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Piove in Groenlandia L’acqua caduta sul punto più alto della calotta glaciale, a oltre 3000 metri, è stato un ulteriore segnale della gravità della crisi climatica in atto
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er la prima volta da quando esistono le misurazioni ha piovuto vera e propria acqua, e non neve sciolta o ghiaccio, sul punto più alto della calotta glaciale della Groenlandia, a 3216 metri di altitudine. E lo ha fatto in maniera battente per nove ore consecutive. La notizia, diffusa dallo Us National Snow and Ice Data Center, risale al 14 agosto scorso e ha avuto ampio risalto sui media, anche italiani. Sulla calotta le temperature, durante l’ondata di calore durata tre giorni che ha interessato l’intera isola artica, sono state costantemente sopra lo zero. «Sono luoghi dove è molto raro che ciò accada. Nei 2000 anni antecedenti al XXI secolo è capitato solo sei volte. Negli ultimi dieci anni tre volte», commenta Elisa Palazzi, docente di Fisica del clima all’Università di Torino. «La pioggia è un effetto del riscaldamento globale e delle modifiche che esso induce su alcuni aspetti della circolazione atmosferica, in particolare sulla corrente a getto. Quando piove acqua sul ghiaccio le conseguenze non possono essere che negative. L’acqua rende il ghiaccio più incline a fondere, lo destabilizza. Senza contare che, essendo più scura, l’acqua assorbe più facilmente la radiazione solare rispetto al ghiaccio,
invece di rifletterla. L’albedo (il coefficiente di riflessione di radiazioni ondulatorie o corpuscolari da parte di una superficie, ndr) di quest’ultimo in questo modo si abbassa e il processo di fusione viene ancor più facilitato, creando così un circolo vizioso». A conferma di ciò, l’evento meteorologico dello scorso agosto ha avuto come conseguenza importanti fenomeni di scioglimento che, sempre secondo i dati dello Us National Snow and Ice Data Center, hanno raggiunto l’estensione record di 872 mila km2. Dal 1° gennaio 2021 al 16 agosto, circa 23,1 milioni di metri cubi di ghiaccio si sono sciolti in Groenlandia, un territorio che si sta riscaldando a velocità doppia rispetto al resto del pianeta. Se le temperature medie globali sono aumentate di circa un grado dalla metà del XIX secolo, finora la regione artica ha registrato un aumento di quasi due gradi. «La Groenlandia ha contribuito negli ultimi tempi per il 25% all’innalzamento del livello del mare e questi eventi non fanno altro che aggiungere potenzialità ulteriori a questo processo. Del resto anche sulle nostre montagne, sotto una certa altitudine, non nevica più. Negli ultimi decenni la quota neve si è alzata anche di 500-700 metri», conclude Elisa Palazzi. Nei giorni
del grande caldo, in Groenlandia si trovava il Ragno di Lecco Matteo Della Bordella, impegnato in una spedizione con Silvan Schüpbach e Symon Welfringer. «In quest’ultimo viaggio (per Della Bordella è stato il terzo sulla grande isola, ndr) eravamo sulla costa orientale, al Mythics Circque, che abbiamo raggiunto dal villaggio di Tasiilaq dopo 350 chilometri di traversata in kayak. Avevamo con noi delle carte danesi degli anni Novanta e non abbiamo potuto non notare che dove era segnata la presenza di ghiacciai, ora ci sono chilometri e chilometri di fiordi. I ghiacciai sono arretrati, anche di 5 chilometri». Della Bordella aggiunge che gli abitanti di Tasiilaq hanno raccontato di come ora l’oceano si ghiacci più tardi, anche a gennaio, e non più a novembre o dicembre come qualche anno fa. «La fusione, di contro, adesso avviene in anticipo rispetto al passato», aggiunge il Ragno di Lecco. «Tutto questo ha importanti conseguenze, in primis sulla fauna. Pensiamo agli orsi, che hanno bisogno del ghiaccio per muoversi e cacciare. Tutto è poi diventato più imprevedibile e ora d’estate c’è molta più instabilità, mi hanno raccontato le persone con cui ho parlato». Ÿ Lorenzo Arduini
A sinistra, un fiordo della costa orientale della Groenlandia (foto archivio Matteo della Bordella) 6 / Montagne360 / ottobre 2021