Caccia Passione ottobre 2014

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ANNO III nr.10 - Ottobre 2014

caccia passione Dedicato a chi ha la passione per la caccia nel sangue

Migratoria:

• beccacce si, ma dove?

Estero:

• caccia in Bielorussia.Emozioni di un viaggio venatorio

Cani da caccia:

• l’origine del cane da caccia e del loro rapporto con il cacciatore

a caccia di cinghiali con

la girata


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ANNO III nr.10 - Ottobre 2014

caccia passione

in copertina a caccia di cinghiali con

Dedicato a chi ha la passione per la caccia nel sangue

La girata

Migratoria:

• beccacce si, ma dove?

Estero:

• caccia in Bielorussia.Emozioni di un viaggio venatorio

Cani da caccia:

• l’origine del cane da caccia e del loro rapporto con il cacciatore

a caccia di cinghiali con

la girata

Si tratta di una caccia tecnica, che richiede ottima conoscenza del territorio ma anche e soprattutto della natura del cinghiale. Solo in questo modo è in grado di regalare soddisfazioni.

sommario 10 Stanziale:

Starne, come e perché censirle

Anno III Nr. 10

Pg 6 News ed eventi venatori

a cura della redazione

Pg 10 S tanziale: Starne, come e perché censirle.

16 Migratoria:

beccacce, si ma da dove?

Claudia Zedda

Pg 16 Migratoria: beccacce, si ma da dove? Kalaris

Pg 21 U ngulati: a caccia di cinghiali con la girata.

Kalaris

Pg 28 Caccia e cacciatorii: nel bosco è meglio!

21 Estero: caccia in Bielorussia.

Emozioni di un viaggio venatorio

Pg 32 E stero: caccia in Bielorussia. Emozioni di un viaggio venatorio.

Caccia Passione 2

Claudia Zedda

Claudia Zedda

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Sommario Pg 56 Ottiche: Ottiche di mira Konus: quali scegliere?

Ungulati: a caccia di cinghiali con la girata.

Pg 61 Racconti venatori: io, Sebastian e l’addestramento su quaglia

Kalaris

Pg 45 Armi: licenza di caccia e revoca del porto d’armi.

Kalaris

38 Cani da caccia: l’origine del cane da caccia e del suo rapporto con il cacciatore.

Giovanni Di Giunta

Pg 48 Fucili da caccia: Chiappa Firearms, Tutto pronto per il LA322 a leva in calibro .22LR.

Claudia Zedda

Pg 67 Veterinaria: Benessere del cane: integratori sì, integratori no

Pg 38 Cani da caccia: l’origine del cane da caccia e del suo rapporto con il cacciatore.

Rosalba Mancuso

Emanuele Tabasso

52 Munizioni: Winchester svela la cartuccia Blind Side calibro 12/70.

Pg 50 Fucili da caccia: Replica M1 di Chiappa Firearms: dopo il .22LR arriva il 9 mm Luger

Emanuele Tabasso

Pg 52 Munizioni: Winchester svela la cartuccia Blind Side calibro 12/70. Emanuele Tabasso

67 Veterinaria: Benessere del

cane: integratori sì, integratori no Caccia Passione 3


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Editoriale Piatto ricco mi ci ficco... Così possiamo sintetizzare il passo dei tordi a ottobre, finalmente è stato un anno ricco di soddisfazioni, specialmente per i capannisti puri, che con i loro appostamenti posizionati nei punti strategici e con “tanta passione”, specialmente al nord della nostra penisola, hanno potuto realizzare carnieri importanti. Anche a chi preferisce dedicarsi a questa caccia negli uliveti o nei punti di passo con appostamenti provvisori, il mese di ottobre ha regalato grandi soddisfazioni. Al Nord, nelle zone montane lombardi, il passo è stato in due momenti separati, un primo periodo ad inizio ottobre, dove sono stai raggiunti ottimi risultati per poi ripetersi a metà mese dove in un paio di giornate il successo venatorio è stato addirittura superiore. Al Centro e al Sud, naturalmente i periodi sono stai sfalsati di alcuni giorni o settimane, sia per la diversa latitudine sia per alcune giornate veramente calde dove il vento di scirocco ha dominato il meteo, bloccando ogni attività migratoria. Poi quando è tornato il vento da nord, in pochi giorni, veramente ricchi, abbiamo osservato un forte passo di tordi, ma anche di colombacci, frosoni, fringuelli e merli. Dopo questa breve sintesi del mese “migratorio” per eccellenza, ho dovuto generalizzare, sicuramente molti cacciatori avranno a obiettare, ma in poche righe non si possono analizzare tutte le situazioni locali e particolari. Fatto sta che finalmente, in linea di massima, le soddisfazioni hanno superato le delusioni, adesso vedremo quanti turdidi eleggeranno l’Italia a loro paese di svernamento, quest’anno la scarsa qualità delle olive ha costretto molti agricoltori a non effettuarne la raccolta, lasciandone una gran quantità a disposizione degli uccelli, sicuramente una situazione particolarmente gradita ai tordi e… ai cacciatori. Il tordo unitamene al merlo, per molti seguaci di Diana rappresenta l principale obbiettivo per la stagione venatoria, si ratta di selvaggina che non richiede particolari attrezzature o l’ausilio del cane, pertanto alla portata di chiunque, un posto dove fare uno spollo o un rientro lo conoscono tutti. Per il primo, basterà posizionarsi alle prime luci dell’alba al margine di un bosco, dove sappiamo i tordi amano riposarsi durante la notte, magari in prossimità di uliveti o altre risorse di cibo, cercando un buon “affilo”, quale un fosso o un filare di piante, disporsi i direzione del bosco e aspettare che i piccoli pennuti ne escano. Dovremo essere pronti a effettuare tiri veloci e spesso di stoccata, a bersagli per nulla facili a causa della grande velocità e dell’imprevedibilità del volo. Al rientro la posizione è esattamente opposta, sarà necessario preparare un minimo di appostamento, almeno una paratia, sarà sempre importante individuare delle piante o quei punti che i turdidi utilizzano come riferimenti, il solito fosso generalmente rappresenta la soluzione migliore. Al rientro, generalmente, il tiro è più semplice, avremo modo di vedere gli uccelli per tempo e prepararci al tiro, poi man mano che sopraggiunge la sera,la quota del volo si abbasserà fino a diventare quasi rasoterra, ma questo, di solito, dopo che il legislatore ci avrà fatto scaricare il fucile a causa dell’orario serale. I nostri amici turdidi sono insidiabili anche nelle ore diurne nei luoghi di alimentazione, con zirli, chioccoli o più semplicemente alla scaccia, sono e rimangono una grande risorsa per i cacciatori di tutte le fasce sociali. La stagione è cominciata nel migliore dei modi, questo anche a dimostrazione che la caccia è l’ultimo dei problemi per i piccoli migratori, speriamo che anche qualcuno dell’ISPRA se ne accorga… Bisognerà solo stare attenti ai calendari venatori, ormai una specie di spezzatino, con differenzazioni addirittura a livello provinciale, poi con le zone Natura 2000, dove ogni Regione ha legiferato a modo suo, speriamo di ritornare a calendari uniformi e di facile comprensione. Saverio Patrizi


insistente azione UE per stop ad utilizzo di richiami vivi pressing Ue su Italia per stop uso richiami vivi. Procedura di infrazione passa alla seconda fase. BRUXELLES – Pressing dell’Europa sull’Italia per lo stop all’utilizzo dei richiami vivi, così come previsto dalla Direttiva sugli uccelli, pratica ancora diffusa in Veneto, Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Marche e Provincia di Trento. A febbraio 2014 la Commissione aveva inviato una lettera di messa in mora all’Italia, chiedendo la cessazione di questa pratica proibita e concludendo che non c’erano i pressupposti per una deroga. Dato che l’Italia non ha provveduto a sanare la violazione della legge europea, la Commissione ha deciso di inviare un parere motivato. Il Paese ha ora due mesi per mettersi in regola. In caso di inadempienza, la questione potrebbe arrivare all’attenzione della Corte di Giustizia. fonte: Ansa.it

Cacciatori Toscani, su ungulati la Camera fa marcia indietro sulla caccia agli ungulati la Commissione Agricoltura della Camera improvvisa ed incomprensibile marcia indietro.

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a Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati ha approvato lo scorso 29 ottobre una risoluzione sul problema dei danni causati dalla fauna selvatica, ed in particolare dal cinghiale, alle colture agricole; il fatto di per sé positivo che finalmente il Parlamento abbia iniziato ad occuparsi di questo tema ormai divenuto in molti casi emergenziale non può attenuare il giudizio decisamente negativo su quel testo. Improvvisazione, mancanza di

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riferimenti scientifici e statistici che pure esistono e pregiudizio ideologico nei confronti delle forme realmente efficaci per la gestione dell’emergenza in atto, come l’abbattimento, fanno il paio con una serie di accuse gratuite quanto infondate al mondo venatorio, indicato addirittura quale responsabile del proliferare dei cinghiali. Desta meraviglia che componenti di quella commissione, che pure in passato si erano spesi per proposte legislative finalizzate a risolvere su ben altre basi i temi oggetto dell’attenzione della commissione, abbiano fatto sentire la propria voce. La Confederazione dei Cacciatori Toscani, cui aderiscono Federcaccia, Arcicacccia e Anuu, in una articolata nota inviata anche alla Commissione, ha ribadito i punti qualificanti di una efficace attività di gestione fondata sulla valorizzazione del ruolo dei cacciatori e su scienza e conoscenza. Confederazione Cacciatori Toscani


News venatorie Nuova legge sulla caccia: addio alla spiedo bresciano nei ristoranti Sono ufficiali le modifiche al testo della legge nazionale sulla caccia del 1992; divieto assoluto di acquisto e vendita di uccelli vivi o morti di piccola taglia. Allarme rosso per lo spiedo bresciano

