Cacciapassione luglio agosto2014

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ANNO III nr.07 - Luglio-Agosto 2014

caccia passione Dedicato a chi ha la passione per la caccia nel sangue

Caccia e cacciatori:

• Preapertura alla tortora, prove generali di caccia

Caccia all’estero:

• Caccia in Svezia, emozioni venatorie sull’isola di Gotland

Caccia di selezione:

• Caccia al capriolo, il prelievo delle femmine

Cani da caccia:

• Fischio, il cane con il senso del selvatico

Strategie di sopravvivenza animle

il Mimetismo


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ANNO III nr.07 - Luglio-Agosto 2014

caccia passione Dedicato a chi ha la passione per la caccia nel sangue

in copertina Strategie di sopravvivenza animale

il mimetismo

Caccia e cacciatori:

• Preapertura alla tortora, prove generali di caccia

Caccia all’estero:

• Caccia in Svezia, emozioni venatorie sull’isola di Gotland

Caccia di selezione:

• Caccia al capriolo, il prelievo delle femmine

Cani da caccia:

• Fischio, il cane con il senso del selvatico

Strategie di sopravvivenza animle

il Mimetismo

Il fascino del mimetismo: una strategia di sopravvivenza antica di millenni che ancora oggi consente la riproduzione e la fortuna di alcune specie a discapito di altre.

sommario Anno III Nr. 07

14 Stanziale/migratoria:

dimmi che becco hai e ti dirò chi sei

Pg 6 News ed eventi venatori

a cura della redazione

Pg 8

S tanziale & migratoria: strategie di sopravvivenza animale, il mimetismo. Claudia Zedda

20 Caccia e cacciatori:

preapertura alla tortora, prove generali di caccia.

Pg 14 Stanziale & migratoria: dimmi che becco hai e ti dirò chi sei Kalaris

Pg 20 Caccia e cacciatori: preapertura alla tortora, prove generali di caccia.

24 C accia all’estero: caccia

in Svezia, emozioni venatorie sulll’isola di Gotland.

Caccia Passione 2

Claudia Zedda

Pg 24 Caccia all’estero: caccia in Svezia, emozioni venatorie sulll’isola di Gotland.

Kalaris

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Sommario Stanziale/migratoria: strategie di sopravvivenza animale, il mimetismo.

Pg 58 Ottiche: Zeiss e Bignami presentano le novitĂ . Emanuele Tabasso

Pg 62 Racconti venatori: caccia ai trampolieri

Kalaris

Pg 68 Veterinaria: i grassi nella dieta del cane da caccia. Rosalba Mancuso

Pg 30 C accia di selezione: caccia al capriolo, il prelievo delle femmine.

Claudia Zedda

30 Caccia di selezione: cac-

cia al capriolo, il prelievo delle femmine.

Pg 36 Cani da caccia: Fischio, il cane con il senso del selvatico

Claudia Zedda

Pg 42 Armi: fucili da caccia, eseguire la manutenzione in sicurezza.

Rosalba Mancuso

Pg 48 Fucili da caccia: Fabarm XLR5 Gold, la soliditĂ come base, e i particolari come pregio.

36 Cani da caccia:

Fischio, il cane con il senso del selvatico

Emanuele Tabasso

Pg 54 Munizioni: la cartuccia Federal, in .30-06 sprg e palla Power shok. Emanuele Tabasso

42 Armi: fucili da caccia, es-

eguire la manutenzione in sicurezza. Caccia Passione 3


ESSENZA DI TECNOLOGIA, POTENZA E DESIGN

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Editoriale Tutto si anima.. La stagione venatoria è alle porte.. Ormai ci siamo, il conto alla rovescia è partito, mancano ancora pochi giorni alla fatidica data di apertura della stagione venatoria 2014/2015. Tutto si anima, noi cacciatori cominciano la meticolosa verifica dell’attrezzatura, dell’abbigliamento, la conta delle cartucce, e ogni volta ci poniamo la solita fatidica domanda, avrò tutto? E il cane? il mio più grande amico/alleato che mi accompagna e, nel bene e nel male, allieta ogni mia uscita, l’avrò allenato abbastanza o forse avrei potuto dedicargli un po’ più di tempo? Sarà pronto per affrontare al meglio questa nuova stagione? … Certo, se la legge mi avesse consentito di farlo correre senza troppe restrizioni probabilmente saremmo stati entrambi molto più contenti ma, dura lex sed lex, e quindi mi autoconvinco di avere fatto almeno il minimo sindacale, ripromettendomi però di aumentare il ritmo quando sarà possibile… in fondo, anche io ho bisogno di uno stimolo in più per fare un po’ di fiato e gambe! Sono mediamente soddisfatto, il mio cane è allenato, l’attrezzatura è controllata e efficiente, la forma fisica potrebbe essere migliore, ma ancora mi permette almeno di non farmi prendere in giro dagli amici, il calendario venatorio è uscito, e visitando i forum e i siti specializzati, puntualmente, come ogni anno, verifico che già cominciano le prime avvisaglie polemiche sulle eventuali aperture anticipate, sulle giornate, sugli ATC, sulle specie cacciabili, ecc. È un pièce teatrale che viene replicato ogni nuova stagione, quasi come se verso la metà di agosto, un regista dormiente si risvegliasse dalla pigrizia del caldo sole estivo e mettesse in scena la solita vecchia sceneggiatura. Vabbè, mi consolo perché in fondo è tutto normale, in linea con gli altri anni, dove tutto diventa poi il contrario di tutto, assumendo un contorno di rassicurante consuetudine. Poi ripenso al caldo sole estivo e, visto che questo anno non possiamo proprio dire che ci abbia fatto soffrire e penare, mi dico, non sarà proprio il meteo a farci qualche simpatico scherzetto? E allora, come fossi un ingegnere della NASA in previsione del lancio dello Shuttle, comincio a studiare i siti meteorologici… alta pressione, bassa pressione, anticiclone delle Azzorre, fronte caldo e fronte freddo, sole, pioggia, vento, guardo non solo il tempo in Italia, ma studio anche quello degli altri Paesi che normalmente sono attraversati dalle rotte migratorie… poi, di colpo, dopo aver acquisito informazioni scientifiche che in linea di massima non mi saranno utili più di tanto, mi fermo, incrocio lo sguardo del mio cane seduto affianco, e mi ricordo che chi governa la caccia non sono la scienza e la tecnologia, ma è la passione, il vivere la natura come essa ci viene proposta, in maniera semplice e spontanea, rispettandola e ringraziandola ogni qual volta ci regala una giornata di caccia. Guardo nuovamente il mio cane e penso che, ancora una volta, è proprio da lui che devo prendere esempio: dalla felicità incondizionata che manifesta ogni volta che mi vede prendere il fucile, dalla naturalezza e spontaneità dei suoi atteggiamenti che non vengono influenzati dal meteo o da altre interferenze esterne, e dallo sguardo sempre amorevole, anche se a volte severo, che mi rivolge quando “padello” il selvatico che lui con fatica e passione mi ha scovato. E allora chiudo tutto e comincio a sognare come sarà la mia prossima stagione venatoria, ripromettendomi di fare in modo di renderla il più semplice, spontanea e naturale possibile, e di assaporare con gioia e naturalezza ogni singolo istante, soleggiato o piovoso, proprio come il mio fedele amico a quattro zampe!

Pierfilippo Meloni


Federcaccia: Apertura della Stagione Venatoria, “In bocca al lupo!” di Dall’Olio per l’imminente apertura della Stagione Venatoria 2014-2015 il Presidente Dall’Olio rivolge ai cacciatori italiani il proprio “In bocca al lupo!”.

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tutta la famiglia dei cacciatori italiani, ovunque siano e a qualsiasi forma di caccia dedichino la loro passione e il loro impegno, a nome mio personale e della Federazione Italiana della Caccia, rivolgo il più sincero e caloroso “In bocca al lupo!” L’apertura, e così ogni giorno di caccia dei mesi che ci aspettano, deve essere un momento in cui ritrovare il nostro equilibrio di uomini nel troppo spesso caotico scorrere della vita di tutti i giorni; di condivisione con gli amici, di una rispettosa immersione nella natura e nell’ambiente. Perché sia veramente tale, sento l’obbligo di rivolgere anche quest’anno un richiamo alla prudenza e all’attenzione che devono caratterizzare ogni nostra azione e accompagnarsi all’altrettanto importante senso di responsabilità che dobbiamo esprimere con i nostri comportamenti nei confronti della fauna, dell’ambiente e del territorio che ci ospita. Correttezza comportamentale ed eticità del prelievo non significano solo l’ovvio, anche se non scontato,

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rispetto delle leggi, ma anche e forse addirittura in maniera ancor più forte quello di tutte le regole non scritte che ogni forma di caccia ha e che dovrebbero essere radicate in ogni vero cacciatore. Un cacciatore che della caccia non dimentica i valori, le tradizioni, la cultura millenaria, ma la sa adattare alle mutate condizioni, mediando la passione con la ragione. Non banalizziamo l’atto del prelievo, ma ritroviamo le sue motivazioni più profonde, riconoscendo a quel selvatico che incarnieriamo il suo pieno valore. Una consapevolezza propria della cultura rurale, legata a un rispetto ancestrale per il cibo. Un valore simbolico certo, che ancora rappresentiamo consumando il frutto delle nostra attività venatoria seduti a tavola con la famiglia e gli amici, ma insieme anche valore materiale, nutrizionale, qualitativo e anche, perché no, economico. Fermiamoci a riflettere infatti cosa ha rappresentato in termini di lavoro ed energie spese a far sì che quel selvatico abbia potuto nascere, crescere o decidere di fermarsi su un determinato territorio. Riflettiamo su questi aspetti vivendo la nostra passione con sincera attenzione per le condizioni dell’ambiente e lo stato di salute della fauna che da questo in gran parte dipende. Sono convinto che la caccia, intesa come attività sostenibile all’interno di un processo gestionale più ampio e articolato, sia una risorsa insostituibile per costruire e mantenere un ambiente sano ed equilibrato, capace di essere anche volano economico, opportunità di lavoro e fonte di una più alta qualità della vita per tutti i cittadini. Leggi tutto su www.cacciapassione.com


News venatorie Arci Caccia Grosseto, “in bocca al lupo per l’apertura” Arci Caccia Grosseto, in bocca al lupo per l’apertura della caccia domenica 21 settembre; sarà una giornata di festa e di serenità. Una nuova stagione di caccia è ormai alle porte. L’apertura generale della caccia, dopo la parentesi della pre apertura, come prevede la legge e nel rispetto delle indicazioni della scienza, è fissata per domenica 21 settembre. Vagante o da appostamento, con o senza l’ausilio del cane, domenica mattina ci ritroveremo per boschi e campagne, da soli o in compagnia di giovani, donne, anziani, rispettosi delle produzioni agricole e attenti a garantire le massime condizioni di sicurezza. Sarà una festa perché si rinnova un rito che ha segnato la storia, le tradizioni e la cultura dei nostri territori. Per il maestro Mario Rigon Stern,

come si legge anche nel nostro sito regionale, la caccia è libertà, sole, spazi, tempeste. Per altri è vivere la natura con responsabilità. Oggi la caccia è legata alla conservazione della natura e alla gestione del patrimonio faunistico. Per questi motivi risponde agli interessi generali del Paese, a maggior ragione nella fase della crisi allorché si punta, giustamente, sulla bellezza e sulla qualità dei nostri paesaggi e delle nostre produzioni per far ripartire l’economia rafforzando il marchio del “Made in Maremma” apprezzato in tutto il mondo. Leggi tutto su www.cacciapassione.com

CNCN, “La natura ha bisogno dell’impegno di tutti, senza pregiudizi” Il CNCN plaude alla collaborazione appena siglata tra Associazioni Venatorie e Legambiente: “La natura ha bisogno dell’impegno di tutti, senza pregiudizi”.

