135 mm f/3.5-5.6 IS USM 550 €

Canon EF 28-300 mm f/3.5-5.6L IS USM 2.780 €

Sigma 18-200 mm f/3.5-6.3 DC Macro OS HSM | C 360 €

Sigma 18-300 mm f/3.5-6.3 DC Macro OS HSM | C 480 €


SUPERZOOM a confronto In prova cinque modelli “tutto-in-uno” per capire quale sia il nostro compagno di viaggio ideale

U

na delle gioie dei sistemi di fotocamere a ottiche intercambiabili è la possibilità di montare l’obiettivo giusto per ogni situazione. Il contrappasso, però, è che una borsa piena di obiettivi rischia di influire pesantemente sul totale del bagaglio consentito nei viaggi aerei, oltre a costituire di per sé una bella zavorra quando siamo in movimento. I superzoom servono proprio a soddisfare le specifiche esigenze di un viaggio e offrono una copertura versatile, che spazia dal grandangolo al tele, limitando la necessità di portare altri obiettivi e di cambiarli di frequente. La maggior parte dei superzoom sul mercato è progettata per corpi macchina DX e in genere parte da una lunghezza focale di 18 mm. L’estremità più lunga dello zoom tende a essere più variabile, con modelli da 200 mm, 300 mm e anche alcuni da 400 mm. Se teniamo conto del fattore di moltiplicazione focale delle Canon con sensore APS-C, pari a 1,6x, già a 300 mm entriamo nel territorio dei supertele. Il marchio propone un modello 28-300 mm con specifiche di fascia alta e indicato per le EOS full-frame, che troviamo incluso in questa comparativa. Qualsiasi zoom, rispetto a un obiettivo a focale fissa, implica l’accettazione di compromessi in termini di resa dell’immagine. È quindi naturale che la grande estensione di un superzoom ne imponga di più importanti, soprattutto in quanto a nitidezza e distorsioni. I modelli di ultima generazione, tuttavia, fanno tesoro delle tecnologie più avanzate e offrono prestazioni comunque spettacolari.

Photo Professional | 85


SUPERTEST Superzoom

CANON EF-S 18-135 mm f/3.5-5.6 IS STM

500 €

È stato il primo obiettivo Canon dotato di sistema AF con motore passo-passo

A

differenza del più vecchio Canon 18-200 mm (vedi box a pagina 90), la seconda edizione di questo modello è stata completamente riprogettata ed è passata da un semplice motore autofocus elettronico a un più avanzato sistema passo-passo, che assicura una messa a fuoco rapida per le immagini e transizioni fluide per i video. L’anello di messa a fuoco, inoltre, non ruota durante l’autofocus, e quindi non costringe a tenere lontane le dita. È una comodità non da poco quando si lavora a mano libera – e manca in entrambi i Sigma. L’autofocus, poi, è virtualmente silenzioso, mentre era molto rumoroso nella versione precedente. Il percorso ottico include elementi asferici di precisione e UD

3 Come nella maggior parte delle ottiche con motore passo-passo, manca la scala delle distanze di fuoco.

PRESTAZIONI

Contrasto e nitidezza sono buoni per un superzoom – è senz’altro un vantaggio dovuto alla non eccessiva estensione focale. Lo stabilizzatore, con copertura fino a 3,5 stop, funziona bene, è silenzioso ed è dotato di rilevamento automatico del panning. In termini di distorsioni e aberrazioni cromatiche, ha prestazioni nella media, ma nel complesso è un concorrente valido.

4 Nella parte posteriore è presente un selettore di blocco dello zoom. 5 L’attacco è in metallo, ma non è protetto contro polvere e umidità.

IL GIUDIZIO

2500

2500

2000

2000

1500

1500

1000

1000

f/5-6.3

FUNZIONI

Margini

Centro

f/8

Corto

f/11 Medio

f/16

f/22

f/32

500 f/3-3.5

STRUTTURA PRESTAZIONI RAPPORTO QUALITÀ/PREZZO f/5-6.3

f/8

f/11

f/16

f/22

PUNTEGGIO FINALE

f/32

Lungo

LE REGOLE DEL TEST

Per arrivare ai punteggi finali combiniamo test di laboratorio e rigorose prove sul campo

86 | Photo Professional

1 Il paraluce a petalo EW-73B è in vendita a parte e costa ben 77 €. 2 L’anello di messa a fuoco, in posizione avanzata, è accoppiato elettronicamente.

(Ultra-low Dispersion), oltre a rivestimenti Super Spectra per ridurre riverbero e ghosting. A fronte di un’estensione relativamente modesta, non si può considerare un obiettivo piccolo né leggero: pesa più del Sigma 18-200 mm in prova.