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’ vietato a chiunque vendere, detenere per vendere, trasportare per vendere, acquistare uccelli vivi o morti, nonché loro parti o prodotti derivati facilmente riconoscibili, anche se importati dall’estero, appartenenti a tutte le specie di uccelli viventi naturalmente allo stato selvatico nel territorio europeo degli Stati membri dell’Unione, ad eccezione di germano reale, pernice rossa, pernice di Sardegna, starna, fagiano, colombaccio. Il testo definitivo delle modifiche alla legge nazionale sulla caccia (la numero 157 del febbraio 1992) che di fatto vieta la vendita di qualsiasi tipologia di uccello selvatico, salvo rare eccezioni. E a Brescia fa rumore come fosse un boato: la patria dello spiedo infatti subisce da questo punto di vista un colpo pesantissimo. Niente più uccellini nel piatto, in qualsiasi ristorante, trattoria o sagra che si voglia. Gli ‘osei’ nello spiedo, solo a

casa o in appuntamenti privati. Perché la legge parla chiaro, e ne vieta anche il commercio e l’importazione da Paesi extraeuropei. Un problema normativo: lo spiedo in un ristorante si paga, e anche gli uccellini nel piatto fanno parte della detta transazione. Perciò da oggi in poi saranno assolutamente vietati. Si preannunciano polemiche roventi. Roventi quasi come una ‘presa’ di spiedo. Dalle valli alle pianure bresciane, con epicentro in quei Comuni dove il piatto che più tipico non si può è riconosciuto come De.Co., ovvero un prodotto a Denominazione Comunale. E quindi Gussago, ma soprattutto Serle: dove la sua celebre sagra autunnale (che tra l’altro si conclude proprio in questi giorni) dal prossimo anno non sarà più la stessa. fonte: Brescia Today Caccia Passione 7


Arci Caccia Vicenza: corsi per aspiranti cacciatori Arci Caccia Vicenza e Veneto hanno in programma corsi per aspiranti cacciatori che vogliano cominciare a praticare l’attività venatoria nel 2015.

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n Veneto, per iniziativa dell’Arci Caccia, si programma il futuro a cominciare dalla preparazione per gli aspiranti cacciatori che per il 2015 si sono posti l’obiettivo del conseguimento del porto di fucile uso caccia. In molti si sono già rivolti all’Arci Caccia ed è per questo che sono state aperte le iscrizioni per un primo corso che si

terrà a gennaio subito dopo le festività d’inizio anno a Villaverla (Via Palladio 15), sede della federazione provinciale dell’Arci Caccia di Vicenza. I corsi saranno coordinati dal presidente provinciale Gian Emilio Coltro, Gimmy per gli amici, che si avvarrà, di volta in volta, della collaborazione di professionisti in grado di allargare con competenza l’arco delle conoscenze su ambiente e fauna, legislazione, armi, pronto soccorso e tutte le tematiche oggetto dell’esame di abilitazione venatoria. All’Arci Caccia del Veneto e di Vicenza si dicono disponibili ad organizzare corsi anche in altre parti della provincia e della regione di fronte a richieste che si attestino su almeno una decina di partecipanti.Le iscrizioni si chiuderanno il 31 dicembre. Per ulteriori informazioni: Gimmy tel. 349/9032315. Arcicaccia veneto

Cacciatori Toscani, su ungulati la Camera fa marcia indietro sulla caccia agli ungulati la Commissione Agricoltura della Camera improvvisa ed incomprensibile marcia indietro.

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a decisione è stata presa al fine di preservare l’equilibro faunistico, messo in serio pericolo dal gran numero di esemplari questa specie di uccello, che in un giorno solo è in grado di mangiare grandi quantità di pesce. La caccia di selezione al cormorano terminerà il 15 marzo del 2015 e prevede l’abbattimento di un massimo di 20 esemplari. Da circa venti anni i cormorani hanno aumentato sensibilmente il loro numero nella Provincia di Belluno e per tal motivo è stata progettata una precisa strategia per preservare l’equilibrio ed evitare che la trota marmorata risenta del’eccessivo numero di questa specie di volatile. Ovviamente gli abbattimenti saranno monitorati costantemente e verranno realizzati seguendo precise e insindacabili regole stabili-

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te dalla Provincia di Belluno, che si è avvalsa della collaborazione e supervisione dell’ISPRA. Con l’atto del Presidente numero 10 datato 20 novembre 2014, palazzo Piloni (sede della Provincia di Belluno) ha così autorizzato «un piano di contenimento degli impatti provocati dal cormorano mediante l’abbattimento selettivo fino ad un massimo di 20 esemplari». La caccia di selezione verrà realizzata solo ed esclusivamente dal personale della Polizia provinciale, con l’ausilio di operatori autorizzati ed interesserà alcune zone dell’asta del Piave, del torrente Cordevole, del torrente Senaiga e le tratte esterne alla zona di tutela della trota marmorata. Già in passato questa decisione è stata fortemente criticata dalle associazioni ambientaliste, che si oppongono ancora oggi alla caccia di selezione.


News venatorie Para-Clay Target Shooting. Workshop ISSF, Fitav presenta progetto paraolimpico La FITAV ha aperto i lavori della sessione “Shotgun” della 12a edizione dell’ISSF Organizers Workshop con una presentazione multimediale ed un video promozionale riguardante il progetto di sviluppo del tiro a volo Paralimpico.

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l Presidente Luciano Rossi ed il Segretario Generale ISSF Franz Schreiber, insieme al Chairman dell’ISSF Shotgun Techical Committee Demetris Lordos ed a Sarah Bond IPC Shooting Manager, hanno assistito alla presentazione assieme ad un pubblico particolarmente folto ed attento composto dai delegati internazionali ISSF. La presentazione ha fornito una minuziosa descrizione del progetto e del percorso che lo stesso sta compiendo sotto la supervisione degli Organismi Internazionali competenti. In accordo con il Comitato Internazionale Paralimpico la FITAV ha illustrato le ricerche in questo mommento intraprese a livello scientifico con la preziosa collaborazione del CIP e del CONI, le cui conclusioni determineranno la base per i fondamenti tecnici e scientifici per il riconoscimento di questo sport.

Nel video promozionale mostrato ai delegati - salutato al termine da un caldo e prolungato applauso - è stata mostrata una panoramica dei test e delle performances degli atleti disabili impegnati nell’evento internazionale svoltosi a Todi lo scorso 9-11 Ottobre, con testimonianze dirette degli interessati, protagonisti unici e straordinari di uno sport che da sogno si sta progressivamente trasformando in realtà. La FITAV ha chiesto a tutti i delegati di dare la massima visibilità al video promozionale e sostenere e contribuire alla crescita di questo sport nei rispettivi ambiti nazionali affinché il lavoro comune possa dare i frutti cui tutti possano fruire. FITAV - Monaco di Baviera -

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Starne

come e perchè censirle

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Stanziale

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Starne

come e perchè censirle Un tempo regine delle pianure coltivate, oggi le starne stanno lentamente scomparendo. Per mettere un freno alla situazione basterebbero censimenti attenti e piani di prelievo ben meditati. Ecco come si potrebbe fare.

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tanno scomparendo, e questa non è una novità, eppure sembra che in pochi se ne rendano conto o siano interessati a quella che dovrebbe essere considerata una vera e propria catastrofe. La prima domanda che viene da porsi è

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perché? Facile. I motivi sono almeno tre. Desiderano ambienti sani nei quali vivere, e non sempre quelli che possiamo offrirgli lo sono. Sono piuttosto avvelenati dai pesticidi, da sostanze chimiche e dall’inquinamento che distruggono ento-


Stanziale mofauna, ossia la presenza di tutti quegli insetti che sono nutrimento fondamentale per la salvaguardia della specie. Le macchine e l’industrializzazione hanno stravolto il mondo dell’agricoltura così come lo conoscevamo una trentina di anni fa. Tutto deve essere a portata di macchina, tutto deve essere semplice da raggiungere e comodo da arare, innaffiare e tagliare. Non c’è più spazio per tutti quei luoghi che erano un tempo luogo di rifugio delle starne: filari d’alberi, siepi, boschetti che erano belli da vedersi ma anche fonte di legna per i contadini e di foraggio per gli animali. L’aumento dei cacciatori, che dopo il boom economico post bellico sono aumentati sorprendentemente. A questa situazione drastica si è tentato di

territorio italiano. In altri casi si è tentato il ripopolamento grazie ad esemplari provenienti da allevamenti, del tutto incapaci di vivere nel mondo naturale. Il risultato è stato drastico per almeno due motivi: la specie italica si è mescolata ad altre creando giovani starne inadatte alla sopravvivenza nei nostri territori, e le starne provenienti da allevamenti, totalmente prive di istinto anti predatorio sono state razziate in brevissimo temo dai selvatici e dai cacciatori.

dare una svolta nella maniera più sbagliata che potesse venire in mente: con le campagne di ripopolamento. Si è cercato, per dirla facile, di aumentare il numero di galliformi in genere e starne nello specifico, importando esemplari dall’estero e immettendoli nel

piani di prelievo. Questi consentono di abbattere un numero tale di esemplari che non inciderà sull’intera popolazione, piuttosto ne avvantaggerà la sopravvivenza. Esattamente come accade per gli ungulati il punto di partenza dovrebbero essere i censimenti,

Galliformi come gli ungulati La risposta per la conclusione definitiva del problema sarebbe in verità più semplice di quel che si crede: basterebbe ad esempio che i galliformi fossero trattati esattamente come si fa con gli ungulati a cui vengono garantiti

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propedeutici a qualsiasi successiva azione. I censimenti hanno infatti lo scopo di accertare l’eventuale presenza e consistenza di popolazioni sul territorio. I più efficaci nel caso delle starne e dei galliformi più in genere sono i censimenti al canto. Ecco come funzionano: si procede con l’uso di un registratore subito dopo l’alba; si lanciano i richiami acustici e si prende nota di tutte le eventuali risposte che si ricevono in cambio. Essendo la starna un animale stanziale, il calcolo dei canti in risposta al nostro richiamo ci darà un numero realistico degli esemplari presenti in zona. Lo step successivo si svolge con l’ausilio dei cani da ferma che devono battere l’intero territorio in modo tale che sia semplice stabilire la reale densità di animali in determinate location. Tutto tornerebbe a favore della caccia, specie se si ragiona nel lungo termine: ad oggi infatti la starna è una specie cacciabile. Unico vincolo per i cacciatori è che ciascuno ne abbatta non più di cinque esemplari. Si tratta di un numero arbitrario visto che non si ha la minima idea di quante starne stiano nella zona di caccia. Per intenderci: senza censimenti annuali non si po’ davvero sapere se anche un ammanco di 10 esemplari sia realmente sostenibile per la popolazione di starne che lì risiedono. Ipotesi di censimento Come procedere? Semplice, tramite censimenti annuali, ripetuti in estate e alla fine della stagione venatoria. Solo in questo modo sarebbe possibile tenere sotto controllo la popolazione di Caccia Passione 14

starne presente in loco e stabilire, stagione dopo stagione, la quota abbattibile. In questo modo gli abbattimenti non porteranno all’eliminazione della popolazione con buona pace delle starne e dei cacciatori.


