Caccia Passione marzo - aprile 2017

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ANNO VI nr. 03/04 - Marzo-Aprile 2017

CACCIA PASSIONE Dedicato a chi ha la passione per la caccia nel sangue

L’ONORE DELLA VITTORIA Stanziale:

• I fantasmi del saracchio

Cani da caccia:

• Emozioni della regina del bosco

Canna rigata:

• Horizon la prima carabina della Franchi


ANNO VI nr. 03 - Marzo 2017

CACCIA PASSIONE

in copertina

Dedicato a chi ha la passione per la caccia nel sangue

L’ONORE DELLA VITTORIA.. L’ONORE DELLA VITTORIA Stanziale:

• I fantasmi del saracchio

Cani da caccia:

• Emozioni della regina del bosco

Caccia alla beccaccia. L’eterna contesa con la regina del bosco, dove non è mai definitivo il confine tra vittoria e sconfitta.

Canna rigata:

• Horizon la prima carabina della Franchi

SOMMARIO Anno VI Nr. 03/04 www.cacciapassione.com

10 Migratoria:

L'onore della vittoria

18 Itinerari di caccia: In viaggio con Luca: destinazione Scozia a cervi rossi!

22 Stanziale:

I fantasmi del saracchio

Pg 8 News ed eventi venatori

a cura della redazione

Pg 10 Migratoria: L'onore della vittoria Vincenzo Frascino

Pg 18 Itinerari di caccia: In viaggio con Luca: destinazione Scozia a cervi rossi! Montefeltro Tour Operator Pg 22 Stanziale: I fantasmi del saracchio Pina Apicella

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Sommario Pg 64 Accessori: Una stagione sentita

Vincenzo Frascino

Pg 68 Photogallery: Montauto

28 Cani da caccia:

Emozioni della regina del bosco

Vincenzo Frascino

Pg 76 Veterinaria: Caratteristiche comportamentali ed aggressività predatoria.

Pierfilippo Meloni

Pg 28 Cani da caccia: Emozioni della regina del bosco

Simona Pelliccia

Pg 36 Fucili canna liscia: Benelli Raffaello Ethos per il 50° con il calibro 28/76

36 Fucili canna liscia:

Benelli Raffaello Ethos per il 50° con il calibro 28/76

Emanuele Tabasso

Pg 44 Fucili canna rigata: Horizon la prima carabina della Franchi

Emanuele Tabasso

Pg 52 Munizioni: Brenneke 7x65R con palla TOG

Horizon la prima carabina della Franchi

Costantino Ramolfi

Pg 58 Ottiche: Binocolo Steiner NIGHTHUNTER 8x56

44 Fucili canna rigata:

Saverio Patrizi

76 V eterinaria:

Caratteristiche comportamentali ed aggressività predatoria. Caccia Passione 3



Editoriale 2017, E' SCOPPIATA L'EMERGENZA "SUS SCROFA"... Il 2016 per lo zodiaco cinese è stato l’anno della scimmia, mentre il 2017 è l’anno del gallo. Da noi in Italia, che siamo decisamente più conservatori, abbiamo interrotto l’alternanza e ancora una volta abbiamo confermato l’anno del cinghiale. Praticamente in ogni regione italiana, da nord sud, è scoppiata l’emergenza “sus scrofa”. Mentre in passato gli incontri avvenivano più a ridosso delle aree rurali, negli ultimi periodi, gli audaci ungulati, si sono spinti fin dentro i perimetri urbani, scorrazzando pericolosamente in mezzo a strade centrali e causando incidenti, purtroppo anche mortali. Ogni giorno sui social possiamo leggere “post” che testimoniano inequivocabilmente il preoccupante dilagare del fenomeno e, proprio dai commenti degli utenti, appare evidente la solita netta spaccatura tra i due fronti opposti…ma fino a qui è legittimo, ognuno deve avere il diritto di esprimere la propria opinione, anche se si tratta di sciocchezze dettate dall’ignoranza in materia, ma sempre nel rispetto assoluto di quella degli altri. Devo dire con sincerità, e con scarsa possibilità di essere smentito, che l’educazione e il rispetto appartengono più ai cacciatori che ai non meglio identificati difensori della natura che, non avendo argomentazioni solide, si lasciano andare a insulti e minacce, anche piuttosto colorite e ridicole. Ma quello che non mi sembra giustificabile, visti gli evidenti scarsi risultati raggiunti in materia, è l’atteggiamento inconcludente e superficiale adottato da chi, invece, il problema, per ruolo conferitogli, dovrebbe affrontarlo e risolverlo. Nei diversi Istituti ed Enti, creati per monitorare e gestire il fragile equilibrio delle nostre specie faunistiche, è possibile che non riescano a produrre una soluzione efficace? O forse le soluzioni le hanno trovate, ma chi dovrebbe adottarle non ha il coraggio di farlo? Non voglio credere al fatto che esperti professionisti indichino come strategia la distribuzione di pillole anticoncezionali o il miracoloso immuno-vaccino con finalità di sterilizzare l’animale, o altre soluzioni ancora più creative….cerco di essere serio e obiettivo e mi chiedo: se non ci sono i soldi per tappare le buche, per smaltire i rifiuti urbani, che per inciso costituiscono una fonte di approvvigionamento di cibo per i selvatici, e per tante altre finalità sociali ben più importanti, come faranno a trovarli per acquistare i prodotti farmaceutici, per pagare le persone che li distribuiscano sul territorio? Inoltre, questa somministrazione come avrebbero intenzione di farla? Per chiamata diretta con la presentazione del documento o spargendo il prodotto sul territorio? Ma a quel punto non c’è il rischio che qualche altro animale ignorante, che non sa leggere e non capisce che il prodotto è solo per i cinghiali, potrebbe erroneamente assumerlo? O forse esiste un tipo di mangime che piace soltanto esclusivamente agli onnivori cinghiali? Se per caso fosse così per favore ditecelo! Continua la lettura sul portale.. Pierfilippo Meloni


Nasce il Comitato dei Cacciatori del Cilento e Vallo del Diano La nuova realtà ha l'obiettivo di difendere i diritti del mondo venatorio locale, spesso bistrattato dalle associazioni tradizionali. scelto il dottor Sergio Sofia, sostenuto da diversi amici in qualità di soci. Il manifesto di questo comitato presenta gli obiettivi e le motivazioni della sua nascita. In particolare, la nuova realtà venatoria ha deciso di aderire all’associazione Caccia, Sviluppo, Territorio (CST), la quale fa parte a sua volta della Confederazione delle Associazioni Venatorie Italiane. I promotori dell’iniziativa si sono rivolti a tutti quei cacciatori che sono attivi nel parco nazionale campano per aumentare il numero di adesioni e iniziare a difendere i loro diritti. I cacciatori cilentani, infatti, hanno lamentato in più di una occasione la scarsa attenzione nei loro confronti da parte delle associazioni venatorie tradizionali. Non ci sarebbero difese adeguate degli interessi del mondo venatorio locale e, fatto ancora più grave, verrebbero favorite altre realtà. Come o scorso 26 marzo, dunque circa due settimane fa, reso noto da Sofia e dagli altri soci, il territosi è costituito il Comitato dei Cacciatori del Ci- rio cilentano deve essere dei cilentani, chiamalento e Vallo del Diano: per il coordinamento è stato ti di conseguenza a decidere per il loro futuro.

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Fasano (BR), cacciava fringuelli, denunciato dalla Forestale un'applicazione permetterà di trasformare qualsiasi smartphone in un tesserino e verrà sperimentata nella prossima stagione

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o scorso 26 marzo, dunque circa due settimane fa, si è costituito il Comitato dei Cacciatori del Cilento e Vallo del Diano: per il coordinamento è stato scelto il dottor Sergio Sofia, sostenuto da diversi amici in qualità di soci. Il manifesto di questo comitato presenta gli obiettivi e le motivazioni della sua nascita. In particolare, la nuova realtà venatoria ha deciso di

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aderire all’associazione Caccia, Sviluppo, Territorio (CST), la quale fa parte a sua volta della Confederazione delle Associazioni Venatorie Italiane. I promotori dell’iniziativa si sono rivolti a tutti quei cacciatori che sono attivi nel parco nazionale campano per aumentare il numero di adesioni e iniziare a difendere i loro diritti. I cacciatori cilentani, infatti, hanno lamentato in più di una occasione la scarsa attenzione nei loro confronti da parte delle associazioni venatorie tradizionali. Non ci sarebbero difese adeguate degli interessi del mondo venatorio locale e, fatto ancora più grave, verrebbero favorite altre realtà. Come reso noto da Sofia e dagli altri soci, il territorio cilentano deve essere dei cilentani, chiamati di conseguenza a decidere per il loro futuro.


News venatorie Lombardia: si discute di tesserini, ATC e gestione cinghiale Federcaccia Brescia ha presentato una serie di emendamenti proprio per discutere questi temi nel corso della prossima seduta.