NITIDEZZA

500 f/3-3.5

CARATTERISTICHE

P

er valutare le prestazioni nel mondo reale, usiamo gli obiettivi in tutte le possibili condizioni di luce, in interni e in esterni. Controlliamo standard costruttivi, maneggevolezza, fluidità e precisione dei controlli, velocità e accuratezza dell’autofocus ed efficacia della stabilizzazione, dove disponibile. Mettiamo alla prova gli obiettivi compatibili full-frame su corpi macchina full-frame e APS-C, mentre i modelli studiati specificamente per APS-C sono testati solo su questo formato.

Durante le prove, per meglio analizzare le vere prestazioni di ogni obiettivo, disabilitiamo le funzioni in-camera di correzione delle aberrazioni cromatiche e illuminazione periferica. Eseguiamo anche una serie di test di laboratorio in condizioni controllate, con Imatest Master e DxO Analyser. Fotografiamo le test chart attraverso tutta la gamma dei diaframmi e delle focali zoom disponibili, e analizziamo i risultati per nitidezza, distorsione e aberrazioni cromatiche (fringing).


CARATTERISTICHE

CANON EF-S 18-135 mm f/3.5-5.6 IS USM

550 €

La terza edizione di quest’ottica vede un ulteriore aggiornamento del motore autofocus, ora davvero velocissimo!

N

1 L’obiettivo IS USM ha un paraluce opzionale rinnovato, l’EW-73D, che costa sempre 77 €.

modo lineare, senza evidenti stacchi. Per i video è un sistema brillante, soprattutto sulle fotocamere con AF Dual Pixel. Per dare altrettanta fluidità alle transizioni dello zoom è disponibile l’adattatore Power Zoom PZ-E1 opzionale, al costo di 160 €.

el 2016, a quattro anni dal lancio del 18-135 mm IS STM, Canon ha presentato questa terza versione dell’IS USM. Qui il meccanismo ultrasonico dell’autofocus non è basato né su motore tradizionale né su sistema ad anello. Se l’edizione precedente è stata la prima su cui Canon ha implementato un AF con motore passo-passo, questa è stata invece la prima con sistema Nano USM, successivamente adottato anche dal 70-300 mm IS II USM. Coniugando il meglio di due mondi, la tecnologia Nano USM permette una messa a fuoco automatica rapidissima nelle immagini e un tracking del soggetto fluido e quasi completamente silenzioso nei video. Direzione e velocità dell’AF possono essere controllate in

2 A livello ottico, il nuovo modello è identico all’edizione IS STM precedente. 3 Sono presenti un elemento asferico, uno UD e rivestimenti Super Spectra.

PRESTAZIONI

Il percorso ottico è quasi identico a quello dell’edizione IS STM e la qualità di immagine è quindi invariata, anche se in laboratorio l’esemplare IS USM è sembrato meno nitido. Il sistema AF, come detto, è fluido nei video e rapido per le immagini: rispetto al fratello più anziano è circa due volte e mezza più veloce all’estremità più corta dello zoom e quattro volte all’estremità più lunga.

4 Per questo zoom è disponibile l’adattatore Power Zoom PZ-E1 opzionale (a 160 €). 5 Anche su questa versione, l’attacco è in metallo ma manca di protezioni contro polvere e umidità.

IL GIUDIZIO

NITIDEZZA 2500

2500

2000

2000

1500

1500

1000

1000

f/16

f/22

f/32

f/5-6.3

f/8

f/11

f/16

f/22

PUNTEGGIO FINALE

f/32

m m

m

0 30 8a1 gm Si

gm Si

Ca

no

a1

n2

8-

820

30

0

0

m

m

SM

5S 813 n1 Ca 4

Distorsione

N

prova, né del tipo “a barilotto” alle focali più corte né “a cuscinetto” alle più lunghe. I corpi macchina Canon più recenti sono dotati di correzioni automatiche per tutti gli obiettivi selezionati, ma per i Sigma potrebbe essere necessario un aggiornamento del firmware.

no

Una maggiore estensione focale invita a nozze le distorsioni onostante la più modesta escursione focale (che in genere fa sì che le distorsioni siano meno accentuate rispetto agli obiettivi più lunghi), dai test di laboratorio risulta che i due Canon 18-135 mm non producono minore distorsione rispetto ai Sigma 18-200 mm e 18-300 mm in

5U

TM

DISTORSIONE

m

Lungo

813

f/11 Medio

RAPPORTO QUALITÀ/PREZZO

n1

f/8

PRESTAZIONI

no

f/5-6.3

Corto

500 f/3-3.5

STRUTTURA

Ca

500 f/3-3.5

FUNZIONI

Margini

Centro

2 1.72

2.01 1.62

1.46

1.27

0

–2 -2.97

-2.81

-2.98

-2.76

-3.95 –4

–6

I risultati negativi indicano distorsione a barilotto all’estremità più corta dello zoom, quelli positivi distorsione a cuscinetto all’estremità più lunga.

