Caccia Passione marzo 2014

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ANNO III nr.03 - marzo 2014

caccia passione Dedicato a chi ha la passione per la caccia nel sangue

Stanziale:

• tecniche di caccia allo storno

Migratoria:

• i segreti della selvaggina migratoria

Estero:

• caccia alla Grouse, la Scozia ti aspetta

caccia al cinghiale

Star di posta...


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ANNO III nr.03 - marzo 2014

caccia passione Dedicato a chi ha la passione per la caccia nel sangue

in copertina Caccia al cinghiale

Star di posta... Stanziale:

• tecniche di caccia allo storno

Migratoria:

• i segreti della selvaggina migratoria

Cani da caccia: •

caccia al cinghiale

Star di posta...

Nella Cacciarella o Braccata al cinghiale il Postaiolo è il finalizzatore di tutto il lavoro, e saper star di posta in maniera corretta è fondamentale per la buona riuscita della caccia

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sommario

16 stanziale:

tecniche di caccia allo storno

Anno III Nr. 03 www.cacciapassione.com

Pg 6 News venatorie

22 Migratoria:i segreti della

selvaggina migratoria.

a cura della redazione

Pg 16 S tanziale: stanziale o migratore? tecniche di caccia allo storno.

Diego Mastroberardino

Pg 22 M igratoria: i segreti della selvaggina migratoria.

Claudia Zedda

Pg 28 Ungulati: caccia al cinghiale, star di posta.

34 E stero: caccia alla Grouse, la Scozia ti aspetta

Saverio Patrizi

Pg 34 Caccia all’estero: caccia alla Grouse, la Scozia ti aspetta. Kalaris

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Sommario Pg 67 Ottiche: SWAROVSKI OPTIK presenta la sua ghiera personalizzata per torrette balistiche al salone IWA.

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Pg 71 Racconti venatori: caccia alla beccaccia in Sicilia. Claudia Zedda

Ungulati: caccia al cinghiale, star di posta

Pg 42 C ani da caccia: il Clumber Spaniel, stoico, forte e dal fiuto eccezzionale.

Claudia Zedda

Pg 52 Fucili da caccia: FAIR Jubilèè Prestige in 12/76

42 Cani da caccia: il Clumber

Spaniel, stoico, forte e dal fiuto eccezzionale.

Giovanni Di Maio

Pg 49 C ani da caccia: Vipera Vs Cane, precauzioni e terapie.

Pg 77 Veterinaria: sindrome di Wobbler Kalaris

52 Fucili da caccia: FAIR

Jubilèè Prestige in 12/76

Emanuele Tabasso

Pg 58 Aziende agrituristiche venatorie: cosa dice la legge.

Kalaris

Pg 64 Munizioni: Baschieri & Pellagri cartuccia tordo in 20/70.. Emanuele Tabasso

58 Aziende agrituristiche venatorie: cosa dice la legge.

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Editoriale La Caccia in Italia.. Aspettando un fronte comune.. E’ un silenzio tombale.. Tra una politica casta fatta di un gruppo di persone che gode di privilegi ingiustificati che difende ed incrementa ogni giorno, ed anche se qualcosa sta finalmente cambiando, assistiamo quasi basiti osservando i Palazzi romani ove non si parla più di Caccia. Affievoliti gli interventi a tutta stampa della Brambilla & C. contro Caccia & Cacciatori, tutto sembra dimenticato e chiuso da un ovattato silenzio e nessuno al momento prende in esame l’eventuale modifica della L. 157. Silenzio anche dalle Associazioni venatorie, sillogismo presunto dalle vicine trascorse festività di fine anno, infatti dalla fine del 2013 fino a oggi si è di fatto semiparalizzato qualsivoglia proposta dal punto di vista di modifica della 157 e di altre iniziative venatorie che andrebbero solo a dare maggior lustro alla categoria dei Cacciatori che al momento non viene adeguatamente valorizzata. Eppure cose da fare ce ne sarebbero moltissime, prima ed immediata è approfittare di questo interregno della politica, per pensare di imbastire finalmente qualcosa sul fronte venatorio dando vita ad un’unica associazione venatoria. Sicuramente sarà difficile cercare di far conciliare e confluire tutte le associazioni in una sola, ma si avrebbero benefici immediati e duraturi. Il primo, un peso politico ed economico di rispetto, cosa che la Caccia & Cacciatori meritano da anni. Essere sul campo uniti, rappresentati efficacemente in questo periodo politico, ci sembra che sia l’unica strada percorribile; altresì che i vari programmi e patti presi e sottoscritti dai rappresentanti venatori che vengano resi pubblici al fine che tutti noi possiamo renderci conto di chi ha prodotto e remato la barca a favore di una Caccia valorizzata e in linea con gli altri Paesi e chi ha semplicemente tratto benefici dall’incarico ricoperto.. Ma questo è un altro “Articolo di Fondo”.. Pierfilippo Meloni


La Confagricoltura di Cuneo e la selvaggina Un interessante convegno dove si sono dibattuti temi caldi per le risorse naturali alla luce delle nuove realtà dell’agricoltura, del decadimento di vasti territori e del mutamento della fauna.

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ltimo giorno di febbraio, la primavera è ancora lontana e poco distante la neve è tanta: meglio partire per tempo a trattare un argomento che si è fatto scottante: il rapporto fra agricoltura e fauna selvatica. Premettiamo che un simile incontro organizzato a Cuneo sottende a priori una solidità concettuale a tutta prova, com’è nello stile del luogo e della gente a cui le ambiguità di pensiero vanno strette come le venticinque ore in una giornata. Unica previsione risicata quella del numero dei presenti: tanti, interessati, competenti da stipare un salone di cospicua capienza e molti a far coda all’ingresso. Il titolo del congresso recita “Lupi, cinghiali, caprioli…e agricoltura – Una difficile convivenza” non per questo impossibile. Introducono i lavori Stefano Isaia, assessore alla caccia della Provincia di Cuneo, Oreste Massimino presidente Confagricoltura Cuneo, Claudio Sacchetto, Assessore all’Agricol-

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tura, Caccia e Pesca della Regione Piemonte, figura di spicco il moderatore Pier Giuseppe (Beppe) Meneguz dell’Università di Torino. Trattano l’argomento con scientificità e senza pregiudizi Paolo Balocco, Amministrazione Provinciale di Cuneo parlando di “Fauna selvatica: problematiche e opportunità”, Vito Mazzarrone, Amministrazione Provinciale di Pisa, trattando “Caratteristiche faunistiche e venatorie della realtà agricola toscana”, ha inviato il suo lavoro Nicolas Jean, Fédération des Chasseurs des Hautes Alpes impossibilitato a presenziare da una nevicata che lo ha tenuto al di là delle Alpi, esponendo “Caratteristiche faunistiche e venatorie della realtà agricola delle Alte Alpi francesi”, Francesco Sorbetti Guerri, Università di Firenze, ha esposto un “Resoconto di esperienze dal 2009 a oggi con dissuasori ottico-acustici, recinzioni elettrificate e repellenti chimici”; di particolare rilievo la relazione di Marco Viglezio, Ufficio Caccia e Pesca del Canton Ticino, Svizzera, “Danni agricoli da ungulati in Svizzera: Ticino, Vallese e Grigioni”. Conclude i lavori Roberto Abellonio, Direttore Confagricoltura di Cuneo. Condensando in poche righe i concetti espressi potremmo sottolineare come sia difficile da noi, specie in Piemonte e in modo particolare nella provincia di Torino, sviluppare un discorso improntato a una serena valutazione dei fatti, dovendo far i conti con una frangia di estremisti ideologici per cui la caccia semplicemente non dovrebbe esistere. Purtroppo contro costoro la ragione non vale: eppure tutti i lavori presentano constatazioni e progetti finalizzati alla coabitazione dell’agricoltura, componente e attrice primaria del sistema, con selvatici che oggi hanno preso il sopravvento su altri, vedi cinghiale, capriolo, lupo, nutria, aironi, cormora-


News venatorie

ni e corvidi per citare gli epigoni, a confronto della lepre, starna e migratori, in netto ribasso: tutto ciò favorito dalla mutazione delle coltivazioni, dall’abbandono di vasti spazi un tempo abitati e coltivati, almeno come prati da sfalcio, al proliferare delle costruzioni. Gli esempi di quanto accade nelle due nazioni vicine mostra soluzioni del problema decisamente valide, con vantaggio degli agricoltori e della caccia, rammentando come entrambe le attività portino, alla fine dei conti, a un utile non da poco, anche la seconda che fornisce carne di altissima qualità, a costo ridotto, sempre che questi selvatici vengano tenuti lontani dalle colture e si cibino di quanto offre Madre Natura, senza intervento umano. E’ stato ben documentato come la mancanza di venazione, vedasi il piccolissimo Cantone di Ginevra, crei danni enormi all’agricoltura: è allo studio l’addebito di tali danni alle associazioni che hanno bandito la caccia, e ci pare pure giusto. Una sottolineatura dell’ottimo relatore Marco Viglezio, riporta come nella rifusione dei danni alla coltura della vite sia già passato il concetto di ripianare il mancato introito del vino in bottiglia, considerando che ogni azienda si regge economicamente sul fatturato generato dal prodotto finito, non solo da una parte di esso. Lupo: il totem degli ultimi decenni. Innanzitutto è bene mettere da parte l’idea che non sia pericoloso per gli umani. La storia ne parla in tutt’altri termini e, volendo restare nel canale

di studio, non esiste alcun argomento scientifico per suffragare tale insidiosa affermazione. Esiste per contro, e assai ben documentata, la perdita da parte dei tanti, ma tanti davvero, esemplari di questo canide della paura atavica dell’uomo: filmati e immagini documentano l’aggirarsi di lupi nelle borgate alpine e non pare giusto far correre rischi alle persone per la salvaguardia a oltranza di questo componente della fauna. In poche parole una regimazione tecnica sarebbe più che auspicabile, così come già avviene proprio nei due paesi a noi confinanti quando pastori con le loro greggi o abitanti dei luoghi alti non accettano più di restare in ostaggio di un’idea che, soprattutto a chi deve conviverci, pare quanto meno balzana e molto costosa. Senza contare a quanto ammonta il prelievo da parte di tale predatore in termini di ungulati selvatici, diversamente acquistabili da cacciatori paganti: questa semplice osservazione da noi scatena le reprimende dei protezionisti ad ogni costo che hanno considerato, fin dalle origini, il ritorno del lupo come il supporto più comodo per elidere la caccia mentre in altre nazioni è considerata una fruizione delle rendite che Madre Natura mette a disposizione. Visti i tempi calamitosi in cui viviamo può sembrare poco opportuno annullare una simile fonte di lavoro e di reddito opportunamente accordata con le colture agricole Emanuele Tabasso Caccia Passione 7


Veneto, in discussione norma su Consigli Direttivi di ATC, Riserve e Comparti Alpini Veneto, il TAR accoglie istanze di illegittimità in merito alla normativa regionale sui Consigli Direttivi di ATC, Riserve e Comparti Alpini, avanzate dalle Associazioni Venatorie, e invia gli atti al vaglio della Corte Costituzionale.reddito e combattere la povertà.