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egambiente, Federcaccia, ArciCaccia e Anuu Migratoristi alla vigilia della nuova stagione venatoria hanno dato vita ad un piano triennale di lavoro comune sui principali e più urgenti temi di difesa della biodiversità e del territorio. “Si può davvero parlare di un nuovo modo di fare politica ambientale, matura e finalmente in grado di affrontare le reali necessità del nostro territorio, emerse chiaramente anche in questa estate funestata da alluvioni e frane, ma anche di metterne a frutto le potenzialità, come la valorizzazione del patrimonio faunistico nazionale, una particolare attenzione alle specie problematiche che vanno anche considerate come una risorsa e il mantenimento della biodiversità e degli ecosistemi italiani”, questo il commento del presidente

del CNCN, avv. Giovanni Ghini, a margine del patto di collaborazione siglato dalle associazioni venatorie maggiormente rappresentative a livello nazionale, Federcaccia e Arci Caccia, e Legambiente, la principale associazione ambientalista italiana. Come si legge nella nota congiunta delle tre associazioni si tratta di una “riforma strutturale, in cui strumenti, mission e l’interpretazione delle politiche di cooperazione per il contrasto delle illegalità a danno della natura e degli animali selvatici, subiscono un radicale cambiamento d’approccio. La cooperazione non è più semplicemente un progetto di sviluppo sostenibile ma un preciso impegno operativo verso un orizzonte ampio che chiama ad una partecipazione attiva”. Leggi tutto su www.cacciapassione.com Caccia Passione 7


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Stanziale & migratoria

Strategie di sopravvivenza animle

il Mimetismo

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Strategie di sopravvivenza animle

il Mimetismo Il fascino del mimetismo: una strategia di sopravvivenza antica di millenni che ancora oggi consente la riproduzione e la fortuna di alcune specie a discapito di altre.

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uella del mimetismo è una strategia di sopravvivenza che funziona bene per gli esseri umani, figuriamoci per gli animali. Oggi parliamo di volatili e delle tecniche mimetiche che sono in grado di mettere in atto per sopravvivere, per predare e per difendersi.

sivamente ai volatili. Ne fanno un gran utilizzo insetti e pure rettili‌., sfoggiando una serie di tecniche piuttosto elaborate che l’evoluzione ha consentito venissero sempre piĂš sviluppate, favorendo appunto gli esemplari che hanno dato loro importanza. Il mimetismo utile per nascondersi da un predatore, confondendosi Animale che vai, mimetismo che trovi. con lo sfondo naturale da un punto di vista Il mimetismo non è cosa che appartiene esclu- squisitamente cromatico non esaurisce qui le Caccia Passione 10


Stanziale & migratoria sue potenzialità. Per quanto si ritiene sia una tecnica di difesa, non di rado è una forma di attacco di notevole importanza; non è raro che i predatori utilizzino questa tecnica per nascondersi alla preda durante la fase di avvicinamento, anche in questo caso confondendosi cromaticamente con l’ambiente che li circonda. Inoltre il mimetismo può essere anche una tecnica grazie alla quale una preda dissuade il predatore dall’avvicinamento, incutendo fondatamente o infondatamente un certo timore.

che li circonda. Inoltre la colorazione delle piume è indispensabile anche per il riconoscimento durante la stagione riproduttiva ad esempio, e secondo alcuni sarebbe un fattore influente anche in fase di migrazione, quando grazie non solo a richiami acustici ma anche cromatici i volatili riuscirebbero a creare un gruppo compatto di volo.

in base alle fasi della vita o alle stagioni, o di livree piuttosto vistose e colorate, il piumaggio degli uccelli e le variazioni trovano risposta in almeno due necessità: la giusta colorazione delle piume è spesso utilizzata abilmente per il mimetismo da eventuali predatori. Gli uccelli, è piuttosto noto, viste le colorazioni naturali e screziate, riescono a confondersi alla perfezione con l’ambiente naturale

vantaggio la situazione. Come accennato il mimetismo è una tecnica di sopravvivenza sfruttata altamente dalle prede ma non sottovalutata nemmeno dai predatori per un eventuale, tacito avvicinamento. Ecco le cinque forme di mimetismo ad oggi conosciute: • il mimetismo aggressivo. Viene sfruttato da quegli animali che presentano un aspetto per niente aggressivo, tale da non mettere

Mimetismo: tutte le tipologie. Ci si mimetizza con i fiori o con le foglie, con i rami o con le rocce, con la sabbia o Il mimetismo nei volatili. con l’acqua, insomma la natura è un ottimo Spesso dotati di piume che cambiano colore nascondiglio per chi sa sfruttare a proprio

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in allerta la preda. Si tratta di un mimetismo piuttosto noto alla poiana ad esempio o al cuculo europeo. Quest’ultimo ad esempio è ben noto per essere un parassita di nidi a cinque stelle. Comunemente deposto nei nidi altrui, le madri adottive sono felici di covarli fino alla schiusa: peccato che questa specie adottiva sia piuttosto forte e grande, e riuscirà ad estromettere i legittimi piccoli proprietari del nido; • il mimetismo criptico. Si tratta di un mimetismo piuttosto noto ai volatili che consente loro di confondersi con l’ambiente che

delle nevi è rimane sempre bianco, la pernice bianca, bianca lo diventa solo durante l’inverno. Simpatico anche il mimetismo del tarabuso, una sorta di airone, che quando spaventato allunga la testa all’insù fra le canne, diventando praticamente invisibile a chi lo cerca. Il mimetismo perfetto è da imputare anche alla colorazione delle sue piume che gli consente una fusione perfetta con l’ambiente. Insomma la natura nel suo caso ha fatto davvero un bel lavoro; • mimetismo fanerico e batesiano (l’animale finge di somigliare ad animali potenzial-

li circonda. Da segnalare che non sempre l’intero corpo diventa oggetti di mimetismo: non di rado solo una parte del corpo si confonde con l’habitat, specie quando di mezzo c’è un predatore che da loro la caccia. Interessante inoltre ricordare che alcune specie tendono a modificare il proprio piumaggio durante alcuni periodi dell’anno per passare totalmente inosservati: se ad esempio il gufo

mente pericolosi), mimetismo mulleriano (due specie diverse che abitano lo stesso luogo si imitano a vicenda lanciando un univoco segnale di pericolo al predatore) sono invece mimetismi che riguardano solo incidentalmente i volatili. Conoscere le varie forme di mimetismo è piuttosto importante per i cacciatori: spesso e volentieri è sufficiente saper guardare per trovare più facilmente quel che si sta cercando.

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Stanziale - migratoria

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Dimmi che becco hai e ti dirò chi sei!

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Stanziale & migratoria

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Dimmi che becco hai e ti dirò chi sei!

Il segreto per diventare un buon cacciatore sta tutto nelle proprie capacità di osservazione: saper osservare è importante per poter trovare la giusta posizione, per scoprire le abitudini del selvatico al quale si da la caccia, per intuire l’arrivo della pioggia o di una bella giornata di sole. Un esercizio niente male per allenare il proprio spirito di osservazione è quello di prestare interesse al becco dei volatili.

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pesso e volentieri sottovalutato, il becco da una marea di informazioni, che potranno tornare utili, sulle abitudini alimentari e non solo del volatile.

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Tutta questione di alimentazione. La conformazione del becco è determinata soprattutto dalle abitudini alimentari del volatile che nel corso dei secoli hanno imposto


Stanziale & migratoria la formazione di un certo becco piuttosto che di un altro. Ci avevi mai pensato? Non è un caso che uccelli anche molto diversi fra loro, che si cibano di uno stesso alimento, abbiano becchi sostanzialmente similari. Scientificamente il fenomeno è detto di convergenza adattiva: per dirla facile, una medesima necessità impone una forma di sviluppo identico.

ti di un becco piccolo e robusto che deve essere in grado di spaccare la buccia dura dei semi per il consumo del frutto. Non è casuale che questi volatili siano dotati di un becco forte e pure di una robusta muscolatura che lo muova, avvolta tutta intorno al cranio. Basti pensare che questi animali minuti sono in grado di generare una orza superiore ai 35 chilogrammi solo facendo pressione sul becco. Sorprendente se si pensa che alcuni di questi piccoli pennuti pesano meno di un chilo. E’ importante inoltre ricordare che il consumo dei semi da parte degli uccelli è fatto piuttosto comune: tutto merito del grande potere energetico che sono in grado di regalare e del loro ridotto peso che non interferisce con il successivo volo dell’uccello.