Photo Professional | 87


SUPERTEST Superzoom

CANON EF 28-300 mm f/3.5-5.6L IS USM

2.780 €

È rapido ed efficace, ma non riesce a qualificarsi come vero obiettivo “da viaggio”

L’

unico superzoom Canon per full-frame, l’EF 28-300 mm, è a tutti gli effetti un peso massimo: pesa 1.670 grammi, circa tre volte la media degli altri obiettivi in prova. Sembra più un voluminoso teleobiettivo e, in effetti, l’impressione è completata dal classico color bianco sporco del barilotto e dal collare per il treppiede. Lanciato nel 2004, somiglia alla prima edizione del 100-400 mm IS USM e ha un meccanismo di zoom “a trombone” anziché a rotazione. Progettato con un occhio di riguardo più per la qualità che per la compattezza, è dotato di tutti le specifiche tipiche della serie L: è robusto, protetto contro polvere e umidità, ha una struttura di fascia professionale e un percorso ottico di altissimo

livello, che include due elementi asferici e tre UD. È dotato di selettore AF/MF, limitatore AF per escludere le distanze tra 0,7 e 2,5 m e due modalità di panning.

PRESTAZIONI

Come è legittimo aspettarsi da un serie L, le prestazioni sono al top. L’autofocus è veloce e silenzioso, ma lo stabilizzatore di vecchia generazione garantisce un’efficacia pari solo a 3 stop. La qualità di immagine è ottima, anche se alle estremità più corte dello zoom è meglio evitare la massima apertura di diaframma per mantenere una buona nitidezza agli angoli e non incorrere in vignettatura. È un bestione costoso, comodo quando è necessario evitare di cambiare obiettivo, ma certamente poco pratico in viaggio.

2 Il meccanismo push-pull dello zoom ha un anello di frizione regolabile. 3 È sigillato contro polvere e umidità. 4 Sulla parte posteriore ha quattro selettori per modalità di messa a fuoco e stabilizzazione. 5 Il collare per il treppiede in dotazione può essere rimosso.

FUNZIONI

Margini

Centro 2500

2500

2000

2000

1500

1500

1000

1000

f/5-6.3

1 È il solo Canon del gruppo dotato di custodia e paraluce.

IL GIUDIZIO

NITIDEZZA

500 f/3-3.5

CARATTERISTICHE

f/8

Corto

f/11 Medio

f/16

f/22

f/32

500 f/3-3.5

STRUTTURA PRESTAZIONI RAPPORTO QUALITÀ/PREZZO f/5-6.3

f/8

f/11

f/16

f/22

f/32

PUNTEGGIO FINALE

Lungo

ESTREMITÀ FOCALI

Ecco in pratica le differenze tra le principali lunghezze focali

Q

uesta serie di scatti mostra le differenze di potenziale grandangolare tra 18 mm su corpo macchina APS-C e le lunghezze focali massime – 135 mm, 200 mm, 300 mm. Su full-frame, il Canon 28-300 mm restituisce approssimativamente le stesse vedute di un 18-200 mm su APS-C.

18 mm 88 | Photo Professional

135 mm


SIGMA 18-200 mm f/3.5-6.3 DC Macro OS HSM | C Ultra-compatto, leggerissimo e capace, questo Sigma è un buon compagno di viaggio

360 €

Q

uesto Sigma misura solo 71x86 mm e pesa 430 g: è il più piccolo e il più leggero del gruppo, ma non rinuncia all’attacco in metallo (anche se purtroppo non è protetto contro polvere e umidità). È più piccolo anche dei due Canon 18-135 mm, nonostante l’estensione zoom superiore. L’obiettivo risparmia spazio anche con il motore AF ultrasonico – non è del tipo ad anello. La ghiera di messa a fuoco ruota durante l’autofocus, ma è piccola e montata molto in avanti, così da non dare problemi di maneggevolezza. La lente frontale, invece, non ruota. È presente la scala delle distanze, stampata sull’anello di messa a fuoco. A livello ottico, tre elementi asferici contribuiscono alla

riduzione di taglia, mentre tre SLD minimizzano le aberrazioni cromatiche. Il rivestimento Sigma Super Multi-layer Coating riduce invece riverbero e ghosting. Il sistema di stabilizzazione è efficace fino a 4 stop, come nei concorrenti Canon 18-135 mm.

4 Sono presenti selettori AF/MF, stabilizzazione on/ off e blocco dello zoom.

PRESTAZIONI

A tutte le lunghezze focali, la nitidezza non è impressionante quanto quella del Sigma 18-300 mm, ma è comunque buona e, nella fascia 100-200 mm, agli angoli è persino migliore. È anche più costante lungo tutta l’estensione focale. Distorsioni e aberrazioni cromatiche sono molto ben controllate per un superzoom – non più evidenti che nei due Canon 18-135 mm.