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ovità in vista per quanto riguarda la normativa regionale veneta relativa alla composizione dei Consigli Direttivi degli ATC, delle Riserve Alpine e dei Comparti Alpini.Il TAR Veneto infatti, con ordinanza n. 317 del 7 marzo 2014, accogliendo l’eccezione sollevata da Federazione Italiana della Caccia nazionale e provinciale di Vicenza ed altri, ha rimesso gli atti alla Corte Costituzionale per la declaratoria di illegittimità costituzionale dell’art. 21 della legge reg. 50/93 come modificato dall’art. 22 della legge reg. n.37/97 che ammette anche i rappresentanti di associazioni riconosciute a livello regionale fra i componenti dei Consigli Direttivi degli organismi gestionali venatori. Il Tribunale amministrativo, dopo aver analizzato gli atti della Regione e alla luce dell’attuale normativa nazionale in materia, ha infatti deciso di rimettere la questione alla suprema corte argomentando che “…il legislatore regionale ha statuito, nella materia, oltre la

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possibilità ad essa assegnate dal legislatore nazionale con la legge citata, così da eccedere, nell’adozione della norma contestata (art.21 della Legge Regionale del Veneto n.50/1993 e s.i.m.) nella potestà legislativa prevista e disciplinata, oltre che dalla norma nazionale (l’art. 14, comma 10 della L. 157/1992), anche da quella costituzionale di cui all’art.117, lettera s), della Carta, che statuisce una potestà legislativa esclusiva a favore del legislatore nazionale nella disciplina e tutela dell’ambiente e dell’ecosistema, come è quello relativo al settore venatorio nel suo complesso […]”. “La scelta del legislatore nazionale – prosegue l’ordinanza del TAR Veneto – espressa nell’art. 14, comma 10, della Legge citata è, con riferimento alle caratteristiche strutturali richieste nelle associazioni venatorie rappresentative, chiara ed univoca.In altre parole il sodalizio venatorio deve fornire adeguate e puntuali garanzie funzionali e gestionali, oggetto di verifica dall’autorità statuale attraverso costanti e continui controlli connessi e conseguenti alla peculiarità e pericolosità dell’attività in sé esercitata, controlli che, invece, sono assenti per le associazioni venatorie a carattere locale. Sotto il profilo della rilevanza dell’eccezione di incostituzionalità, il Collegio osserva in-


News venatorie nanzitutto come il principio della gerarchia delle fonti normative nazionali non consente di prescindere da una legge regionale contraria a una legge statale quando la prima è successiva alla seconda, come sovviene nella fattispecie concreta. In conclusione appare rilevante e non manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale dell’art. 21 della Legge Regionale del Veneto n.50/1993 e s.i.m. per violazione dell’art.117, lettera s), della Costituzione, in uno con l’art. 14, comma 10 della L.157/1992, perché sarebbe possibile e necessario annullare i provvedimenti impugnati se la Corte Costituzionale annullasse, in parte qua, l’art. 21 della Legge Regiona-

le del Veneto n.50/1993 e s.i.m.. Il presente ricorso deve dunque essere sospeso con trasmissione degli atti alla Corte Costituzionale, ed ogni conseguente statuizione”.Insomma, riassumendo, per il Tribunale Amministrativo la Regione non può sostituirsi allo Stato nel decidere le caratteristiche necessarie ai rappresentanti delle associazioni venatorie per poter far parte degli organi direttivi di ATC, CA e RA, caratteristiche che solo le associazioni venatorie riconosciute a livello nazionale possiedono.Non resta adesso che attendere la decisione in merito della Corte Costituzionale, che presupponiamo difficilmente potrà discostarsi da quanto evidenziato dal TAR. 14 marzo 2014

Tiro a volo: Aeronautica, Carabinieri e Vigili del Fuoco al Campionato Italiano d’Inverno Aeronautica, Carabinieri e Vigili del Fuoco qualificati per la Finale del Campionato Italiano d’Inverno di Fossa Olimpica a Squadre.

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eronautica Militare, Vigili del Fuoco e Carabinieri, sono queste le tre squadre delle Forze Armate e dei Copri dello Stato che hanno conquistato l’accesso alla Finale del Campionato Italiano Invernale di Fossa Olimpica a Squadre. Nella gara, andata in scena sulle pedane del Tav Valle Aniene di Roma, le rappresentative si sono affrontate sulla distanza complessiva di 600 piattelli ciascuna. Al termine delle quattro serie il verdetto è stato chiaro e non c’è stato il bisogno di ricorrere a spareggi per l’assegnazione dei pass in palio e delle medaglie. Sul primo gradino del odio sono saliti i portacolori dell’Aeronautica Militare Massimo Corce, Leonardo La Torre, Michele Dentico, Francesco Gai, Medoro Salvatore Rollo e Maurizio Iorli che hanno totalizzato 529 punti. In seconda piazza i Vigili del Fuoco rappresentati da Pierluigi Sollami, Enrico Moncada, Cristiano Spendolini, Ora-

zio Finocchiaro, Marcello De Colle e Ivano Giolito che hanno realizzato un totale di 516, tre punti in più della squadra dei Carabinieri formata da Antonio Menicucci, Antonio Campus, Emanuel Stampa, Pierangelo Greco, Nicola Mauro e Nunziato Settimo, terzi con 513. Con l’occasione della gara a squadre sono stati organizzati anche tre Gran Premi Individuale per le discipline olimpiche, che hanno richiamato nella struttura romano 138 tiratori. Ad imporsi nelle classifiche della massima serie sono stati Simone Lorenzo Prosperi (Fiamme Oro) per la Fossa Olimpica con il punteggio di 97/100 +1, Antonino Barillà (Marina Militare) di Villa San Giovanni (RC) per il Dobule Trap con 107/120 e Antonio Morandini (Fiamme Oro) di Capua (CE) per lo Skeet con 88/100. L’appuntamento con la Finale del Campionato Italiano a Squadre di Fossa è fissato per il prossimo 9 marzo sempre al Tav Valle Aniene. Caccia Passione 9


Dal 7 al 14 marzo a Norimberga si è svolta la 41° edizione di IWA, la principale fiera europea legata al mondo delle armi e della caccia, quest’anno è stato raggiunto il record assoluto di espositori, ben 1.343 stand e oltre 39.000 visitatori, prevalentemente professionisti di settore provenienti da tutto il mondo.

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rossi o termica. Accessori e abbigliamento sono sempre al centro dell’attenzione, probabilmente in questi settori le novità sono le più rilevanti, sia per quanto concerne i materiali, sempre più moderni e performanti, sia per lo stile e le tendenze della “moda venatoria”. Una grande fiera dove nessun’azienda che

I grandi temi di quest’anno erano dedicati in primis al mondo delle armi, dove i grandi marchi, con in testa il gruppo Beretta fanno la parte del leone, ma nello stesso tempo è un occasione per le piccole aziende e artigiani per dare una visibilità internazionale alle loro produzioni, spesso pezzi unici e veri e propri gioielli. Le ottiche erano rappresentate dai principali marchi, Swarovski, Zeiss, Steiner, Burris, Meopta, Nikon e tante altre, un mondo in continua evoluzione, dove l’elettronica sta sempre più affiancando la qualità ottica, anche e proibiti nel nostro paese, alcuni espositori proponevano visori notturni con tecnologia a infra-

vuole essere presente sul mercato europeo può mancare, l’appuntamento per il prossimo anno sarà dal 6 al 9 marzo 2015, e ancora una vota l’industria italiana sarà protagonista.

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ExpoRiva Caccia Pesca Ambiente, l’unica mostra-mercato dedicata al mondo della caccia e della pesca del Trentino Alto Adige, si prepara alla sua 9a edizione che andrà in scena sabato 29 e domenica 30 marzo 2014 all’interno del quartiere fieristico di Riva del Garda (Trento).

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xporiva Caccia Pesca Ambiente 2014, alla luce dei risultati della passata edizione che ha già ricevendo numerose conferme da sono stati più che soddisfacenti, con quasi 190 parte di aziende espositrici soprattutto espositori e oltre 12.000 visitatori, nonostan-

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Eventi te il periodo di forte crisi. Inoltre, la provenienza dei visitatori ha notevolmente ampliato il proprio raggio nelle ultime edizioni registrando non solo un forte incremento dall’Alto Adige (+50% rispetto al 2012) ma anche un’ottima crescita dalle Regioni del centro Italia come la Liguria, le Marche e la Toscana, a conferma dell’altissima qualità dei prodotti presentati dalle Aziende espositrici e l’offerta generale della fiera capace di incontrare il favore del pubblico anche di quello geograficamente più distante. Nel panorama sempre più affollato delle fiere dedicate alla caccia in Italia, Exporiva Caccia Pesca Ambiente dimostra di essere un appuntamento unico ed esclusivo capace di rinnovarsi ogni anno; nell’edizione 2014, raccoglien-

do le indicazioni degli espositori, ExpoRiva porta al pianterreno i produttori di armi e armadi blindati, le agenzie venatorie e le eccellenze dal mondo abbigliamento e outdoor. Obiettivo primario, già delle ultime edizioni di Expo Riva Caccia Pesca Ambiente, è quello di diventare la manifestazione d’eccellenza, nel panorama fieristico italiano, per i praticanti di pesca, in particolare mosca e spinning, e punto di riferimento dove promuovere e far crescere il concetto di caccia sostenibile investendo sulla caccia alpina, la caccia di selezione e la tradizione venatoria Mitteleuropea. Il tutto in una zona, Riva del Garda, geograficamente e culturalmente luogo ideale di contatto e confronto fra Mediterraneo ed Europa centrale, anche in ambito venatorio. Per questo una consistente quota di espositori e ospiti che animano l’evento provengono da Paesi confinanti. A rendere unica ExpoRiva Caccia Pesca Ambiente è indubbiamente l’indovinato mix tra offerte commerciali, momenti culturali, occasioni di svago e vero proprio show. Un condensato

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di esperienze ed emozioni che coinvolge gli appassionati e le loro famiglie creando le migliori condizioni affinché anche gli espositori siano soddisfatti. Una formula vincente che anche quest’anno verrà riproposta con ulteriori novità. Punto di forza della mostra-mercato è sempre stata la ricca offerta commercial; in fiera, pescatori e cacciatori troveranno, come sempre, produttori di armi, negozi di attrezzatura per tutte le discipline di pesca, ottiche,

sitiva hanno sempre contribuito la presenza di Conarmi (Consorzio Armaioli Italiani), dell’Associazione Cacciatori Trentini e, la collaborazione con le Associazioni Pescatori della Provincia autonoma di Trento. Per i pescatori a mosca è riconfermata l’unica tappa italiana del tour RISE Fly Fishing Film Festival proveniente dalla Nuova Zelanda e considerato il miglior film festival al mondo della pesca a mosca che quest’anno anticipe-

armerie, abbigliamento tecnico ed accessori per caccia e pesca, artigiani e coltellinai, agenzie venatorie e organizzatori di pesca-safari. Ci sarà spazio per il tiro a segno ed in uno stand appositamente attrezzato i visitatori potranno provare gratuitamente le carabine a ridotta capacità offensiva ad aria compressa assistiti dalle Sezioni di TSN di Pergine, Predazzo, Rovereto e Trento. Ad accrescere la qualità della proposta espo-

rà una novità tutta pensata per la nostra fiera. Presso lo stand IFTA (Italian Fly Tier Association) nel Pad. B2/D02 sarà allestito il laboratorio gratuito per bambini e ragazzi, “Costruisci la tua prima mosca artificiale!” con i Maestri I.F.T.A. Le fattorie didattiche avvicinano ragazzi e bambini alla natura e sono un’occasione anche per i più grandi di scoprire da vicino come vivono gli animali Inoltre gli amanti della pesca, nelle due

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Eventi grandi vasche di lancio mosca e spinning, potranno testare i materiali in vendita e i maestri costruttori di artificiali si esibiranno in dimostrazioni per il pubblico. Ma ExpoRiva non è solo proposta commerciale, si tratta anche di un’occasione di confronto e arricchimento con appuntamenti culturali di altissimo livello. Imperdibile l’appuntamento fisso ormai da alcune edizioni con la “Mezz’ora con l’Esperto!” - Momenti di cultura e tec-

nica venatoria; nel corso della fiera verranno trattati vari temi tra cui “I grandi predatori in Trentino”, a cura di Claudio Groff (Servizio Foreste e Fauna della Provincia di Trento); il tema “Interazioni fra lupo e ungulati” verrà esposto da Mark Hebblewhite (Department Ecosystem and Conervation Sciences, University of Montana USA) e Francesca Cagnacci (Fondazione Edmund Mach); Christine Miller (Biologa della Fauna) tratterà il tema “Camosci sotto stress…cosa riserva il futuro?”; Elena Tironi e Luca Pedrotti (Regione Lombardia, valorizzazione aree protette e biodiversità) si occuperanno invece del tema “Lupi e uomini sulle Alpi, una convivenza possibile”. Grande spazio alla sicurezza con la collaborazione della Questura di Trento - Divisione Polizia Amministrativa che darà luogo ad una dimostrazione sulle norme di sicurezza con l’utilizzo di armi corte e lunghe a cura di un Istruttore di Tiro della Polizia di Stato. Si svolgeranno inoltre le premiazio-

ni per la 6a edizione Trofeo “Dolomiti Energia” gara di pesca alla trota in torrente e spinning organizzato in collaborazione con la Società APGD Rovereto 96 Maver. La seguitissima rassegna di suonatori di corni da caccia cresce di anno in anno e la mostra trofei con le sue tradizioni non possono mancare; oltre 1.000 trofei provenienti dai distretti di Destra Adige, Sinistra Adige, Sarca e Trento organizzata dall’Associazione Cacciatori Trentini. Non mancherà lo spazio dedicato alla cinofilia, che ogni anno richiama un pubblico sempre più ampio dai cacciatori alle famiglie con bambini; in programma la tavola rotonda, “La Formazione del Conduttore di Cane da Traccia” moderata da Giuseppe Maran con vari relatori che tratteranno argomenti specifici. Per allietare la visita alla fiera un tipico Biergarden bavarese, allestito con il calore della

tradizione venatoria, con musica folkloristica e piatti tipici, completeranno queste due giornate di grande festa! Inoltre sarà allestita come nelle precedenti edizioni un’area attrezzata con bancarelle-mercato e tipiche casette dove gustare ed acquistare i migliori prodotti eno-gastronomici delle nostre Regioni. Per Informazioni e curiosità: exporivacacciapescambiente.it Riva del Garda Fiere Caccia Passione 15


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Stanziale

STANZIALE O MIGRATORE? tecniche di

caccia allo storno

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STANZIALE O MIGRATORE? tecniche di

caccia allo storno

Morfologia, abitudini, migrazione e tecniche di caccia allo storno, una specie cacciabile solo in deroga. Quest’uccello, molto coriaceo e resistente al tiro, si può cacciare in diverse modalità. Impariamo a conoscerle una per una, evidenziando gli aspetti migliori e peggiori di ogni tecnica.