Stanziale

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Beccacce si! Ma dove?

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Migratoria

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Beccacce si! Ma dove?

“Chissà da dove viene”, ognuno se lo è chiesto almeno un volta nella vita, dopo aver messo nel carniere una favolosa beccaccia. Oggi è possibile dare risposta a questa curiosità.

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uando si parla di beccacce la curiosità di cacciatori e studiosi si fa quasi morbosa e spesso le domande più ricorrenti che vengono poste sono relative al luogo di origine di una beccaccia o di un’altra. Fino a poco tempo fa l’unico modo per avere una risposta certa in merito al luogo di provenienza era rappresentato dall’inanellamento; di recente la scienza ci ha regalato qualche sorpresa e qualche

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risposta piuttosto precisa in merito ai luoghi di provenienza delle beccacce francesi e spagnole. Il principio che è stato utilizzato lo si può definire piuttosto sicuro visto che si basa sull’analisi in laboratorio di un marcatore inconfondibile e naturale. Gli studiosi hanno infatti preso in considerazione il dosaggio del deuterio presente nelle piume dei volatili. Per i non addetti ai lavori il deuterio è isotopo dell’idro-


Migratoria geno e visto che questo è diffuso in maniera diversa nelle diverse fasce del globo, in base al livello ottenuto in fase di analisi è stato possibile realizzare una più o meno precisa mappa relativa alla provenienza delle care beccacce. Qualche precisazione prima di procedere e dare i risultati definitivi delle ricerche è d’obbligo. E’ importante dire che per un’analisi seria è indispensabile disporre di una penna di esemplare giovane, che non abbia ancora conosciuto alcuna muta: solo in quella maniera sarà possibile analizzare il deuterio caratterizzante della sua patria d’origine, fissatosi sulle piume. Se si dovessero infatti analizzare piume cresciute dopo una o alcune mute, i risultati sarebbero certa-

Tutte le piume prelevate a giovanissimi esemplari di beccacce francesi e spagnole sono state inviate in Canada, presso la struttura per gli isotopi di Saskatoon che presto ha dato i suoi risultati. Francia. In totale sono state analizzate 987 penne di soggetti svernarnti tra il 2005-2006 e 2006-2007 e altre 1875 di soggetti prelevati durante il transito autunnale. I risultati sono stati piuttosto chiari: la grande maggioranza degli esemplari proveniva dalle Regioni Baltiche e dalla Russia Europea Occidentale, una buona percentuale proveniva dall’Europa Centrale e una piccolissima parte era rappresentata da sedentari, nati e cresciuti in Francia. Spagna. I soggetti analizzati sono stati 802

mente falsati. Altra precisazione che è importante condividere è relativa alla precisione degli studi: è bene ricordare infatti che le analisi non possono dare location precise, visto che i confini che è possibile ipotizzare sono piuttosto sfumati: ciò non toglie che il deuterio fissatosi sulle piume è in grado di darci con assoluta certezza una zona di riferimento, non precisa al centimetro, ma sempre meglio che niente non trovi?

(per il medesimo periodo). In questo caso la maggioranza delle beccacce proveniva dall’Europa Centro Orientale, una piccola parte invece proveniva delle Regioni Baltiche. I risultati piuttosto interessanti confermano le tendenze già intuite grazie agli inanellamenti e raccontano qualcosa di più e di nuovo sulle abitudini della regina dei boschi, grande viaggiatrice e ancora oggi piuttosto misteriosa e attraente. Caccia Passione 19


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Ungulati

A caccia di cinghiali con la

Girata

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A caccia di cinghiali con la

Girata

Si tratta di una caccia tecnica, che richiede ottima conoscenza del territorio ma anche e soprattutto della natura del cinghiale. Solo in questo modo è in grado di regalare soddisfazioni.

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hi conosce bene la natura del cinghiale lo sa: questo selvatico fra i piĂš intelligenti che madre natura abbia immesso nel nostro territorio fa una netta Caccia Passione 22

divisione fra zone che frequenta per nutrirsi e zone che invece gli regalano riparo durante la notte. Queste ultime sono sicuramente piĂš circoscritte, difficili da raggiungere e


Ungulati da attraversare tanto che scoraggiano qualsiasi predatore eccezion fatta per l’uomo. La natura del cinghiale vuole inoltre che, una volta spaventato, vuoi per un incendio, vuoi per la presenza dell’uomo, questo abbandoni immediatamente il territorio che gli da ospitalità per dirigersi con una certa rapidità in un punto di rimessa poco distante seguendo il percorso più sicuro e rapido. I cacciatori questo lo sanno piuttosto bene, e i più sagaci hanno deciso di utilizzare questo tratto comportamentale del cinghiale a proprio favore, confezionando una tipologia di caccia piuttosto complicata, comunemente detta “Girata”. La tecnica di caccia, almeno sulla carta non è troppo complicata visto che per realizzarla sarà sufficiente gestire almeno tre punti fondamentali: • trovare il luogo di rimessa dei cinghiali avvalendosi di un cane specializzato;

• essere in grado di spaventare i cinghiali costringendoli ad abbandonare il luogo di rimessa principale a favore del secondario. In quel caso tutto il gruppo scapperà in blocco. Il punto di rimessa. Localizzarlo non è assolutamente semplice e un uomo, da solo, non sarebbe in grado di farlo. E’ necessario disporre di un cane a cinque stelle che svolga la funzione che in gergo è detta di limiere. Le caratteristiche che il cane deve possedere sono diverse: • coraggio; • capacità di rimanere muto sulla traccia; • essere in grado di rimanere immune al cambio, ossia di non perdersi seguendo le tracce di eventuali altri selvatici. Mentre le prime due caratteristiche sono innate nell’animale, spesso dettate dalla razza di appartenenza, per quel che riguarda il terzo tratto, le cose cambiano: il cane im-

• essere in grado di posizionare i cacciatori lungo il percorso che i cinghiali in fuga percorreranno per raggiungere il nuovo luogo di rimessa;

mune al cambio è un cane ben addestrato perché questa è caratteristica che si apprende con la costanza e con l’allenamento. L’addestramento soprattutto è un tratto da teCaccia Passione 23


nere in grande considerazione: in generale il consiglio è quello di specializzare il cane sul cinghiale utilizzando inizialmente una traccia artificiale per far comprendere al giovanissimo segugio che non è gradito si interessi ad altri selvatici. Se si avrà la costanza di farlo lavorare fin da giovanissimo per immunizzarlo al cambio inizialmente con tracce artificiali e in seguito, dopo aver raggiunto la maturità, addestrandolo su tracce naturali, si raggiungeranno ottimi risultati. E’ bene però scegliere la razzia più idonea alla mansione e non consentire mai al cane di inseguire liberamente un cinghiale. Le poste, come sceglierle. L’abbiamo già detto, quando si tratta di girata le poste sono piuttosto regolari e devono essere disposte in maniera longitudinale di modo che possano seguire l’unica via di fuga che seguiranno i cinghiali. La via di fuga è comunemente la più breve e la più sicura, ben nota agli animali che la percorrono senza fatica. Una delle regole Caccia Passione 24

da seguire è quella della prima posta posizionata ad almeno 150 metri dal primo rifugio: i cinghiali non dovranno mai sospettare di un eventuale periocolo fuori dalla rimessa, in quel caso farebbero retro front. In tal senso le attenzioni non bastano mai: già che il cinghiale teme come la peste l’uomo è bene che questo non si faccia vedere. E’ inoltre importante ricordare che oltre alla vista, il cinghiale è in grado di utilizzare anche un altro senso, ben sviluppato, quello dell’olfatto. Ecco perché il consiglio è quello di posizionarsi sempre contro vento, a patto che si voglia avere qualche buon risultato. Il cane di limiere. L’ausiliare utilizzato in questo genere di caccia è sempre solamente uno, ben preparato come accennato, e in grado di sostenere attivamente il cacciatore. La sua funzione principale non sarà quella di spaventare il cinghiale ma di indicare al cacciatore i punti di rimessa (principale e secondario) con una precisione matematica. E’ dunque importante ricordare che il cane di limiere non verrà mai sottoposto a nessuna carica da parte dei cinghiali: questi disturbati, a patto che non si sentano accerchiati, scapperanno il più presto possibile verso la nuova zona di rimessa. Il cacciatore. Già che le zone di rimessa scelte dai cinghiali non sono quel che si dice agevoli e comode, l’abbigliamento del cacciatore dovrà assecondare la situazione. Sarà necessario indossare un abbigliamento antistrappo, rinforzi sulle ginocchia e gomiti, non di rado sarà necessario uti-


Ungulati lizzare guanti in cuoio ed elmetto. La caccia al cinghiale non è mica un gioco da ragazzi. Il tiro perfetto. Lo sparo non deve essere in nessun caso casuale: non sarà sufficiente sparare contro al cinghiale nella speranza di avere fortuna. La preparazione tecnica in questa fase è fondamentale. A patto che si disponga dell’arma giusta (una express a canne giustapposte o sovrapposte) è importante ricordare che la parte anatomica da colpire è il centro della cassa toracica. Quindi è fondamentale che l’animale offra il fianco, e che sia posizionato a cartolina o a bandiera secondo quanto comunemente viene detto in gergo venatorio. E’ inoltre importante che il cacciatore sia in grado di effettuare un tiro selettivo, per ragioni puramente gestionali. Il consiglio che comunemente si dà è quello di abbattere per prima cosa i rossi e solo successivamente la femmina adulta. Solo in questo modo i rossi sopravvissuti alla girata potrebbero ri-

unirsi alla femmina risultando più semplici, in seguito, da rintracciare. Si tratta di piccole attenzioni piuttosto importanti che possono essere osservate solamente da cacciatori professionisti, dotati di tecnica ed esperienza. La preda: come trattarla. A patto che la carne la si desideri consumare è sempre bene ricordare che il cinghiale abbattuto deve essere gestito con attenzione. Ecco alcune norme igieniche sempre valide: • il tiro deve essere ben indirizzato verso la zona toracica; • è bene effettuare con una certa rapidità, l’eviscerazione dell’animale; • non trascinare fintanto che è possibile l’animale sul terreno; • evitare di ammassare i cinghiali catturati; • sottoporre la preda, sempre, ad un esame trichinoscopico. Detto questo non resta che cimentarsi in questa avventurosa forma di caccia al cinghiale.