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a sezione provinciale di Brescia della Federazione Italiana della Caccia ha ricordato come presto si discuteranno argomenti molto importanti presso il Consiglio Regionale della Lombardia. In particolare, bisogna discutere alcuni emendamenti che riguardano la Legge 26 del 1993 (“Norme per la protezione della fauna selvatica e per la tutela dell’ equilibrio ambientale e disciplina dell’ attività venatoria”). La stessa associazione venatoria ha depositato emendamenti che riguardano l’articolo 22 (tesserino), in modo da poter ottenere la spedizione del tesserino venatorio al domicilio di ogni cacciatore. Altri emendamenti si riferiscono invece alla nomina dei rappresentanti delle associazioni venatorie nei comitati di gestione degli ATC e quella dei revisori nei comprensori alpini. Non manca, poi, un emendamento sull’addestramento cinofilo in caso di chiusura dei piani di abbattimento. Un discorso a parte deve essere fatto per il progetto di legge relativo alla gestione faunistico-venatoria del cinghiale: Federcaccia Brescia non accetta il

principio di un aumento sproporzionato della quota di danni alle colture agricole a carico di ATC e comprensori, mentre nel progetto si parla proprio di questo. Nello specifico, ambiti e comprensori dovrebbero pagare il 40% delle spese degli agricoltori per la prevenzione: l’associazione ritiene che

“Selvatici e Buoni”. Bergamo testa denunciato la filiera didalla tracciabilità Fasano (BR), cacciava fringuelli, Forestale L'incontro è servito ad approfondire i dettagli del progetto fortemente voluto dalla Fondazione UNA e curato da università e veterinari.

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a sede bergamasca del Club Alpino Italiano ha ospitato un incontro preparatorio per la presentazione del progetto “Selvatici e Buoni” a cura dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo. L’iniziativa si sta svolgendo in collaborazione col Dipartimento di Veterinaria dell’Università di Milano e la Società Italiana di Medicina Veterinaria Preventiva. L’incontro, fortemente voluto dalla Fondazione UNA (Uomo Natura Ambiente), è servito a realizzare il progetto in provincia di Bergamo, la prima area in cui testare la creazione della filiera tracciabile di selvaggina. In questo territorio sono presenti più di 13mila ungulati tra cervi, camosci, caprioli e cinghiali, dunque l’esperimento è significativo. Maurizio Zipponi, numero uno del comitato scientifico di UNA, ha

spiegato tutte le finalità del progetto, ricordando quanto la selvaggina sia sottovalutata e poco valorizzata, anche dal punto di vista economico e occupazionale. Silvio Barbero, vicepresidente dell’Università di Scienze Gastronomiche, ha rimarcato le importanti qualità organolettiche di questa carne e la necessità di evitare le frodi in ambito alimentare. Sono intervenuti anche Antonio Sorice, presidente della SIMeVeP, Paolo Lanfranchi, Luca Pellicioli e Roberto Viganò. Dopo questa prima giornata ci saranno altri incontri tecnici per entrare nel vivo della fase operativa.

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L'emozionante momento che precede il volo della regina

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Migratoria

L’ONORE DELLA VITTORIA Caccia Passione 9


L’ONORE DELLA VITTORIA Caccia alla beccaccia. L’eterna contesa con la regina del bosco, dove non è mai definitivo il confine tra vittoria e sconfitta. di Vincenzo Frascino

La rivalsa di Tosca su un membro del branchetto La faggeta teatro dell'uscita Caccia Passione 10


Migratoria

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gni anno per Natale torno in Calabria a trovare i miei e mi regalo sempre una giornata a beccacce con i miei amici storici, Vittorio e Angelo. Alla vigilia di Natale un sole splendente ci invoglia a salire a caccia in montagna. “Lassù di sicuro ne ho lasciata una!” dice Angelo mentre i sinuosi tornanti ci portano oltre la quota 1000. Pochi metri dopo aver lasciato l’auto, Diana, la setter di Vittorio, si immobilizza in una ferma, breve, che si risolve in un nulla di fatto. Ci inoltriamo nel bosco e il beeper di Tim, il setter di Angelo, ci invita a raggiungerlo al più presto. Vittorio si prepara a spa-

rare mentre io, ipnotizzato dalla magnifica ferma di Tim, lo induco a temporeggiare per permettere alla mia arma odierna, una “letale” reflex, di catturare la scena. Per colpa mia Vittorio perde il momento magico, e il suo piombo non raggiunge la beccaccia che s’invola illesa. Cerchiamo di ribatterla: Vittorio s’incammina sul costone più in alto, sotto di lui procediamo io e Angelo. Ancora una ferma di Tim mette in guardia Vittorio che spara un colpo. La beccaccia ancora una volta la spunta e vola sopra le nostre teste. Angelo la segue con lo sguardo e girandosi di scatto prova due tiri a distanza senza esito.

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Vittorio e la sua setter Diana

La regina si sta facendo corteggiare spudoratamente e noi tre, come romantici cavalieri innamorati, ne seguiamo la scia stregati dalla sua strategia. Ci incamminiamo nella direzione del volo. Tim, che ci precede, accenna una ferma, ma non la tiene a lungo: verosimilmente è già ripartita. Sempre più intrigati dalla nobile preda e afCaccia Passione 12

faticati dal dislivello decidiamo di andare a sondare un’altra rimessa. Tra lo scalpiccio dei nostri passi s’invola la beccaccia, due colpi subitanei la seguono mentre s’invola nell’unico muro di fronde presente intorno a noi in questo bosco spoglio. La stizza infuoca lo sguardo di Vittorio che ha sparato ancora una volta invano ma poi, dopo pochi secondi, due


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Un attimo di riposo dopo una bella azione di caccia

delicate piume soffiate dal vento riaccendono la fiducia e rimettono benzina nelle nostre gambe stanche. Ci incamminiamo verso le fronde che hanno inghiottito la beccaccia. Incitiamo Diana ma senza successo. Dopo cento metri e piĂš di cammino Diana ferma. Acceleriamo il passo per raggiungerla e giungiamo accanto a lei.

La cagna rompe e con il riporto della beccaccia ci svela l’arcano. La mattinata sta prendendo una bella piega e continuiamo a sondare altre rimesse, purtroppo senza successo. Da lontano sentiamo il beeper di Tim diversi sbalzi piÚ in alto: la salita ripida e la fretta di servire il cane ci fanno arrivare a lui letteralmente Caccia Passione 13


senza fiato. Tim tiene una ferma spettacolare. Angelo si prepara a sparare, ma quando Tim rompe la ferma non si vede volare nulla. Il setter ruzzola col naso attaccato al suolo in maniera convulsa, facendo dedurre ad Angelo che la beccaccia non sia più lì. Appena Angelo abbassa la guardia e le canne del fucile alle sue spalle una grossa beccaccia s’invola sparendo svelta nell’unico punto sporco e frondoso alle nostre spalle. Speriamo di ritrovarla, seguendo Tim che ha preso la sua direzione. Procediamo lungo una

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comoda mulattiera, Angelo davanti, Tim dietro di lui e a seguire io. Vedo il cane rallentare e poi andare in ferma. Angelo è troppo avanti per servirlo e una beccaccia s’invola tra me e lui, ma la mia reflex non può certo fermarla! Gli indico la direzione del volo e per due volte Angelo tenta di fermarla ma una manciata di decimi di secondo concedono sempre scampo alla regina. Decidiamo di lasciarle ancora una volta l’onore della vittoria, felici per questa giornata di caccia e soprattutto di poter tornare per un’accesa rivincita!



Un maestoso cervo da medaglia nel tipico atteggiamento del bramito Caccia Passione 16


Itinerari di caccia

IN VIAGGIO CON LUCA: DESTINAZIONE SCOZIA A CERVI ROSSI!

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IN VIAGGIO CON LUCA: DESTINAZIONE SCOZIA A CERVI ROSSI!

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Ultimo giorno di caccia

a bellezza dei paesaggi scozzesi mi da il buongiorno nel mio accogliente lodge in quest’ultimo giorno di caccia al cervo. Mi sveglio alla buon’ora per raggiungere un campo che io e il mio PH Montefeltro teniamo sott’occhio da giorni. Giunti sul luogo notiamo qualcosa… scorgiamo da lontano un branco di cerve e fra loro sentiamo bramire il maschio. Sono molto agitati e si muovono continuamente, studiamo quindi la strategia giusta per avvicinarli. Ci facciamo avanti silenziosamente cercando di tagliare loro la strada e finalmente individuo il maschio. … In quest’ultimo giorno di caccia sono stato premiato: un magnifico trofeo di 12 punte conclude la mia avventura in Scozia con Montefeltro nel migliore dei modi. Torno a casa godendomi l’ultimo tramonto scozzese e lo zaino dei ricorsi arricchito da un’ottima caccia e un bellissimo trofeo. Parti per la Scozia con Montefeltro! Un bel “Royal stag”, un coronato, potrebbe essere il tuo prossimo trofeo scozzese nelle brughiere antiche, tra eriche e torbe mettendo alla prova il tuo istinto di cacciatore. Il periodo del bramito ti aspetta da Settembre al 21 di Ottobre. Ad aprile e maggio puoi invece effettuare la cerca del capriolo tra i moore o tra i coltivi del Perthshire oppure da fine luglio ai primi d’agosto per l’eccitante caccia durante il periodo degli amori. Cosa aspetti? Parti con Montefeltro! Caccia Passione 18

Diario di Luca


Itinerari di caccia

La magia della caccia al capriolo regala sempre grandi emozioni

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Si rende onore al re della macchia Caccia Passione 20


Stanziale

I fantasmi del saracchio

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I fantasmi del saracchio Caccia al cinghiale. L’adrenalina di una braccata ricca di animali in un territorio tanto affascinante quanto ostile. Testo di Pina Apicella Foto di Vincenzo Frascino