Becco sì ma senza denti. Un dettaglio da non sottovalutare è infatti la mancanza, negli uccelli, dei denti. Il becco dunque deve dare la possibilità all’uccello non solo di acchiappare il cibo, ma pure di sminuzzarlo a dovere per ingerirlo. Non è un caso che i volatili siano dotati del proventriglio, uno stomaco ghiandolare la cui funzione è quella di dare avvio alla digestione del cibo grazie al rilascio di alcuni enzi- I mangiatori di pesci. mi. A sopperire la mancanza di denti però Piuttosto comuni sono anche i mangiatori di

ci pensa lo stomaco muscolare, il ventriglio. pesci: in questo caso il becco sarà dotato di lamelle rostrali o di uncini lungo tutto il perimetro del becco: in questo modo il loro I mangiatori di semi. Comunemente li si riconosce in quanto dota- alimento principale, il pesce, comunemenCaccia Passione 17


con l’uso del proprio becco sondano il terreno, alla ricerca di un lauto pasto.

te scivoloso e viscido, non potrà scappare. Il pellicano è uno degli ittiofagi più noti: pesca grazie all’utilizzo del becco, grandi quantità di pesce nelle acque basse, riempendo la grande tasca di cibo e di acqua. Quest’ultima verrà poi gettata via sollevando la testa. I mangiatori di vermi. Li si riconosce piuttosto facilmente in quanto sono dotati di becchi piuttosto lunghi con i quali gli è possibile frugare il terreno, spesso fangoso. Beccaccia, beccaccino e frullino sono ad esempio uccelli che Caccia Passione 18

I mangiatori di foglie e radici. Gli uccelli acquatici di norma si nutrono di piante acquatiche o di insetti. Il loro becco è dunque largo e piatto: questo consente che radici, rizomi, foglie, germogli e ramoscelli possano essere strappati e consumati con facilità,. Attraverso il becco il cibo verrà inoltre separato dall’acqua con una certa facilità. Esempio lampante di acquatici dotati di grande becco sono le anatre, i cigni e le oche. I mangiatori di insetti. Sono insettivori almeno il 60% degli uccelli che la natura ha voluto dotati di un becco piuttosto fino e sottile: in questo modo sarà loro possibile sondare le siepi e fra le fronde degli arbusti. Quelli che invece catturano le proprie prede in volo normalmente sono in grado di spalancare notevolmente il becco, per una più agevole caccia. Insomma, osservando il becco il cacciatore avrà la possibilità di saperne qualcosa di più sulla propria preda, e un cacciatore informato e attento è un cacciatore che ha sempre qualcosa da insegnare.


Migratoria


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Caccia e cacciatori

Preapertura alla

Tortora

prove generali di caccia Caccia Passione 21


Preapertura alla

Tortora

prove generali di caccia Settembre per molti è il mese delle ferie intelligenti, dell’autunno che arriva, del lavoro d’ufficio che riprende, ma da che ricordo per me è sempre stato il mese dell’apertura della caccia.

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’ una sensazione, quell’ansia venatoria, che mi prende ogni anno, che solo un cacciatore può capire. Temo che a trasmettermela sia staCaccia Passione 22

to mio padre, e io, pure inconsapevolmente la trasmetterò a mio figlio. Certo, qualche anno fa, quando ero più giovane e con meno acciacchi, vi-


Caccia e cacciatori vevo questo periodo mille volte più intensamente. Ricordo che con Lorenzo, mio cugino, eravamo soliti tenere d’occhio le campagne circostanti la nostra casa già parecchi giorni prima rispetto all’apertura della caccia vera e propria. Allora c’era davvero poco cemento, e la vegetazione invadeva ogni cosa. Noi due trascorrevamo le giornate perlustrando la zona, studiando le mosse delle tortore, modificando la nostra giostra o revisionando gli stampi. Le ricordo ancora le discussioni con quella che allora era la mia fidanzata e che poi ha avuto il coraggio di sposare un cacciatore. Le settimane prima erano tutte votate alla preparazione, d’altronde non potevamo lasciarci prendere alla sprovvista e compromettere la prima giornata di caccia per qualche sciocchezza sottovalutata. Così, girovagando nell’attesa, ci siamo goduti la fuga di meravigliose lepri, indimenticabili covate di fagiani o stuoli di stormi in volo seguiti da bellissimi branchi di tortore. Insomma ci si immergeva a capofitto nella natura e ve lo assicuro, niente è altrettanto perfetto. Tre giorni prima dell’apertura della caccia, di norma le perlustrazioni si facevano più mirate e io e Lorenzo individuavamo il luogo migliore per i nostri appostamenti. La tortora d’altronde è sempre stato uno dei volatili più ambiti, forse proprio perché particolarmente fuggevole, caparbio e particolarmente tenace e se lo si vuole cacciare ci si deve dedicare anima e corpo alla fase di preparazione. Quando trovavamo il luogo ideale, non ancora colonizzato da altri cacciatori, era una vera e propria festa. Uno dei migliori è stato un terreno poco distante da casa, che per molti anni nessun altro cacciatore ha scoperto, dove le tortore erano presenti in grande quantità. Lo raggiungevano partendo da un pic-

colo boschetto più ad est e dopo un breve volo diritto iniziavano a saccheggiare quel ricco campo di girasoli. Il primo anno posizionare il capanno fu davvero un’esperienza indimenticabile. Si doveva tenere conto delle distanze, del vento, del sole, ma soprattutto delle leggi che ci vincolavano. Raggiungemmo il posto la sera precedente l’apertura della caccia. Non volevamo perderci nemmeno un minuto di quell’avventura. Che nottate passate insieme a mio cugino a parlare di caccia e di stagioni venatorie. Quella notte dormimmo qualche ora e già alle tre del mattino eravamo in piedi pronti a costruire il nostro capanno, tirato su ad opera d’arte. Utilizzammo anche qualche stampo, prestatomi da mio padre che oramai cacciava molto di rado. All’alba eravamo pronti, entrammo nel capanno e nessuno dei due parlò più. Credo che anche Lorenzo, come me, stesse assaporando il momento, i profumi, i rumori della campagna che si risveglia. Conoscevamo alla perfezione le abitudini di quelle tortore selvatiche, e fucilate in lontananza ci avvertirono che la caccia aveva inizio. Confesso che mi tremavano le gambe dall’euforia, ma dopo il primo sparo subentrò la concentrazione. E per fortuna! Non ricordo di aver mai più visto tante tortore tutte insieme in vita mia. Fu una di quelle aperture di caccia che davvero non si possono dimenticare. Furono dieci minuti carichi di emozioni, uno spettacolo della natura e ancora oggi ringrazio il mio sangue freddo. Esattamente come era iniziato, tutto si interruppe e per quanto rimanemmo lì per tutta la mattina, non si verificò un secondo passaggio così ricco. Verso mezzogiorno volarono via lontane da noi, e io e Lorenzo non potemmo che ringraziarle per quel meraviglioso regalo e per quei momenti che hanno abitato tantissimi nostri racconti. Caccia Passione 23


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Caccia all’estero

Caccia in Svezia emozioni venatorie sull’isola di

Gotland

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Caccia in Svezia emozioni venatorie sull’isola di

Gotland

Non tutti conoscono questa meravigliosa isola, eppure quando la si scopre se ne resta completamente estasiati e visitarla, scoprirla diventa una vera e propria emozione. A me è capitato proprio così per questo non posso esimermi dal dovere di raccontarti questa mia esperienza di caccia che è stata un susseguirsi di emozioni indimenticabili.

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ome spesso accade tutto è nato navi- a Davide, il mio amico di caccia e alla fine gando su internet. Cercavo qualche i miei sforzi sono stati ripagati. Saranno posticino sorprendente da proporre state le due del mattino di un aprile piut-

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Caccia all’estero

tosto freddo quando ho dato uno sguardo alle prime foto di questa terra spettacolare. Piuttosto famosa in quanto un tempo cuore della nazione vichinga, da un punto di vista venatorio è praticamente sconosciuta. Dall’entusiasmo ho svegliato mia moglie che è una grande appassionata di viaggi. Vedendo entusiasta anche lei ho capito che si trattava del viaggio giusto, io e Davide avremmo cacciato, lei e Mara si sarebbero dedicate alle loro solite esplorazioni. Tutto si è realizzato in pochissimo tempo e in men che non si dica ci siamo trovati a Visby, il capoluogo dell’isola. Il mar Baltico impregna il dintorno di una umidità alla quale non siamo abituati vivendo in montagna, ma che fin da subito non ci è dispiaciuta. Profumi simili li abbiamo percepiti solo a Stoccolma, che in fondo dista dall’isola di Gotland solo 30 minuti di volo. Visby ci è subito apparsa graziosa, piccola e per niente caotica. Si tratta del più grande centro abitato che conta circa 21 mila abitanti, e l’atmosfera vichinga ancora oggi si respira pienamente. Mia moglie e l’amica si sono

subito organizzate una quantità di escursioni da pazzi, alla scoperta del passato antico dell’isola, io e Davide invece, manco a dirlo ci siamo tuffati a capo fitto nella nostra avventura venatoria. Tanto per cominciare è d’obbligo la descrizione del territorio: immagina immense abetaie naturali, bellissime pianure coltivate a cereali, una campagna poco modificata dall’uomo e avrai immediatamente un’idea vaga della bellezza del luogo. Questo habitat naturale da sogno è abitato da diversi ungulati, primi fra tutti caprioli, e cinghiali e i boschi sono casa di beccacce, galli forcelli, starne fagiani e lepri. La prima serata trascorre piuttosto tranquilla: i nostri ospiti sono gentilissimi e il cottage in legno che ci ospita è letteralmente immerso in una vasta area verde. Un benefico sogno ad occhi aperti. La prima giornata di caccia parte piuttosto presto; l’appuntamento è per le cinque del mattino e io e Davide non ci facciamo certo attendere. Oscar, il cacciatore che ci guida, ha origine argentina, e ci dice fin da subito che ci sarà da camminare. Noi camminiaCaccia Passione 27


mo senza far storie in compagnia del mio pointer e del setter del mio compagno. Tutto è attesa, ma dopo quaranta minuti circa di cammino ci si para davanti la prima abetaia. E’ stato sufficiente fare il nostro ingresso per vedere l’entusiasmo dei cani. Le beccacce, certamente di passo, non mancavano di certo e i cani fin da subito si sono dimostrati piuttosto capaci. Il setter, nuovo entrato in famiglia, ha avuto la Caccia Passione 28

possibilità di accumulare grande esperienza, rosicchiandosi, in tre favolose giornate di caccia, il ruolo che merita nel gruppo. Io e Davide dal canto nostro abbiamo portato a casa, ogni sera, carnieri numericamente non esaltanti ma sudati e dunque piuttosto preziosi. Chi raggiunge l’isola di Gotland scopre presto che la cosa importante qui non è tanto la quantità, quanto la qualità. E durante i 16 chilometri di cammino, per rientrare a casa ne abbiamo parlato a lungo. Le giornate seguenti sono state dedicate alla caccia al coniglio e l’ultimo giorno ci siamo cimentati nella caccia al cinghiale: una faticaccia ma ben ripagata, te lo assicuro. Il ritorno a casa è stato malinconico e per tutti sembra essere arrivato troppo presto: dell’isola ricorderemo sempre la sua selvaggina, le sue abetaie e quel cielo notturno che è un paradiso di stelle lontane e brillanti. Il mio consiglio? Una sera di queste dai uno sguardo, su internet, all’isola di Gotland, c’è chi l’ha definita l’isola di Dio!