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Caccia e cacciatori

Nel bosco è meglio!

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Nel bosco è meglio!

Il fascino e la magia della caccia fra i boschi: alcuni consigli da tenere sempre a mente; primo fra tutti il grande rispetto per i boschi e la filosofia del silenzio. Il bosco e gli animali che lo vivono sono degli ottimi ascoltatori.

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are la caccia agli ungulati in aspetto, da un’altana, o in appostamento, ma anche sfruttando un riparo naturale è piuttosto semplice, almeno se questa tipologia venatoria la si paragona alla più difficile arte del cacciare entrando in quel mondo che è proprio del selvatico, il bosco. Caccia Passione 28

Cacciare gli ungulati entrando nel bosco, loro spazio vitale, costringe il cacciatore a farsi le ossa, ad approfondire la conoscenza non solo dell’animale, ma anche del territorio. Cacciare fra i boschi significa fondersi con l’ambiente, ma anche essere in grado di ascoltare il proprio istinto atavico, essere consapevoli di tut-


Caccia e cacciatori

ti quei segreti che un bosco e gli animali che lo vivono custodiscono da sempre: insomma cacciare fra gli alberi è una vera e propria magia, e i cacciatori che praticano quest’arte, professionisti innamorati della natura. Il successo dell’aspetto. Perché la caccia all’aspetto, da un’altana, da un appostamento a terra o da un riparo naturale siano tanto apprezzate è presto detto: si tratta infatti di tecniche in linea di massima (generalizzare sarebbe sbagliato) più semplici da mettere in atto ma soprattutto più efficaci e più facilmente gestibili. Di norma da un appostamento il cacciatore gode di condizioni ottimali per la caccia: non solo può leggere con tutta calma l’animale e mettere a segno un tiro preciso, ma anche non vive i disagi che si hanno quando si fa ingresso nell’habitat del selvatico; inoltre chi di dovere riesce a controllare con maggiore precisione non solo gli appostamenti, ma anche i cacciatori e gli eventuali colpi esplosi. Tutto molto bello e semplice visto che da un punto di vista squisitamente logistico e organizzativo

questo genere di caccia è la migliore da praticare. Ma chi ha provato il brivido del bosco sa bene che questa non è la sola caccia possibile. Avvantaggiare la caccia in appostamento facilita la gestione della stessa attività, ma svantaggia i cacciatori con la C maiuscola che vorrebbero vivere esperienze più concrete e sincere, che non necessariamente si concludono con l’abbattimento dell’animale. Per garantire un ritorno a questo genere di caccia servirebbero dei regolamenti chiari, che mettano subito luce sul fatto che le regole debbano essere rispettate. Sarebbe importante prevedere punizioni severe per i trasgressori che demotivino la caccia d’assalto. Insomma sarebbe necessario che i regolamenti stilati dai tecnici fossero pensati ad hoc per un territorio, con regole chiare, in grado di utilizzare concreti strumenti per il rispetto dei regolamenti. Si capisce bene che la situazione potrebbe dimostrarsi piuttosto complicata. Ecco il perché del successo della caccia di appostamento, bella e gratificante sì, ma che deve chinare necessariamente Caccia Passione 29


la testa davanti alla magica caccia nei boschi. Il bosco. Cacciare nel cuore del bosco è tutta un’altra cosa. Lì ogni particolare è in grado di fare la differenza. E’ fondamentale essere in grado di leggere tutti i segnali che l’ambiente ci manda, indossare l’abbigliamento ideale, è importante scegliere la giusta stagione, la giusta giornata, sfruttare a proprio favore il vento e chi più ne ha, più ne metta. Si tratta in generale di attenzioni che un cacciatore riesce a rispettare con il tempo, con grande esperienza e con infinita pazienza. A quel punto entrare nel bosco, per dare la caccia ad un animale, per fotografarlo, o anche solo per avere la speranza di incontrarlo e avvicinarlo diventa un’esperienza da sogno, un piacere intimo e sincero, e ben si è consapevoli che ogni uscita fa caso a sé, che non ci sono regole immutabili, che se un giorno il selvatico può comportarsi in maniera differente. Le regole. Ci si introduce nel bosco con il massimo rispetto: d’altronde i boschi sono le cattedrali all’interno delle quali si celebrano tutti i rituali più sacri che madre natura da sempre Caccia Passione 30

porta avanti. La regola principe da seguire è quella del silenzio, per lo meno se si vuole avere qualche possibilità di cogliere di sorpresa l’animale. Tanto per cominciare si deve optare per un abbigliamento che non sia rumoroso: benissimo no a inserti in corda o in nylon, via libera per pantaloni o giacconi antifruscio. Gli scarponi, quando possibile, dovrebbero essere dotati di una suola morbida per “sentire” il terreno e gli eventuali rami e rametti che si calpestano prima di spezzarli. Nel caso in cui uno venga spezzato il consiglio è comunque uno: sostare per almeno un minuto e non consentire una eventuale identificazione da parte del selvatico. Sarebbe bene che anche lo zaino non produca rumori: ideali sono quelli in cotone o in loden. Se dotato di agganci metallici, potenzialmente rumorosi sarebbe bene fermarli con del nastro adesivo. Pensi si tratti di attenzioni eccessive? Evidentemente non sai quante orecchie possiede il bosco. Il consiglio inoltre è quello di fermarsi molto spesso ad ascoltare: il fatto che tu non stia facendo rumore non significa che il selvatico a cui dai la caccia non ne


Caccia e cacciatori faccia a sua volta. Nelle zone di caccia particolarmente chiuse una tecnica piuttosto gettonata è quella della sorpresa: effettua passi piuttosto spediti per alcune decine di metri, a questo punto fermati di colpo e osserva. Il tuo arrivo inatteso potrebbe spingere l’animale alla tecnica dell’immobilità e del mimetismo; se sai cosa stai cercando, trovarlo sarà sicuramente più semplice. Affidati ad un buon binocolo e ricorda che imparare la giusta camminata potrebbe fare la differenza: non “buttare” il piede, ma poggialo delicatamente, partendo direttamente dal tallone in un movimento che comunemente è detto a dondolo. In questo modo sarai sicuramente più silenzioso e probabilmente in grado di cogliere di sorpresa il selvatico. Si tratta di attenzioni che con il tempo vengono fatte proprie dai cacciatori che amano cacciare fra i boschi: d’altronde il bosco è il miglior insegnante, l’importante è che il cacciaotre, suo perenne alunno sia in grado di ascoltare.

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Caccia all’Estero

Caccia in Bielorussia. Emozioni di un viaggio venatorio

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Caccia in Bielorussia. Emozioni di un viaggio venatorio

Viaggiare è la mia passione e quando posso farlo con una carabina in valigia la felicità rasenta vette altissime. Prendi ad esempio l’ultimo viaggetto venatorio, organizzato qualche mese fa in compagnia dell’immancabile Giacomo e del mio padrino di caccia, Cesare.

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iamo un bel trio e con il pretesto della caccia stiamo girando tutto il mondo. Il viaggio in Bielorussia però mi è rimasto nel cuore, visto che era da tanto che lo volevamo organizzare, e alla fine, nonostante il lavoro e i soldi che non bastano mai, ci siamo riusciti. Della parte organizzativa come al solito si è occupato Cesare, un carissimo amico che mi ha iniziato, molti anni fa, ai piaceri della caccia e scherzosamente chiamo il mio Caccia Passione 34

padrino di caccia. Come al solito prima di partire ci siamo dati un obiettivo di caccia: dovevamo catturare, a testa, almeno un vecchio e grande alce al bramito. Naturalmente non avremmo disdegnato nemmeno un bel cinghiale, o un capriolo. Pare che l’intera regione ne sia letteralmente piena, ma l’alce doveva essere la protagonista del nostro viaggio. Non ti annuncio niente, ma al rientro eravamo tutti molto soddisfatti.