5 L’attacco è in metallo, ma non è protetto contro polvere e umidità.

FUNZIONI

Margini

2500

2500

2000

2000

1500

1500

1000

1000

f/5-6.3

2 La filettatura per i filtri è relativamente piccola: 62 mm.

IL GIUDIZIO

Centro

Corto

1 È dotato di paraluce.

3 Montato davanti, l’anello di messa a fuoco non dà alcun fastidio quando ruota.

NITIDEZZA

500 f/3-3.5

CARATTERISTICHE

f/8

f/11 Medio

f/16

f/22

f/32

500 f/3-3.5

STRUTTURA PRESTAZIONI RAPPORTO QUALITÀ/PREZZO f/5-6.3

f/8

f/11

f/16

f/22

PUNTEGGIO FINALE

f/32

Lungo

200 mm

300 mm Photo Professional | 89


SUPERTEST Superzoom

SIGMA 18-300 mm f/3.5-6.3 DC Macro OS HSM | C 480 € I Il Sigma 18-300 mm Contemporary è leggermente più grande e offre una gittata molto più estesa

l’applicazione di personalizzazioni, impostazioni specifiche e aggiornamenti firmware. Monta lo stesso tipo di sistema autofocus con motore ultrasonico del 18-200 mm, quindi anche in questo caso l’anello ruota durante la messa a fuoco automatica.

PRESTAZIONI

2000

2000

1500

1500

1000

1000

500 f/3-3.5

f/5-6.3

f/8

Corto

f/11 Medio

f/16

f/22

f/32

500 f/3-3.5

M ZO IGL

I TEST L MI

E GLIOR DEL

2500

RA IORE PPO

QU

2500

I TEST L MI

Margini

Centro

5 Con firmware V2.0, entrambi i Sigma sono compatibili con la tecnologia Canon di correzione in-camera delle aberrazioni ottiche.

RTO

RE GLIO DEL

f/5-6.3

f/8

f/11

f/16

f/22

f/32

Il design del Canon 18-200 mm fatica a tenere il passo dei concorrenti più... giovani

90 | Photo Professional

FUNZIONI STRUTTURA

RAPPORTO QUALITÀ/PREZZO

Lungo

entre il Canon 18-135 mm ha visto ben due riedizioni, l’EF-S 18-200 mm IS è rimasto invariato. Con i suoi dieci anni e passa, oggi comincia ad apparire superato, soprattutto per via del sistema autofocus lento e rumoroso, basato su un semplice motorino elettrico anziché sui motori passo-passo o Nano USM dei più nuovi Canon 18-135 mm. È anche meno comodo in viaggio rispetto al Sigma 18-200 mm, che ha la

IL GIUDIZIO

PRESTAZIONI

UN CLASSICO ORMAI DATATO M

2 Le sezioni interne del barilotto si estendono alle impostazioni focali più lunghe.

4 La scala su anello di messa a fuoco e barilotto mostra le distanze di fuoco.

Come è normale nei sistemi autofocus a micromotore, anche questo non è rapidissimo ed emette un rumore udibile, oltre a mancare della possibilità di apportare correzioni manuali al volo. La stabilizzazione ottica è efficace fino a 4 stop e ha una funzione di rilevamento automatico del panning. La nitidezza è superiore a quella di tutti gli altri obiettivi per APS-C per buona parte dell’estensione zoom, con un calo alle focali più lunghe.

NITIDEZZA

1 La filettatura per i filtri misura 72 mm.

3 Per questo obiettivo è disponibile la lente close-up opzionale AML 72-01.

ALITÀ PREZ

l più grande dei due Sigma selezionati ha un’estensione zoom che parte da 18 mm ma arriva fino a 300 mm: su APS-C è un serio sconfinamento nel campo delle focali supertele, equivalente a 480 mm su full-frame. Anche la lunghezza alla massima estensione è superiore a quella del 18-200 mm, così come la filettatura per i filtri, da 72 mm. Nel complesso, non è un modello compatto quanto il fratellino, rispetto a cui pesa il 36% in più: 585 g. Come l’altro Sigma, anche questo è in materiale Sigma TSC (Thermally Stable Composite), resistente alle fluttuazioni causate dai cambi di temperatura. L’attacco è in metallo, ma è privo di protezioni contro polvere e umidità. Come altri obiettivi Global Vision, è compatibile con il Dock USB opzionale Sigma per

CARATTERISTICHE

stessa estensione focale ma è notevolmente più piccolo e pesa la metà. Infine, neanche la qualità di immagine è degna di lode: la nitidezza è scarsa ai margini e agli angoli dell’inquadratura, soprattutto all’estremità grandangolare. Con un prezzo di listino di 600 €, molto più del concorrente Sigma, non si può neppure dire che abbia un rapporto qualità/prezzo particolarmente interessante.