L

o Storno, il cui nome scientifico è Sturnus Vulgaris, è un volatile cacciabile solo in deroga. Molto diffuso in Europa, Asia, America settentrionale, Africa, Australia e Nuova Zelanda, lo storno è una specie gregaria che non teme l’uomo, al punto da essersi

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abituato a vivere nei parchi e nelle città italiane. Lungo 21 cm per un peso di 80 grammi, presenta un piumaggio nero con picchiettature castane sul dorso e bianche sul petto negli esemplari femmina, mentre si riscontrano punteggiature rosso scuro e sfumature violacee sul dorso


Stanziale in quelli maschi. Una delle sue caratteristiche è la colorazione del becco che risulta nero in autunno e inverno, e giallo in primavera. A metà marzo lo storno va in estro amoroso, emettendo stridi, versacci e gracchiamenti considerati da alcuni un po’ sgradevoli all’udito. Alla fine di questo mese lo storno costruisce il nido con erba secca, foglie e rami, prediligendo i tetti delle abitazioni che possono subire danni alle tegole, poiché è un uccello molto forte ed irruento nella costruzione della sua “casa”. La femmina di storno depone 5-6 uova di colore azzurognolo per tre volte l’anno, covandole per 12-13 giorni, mentre il maschio si aggira nelle vicinanze cantando in continuazione. Una volta schiuse le uova, i piccoli di storno vengono accuditi dalla mamma per circa venti giorni circa, mentre il maschio solo

alberate per trascorrere la notte. E’ interessante osservare le evoluzioni che compie il branco in volo, con fulminei cambiamenti di direzione, impennate veloci e molto eleganti. La migrazione inizia ai primi di settembre da nord a sud, anche se si tratta di un viaggio piuttosto lento, perché è un volatile che tollera il freddo. Molto avido di cibo, lo storno arreca seri danni all’agricoltura, soprattutto ai vigneti verso la fine di agosto. Lo storno si può cacciare in deroga in varie modalità. Analizziamole una per volta. La caccia vagante da pochi risultati, poiché lo storno è un animale sospettoso e per questo non si avvicina ai branchi in pastura. Il momento migliore per la caccia allo storno è la sera: se si conoscono i luoghi di riposo del volatile, bisogna nascondersi ed

raramente partecipa al loro mantenimento. I giovani sono di colore grigio e mutano il piumaggio a settembre inoltrato, quando abbandonano il nido per formare delle “squadriglie aeree” molto numerose, osservabili soprattutto a sera quando si radunano in zone

attendere l’arrivo sui rami, poiché si possono colpire più soggetti con un solo colpo. La caccia da appostamento viene considerata la più efficace e divertente. Questa modalità di caccia, presenta due sottocategorie: l’appostamento che mira a tirare allo storCaccia Passione 19


no in pianta e dal gioco delle pavoncelle. L’appostamento in pianta necessita di quattro storni imbracati da usare come zimbelli: due di questi svolgono la funzione di zimbello delle allodole (sambol), mentre gli altri due vengono posizionati sulla “tocchetta”. Quest’ultima consiste in un palo alto tre quattro metri conficcato nel terreno lateralmente alle piante di buttata, alla cui sommità c’è un posatoio fatto da un bastone trasversale dove viene

Il capanno, ovviamente, deve essere ben mimetizzato e posizionato sulle rotte di migrazione o spostamento degli storni, in prossimità delle piante alte massimo due metri (come i pioppi) e distaccate da boschetti o rive. Lo storno tende sempre a posarsi sulla cime degli alberi e per questo è importante sistemare un seccone a rami molto uniti, per poter tirare a più esemplari. Colui che desidera cacciare lo storno a volo deve utilizzare sagome impagliate o in plastica

legato lo storno con una corda poco lunga e fissata ad un moschettone. All’altra estremità della tocchetta vie è un abbeveratoio ed una mangiatoia.. Al palo viene fissata la corda azionabile dal capanno per far compiere all’ animale i movimenti al momento opportuno. I due pali, quello del sambol e quello della tocchetta, vengono posizionati uno a sinistra delle piante e l’altro a destra, con il primo che da l’impressione di uccelli in pastura, mentre il secondo richiama il classico storno posato nelle vicinanze. La caccia allo storno necessita dei richiami in gran numero e tutti presicci.

di storni e pavoncelle, due o tre corvi (o cornacchie) impagliate, una giostra a 8/10 storni o una giostra con pavoncelle; sono inoltre fondamentali gli zimbelli sia di storni che pavoncelle. Anche in questa caso, è utile l’uso del seccone alto tre metri non troppo vicino alla giostra, con i richiami nelle immediate vicinanze. Nella modalità al gioco delle pavoncelle, occorre posizionare a terra due o tre richiami e sistemare qualche storno impagliato tra le sagome delle stesse Il fucile consigliato è il calibro 12 con piombi dall’11 in poi, posizionandosi contro vento (regola fondamentale per tutte le cacce di prato).

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Stanziale Lo storno è un volatile molto coriaceo e resistente al tiro, quindi occorre una certa pratica e‌pazienza nell’imparare.

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I segreti della

selvaggina migratoria

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Migratoria

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I segreti della

selvaggina migratoria Affascinante ed antica come l’uomo, l’attitudine alle migrazioni è ancora oggi di una specie notevole di animali. Capo fila sono gli uccelli, che dimostrano una misteriosa capacità di navigazione e orientamento che ancora gli scienziati non si sanno spiegare a pieno.

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endenza istintiva antica come il mondo e come le stagioni, quella delle migrazioni è attitudine tutta animale che ben si adatta al mondo dei volatili, per quanto non di rado si sia potuta associare anche alle comunità umane. La logica di base è sempre la stessa: ci si sposta da un luogo x verso un luogo y per cambiamenti climatici e per la caren-

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za di cibo. Quando parliamo di uccelli però oltre a questi elementi davvero importanti, non si può nemmeno dimenticare il meraviglioso e preciso istinto che li muove aiutandoli nella navigazione e soprattutto nell’orientamento. Per avere dati aggiuntivi su queste capacità innate di tutti gli uccelli sono stati condotti numerosi studi scientifici e ricerche orni-


Migratoria tologiche, che grazie all’osservazione e all’inanellamento delle specie oggetto di studi, stanno dando risposte davvero interessanti. In linea di massima si può affermare che probabilmente le migrazioni di volatili, cominciate fin dalla preistoria, quando non mancavano le alternanze stagionali, siano causate principalmente dalla durata delle giornate e dunque dal fotoperiodismo. Quando, per intenderci, le ore di luce si riducono si verifica biologicamente anche regresso dello sviluppo di particolari ghiandole degli uccelli che ne determinano l’aggressività e l’intolleranza e che consentono dunque l’aggregazione in gruppi necessaria per la partenza. Medesime condizioni dovrebbero sti-

rire ad una migrazione diurna o notturna. Studi molto affascinanti sulla migrazione diurna vennero condotti nei prima anni cinquanta da Gustav Kramer, che posizionando uccelli soggetti a migrazione stagionale, all’interno di ampie gabbie, notò che questi tentavano lo spostamento, durante il periodo migratorio, con riferimento al sole. Durante le giornate nuvolose invece i volatili si spostavano caoticamente, senza una direzione precisa. Alterando la posizione del sole, con un gioco di specchi, Kramer potè notare che gli uccelli seguivano la direzione del sole, seppure manomessa. Gli studi resero chiaro che, pur non osservando direttamente il sole, gli uccelli soggetti a mi-

molare il viaggio di ritorno e l’abbandono dei luoghi di svernamento, diretti verso i luoghi di nidificazione. Se il viaggio di andata è comunemente detto post nuziale o di passo, quello di rientro è piuttosto conosciuto come volo di ripasso e prenuziale. In linea di massima, quando si parla di migrazioni da parte di volatili, ci si può rife-

grazione diurna, si affidano alla direzione della luce solare che da corrette informazioni di volo. Ovviamente in condizioni naturali gli stormi potranno affidarsi non solo al sole, ma a riferimenti di vario genere: primi fra tutti quelli di carattere topografico. Kramer scoprì di più! Gli uccelli sono dotati di un “orologio” e ritmo biologico che li guida, Caccia Passione 25


lungo 24 ore che ben si connette alla rotazione solare e naturalmente alla foto periodicità. Ancora oggi purtroppo non abbiamo un’idea precisa e confermata di come gli uccelli riescano ad utilizzare questa bussola solare, che oramai è indubbio possiedano. Resta ancora da scoprire come e perché alcune specie siano in grado di spostarsi agevolmente con la nebbia o magari con le nuvole. Secondo alcuni in questo caso entrerebbe in ballo la navigazione acustica. Altra tipologia di migrazione è quella detta notturna, per altro quella maggiormente praticata dai volatili che pur dimostrandosi attivi di giorno, preferiscono la notte per “viaggiare”. Per quanto esistano pochi studi scientifici che diano spiegazione alla migrazione notturna, le teorie e gli esperimenti certo non mancano. Si suppone ad esempio che molti uccelCaccia Passione 26

li preferiscano immagazzinare durante la giornata energia, attraverso il nutrimento, e volare per un intera notte. Secondo altre teorie, esattamente come il sole influenzerebbe i migratori diurni, stesso ruolo avrebbe la luna con quello notturni, eppure la teoria fu molto presto screditata da Drost e da Kramer. Griffin però, sul finire degli anni sessanta dimostrò durante la sua sperimentazione, che germani reali, marzaiole americane, codoni e oche canadesi trovavano immediatamente la strada giusta solo durante nottate di luna limpida, prive di nubi. Si poterono invece riscontrare situazioni di disorientamento e panico in caso di volatili notturni liberanti in nottate nuvolose. Eppure il dubbio rimane: per orientarsi i migratori notturni usano la luna o le stelle? E non si trova nemmeno spiegazione alla capacità dei migratori notturni, di volare fra le fitte nubi e nebbia senza perdere la direzione. Un aiuto potrebbe arrivare loro dai rumori che percepiscono durante il viaggio, ma si tratta ancora di teorie non dimostrate. Quel che pare chiaro è che durante la migrazione entrano in gioco diverse componenti. Prima di tutto quella istintiva, dato che la migrazione è innata, ereditaria, e comune a tutti gli animali. La migrazione è inoltre familiare dato che di norma i giovani migrano in compagnia di soggetti adulti ed esperti. Inoltre la migrazione avviene per imitazione e grazie alla memoria e all’esperienza. I gruppi più giovani imparano per imitazione i movimenti familiari, affidandosi anche e soprattutto, in caso di necessità, alla componente ereditaria. La memoria è inoltre un fattore di notevole importanza per la capacità di orientamento degli uccelli migratori. Pare che siano capaci di registrare mentalmente, caratteristiche ambientali e rumori locali, che li aiutino a non perdere la rotta. Basti pensare che il rumore di uno sparo di fucile, determina un innalzamento della quota di volo o addirittura una modifica nella rotta.


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Ungulati

Caccia al cinghiale

Star di posta... Caccia Passione 29


caccia al cinghiale

Star di posta...