Caccia all’Estero Il viaggio d’andata è stato piuttosto piacevole e breve, d’altronde l’entusiasmo della partenza è sempre uguale: ti fa superare ogni fatica senza accorgertene. In aeroporto abbiamo svolto tutte le pratiche per lo sdoganamento in una ventina di minuti e ci siamo fin da subito affidati a due guide che ci sono venute a prendere per portarci in una bellissima riserva; un angolo di paradiso bello anche solo per una vacanza. Ma noi dovevamo cacciare e non ce lo siamo dimenticati nemmeno per un secondo. D’altronde se noi siamo appassionati, le nostre guide Abram e Amos sono quasi fanatici della caccia, innamorati della loro ter-

sare Abram ci ricorda che la sveglia sarà per le tre del mattino e noi, tanto per non sembrare pappamolle facciamo finta di niente, ma ti risparmio le osservazioni che ci siamo scambiati non appena chiusa la porta. Insomma, alle due e mezza scatta la suoneria del mio cellulare e a me sembrava di non aver dormito praticamente nulla: sensazione per altro condivisa. Fortuna vuole che le uova e il caffè di Eva, la compagna di Amos siano davvero buone e calde. Ci risvegliamo velocemente visto che l’entusiasmo ha la meglio, ci vestiamo esattamente come consigliato dalle guide e partiamo. Capellino in testa, collet-

ra che mostrano con un malcelato orgoglio. Arrivati alla riserva Abram si presenta come capocaccia e prima di farci andare a letto, anche se sono solo le sette di sera, ci spiega un po’ come si svolgerà la giornata seguente. Il nostro bel gruppetto si dividerà e ognuno di noi andrà con una guida diversa: io sarò accompagnato da Amos e la cosa non mi dispiace per niente, visto che mi sembra piuttosto preparato. Prima di lasciarci ripo-

to ben allacciato, stivali e indumenti pesanti: non è solo per il freddo, ma anche per l’infinità di bestiole che cercano di avere la meglio quando ti inoltri nel bosco: zecche, zanzare e mosche cavalline sono davvero un incubo. Il fuoristrada è bello e nuovo ma scomodo e spacca ossa. Dopo aver massacrato la schiena mia, di Giacomo e di Cesare la jeep si ferma e ci consente la discesa in prossimità di un bosco che somiglia ad una vera e propria Caccia Passione 35


giungla. Lo ammiriamo a bocca aperta visto che al buio sembra ancora più impenetrabile. A questo punto le guide si salutano e ognuno di noi segue la sua. Amos parla bene l’inglese ma durante il tragitto che ci porterà all’altana dice poco e niente. Mi ricorda costantemente di stare attento: e in effetti il sentiero non è esattamente agevole. Il sottobosco è un inferno, con tanto di felci, ortiche giganti e licheni, ma il bosco di betulle è uno spettacolo. Percorsi circa ottocento metri raggiungiamo l’altana. Si tratta di una casetta piuttosto lus-

fanno presto a morire: la mattina si conclude senza che le alci si siano mostrate. Stesso discorso durante il pomeriggio nonostante si sia cambiata altana. Poco male: la giornata è stata eccezionale e piuttosto gratificante. La mattina seguente le cose si ripetono: in sella alla jeep raggiungiamo il luogo prefissato, raggiungiamo la nostra altana, meno elegante rispetto a quella del primo giorno, e aspettiamo. Amos tira fuori qualcosa che non avevo mai visto; si tratta di un pezzo di trachea d’alce essiccato dentro il quale soffia il suo ri-

suosa, me ne rendo conto ancora prima di salire. Ci sono i letti, il fuoco e dei fornellini. Ci appostiamo e aspettiamo che qualcosa succeda. Tanto per cominciare sorge il sole: sono circa le 5,30 e Amos inizia con un canto che nei giorni seguenti avrei imparato a conoscere. Richiama le alci e lo fa piuttosto bene visto che di rimando alcune rispondono. Ce ne devono essere almeno tre nei dintorni e la mia speranza di una caccia facile si accende immediatamente. Purtroppo le speranze

chiamo. Penso sia una cosa assurda e pure un po’ schifosa, ma funziona. Per lui è una vera e propria reliquia, quasi non me la fa vedere. Gli animali rispondono ma come il giorno seguente non si mostrano. La rabbia di Amos è piuttosto palese. Chiama al cellulare Abram e Mikail, l’altra guida, discutono di non so cosa e poi si parte, verso una nuova location. La tecnica di caccia qui cambia. Niente altana; siamo nei pressi di un acquitrino e Amos, che la zona evidentemente la conosce piutto-

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Caccia all’Estero sto bene, non appena sceso dalla jeep, senza nemmeno guardarsi intorno inizia con i suoi richiami. Forse vuole sondare il terreno. Sorride quando gli rispondono almeno quattro esemplari. Ci fa cenno di scendere e di portare con noi le armi. I richiami e le risposte si fanno sempre più intensi e questa volta Amos fa di più: imita l’alce con una capacità sorprendente e strofina grossi rami contro gli alberi. Io lo guardo ammirato visto che la cosa funziona e sembra che di lì a breve le cose si risolveranno in un successo. Abram mi dice anche dove posizionarmi: imbraccio il mio fucile e sento tutto l’adrenalina di una giornata fantastica scorrermi nelle vene. Aspetto. Aspetto. Aspetto. Dopo una mezzora le braccia, nonostante l’adrenalina, iniziano a farmi male. Guardo Abram visto che Amos non distoglie lo sguardo da un vago punto fra gli alberi. La guida fa spallucce e mi fa capire che l’alce, dopo un avvicinamento lentissimo, probabilmente si è addormentato. E’ il delirio. Amos quest’alce lo vuole più di me. Ci fa salire tutti in macchina e partiamo per un’altra zona. E’ pomeriggio inoltrato e abbiamo ancora a disposizione poco tempo. Dopo aver fermato la jeep, sondato la presenza di selvatico Amos e Abram discutono fra loro. Ci organizzeremo così, mi spiega poi “Io richiamerò l’alce e voi gli andrete incontro”. Faccio cenno di sì, visto che mi sembra un’idea più che adatta. Catturiamo subito l’interesse di un alce e io e Abram ne seguiamo i versi. I nostri passi sono lenti e silen-

ziosi e presto la nostra cautela è ben ripagata. In lontananza vedo un alce femmina che ci osserva chissà da quanto tempo. Ho un colpo. Cerco l’arma ma Abram mi fa cenno di no. Probabilmente la legge non consente la caccia delle femmine in quel periodo. Faccio spallucce visto che subito dopo mi indica un vecchio maschio. Il rituale è sempre lo stesso. Accarezzo il mio fucile, osservo quella creatura favolosa nel cannocchiale: la lente limpidissima mi consente di ammirarlo in tutta la sua bellezza. Trovo il punto migliore, centro e sparo. L’animale in pochi secondi cade a terra privo di vita. E’ una creatura fantastica, un vecchio maschio la cui caccia è stata entusiasmante ed emozionante. Un’esperienza che tutti gli amanti della caccia dovrebbero provare. Io ho avuto la mia preda, ma nei giorni seguenti anche Giacomo e Cesare hanno avuto ottimi risultati, ma questa è un’altra storia. Caccia Passione 37


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Cani da caccia

L’origine del cane da caccia e del suo rapporto con il cacciatore

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L’origine del cane da caccia e del suo rapporto con il cacciatore La storia della simbiosi tra cane e uomo-cacciatore lunga milioni di anni

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ull’origine dei cani possiamo solamente offrire delle ipotesi, alcune più convincenti di altre. Sappiamo per certo che il cane domestico fa parte della famiglia dei canidi, di cui sono membri attivi anche gli sciacalli, i lupi e le volpi insieme ad altre 33 specie viventi. Ovviamente con i lupi e anche con gli sciacalli e il coyote almeno all’apparenza Caccia Passione 40

il cane domestico ha parecchi tratti in comune, vuoi per questioni genetiche, vuoi per i costanti incroci che hanno visto le specie intrecciarsi in secoli di evoluzione. Alcuni studiosi hanno ipotizzato che tutte le razze di cane domestico discendessero dai lupi e dagli sciacalli, vuoi per l’aspetto esteriore dell’amico a quattro zampe, vuoi per tratti caratteriali che legavano


Cani da caccia cani, lupi e sciacalli in uno stretto legame. I cani che secondo questa teoria erano più legati al padrone da uno stato di dipendenza discendevano probabilmente dalla famiglia aureus (e dunque dalla famiglia degli sciacalli), mentre un attaccamento al padrone decisamente più forte era riscontrato in quei cani che si supponeva fossero di tipo lupino. Ancora meglio si era convinti che i cani di tipo aureus avrebbero potuto identificare nel padrone il membro genitore guida del gruppo per tutta la vita, mentre i cugini lupi-

calli, coyote e cani domestici, si stabilì che le differenze fra lupi e cani erano in percentuale scarsissime (1%) mentre le differenze fra lupi e coyote ben più notevoli (6%). Studi più approfonditi condotti dal gruppo di studio di Wayne hanno permesso di scoprire che il dna canino può essere suddiviso in 4 gruppi distinti: la sequenza più abbondante metteva in linea di discendenza diretta lupi e cani, mentre i restanti tre gruppi minori erano nati probabilmente da accoppiamenti successivi fra lupi e cani domestici.

ni avrebbero messo in discussione la gerarchia del gruppo non appena diventati adulti, tentando di acquisire il ruolo di padrone. Agli inizi degli anni ottanta il lupo venne considerato l’unico e più probabile progenitore del cane domestico e alla fine degli anni novanta del secolo scorso, a Los Angeles, presso l’università della California, grazie ad uno studio comparato sul dna di lupi, scia-

A quel punto apparve chiara la discendenza diretta del cane domestico dal lupo (e non dallo sciacallo o dal coyote) e risultò che l’addomesticamento del lupo da parte dell’uomo non era stata cosa troppo comune. Le prime tracce fossili di cane addomesticato risalgono circa a 12.000 – 14.000 anni fa, nel periodo durante il quale dunque sorse l’agricoltura e l’uomo da nomade divenCaccia Passione 41


ne stabile. Eppure la divergenza genetica fra dna canino e lupino suggerisce che le due specie si siano divise molto prima. In linea di massima si può affermare che con grossa probabilità i nostri antenati raccoglitori ma anche cacciatori iniziarono a domesticare il cane circa 50.000 di anni fa. A confermarlo anche numerose pitture rupestri che durante tutto il Neolitico figurano il rapporto d’amicizia fra cane e uomo. Il cane è in queste circostanze rappresentato come ottimo compagno di caccia. Da allora di tempo ne è passato e l’umo secolo dopo secolo ha riportato indiscutibili successi nella domesticazione canina tanto che ad oggi il cane è distribuito in tutto il mondo e in ogni paese aiuta l’uomo a vivere meglio. Il suo antenato invece, il lupo, è a grosso rischio d’estinzione, soprattutto per quel rapporto conflittuale che nei millenni ha coltivato nei confronti dell’uomo. Il successo del cane domestico ha portato odiernamente alla presenza di cir-

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ca 300-400 specie canine in tutto il mondo, che variano per colorazione del manto, pelo, caratteri e morfologia. Grazie a lunghe selezioni ciascuna specie si è specializzata in un settore: c’è chi protegge il bestiame, chi traina le slitte, chi segue le tracce, chi trova persone disperse, chi riconosce sostanze stupefacenti o magari esplosive, esistono anche razze destinate alla compagnia e al sostegno di portatori di handicap. E’ probabile che le selezioni iniziali si effettuarono in base non tanto alle attitudini particolari dell’animale, quanto piuttosto al suo grado di docilità verso l’uomo. Favorire l’accoppiamento solo di esemplari amichevoli nei confronti dell’uomo ha probabilmente consentito di creare una sorta di elite di cani in perfetta simbiosi con l’essere umano. Questo può essere avvenuto dopo circa 30 – 40 generazioni di cani. Altre teorie sono dell’opinione che la selezione dei cani più docili sia avvenuta in maniera del tutto naturale e non per addo-