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ll’alba del mio secondo giorno io e Vincenzo attraversiamo in macchina zone velate dalle ultime nebbie della notte, mentre già i primi raggi di sole fanno evaporare i fugaci cristalli di ghiaccio che ricoprivano i campi. Al raduno nell’AFV di Capalbiaccio, dove siamo ospiti di Dante e Ugo, ritroviamo gli amici di sempre che io non vedo da tempo. Qualcuno appare invecchiato, qualcun altro cristallizzato nei tratti senza età da maremmano, c’è qualche faccia nuova. Tra tutti serpeggia l’entusiasmo per una battuta in una zona ricca di animali, ma molto difficile per la fitta vegetazione. Qui, in Maremma e in particolar modo nel territorio di Capalbiaccio, vive una vegetazione tipicamente mediterranea, con pochi alberi ad alto fusto e una miriade di piante intricate e inespugnabili tra cui domina, incontrastato, il saracchio. “Erba sparta”, “liami”, “cernacchiara”…ogni posto d’Italia ha un nome per questa pianta cespugliosa, dalle foglie lunghissime e tenaci, con la quale si confezionano anche corde e sedie. Ebbene, lo scenario di questa battuta vedrà come sfondo proprio questa ostile vegetazione, complice delle irsute prede che sgusciano invisibili attraverso queste filiformi e inespugnabili foglie. Caccia Passione 22

Raggiungiamo la linea delle poste con i fuoristrada. Dalla cima del poggio parte una cessa larga 3-4 metri, dal suolo pietroso e rossiccio, come un graffio sanguinolento sul verde compatto della macchia che ricopre il declivio. La discesa è ripida, si affronta con disinvoltura ma ad ogni passo il pensiero va al momento in cui ripercorreremo il dislivello al contrario e, magari, con le ambite spoglie di un cinghiale… Le poste sono disposte a meno di 10 metri l’una dall’altra, non ci sono passaggi, fori, transetti: un’unica, compatta, insuperabile linea verde si staglia davanti a ciascuno di noi, chiudendo con i lunghi ciuffi filiformi la vista a qualsiasi cosa si muova lì dentro. L’unico modo per contattare la bestia nera sarà sparare alle proprie spalle l’animale che, braccato dai cani, decidesse di saltare la cessa. Ecco perché ci viene più e più volte ribadito di stare attaccati alla linea della vegetazione e non sulla sponda opposta della cessa: per permettere a noi e a chi ci sta vicino di sparare dietro senza il rischio di trovarsi una persona sulla traiettoria del tiro. I cani vengono sciolti in contemporanea dai quattro canai presenti in battuta. “Mi raccomando, parate i cani! Abbiamo pochi ausiliari e se ne perdiamo qualcuno dietro a gli animali padellati siamo finiti!” ripete spesso la radio,


Stanziale L'autore durante la braccata

con la voce di Alessio, o di Roberto, a seconda. Le canizze salgono dal basso verso di noi, che siamo in alto, non lontani dall’“acquedotto”. “Attenti che i cani ce l’hanno davanti parecchioooo!” urla Roberto per radio. Tendiamo l’orecchio a carpire ogni fruscio nel saracchio, sapendo che “vedere” e “tirare” sarà un gesto unico, ma che non potrà prescindere dal sincerarsi che si tratta di cinghiale! I cani sono dotati di collari ad alta visibilità, non hanno campani (che farebbero tanto comodo a noi poste, ma un po’ meno alle loro orecchie). A ondate le canizze risalgono quasi fino a noi, ma le prime due portano gli animali alle poste in basso che, in un tripudio di spari, raccolgono solo bossoli e padelle. “Attenti che ci sono animali scanati!” avvisano i canai a mezza voce per radio. Infatti dopo poco il temporaneo silenzio viene interrotto dal fragore di un colpo esploso dalle poste in basso, che ci fa sobbalzare: un bell’animale ha

saltato la cessa e poco prima di tuffarsi sull’altra sponda del denso mare verde, la carabina della posta all’angolo lo ferma. “Questo è un vitellooo! Menaaaa!” Alessio per radio dal fitto della macchia riaccende l’adrenalina che stava scemando per un attimo: un suo ausiliario è stato ferito dalle difese di un grosso verro. I cani abbaiano a fermo per un bel po’, talvolta un mugolio ci fa disperare della loro integrità, poi al coro si aggiungono altre voci, quelle acute dei segugi maremmani, quelle profonde e liriche degli ariegeois. Il verro non parte, e la situazione si fa rovente: sarà Roberto che si intrufolerà nel groviglio di rovi e saracchio per freddare il pericoloso animale dalle difese non portentose ma ben affilate. Alle poste alte stiamo quasi per perdere la speranza quando una canizza si dirige spedita verso l’acquedotto. Tre, quattro cani al massimo ci raggiungono con le loro voci. Un fruscio nel saracchio è certamente provocaCaccia Passione 23


to dal cinghiale. “Frrrrr”. Silenzio. “Frrrr. Frrrrr”. A scatti avanza nel fitto delle lunghe foglie, se ne può quasi sentire l’odore, sentire il battito accelerato del suo cuore pazzo di paura, ma è impossibile vederlo. Imbraccio la carabina e tengo il punto rosso sul punto da cui verosimilmente proviene il rumore. Vorrei avere i raggi X per vedere attraverso l’erba l’animale che ho a non più di tre metri. Io e le due poste accanto a me (Vincenzo a sinistra e Dante a destra) sappiamo che presto qualcuno di noi sparerà. Dove? Quando? A cosa? Dal fruscio sembra un animale piccolo, ma non è dato saperlo. In alto le cime e le piume delle cannette vibrano al soffio del grecale che si fa beffa di noi e dei nostri nervi tesi. Uno scatto più netto. Poi rumore di zoccoli sulle pietre rosse della cessa. Le carabine puntano alle nostre spalle, sull’altra sponda della cessa. Solo il dito di Vincenzo fa partire il colpo. Un secondo colpo segue il primo, separati da una frazione di secondo. Nessuno dei due va a segno. L’agile fantasma nero è scomparso inghiottito dal saracchio da cui era emerso. Quasi senza posare gli zoccoli a terra è schizzato via prima che il circuito “vista-sparo” potesse chiudersi: nel mezzo c’è e ci deve semLa discesa verso le poste

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Roberto incita i propri ausiliari

pre essere il ragionamento, e questa volta i tempi non sono stati favorevoli. Dopo pochi secondi, preceduto da un identico fruscio, sbuca sulla cessa il maremmano pezzato di Andrea, che non riusciamo a parare nella sua seguita. Tornerà dopo circa mezz’ora, quando la battuta sta volgendo al termine. La salita per noi è meno dura di quanto sperato, poiché, ahinoi, ci ritroviamo senza animali al traino. Quelli che realmente “pesano” nei nostri pensieri sono tutti quelli non ancora presi, non ancora visti: inafferrabili e fuggevoli come fantasmi.


Cani da caccia

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Bellissimo esemplare di setter impiegato in montagna

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Cani da caccia

EMOZIONI DELLA REGINA DEL BOSCO Caccia Passione 27


EMOZIONI DELLA REGINA DEL BOSCO Seguita e ferma sono solo apparentemente due mondi contrapposti: segugi e setter possono accomunare una passione che cambia solo nelle forme, ma non nelle emozioni. E solo chi ha provato entrambi può capire che ogni forma di caccia racchiude un alea di magico mistero in cui scegliere diventa molto difficile.. di Simona Pelliccia

In questi territori di montagna sia il segugi che il setter possono esprimersi al meglio Caccia Passione 28


Cani da caccia

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el nostro appuntamento con la rubrica dedicata ai cani da seguita, quest’oggi ho deciso di portare a confronto due mondi apparentemente così distanti ma in realtà accomunati da un unico filo rosso: la seguita e la ferma. Cosa può accomunare un segugio e un setter? Cosa può rendere così vicine la ricerca di una lepre e quella di una beccaccia: la risposta è semplice: le emozioni. Perché la caccia col cane, indipendentemente dal selvatico ricercato, rende l’attività venatoria egualmente ricca di fascino. Ed è per questo che chi le ha provate entrambe può solo scegliere quella che maggiormente si addice al proprio animo, alla propria vocazione, ma riconoscerà sempre che le emozioni provate tramite entrambe siano egualmente uniche ed irripetibili.