Caccia all’estero

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Caccia di selezione

Caccia al capriolo il prelievo delle femmine

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Caccia al capriolo il prelievo delle femmine

Caccia affascinante e complicata, quella al capriolo segue regole antiche dettate dalla tradizione e dall’esperienza dei cacciatori. Oggi, grazie anche ad una maggiore conoscenza biologica della specie, la caccia di selezione è riuscita ad individuare i periodi migliori durante i quali praticare questa attività venatoria ricca di sorprese e di emozione.

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pecie nell’Italia nord est la caccia alla femmina del capriolo ha sempre trovato pochi estimatori e una grande reticenza; si preferiva dar la caccia agli esemplari maschi o giovani, ma la femmina matura della razza, in quanto per sua propria natura madre perennemente, era in un certo senso tutelata e protetta.

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Per quanto questo atteggiamento sia piuttosto comprensibile, ha creato non pochi problemi fra i vari gruppi di caprioli disseminati sul territorio italiano. Si riteneva infatti che nella sola femmina risiedessero tutte le possibilità riproduttive del gruppo, dimenticando totalmente la fondamentale funzione del maschio,


Caccia di selezione che veniva prelevato con maggiore leggerezza. E’ stato lo studio con base biologica dei gruppi di caprioli a regalare un nuovo volto alla caccia di selezione. La caccia di selezione: definizione. Se inizialmente con il termine “caccia di selezione” si intendeva una caccia programmata, con l’entrata in vigore di leggi regionali aventi l’obiettivo di normare il prelievo degli ungulati, per caccia di selezione si è intesa quella caccia in cui il carniere è stabilito da un piano di prelievo precedentemente realizzato. Nello specifico il prelievo deve tener conto dello status delle popolazioni oggetto della caccia e deve essere volto al mantenimento della struttura naturale delle popolazioni di una determinata specie. In passato si riteneva che grazie alla

inutili e soprattutto irrealizzabili. E’ stato lo studio biologico della fauna selvatica ad arricchire e perfezionare la caccia di selezione. Oggi questo genere di caccia è sottoposta ad un piano di prelievo precedentemente stilato che prende in considerazione il sesso e le età degli ungulati che verranno prelevati: tutto questo per garantire la conservazione e prosecuzione al più a lungo possibile della specie. Cacciare la femmina di capriolo: perché? Abbiamo già parlato della naturale reticenza che ha portato per lungo tempo i cacciatori del nord est Italia a prelevare esclusivamente esemplari maschi di capriolo. Eppure questo genere di caccia è biologicamente insostenibile. Per quanto sia effettivamente la femmina del capriolo a portar avanti la gestazione e se-

caccia di selezione si sarebbe potuta migliorare una determinata popolazione di ungulati prelevando semplicemente gli esemplari peggiori. Ovviamente questo ideologia, ricca di lacune e di imperfezioni, non si è mai realmente riusciti a metterla in atto: gli obiettivi per quanto nobili erano biologicamente

guire i giovani della specie, gli esemplari maschili sono fondamentali per diversi motivi: • la competizione fra maschi adulti per accedere alla riproduzione consente una naturale selezione della razza: sono solo i più forti e sani ad avere accesso alle femmine. Il prelievo esclusivo dei maschi potrebbe inficiare Caccia Passione 33


la ormai assodata selezione naturale, creando nel lungo termine popolazioni più deboli; • la limitata ricettività temporale delle femmine adulte, fertili per meno di due giorni, rende necessaria l’abbondanza di maschi sul territorio. Se durante quelle due giornate la femmina non entrasse in contatto con alcun maschio maturo, il circuito della riproduzione verrebbe messo a repentaglio. E’ pur vero che la natura ha reso il capriolo maschio un cercatore di femmine infallibile, inoltre la femmina in caso di scarsità di maschi si fa più audace, cercando essa stessa un partner. Ciò non toglie che un disequilibrio numerico fra esemplari di sesso opposto potrebbe causare non poche problematiche nelle popolazioni di caprioli. • studi delle varie popolazioni di caprioli in Italia e non solo hanno messo in evidenza la presenza paritaria nel gruppo di maschi e femmine, per quanto queste siano presenti in numero leggermente superiore. Si tratta di una condizione naturale che la caccia di selezione deve far di tutto per garantire. D’altronde le vicende odierne parlano chiaro: in tutte quelle zone nelle quali storicamente si è preferito il prelievo dei maschi, le popolazioni presenti di caprioli non mostrano nè tratti di abbondanza né di buona qualità. Caccia alle femmine: quando? Chiarita l’importanza del prelievo equilibrato fra esem-

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plari maschi e femmine, la domanda immediatamente successiva che ci si pone è quella relativa al periodo di prelievo. La logica che muove la caccia di selezione è semplice: è importante che il prelievo interferisca il meno possibile con la selezione naturale. In linea di massima dunque i periodi di caccia vengono organizzati tenendo in considerazione diversi fattori fisiologici e comportamentali della specie. Nello specifico si tengono in considerazione le diverse fasi biologiche dell’accoppiamento, dei parti, dello sviluppo dei palchi e via dicendo. Non meno importanti sono le valutazioni relative alle condizioni climatiche ed ambientali dell’area nella quale dovrà avvenire il prelievo. Questi ultimi infatti non di rado influenzano il ciclo biologico degli animali ai quali si da la caccia, quindi è bene non sottovalutarli. Detto questo la legge ritiene che il periodo migliore per il prelievo delle femmine adulte e di classe I sia quello che va dal primo di gennaio fino al 10 marzo con alcune varianti relative alla zona alpina delle quali però parleremo prossimamente. Quel che conta, quando si da la caccia a una femmina adulta è quello di osservare prima dello sparo se l’animale ha al suo seguito cuccioli. La morte della femmina in quel caso consacrerà anche la sua prole a morte certa. Quel genere di prelievo sì che sarebbe controproducente.



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Fischio

Cani da caccia

il cane con il senso del selvatico

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Fischio

il cane con il senso del selvatico Il racconto di una giornata di caccia alla lepre difficile ma intensa, ricca di emozioni, durante la quale il cane e la sua intelligenza venatoria sono state in grado di fare la differenza.

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uesta ve la devo proprio raccontare, perché quando ti capita fra le mani un cane tanto eccezionale l’unica cosa che puoi fare è ammirarne la tecnica, chiederti come diavolo faccia a scovare sempre la lepre, e fartelo ammirare da tutti i tuoi compagni, che diciamocelo, sotto sotto pensano che tu quel segugio mica te lo meriti per davvero. Caccia Passione 38

Eh già perché non c’è razza che tenga, e nemmeno addestramento: il senso del selvatico o lo si ha, o non lo si ha. Può essere incrementato dalla voglia di soddisfare il padrone, ma con questa dote ci si nasce e Fischio ci è nato. Me lo hanno regalato qualche anno fa, e te lo dico sinceramente, non lo volevo per niente. E’ un incrocio tra segugio italia-


Cani da caccia no e posavatz, e io che fino a qualche tempo fa avevo la puzza sotto il naso, non credevo che gli incroci potessero regalare tanto al cacciatore. Mi sono dovuto ricredere. Fischio fin da subito si è dimostrato un eccezionale cane da lepre, qualunque fosse la giornata nella quale lo mettevo sul campo: caldo, vento, umido, pioggia, lui una lepre me la stanava sempre. Ho capito però che è non solo un ottimo segugio ma un cane eccezionale quando durante una di quelle giornate secche, di caldo estivo, torride e maledette Fischio, a differenza di altri cani della zona, tutti con non so quante medaglie, la lepre me l’ha scovata per davvero. E’ stato difficile, ma ci è riuscito.

pisano non te lo dimentichi di certo anche se lo hai visto anche una sola volta: in quella bella pianura c’era grano, c’erano viti, erba medica come se la regalassero, e angoli di verde che quel giorno non erano per niente rinfrescanti. Slegato Fischio quello immediatamente volò alla volta della zona di pastura delle lepri. I suoi vocalizzi, ben cadenzati e frequenti mi avevano fatto ben sperare. Le brutte notizie arrivarono fin da subito: la confusione del cane era palese. Più di una volta aveva raggiunto il pieno dell’azione, non concretizzando mai niente. Aveva raggiunto i pressi del vigneto: la lepre doveva essere passata di lì ma chissà quando. Fischio capì subito che quella mattina avreb-

Quella mattina, te l’ho già accennato, c’era un caldo da perderci la testa. Con due amici ci siamo trovati al solito posto all’albeggiare. Speravamo in un po’ di fresco e umido, ma niente, alle sei del mattino c’era già caldo. Dopo aver battuto la zona che eravamo certi, era abitata da qualche lepre, Marco e Giovanni presero posta e io liberai Fischio. Il paesaggio

be dovuto dare il meglio di sé, per lo meno se voleva portar a casa qualche risultato. Iniziò ad allargare la sua cerca svincolandosi prontamente dall’usta che era percepibile solo nella parte bassa del campo coltivato, quello dove si era conservato un briciolo di umidità. Guardando Fischio l’idea che mi feci fu di cane che scandagliava tutto il territorio con Caccia Passione 39


una minuzia e una pazienza che io non avrei avuto: dopo una mezzora abbondante saltò fuori un mezzo scagno e qualche battito di coda. “Ci siamo”, ho pensato subito, ma c’era ancora da attendere. Inoltrandosi nel vigneto i vocalizzi si facevano sempre più frequenti e interessanti. Avevo gli occhi fissi sul campo, convinto che di li a qualche momento la lepre sarebbe saltata fuori: ma l’accostamento si dimostrò più difficile di quel che potresti pensare. Fischio continuava a disegnare cerchi concentrici sempre più larghi, annusando il terreno con cura: un cane sinceramente meticoloso. Avevamo a che fare con una orecchiona piuttosto scaltra: probabilmente prima della rimessa si era ben premunita di percorrere quelle che in gergo vengono dette le doppie. Si tratta di piroette in grado di confondere anche il cane più esperto visto che la scia olfattiva si interrompe improvvisamente. Fischio aveva capito la situazione: quel cane mi sorprende sempre e anche quel giorno è stato

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in grado di mettere da parte l’istinto e utilizzare la sua intelligenza venatoria e l’esperienza. D’altronde non era nuovo alla cerca nei pressi dei vigneti; non si tratta di qualcosa di semplice ma filare dopo filare si stava avvicinando alla preda. L’abbaio stridulo e prolungato fu immediatamente precedente al salto della lepre, più che altro uno schizzo di una piccola orecchiona impazzita che aveva trovato un bel riparo. Pensai subito che sarebbe andata in direzione di Marco: si trattava della strada più semplice da prendere, ma evidentemente le cose semplici a quella lepre non piacevano. Si divertì a far impazzire fischio all’interno del vigneto, percorrendolo in lungo e in largo e dirigendosi infine verso Giovanni. La fine della storia te la puoi immaginare. Non appena avvistata Giovanni utilizzò la sua solita tecnica. Fischiò fortemente e lungamente tant’è che la lepre si fermò per capire da dove arrivava quel suono, scelta che le è stata fatale, onore a lei e a quel segugio che mi ha cambiato la vita!