Cani da caccia

mesticamento da parte dell’uomo (che per altro avrebbe richiesto tempo, mezzi e fatica). Quando l’uomo si fece stabile iniziò una più duratura convivenza fra lupi ed esseri umani: solo gli animali più docili si avvicinarono agli accampamenti umani garantendosi la sopravvivenza grazie anche ai rifiuti lasciati dagli uomini; questa categoria di lupi diede probabilmente vita al proto cane seguendo una selezione del tutto naturale. La civiltà greca e romana ci dicono molto sulle fasi di domesticazione successive dei cani: si racconta che fossero non solo utili, ma anche e soprattutto creature di compagnia e Aristotele decise di classificare il cane domestico in base al suo luogo d’origine. In epoca romana le specie canine vennero suddivise invece in base alle proprie funzioni e caratteristiche: esistevano i cani da pastore, i cani da guardia e naturalmente i cani da caccia. Questi ultimi nello specifico erano classificati in altre due categorie: cani che seguono le tracce (sagaces), che in-

seguono la preda (celeres), e che attaccano la preda (pugnaces), qualcosa di molto simile a quel che accade ancora oggi dato che ancora si parla di cani da ferma, da seguita, da cerca, da traccia o sangue e da riporto. Le classificazioni avvenute nelle diverse epoche storiche non sono certo mancate, ma per la stesura degli standard di razza si è dovuto aspettare fino alla metà dell’800. Questi standard prendevano in considerazione le caratteristiche (comportamentali e morfologiche) necessarie all’amico dell’uomo per svolgere il proprio lavoro nonché i tratti fisici che ne decretavano la bellezza: insomma tutti quei caratteri che ne avevano garantito originariamente la selezione da parte dell’uomo. Il kennel Club inglese iniziò per primo nel 1873 a registrare tutti i tratti che decretavano la purezza della razza e nel 1882 anche Italia e Francia seguirono l’esempio dei cugini d’oltre mare buttando le basi per la stesura di quegli standard ancora oggi seguiti. Caccia Passione 43


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Racconti di caccia

Licenza di caccia e revoca del porto d’armi

Qui di seguito riportiamo alcuni principi recentissimi sanciti dal C.d.S. in tema di licenze di porto fucile che dimostrano, purtroppo, i pregiudizi che i Giudici amministrativi serbano in tema di armi.

1

. Nel nostro ordinamento l’autorizzazione alla detenzione delle armi deve considerarsi eccezionale e le esigenze di incolumità di tutti i cittadini sono prevalenti e prioritarie, per cui la richiesta di porto d’armi può essere soddisfatta solo nell’ipotesi che non sussista alcun pericolo che il soggetto possa abusarne richiedendosi che l’interessato sia esente da mende e al di sopra di ogni sospetto o indizio negativo in modo tale da scongiurare dubbi e perplessità sotto il profilo dell’ordine e della sicurezza pubblica. Pertanto la revoca o il diniego dell’autorizzazione possono essere adottate sulla base di un giudizio ampiamente discrezionale circa la prevedibilità dell’abuso dell’autorizzazione stessa potendo assumere rilevanza anche fatti isolati, ma significativi.

2

. L’autorizzazione alla detenzione ed al porto d’armi postulano che il beneficiario osservi una condotta di vita improntata alla piena osservanza delle norme penali e di quelle poste a tutela dell’ordine pubblico, nonché delle regole di civile convivenza, conseguentemente la valutazione dell’Autorità di pubblica sicurezza, caratterizzata da ampia discrezionalità, persegue lo scopo di prevenire, per quanto possibile, l’abuso di armi da parte di soggetti non pienamente affidabili tanto che il giudizio di “non affidabilità” Caccia Passione 45


è giustificabile anche in situazioni che non hanno dato luogo a condanne penali o misure di pubblica sicurezza, ma a situazioni genericamente non ascrivibili a “buona condotta” (cfr. Cons. Stato, sez. III, 19/09/2013, n. 4666).

3

. La licenza di porto d’armi può essere negata o revocata anche in assenza di pregiudizi e controindicazioni connessi al corretto uso delle armi, potendo l’Autorità amministrativa valorizzare, nella loro oggettività, sia fatti di reato, sia vicende e situazioni personali del soggetto che non assumano rilevanza penale, anche se non attinenti alla materia delle armi, da cui si possa comunque desumere la non completa “affidabilità” da parte del soggetto interessato all’uso delle stesse (cfr. Cons. Stato, sez. III, 29/07/2013, n. 3979).

4

. Le norme di cui agli artt. 11 e 43 del r.d. 18 giugno 1931, n. 773, oltre ad ipotesi tipiche di diniego vincolato, collegato alla condanna per alcuni reati, consentono di negare le autorizzazioni di polizia anche in altri casi essendo previsto, all’art. 43, che “la licenza può essere ricusata ai condannati per delitto diverso da quelli sopra menzionati e a chi non può

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provare la sua buona condotta o non dà affidamento di non abusare delle armi” (la prova della buona condotta, a seguito della sentenza della Corte Cost. 16 dicembre 1993, n. 440, grava sull’Amministrazione). Pertanto la circostanza che il soggetto richiedente sia stato sottoposto a misure di sicurezza e detenuto agli arresti domiciliari è del tutto significativa ben potendo giustificare un giudizio di non sussistenza del requisito soggettivo della “affidabilità”; la motivazione è sufficiente a rendere comprensibile l’iter logico seguito e non illogiche le conclusioni adottate; trattasi, infatti, di elemento idoneo a fondare la valutazione fatta dal Prefetto, della quale non si evidenzia alcuna irragionevolezza o difetto di istruttoria, alla luce della propensione dell’interessato alla violazione delle regole (C.d.S., sez. III, sent. 5398 del 31 ottobre 2014). Viagrande (CT), il 7 novembre 2014 Dott. Giovanni Di Giunta per Sindacato Nazionale Cacciatori



Chiappa Firearms finalmente pronto l’atteso leva in calibro .22LR

Presentato a Gennaio 2014 allo Shot Show di Las Vegas, l’atteso LA322 di Chiappa Firearms sarà in distribuzione dalla fine di ottobre.

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uesta replica Western presenta diverse caratteristiche tipiche; spingendo a fondo la leva, il bossolo viene estratto da una finestrella posta sulla parte destra della bascula; la sicura è manuale (cane in mezza monta), e le mire sono una tacca di mira “Buckhorn” con alzo e deriva regolabili manualmente e mirino a tunnel. Attualmente disponibile solo nella ver-

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sione con calcio in legno, sarà prossimamente proposta anche la versione DELUXE con calcio a pistola in noce zigrinato. Il LA322 unisce la meccanica affidabile a cui ci ha abituato Chiappa Firearms ad un prezzo assolutamente eccezionale. Il prezzo al pubblico è sotto i 500 €, contro i 1.000 – 1.500 € che sono il costo medio degli altri fucili a leva della stessa casa.


Fucili da caccia Questo risultato è stato possibile grazie ad alcuni accorgimenti che (grazie anche al piccolo calibro, ovviamente) hanno permesso di risparmiare soprattutto su qualche dettaglio estetico. Il calcio per esempio è in legno di faggio verniciato, mentre i classici fucili a leva dell’azienda di Azzano Mella sono in noce con finitura manuale ad olio. La bascula è in lega e la tartarugatura “artificia-

le”, ovvero è ottenuta con un procedimento di decorazione di ultima tecnologia, al posto della classica (e costosa) tartarugatura tradizionale. La “semplificazione” del LA322 rispetto ad

altri fucili a leva più strutturati – cosa perfettamente in linea con il calibro leggero comporta d’altro lato gli innegabili vantaggi legati ad una formidabile semplicità di utilizzo. Il caricamento per esempio viene fatto smontando l’astina del tubo caricatore che ha un aggancio a baionetta; poi si fanno semplicemente scendere le cartucce per gravità tenendo la canna rivolta leggermente verso l’alto e si riposiziona l’astina premendo leggermente per comprimere la molla caricatore. Il fucile ha una capacità di 15 colpi. Altra operazione facilissima è lo smontaggio: basta aprire la leva completamente, svitare il vitone posto sulla parte destra della bascula e sollevare la metà posteriore del fucile con il calcio. In questo modo il LA322 si divide in due parti per un agevole trasporto, per una comoda pulizia o anche per riporre separatamente le due parti a favore della sicurezza. Ovviamente il rimontaggio viene effettuato con il procedimento inverso, in pochi secondi. In generale il LA322 è un indovinatissimo connubio tra gli eleganti e pregiati fucili a leva di Chiappa Firearms e le moderne repliche di piccolo calibro: il divertimento è assicurato.

SCHEDA TECNICA: Codice: CF920.351 - LA322 L.A. CARBINE TAKE DOWN Tipo di arma: fucile Lever Action a percussione anulare Calibro: 22LR Azione: a leva Canna: 47 cm, tonda, 6 righe con passo 1:16” DX Alimentazione : tubo caricature tondo da 15 colpi (22LR) Sistema di scatto: singolo Calcio: Stile inglese, in faggio Mirino: a tunnel Tacca di mira : stile Buckhorn, regolabile in alzo e deriva Sicura: Mezza monta del cane Peso: Modello in legno 2,5 kg Lunghezza totale: 90 cm Finitura: bascula tartarugata, canna brunita Note: azione molto fluida, estremamente preciso, bascula predisposta per attacco cannocchiale, smontaggio estremamente semplice e veloce mediante vite zigrinata sul lato dx della bascula Caccia Passione 49 51


Replica M1 di

Chiappa Firearms dopo il .22LR arriva il 9mm Luger

A poco più di un anno di distanza dalla commercializzazione del M1 in calibro .22LR, Chiappa Firearms è pronta ad offrire lo stesso modello nel richiestissimo calibro .9 Luger, ovvero 9 x 19.