Nella Cacciarella o Braccata al cinghiale il Postaiolo è il finalizzatore di tutto il lavoro, e saper star di posta in maniera corretta è fondamentale per la buona riuscita della caccia

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a caccia in battuta al cinghiale, la cosiddetta Cacciarella o Braccata, una volta confinata alla Maremma Laziale e Toscana, negli ultimi decenni con l’aumento spropositato dei cinghiali che hanno colonizzato zone dove una volta erano sconosciuti o presenze molto sporadiche, ha coinvolto un numero sempre maggiore di cacciatori in tutte le regioni dello Stivale Italico. A questo punto bisogna fare dei distinguo Caccia Passione 30

importanti, la caccia in braccata contempla sostanzialmente due figure fondamentali, il canaio o bracchiere, cioè colui che, con i suoi cani, scova i cinghiali e cerca di indirizzarli verso le poste. Mestiere tutt’altro che facile, comporta grandi sacrifici anche quando l’attività venatoria è ferma, addestramento e mantenimento dei fedeli ausiliari, con tutte le spese che ne derivano. Poi durante la caccia deve conoscere bene il bosco, essere affiatato


Ungulati con gli altri canai così da mantenere sempre una linea costante che impedisca ai cinghiali di “dare addietro”, a fine cacciata spesso deve aspettare fino a buio qualche cane che si è allontanato sulla traccia di un selvatico padellato o addirittura è costretto a tornare la mattina dopo nella speranza di ritrovarlo. L’altra figura è il Postaiolo, qui si aprono una infinità di possibilità, sicuramente ben oltre quel 42% che pratica la caccia al cinghiale ha provato almeno una volta l’esperienza di una braccata, c’è chi si è entusiasmato e chi ha giurato che sarebbe stata la prima e l’ultima

individuale, generalmente si tratta di un posto lungo una strada o un sentiero nel bosco dove una fila di cacciatori chiude la porzione che s’intende battere quel giorno, a fine caccia ripone il fucile nel fodero, aiuta a recuperare gli eventuali animali abbattuti e ritorna al punto di partenza, dove generalmente viene preparato un pasto caldo. Questo è, in grandi linee quanto accade, ma alla posta bisogna saperci stare, c’era un vecchio guardiacaccia, di una riserva sul lago di Bracciano, che mi ripeteva sempre “le poste vengono assegnate per sorteggio, ma i cignali li ammazza-

volta, una grande cacciata copre spesso territori molto ampi pertanto può capitare che alcuni si trovino nel vivo delle canizze con cinghiali che escono continuamente e altri talmente distanti da non sentire nulla, neanche i colpi dei fucili. Star di posta è relativamente facile, ci si iscrive ad una squadra o si prende una quota in una AFV, ci si presenta la mattina nel luogo convenuto, il Capocaccia assegna le posta, per sorteggio o per scelta

no sempre gli stessi …”, questo per spiegare che chi sa stare alla posta, rispettando qualche semplice regole, ha molte più possibilità di sparare rispetto a chi considera la caccia al cinghiale solo un passatempo mondano. Ritengo che la prima regola per poter apprezzare e capire appieno questa caccia sia quella di provare l’esperienza del canaio, non è necessario avere i cani, ma, qualche volta, si può accompagnare chi li ha, una Caccia Passione 31


voce in più nel bosco è sempre utile, ci insegnerà come si muovono i selvatici e come si svolge il grande lavoro dei cani, permettendoci successivamente, quando saremo alla posta, di capire cosa sta succedendo nel fitto della macchia, interpretando le voci dei cani e capendo come “gira” la cacciata. Passando poi al “mestiere” di Postaiolo, la prima raccomandazione riguarda la sicurezza, verifichiamo sempre la posizione dei nostri vicini di posta e le possibili traiettorie di tiro, mentalmente dobbiamo imporci il divieto di sparare in quelle zone che potrebbero comportare pericolo per l’incolumità degli altri cacciatori. Quando andiamo alla posta, generalmente si cammina tutti insieme e il Capocaccia indica ad ognuno la sua posta, procediamo per quanto possibile silenziosamente evitando di parlare ad alta voce o di produrre rumori inutili, arrivati poi dove ci è stato assegnato, individuiamo le possibili vie di fuga dei cinghiali, così da trovarci pronti quando e se si presenterà l’occasione Caccia Passione 32

del tiro. Se necessario possiamo togliere quegli arbusti o rami che creano ostacolo fra noi e dove ipotizziamo possa passare il cinghiale, sconsiglio di creare vere e proprie autostrade, ma limitarsi a togliere qualche ramo, magari piegandolo e incastrandolo dove non ci crea fastidio, personalmente uso pochissimo il marraccio e preferisco un paio di forbici da potatura, che mi consentono di liberarmi degli ostacoli senza grandi operazioni di disboscamento, poi sicuramente, quanto pulire va valutato di volta in volta. Quando le poste sono a terra, solo raramente in alcune AFV troviamo dei palchetti, consiglio l’uso di un seggiolino, ci consentirà di essere riposati quando si presenterà il cinghiale e stando seduti saremo sicuramente molto più silenziosi di chi per ore deve stare fermo in piedi, vi assicuro che stare completamente fermi è quasi impossibile. Sempre per limitare i rumori, bisogna pulire il terreno vicino ai nostri piedi da foglie secche e sassi, così da avere un appoggio stabile e silenzioso, anche


Ungulati i nostri indumenti dovranno prediligere tessuti quali il velluto, il loden, la lana o comunque che non facciano rumore ogni volta che muoviamo un muscolo. Il cinghiale ha due sensi molto sviluppati, l’udito e l’olfatto, di conseguenza dobbiamo stare attenti a tutti i movimenti ed evitare l’utilizzo di profumi o portare con noi sostanze fortemente odorose, il fumo andrebbe evitato, anche se conosco cacciatori che hanno tirato decine di cinghiali con la sigaretta in bocca o in mano, per questo mi sono fatto una convinzione personale, se siamo a vento favorevole, se non esageriamo con le “puzze”, il cinghiale non ci sentirà mai, mentre se siamo a vento cattivo, possiamo prendere tutti i provvedimenti possibili ma le speranze di tiro sono molto ridotte. Fra le cose da portare nello zaino o nella borsa, oltre alle indispensabili cartucce, metterei un paio di guanti, un berretto di lana o pile, una corda per tirare eventuali cinghiali morti, un coltello, a caccia serve sempre, se non altro per mangiare, una bottiglietta d’acqua e qualcosa per ingannare la fame. Evitiamo i giornali, ogni volta che si girano le pagine si fa più rumore di un tuono, rompere noci e parlare al cellulare, nel caso usiamo la radiotrasmittente per seguire l’evolversi della cacciata, solo con l’auricolare e con il volume al minimo. Indispensabile un cappello che ci riparerà sia dal sole che dalla pioggia e un buon paio di scarponi, può anche capitare di dover fare parecchia strada prima di giungere alla posta assegnata. A questo punto spenderei due parole per il gilet ad alta visibilità, sono orrendi, pienamente d’accordo, ma sicuramente molto utili, anch’io all’inizio ero titubante su quest’indumento, ma mi sono ricreduto, sicuramente la sicurezza viene prima di tutto, e ormai da qualche anno ne tengo uno fisso nello zaino da caccia, che indosso appena arrivo alla posta. La visibilità è veramente incredibile e quando un mio compagno di caccia non lo indossa cerco sempre di fargli notare la fesseria. Naturalmente stare alla posta non è solo vesti-

ti, profumi, attrezzature, bisogna sempre stare all’erta, cogliere i più piccoli rumori, quando nel silenzio più assoluto sentiamo partire un merlo spaventato, evidentemente qualcosa lo

ha allarmato e il più delle volte si tratta di un cinghiale, che scanato sta cercando di allontanarsi silenzioso dalla cacciata, la stessa cosa vale per un rametto che si spezza, spesso si tratta di topi o piccoli uccelli, ma può anche essere il nostro amico setoloso. Quando sentiamo una canizza che si avvicina, non aspettiamo l’ultimo istante per prepararci, generalmente il cinghiale ha un grande vantaggio sui cani che lo inseguono e salta la nostra posta prima ancora che ce ne rendiamo conto. Il mestiere del Postaiolo richiede grande attenzione e pazienza, un buon udito, saper decifrare le voci del bosco, usare tutti gli atteggiamenti preventivi atti a non farci sentire dal cinghiale oltre a un po’ di fattore “C”. Vedrete che chiunque segue queste semplici regole, prima o poi avrà la sua occasione, poi dipenderà dal cacciatore saperla sfruttare. Caccia Passione 33


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Caccia all’estero

Caccia alla Grouse

la Scozia ti aspetta

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Caccia alla Grouse la scozia ti aspetta

Un viaggio all’insegna dei paesaggi entusiasmanti, della professionalità e della scoperta. La Scozia, un paradiso di caccia.

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ino a che non ho messo per davvero piede in Scozia, avevo solo una vaga conoscenza della Red Grouse: ne avevo sentito parlare da due amici che sono sempre in viaggio, fucile in mano e macchina fotografica al collo, ma devo essere sincero, non mi ero mai interessato a questo genere di caccia. Tutto è cambiato questo novembre, quando finalmente sono riuscito ad organizzare con

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tre amici sardi una bellissima vacanza venatoria: meta la Scozia. I paesaggi sono tutti favolosi e coinvolgenti, belli da restarci secco, e faticosi da attraversare tanto che le mie gambe e i miei polmoni sono stati messi a dura prova. Eppure la Scozia ti inganna: sembra tutta pianura e colline morbide e piacevoli, mosse da un vento gelido ma pur sempre morbide. Niente di piĂš sbagliato! Scalando-


Caccia all’estero le ti accorgi che devi dar fondo a tutte le tue tutti: non solo arrivare là dove la Red Grouse energie per farcela: ma la voglia di catturare si nasconde non è semplice, ma per portare a la nobile Red Grouse è decisamente trainante. casa anche un solo esemplare ci vuole pazienza, grandi capacità venatorie e sangue freddo. La pernice scozzese. Selvatico amatissimo e ambitissimo, la perni- A caccia secondo tradizione. ce rossa, localmente detta Red Grouse (scien- Praticata localmente da cacciatori piuttosto tificamente Lagopus lagopus scoticus) fa parte benestanti, la caccia tradizionalmente si svoldell’ordine de Galliformes e della famiglia dei ge in stile puntigliosamente anglosassone, Phasianidae. Quel che conta non è tanto il suo elegante e raffinata. Chi la pratica è ferreo nel nome, quanto piuttosto i suoi colori, bellissimi, seguir le regole. I cacciatori si posizionano il suo piumaggio da sogno di un bruno rossic- lungo poste disseminate sui crinali delle colli-

cio piuttosto elegante, la coda nera e le piccole zampe bianche interamente coperte di piume. La cresta rossa è forse il tratto che più di altri la caratterizza. Si tratta di una specie endemica della Gran Bretagna che ama l’erica; si tratta dell’alimento che consuma con maggiore avidità. Pare sia proprio l’erica a conferire quel certo gusto prelibato alle sue carni. La caccia di questo selvatico non è cosa da tutti e per

ne scozzesi mandando avanti una lunga battuta. Ciascun cacciatore avrà con sé una copia di fucili gemelli, l’uno in mano, l’altro portato da un incaricato localmente detto loader, che non solo tiene l’arma di sostituzione ma la ricarica quando necessario passandola prontamente al cacciatore. Con una calma notevole i battitori procedono lungo il crinale della collina in attesa di incontrare i preziosi uccelli. Da tener in Caccia Passione 37


considerazione il fatto che le pernici rosse di Scozia si involano con una rapidità spaventosa e sono in grado di buttarsi in picchiata verso i valloni sottostanti in un batter di ciglia. Ciò significa che prima che te ne possa rendere conto la tua preda sarà volata via. Qui entra in gioco la vera natura del cacciatore: solo quelli dotati di sangue freddo, calcolatori e capaci, riescono a portare qualcosa indietro, gli altri Caccia Passione 38

portano a casa solo qualche sorrisetto sarcastico dei compagni e dei guardiacaccia. Quando il tiro va a buon fine partono i cani che recuperano il selvatico e lo riportano in pochi minuti nelle mani del legittimo proprietario: per un cacciatore un’emozione grandiosa. La giornata di caccia in Scozia. L’ho già detto, ma si tratta di un dettaglio che


merita d’essere sottolineato più volte. Raggiungere le cime delle colline scozzesi sembra un gioco da ragazzi, ma metterà a dura prova le vostre gambe. Risalendo il crinale, in alcuni momenti la pendenza si faceva spaventosa tant’è che più di una volta ho creduto di non farcela. Fermarsi è impossibile, tornare indietro sarebbe assurdo. Per cui non ti resta che procedere lentamente, punzecchiato dall’infantile desiderio di metterti alla prova. Non c’è solo la pendenza, ma pure il freddo che ti entra nelle ossa, diverso dal nostro, più intenso e assassino. Comunque sia, sole dalla nostra e vento che ci spingeva siamo riusciti, accompagnati dalla nostra guida, a risalire la collina che vista dall’alto torna di nuovo ad avere un aspetto innocuo e piacevole. Immediatamente notiamo che ad attenderci ci sono tre guardiacaccia: Mario, un amico del gruppo si domanda come diavolo siano arrivati e inizia a sospettare esista una strada

alternativa, ma no, la salita a piedi è l’unica possibile. Pare non soffrano nemmeno il freddo, ma loro in Scozia ci sono nati, vorrà pur dire qualcosa. Ci danno qualche breve consiglio, qualche nozione per la nostra sicurezza e si parte. La battuta è piuttosto faticosa: non si usano i cani ma solo la buona volontà dei cacciatori. Noi attraversiamo distese infinite e profumate di erica con i nervi a fior di pelle: presto o tardi incontreremo una bella pernice rossa, ma ancora non sappiamo chi sarà il fortunato che la catturerà. I guardiacaccia specificano che non esistono limiti di carniere, ma che tanto, ce ne renderemo conto, non ce n’è necessità. I tre sorridono e io immagino che la giornata sarà più faticosa di quel che mi aspettassi. E’ già mezzogiorno, ci restano solo 4 ore di luce e ancora niente. E’ proprio Mario a scovare e mettere sotto tiro la prima Red Grouse. Aspettiamo tutti che il cane la riporti, e la guardiamo come piccoli bambini