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Fucili da caccia

Fucili da caccia

eseguire la manutenzione in sicurezza Caccia Passione 43


Fucili da caccia

eseguire la manutenzione in sicurezza Il fucile, per i cacciatori, è come la moto per il motociclista: a volte si ama come e più di una donna. Non esiste alcun dubbio che il fucile da caccia sia uno strumento indispensabile in qualsiasi battuta. Dalla sua funzionalità dipendono, infatti, gli esiti ed i successi dell’attività venatoria.

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l fucile, dunque, è un dispositivo di valore, sia per la quantità e qualità di selvaggina che consente di abbattere che per il suo innegabile valore economico. Per mantenere inalterati nel tempo la funzionalità e il valore del fucile bisogna ricorrere a una manutenzione regolare e sistematica. La ma-

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nutenzione del fucile comprende tutte quelle operazioni di pulizia delle parti metalliche e in legno dell’arma. Queste parti possono usurarsi in seguito all’uso, ai traumi, agli spari e agli agenti atmosferici. Le parti metalliche interne ( come le canne) tendono ad accumulare i detriti rilasciati dalla combustione delle cartuc-


Fucili da caccia ce, mentre le parti metalliche esterne possono ossidarsi a seguito di pioggia e umidità. Stesso logorio può essere subito dalle parti in legno, che, in base alla qualità del legno di cui sono composte, possono risentire negativamente dell’azione di umido e pioggia, per non parlare di traumi e del contatto con rovi e spine che potrebbero graffiarle compromettendone per sempre anche la resa estetica. La manutenzione del fucile, oltre a farlo funzionare meglio, ad aumentare la resa e perfino la gittata del-

per avere a fianco un’arma duratura, funzionante ed esteticamente ineccepibile. Di solito, la pulizia del fucile da caccia segue una periodicità dettata dalla tipologia di arma e dall’uso. In genere, queste regole impongono che il fucile venga pulito sia prima che dopo le battute. Non è un male pulire il fucile anche durante i periodi di inattività e poco prima della battuta. La pulizia migliore, naturalmente, si realizza quando l’arma non è in uso. Mai, invece, prendere l’abitudine di tirar fuori il fucile impol-

lo sparo, mantiene inalterato anche il design estetico dell’arma, particolare che consente di rivenderla a un prezzo equo e più che soddisfacente. La manutenzione frequente riduce anche il rischio di guasti meccanici, evitando di ricorrere a costose riparazioni. Pulire con cura un fucile significa, dunque, gettare le basi

verato, andare a caccia e pulirlo manualmente usando il tessuto del giubbino. Questa pratica, oltre ad essere noiosa e piuttosto fastidiosa, non garantisce che il fucile sia libero da polvere e pulviscoli che possono far inceppare l’arma. Anche se le case d’armi producono ormai fucili durevoli e senza rischi di inceppamenti o Caccia Passione 45


malfunzionamenti, quando si parla di armi la prudenza e l’attenzione non devono essere mai troppe. La pulizia del fucile, come abbiamo già accennato, deve riguardare le parti metalliche e in legno, sia interne che esterne. Per le parti metalliche, la pulizia deve riguardare le canne, la bascula, la superficie esterna dei fori del percussore e altri parti metalliche esterne, come il grilletto. Per le parti in legno la pulizia deve riguardare il calcio. La pulizia va effettuata con arma completamente e perfettamente scarica. La modalità di pulizia cambia in

Questi prodotti devono essere rimossi dopo qualche ora perché, non avendo alcun potere lubrificante, tendono a corrodere l’acciaio. Gli oli lubrificanti proteggono il fucile dagli agenti atmosferici e dalla corrosione. Questi prodotti sono derivati dal petrolio e sono addizionati con siliconi. I grassi lubrificanti aumentano la resistenza dei metalli agli agenti atmosferici e alla corrosione. Sono composti da oli minerali addizionati a gel anticorrosivi. I grassi lubrificanti possono ridurre il diametro della canna, per cui è utile rimuoverli dall’arma non

base al tipo di arma usata. Nelle armi basculanti bisogna aprire il fucile a metà, praticando una pulizia più faticosa, mentre nelle armi automatiche la pulizia è più semplice, perché le parti metalliche si possono scomporre più facilmente. I prodotti da usare per la pulizia sono specifici, cioè servono esclusivamente per pulire le armi. Questi prodotti sono i solventi, gli oli ed i grassi lubrificanti. I solventi servono a sciogliere tutti i residui che si depositano sulle parti metalliche dopo lo sparo.

appena terminata la pulizia. La riduzione del diametro della canna peggiora la resa balistica del fucile, specie di quello ad anima rigata, già per natura sottoposto a una notevole pressione durante lo sparo. Per la pulizia del fucile non vanno usati oli animali o vegetali, aceto o petrolio. Queste sostanze, anche se di derivazione naturale, tendono a depositarsi sulle parti metalliche del fucile peggiorando il processo di corrosione. Le canne del fucile si puliscono con degli scovoli ( bacchette) di legno

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Fucili da caccia o plastica formati da una testina intercambiabile in metallo dolce. Le bacchette consentono di asportare tutti i detriti e le polveri accumulate durante gli spari. Dopo la rimozione degli stessi, le bacchette vanno ripassate sulle canne rivestendo le testine con panni intrisi di solvente e poi di olio lubrificante. Le parti metalliche esterne vanno pulite con un panno di lana imbevuto di solvente. Dopo questa operazione, sulle stesse parti si spruzza un olio spray ai siliconi che rende il fucile più lucido e brillante. Quest’olio serve anche a pulire

di lana asciutto per evitare graffi, e poi lucidato con un panno imbevuto di olio a cera per legno. Se il calcio in legno dovesse presentarsi troppo sbiadito o con dei graffi, non esistono metodi di pulizia in grado di farlo tornare come nuovo. In questo caso bisogna rivolgersi ad un operatore capace di sostituire le parti danneggiate. La pulizia del calcio in materiali ergonomici e termoplastici, ovvero in tecnopolimeri, è, invece, più semplice del legno, perché bastano solo uno straccio e dell’olio per eliminare aloni, macchie e rigature. Le

le parti meno raggiungibili dell’arma, come i grilletti e la parte interna dei tubi del percussore. La pulizia delle parti in legno deve tenere conto del tipo di legno utilizzato. Quello rivestito con vernice impermeabilizzante va pulito usando un olio impermeabilizzante, lo stesso usato per pulire le parti metalliche del fucile. Quest’olio va asciugato con un panno di lana asciutto. Il prodotto rende il legno verniciato ancora più lucido e brillante. Il legno trattato con oli o cere va prima pulito con un panno

canne si possono pulire anche con creme al mercurio, che rimuovono i residui di piombo. Queste creme vanno però rimosse entro due ore dall’applicazione, perché possono causare fenomeni di corrosione delle canne. Il fucile non va, inoltre, pulito con panni ruvidi( che possono graffiarlo) o con materiali inadatti che possono causare ulteriori rigature. L’arma va anche conservata in un luogo asciutto per evitare la formazione e il deposito di ruggine nelle parti metalliche interne ed esterne Caccia Passione 47


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Fucili da caccia

Fabarm xlr5 Gold la soliditĂ come base e i particolari come pregio

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Fabarm xlr5 Gold la solidità come base e i particolari come pregio

La Casa di Travagliato ha lasciato parecchio tempo fa la zona di Gardone trasferendosi nella piana bresciana dove il distacco ha prodotto nuove soluzioni innestate sui concetti costruttivi fondamentali nella realizzazione dei propri fucili

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uando molti anni fa il semiautomatico a canna liscia si è imposto sul mercato non solo nazionale la Fabarm ha preso a cuore lo studio di tale arma dedicandole energie e ricerca. Il panorama attuale è certo cambiato, ma proprio in tali frangenti si comprende meglio la portata di quanto si è studiaCaccia Passione 50

to prima a tavolino mettendolo poi in pratica sulle macchine operatrici. Il semiautomatico di questa azienda ha sempre goduto fama di robustezza, praticità, ottima resa sul campo e, cosa non disprezzabile, una quotazione decisamente favorevole. L’innovazione ha sorretto di continuo l’idea di fondo e il modello XLR5


