Montagne360 | Marzo 2021

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EDITORIALE orizzonti e orientamenti

Il ricordo di un amico, tra labirinti di regole e assemblee da remoto di Vincenzo Torti*

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e ne è andato in silenzio, con l’umiltà con cui ha sempre espresso il suo impegno costante all’interno del nostro Sodalizio, anche quando i ruoli ricoperti lo hanno portato ai vertici: parlo di Enzo Cori, un amico vero, stimato e apprezzato per il molto fatto per il Club alpino italiano, e che, dopo anni di malattia, ci ha lasciati all’inizio di gennaio. Una malattia che, se pure ne ha condizionato, lentamente, quanto inesorabilmente, il fisico, non ne ha mai intaccato lo spirito, l’umanità, l’entusiasmo e la competenza con cui ha fatto parte del Comitato direttivo centrale durante il primo triennio di questa presidenza, costretto solo dalla sua profonda onestà a non accettare quella riconferma che pure, convintamente, gli avevamo proposto. La sua esperienza, la sua prudenza accompagnata da saggia determinazione, la sua profonda conoscenza della base sociale ci sarebbero state preziose comunque e quei collegamenti da remoto che, oggi, sono diventati la regola, gli avrebbero permesso di continuare a lavorare al nostro fianco. Purtroppo la consapevolezza di non poter essere presente sul territorio, per una concreta vicinanza ai Soci e alle Sezioni, in particolare nel suo CMI, da lui così straordinariamente rappresentato, lo ha costretto a rinunciare a ripetere quella che – sono parole sue – era stata “un’esperienza esaltante”. Chiudeva i suoi messaggi con “un fraterno abbraccio” e, poi, aggiungeva: “Da figlio unico, quando ti dico un abbraccio fraterno, sento il piacere di avere il privilegio di poterlo dire”. Per non disturbare, come era nel suo stile, ha voluto che fossimo informati solo ad esequie avvenute. Ecco che, allora, lo vogliamo ricordare lungo il suo “Sentiero degli ulivi”, il Cammino da Spoleto ad Assisi che aveva realizzato unitamente a Fabrizio Cicio, frutto di quella vocazione ad un escursionismo alla scoperta vera di sé e del territorio che oggi è patrimonio diffuso e vede nel Sentiero Italia CAI la sua espressione più attuale. Lo so, Socie e Soci carissimi, che molti sono i temi di attualità con cui siamo chiamati a confrontarci e ora ne affronterò alcuni, ma ho inteso, con questo ricordo di Enzo, assolvere un debito, se tale può definirsi, di personale e sincera riconoscenza. Ma veniamo ai “labirinti di regole” da cui siamo stati sommersi in questo ultimo anno, regole la cui finalità è stata ed è, certamente, quella di impedire la diffusione del coronavirus, ma che non hanno brillato certo per chiarezza dispositiva e coerenza con le situazioni considerate ed in particolare quelle che riguardano i contesti montani in cui il distanziamento è fisiologico. Se siamo tutti consapevoli della complessità nell’armonizzare libertà e sicurezza, delle quali Zygmunt Bauman sottolineava quanto fossero “indispensabili ad una vita decente e così difficili da riconciliare e godere

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