Così parla Simone Pegoraro, di tradizione familiare segugistica ma che negli anni si è avvicinato al mondo dei setter. “Premetto che il mondo della seguita in famiglia è stato sempre l’argomento cinofilo più in voga fino al momento del mio arrivo nell’ambiente del cane da ferma e più specificamente del setter inglese. Detto ciò, le uscite con mio padre e mio zio a rincorrere lepri in collina sono state veramente entusiasmanti; il sentire i segugi braccare questo splendido selvatico in un ambiente così caratteristico mi regalava bellissime emozioni, pur non essendo ancora così esperto e consapevole per poter capire realmente tutto quello che stava accadendo. Con il passar degli anni, i discorsi cinofili si facevano sempre più familiari e cominciavo a masticare di morfologia, genetica e tutto

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Territorio dove sia la lepre che la beccacia sono presenti

quello riguardava l’ambiente cinofilo vero e proprio; quindi le uscite con gli ausiliari sopraindicati avevano un fascino totalmente diverso in quanto non era solo più caccia chiusa in se stessa, ma cominciavo realmente Caccia Passione 30

a capire e a saper condividere insieme ai più “esperti” il lavoro dei cani, elemento fondamentale per il raggiungimento dello scopo di un cacciatore cinofilo. Grazie alla passione che mi è stata trasmessa


Cani da caccia

ho intrapreso la mia strada per il modo del cane da ferma ritenendolo più consono ai miei canoni. Ho iniziato per pura curiosità e attrazione verso la razza del setter inglese, e grazie all’umiltà

di saper ascoltare persone molto più competenti in materia ho intrapreso quella che è stato il mio percorso con questi splendidi animali. Io penso che tra i due mondi, cani da seguita e cani da ferma, a parte le differenze sostanCaccia Passione 31


ziali del tipo di caccia che le rende così diverse non ci siano per assurdo grosse differenze perché la differenza la fa l’amore per quel tipo di caccia e per quel tipo di razza, non per la passione che il cinofilo cacciatore mette per raggiungimento dello scopo. Chiaramente è difficile paragonare il setter

Un nuovo giorno ha inizio Caccia Passione 32

inglese ad un segugio di qualsiasi tipo sia, vuoi per la differenza dell’impiego specifico del cane che per la sua tipicità. E questo vale per tutte le razze con le loro caratteristiche, chi braccando una lepre o chi fermando una beccaccia sapranno regalarci emozioni uniche e difficili da dimenticare.”



La bella presentazione del nuovo fucile nella copertina dell’opuscolo edito dalla Benelli

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Fucili canna liscia

Benelli Raffaello Ethos per il 50° con il calibro 28/76

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Benelli Raffaello Ethos per il 50° con il calibro 28/76 Per la Casa di Urbino è arrivato l’anno del cinquantenario e le celebrazioni di maggior evidenza si sono tenute alla Fiera di Norimberga: la frequentatissima IWA ha visto fra gli altri sul palcoscenico il semiauto nel nuovo calibro 28 Magnum di Emanuele Tabasso

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n mezzo a concorrenti che vantano presenze nel settore delle armi di ben più lunga fatta il Cinquantenario può apparire ad una mente matematica un’entità minuscola ancorché apprezzabile, ma dal momento che il dipanarsi della vita di un’azienda, come quella di una persona, va pesata anche con altre misure che non siano soltanto quelle dell’aritmetica e del mondo dei numeri, ecco come ciò che viene realizzato getta sulla bilancia un peso non numerico, ma di forte intensità. Il percorso iniziato nel 1967 dal compianto Dr. Paolo Benelli e dal suo solidissimo gruppo di appassionati collaboratori, proseguito poi con il confluire societario nella Holding Beretta, mantenendo sempre una propria eccellenza progettuale e produttiva, ha creato un qualcosa di unico che oggi appunto festeggia il mezzo secolo di vita. In questo tempo la sana caparbietà di dar vita a un’idea semplicissima

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e insieme sofisticata ha condotto l’azienda a realizzare un ciclo produttivo di eccellenza, unico modo per far sì che il fucile funzionasse correttamente sfruttando quel sistema inerziale messo sulla carta dal geniale tecnico bolognese Bruno Civolani, anch’esso scomparso, e tradotto in pratica proprio dalla Benelli fra l’incredulità di molti. Oggi il semiautomatico impostato su tale meccanismo di ripetizione è un punto fisso, copiato da diversi concorrenti alla decadenza dei brevetti, fattore anche questo che cerziora sulla bontà della scelta originaria. Un solo mutamento importante nella storia dell’impianto quando dalla tenuta a puntone inclinato si è passati, con notevole salto qualitativo, alla testina rotante: gli aspetti poi dei diversi modelli sulla base del Raffello che si sono susseguiti nel tempo sono frutto della cooperazione fra l’architetto Marco Gaudenzi


Fucili canna liscia

Le tre volate dei fucili presentati all’IWA con i due commemorativi del 50° nei calibri 12/76 e calibro 20/76 cui si aggiunge l’Ethos nel piccolo e potente 28/76, novità per il nostro mercato

Fianco destro della nuova realizzazione con l’indovinato abbinamento del castello chiaro e del fodero di culatta brunito in cui spicca l’otturatore cromato

Nel fianco sinistro privo della finestra di espulsione spicca maggiormente il dualismo cromatico insieme allo stacco creato nel castello dalle superfici incise e quelle spazzolate

Il fucile completo, pur fotografato con i limiti imposti da un insieme di fattori caratteristici di una fiera, esprime tutta la sua bellezza e la sua armonia di forme di proporzioni

La caratteristica forma della guardia in polimero entro cui alloggia il grilletto dorato; nel rebbio posteriore sporge il pulsante della sicura

La dicitura in bella e chiara grafia riportata sulla canna indica la cameratura per la cartuccia 28/76 o 28 Magnum

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e il gruppo interno di ricerca, una sinergia di intenti, di pensieri e poi di opere difficilmente riscontrabile in altre aziende e in altri settori. Una combinazione fortunata? Può darsi, ma se la fortuna aiuta gli audaci, qui va detto e sottolineato che di audacia ce n’è stata da vendere se si considera come tale tutto l’insieme che alberga nell’intelletto umano come volontà, dedizione, apertura al pensiero di altri, determinazione e capacità realizzative. Il Raffello Ethos in calibro 28/76 Come in altre occasioni particolari la Casa di Urbino ha impostato delle serie numerate di fucili speciali nell’allestimento dei legni e delle finiture: saranno così posti in vendita 1.000 Raffello Ethos in calibro 12/76 e 500 in calibro 20/76 a cui si affianca, sempre nell’intento celebrativo, la presentazione sul mercato italiano del primo fucile camerato per la cartuccia 28/76, una particolarità che già avviata in Francia da altri costruttori, si presenta ora da noi sotto la veste del semiauto della prestigiosa serie poco sopra citata. Si amplia così ulteriormente la gamma Benelli, già ai vertici a livello mondiale per la specificità delle sue proposte che non intendono battere traguardi numerici, ma soddisfare al meglio le diverse esigenze dei cacciatori. Se nel recente passato i piccoli Crio e poi Legacy in 28/70 hanno dischiuso nuovi orizzonti agli appassionati dei piccoli calibri impostati sulla meccanica inerziale, oggi il Raffaello Ethos raggiunge i livelli ancora più elevati del fucile di pregio consentendo agli amanti del piccolo calibro un passo in più per insidiare con successo ogni selvaggina, con quel braccio operativo di maggior estensione garantito da cariche molto prossime a quelle dei calibro 20/70 spinti, dei 16/70 brillanti e di molti allestimenti del tradizionale 12/70 con quelle grammature utili e razionali per insidiare la selvaggina nobile sotto ferma del cane o i migratori di piccola e media taglia anche alle massime distanze. La struttura è ulteriorCaccia Passione 38

Un bel colpo d’occhio al fianco destro da cui apprezzare il disegno del fodero di culatta, della manetta di armamento e del tasto inferiore per lo svincolo otturatore dal fermo di fondo corsa

Il gioco di luce pone in evidenza la scalfatura e la ridotta dimensione dell’astina, favorevoli entrambe per una corretta e comoda impugnatura. All’apice sporge il tappo di bloccaggio con intagli arrotondati di presa

Il calcio con impugnatura a pistola, nasello alto e con inserti in poliuretano sostituibili. Il calciolo racchiude la tecnologia Progressive Comfort per smorzare il rinculo


Fucili canna liscia

Il cuore del sistema inerziale con carrello otturatore e testina vincolati fra loro e separati dalla molla su cui si gioca la funzionalità del meccanismo

mente potenziata e ciò significa maggior sicurezza e comodità di impiego per il cacciatore insieme a quanto già sottolineato: si adotta quindi il calciolo Progressive Comfort, quello inserito nel calcio in legno di cui conserva ogni pregio tecnico ed estetico sottraendo e dissipando energia all’atto dello sparo grazie a un complesso di lamelle a deformazione progressiva, utile ed efficace in rapporto alla carica. Non mancano i naselli in poliuretano intercambiabili per smorzare le vibrazioni nocive anche per l’apparato uditivo, e le piastrine per variare lunghezza e vantaggio perché ognuno possa ottimizzare le dimensioni del fucile sulla propria corporatura. Anche l’astina è stata rivista partendo da quella del Power Bore dove si facilitavano la postura e il riassetto della mano: ora, grazie al calibro, si è ulteriormente smagrita con indubbi vantaggi di presa e di estetica. A proposito di calciatura si nota l’impiego di un noce europeo con trattamento Wood Fx e zigrini con passo di 1,5 mm a cuspidi ben rilevate: la pistola molto snella porta la mano sempre alla stessa posizione ponendo il dito sul grilletto nella migliore situazione per scatti misurati e corretti. Il cuore del sistema La meccanica è quella conosciuta e affidabile con otturatore in due parti, carrello che supporta la testina rotante a due alette fra cui è inframmezzata la molla principale, quella che