PUNTEGGIO FINALE


TABELLA COMPARATIVA I TEST L MI

I TEST L MI

RE GLIO DEL

E GLIOR DEL

RTO

M ZO IGL

RA IORE PPO

ALITÀ PREZ

Canon EF-S 18-135mm f/3.5-5.6 IS USM

Canon EF 28-300mm f/3.5-5.6L IS USM

Sigma 18-200mm f/3.5-6.3 DC Macro OS HSM | C

Sigma 18-300mm f/3.5-6.3 DC Macro OS HSM | C

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www.canon.it

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28,8-216 mm

28,8-216 mm

28,8-320 mm

28,8-320 mm

28,8-480 mm

16/12

16/12

23/16

16/13

17/13

Metallo

Metallo

Metallo, protetto contro polvere e umidità

Metallo

Metallo

Lamelle del diaframma

7

7

8

7

7

Stabilizzazione ottica

Motore passo-passo

Ultrasonico (Nano)

Ultrasonico (ad anello)

Ultrasonico (motorino)

Ultrasonico (motorino)

Anello di messa a fuoco durante AF

Statico/correzioni manuali

Statico/correzioni manuali

Statico/correzioni manuali

Ruota

Ruota

Elemento frontale

Fisso

Fisso

Fisso

Fisso

Fisso

0,39 m

0,39 m

0,7 m

0,39 m

0,39 m

Ingrandimento max

0,28x

0,28x

0,3x

0,33x

0,33x

Filettatura filtri

67 mm

67 mm

77 mm

62 mm

72 mm

Nessuno

Nessuno

Paraluce, custodia morbida

Paraluce

Paraluce

77x96 mm

77x96 mm

92x184 mm

71x86 mm

79x102 mm

Peso

480 g

515 g

1.670 g

430 g

585 g

Prezzo

500 €

550 €

2.780 €

360 €

480 €

Gamma focale effettiva (APS-C) Elementi/gruppi Attacco

Autofocus

Distanza minima di fuoco

Accessori in dotazione Dimensioni (dia x lunghezza)

QU

Canon EF-S 18-135 mm f/3.5-5.6 IS STM

CARATTERISTICHE QUALITÀ COSTRUTTIVA PRESTAZIONI QUALITÀ/PREZZO GIUDIZIO FINALE

I TEST L MI

M ZO IGL

ALITÀ PREZ

i quanta gittata tele abbiamo davvero bisogno? Se la risposta è 135 mm, allora i due Canon APS-C sono ottime scelte. Per quanto identici sul piano ottico, tra le due versioni l’acquisto migliore è rappresentato dalla più nuova, impreziosita dal sistema autofocus Nano USM.

QU

D

RA IORE PPO

RTO

Sigma vince per l’estensione extra della gamma focale a fronte di compromessi minimi sulla qualità di immagine

E GLIOR DEL

SIGMA 18-300 mm f/3.5-6.3 DC Macro OS HSM | C

RE GLIO DEL

I TEST L MI

Il migliore

Se invece vogliamo un’estensione focale superiore, praticissima quando siamo in viaggio, il Sigma 18-300 mm assicura la massima portata senza però rinunciare alla qualità. È più nitido del Sigma 18-200 mm e non è poi molto più grande di quest’ultimo.

Photo Professional | 91


I NOSTRI TEST

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Per i fotografi sempre IN MOVIMENTO

Il nuovo ultraleggero PS63 Modern 8RC di MSI è un perfetto compagno di avventure. L’esperienza sul campo di Matteo Bonavida, fotografo di viaggio

S

cattare e subito dedicarsi alla post-produzione delle immagini, ovunque ci si trovi: capita spessissimo al professionista che deve inviare nel più breve tempo possibile le foto (o i video) ai clienti, ma fa comodo a tutti, per mestiere o per passione, poter contare in ogni momento sulla potenza di un notebook come il PS63 Modern 8RC di MSI. Progettato con un occhio di riguardo per i creativi e i content creator, è un computer sottile e leggero (pesa 1,6 kg) pronto a seguirci dappertutto e a fornirci sempre le prestazioni che servono per lavorare al meglio con applicazioni quali Adobe Photoshop, Lightroom e Premiere Pro. L’elegante telaio in alluminio, caratterizzato da una texture sabbiata con un taglio a diamante, da finiture in grigio antracite e dal brillante blu “galaxy” per i bordi, nasconde un processore Intel Core i7 quad core di ottava generazione, la GPU nVidia GeForce GTX 1050 Max-Q, fino a un massimo di 32 GB di RAM DDR4 (in due slot) e un’unità SSD – con la possibilità di installare anche un tradizionale disco fisso SATA nell’apposito vano libero all’interno dello chassis. A raffreddare il tutto c’è il silenzioso sistema Cooler Boost 3, basato su due ventole dedicate e tre heat pipe.