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davanti ad un cono gelato dal colore insolito. Il mio turno arriva un ora più tardi. Purtroppo la coppia di pernici che metto sotto tiro è distante, troppo distante. Rischierei di ferirne una inutilmente. Abbandono l’idea e avanzo. Il mio buon gesto è premiato immediatamente; dopo qualche minuti infatti davanti a me si invola una bellissima pernice che riesco a catturare. Sono impaziente che il cane, un golden retriever nero me la riporti. Si tratta del mio bottino di guerra e chiedo ai guardiacaccia di mantenerla integra, già che vorrei portarla a casa per mostrarla a mio suocero. Il terzo a tirare è Carlo, il meno fortunato. Colpisce male la pernice che prima di cadere si allontana di parecchi metri. Per il recupero ci abbiamo messo almeno una mezzora, ma abbandonare quella bellissima creatura forse ferita, forse morta è uno spergiuro. La nostra costanza ci vale la stima dei guardiacaccia che ci salutano, alla conclusione della giornata, con un bel sorriso. Daniele torna a casa con la bocca asciutta, ma con delle fotografie da far impallidire un professionista.

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Guardiacaccia: rispetto per il selvatico. Di rientro a casa penso a quanto si stimi la caccia in Scozia. E’ una professione a tutti gli effetti, e i guardiacaccia sono dei professionisti educati e socievoli. La disciplina della caccia d’altronde è piuttosto seria: esistono appezzamenti di terreno dove è possibile cacciare, altri dove è assolutamente vietato, e in base all’andamento della stagione riproduttiva, o in base ai prelievi effettuati si conosce in anticipo l’entità del prelievo venatorio dell’annata di caccia. In Scozia fanno di meglio: la caccia può essere chiusa in qualsiasi momento se durante la stagione venatoria i dati si improntano alla cautela. La conservazione della specie d’altronde viene prima di tutto e ci credono non solo i guardiacaccia, ma anche i cacciatori che considerano il selvatico come bene primario. Tutto questo, insieme con l’ospitalità, i paesaggi, gli scenari coinvolgenti e l’abbondanza di selvatici ci ha deliziato. Ne parliamo durante il viaggio di ritorno ripromettendoci che la Scozia la rivedremo ancora, tutti e quattro assieme



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Cani da caccia

Il Clumber Spaniel

stoico, forte e dal fiuto eccellente Caccia Passione 43


Il Clumber Spaniel

stoico, forte e dal fiuto eccellente

Questa razza, poco diffusa in Italia, sta ottenendo un buon successo in Canada e negli Stati Uniti, dove viene molto utilizzato ambito venatorio, considerate le sue eccellenti doti di cane da cerca e da riporto. La sua forza e robustezza, rendono il Clumber Spaniel un ottimo ausiliare nelle battute di caccia in terreni difficili ed in acqua.

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a storia di questa razza è molto affascinante, quanto controversa, poiché i francesi e gli inglesi si contendono la sua paternità. Le fonti francesi asseriscono che sia nata in Caccia Passione 44

Francia per battere il terreno e per il riporto. I primi esemplari di Clumber Spaniel sembra siano stati ottenuti attraverso l’incrocio tra uno Spaniel delle Alpi con i “Bassotti francesi”, gra-


Cani da caccia zie al lavoro di selezione del duca di Noailles negli ultimi anni del XVIII secolo. Questa razza si pensa sia stata letteralmente salvata da quest’ultimo nel momento in cui scoppiò la rivoluzione francese. Il nobile francese, infatti, non potendo più occuparsi dell’allevamento di questa razza a causa dei tumulti del 1789, che consistevano anche nella persecuzione della nobiltà fedele al Re, decise di spedirli in Inghilterra dal suo amico per salvarli, il duca di Newcastel a Clumber Park, dal quale la razza prende il nome. Il gesto del duca di Noailles fu provvidenziale, poiché nella Vecchia Inghilterra questa razza conobbe un certo successo e diffusione negli anni seguenti. La fonte inglese, in totale disaccordo con quella francese, asserisce che il Clumber Spaniel sia una razza originaria dell’Inghilterra. Alcuni dipinti sembrano dare ragione a quest’ultima ipotesi, poiché esistono dei dipinti antecedenti il 1788 che hanno immortalato questa razza. I cinofili inglesi affermano che il Clumber Spaniel sia stata la razza prediletta del principe Alberto e suo figlio, di re Edoardo VII e anche di Giorgio V. Attualmente, vanno avanti le ricerche sulla reale origine di questa razza, per confermare l’ipotesi francese o quella inglese. In ogni caso, è stata accertata la presenza del Clumber Spaniel nelle case dei nobili di entrambi i paesi. Di certo si sa che, nonostante l’apprezzamento nelle corti, questa razza non ha mai co-

nosciuto una significativa popolarità in Europa. Attualmente viene allevata non solo in Inghilterra e Francia, ma anche negli Stati Uniti e in alcuni paesi europei. Nel nostro paese, gli esemplari di Clumber Spaniel sono piuttosto rari. Questa razza appartiene al gruppo 8 cani da riporto, cani da cerca, cani da acqua. Passiamo ora alla descrizione morfologica del Clumber Spaniel. Si tratta di un cane di media taglia, ben proporzionato, con un’ossatura piuttosto pesante che gli conferisce un aspetto forte robusto. Il Clumber Spaniel, nonostante il suo sguardo assonnato e pensieroso, è un cane molto che ha bisogno di molto movimento. Caccia Passione 45


Dal carattere stoico, forte, energico, generoso e molto intelligente, il Clumber Spaniel si dimostra molto coraggioso nelle battute di caccia, durante le quali dimostra un atteggiamento molto determinato. Lavora in silenzio ed ha un fiuto eccellente. Il suo temperamento al di fuori dell’ambito venatorio è molto calmo, affidabile e dignitoso, ma più riservato degli altri Spaniel. E’ una razza che non ha mai dimostrato tendenze aggressive. Viene considerato anche da molti appassionati della razza, un discreto guardiano del suo territorio. Può lavorare sia da solo che in piccoli gruppi. Negli ultimi anni, il Clumber Spaniel sta riscontrando un notevole successo al di fuori della caccia, essendo considerato un ottimo cane da compagnia. L’altezza sia per i maschi che per le femmine è compresa tra i 48 ed i 51 cm circa al garrese, per un peso complessivo di 34 kg per i maschi ed i 29,5 kg per le femmine. Il tronco è lungo e pesante, molto vicino a terra, con il petto ben disceso. Le costole presentano una buona apertura, mentre il dorso è dritto, largo e lungo. La testa è squadrata, massiccia, di media lunghezza, larga in alto con occipite marcato, con arcate sopraccigliari accentuate e Caccia Passione 46

stop profondo. Il muso squadrato e pesante, presenta labbra ben sviluppate. Il tartufo è piuttosto ampio e di color carne. Le mascelle sono molto forti, con dentatura perfetta, regolare e completa per una chiusura a forbice. Gli incisivi, in particolare, risultano perpendicolari alle mascelle. Il collo è piuttosto lungo e poderoso, conferendo al Clumber Spaniel un’aura possente e di robustezza. Le orecchie sono grandi, a forma di foglia di vite, ben coperte di pelo dritto e vengono portate pendenti un po’ in avanti. Gli occhi limpidi, color ambra scuro e leggermente infossati, presentano una congiuntiva visibile ma non eccessivamente, che conferisce a questa razza un’espressione pensierosa, quasi annoiata. Gli arti anteriori del Clumber Spaniel sono corti, diritti, forti e dotati di buona ossatura, mentre quelli posteriori sono molto potenti e ben sviluppati. I garretti sono bassi, con grasselle ben flesse e non deviate.


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Proprio gli arti corti ed il corpo lungo rendono oscillante l’andatura, ma il Clumber Spaniel è comunque capace di uno scatto fulmineo eccellente, anche grazie alla muscolatura molto ben sviluppata. La coda viene portata bassa e ben frangiata, al livello del dorso. Il pelo è abbondante, fitto, diritto e sericeo, di colore bianco con macchie limone sul corpo e picchiettature sul dorso; alcuni esemplari possono presentare sfumature arancio.

Il Clumber Spaniel è una razza molto robusta e tenace in ambito venatorio, che si presta alla perfezione al riporto ed alla cerca, anche in terreni difficili ed in acqua. La sua scarsa diffusione sembra stia scemando, poiché gli allevatori negli Stati Uniti ed Inghilterra stanno effettuando un’accurata selezione per migliorare continuamente lo standard ed ampliare la presenza di questa razza nelle esposizioni internazionali, al fine di convincere i cacciatori ad adoperarla nelle battute di caccia.

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Fucili da caccia

Vipera vs Cane precauzioni e terapie

Per quanto meno comuni di quel che si possa pensare, gli incontri tra vipere velenose e cani possono dimostrarsi letali per questi ultimi. In caso di morso l’importante è non perdere la testa e correre dal proprio veterinario. Si tratta di un rischio meno frequente di quel che ci si aspetta, eppure il morso della vipera è situazione particolarmente pericolosa per il nostro cane, che se trascurata può portare alla morte del caro amico a quattro zampe. Protette in quanto particolarmente rare, in Italia sono presenti ben 8 specie di vipere, ma solamente due sono velenose: parliamo della vipera comune e del marasso che è possibile incontrare specialmente nella fascia alpina e prealpina. Riconoscere la vipera velenosa Incontrare una vipera non fa mai piacere, ma potrebbe tornare utile saper riconoscere quelle velenose da quelle innocue, per altro le più comuni. Attive principalmente durante i mesi che vanno da febbraio a ottobre, generalmente le vipere non velenose possono raggiungere anche i due metri di lunghezza, possiedono code lunghe e affusolate, pupille rotonde e squame sulla testa piuttosto grandi. Diversa la conformazione delle vipere velenose piuttosto piccole (raggiungono al massimo i 50 – 60 cm), hanno una coda tozza, la pupilla a fessura verticale e piccole squame sulla testa.