accumula e ridistribuisce l’energia con cui, grazie a un piolo e a una pista a camme si compie il ritardo di apertura e insieme la rotazione di svincolo delle alette dalle mortise ricavate nel prolungamento di culatta giuntato alla canna. Una bielletta oscillante, imperniata sul retro del carrello e con il contrasto in un incavo a tazza, insiste sulla molla di recupero situata nel calcio. La chiusura dell’otturatore può avvenire premendo il tasto sul fianco del castello o accompagnando la manetta per un’esecuzione decisamente più silenziosa. Legata al moto inerziale si trova la cucchiaia elevatrice delle cartucce, funzionante solo con lo sparo: si può quindi sostituire la cartuccia camerata senza passare dal serbatoio tubolare così come si rivela fattore di sicurezza dover inserire la prima cartuccia in canna manualmente. Inoltre il dente raddoppiato per il ritegno delle cartucce nel serbatoio stesso ne favorisce il prelievo diretto, senza camerarle. La canna Crio Powe Bore rappresenta, insieme agli strozzatori Criochoke, l’ottimizzazione degli studi balistici della Benelli sia per i materiali usati e i loro trattamenti termochimici, che per la geometria di foratura appropriata al piccolo calibro; la tempra criogenica regolarizza il regime vibratorio sotto sparo insieme a quello di espansione e contrazione legati al riscaldamento dovuto allo sparo. La bindella ventilata in fibra di carbonio somma leggerezza e robustezza evitando il fenomeno del miraggio: il sistema poi di ancoraggio non interferisce sulla regolare vibrazione della canna. Dell’estetica di questo fucile è quasi superfluo parlare perché ancora una volta la teoria aziendale volta a disegnare l’arma sulle proporzioni della cartuccia si rivela altamente pagante: i giochi delle linee con le proporzioni delle misure creano un’entità che definire ammaliante non pare né un’iperbole, né una piaggeria. Il futuro in Benelli è già oggi e la bellezza è un assoluto che veste in maniera adeguata l’eccellenza progettuale e operativa. Caccia Passione 39


SCHEDA TECNICA Costruttore: Benelli Armi S.p.a. via della stazione 50, 61029 Urbino (PU) – Tel. +39 0722 3071 – Fax +39 0722 307207 – www.benelli.it – marketing@benelli.it Modello: Raffello Crio Ethos 28 Tipo: fucile semiautomatico a canna liscia Calibro: 28/76 Funzionamento: inerziale Castello: blocco in ergal fresato – finitura nichelata Otturatore: a due alette rotanti anteriori – macchinato da trafilato e cromato Canna: lunga 66 cm – 5 strozzatori Criochoke (da cyl a * con chiave) Percussione: cane con molla elicoidale e percussore flottante interno all’otturatore Alimentazione: caricatore tubolare metallico sotto alla canna da 2 cartucce Congegno di scatto: del tipo diretto con grilletto singolo montato su blocco in polimero Estrattore: a unghia con molla interna inserita nella testa dell’otturatore Espulsore: pistoncino a molla nel fodero di culatta Linea di mira: bindella ventilata in carbonio, mirino anteriore LPA fluo Sicurezza: a due posizioni con tasto rigato nella guardia – blocca lo scatto Calciatura: in due pezzi di legno di noce di classe elevata - impugnatura a pistola e sotto canna sagomato – campi di presa con zigrino – trattamento Wood Fx - calciolo Progressive Comfort con spessori differenziati – naselli e piastre di piega e vantaggio intercambiabili Finiture: brunitura lucida della canna, anodizzazione nera lucida del fodero di culatta, castello con incisioni e nichelatura Lunghezza calcio dal grilletto: 365 +/-2 mm modificabile sino a 380 con calciolo lungo – oppure 350 +/- 2 mm con calcio specifico e kit Progressive Comfort - piega al tallone 60 mm e al nasello 35 mm Peso: 2.400 g +/- 100 g con canna da 66 cm (variazioni in base alle tolleranze dei componenti) Caccia Passione 40



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Fucili canna rigata

HORIZON LA PRIMA CARABINA DELLA FRANCHI

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HORIZON LA PRIMA CARABINA DELLA FRANCHI La costanza dà sempre buoni frutti recitava un adagio antico e applicata al marchio con la F arancione ha mostrato dapprima dei semautomatici, poi alcuni due canne di piccolo calibro, altri due canne nei calibri maggiori sempre parlando di liscio, poi l’express e adesso è arrivata la carabina di Emanuele Tabasso

N

on c’è che dire: l’impegno preso dal Dr. Bruno Beccaria quando gli è stata posta in mano una firma di tanto nobile lignaggio quanto di marcata evanescenza era di quelli dove ogni soluzione era possibile, ma poco probabile quella di un successo. Stravolgendo un po’ tutto il consolidato che a molti sarebbe parso come la strada più ovvia da battere, rimettendo in auge le cose belle e apprezzate della Casa di via del Serpente, leggasi le doppiette Diana e Montecarlo, il responsabile fa tabula rasa e guarda altrove. I giovani saranno la sua preda di elezione e li conquisterà con cose barbare a prima vista, indegne agli occhi di molti di portare quel marchio, che ovviamente viene nel frattempo mutato, depositarie di soluzioni e metodi costruttivi di costo contenuto e di affidabilità ad ampio spettro. Noi saremmo stati di quelli pronti a rincorrere le agognate Montecarlo e avremmo perso la partita, ma ci incuriosì già dal primo incontro questo Caccia Passione 44

pensare del personaggio che faceva un po’ astrazione dalla specifica cultura armiera, sbrigliando la fantasia come un poeta e padroneggiando l’arte divinatoria come un capo dei druidi o uno sciamano del Grande Nord. I retaggi familiari e la scuola non sono certo mancati e questo, insieme alle doti personali, hanno fatto la differenza. Oggi, consolidata la posizione sulle fasce di mercato appena citate, ci si lancia nel terreno dove maggiore è la bagarre e dove, per fortuna, c’è spazio per competere: la canna rigata sotto forma di carabina a ripetizione è l’arma dell’immediato e anche del futuro perché i giovani cacciatori prediligono gli ungulati e questi saranno i loro prossimi ferri del mestiere. Il progetto Il progetto segue i parametri informatori: il fucile è decisamente orientato ai giovani quindi deve costare poco, ma valere molto in termini di resa balistica, di funzionalità,


Il Dr. Bruno Beccaria si appresta a descrivere la Franchi Horizon in una riunione di giornalisti tenuta durante l’IWA di Norimberga

Fucili canna rigata

Il ponte con i fori per le basi dell’ottica, il manubrio incassato nel cilindro otturatore, il tappo di coda con la sporgenza che segnala la meccanica armata, la sicura nella posizione di fuoco

La sicura sul bollino bianco ne indica l’inserimento e La nocca del manubrio presenta un aspetto gradevole, in tale situazione l’otturatore può venir tranquillamente personale e con buona funzionalità: il foro di alleggeriaperto per estrarre l’eventuale cartuccia camerata mento risulta purtroppo facile ricettacolo di sporcizia

Nell’aletta destra dell’otturatore è incassata l’unghia La faccia dell’otturatore risulta notevolmente ribassadell’estrattore sufficientemente dimensionata e con mo- ta supportando bene il fondello cartuccia: a fianco del vimento ortogonale di notevole affidabilità foro del percussore sporge il nottolino dell’espulsore

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Coerente con il disegno del ponte anche il profilo del tappo di coda dell’otturatore: per l’estrazione a fondo corsa troviamo nel fianco del castello la leva di svincolo a bilanciere

Nella guardia spicca il grilletto ben curvato e nel rebbio anteriore è posto il tastino per aprire il coperchio pivotante del magazzino fisso delle cartucce

di robustezza. Il castello a sezione tonda in acciaio legato presenta il prisma di scarico delle forze ricavato direttamente dall’anello, pareti robuste, ampia finestra di espulsione, sede del caricatore fisso e ponte a due diametri: sui due elementi apicali sono praticati i fori per il montaggio dell’ottica con specifiche Remington, quindi con ampia scelta, a prezzi contenuti, degli accessori occorrenti. L’otturatore è composto dal corpo centrale cilindrico da cui sono ricavate a ribasso le tre alette frontali anch’esse a profilo tondeggiante: molto affondata la sede del fondello cartuccia con il foro del percussore e il nottolino di espulsione mentre l’unghia dell’estrattore è incassata in una delle alette e lavora con moto ortogonale. In uno scasso quadro della parte posteriore del cilindro è incastrato il manubrio con braccetto tondo e nocca rastremata, foro di alleggerimento (e raccolta di sporcizia) garante di un’ottima manovrabilità e di apprezzabile estetica. Il tappo di coda si distingue per la forma prismatica, personale, gradevole e ben raccordata al profilo del ponte dove è evidente l’angolo che determina, con il manubrio, l’estrazione primaria; ben evidente il codolo del percussore sporgente quale avviso di meccanica armata. Da ultimo segnaliamo la levetta sul lato sinistro per svincolare l’otturatore a fondo corsa: qualche piccolo intoppo nel modello pre serie sarà ovviamente sistemato nei prossimi esemplari di regolare produzione.

