Cadillac 13 [ novembre 2016 ]

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visita guidata alla casa museo — di — Matteo B. Bianchi

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iovanni Menichetti era un grande appassionato d’arte. Cioè, nella vita era ragioniere presso la ditta importexport Calvirate & Figli Snc. di Russi (Ravenna), ma nel privato amava trascorrere le serate a sfogliare cataloghi di mostre e nei fine settimana visitare le collezioni permanenti dei musei delle città italiane. Tutto quello che sapeva sull’arte l’aveva imparato a sue spese, da autodidatta. All’istituto di ragioneria che aveva frequentato vent’anni prima Storia dell’arte non era tra le materie in programma. E non sapeva neanche bene dire come fosse sgorgata in lui questa passione, dal momento che né la sua famiglia, né la sua ex-moglie avevano mai mostrato interesse in questo campo. Era una cosa solo sua e forse proprio per questo la coltivava con tanta tenacia, ancora di più oggi che era rimasto solo e poteva dedicarvi tutto il suo tempo libero. Naturalmente il suo sogno più grande era quello di poter diventare un giorno artista lui stesso, ma in cuor suo sapeva che non avrebbe mai potuto raggiungere un simile traguardo non avendo alcuna attitudine per la pittura, la scultura o il disegno. Questo almeno fino alla sera del 23 marzo 2007 quando in un’intervista su Rai Tre a notte fonda a Osvaldo Gregori sentì il celebre critico affermare: - Nella cultura della riproducibilità massmediologica l’arte ha perduto il suo senso: tutto è già stato creato e ricreato, visto e assorbito. Quel che ci rimane

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