Amano nascondersi in luoghi soleggiati e protetti: le si può incontrare ad esempio nelle cataste di legno o nei muretti a secco ma preferiscono nascondersi durante le giornate troppo umide e piovose o troppo calde e secche. I sintomi Il morso di una vipera velenosa e l’assunzione del suo veleno ha l’effetto principale di distruggere i globuli rossi del malcapitato: è questo a causare le preoccupanti emorragie che seguono al morso. Vista la drammaticità degli effetti che un morso di vipera può avere su un qualsiasi cane, che sia esso da caccia o da compagnia, il consiglio è quello di recarsi immediatamente da un veterinario anche per il sospetto di uno scontro fra vipera e cane. In definitiva quando un cane incontra una vipera il proprietario se ne può facilmente rendere conto: di norma il cane compie un balzo indietro e se morso inizia a guaire dolorosamente. Le parti che solitamente vengono colpite sono le labbra, il naso, le orecchie, la gola e le zampe. I sintomi che si possono osservare immediatamente dopo il morso sono ugualmente chiari: Caccia Passione 49


• dolore e gonfiore dell’area morsa con la messa in risalto dei due denti; • diffusione della colorazione rosso bluastra della zona circostante il morso; • stanchezza, sonnolenza e perdita dell’equilibrio; • respiro affannoso e accelerato; • stato di shock; • vomito emorragico (raramente); • urine rosse nei casi avanzati. Primo soccorso Il consiglio è quello di impedire al cane morso di muoversi e di immobilizzare la parte: in questa maniera il veleno entrerà in circolo più lentamente. Si può inoltre praticare una fasciatura della parte morsa, che sia compressiva della zona. Da ricordare che lo scopo è quello di rallentare la circolazione e non di fermarla, quindi tra la fasciatura e la pelle del cane dovrà passare almeno un dito. A questo punto non resta che chiamare immediatamente un veterinario e mettersi in macchina. In linea di massima è sconsigliata qualsiasi tera-

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pia fai da te che consenta la fuoriuscita del veleno. Le terapie In generale le terapie utilizzate sono di tre tipologie: c’è la fluidoterapia, indispensabile per evitare il rischio di collasso cardio circolatorio, l’utilizzo di farmaci antinfiammatori steroidei e di antibiotici ad ampio spettro e l’uso di un siero antiofidico, per quanto il suo utilizzo è circoscritto in ambito ospedaliero. Con un intervento rapido ed efficiente le possibilità per il cane di salvarsi sono piuttosto alte. In ogni caso l’animale dovrà rimanere sotto controllo e sottoposto a terapia intensiva per almeno altre 72 ore. Prevenzione Qualora si decida di cacciare in zone comunemente abitate da vipere velenose il consiglio è quello di aver con sé il numero dei veterinari della zona che probabilmente sapranno come agire in caso di morso. L’importante è non perdere la testa: abbandonare immediatamente la caccia e dirigersi verso la macchina dopo aver prestato il primo soccorso al nostro cane.



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Fucili da caccia

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Nella vasta gamma di sovrapposti che la Casa propone abbiamo scelto un modello da caccia allestito secondo la tradizione, quindi nel calibro 12/76 e con alcuni particolari estetici che, insieme alla tecnica applicata, da sempre fanno presa sulle scelte di molti clienti

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na giro mentale fra i sovrapposti fa tornare alla mente la pubblicità dell’amaro Ramazzotti che “Fa sempre bene!” come recitava il suadente messaggio degli Anni Sessanta: per noi fa sempre bene osservare quello che è stato e continua Caccia Passione 54

ad essere un segno di un cambiamento armiero epocale. La caccia del dopoguerra era ancora condotta con le classiche doppiette fra cui si trovava di tutto, dal più basso artigianato ai sommi inglesi che pochi potevano permettersi; a fianco i semiautomatici


Fucili da caccia stavano iniziando a sgomitare per farsi posto mentre filava via liscia la crescita numerica dei sovrapposti, fino ad allora assai limitati fra la massa dei cacciatori. Oggi la situazione è ben diversa, com’è naturale che sia, ma il livello d’impiego di questa tipologia rimane sempre elevato e prova ne sia l’ampliamento della gamma anche nei calibri medi come il 20 o nei piccoli come il 28 e il .410 Mg. La diatriba sulla classicità e sull’eleganza delle due canne affiancate rispetto a quelle sovrapposte non avrà mai fine: a ognuno di prediligere queste o quelle, ma ragionando di tecnica la disposizione delle due canne una sull’altra è depositaria di alcuni vantaggi che, a pari-

sti massimamente i due requisiti sopradetti. La FAIR di Marcheno ha battuto con serietà e costanza questa via divenendo la seconda azienda italiana di settore quanto a numeri prodotti: l’esame di uno dei suoi fucili acclara i motivi di tale successo e per l’occasione disponiamo di un Jubilé Prestige nel poliedrico calibro 12/76. Lo imbracciamo mettendolo in mira apprezzandone subito la bilanciatura e il peso contenuto, adeguato al calibro e al porto anche in zone disagevoli. Tradizione progettuale L’impianto tradizionale a semiperni e orecchioni assicura una resa adeguata, suffragata da una casistica di cospicua ampiezza, man-

tà di finezza del lavoro, vanno dalla maggior durata delle chiusure alla miglior centratura delle rosate mantenuta alle diverse distanze di ingaggio del bersaglio. Prova ne sia la scelta univoca di tale formula per i fucili da pedana, vere macchine da sparo a cui sono richie-

tenendo i costi entro limiti favorevoli a una dimensione commerciale di vasta diffusione. Il sistema di giunzione delle canne tramite il monoblocco di culatta consente di ricavare da un massello di acciaio legato sia le sedi delle canne stesse, sia i vincoli in gioco Caccia Passione 55


con quanto realizzato nella bascula. Vediamo in quest’ultima i semiperni con rinforzi a triangolo, le mortise cieche nel dorso, il tassello, mosso dalla chiave, sporgente dalla faccia dove è incassato un rinforzo in acciaio speciale, forato per il passaggio dei percussori. Nel monoblocco si evidenziano gli orecchioni, le sedi di scorrimento dei gambi degli estrattori con le relative leve di sgancio e le lamine di guida, e i due tenoni bassi affiancati che, inseriti nelle mortise insistono contro il traversino mediano contrastando l’avanzamento delle canne sotto sparo; la rotazione è invece bloccata dal tassello inserito nello scasso posteriore. Sul fondo della bascula scorrono le due astine per la monta delle batterie, dotate dei prolungamenti laterali per il comando degli eiettori automatici. Un nottolino a molla consente di rimettere al centro la chiave a fucile smontato. Le canne vengono forate e rettificate su spina negativa curando l’andamento sezionaCaccia Passione 56

le e le pendenze dei coni di raccordo per raggiungere la situazione ottimale di basso rinculo, quindi limitazione del colpo d’ariete, massima accelerazione della carica e ridottissima deformazione dei pallini periferici; gli strozzatori intercambiabili sono oramai un complemento vantaggioso per adeguare le rosate alle diverse situazioni venatorie o di pedana. La bindella ventilata e ombreggiata, con ponticelli saldati direttamente alla canna, conduce l’occhio al mirino sferico in ottone; risulta molto curata anche l’applicazione delle bindelline laterali, anche nel punto critico del vivo di volata. Serietà esecutiva La procedura delle macchine operatrici rende un lavoro nitido e ben eseguito, segno che ogni elemento è sotto controllo, compresi i tempi di sostituzione e riaffilatura degli utensili: ovvio che una tale cura delle componenti interne, quindi poco evidenti a un’osservazione superficiale, compor-


Fucili da caccia ti una cura almeno pari per l’esterno dove l’aspetto è il primo biglietto da visita del fucile: volumi, linee e stile sono seguiti in maniera attenta e alcune scelte vanno incontro alle richieste della clientela come le cartelle lunghe, l’applicazione della coroncina dorata sulla chiave, le incisioni correttamente eseguite a laser con ripresa manuale dove si fondono elementi rinascimentali ad altri prettamente venatori, con un risultato gradevole. Anche le diciture aziendali si rivelano accurate e spicca, fra queste, il 100% Italian Made che, di questi tempi, è un valore aggiunto di apprezzata validità.

I legni scelti fra noce di qualità medio elevata sono lavorati in maniera più che adeguata con un occhio attento all’incassatura, alle linee accattivanti e funzionali, alla tiratura delle superfici e alla realizzazione degli zigrini: ci piacerebbe che nel fissaggio del calciolo in legno riportato venissero impiegate delle classiche viti a spacco stretto e non quelle con l’intaglio a croce che lasciamo volentieri al noto mobiliere scandinavo. Il fucile merita appieno anche queste piccole, ma significative attenzioni perché, come diceva il boia saggiando col pollice il filo della mannaia “è il particolare che conta”.

Scheda tecnica

Costruttore: F.A.I.R.® srl - Fabbrica Armi Isidoro Rizzini® – via Gitti, 41, 25060 Marcheno (BS) - Tel. +39.030.861162 – Fax +39.030.8610179 – e.mail: info@fair.it – web www.fair.it Tipo: fucile a due canne basculanti sovrapposte ad anima liscia Modello: Leisure XLight Prestige Calibro: 20/76 (anche in 12/76) Bascula: in Ergal ricavata da estruso lavorato all’utensile con macchine CNC – finitura lucidata con incisioni e riporti di selvatici in metallo dorato Canne: in acciaio al carbonio, lunghe 68 cm, forature X-Cones® cromate internamente, punzonate BNP per pallini di acciaio Strozzatori: Technichoke® in numero di tre con valori ***** / **** / *** Eiettori: automatici con aste lunghe e molle inserite nel monobloc di culatta Funzionamento: monta delle batterie con basculaggio delle canne Batteria: montata sul sottoguardia – molle elicoidali su aste guidamolla – cani - percussori lanciati Scatto e sicura: scatto con monogrillo meccanico - tasto della sicura sulla codetta di bascula con selettore di sparo Mira: bindella da 8 mm ventilata con sottobindella e mirino LPA in fibra ottica rossa Calciatura: in noce con impugnatura all’inglese - calciolo in sintetico riportato – astina a becco d’anitra – trattamento Fx wood Optowood® Finiture: brunitura per canne, parti rimanenti lucidate con incisioni e riporti di selvatici in metallo dorato, grilletto dorato Lunghezza totale: 1130 mm Peso: 2450 g circa Prezzo: 1.599,00 iva 20% compresa (listino al pubblico 01/01/2011 con riserva di variazioni) Distributore: Prima Armi srl – Viale Kennedy, 8 – 10064 Pinerolo (TO) – Tel. 0121.321422 Prima@primarmi.it – www.primarmi.it Caccia Passione 57


Aziende

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FAziende agrituristiche venatorie

agrituristiche venatorie cosa dice la legge

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Aziende agrituristiche venatorie cosa dice la legge

Affascinanti e pittoresche, spesso perse nel bel mezzo di un verdeggiante e lussureggiante nulla, le aziende agrituristiche venatorie italiane stanno conoscendo negli ultimi tempi un piacevole boom evolutivo, sostenute da numerosi cacciatori che le considerano ottima soluzione per trascorrere un fine settimana venatorio in compagnia dei vecchi amici.

L

a caccia si evolve, e anno dopo anno conosce nuove tecniche e nuove forme. Una delle più gettonate degli ultimi tempi è quella che si può praticare all’interno delle aziende agrituristiche venatorie, che si sono moltiplicate dopo l’uscita della legge 157 del 92. Grazie a questa norma, molti terreni precedentemente incolti o disagiati, si sono trasfor-

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mati in opportunità di reddito per i proprietari e possibilità di contatto non mediato con la natura per i cacciatori. D’altronde quella dell’azienda agrituristica venatoria è un’ottima soluzione che abbatte le vecchie frontiere venatorie, consentendo la creazione di efficaci sinergie fra agriturismi e natura. Il cliente d’altro canto, sia esso un amante della caccia o più sem-


FAziende agrituristiche venatorie plicemente un amante della vita all’aria aperta, potrà per alcuni giorni vivere in campagna, lontano dal caos di tutti i giorni, concedendosi belle passeggiate, escursioni indimenticabili, o battute di caccia soddisfacenti e comode. Queste aziende di norma nascono il aree marginali. La location che non ha reso possibile l’avviamento efficace di una buona attività agricola e turistica, diventa un ottimo valore aggiunto per chi trasforma l’azienda agricola in azienda agrituristica venatoria. In fondo i visitatori cercano proprio questo: pace, relax e natura, tutti elementi che non possono prescindere dalla marginalità delle aree, ricche magari di selvatici e di vegetazione. Al gestore dell’attività è dunque richiesto di

ma anche permetteranno di destagionalizzare le visite, prolungando la stagione turistica. Diffusione sul territorio italiano E pare che questa soluzione soddisfi pienamente i cacciatori, almeno se si da uno sguardo alla diffusione di aziende agrituristiche venatorie in tutto il territorio italiano, con una maggiore concentrazione nel centro e nord Italia. La Toscana è la regione che deve detenere il primato per numero e qualità delle aziende agrituristiche venatorie presenti sul suo territorio, seguita dal Piemonte, dall’Umbria, dall’Emilia Romagna, dalla Puglia, dalle Marche, dalla Sardegna, dal Lazio e Basilicata. I periodi durante i quali il visitatore potrà dedicarsi alla tanto amata caccia, saranno quelli

creare un oasi non solo tranquilla, ma anche ben abitata di selvaggina, che insieme alla buona accoglienza, sarà un importante motivo di successo. Vero è che non si dovranno sottovalutare tutti quegli elementi tipici della classica ricettività turistica: il buon alloggio e l’eccellente ristorazione, che consentiranno non solo la fidelizzazione dell’ospite cliente,

previsti dai regolamenti regionali, senza alcuna eccezione e a seconda degli assetti territoriali e dalla selvaggina tipica della zona, ci si potrà dedicare alla caccia del fagiano, della lepre, delle anatre, delle pernici, della quaglia, del colombaccio, del tordo, della beccaccia, del beccaccini, del cinghiale, del daino, del capriolo, del cervo, del muflone e della volpe. Caccia Passione 61