Fucili da caccia rappresenta oggi un punto fermo e qualificato della produzione: su questo fucile infatti si trovano condensate tante migliorie che fanno di un’arma affiancata nell’apparenza a molti concorrenti un qualcosa di profondamente diverso. Vediamo allora quali siano i particolari per raggiungere tale stacco, una sorta di personalizzazione che fa sentire chi sceglie Fabarm un appassionato che non si accontenta di una soluzione dettata sovente dall’onda emozionale. La meccanica La carcassa è ricavata da un estruso di lega d’alluminio, l’Ergal 55, lavorata con successive operazioni di fresa: fin qui nulla di diverso se non una linea accattivante che distingue il fucile a prima vista, ma insieme c’è una ricerca approfondita per le sezioni resistenti che

elevare il peso intorno ai 3.300 g. Su tale entità di canna sarebbe bello condurre delle specifiche prove balistiche: speriamo in un futuro prossimo. Torniamo al nostro Gold: oltre alla struttura osserviamo la finitura superficiale anodizzata nera garante contro le ossidazioni e altre aggressioni esterne per una maggiore tranquillità del possessore; a distinguere il prodotto si nota l’applicazione sui fianchi di selvatici in metallo dorato. Fra le particolarità tecniche troviamo il sistema a presa di gas, denominato Pulse Piston, composto da un pistone autoregistrante in elastomero con valvola in zirconio per lo sfiato dei gas: il risultato del materiale impiegato e della taratura di esercizio è un movimento molto fluido, con diluizione dell’energia lungo tutto il tempo di riarmo, quindi con interferenza minima sul-

forniscono la proverbiale robustezza mantenendo il peso in limiti piuttosto bassi per il calibro adottato: per fornire subito qualche numero indichiamo i 2.900/3.100 g per il 12/76, secondo la canna prescelta fra le misure di 61 – 66 – 71 – 76 cm a cui si aggiunge un’inusitata misura da 90 cm che concorre a

la spalla del tiratore che manterrà facilmente la linea di mira per l’eventuale ripetizione del colpo. Gioca in questa prerogativa la bilanciatura molto curata di tutto l’insieme. Il congegno presenta pure il vantaggio d’essere autopulente e con un rivestimento superficiale allo zirconio, nemico delle ossidazioni e dell’usura: Caccia Passione 51


sono quindi richiesti interventi minimi per la manutenzione. Il sistema di vincolo meccanico riposa sul tassello mobile posto nel carrello otturatore e la mortisa corrispondente praticata nell’estensione di culatta della canna.

La canna Tra le peculiarità in cui la Fabarm si è distinta con molto anticipo c’è senz’altro lo studio della foratura delle canne per ottimizzare la resa delle cartucce, minimizzare l’effetto negativo del rinculo, prepararsi all’impiego dei pallini di acciaio. Le canne Tribore HP evidenziano una prima parte piuttosto lunga, dopo la camera di cartuccia, forata con sovralesatura rispetto ai parametri tradizionali del calibro, circa 18,8 contro 18,2-18,4 mm, quindi con sezione allargata per ridurre la pressione, allungandone insieme il diagramma, evitando il così detto colpo d’ariete; la sezione si restrin-

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ge poi alle misure consuete, ma procedendo con una certa conicità, non con l’usuale forma cilindrica, riaprendosi per arrivare allo strozzatore intercambiabile, lungo ben 82 mm dove l’andamento di pendenza e la sezione sono in funzione della rosata che si desidera ottenere. Una definizione che assomma tutte queste prerogative è l’effetto cono di Venturi dove il restringimento prima e l’allargamento poi genera una decisa accelerazione del fluido che lo attraversa. In effetti lo sciame di pallini incalzato dalla massa dei gas di combustione si può ritenere tale e gli effetti non si fermano alla velocità, ma continuano sulla densità della rosata e sull’energia sviluppata. Cinque gli strozzatori del tipo Inner forniti insieme al fucile per coprire ogni esigenza dalla beccaccia all’anitra. Da notare come queste canne siano provate al BNP a 1630 bar per una superiore garanzia di resistenza. La calciatura La possibilità di avere una calciatura in noce di grado 2,5 privilegia la componente estetica seguendo uno stile di cui l’azienda ha sempre potuto vantarsi proponendo pezzi di noce di classe elevata, lavorati con maestria e personalizzati da bordature a disegno degli zigrini, andando incontro a richieste e gusti anche dei mercati esteri che assorbono una quota rilevante della produzione. Siamo paladini di quest’ultima opzione e apprezziamo non soltanto il lavoro ben fatto su questo materiale di pregio, ma la personalizzazione che anche qui si riesce a conferire rendendo immediatamente riconoscibile un Fabarm.


Fucili da caccia

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La cartuccia Federal

in .30-06 sprg e palla Power shok Non occorrono presentazioni per quella che negli Stati Uniti d’America è considerata la cartuccia per antonomasia trovando però interessante analizzare un particolare caricamento della Federal.

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bbiamo limitato agli USA la considerazione massima di cui gode tutt’oggi la storica ordinanza del 1906, ma a ben vedere sarebbe da estendere molto oltre ai confini della confederazione espandendosi in tutto il Nord America, influenzando vasti

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territori oltre l’Atlantico. La considerazione di cui gode questa cartuccia si fonda certamente su valenze intrinseche assai equilibrate, nate quando gli studi per un impiego militare erano paragonabili da vicino a quelli di una cartuccia civile di cui i tiratori sportivi si sarebbero ser-


Munizioni viti in un’ampia varietà di situazioni venatorie. A cavallo fra Otto e Novecento c’era stato un altro bossolo con lunghezza da 63 mm ed era quello della cartuccia svedese 8x63 impiegata nella sola nazione di origine per le mitragliatrici Browning e Bofors, che terminò la carriera con ottimi risultati in armi da tiro. Ben altra risonanza ha avuto la 7,62x63, questa la dizione metrica del .30-06 Sprg., che ha goduto di una diffusione enorme grazie all’adozione nell’esercito e a tutto il corollario che ne deriva amplificando gli esiti e il gradimento. Uno dei motivi è rappresentato dall’ideale nazionalistico che porta a sostenere dovunque e comun-

maginate se da noi fosse in vigore una soluzione simile: i giornali di opinione griderebbero allo scandalo e all’imminente sovvertimento dell’ordine democratico insieme alla caduta dei valori civili. Il mondo è bello perché è vario, ma riteniamo preferibile, perché più attinente alla nostra realtà, la locuzione dell’indimenticato Marcello Marchesi che correggeva così: il mondo è bello perché è avariato. Tornando alla nostra cartuccia diremo che la definizione buona per tutto, eccellente in nulla sia discretamente veritiera: negli anni passati in montagna era malvista per la sua scarsa radenza e per una precisione intrinse-

que il prodotto di casa, magnificandone le doti e sorvolando sulle criticità, se mai ce ne fossero; l’altro è l’usanza in vigore di giubilare dopo pochi anni le cariche in magazzino mettendo sul mercato quantitativi ingenti di ottimo materiale a quotazioni di estremo interesse. Im-

ca non proprio ottimale mentre ha poi ripreso una certa quota quando al camoscio si sono affiancati in giro per Alpi e Appennini i cervi, i daini, lasciamo un po’ da parte i caprioli per cui c’è davvero di meglio, e poi il re della macchia, il cinghiale che oggi pare legato Caccia Passione 55


indissolubilmente a tale cartuccia. In effetti l’abbinamento con i semiautomatici o i fucili a ripetizione, specie quella in linea per i luoghi dove l’altro meccanismo non è permesso, è la soluzione più usata: qui le carenze sopra citate non contano e poi sulla precisione così così ci sarebbe anche da ridire visto che nella prova di un Browning Maral abbiamo avuto ottimi esiti a 100 e 200 m. La carica della Federal presa in esame è un poco controcorrente rispetto alle usanze invalse fra i cacciatori di cinghiale che prediligono spesso palle pesanti con lo

Noi andremmo sicuri anche sul cinghiale perché la palla ha punta morbida che assicura un affungamento regolare insieme a una buona mantellatura per la ritenzione del peso originario, e infine una capacità di shok invalidante notevole: rammentiamo che questo fattore poco codificabile numericamente, ma ampiamente verificabile sul campo, si fonda parecchio sulla velocità e questo proiettile mostra una V/0 pari a 887 m/sec che diventano 798 a 100 iarde, 713 a 200, 633 a 300 e 560 a 400 con energia corrispondente pari a

standard di 180 grs per salire fino ai 220 grs. Come si sa la cartuccia si presta ad un’ampia gamma di proiettili, addirittura si vedono dai 125 grs al peso maggiore prima citato, ma ricordiamo che quella più naturale è compresa fra i 150 e i 165 grs. dove si ottimizzano le caratteristiche. Con la palla Power Shok da 150 grs si possono insidiare, secondo i consigli del fabbricante, i selvatici indicati come Medium Game quindi a pelle tenera, ma già d’un certo peso: il cervo mulo, il coda bianca, antilopi varie e l’orso nero sono compresi nella gamma.

389 kgm, 314, 251, 198 e 155. Con azzeramento a 100 iarde, asse dell’ottica sopraelevato di 3,8 cm rispetto a quello della canna, a 200 iarde cade di 9,15 cm mentre a 300 si abbassa di 34,5 e per le 400 viene saggiamente omesso il dato. Si può concludere che nei tiri a breve distanza, come il cinghiale alle poste, l’esito con lo shok idrodinamico indotto possa essere di tutto rispetto: insieme ci sarà un rinculo decisamente più leggero di quello determinato da proiettili più pesanti e quindi una migliore possibilità di doppiare il colpo.

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Zeiss e Bignami presentano le novità

Zeiss & Bignami: Nella cornice del maso Dorfnerhof la Bignami ha invitato un gruppo di addetti ai lavori per la presentazione delle ultime novità della Zeiss illustrate con dovizia di particolari dal Direttore Marketing dell’azienda tedesca.