Scatto, sicura e caricatore Lo scatto diretto di buona funzionalità per tale sistema vede il grilletto arcuato in posizione arretrata, ben raggiungibile anche da chi ha mani corte: sarà disponibile con leggero sovrapprezzo uno stecher alla francese. Nel rebbio anteriore della guardia si troIl calcio dalle linee classiche vede il nasello alto, il calciolo TSA, la superficie di presa dell’impugnatura a pi- va la levetta per svincolare il coperchio del stola con la particolare superficie di piacevole aderenza magazzino fisso delle cartucce, prelevabili così senza doverle camerare e poi estrarre; alla mano Caccia Passione 46


Fucili canna rigata

Il particolare profilo dell’asta con parte della zona di presa dalla rugosità inusuale, ma piacevole al tatto e Un altro punto appositamente modellato e con la specon decisa grippabilità anche con mani bagnate. Daciale superficie di presa si trova tra il becco e l’aggancio vanti spicca l’aggancio per la maglietta porta cinghia della maglietta porta cinghia

La coccia dell’impugnatura a pistola riporta il logo aziendale con la grande F arancione: un riconoscimento immediato con il fucile in rastrelliera

Nella testa dell’otturatore si nota la sagomatura in tondo del perimetro delle alette che consente una più spedita, e meno costosa, realizzazione sulle macchine operatrici

Il coperchio pivotante del magazzino fisso e le due bru- I fori filettati su anello e ponte rispondo alle specifiche Remington per favorire il reperimento di basi per l’ottigole di giunzione fra la meccanica e la calciatura ca anche a costo contenuto Caccia Passione 47


I fori filettati su anello e ponte rispondo alle specifiche Remington per favorire il reperimento di basi per l’ottica anche a costo contenuto

la capienza varia da 3 a 4 secondo i calibri. La sicura azionata dal classico tasto a due posizioni imperniato sul fianco destro del castello consente l’apertura dell’otturatore anche quando è inserita, garantendo così la tranquillità quando si estrae una cartuccia dalla camera. Canna e calciatura La canna rotomartellata presenta principi e passi in relazione ai cinque calibri proposti e precisamente .243 Win. - .270 Win. - .308 Win. - .30-06 Sprg. - .300 Win. Mag. con lunghezza di 56 cm, estesa a 61 per il magnum, e diametro in volata pari a 15,5 mm: anche qui si procede con le scelte più in auge dove la riduzione della velocità viene accettata privilegiando la riduzione del peso e la maneggevolezza. La lavorazione si presenta di adeguato livello e la finitura in volata con leggero invaso conico assicura protezione e ottimizza la funzione balistica. La giunzione all’anello con passo a vite è di garanzia menCaccia Passione 48

tre il montaggio flottante assicura la ripetitività del punto battuto. Non sono presenti le mire metalliche per favorire il montaggio basso dell’ottica. La calciatura in tecno polimero rinforzato con fibra di vetro mostra linee classiche con attenzione ai dettagli: quattro campi dal particolare zigrino ad alta aderenza sono distribuiti sull’asta, sul fusto, sull’impugnatura a pistola e vicino al becco: non stiamo a esemplificare quanto siano funzionali in ogni postura di tiro poiché ogni appassionato lo noterà immediatamente osservando le immagini. Tre le misure per il calciolo sostituibile TSA (Twin Shock Absorber) così da adattare l’arma alla propria complessione fisica, due i pioli fissi a cui agganciare le magliette portacinghia, 2.990 i grammi di peso, sette gli anni di garanzia, 845,00 € il prezzo e 930,00 € con lo stecher, manifattura in Urbino. Speriamo di poter effettuare presto una prova per affinare e implementare queste prime positive sensazioni.



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Munizioni

Brenneke 7x65R con palla TOG

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Brenneke 7x65R con palla TOG Studiata cent’anni fa da Wilhelm Brenneke oggi la sua storica 7 mm può essere scelta nella produzione di cariche complete di alta qualità messa in opera da qualche tempo dalla Casa tedesca che in tal modo si è inserita a pieno titolo nel novero dei produttori più blasonati del settore di Costantino Ramolfi

L

a Casa tedesca Brenneke, nota per le ricerche nel campo dei proiettili tanto per canna liscia che per canna rigata, ha proposto da diversi anni una sua linea di cartucce a fuoco centrale indirizzata su un ventaglio di calibri non troppo ampio, ma con allestimenti differenziati proprio per soddisfare le tante richieste in fatto di palle specifiche, oggi più che mai messe sotto alla lente d’ingrandimento dagli appassionati. Da pochi mesi una diversa strategia di vendita di un gruppo produttore di cartucce molto vasto e importante ha sollecitato la Brenneke e il suo nuovo distributore italiano, la Bignami di Ora (BZ), ad ampliare la proposta inserendosi maggiormente nel mercato. Fra i tanti calibri disponibili abbiamo avuto proprio dalla Bignami il sempreverde 7x65R che, nonostante i suoi cent’anni, o forse proprio per questo, gode di ottima salute commerciale garantita dalle sue prestazioni di base esaltate dalla serie di proCaccia Passione 52

iettili storici come i TIG e i TUG affiancati ora da progetti recenti come i TOG montati sulle cartucce della nostra prova. L’asso nella manica della cartuccia è l’abbinamento a un passo di rigatura molto corto che consente di impiegare palle di peso notevole e, vista la sezione, molto lunghe con forte densità sezionale valorizzata da una velocità iniziale brillante, ma soprattutto mantenuta anche a lunghe distanze: ricordiamo come qualche decennio addietro questa cartuccia fosse accreditata ai 500 m, allora uno sproposito venatoriamente parlando, di maggior energia di un’altra stupenda concorrente quale la .300 H. & H. Mag. La confezione e le caratteristiche Presentate in una solida scatola di cartoncino le cartucce sono inserite in un alveare fisso, sempre dello stesso materiale: l’aspetto esterno è accattivante e sulla lucida superficie spiccano innanzitutto la sagoma della cartuccia


Munizioni a fianco di quella di un cervo al bramito, sul bordo inferiore il marchio aziendale con le fronde di quercia e le ghiande, la sagoma e il logo della palla TOG, la dicitura completa del calibro, della palla e del suo peso in grammi e grani. Pressoché analoghe le diciture riportate in leggibile e bella grafia, giallo su fondo verde, sui fianchi della confezione mentre, al retro, si nota subito un piccolo pieghevole applicato alla scatola con le scritte in ben ventitré idiomi per cautelare l’utilizzatore dal pericolo di esplosioni; a contorno insieme al cervo e al marchio come già osservati, si notano tre viste della palla TOG, da integra sezionata a un primo urto per passare successivamente all’affungamento, con le descrizioni delle reazioni e della funzione del proiettile a fianco di ognuna. Pratico e interessante lo specchietto balistico dove, insieme ai valori di velocità ed energia alle distanze comprese fra 0 e 300 m, si indica la traiettoria con azzeramento a 100 m e quella, molto funzionale, con la GEE, la taratura alla distanza ottimale per non superare in elevazione i 4 cm: qui il punto è situato a 182 m con una caduta a 300 m di 27,5 cm dove si leggono ancora 2132 joules per questa palla da 9,7 g/150 gr di cui si indica anche il CB (coefficiente balistico) pari a 0,423. Decisamente favorevoli tutti questi valori per cui occorre tener conto della filosofia progettuale tedesca che assegna un elevato valore alla precisione, un occhio attento e non maniacale alla radenza, un privilegio deciso alla balistica terminale dove si concentra la capacità del mezzo di fermare possibilmente sul posto il selvatico, o quantomeno di infliggere lesioni che ne consentano il rapido recupero con gli apprezzati cani da traccia. In particolare questo proiettile è costituito da un robusto mantello esterno con coda rastremata, solco di crimpaggio, anello mediano a bordo tagliente, apice acuto forato dove lo spessore del mantello si fa più sottile, il tutto saldato al nu-

La confezione delle cartucce Brenneke in 7x65R con la palla TOG pronta per l’impiego nella canna rigata di maggior calibro di un pregevole bockdrilling di Franz Sodia

Il fronte della scatola riporta in colori appaganti per l’occhio naturalistico il marchio di fabbrica, il calibro, peso e tipo di palla, profilo della cartuccia e la sagoma di un cervo al bramito

Su un fianco della confezione appaiono nitide e ben leggibili le caratteristiche complete della cartuccia così da poterle osservare anche con le confezioni impilate in scaffale Caccia Passione 53


cleo interno a forma di lancia con un ingrossamento tondo intermedio. L’azione si esplica con il taglio fustellato della pelle del selvatico e sanguinamento utile all’eventuale ricerca con l’ausiliare, con l’affungamento dell’ogiva acuta fino al livello dell’ingrossamento interno che fa da punto resistente con aumento del diametro e mantenimento della massa per una spinta cospicua atta a creare un tramite di ampio diametro con lesioni dirette da aggiungere a quelle indotte dalla velocità e quindi dallo shock idrodinamico. Calibro e tipoAnche sul fianco opposto si trovano tutti i dati e variano solo i colori con il nero di fondo e il giallo, il logia di palla vedono la possibilità di impiego per tutti i selvatici delle nostre zone, compreso verde e il bianco a staccare per favorirne la lettura il cervo e la sua notevole vitalità e resistenza. Un controllo della velocità Non siamo andati molto in là con le prove osservando come queste cartucce di Brenneke

Sul retro si trova il minuscolo pieghevole in 23 lingue per allertare sui rischi di esplosione. Ben visibile e pratico lo specchietto balistico con i dati salienti di velocità ed energia: a 300 m si leggono ancora 2.132 J

Sempre sul retro tre immagini del proiettile che ne illustrano le caratteristiche tecnico strutturali mostrando nel contempo la deformazione con gli immaginabili effetti sulla selvaggina Caccia Passione 54


Munizioni siano certamente costose, ma con una quotazione in linea con la resa davvero eccellente. L’amico Carlo ha montato il cronografo al poligono di Carrù (CN) rilevando, con il drilling Merkel, una V/4 pari a 878 e 880 m/sec quindi rispettivamente + 8 e + 10 m/sec dal dichiarato dalla Casa: immaginiamo che la lunghezza di canna pari a 65 cm sia la responsabile di tale gradito incremento. Non crediamo occorrano Cartucce e bossoli spenti nell’alveare fissato all’interno altre parole su questi dati, ma ci piace aggiun- della scatola: si notano gli inneschi percossi senza segere che le sensazioni allo sparo sono assai fa- gni di pressioni anomale vorevoli, senza picchi pressori fastidiosi o altre negatività; da ultimo, e lo si osserva poi a casa, nella canna rimangono pochissime tracce subito asportabili con una passata di detergente e qualche flanella asciutta. Non siamo degli esperti in materia, ma ci pare di intuire che l’impiego di propellenti di alta qualità conceda, oltre a tutto il resto, anche questo piacere.