Aziende agrituristiche venatorie: i vantaggi I cacciatori dal canto loro gradiscono questa nuova possibilità di caccia. In fondo uno degli elementi di maggior pregio è costituito dal fatto che cacciare all’interno di un’azienda privata consenta al cacciatore di impiegare meglio il proprio tempo a disposizione, sempre più spesso limitato. In questo caso all’amante dell’attività venatoria potrà essere proposto di acquistare quote selvaggina da utilizzarsi nel corso di un intero anno. Vivendo un’azienda agrituristica venatoria, si

buona azienda agrituristica venatoria, alla passione per la caccia è capace d’aggiungere la passione per la buona tavola e per la buona accoglienza, offrendo al cacciatore la possibilità di riunirsi periodicamente con il proprio gruppo di amici per trascorrere qualche giorno di tranquilla spensieratezza. Se si conta inoltre che molte strutture offrono servizi non solo per i cacciatori, ma anche organizzano belle escursioni per gli accompagnatori, si potrà comprendere il successo di queste attività che lentamente stanno na-

potrà inoltre passare una giornata fra amici, senza paura di incappare in territorio con divieti particolari, o senza il timore di ledere la libertà di chi ama passeggiare fra la natura. Altro pregio non da poco delle aziende venatorie è dato dal fatto che, a differenza degli altri territori, la selvaggina stanziale non va rarefacendosi in quanto regolata annualmente e ben gestita, senza per questo aver perso i connotati di selvaticità. Infine, una

scendo in tutto il territorio e si fanno portavoce di un nuovo contatto fra uomo e natura. La legge A regolamentare questa nuova tipologia di attività ci ha pensato la legge 11 Febbraio 1992, n. 157, per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio. Nello specifico la legge si occupa delle aziende faunistico venatorie e delle aziende agrituristico venatorie all’art. 16.

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FAziende agrituristiche venatorie Nel punto 1 si autorizza e regolamenta l’istituzione di aziende faunistico venatorie per prevalenti finalità naturalistiche e faunistiche. Le concessioni, si legge, dovranno essere corredate di programmi di conservazione

Nelle aziende agri – turistico – venatorie è invece consentito immettere e abbattere selvatici di allevamento per tutta la stagione venatoria. Il punto 2 è interamente dedicato a definire i doveri delle aziende atri turistico venato-

e di ripristino ambientale al fine di garantire l’obbiettivo naturalistico e faunistico e si sottolinea come all’interno di tali aziende è consentita la caccia nelle giornate indica-

rie. Dovranno essere situate preferibilmente in territori di scarso rilievo faunistico e sorgere in zone di agricoltura svantaggiata. Le aziende agrituristiche venatorie ancora

te dal calendario venatorio e secondo i piani di assestamento e di abbattimento. Non è ammesso, secondo la legge, immettere in tali aziende fauna selvatica dopo il 31 agosto.

hanno molta strada da fare, specialmente sul piano della comunicazione, vero è comunque che offrono al cacciatore una soluzione alternativa alla solita battuta di caccia. Caccia Passione 63


Baschieri & Pellagri cartuccia tordo in 20/70.

La Casa emiliana si avvicina ai 130 anni di attività con una proposta di cartucce da tiro e da caccia altamente specifica: esaminiamo una soluzione prettamente adatta ai migratoristi, e in maniera specifica ai tordaioli.

V

isitare il sito della Baschieri & Pellagri induce a rovistare, è il caso di usare questo verbo, in quella marea di proposte specifiche che fanno la gioia di ogni cacciatore muovendo il piacere dell’immaginazione, prima scintilla per accendere il fuoco della passione e dell’attività venatoria. Siamo andati a

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sondare fra quelle cartucce da penna lasciando un momento da parte quelle tradizionali per il fagiano o quelle evocative per la beccaccia, puntando invece su quelle adatte a una selvaggina tanto minuta quanto affascinante per chi si impone di seguirla secondo la tradizione e le conoscenze specifiche: il tordo. Bottaccio o sassello


Munizioni

che sia questo forte volatore arriva da noi dalla tundra artica dove ha nidificato nel periodo tardo primaverile, svezzando la prole nell’estate del Grande Nord. Sarà per questo forse che riveste agli occhi di molti cultori quel fascino delle terre sperdute, regno di selvaggina di ogni specie e taglia, ricche di bassa vegetazione e di acquitrini, infestate ahimè da zanzare voraci. Il passaggio avviene in date approssimate, determinate dagli eventi atmosferici per cui ogni buon cacciatore di questi volatili segue le previsione meteorologiche, ma soprattutto il proprio fiuto, il proprio istinto maturato nella sequela di stagioni dedicate a questa forma di caccia. Un buon punto di passo, per chi insidia la preda in tale sistema, è una roccaforte fatta di poche frasche, ma difesa strenuamente dall’assalto dei concorrenti con levatacce ad ore antelucane e soste prolungate nella notte prima di scorgere i lucori dell’alba udendo finalmente lo zirlare degli uccelletti in transito. L’arrivo e la ripartenza dalle zone di pastura, oliveti in particolare, riveste altrettanto interesse mentre si cambia decisamente il modo di operare quando si decide per lo scaccio, uno di qua e uno di là, fucile pronto nelle mani, sensi acuiti e sguardo penetrante come le onde radar. Cambiano in questi metodi gli approcci, ma non più di tanto le esigenze nel tiro per cui la distanza non è mai poca, la preda conserva sempre una velocità non elevatissima, ma tale da consentirle di guizzare negli spazi aperti piuttosto angusti e ridotti, ponendosi rapidamente al sicuro dalla fucilata. Il vero e proprio transito in affilo concede magari un po’ più di tempo e di visibilità per il tiro, dove però si ag-

giunge sovente la distanza quale seria difficoltà. Esigenze e soluzioni Elencati i problemi ecco la soluzione della B. & P. che, in quest’occasione, focalizziamo sul calibro 20/70, a nostro parere una giusta misura, compreso il peso del fucile, non troppo né poco, così da faticare meno nel porto sommando celerità di imbracciatura e di tiro, rinculo più che sopportabile anche per quelle fortunate giornate in cui si spara come matti. Verifichiamo allora nella Linea Mygra questa cartuccia denominata Tordo Cal. 20: il tubo in plastica gialla è inserito nel fondello metallico alto 16 mm per un totale di 70 mm su cui si applica la chiusura a stella; viene utilizzata una non specificata polvere sferica, quindi in granuli, borra PL fotodegradabile e 30 g di pallini del 9 e ½. Una carica certo consistente in relazione al calibro da cui scaturiscono una pressione massima di circa 820 bar e una V/1 di circa 390 m/sec. Le diverse scelte messe in opera, molto opportuna l’opzione del Pb n° 9 e ½, garantiscono una bella velocità iniziale con i pallini di giusta dimensione per mantenere la rosata fitta anche a distanza, una giusta letalità per il rapporto tra energia di ogni singolo pallino e sommatoria fra il numero di ferite mediamente inferte al selvatico. Le confezioni da 25/150/450 pezzi danno modo di approvvigionarsi in maniera adeguata alle proprie esigenze. Da ultimo, ma non ultimo: già gli antichi Romani consideravano i tordi una leccornia: ancor oggi una schidionata di questi uccelli si rivela piatto sopraffino, specie se catturati dopo giorni di pastura negli oliveti di cui il territorio italiano abbonda. Caccia Passione 65


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SWAROVSKI OPTIK

Ottiche

presenta la sua ghiera personalizzata per torrette balistiche al salone IWA

Grazie alle eccezionali innovazioni nel campo delle armi da caccia e delle ottiche per lunghe distanze, ora cacciare a lunghe distanze è una possibilità sempre più reale.

P

er garantire una perfetta e sicura interazione durante l’osservazione, la misurazione e il tiro quando si caccia a lunga distanza, SWAROVSKI OPTIK offre prodotti che si completano a vicenda. Poiché nel momento cruciale ogni secondo è importante, SWAROVSKI OPTIK ha sviluppato una ghiera personalizzata (PBC) per le sue torrette balistiche che offre al cacciatore tutto il supporto di cui ha bisogno e che rende ancora più facile e sicuro il tiro a lunga distanza. Quando si cacciano prede lontane, una distanza considerata impegnativa da un cacciatore potrebbe essere ritenuta ordinaria amministrazione da un altro cacciatore. Per poter offrire a ciascuno un supporto ottimale nel momento cruciale, SWAROVSKI OPTIK, oltre a innovazioni come il programma per tiri angolati SWAROAIM per i binocoli EL Range o lo zoom 6x, ha sviluppato una ghiera personalizzata per tutti i suoi cannocchiali da puntamento con torretta balistica (Z6(i), Z5 e Z3). A partire dalla fine di marzo del 2014, la ghiera può essere ordinata presso rivenditori specializzati.

ghiera personalizzata in funzione dei propri dati balistici con distanze di tiro corrispondenti chiaramente incise sulla ghiera. La ghiera personalizzata PBC di SWAROVSKI OPTIK offre al cacciatore la possibilità di utilizzare più distanze di puntamento invece dei soli tre riferimenti disponibili sulle torrette balistiche. Il cacciatore può dunque leggere direttamente la distanza di tiro attraverso incisioni ben leggibili riportate sulla ghiera personalizzata della sua torretta balistica, selezionare l’impostazione desiderata in pochi secondi ed essere sicuro di andare a segno. In un qualsiasi momento è possibile passare dall’uso della ghiera personalizzata al sistema tradizionale basato su anelli di regolazione e viceversa, senza bisogno di puntare nuovamente l’arma. Non è più necessario applicare etichette adesive per contrassegnare le distanze.

Come viene dunque personalizzata la ghiera? È innanzitutto necessario immettere i valori relativi alle munizioni utilizzate, l’altitudine sul livello del mare, ecc. e i dati relativi al proprio cannocchiale da puntamento utilizzando il programma balistico di SWAROVSKI OPTIK. Oltre all’immissione di questi dati può essere utile misurare la velocità d’uscita per la combinazione arma/munizione in modo da ottenere la massima precisione alle distanze di puntamento selezionate. Il programma calcolerà quindi i valori necessari per la personalizzazione della ghiera PBC. Sulla base dell’analisi dei dati balistici specificati, il vostro Una ghiera individuale e personalizzata rivenditore SWAROVSKI OPTIK potrà ordinare una per torrette balistiche che offre numerosi ghiera personalizzata con le distanze preferite appositamente incise. La ghiera personalizzata può essere vantaggi Su ogni torretta balistica può ora essere montata una montata facilmente e rapidamente sul cannocchiale Caccia Passione 67


da puntamento senza bisogno di puntare nuovamente l’arma. Uno speciale rivestimento anodizzato protegge la ghiera PBC dalla corrosione e da danni esterni. È inoltre prevista un’apposita sporgenza che permette di controllare al tatto la distanza di puntamento e consente una presa più confortevole e un uso più sicuro della ghiera, anche con guanti e con luce crepuscolare. Opzioni per le incisioni personalizzate Sono disponibili varie opzioni di personalizzazione per quanto riguarda l’incisione della ghiera. Va tuttavia notato che le incisioni fanno sempre riferimento a munizioni specifiche. Se dunque cambiano i dati balistici, è necessario montare una nuova torretta con incisioni corrispondenti. La distanza di puntamento può essere selezionata individualmente con tutte queste opzioni. La distanza minima è comunque sempre

Programma balistico di SWAROVSKI OPTIK: semplice e accurato Il programma balistico di SWAROVSKI OPTIK è uno strumento utile per calcolare la traiettoria di tiro. Questo programma gratuito dall’interfaccia intuitiva calcola e genera dati balistici accurati per reticoli di tiro a lunga distanza o per la torretta balistica. Il programma balistico è inoltre disponibile in versione per smartphone e tablet PC e può essere scaricato da ballisticprograms.swarovskioptik.com. Il tool per la configurazione della ghiera personalizzata per torretta balistica verrà messo a disposizione a partire dalla fine di marzo del 2014. Sulla base dell’analisi dei dati balistici, il vostro rivenditore SWAROVSKI OPTIK potrà ordinare una ghiera personalizzata con le distanze preferite appositamente incise.