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ll’inizio di luglio Zeiss e Bignami hanno dato un saggio delle ultimissime novità create dalla grande azienda di Wetzlar che, dall’inizio del sodalizio con la forte ditta atesina, ha continuato a proporre lunghi, binocoli, ottiche da puntamento e altro ancora con una cadenza tambureggiante Caccia Passione 58

e un indirizzo al mercato davvero straordinario. Si chiamano sinergie, ma in altri termini si spiegano così certi modi di agire e i conseguenti risultati: i ricettori collegati direttamente al mercato possiedono fiuto insieme a capacità di raccolta e filtraggio quindi con una credibilità inversamente proporzionale a


Ottiche quella dei nostri politici più accreditati (ma ve ne sono?). Che il gruppo creato dalla famiglia Berti, in arte Bignami poi vedremo perché, sia composto da molti esponenti esperti e appassionati degli articoli trattati rappresenta un vantaggio notevole perché vendere ottiche per la caccia e saperle provare sul terreno non è da tutti e consente valutazioni precise e razionali. Questa credibilità è stata accolta dalla Zeiss con una lungimiranza che farebbe onore a chiunque, massimamente a chi produce apparecchi per vedere lontano. Non sembri una battuta, anche se in parte può esserlo, ma non sempre nelle aziende produttrici si ha la spinta innanzitutto emotiva e passionale, poi tecnica

vo e consentono le operazioni prescelte assicurando il dovuto sostegno finanziario. Abbiamo accennato al binomio Bignami Berti e riteniamo sia l’anno giusto per parlarne visto che è stato festeggiato il 75° di fondazione, pur se, a rigore di termini, due anni prima del 1939 l’azienda era già operativa. Un ramo della famiglia Berti era giunto dall’Emilia in cerca di migliori orizzonti economici e da subito l’ambito armiero sportivo era stato individuato come il settore in cui il lavoro non mancava: l’originaria dipendenza del capostipite da un organo statale aveva impedito di intestare a proprio nome la neonata azienda, avviata così con il cognome della moglie, Bignami appunto. La

e scientifica, per seguire i consigli, i desideri, le indicazioni di chi sta fuori pur con il cuore dentro ai reparti di studio e produzione. Di concerto le disponibilità economiche dell’azienda, ricordiamo che è una Fondazione in cui si investono continuamente gli utili, sono ampie, per usare un eufemismo molto ridutti-

storia si dipana subito con l’ingresso della nazione nella II Guerra Mondiale e tralasciamo le vicende come la prigionia a cui si dovette far fronte e tutto quel che può conseguire da un simile stato di cose. Saltando al dopoguerra i contatti già allora avviati con le firme armiere di Germania e Austria aprirono strade che, Caccia Passione 59


anguste nei primi tempi per i noti limiti tecnici e impositivi vigenti in quelle zone, diventano poi dei filoni interessantissimi specie per le armi corte da difesa, le armi sportive da tiro a segno, i fucili da caccia, sia a canna liscia che, e ben più ancora, a canna rigata: qualche nome per tutti vede Walther, Anschütz, Sauer & Sohn, Mauser, Merkel, Heckler & Koch, Franz Sodia. Il panorama si amplia con l’acquisizio-

bravo cultore delle armi e della caccia dovrebbe avere negli scaffali della propria biblioteca. Proprio su quest’ultimo tema non possiamo non citare il volume scritto dal Dr. Luciano Berti con i ricordi che in maniera stretta definiamo di caccia: è un compendio di sentimenti e di sensazioni legati sì al mondo venatorio, ma intessuti sui rapporti umani con personaggi che solo chi è prossimo alla settantina ri-

ne di due firme d’eccellenza dagli Stati Uniti d’America, la Weatherby e la Smith & Wesson, che svilupperanno una storia tuttora in interessante divenire proprio con l’azienda atesina. Molti altri prestigiosi costruttori si affideranno negli anni seguenti alla Bignami, merita citare ancora uno per tutti, l’ultimo arrivo della Savage. Insieme si sviluppano comparti collegati o affini come l’arcieria, la ricarica, il munizionamento originale a palla e a pallini, l’abbigliamento e via dicendo con la parte dedicata ai libri dove spiccano volumi che ogni

corda di aver conosciuto negli anni giovanili, una rivisitazione di come eravamo attraverso gli occhi e la mente di un poeta prestato, con enorme successo, a tutt’altro lavoro. Il seguito è storia di oggi, ma soprattutto di domani.

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La presentazione della Zeiss Il responsabile marketing di Zeiss, Stefan Bühring, introdotto dal Dr. Luciano Berti e tradotto in simultanea da Andy De Santis, sempre attento e disponibile, inizia il percorso con le immagini e la spiegazione verbale par-


Ottiche tendo dai binocoli della serie Conquest HD, il primo prezzo aziendale. Il salto di qualità per tale serie sta nell’adozione delle lenti HD con risultati eccellenti nelle misure degli obiettivi da 42 e 32 mm, sempre con 8 e 10x. Ora si estende il campo con un binocolo da visione notturna con obiettivi da 56 mm: per tale finalità sono stati sostituiti i prismi SchmidtPecan con gli Abbe-König per una migliore trasmissione di luce, inoltre si aggiunge un 15x56 per un impiego più statico e maggior definizione a lunga distanza. Altre peculiarità migliorative sono aggiunte per elevare sempre più la funzionalità. Si passa poi alla serie Victory, la più elevata, dotata delle lenti HT riservate alla Zeiss dalla vetreria Schott. Ai modelli conosciuti da 8 e10x42 si aggiungono ora le novità viste in anteprima all’IWA di Norimberga, i Victory 8 e10x54 dove l’inusuale diametro degli obiettivi deriva da uno studio sulle reali capacità di percezione dell’occhio umano e su quanto garantiscono le lenti HT. Si è potuto così ridurre la classica misura da 56 mm togliendo 2 mm con relativa diminuzione di ingombro e, soprattutto, di peso. Qui poi ogni ritrovato tecnico viene applicato: questo binocolo è al vertice della produzione Zeiss anche per la costruzione del corpo in magnesio con forma a doppio ponte e per lo studio ergonomico che si apprezza immediatamente alla prima prova. Si passa poi ai cannocchiali da mira con il nuovo Conquest DL, naturale evoluzione migliorativa del Duralyt, che in questi quattro anni ha goduto dei favori di un numero straordinario di clienti. Nel nuovo prodotto si ripetono, sempre con qualcosa in più, le prerogative del precedente, quotazione molto interessante compresa: in particolare è possibile ora avere la torretta balistica ASV e il reticolo 6 o il 60 illuminato e finissimo. Ancora nei cannocchiali il Victory V8 sottende la classe più elevata e i due prodotti 1,8-14x50 e 2,8-20x56 montano le lenti HT con il 92% di trasmissione di luce insieme a molte altre innovazioni fra cui un

reticolo dove il punto luminoso vale 0,05 mm, il tubo da 36 mm su cui è montata la torretta ASV Longrange capace di ben 100 scatti per tiri ragionati e precisi fino a 600 m e oltre, la correzione della parallasse già a partire dai 50 m. Dimensioni e peso poi sono al vertice della categoria e lo studio della linea esterna è molto accurato, senza sporgenze sgradevoli all’occhio. Una duplice proposta quindi con ottiche in grado di assicurare il meglio in un vasto ambito di utilizzo Si torna ai binocoli con l’assoluta novità, presentata proprio nell’occasione: il Victory SF nei valori 8 e10x42. Ideato per seguire le esigenze dei birwatchers questo binocolo somma diversi primati e il confronto con la concorrenza è da fare: dimensioni, peso, campo visivo, messa a fuoco fino a 1,50 m e solo 1,8 giri di rotella, speciale anche lei, per passare di qui a infinito, sono solo alcune delle prerogative di quest’ottica. Le esigenze suddette si estendono ad altre dove l’acutezza visiva, la nitidezza, la bilanciatura terminano, favorevolmente, nella quotazione. La Zeiss ha intanto modificato la struttura adottando un triplo ponte e poi variando la disposizione delle lenti in numero maggiore verso l’oculare e ridotto verso l’obiettivo, così da portare indietro, dove si posiziona la mano di sostegno, il baricentro dello strumento. Sono qui ampiamente sufficienti i prismi Schmidt-Pecan e le lenti particolari offrono una visione completa su tutta la superficie e stancano meno l’occhio. La robustezza è anch’essa un particolare curato considerando l’uso non sempre garbato che può toccare in sorte a un simile binocolo. La quotazione poi intorno ai 2.500,00 € è interessante: il marchio con la “Z” ha sempre i suoi perché. Dal mondo dell’osservazione naturale il passo verso la caccia di montagna è molto breve e il binocolo dalla sigla che significa Smart Focus si presta egregiamente a tale impiego. Non per nulla già in azienda a Wetzlar, dove ovviamente avviene tutta la produzione, la sigla è detta in tedesco Superfernglas …il Super Binocolo.. Caccia Passione 61


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Racconti di caccia

Racconti venatori: Caccia ai trampolieri A caccia di pavoncelle con Signor Carlo, il veterano testardo

N

on ho sempre avuto la passione per di caccia che hanno il sapore e la consistenquesto genere di caccia e sinceramen- za di una bella fiction. Fin dal primo giorno te non ricordo nemmeno in quale mi disse che per catturare la pavoncella sono momento preciso della mia vita mi sia inna- indispensabili tre cose: un nascondiglio che morato dei trampolieri. Da ragazzo ero cac- sia perfetto, una zivotta (che poi si tratta di ciatore decisamente più volubile, mi stanca- un richiamo vivo) e una distesa pianeggiante. vo delle tecniche e dei luoghi, ma da qualche Ovviamente non ha mai sorvolato sulla fatianno attendo impazientemente la telefonata ca della preparazione: la giornata di caccia di Marco, che arriva puntuale ogni fine stagio- è solamente la conclusione di una più lunga ne estiva, per organizzare una bella caccia ai preparazione che parte qualche giorno prima. trampolieri. E’ novembre il mese migliore, ma Tutti quelli che, quando gli uccelli ci sono non in fondo come tanti altri cacciatori, ci siamo riescono a catturarne nemmeno uno, hanno piegati al volere del sbagliato qualcosa: calendario venatorio o la preparazione, o ...è stancante la caccia ai e per dar la caccia l’attività da svolgere. trampolieri, ma non ci rinunalle pavoncelle qualConoscere il territosiasi momento è buorio è di fondamentale cerei per niente al mondo... no. Certo, il padre di importanza, ma io con Marco mi racconta di un tempo in cui le regolamentazioni e le tradizioni agricole nella zona di Caserta erano decisamente diverse, ma tant’è, le cose cambiano e ci si deve adeguare. Quel che davvero scombussola i cacciatori di vecchio stampo sono le pazzie del tempo: il clima è mutato e di conseguenza anche la vita di questi favolosi volatili non è più così prevedibile. Comunque sia Signor Carlo non lo inganna nessuno: è lui, il padre di Marco, ad avermi insegnato tutto quello che so in merito alla caccia ai trampolieri da fischio. Gli insegnamenti di Signor Carlo sono piuttosto dei racconti