La cartuccia e in particolare il proiettile Brenneke TOG, Torpedo Optimal Geschoss, somma le caratteristiche dei ben noti Torpedo con studi avanzatissimi sulla balistica esterna e quella terminale Il drilling Merkel camerato nel 7x65R come una percentuale elevatissima dei basculanti rigati presenti sul mercato grazie alla versatilità di questa cartuccia

Tre colpi sparati a 100 m con un drilling Merkel e ottica Kahles 4x32

Basso annerimento dei colletti dei bossoli sparati grazie a una corretta cameratura e all’apprezzabile elasticità dell’ottone impiegato Caccia Passione 55


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Ottiche

BINOCOLO STEINER

NIGHTHUNTER 8X56

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BINOCOLO STEINER

NIGHTHUNTER 8X56 Steiner compie 70 anni e per l’occasione presenta il nuovo binocolo con prismi di porro. di Saverio Patrizi

P

er i suoi 70 anni Steiner rivede e propone l’ultima versione del binocolo a prismi di porro con obiettivi da 56 mm e ingrandimento 8x, nuovo design e lenti di altissima qualità per garantire definizione e luminosità in qualsiasi condizione atmosferica e di luce. Il Binocolo con i prismi di porro rappresenta un classico nella produzione Steiner, questa tecnologia, oltre che in ambito venatorio, è ampiamente utilizzata nel campo militare dove sono richieste qualità, robustezza ed ergonomia e nella nautica, ove gli agenti climatici e la salsedine sono una forte fonte di stress per qualsiasi strumento ottico. Aprendo la confezione, troviamo una bella custodia in nylon corredata di cinghia di trasporto, un panno per la pulizia delle lenti, la garanzia e il libretto d’istruzioni, all’interno della custodia c’è il binocolo che a prima vista m’impressiona subito per le dimensioni dovute alla sua forma e alle generose lenti da 56 mm, corredato dei tappi di gomma per gli obiettivi, del coprioculari e della cinghia tracolla in neoprene. Sia la cinghia sia i tappi degli obiettivi possono essere facilmente applicati tramite il pratico sistema Steiner ClicLoc, una volta completato di tutti gli accessori ho modo di Caccia Passione 58

provarne l’ergonomia, e la maneggevolezza. Il nuovo design e il guscio in gomma Makrolon permettono una presa sicura con un ottimo bilanciamento del peso così da consentire osservazioni prolungate, i prismi di porro del nuovo Nighthunter restituiscono immagini dalla eccezionale tridimensionalità e profondità di campo, le lenti dotate di rivestimento protettivo Diamond Night Coating, sono perfettamente idrorepellenti e autopulenti, fornendo la massima performance proprio all’alba e al tramonto, i momenti topici della caccia. Durante l’utilizzo in pieno giorno sono particolarmente utili le conchiglie oculari ergonomiche Ergo Flex, che aderendo perfettamente al viso, proteggono gli occhi eliminando i fastidiosi riverberi dati dalla luce laterale, i bordi, in caso di utilizzo con occhiali, possono essere ripiegati e le conchiglie regolate ad hoc. Il binocolo Nighthunter 8x56 è dotato di autofocus Steiner Sports Auto Focus che permette la regolazione indipendente degli oculari in modo da adattare la risoluzione delle immagini alla vostra vista in maniera perfetta e garantire immagini nitidissime da 20 metri fino all’infinito, risultando ottimale per l’attività venatoria dove è necessaria l’osser-


Ottiche Corredato di coprioculari, tappi obiettivi, tracolla, borsa con tracolla, libretto istruzioni e panno per la pulizia lenti

L’elegante confezione

La confortevole tracolla in neoprene

Conchiglie oculari pronte per utilizzo con occhiali

Ergonomico e bilanciato

Il sistema ClicLoc, per la rimozione veloce della tracolla Caccia Passione 59


vazione rapida e veloce anche a distanze molto diverse fra loro. Nell’uso pratico ci siamo trovati fra le mani un binocolo molto performante, con un grande campo visivo, 135 m a 100 m, di generose dimensioni ma con un peso simile a binocoli con ottiche da 42 mm, particolarmente indicato per l’uso da appostamento, dove la caccia generalmente si svolge alle prime luci dell’alba o alle ultime del tramonto. Nonostante gli ingombri, grazie alla cinghia in neoprene e al peso contenuto di circa 1 DATI TECNICI

kg, anche il trasporto per la caccia vagante risulta agevole, anche se non è stato progettato per quest’uso, dove Steiner offre prodotti alternativi e altrettanto validi. L’ultimo fattore che ci ha sorpreso positivamente è stato il prezzo, circa € 1.100 per un’ottica di queste prestazioni, con riempimento d’azoto, trattamenti tecnologici delle lenti, guscio in Macrolon e tanto altro, è decisamente interessante. http://www.steiner.de/it/binoculars/nighthunter-8x56

Tappo copriobiettivo, removibile

Diametro dell’obiettivo

56 mm

Ingrandimento

8x

Ottica High Performance

Ad alta definizione

Fattore crepuscolare

21.2

Conchiglie oculari

ErgoFlex

Sistema ad azoto compresso

Tecnologia con valvola a 2 vie

Peso

1090 g

Larghezza

200 mm

Altezza

212 mm

Pupilla di uscita

7,0 mm

Luminosità

49:00

Campo visivo a 1000 m

135 m

Sistema di focalizzazione

Sports-Auto-Focus

Nano-Protection

Impermeabilità

A prova stagna fino a 5 m

Intervallo di temperatura

da -40 ° C a +80 ° C

Rivestimento in gomma

NBR-Longlife

Tracolla

Neoprene

Attacchi tracolla

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Copri obiettivo

Protezione anti pioggia

Borsa

Garanzia

30 anni

Prezzo di listino

€. 1.138,00

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Ottiche

La protezione per gli oculari da applicare alla tracolla

Nella zona inferiore sono state ricavate due zone particolarmente grippanti Il logo Steiner, garanzia di qualitĂ made in Germany

A caccia non la nuova giacca Beretta Thorn Resistant e cappello reversibile, entrambi in Goretex

Linea moderna unita a ottime prestazioni ottiche

La linea classica del binocolo a prismi di porro. Caccia Passione 61


UN STAGIONE SENTITA L’udito a caccia è fondamentale. È importantissimo proteggerlo e, per chi l’ha perso, poterlo reintegrare. La tecnologia ci viene in aiuto con prodotti sempre più confortevoli ed efficaci. di Vincenzo Frascino

V

olge al termine anche questa stagione venatoria, vent’anni dalla prima licenza! Le emozioni sono state numerose, le soddisfazioni anche, molte cose ho imparato e tante ho scoperto di dover imparare. Ma nel bilancio che, chi più chi meno, tutti facciamo a fine stagione, la nota più significativa riguarda il netto miglioramento delle mie funzioni uditive e, di conseguenza, della mia capacità di concentrazione e di reazione. Nessun intervento medico miracoloso ha permesso ciò, ma l’utilizzo di un dispositivo tecnologico particolarmente efficace: gli auricolari Shothunt. Negli anni, afflitto dalla mia ipoacusia neurosensoriale, frutto di reiterati traumi acustici giovanili nelle sessioni di tiro e a caccia sempre con scarsa protezione, ho provato diversi dispositivi per reintegrare almeno in parte la sensibilità uditiva irreparabilmente persa. Le cuffie amplificavano bene, ma mi davano un senso d’isolamento e ottundimento. Avevano un ingombro notevole e poca aderenza alla

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testa durante i movimenti. Piacevoli nelle giornate fredde, mal le tolleravo col caldo e risentivano molto del fruscio del vento, che veniva amplificato insieme agli altri suoni, coprendoli. Ho provato poi degli auricolari, un prodotto americano che sembrava promettente. Più leggeri e confortevoli delle cuffie, sempre in collegamento wireless con la radiolina, avevano però il difetto di montare il microfono solo su un lato, a discapito della direzionalità del suono. Inoltre l’amplificazione anche in questo caso non era personalizzabile, cosicché i rumori venivano amplificati in maniera omogenea, rendendo eccessivi quelli a bassa frequenza, che generalmente sono percepiti normalmente da chi ha questo tipo di ipoacusia “da rumore”. La mia ricerca dell’ausilio ideale non si è fermata, essendo l’udito, soprattutto nella caccia al cinghiale, un senso chiave non solo per portare a termine un abbattimento, ma ancor più per seguire le dinamiche che si


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“I cinghiali si ammazzano con le orecchie” solevano dire i nostri vecchi, e ciascuno di noi lo avrà sperimentato.