100 m/yd. La distanza di puntamento richiesta viene sempre mostrata attraverso un numero a 3 cifre. È possibile scegliere tra le seguenti opzioni per l’incisione delle distanze: 1. Una linea lunga ogni 50 m/yd e un numero ogni 100 m/yd (ad esempio 3 = 300 m/yd). 2. Oltre alla prima opzione, è possibile aggiungere una linea corta ogni 25/75 m/yd a partire da 300 m/ yd. 3. Questa opzione è uguale all’opzione 1, con l’aggiunta di linee a 50 e 10 m/yd. Ogni singolo click è contrassegnato da una linea corta incisa. 4. È inoltre possibile limitare la distanza massima di tiro in modo che non vi siano altre linee incise oltre tale distanza.

Una cosa è legata all’altra: perfetto equipaggiamento di SWAROVSKI OPTIK Per una perfetta interazione durante l’osservazione, la misurazione e il tiro, SWAROVSKI OPTIK ha messo a disposizione prodotti che si completano a vicenda proprio per offrire all’utente la massima sicurezza. Attraverso un telescopio da osservazione come l’ATX/ STX, SWAROVSKI OPTIK offre uno strumento ideale per riconoscere i dettagli a lunghissima distanza. Il telemetro e il programma per tiri angolati SWAROAIM disponibili sui binocoli EL Range forniscono dati accurati e completi in pochissimi secondi. Un’altra cosa molto importante per l’accuratezza del tiro è la preziosa assistenza offerta dal cannocchiale da puntamento dotato di ghiera personalizzata per torretta balistica.

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Anche se l’attrezzatura da caccia diventa sempre più precisa, ciò che conta alla fine è la vostra abilità di cacciatori. La Torretta Balistica (BT) di SWAROVSKI OPTIK consente di «fissare il punto» e di dare più sicurezza nei tiri a lungo raggio. Il nuovo meccanismo di blocco impedisce la rotazione involontaria della Torretta Balistica. La Torretta Balistica è facile da configurare e si adatta in modo preciso alla vostra arma, alle vostre munizioni e alle vostre esigenze personali. A proposito: Provate il nostro programma balistico.

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Racconti di caccia

Caccia alla beccaccia in Sicilia

Le emozioni di un cacciatore siciliano che scopre il fascino della caccia silenziosa alla beccaccia

M

io nonno ha cacciato beccacce fino vedano con anticipo qualsiasi tua mossa. Staall’età di novant’anni. Mio padre vo cacciando in compagnia di Sri, la mia belha cacciato beccacce fino a qual- lissima setter inglese, ostinata più di me, ma la che anno fa. Entrambi hanno sempre appeso giornata era iniziata male: ci eravamo imbatal collo dei propri ausiliari un piccolo cam- tuti in una beccaccia che ne sapeva una più del pano di segnalazione, che i boschi della no- diavolo. La scena che si è ripetuta almeno sei stra Sicilia, non ci crederai, ma sanno essere volte era sempre la stessa: non appena il beeparticolarmente fitti, e le montagne piuttosto per iniziava a suonare e io mi avvicinavo con scoscese. Io ho imparato tutto da loro due, ma una certa difficoltà e fatica al mio cane in ferma (la macchia menegli ultimi tempi le cose sono piuttosto ...T’immagini l’emozione? Im- diterranea non rende cambiate e la mia in- bracciai il mio fucile, misi a certo agevole il lavoro del cacciatore in segnante è diventata la beccaccia, la regina fuoco l’obiettivo e ascoltai qualsiasi angolo della o come mi piace chia- per un po’ il mio cuore e l’emo- Sicilia) la beccaccia ci salutava e quando marla, il fantasma.La zione che mi aveva irrigidito io arrivavo sul luogo verità è che mio nonno non conosceva la tutto il corpo. <<Non puoi sba- di lei rimaneva solo l’intensa e calda usta. pressione venatoria gliare>> dissi tra me e me… cui oggi sono sottoPremetto che la mia poste le beccacce e tanto meno mio padre, che cagna non è una che si arrende e proprio per quando ha iniziato ad averne un assaggio ave- questo riusciva ogni volta a ritrovare la rimesva già i suoi acciacchi e stava pensando di ab- sa: quello che alla fine ha ceduto sono stato io. bandonare la caccia. Io che di anni di caccia ne Al sesto tentativo non mi sentivo più in grado dovrei avere davanti ancora un bel po’, a Dio di mettere sotto tiro, seppure avessi incontrato piacendo, più che abbandonare ho preferito quel fantasma. Con un po’ di rabbia e di scontrovare una soluzione al problema, e la solu- forto in corpo decisi di tornarmene a casa, ma zione che sono riuscito a trovare è stata una come ogni buon cacciatore che si rispetti, ho solamente: cacciare in silenzio.Sono giunto a rimuginato sull’avvenuto per tutta la giornata. questa conclusione la scorsa stagione venato- La mattina dopo puntuale come un orologio ria, uno degli ultimi giorni di caccia quando le ero sul posto con la soluzione in mano. Decisi beccacce, lo saprai meglio di me, sembra pre- di mettere al collo di Sri il beeper e di concedeCaccia Passione 71


re almeno un tentativo alla tecnologia. Il cane che oramai conosceva con una certa precisione i luoghi di pastura della nostra acerrima nemica comune, trovò presto la beccaccia e le si avvicinò molto lentamente. La situazione si metteva piuttosto bene per noi due: io cercai immediatamente un buon piazzamento ma al primo debole beep vidi la beccaccia volare via, sicuramente ridendo di noi due. La scelta a quel punto fu obbligata. Richiamai Sri e decisi di toglierle il beeper sperando che le cose andassero bene e che lei si comportasse come al solito. D’altronde conoscevamo entrambi quei territori come le nostre tasche, e questo sarebbe tornato certo a nostro favore. Dopo pochi minuti Sri scomparve nel fitto della macchia e io iniziai a dubitare della mia strategia istigata

Caccia Passione 72

da quell’istinto predatorio che di tanto in tanto non controllo. Sapevo dove cercarla e quindi la fase di incertezza durò davvero poco e ad un tratto la trovai fremente, con i gomiti a terra e con la coda leggermente rialzata. La beccaccia evidentemente le stava davanti. T’immagini l’emozione? Imbracciai il mio fucile, misi a fuoco l’obiettivo e ascoltai per un po’ il mio cuore e l’emozione che mi aveva irrigidito tutto il corpo. <<Non puoi sbagliare>> dissi tra me e me… come no? Sbagliai e la beccaccia ci mise niente ad involarsi. La seguii con altri due colpi ma niente, la maestra era andata e Sri, lo ricordo bene, mi guardò malissimo. Ma entrambi avevamo vinto: avevamo scoperto di essere in grado di cacciare in silenzio e le giornate seguenti ci premiarono per la nostra astuzia.


Racconti di caccia

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Accessori per la caccia Pattadese, Coltelli di Sardegna per Tradizione. Si tratta di un coltello a serramanico, dalla linea affusolata e sinuosa con il manico in monoblocco con un’anima in ferro o ottone, compresa tra due guance in corno. Anticamente, ma anche oggi, veniva commissionato a seconda delle esigenze che andava a servire. Il corno usato per la realizzazione del Pattadese è di muflone o montone, Per ulteriori info segui il link: Pattadese, coltelli di Sardegna per tradizione

Hornady Lock-N-Load Sonic Cleaner e i 100 bossoli come nuovi È possibile, disponendo dell’attrezzatura adatta la pulizia dei bossoli, prima di procedere con ogni ulteriore criterio di selezione, può determinare il più indimenticabile dei successi sportivi se ben eseguita, oppure il più doloroso sconforto se sottovalutata. Dalla Hornady Manufactoring Company di Grand Island, Nevada, ci giunge notizia di questa nuova pulitrice elettrica per bossoli, la cui concezione coinvolge la tecnologia degli ultrasuoni applicata alla ricarica. La macchina può pulire, in una sola sessione, cento bossoli calibro .308 Winchester, oppure ben duecento in calibro .223 Remington. Per ulteriori info segui il link: http://www.hornady.com/

Il collare beeper “CANIBEEP RADIO PRO” mette in comunicazione cane e cacciatore Il CANIBEEP RADIO PRO della Canicom è un collare beeper ideato per stabilire un contatto tra il cane ed il padrone. E’ stato progettato per consentire al cacciatore di localizzare il cane quando è in ferma, in cerca o quando si ritiene necessario. Durante le battute di caccia, spesso, è necessario stabilire un contatto con il cane ai fini di una buona riuscita della stessa. Canibeep Radio Pro è un collare beeper dotato di telecomando, che permette al cacciatore di localizzare immediatamente il cane fino a 300 mt. Per ulteriori info segui il link: Canibeep Radio Pro Caccia Passione 74


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Caccia Passione 76


Veterinaria

Sindrome di Wobbler

Sindrome poco nota, quella di wobbler causa instabilità e insicurezza nella camminata del tuo cane che può degenerare nella totale paralisi degli arti anteriori e posteriori.

I

l cane affetto da questa malattia è caratterizzato da una certa instabilità sulle zampe e da un notevole traballamento. Detta anche spondilolistesi, instabilità vertebrale cervicale, spondilopatia cervicale, malformazione cervicale, in realtà la malattia consiste in un fenomeno compressivo del midollo spinale cervicale che può colpire i cani in giovane età, specie quelli di taglia grande e molto grande come ad esempio il San Bernardo, l’Alano, ma anche il Mastiff, Labrador, Dalmata etc, ma che spesso colpisce il cane intorno ai 6 anni, specialmente se maschio. In generale queste compressioni si presentano a causa di una instabilità vertebrale, ma anche per colpa della malformazione della struttura ossea, cattiva articolazione scheletrica e alterazioni del lume nel canale spinale. I sintomi sono chiari fin da subito visto che il cane presenta difficoltà nella locomozione e nei casi più gravi anche disturbi neurologici. Inizialmente i problemi motori possono essere però compensati dalle parti non lese: il problema vero si ha con l’espandersi della malattia che lentamente diviene irreversibile e può, nei casi più drastici, portare alla paralisi delle 4 zampe. I primi sintomi visibili dal proprietario sono relativi alla camminata del cane, che articola passi più lunghi con gli arti posteriori, ma lentamente la malattia coinvolge anche gli arti anteriori che si fanno più rigidi e obbligando il cane a muovere passi sempre più piccoli. I fattori che normalmente accentuano la malattia sono una crescita troppo veloce: questa può essere causata da un’alimentazione potenziata con troppo calcio, fosforo ma anche proteine.

Pericolosi anche i traumi e non di rado la causa principale è una predisposizione genetica. Barcollamento, paresi e anomalia nella postura del collo insieme con resistenza alla manipolazione della zona cervicale sono tutti allarmi che debbono avvisare il proprietario che c’è qualcosa che non va. Altre avvisaglie sono relative ad una certa incontinenza da parte del cane, ma anche cedimenti durante una qualsiasi attività fisica, la quasi totale impossibilità all’accoppiamento e al sollevarsi da terra. Non è raro che la sindrome di Wobbler venga confusa con altre similari: la mielopatia generativa ad esempio provoca sintomi analoghi, come le patologie vascolari e i tumori cerebrali; quel che conta è che la diagnosi, meglio se precoce, sia confermata da esami clinici. In quel caso la guarigione può essere addirittura completa, insieme con il recupero dell’uso delle zampe anteriori e posteriori. Gli interventi sono chiaramente chirurgici, preceduti da qualche risonanza magnetica o radiografie. All’intervento segue una più o meno lunga riabilitazione post operatoria conclusa la quale il cane potrà considerarsi completamente guarito. Nei casi di sindrome lieve però non è raro si tenti di migliorare la situazione con l’esclusivo uso di antinfiammatori e di posta a riposo dell’animale che potrà essere gessato o bloccato all’altezza della testa. Il consiglio dunque è sempre lo stesso: osserva il tuo cane, portalo periodicamente da un veterinario e riservagli tutte le attenzioni che lui riserva a te; in questo modo si potranno evitare tante complicazioni lunghe e pericolose. Caccia Passione 77


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