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ue cenni storici sul modello M1: ideato dall’ex-galeotto David Marshall “Carbine” Williams e progettato inizialmente come arma per la seconda e terza linea da Winchester nel calibro .30, divenne l’arma prodotta in maggior numero durante la

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seconda guerra mondiale con un forte impego anche in prima linea. Ne vennero realizzati circa 7 milioni di esemplari. Era molto apprezzata perché, pur essendo leggera e maneggevole, aveva una discreta gittata ed un buon volume di fuoco. Motivo per cui venne utiliz-


Fucili da caccia zata per decenni in diversi paesi anche dopo che, alla fine della guerra del Vietnam, gli Stati Uniti la tolsero dalla lista delle armi ufficiali. La replica di Chiappa Firearms è come sempre molto fedele all’originale, di cui riproduce i comandi e i dettagli come attacco baionetta, pulsanti e mire. Chiaramente la meccanica varia in base alla variazione del calibro, che passa dall’originale.30 (a presa di

quelli ad alta capacità. Allo stesso modo l’M19 è compatibile con la maggior parte degli accessori disponibili sul mercato per gli M1. La tacca di mira in metallo è regolabile in alzo e deriva e può essere rimossa per montare un’ottica. Canna e otturatore sono in acciaio mentre bascula e bocchettone caricatore sono in lega. Il sottoguardia, che presenta un comando sicura con la stessa configurazione dell’o-

gas) ad un 9 mm Luger (a massa battente). Il pubblico a cui si rivolge questa carabina è piuttosto variegato e spazia dai tiratori sportivi a collezionisti e cacciatori. L’M1-9 viene fornito di serie con due caricatori bifilari da 10 colpi stile Beretta 92; questi caricatori sono perfettamente compatibili con i modelli Beretta 92 e 98 in commercio, inclusi

riginale, è realizzato in polimero mentre i componenti di scatto sono in acciaio. Esistono attualmente due versioni del M1-9, uno con calcio in legno e uno con calcio in polimero. Particolari versioni camouflage sono disponibili negli Stati Uniti, dove il modello M1 è distribuito dal colosso Legacy che lo commercializza con il marchio Citadel.

SCHEDA TECNICA Azione: semiautomatica, a massa battente Lunghezza canna : 19” (48 cm) Lunghezza totale: 36” (91 cm) Caricatori: 10 colpi, stile Beretta 92, 2 pezzi inclusi nella confezione Grilletto: singolo Versioni disponibili: calcio in legno e calcio in polimero nero Mirino: Fisso, in metallo Tacca di mira: regolabile in alzo e deriva, in metallo Peso: 5,9 lbs (2,67 kg) Sicura: blocco grilletto Caccia Passione 51


Winchester svela la cartuccia

Blind Side calibro 12/70 La Casa statunitense ha presentato recentemente una cartuccia a munizione spezzata dotata di particolari innovativi frutto di una ricerca approfondita sui componenti e sulla balistica terminale.

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e migliorie sulle cartucce a pallini sono meno percepibili di quelle apportate alle consorelle per le canne rigate dove una rosata di alcuni colpi cerziora immediatamente sulla validità dell’innovazione. Pochi sono nelle condizioni di provare sull’appropriato bersaglio cartaceo le rosate di pallini, men che meno di compiere quei magnifici rilevamenti su apparec-

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chi elettronici, ma in compenso chi è davvero interessato e maneggia la materia con il dovuto mestiere coglie rapidamente sul campo l’essenza di quel che ha per le mani. Esaminiamo una cartuccia presentata recentemente dalla BWMI e prodotta dalla Winchester, del gruppo Olin® Corp. in uno dei propri stabilimenti degli Stati Uniti. Già sulla bella e accattivante confezione nei colori


Munizioni nero, argento e rosso, spicca la destinazione specifica per cui la cartuccia è stata pensata: gli acquatici. Sappiamo quanto sia diffusa questa selvaggina in molti dei territori del Continente Nuovo, dagli USA al Canada, dal Centro a molte zone del Sud America e si comprenderà come la finalizzazione degli studi sia stata molto ben spesa. A vivacizzare la cosa una piccola scritta con cui si segnala al cliente come l’azienda orgogliosamente sponsorizzi l’organizzazione Ducks Unlimited (www.ducks.org) che cura appunto il mantenimento e la salvaguardia delle zone umide: dove poi si andrà a caccia coglien-

considerazione, per le armi e la balistica questa scelta ha creato diversi problemi, ma l’industria è lì apposta per risolverli al meglio: le canne odierne sono tutte certificate per l’impiego di simili munizioni, ma la resa com’è? A parità di condizioni inferiore, senza dubbio, quindi occorre un qualcosa di diverso per ripianare la questione e non far rimpiangere il bel tempo andato. La carica della Blind Side calibro 12/70 è pari a 35 g, quindi caratteristica e conforme agli usi; la velocità denunciata pari a 425 m/sec dice già qualcosa di più interessante della media nel rapporto con il peso di carica e sappiamo

do in maniera opportuna e regolamentata i frutti degli investimenti mentre qui da noi sarebbero fabbriche di poltrone, appannaggi e inattività, salvo quella di sbinocolare. La cartuccia prende le mosse dall’impiego, oramai obbligatorio un po’ dappertutto, dei pallini di acciaio che non hanno le brutte prerogative del piombo quando vengono ingeriti dai selvatici. Al di là di tale giusta

bene quanto tale parametro giochi a favore della letalità, specie su selvatici con un piumaggio assai poco penetrabile come quello delle anitre; la densità di rosata è figlia del numero di pallini e del loro viaggio nella canna prima e dalla canna al bersaglio poi. Gli studi Winchester hanno ottimizzato la velocità, il Gruppo Olin® ha polveri di ogni genere e non dev’essere stato un problema Caccia Passione 53


mettere a punto quella specifica, volgendo l’attenzione al rapporto peso/numero di pallini e individuando una forma antica, mai usata però nel settore: l’esaedro è in pra-

tica il dado da gioco con facce piane raccordate da spigoli smussati. Con apposito macchinario si stiva nel contenitore della cartuccia una colonna ordinata che contiene un numero maggiore delle solite sferette (circa + 15%), ergo ci saranno più elementi in volo a guarnire la rosata. Quest’ultima a sua volta viene molto favorita dall’adozione nel caricamento di una coppetta inferiore a due concavità contrapposte sopra a cui è posizionato un tubetto contenitore con tre alette lanceolate intagliate nella parete cilindrica: l’aria relativa al movimento impiega un certo tempo/ percorso ad aprirle quinCaccia Passione 54

di la colonna di pallini vola distante dalla bocca del fucile rimanendo compatta e disperdendosi solo più avanti. Inoltre questi proiettili possiedono un fattore di forma favorevole al volo e al mantenimento della velocità riducendo drasticamente le dispersioni periferiche con da ultimo, ma non ultimo, un potere lesivo decisamente maggiore della classica sfera. In finale viene da domandare se questo non sia l’uovo di Colombo? Pare sempre così quando qualcuno arriva per primo alla soluzione di un problema.



Ottiche di mira Konus ...quali scegliere?

Sono utili nella caccia all’aspetto e in condizioni di scarsa visibilità. Servono anche a individuare la distanza della preda e la sua grandezza. Stiamo parlando delle ottiche di mira montate spesso sui fucili da caccia.

L

e ottiche sono degli accessori utilissimi per cacciare ungulati a lunghe e basse distanze, specie quelli che si nascondono tra radure e fitte boscaglie, dove la mira risulta più complicata. Ultimamente si parla spesso di ottiche di mira, delle migliori marCaccia Passione 56

che da usare e del rapporto qualità/prezzo di molti di questi prodotti. Ultimamente si parla spesso anche di aziende che producono ottiche professionali di qualità e a prezzi accessibili. Una di queste è la Konus, gettonata marca italiana che produce ottiche da caccia


Ottiche e da tiro. Konus è un’azienda che fa parte del Made in Italy e che gli rende onore creando prodotti funzionali e di qualità. La qualità di Konus è legata a un marchio nazionale e la cosa non dispiace affatto, anche se molti cacciatori tendono a preferire i noti marchi stranieri. Queste preferenze non nascondono critiche o perplessità nei confronti delle ottiche Konus, ma solo “gusti” personali e libere scelte dei consumatori. In effetti, nella scelta di un’ottica di mira bisogna anche considerare il tipo di fucile su cui sarà applicata e il tipo di caccia per sui sarà utilizzata. Sul catalogo on line di Konus, comunque, vengo-

incisi: si tratta di griglie incise al laser, che si presentano molto robuste e senza rischio di spostamenti e di errori di mira. La serie di ottiche di mira della Konus è molto vasta: bisogna solo scegliere quella più adatta al proprio fucile e alle proprie esigenze. Sfogliando il catalogo on line dell’azienda ci si accorgerà di ottiche adatte solo al tiro e a fucili calibro 22 e di ottiche adatte alla caccia. Tra i modelli adatti all’attività venatoria ricordiamo il 7257 K.PRO 3-12x50 30/30 ILL ( dove ILL sta per reticolo illuminato), il 7256 K.PRO 3-12x50 30/30, 7265 K.PRO 3-9x50 30/30, il 7253 K.PRO 3-9x32 30/30 ILL e il 7248 K.PRO

no chiaramente indicate le tipologie di fucili e i calibri su cui applicare le ottiche di mira. Le ottiche della Konus possiedono il reticolo 30/30 , ovvero una griglia posta all’interno dell’oculare e divisa in quattro sezioni che consentono di determinare la distanza del selvatico e la sua grandezza. Nelle ottiche a tecnologia più avanzata, il reticolo è anche illuminato, ovvero nel centro di intersezione della griglia appare un punto di colore rosso che consente di vedere la preda anche in condizioni di scarsa visibilità. Le ottiche con reticolo 30/30 illuminato prevedono anche la funzionalità standard senza illuminazione. La Konus produce anche ottiche con reticoli

