La Rivista della Sezione Ligure del CAI. Nr. 01/2015

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Marco Albino Ferrari

Le prime albe del mondo recensione di Marina Moranduzzo - Marco Albino Ferrari, Le prime albe. Viaggi, esplorazioni, scalate, Edizioni Laterza 2014, 343 p., € 18

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i ammira chi è in grado di ‘sconfiggere l’ignoto’, eppure sentiamo l’intimo bisogno che l’ignoto continui a esistere. Per poter sognare abbiamo bisogno che rimanga una porzione sconosciuta di natura che ci porti verso le prime albe del mondo. Un luogo della nostalgia. Esiste ancora?»

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Verso quei luoghi, in compagnia di viaggiatori del passato, ci porta un instancabile scopritore di storie, Marco Albino Ferrari, scrittore, giornalista, direttore di Meridiani Montagne. La caratteristica di questo libro, come di altri suoi precedenti, è che l'autore stesso rivive le storie che narra, torna nei luoghi dei suoi personaggi, esplora quelle stesse terre lontane e sconosciute, consulta gli archivi e i giornali locali, parla con testimoni degli avvenimenti. Nel primo capitolo Ferrari, che è anche un bravo alpinista, per narrare del grande Gervasutti ripete la via sulla Est del Petit Capucin con la speranza di trovare con un po’ di fortuna uno dei chiodi originali piantati allora dallo stesso Gervasutti e rimasti in parete ad arrugginire per quasi mezzo secolo. Spiega: ”Ciò che stavo per compiere – ed era ciò che più mi eccitava – era il ritorno su antiche tracce alpinistiche ormai quasi dimenticate. Era l’esplorazione di un’antica esplorazione”. Nelle pagine che seguono, riviviamo grandi imprese alpinistiche che hanno avuto come teatro le nostre Alpi, tra cui l’incredibile vicenda sul massiccio del Bianco che vede protagonisti la guida Raymond Lambert e la sua giovane cliente Loulou Boulaz, prima donna a riuscire nell'ascensione della parete Nord delle Grandes Jorasses, scalata insieme a Chabod e a Gervasutti.

Nel secondo capitolo Ferrari racconta “l'alpinismo senza automobile” di Gabriele Boccalatte e Ninì Pietrasanta, necessariamente concentrato nel periodo estivo, diverso da quello che avrebbe poi permesso di sfruttare i fine settimana e gli allenamenti fuori stagione grazie alla velocità e alla facilità degli spostamenti. Si passa, poi, al racconto delle prime spedizioni in Patagonia, nella Terra del Fuoco, sulle Ande, dove grandi esploratori e alpinisti trovano intere catene da esplorare, terre desertiche sconosciute dal mondo. I racconti si intrecciano con la vita e l'esperienza di giornalista dell'autore, che riesce a conoscere personalmente Walter Bonatti, con cui tra l'altro rievoca la tragedia del Pilone Centrale del Frêney, mentre parte per la Cordigliera per ripercorrere le orme di Gervasutti, Boccalatte e Castiglioni e di tanti altri italiani che hanno segnato la storia dell'alpinismo andino. L'autore ci porta quindi a navigare con lui da Puerto Williams a Capo Horn per raggiungere il punto più estremo e desolato del mondo, ”l'Everest dei velisti“, per poi durante un trekking lungo i sentieri del Khumbu in Nepal introdurci alla storia dell'alpinismo Himalayano. Ancora, le notizie trovate in un’emeroteca di Nairobi, in Kenya, e le testimonianze del figlio del direttore del parco del monte Kenya di quegli anni permettono all'autore un’avvincente ricostruzione della vicenda di due giovani alpinisti austriaci nel 1970. Per concludere, non poteva mancare l'incontro con il grande Messner. Le storie sempre avvincenti si intrecciano e si accavallano, non mancano elementi di tragedia, di sorpresa, di riflessione sul rapporto dell'uomo con gli ultimi spazi selvaggi del pianeta, una lettura originale e trascinante, davvero consigliata. 


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