FINO A 16 ORE DI AUTONOMIA

Alla base della tastiera retroilluminata troviamo un touchpad extralarge che supporta il multitouch fino a quattro dita e non ci farà rimpiangere il mouse nel caso dovessimo dimenticare il dispositivo di puntamento a casa o in studio. Nell’angolo in alto a sinistra trova spazio il lettore di impronte digitali, indispensabile per impedire l’accesso ai nostri preziosi file da parte dei troppo curiosi o dei malintenzionati. Lo schermo (con copertura quasi del 100% dello spazio colore sRGB e già calibrato in fabbrica) ha una diagonale di 15,6” ed è basato su un pannello FHD-IPS Full HD – tecnologia che garantisce una visualizzazione impeccabile da ogni angolazione. La cornice è sottilissima e la finitura del display è opaca (quindi anti-riflesso), un dettaglio non da poco per un portatile destinato anche all’uso in esterni. Dal punto di vista della trasportabilità si fanno apprezzare anche l’alimentatore ultra compatto (pratico da mettere nella borsa) e, soprattutto, la lunga autonomia della batteria: fino a un massimo di 16 ore! All’occorrenza è possibile collegare più monitor esterni via HDMI e USB-C. Venduto con Windows 10, sull’SSD è preinstallato il pratico Creator Center, una “plancia di comando” che ci permette di ottimizzare le prestazioni del computer a seconda del software di creazione di contenuti in uso. Tra gli utilizzatori dell’ultraleggero di MSI c’è Matteo Bonavida, classe 1994, paesaggista e fotografo di viaggio. Lo abbiamo intervistato. 92 | Photo Professional

SPECIFICHE TECNICHE MSI PS63 MODERN 8RC Processore: Intel Core i7 di ottava generazione Sistema operativo: Windows 10 (Home o Pro) Memoria RAM: DDR4-2400, fino a 32 GB (due slot) Unità di archiviazione: SSD fino a 512 GB (+ uno slot libero per un disco fisso SATA) Schermo: FHD-IPS da 15,6” Full-HD GPU: GeForce® GTX 1050 with Max-Q Design, 4GB GDDR5 Speaker: 2x2 watt Porte: 1x Type-C (USB3.1 Gen1 / DP), 1x Type-A USB3.1 Gen1/ QC3.0, 1x Type-A USB3.1 Gen1, 1x Type-A USB3.1 Gen2, 1x Micro SD, 1x HDMI (4K @ 30Hz) Prese audio: 1x Mic-in/Cuffie-out Combo Jack Wireless: Wi-Fi 802.11a/c, Bluetooth 5 Batteria: ai polimeri di litio, 82 WHr Dimensioni (LxPxA): 356,8 x 233,7 x 15,9 mm Peso: 1,6 kg


Nonostante lo spessore di soli 15,9 mm, sui lati del portatile di MSI ci sono tre porte USB 3.1 Type-A, una presa USB Type-C, un lettore di schede MicroSD e un connettore HDMI. Una delle Type-A supporta la tecnologia Qualcomm Quick Charge 3.0 grazie alla quale è possibile collegare al PS63 Modern uno smartphone compatibile QC per ricaricarne la batteria all’incirca quattro volte più velocemente del normale.

Mattia Bonavida

Media World, www.mediaworld.it, propone la versione 8RC-018IT con 16 GB di RAM e SSD da 512 GB a 1.399 €. Fa parte della categoria degli ultraleggeri ma non a discapito della solidità: il PS63 Modern, infatti, è conforme allo standard militare MIL-STD 810G per quanto riguarda affidabilità e robustezza, ed è dunque adatto ai fotografi che sono soliti affrontare viaggi e situazioni avventurose!

Photo Professional | 93


«Ho cominciato a fotografare circa quattro anni fa con uno smartphone», racconta Matteo, «dedicandomi prev a l e n te m e n te a i paesaggi intorno alla località dove vivo – Riva del Garda, sulla sponda nord del Lago di Garda. Dopo un anno, ho acquistato la mia prima reflex per scatti un po’ più “seri”. Autodidatta e curiosissimo, ho sviluppato le mie competenze fotografiche prevalentemente sul Web, per sperimentare poi tutto ciò che

Il touchpad in versione XL è comodo anche per l’editing delle immagini. Integra un lettore d’impronte per la sicurezza dei file.

UN PERFETTO COMPAGNO DI VIAGGIO

Come lavora Mattia? Quando è in viaggio condivide subito il risultato dei suoi scatti o delle riprese video? «No, di norma non succede. C’è una prima fase che è la creazione dei contenuti poi, nei giorni successivi, passo all’elaborazione degli stessi e, solo alla fine dell’editing, alla pubblicazione sui social. Non è mai un processo immediato: c’è sempre un flusso di lavoro nel mezzo che richiede del tempo. In realtà, io ho un workflow che in media richiede dai 15 ai 40 minuti per immagine. Quindi è relativamente corto. È bene che sia così, perché mi resta molto più tempo per muovermi sul campo, cercando di ottenere fin da subito un’immagine quanto più perfetta possibile per poi, appunto, ridurre i tempi a livello di editing. Nel 90 per cento dei casi per le foto uso Photoshop CC. Lavoro tantissimo con Adobe Camera Raw – il plugin di Photoshop – e poi faccio delle microregolazioni con il pannello di Nik Collection, il tutto perfettamente gestibile dal notebook di MSI», spiega Mattia che nel profilo sul suo sito personale racconta di essere molto interessato al colore... «Esatto, io punto tanto sul colore e anche sulla presenza umana perché, come dico sempre, un paesaggio – per quanto bello possa essere – senza una

