La voce del branco. I predatori

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gli toglieva il respiro e gli risvegliava i sensi. Era un richiamo animale, un lungo suono modulato che sembrava disegnare lente volute nell’aria e dileguarsi salendo verso le vette. Ludo ne era certo, durante le sue cacce notturne nel bosco non aveva mai sentito quella voce. Apparteneva a una bestia sconosciuta, che lui non riusciva a immaginare, ma di cui capiva il messaggio, dagli accenti inferociti. E pericolosi. Quando l’urlo si spense, Ludovic accelerò il passo verso la sorgente. Qualunque cosa fosse quell’animale che si nascondeva nella macchia, bisognava scoprire qual era la sua natura. Quando lo vide arrivare, Mila gli rivolse un sorriso radioso. Non l’aveva previsto. Malgrado i dubbi, malgrado l’imbarazzo, malgrado l’estate che aveva scavato la distanza tra loro, rivedere Ludovic le toglieva il fiato. Osservò le piccole cicatrici disseminate sul suo viso spigoloso, sempre così pallido, illuminato dallo sguardo verde chiaro. I capelli cortissimi, nascosti sotto il cappuccio bagnato. Un ragazzo a fior di pelle, scontroso e solitario. «Avete sentito?» fece Ludo senza tanti preamboli, avvicinandosi alla sorgente. Tristan gli andò incontro, i capelli eternamente scompigliati, umidi di pioggia. «Sentito cosa?» «Un urlo. Un animale». «No...» «Era strano» insisté Ludo. «Sembrava un lamento». 14


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