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Gli auricolari hanno la possibilità di essere collegati wireless alla radio.

Amplificare i suoni assicurando una protezione dal trauma acustico dello sparo.

svolgono nella macchia fitta, teatro principale di questo tipo di caccia. “I cinghiali si ammazzano con le orecchie” solevano dire i nostri vecchi, e ciascuno di noi lo avrà sperimentato, in particolare in quei territori, come la Maremma, dove caccio principalmente, dominati da arborescenze basse e intricate. In Maremma sono ben poche le zone con macchia ad alto fusto, e la caccia al cinghiale si svolge spesso in scenari ove un fruscio, uno scroscio, sono l’unico segnale della presenza dell’irsuto prima di quei preziosi decimi di secondo in cui è possibile mirare e sparare. In territori di tal fatta è inutile sperare di prendere un cinghiale che si è visto arrivare: in genere si punta su un foro nel fitto e si tira il grilletto quando nel punto in cui l’udito ha Caccia Passione 64

guidato lo sguardo, si scorge l’animale e si conclude che si tratta di un cinghiale. Gli auricolari Shothunt che ho utilizzato quest’anno mi hanno restituito la possibilità di vivere appieno queste emozioni. Piccoli e molto leggeri, questi auricolari sono senza fili, con possibilità di essere collegati wireless alla radiolina. Il comfort nell’indossarli è assicurato dalla possibilità di scegliere il gommino della misura adatta al proprio canale uditivo. Una volta indossati ci si dimentica di averli. Ciascuno dei due auricolari ha un suo microfono, e ciò conferisce al suono trasmesso la stessa direzionalità di quello naturale. L’innovazione che ho trovato particolarmente entusiasmante è quella di poter personalizzare l’amplificazione in


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Piccoli e leggerissimi, una volta indossati ci si dimentica di averli.

modo che, partendo dalla curva audiometrica di ciascuno, è possibile andare ad amplificare solo i suoni che si percepiscono peggio (generalmente quelli acuti, ad alta frequenza) senza aumentare il volume di quelli naturalmente percepiti (come la vibrazione o il tonfo), eliminando il fastidioso effetto “bassi” dei sistemi di amplificazione tradizionali. Unici difetti che nel mio piccolo ho riscontrato, se così si possono definire, sono la durata non lunghissima delle batterie (la cui vita si esaurisce una volta alloggiate, a prescindere dall’uso) e la sensibilità ai campi elettromagnetici (che si manifesta con un leggero fruscio quando si caccia a ridosso di fonti di alta tensione, come i tralicci elettrici). Gli Shothunt non sono solo utili a reinte-

grare l’udito perduto, ma hanno la preziosa capacità di conservare quello residuo. Sono, infatti in grado di attutire istantaneamente e in automatico i suoni che superano gli 82 decibel, assicurando una protezione eccezionale dal trauma acustico dello sparo. Magari nella caccia al cinghiale non è così immediato correlare il trauma dei “pochi” colpi sparati con il danno neurosensoriale da essi provocato ma, nella migratoria o nel tiro al piattello, dove i colpi sono numerosi e ravvicinati, proteggere il proprio udito è fondamentale. A maggior ragione per i più giovani, cui non mi stanco mai di ripetere quanto sia fondamentale conservare il buon udito e non farselo rubare dalla sciocca superficialità di chi crede che il rumore non sia pericoloso. Caccia Passione 65


MONTAUTO di Vincenzo Frascino

Nella maremma tosco-laziale, terra da sempre infestata da cinghiali e briganti, le regole della braccata si tramandano non scritte da generazioni di cacciatori.

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el novero delle impareggiabili esperienze che mi ha regalato la Toscana, un posto speciale nel mio baule dei ricordi venatori lo occupa sicuramen-

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te Montauto. Sebbene nei fatti possa essere semplicemente definita come una grande e antica Azienda Faunistico Venatoria nel territorio di Manciano, Montauto è molto, mol-


Photogallery to di più. È un luogo, senza tempo e senza paragoni, per l’antica vocazione per la caccia al cinghiale e le innumerevoli vicende umane che a essa sono intrecciate. È un prezioso tassello di storia, che si può calpestare e di cui ci si può inebriare tra i ruderi della poderosa rocca che la sovrasta. È uno scrigno di tradizioni, dove la caccia al cinghiale in Maremma ha mantenuto inalterata la sua forma più autentica. È un caleidoscopio di volti, voci, stili e temperamenti differenti, dove si trovano a cacciare insieme cinghialai appartenenti a diverse squadre di Manciano, e non solo. Questa grande AFV si trova a delineare per un tratto il confine tosco – laziale. Il suo ter-

ritorio è molto variegato e decisamente difficile: dai fossi profondi che tortuosi corsi d’acqua scavano nella roccia, si risale su dolci poggetti o ripidi crinali sassosi, attraverso boschi fittissimi. La vegetazione è quella tipica della Maremma: scopi, spini, stracciabraghe, cavaocchi, marruche e altre specie infestanti creano veri e propri muri, attraverso i quali anche i cani faticano a passare. L’uomo è considerato dalla natura di questi posti ospite occasionale, talvolta tollerato e non troppo gradito. Montauto col suo territorio riconosce un solo re, indiscusso padrone dei più nascosti anfratti: la bestia nera, re della macchia.

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Caratteristiche comportamentali ed aggressivitĂ predatoria.

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Caratteristiche comportamentali ed aggressività predatoria. di Pierfilippo Meloni

Ogni razza presenta una determinata caratteristica fisica e comportamentale. Uno degli aspetti di quest’ultimo requisito riguarda l’aggressività predatoria nei cani da caccia. La selezione operata dall’uomo, nei secoli, ha determinato lo sviluppo dell’istinto predatorio a scapito di altre caratteristiche comportamentali.

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li etologi si stanno sempre più specializzando nello studio del comportamento dei cani, con la conseguente nascita di molte scuole di pensiero. Una di quest’ultime circoscrive svariate tipologie gli atteggiamenti aggressivi che i cani, poiché carnivori e predatori, possono presentare. Oltre all’aggressività territoriale, una delle caratteristiche che maggiormente l’uomo, nel tempo, ha voluto accrescere e trasformare nel cane è stata certamente l´aggressività predatoria, ossia quell’istinto primordiale diretto alla sopravvivenza della specie. I carnivori localizza-

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no, avvicinano, inseguono, immobilizzano ed infine uccidono e divorano la sua preda. Ciò che l’uomo ha cercato di sviluppare, sempre a livello comportamentale, nel suo aiutante nella caccia si è differenziato nei secoli a seconda delle prede cacciate, dei territori di caccia e dei mezzi usati dall’uomo stesso per uccidere il selvatico. In tal modo, la selezione artificiale portata avanti dall’uomo ha determinato un enorme aumento di alcune fasi della predazione naturale, la quale è ancora possibile osservare nel lupo, ed a diminuire o eliminarne altre, soprattutto quella del consumo da parte


Veterinaria

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del cane della preda appena catturata. Generalmente, però, la selezione ha condotto, nei cani da caccia, per di più ad avere fortemente accentuato l’istinto predatorio a svantaggio di tutte le altre forme di aggressività, come la guardia e la difesa del territorio o l’aggressività fra cani. Il motivo di tali modifiche del comportamento sono state portate avanti poiché i cani da caccia dovevano essere degli ausiliari docili, propensi all’addestramento e spesso tenuti a cacciare in muta. Ci sono, però, delle eccezioni che confermano la regola, poiché si riscontrano razze da caccia che istintivamente difendono la casa dagli estranei, come ad esempio il Bracco Tedesco. Nelle diverse razze da caccia l’essere umano è riuscito a selezionare caratteri che le rendono, in alcuni casi, cacciatori anche ben più capaci e specializzati dei loro progenitori lupi: si può citare, ad esempio, la capacità olfattiva del Blood Hound, la straordinaria velocità dei grandi levrieri, quali il Borzoi e l’Irlandese, quest’ultimi in grado di raggiungere la preda individuata a vista in pochi secondi, oppure lo straordinario coraggio dei Bassotti e dei Terrier, i quali presentano una tenacia ed un coraggio tali che nel predatore selvatico risulterebbero a volte perfino svantaggiosi. I criteri fondamentali utilizzati, nei secoli, dagli allevatori di cani da caccia sono stati inerenti al prediligere gli individui che meglio erano in grado di portare a termine il lavoro che veniva loro richiesto. Solo successivamente furono presi in considerazione, come altrettanto, importanti anche criteri estetici ai fini della efficienza venatoria, come altezza o bassezza, consistenza del pelo, colore del mantello. C’è da sottolineare, però, che negli ultimi anni i criteri estetici stiano prevalendo su quelli comportamentali, determinando un sensibile deterioramento delle particolarità comportamentali. Ogni allevatore, sa bene che è possibile coniugare la ricerca e l’attenzione per l’estetica con la selezione per sviluppare doti in ambito venatorio. E’ solo una questione di scelta. Caccia Passione 78



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