Mattia Bonavida

man mano apprendevo sul campo – in maniera molto veloce». «A livello strettamente professionale, ho cominciato a lavorare soprattutto nel settore dell’influencer marketing e della comunicazione online, gestendo il profilo social Instagram di note aziende del settore fotografico e prevedendo anche la creazione di contenuti sia fotografici sia video».

Abbiamo chiesto a Mattia cosa pretende, come professionista sempre sul campo, a un notebook. «Nel mio ambito mi muovo tanto. Ora mi occupo per lo più di fotografia di viaggio: quindi a un computer chiedo portabilità, certo, ma anche – e soprattutto – potenza. MSI mi ha permesso di sfruttare al meglio la sua tecnologia, soprattutto dal punto di vista dei colori e dei dettagli, per qualsiasi tipologia di contenuto. Il computer si è rivelato veloce in ogni suo aspetto. In particolare, mi ha sorpreso la durata della batteria: senza avere una presa vicina, si può lavorare intensamente con foto e video per 3-4 ore consecutive!».

94 | Photo Professional

Il pannello IPS ha una diagonale di 15,6 pollici (circa 40 cm) e copre quasi il 100% dello spazio colore sRGB.

persona al suo interno appare piuttosto “vuoto”, non identificativo dell’immagine. Quindi, spesso e volentieri, inserisco una figura umana rivolta di spalle in modo che l’osservatore ci si possa immedesimare e possa entrare molto più in contatto con l’immagine stessa, sia a livello emozionale sia comunicativo». Consiglierebbe quindi questo portatile, oltre che a un professionista, anche a un semplice appassionato di fotografia? «Sicuramente sì, è un computer che ha delle grandi potenzialità e, soprattutto, può essere davvero d’aiuto a chi, come me, viaggia parecchio. Può diventare un compagno di avventure che non ti abbandona mai (il prodotto è conforme allo standard militare MIL-STD 810G, ndr). Lo reputo sempre all’altezza della situazione, e nel mio caso specifico ho trovato davvero un ottimo alleato: noi fotografi di viaggio siamo abituati a muoverci con il fardello dell’attrezzatura, e un computer che non vada ad appesantire ulteriormente il carico è certamente benvenuto!». Per conoscere meglio Mattia Bonavida: www.mattiabonavida.it www.instagram.com/mattiabonavida


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matte: offre la brillantezza della prima ma presenta una “texture” fine che previene i riflessi e tiene lontano le ditate.

carta

U

tilizziamo la carta per scrivere, stampare, impacchettare e mille altri scopi. I romani chiamavano charta papyri i fogli di papiro e da allora la carta ha subito molte trasformazioni, diventando dapprima charta pergamena e poi, dopo secoli, quella su cui sono impresse le parole della rivista che stiamo leggendo. Si dice spesso che la cellulosa verrà prima o poi rimpiazzata da bit e byte, ma pensare a un mondo completamente “digitale” per ora è un’utopia.

LA CARTA FOTOGRAFICA

Chi ama davvero la fotografia, per esempio, pretende di vedere gli scatti non solo sullo schermo del computer o dello smartphone ma anche su qualcosa di più tangibile, capace di regalare più emozione: la carta, appunto. E non una carta qualsiasi. Quella “fotografica”

96 | Photo Professional

è fatta in modo da permettere all’inchiostro di asciugarsi senza essere assorbito dalle fibre del foglio, conservando così perfettamente intatta la brillantezza dei suoi colori e la definizione delle immagini. Canon propone agli appassionati e ai professionisti che usano le stampanti della gamma PIXMA supporti di tutti i tipi. Questi si distinguono per la diversa grammatura (ossia il peso della carta espresso in grammi per metro quadrato – una grammatura superiore a 200 g/m2 rende il foglio del tutto simile alla carta fotografica utilizzata dai laboratori tradizionali), per il formato (A2, A3+, A3, A4 e “cartolina”) e per la differente finitura: la superficie della carta glossy, per esempio, è lucida e liscia, quella della matte è opaca. C’è poi la versione luster, ovvero semi-satinata – in sostanza una via di mezzo tra glossy e