Signor Carlo e Marco sono stato fin da subito in una botte di ferro: entrambi sono cresciuti nella zona e non ci hanno messo poi tanto a confidarmi i loro segreti, d’altronde la mia passione sincera è stata palese fin dal primo momento. Ad aiutare da sempre il cacciatore è lo spirito abitudinario delle pavoncelle: ogni anno visitano sempre le stesse zone, a patto che, questo è ovvio, non intercorrano dei cambiamenti ambientali, climatici o urbanistici tali da imporre loro un cambio di territorio. In linea di massima è dunque indispensabile conoscere le abitudini di questa bellissiCaccia Passione 63


ma creatura perché una cosa è sicura: obbligare una pavoncella a visitare un luogo che non le va a genio è praticamente impossibile. Il primo luogo di caccia prescelto dal padre di Marco me lo ricordo ancora: era un terreno pianeggiante, in parte allagato e totalmente incolto, al fianco del quale però si trovava un bel campo coltivato a granturco se non sbaglio; ricordo perfettamente che a causa delle piogge il contadino non era riuscito ad effettuare una buona raccolta e il campo lo aveva abbandonato al suo destino e dunque alle golose pavoncelle che fin da subito, a detta di Marco, l’avevano notato e gradito. Quella mattina abbiamo raggiunto il luogo prima dell’alba con un’enfasi che davvero non si può scordare, proprio come non è possibile scordare quel terreno molliccio nel quale si sprofondava visibilmente. Il luogo nel quale costruire il capanno, che lo dico a fare, l’aveva scelto signor Carlo per quanto il figlio ne aveva adocchiato un altro: Caccia Passione 64

io tra i litigi familiari preferisco non metterci becco, d’altronde si risolvono sempre in un niente di fatto; Carlo l’ha sempre vinta. Il capanno venne piazzato ai bordi del campo di granturco e ben nascosto sul davanti con sterpaglie e frasche. Anche il posizionamento degli stampi è un arte da effettuarsi rigorosamente al buio: gli uccelli in questo modo si accorgono il meno possibile dell’uomo che non deve dimenticare di lasciar dello spazio centrale per la discesa delle pavoncelle; in gergo quello spazio è detto comunemente “la buttata”. Naturalmente niente è sicuro quando si tratta di pavoncelle, ma quella mattina Signor Carlo ci aveva visto lungo. Conclusi gli ultimi dettagli ci siamo nascosti all’interno del capanno: in tre eravamo stretti, ma visto che siamo tutti magrolini non abbiamo avuto grossi problemi. Fin da subito è stato palese che la pavoncella è una creatura tanto bella quanto diffidente. Il gruppetto ha fatto una quantità di giretti praticamente infinita prima di posarsi sul luogo, sfiorando il capanno, quasi a volerlo studiare. In quei momenti è necessario limitare al minimo i movimenti perché in un attimo tutto potrebbe sfumare. Le uniche cose da fare sono due: azionare lo zimbello e seguire gli uccelli fischiando. Ricordo che l’attesa è durata fino oltre le nove del mattino con all’orizzonte solo gabbiani. Solo alle nove e mezza con un binocolo siamo riusciti ad intravedere un gruppo di pavoncelle bello numeroso puntarci: azionata la pavoncella attendiamo. Il gruppo dopo un’attenta perlustrazione scelgono di posizionarsi proprio al centro del campo come previsto da Signor Carlo che conosce bene quella tecnica difensiva. A quel punto non c’è più niente da aspettare: è necessario tirare senza esitazione perché a capire che qualcosa non va e a sparire ci mettono pochissimo tempo. Quella giornata è finita in un carniere più o meno abbondante, e con una bella dormita. Stancante è stancante la caccia ai trampolieri, ma non ci rinuncerei per niente al mondo.


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Veterinaria

I grassi nella

dieta del cane da caccia Caccia Passione 69


I grassi nella

dieta del cane da caccia Il cane da caccia, definito anche “cane atleta” o “cane da lavoro”, svolge un ‘attività che richiede un notevole dispendio di energia, dispendio che va reintegrato con una sana alimentazione

D

a anni sono in corso studi che si occupano proprio della dieta ideale del cane da caccia, dieta non meno importante di quella dell’uomo, poiché ogni errore alimentare può compromettere gravemente la salute del nostro amico più fidato. Il regime alimentare del cane da caccia è notevolmente diverso rispetto a quello del cane domestico. Se quest’ultimo, infatti, deve evitare le diete ricche di grassi, il cane “cacciatore” Caccia Passione 70

deve, invece, essere alimentato proprio con una dieta ricca di grassi. Quelli che tutti conosciamo come “grassi” sono in realtà gli acidi grassi o lipidi, molecole composte da legami di carbonio che l’organismo del cane, ma anche quello dell’uomo, sfruttano per produrre energia e tessuti di riserva ( l’adipe). Se nel cane domestico i grassi tendono ad accumularsi nei tessuti originando accumuli adiposi e quindi facendo ingrassare l’animale, nel cane da cac-


Veterinaria cia vengono utilizzati per il mantenimento del metabolismo energetico e per sostenere lo sforzo muscolare dell’animale in attività. Nel cane da caccia, a differenza dell’uomo, lo sforzo fisico va compensato proprio con i grassi e non con i carboidrati. Possiamo dire che i grassi sono i componenti essenziali nella dieta del cane da caccia, assieme alle proteine, sostanze che vengono principalmente usate dal cane durante gli sforzi muscolari. Nello specifico, i grassi evitano che il cane perda troppo peso ed energia durante la battuta di caccia, mentre le proteine facilitano lo sforzo muscolare dello stesso durante le fasi di cattura della preda ( su

cioè colesterolo HDL. E’ difficile, infatti, che un cane da caccia vada incontro a problemi di iperlipidemia, cioè di eccesso di grassi, anche se questa eventualità è sempre possibile, specie se il cacciatore o il padrone sconoscono la corretta razione di grassi da somministrare al proprio cane da lavoro. Nel cane da caccia si prevede un apporto giornaliero di grassi pari al 20% della razione complessiva, a cui aggiungere un 35% di proteine. I grassi, nella dieta del cane, hanno il vantaggio di rendere più gustosi gli alimenti e di migliorare, nello stesso animale, anche la lucidità e la brillantezza del pelo. La razione di grassi può essere

terreno o in acqua). E’ stato dimostrato che cani da caccia con una dieta povera di grassi tendono a perdere peso durante e dopo l’attività venatoria. Ciò accade perché il cane è essenzialmente un “mammifero HDL”, al contrario dell’uomo che è invece un “mammifero LDL”. I termini appena utilizzati indicano che l’uomo tende a produrre maggiormente grassi cattivi, il cosiddetto colesterolo LDL, mentre il cane, al contrario, tende a produrre grassi buoni,

aumentata o diminuita in base alla razza a cui il cane appartiene e al tipo di sforzo fisico a cui è sottoposto. Per nutrire il cane da caccia con un corretto apporto di grassi, si ricorre a delle formule matematiche che possono essere fornite dal proprio veterinario. Attraverso queste formule, basate sul tipo di cane, sul suo peso , sulle ore di attività e sull’applicazione di alcuni coefficienti, si può determinare il fabbisogno calorico giornaliero dell’animale e la corretta Caccia Passione 71


razione di grassi. Il cane da lavoro ha bisogno sia di grassi saturi che insaturi. I primi sono conosciuti come grassi “cattivi”, perché tendono a ostruire le vene e le arterie, essendo facilmente metabolizzabili, mentre i secondi sono detti grassi “buoni” perché sono meno assimilabili. Nel cane da caccia, l’eccesso di grassi saturi, cioè “cattivi”, può causare fenomeni di perdita olfattiva e l’olfatto, per un animale che deve riconoscere la preda “ a naso”( cioè con il fiuto), è davvero indispensabile. L’ideale sarebbe fornire all’animale una giusta quota di grassi insaturi omega 6 e omega 3, facendo attenzione a rispettare rapporti compresi tra 5:1 e 10:1. Questi rapporti, naturalmente, Caccia Passione 72

possono variare in base alla razza e al tipo di attività venatoria in cui il cane è impegnato. Non bisogna eccedere nemmeno con i grassi insaturi, che possono causare delle infiammazioni dannose per i movimenti dell’animale. Di contro, una carenza di grassi “buoni” può determinare nel cane una serie di gravi patologie, tra cui: ritardo nello sviluppo e nella crescita; deficit energetico per l’attività muscolare; perdita della capacità riproduttiva; opacità della cute e del pelo; perdita di peso. Per far sì che il cane da lavoro assimili meglio i grassi saturi e polinsaturi, meglio ricorrere a quelli a catena corta, cioè solubili in acqua e facilmente utilizzabili per produrre energia durante gli sforzi. I grassi utili nella dieta del cane sono contenuti in alimenti quali sego, lardo, pollo, olio di mais, olio di semi di lino, olio di semi di girasole, olio di pesce, olio di zafferanone e olio di semi di soia. I grassi vanno somministrati al cane almeno un mese prima dell’attività venatoria, per consentire il loro immagazzinamento nei tessuti e la loro trasformazione in energia durante gli sforzi a cui l’animale sarà sottoposto. Il cane da caccia deve avere la sua quota di grassi sia per le battute di caccia estive che per quelle invernali. La calura estiva provoca un maggiore affaticamento dell’animale, mentre il freddo invernale tende a rallentarne il metabolismo. Durante i mesi estivi, i grassi e gli oli, per non deteriorarsi, devono essere conservati in un luogo fresco e asciutto.


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Anno III – N° 07 – Luglio-Agosto 2014 www.cacciapassione.com Direttore Responsabile Pierfilippo Meloni Vicedirettore Domenico Mansueto Direttore Marketing Valerio Troili marketing@cacciapassione.com

Migratoria: Colombacci da Palco, Caccia aerea ricca di tradizioni non scritte

Collaborazioni Claudia Zedda, Diego Mastroberardino, Giovanni Di Maio, Rosalba Mancuso, Pierfilippo Meloni, Domenico Mansueto, Kalaris, Valerio Troili, Federico Cusimano, Emanuele Tabasso. Traduzioni, Grafica e Impaginazione A cura della Redazione Pubblicità Ilaria Troili - Cell. 335.6408561 commerciale@cacciapassione.com Fotografi Archivio Caccia Passione, Shutterstock Redazione Via Camillo Golgi, 1 - 20090 - Opera (MI) redazione@cacciapassione.com Cell. 3383243383 Service Provider Made Network srl Via Macanno, 59 - Rimini (RN) Editore Caccia Passione s.r.l. Via Camillo Golgi, 1 - 20090 – Opera (MI) Cell. 3383243383 redazione@cacciapassione.com Registrazione in Tribunale n. 17 del 21/01/2012 Direttore Responsabile: Pierfilippo Meloni

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