A CIASCUNO LA SUA

Nel catalogo Canon, troviamo tra le altre la serie Pro Luster LU-101 (260 g/m2) che assicura risultati professionali grazie alla sua superficie patinata omogenea, all’eccezionale riproduzione dei colori e alla resistenza allo sbiadimento: se utilizzata con inchiostri originali Canon LUCIA o ChromaLife100+, protegge le foto dagli agenti esterni come gas e luce per conservare a lungo i ricordi preziosi e poterli poi mostrare o vendere senza preoccupazioni. Perfetta per le stampanti PIXMA PRO, ricorda le carte in resina utilizzate in camera oscura, e piace particolarmente ai fotografi di matrimonio e ai ritrattisti. La carta Premium Fine Art Smooth FA-SM1 (310 g/m2) – l’ideale, come dice il nome stesso, per progetti fine art – è stata messa a punto per ottenere un nero più ricco e intenso, fissando il pigmento in prossimità della superficie del foglio, che presenta una finitura opaca cotone. Il suo originale metodo di rivestimento permette di posizionare una maggiore quantità di inchiostro per una straordinaria riproduzione cromatica di foto sia a colori sia in B/N. Pro Premium Matte PM-101 (210 g/m2) ha una superficie opaca liscia senza riflessi con un tono bianco “caldo” che si presta bene alle riproduzioni artistiche dove i toni caldi e quelli del grigio vengono espressi al meglio. Va bene sia per gli inchiostri a base di pigmento LUCIA sia per quelli di tipo dye ChromaLife100+. Se abbiamo in programma di partecipare


NERO CHE PIÙ NERO NON SI PUÒ Usando la carta Premium FineArt Smooth con gli inchiostri della gamma LUCIA PRO e le stampanti Pixma PRO-1, PRO-10, PRO-10S e imagePROGRAF PRO-1000 otterremo risultati sempre straordinari, in particolare nella riproduzione delle aree scure.

MG-101, creando (magari con l’aiuto del programma Canon Easy-Photo Print Editor) le classiche calamite “da frigorifero”, puzzle di foto, schede per insegnare l’alfabeto o i numeri ai bambini. Scattiamo una foto con il nostro smartphone e trasformiamola in un adesivo removibile (non lascia residui) da applicare alla cover del telefonino o al notebook con Canon RP-101 (in formato 10,2x15,2 cm), ottima anche per etichette personalizzate o piccoli ricordi da regalare ad amici e parenti. Addirittura possiamo scatenare la nostra creatività con la carta adesiva Canon NL-101, (12 adesivi per foglio) stampando decorazioni per le unghie – è disponibile l’app Nail Sticker Creator per Android e iOS con centinaia di modelli già pronti come base di partenza. Infine, se possediamo una mini stampante della serie SELPHY, potremo sbizzarrirci con i supporti della serie RP, KP e KC (questi ultimi richiedono l’utilizzo di un particolare cassetto venduto separatamente) e stampare le foto in formato “instagram”, quadrato, come mini adesivi o in stile carta di credito. www.canon.it

a mostre, diamo un’occhiata infine alle carte lucide Pro Platinum PT-101 (300 g/m2, con finitura “High Gloss”) che per la loro struttura a sei strati capace di bloccare l’inchiostro a maggiore profondità vantano un’alta densità ottica e una lucentezza unica, per giunta resistente agli effetti del tempo. In linea di massima, se pretendiamo nitidezza e una riproduzione morbida delle sfumature, puntiamo alle carte Canon Luster/Platinum. Nel caso di colori più “netti”, la scelta ideale sono le Matte. Attenzione, però: vale sempre la regola che per ottenere il massimo dei risultati è fondamentale usare cartucce originali!

LE CALAMITE SUL FRIGORIFERO

Il marchio giapponese non ha in catalogo solo carte “tradizionali”. Divertiamoci per esempio con la carta fotografica magnetica Canon

TUTTI NAILS ARTIST! La carta adesiva Canon NL-101 consente di creare fantastiche decorazioni per le unghie.

I FOTOLIBRI CANON HDBOOK

Bastano tre passaggi per creare un album fotografico totalmente personalizzato, stampato con qualità top e rilegatura “piatta” professionale per custodire al meglio i momenti da ricordare – il regalo ideale per amici e familiari che li hanno condivisi con noi. Scegliamo le immagini da raccogliere nel fotolibro hdbook powered by Canon, scarichiamo il software gratuito (per PC o Mac – su vimeo.com/154325889 troviamo un video che ne descrive l’uso) da uno dei tanti siti dei rivenditori di hdbook, scegliamo il layout per le foto, inseriamo i testi e inviamo il tutto al servizio di stampa a noi più vicino. Una volta stampato nel formato desiderato (panoramico A5, A4, A2 orizzontale e verticale, oppure quadrato 12,7x12,7 cm, 21x21 cm o 30x30 cm) con la qualità top garantita dalla stampante Canon DreamLabo 5000, il fotolibro potrà essere ritirato in negozio o ricevuto comodamente a casa. Scopriamo l’offerta nel dettaglio su ww3.canon.it/proimaging/hdbook

Photo Professional | 97


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