2.5x32 AIM-PRO. Tutte le ottiche da caccia della Konus hanno obiettivo regolabile, ottiche multitrattate e sono resistenti all’acqua, all’umidità, ai traumi e agli urti. Per scegliere il giusto modello bisogna tenere conto dell’ingrandimento dell’obiettivo. Tutti i modelli indicati sono adatti alla caccia e al tiro, solo uno di questi viene indicato come adatto ai fucili a pompa, balestra e blackpowder. Si tratta del modello 7248 K.PRO 2.5x32 AIM-PRO, con reticolo inciso al laser che garantisce una facilità di puntamento in qualsiasi condizione, anche con selvatico in movimento. Le ottiche Konus vengono rese impermeabili grazie al gas nitrogeno. Il peso e la lunghezza di questi Caccia Passione 57


accessori di mira varia in base al modello. Il 7248 K.PRO 2.5x32 AIM-PRO, ad esempio, pesa 323 grammi ed è lungo 278 millimetri. Il 7257 K.PRO 3-12x50 30/30 ILL è, invece, lungo 355 millimetri e pesa 538 grammi. Grazie ad uno zoom molto potente, quest’ottica di mira può essere usata in qualsiasi condizione atmosferica. Naturalmente, le ottiche

za di 100 m, 1,45 metri; distanza di montaggio, 53 mm. Le ottiche di mira o puntamento della Konus si mantengono in una fascia di prezzo medio bassa e comprendono cifre che vanno dai 150 ai 500 euro. La differenza di prezzo di queste ottiche, con quelle di marche più famose, è notevole. I modelli delle “grandi marche” possono costare anche più

più pesanti e lunghe e con maggiore diametro, vanno abbinate ad armi altrettanto resistenti e robuste. Alcuni modelli di ottiche si rivelano particolarmente adatti alla caccia all’alba o al tramonto. Si tratta del modello 7256 K.PRO 3-12x50 30/30, ottica con diametro di 50 millimetri e il classico reticolo 30/30, adatta alla caccia durante il crepuscolo e quando gli animali sono in attività. Le ottiche Konus vengono sottoposte a test per resistere ai contraccolpi degli spari. Questo è un altro particolare da tenere bene in mente prima dell’acquisto di un’ottica. Strumenti poco resistenti, infatti, possono rompersi durante lo sparo, causando anche danni al cacciatore. Le caratteristiche tecniche delle ottiche di mira Konus, con ingrandimento obiettivo 3- 12x50 sono: paraluce; reticolo 30/30; campo visivo a 100 metri, 9,5m a 3x - 2,4m a 12x; eye relief, ovvero distanza di accomodamento dell’occhio, 76,2 millimetri; pupilla d’uscita, 16,7mm a 3x - 4,2mm a 12x; valore di scatto in millimetri a 100 metri, 6,3 millimetri; gamma di regolazione per distan-

di 1000 euro, ovvero quanto lo stipendio di un operaio. Anche un operaio, però, ha diritto a vivere pienamente la sua passione per la caccia. Con i suoi prodotti a prezzi accessibili, Konus, azienda veronese nata nel 1979 , ha cercato di rivolgersi proprio ai cacciatori che non possono permettersi di spendere grosse cifre. Naturalmente, la qualità di un prodotto si misura sempre con l’uso. Nel caso delle ottiche da puntamento Konus possiamo dire che si tratta di cannocchiali variabili, cioè in grado di adattarsi al puntamento di ungulati in montagna e in spazi aperti. Per tirare conviene un ingrandimento massimo di 10x, mentre quello massimo di 12x diventa ideale solo per osservare meglio il bersaglio senza colpirlo. Questo ingrandimento è adatto anche alla caccia all’altana per caprioli, daini, mufloni e cervi, mentre il 3x è ideale per la caccia all’aspetto ( in cui si attende la preda) di orsi e cinghiali durante le notti di luna piena. In linea generale, le ottiche Konus 3-12x 50 sono ideali per la caccia all’aspetto in scarse condizioni di visibilità.

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Racconti di caccia

Io, sebastian e... l’addestramento su quaglia Sebastian mi è stato regalato da mio suocero che credo non mi stimi molto come cacciatore: per questo quando mi ha messo in mano quel cucciolone delizioso mi ha consigliato di cimentarmi al massimo nella caccia alle quaglie, e io gli ho dato retta visto che non reputo esistano attività venatorie più o meno semplici; inoltre volevo dimostrargli che con un buon addestramento, conduttore e cane da caccia possono arrivare a grandi livelli e cose da non crederci, ci sono riuscito! Ho messo alla prova il mio bellissimo Seba- semplice: passeggiavo con Sebastian, lo lasciastian con l’addestramento su selvaggina dopo vo andare, ma di tanto in tanto lo richiamavo i sette mesi come consigliatomi: d’altronde per testare la sua ubbidienza. Quando il rapper imparare i comandi “terra” e “di riporto”, porto di fiducia si è fatto completo ho deciso qualche mese c’è voluto. Il cane, particolar- di iniziare a presentare Sebastian al selvatico. mente precoce, ha Per quanto Efisio, un ancora bene mio carissimo amidimostrato una ca- ...Ricordo pacità di apprendi- quella mattina: mio fi- co cacciatore vecchio stampo, mi abbia mento sorprendenglio, senza farsi vedeconsigliato di procute e quando ai sette mesi aveva già assi- re dal cane si è occupato rarmi delle starne, io ho optato per la quamilato la tecnica del di piazzare le quaglie... glia detta gabbiarola: riporto, con grande stupore da parte di quel bisbetico di mio suo- mi riferisco a quelle quaglie selvatiche cattucero, ho deciso di lanciarmi nell’addestramen- rate durante la bella stagione per uso cinofilo to su quaglia. Ho letto una marea di libri, ho e venatorio. Forse non saranno scaltre e sagaci guardato un’infinità di video su You Tube ma quanto le starne, ma devo dire che hanno asin verità non c’è niente di meglio dell’espe- solto al proprio compito in maniera egregia. rienza sul campo. La nostra palestra è sta- Il primo esercizio che ho sperimentato per ta la campagna nei dintorni della mia casa stimolare l’istinto alla ferma di Sebastian mi di vacanza, nella costa sud orientale sarda. è stato ancora una volta consigliato da quel L’addestramento è partito in maniera piuttosto gran cacciatore che è Efisio: “Lega una quaglia Caccia Passione 61


per una zampetta con uno spago lungo più o meno 2 metri e mezzo, aiutandoti con un anellino di cuoio e posizionala a terra trattenendo il filo”, mi ha detto e io mi sono affidato al suo consiglio. Mio figlio si occupava della quaglia e io di Sebastian che legato al guinzaglio si è diretto quasi per caso proprio in direzione del selvatico. Il suo primo istinto quando ha intravisto la quaglia è stato di saltarle addosso, mi aveva avvisato Efisio! Per fortuna i miei riflessi si sono dimostrati migliori dei suoi: sono riuscito a trattenerlo e accarezzandolo l’ho calmato. Durante questi primi incontri con le quaglie, l’olfatto del cane fermo a vista si è formato in maniera eccellente: non potendo raggiungerla poteva solamente scoprirne tutti i segreti per mezzo del suo eccezionale fiuto. Superata la prima fase dopo qualche settimana siamo entrati nello spirito vero e proCaccia Passione 62

prio dell’addestramento. Quel che consiglio è di non consentire ad altri cani, più o meno esperti di aggregarsi: il rischio è quello di distrarre il piccolo che deve sviluppare il suo senso venatorio. Io dopo le prime giornate prive di risultati in compagnia di amici, ho deciso di provare esclusivamente con l’aiuto di Giovanni, mio figlio. Prima di tutto ci siamo procurati due quaglie con delle ottime ali (questo è un fattore davvero importante specie agli inizi); in seguito ci siamo recati in campagna: è fondamentale che le quaglie abbiano una buona capacità di volo perché, mi è stato detto, che se al primo tentativo il cane riuscisse a raggiungerle e a prenderle ne andrebbe della sua futura capacità di ferma. Ricordo ancora bene quella mattina: mio figlio, senza farsi vedere dal cane si è occupato di piazzare le quaglie. Le ha leggermente stor-


Racconti di caccia dite scuotendole e le ha posizionate in punti ben riparati dall’erba alta. Ha lasciato tracce un po’ ovunque, tanto per rendere difficile il lavoro di cerca del cane e alla fine si è allontanato. Il vento, rigorosamente in faccia al cane gli ha portato fin da subito ventate di selvatico: dopo un “terra” e un “via” ho lanciato un sassolino nei pressi della quaglia (i punti sono stati segnati con un bastoncino da parte di mio figlio) e raggiunta la zona x ho fermato Sebastian dolcemente, l’ho accarezzato e gli sono stato accanto facendogli seguire passo a passo la quaglia. La prima ferma non la dimenticherò mai, un poco goffa ma piena di entusiasmo. Dopo qualche minuto, frugando il terreno con un bastone ho fatto frullare la quaglia e ho lasciato che Sebastian la seguisse fino in fondo, tanto per fargli prendere gusto al “gioco”. Naturalmente ho ripetuto questo esercizio più volte, cambiando zone di lavoro e in alcuni casi non piazzando alcuna quaglia. E’ l’unico modo per prendere di sorpresa il cane che si stancherà presto se l’addestramento viene proposto in maniera ripetitiva.

L’incontro con la quaglia, quando avviene, deve essere sempre imprevisto ed eccitante. Nel giro di qualche settimana Sebastian ha sorpreso, durante la caccia, non solo me, ma anche quel simpaticone di mio suocero. Il miei consigli dunque, quando si tratta di addestrare su quaglia un cane da ferma sono almeno 5: • utilizzare quaglie che siano ottime volatrici. Non ha senso voler risparmiare qualche quaglia limitandone le capacità di volo; • per evitare che il cane acchiappi la quaglia scegliere location con campi molto ampi; • cambiare ogni volta zona di addestramento; • evitare allenamenti metodici e ripetitivi: l’addestramento deve riproporre il più possibile una condizione di caccia standard con incontri più o meno frequenti e appaganti con il selvatico; • posizionare sempre il cane contro vento, in modo che possa chiaramente percepire le tracce del selvatico. Detto questo ti auguro buona fortuna e naturalmente buon divertimento: l’addestramento su quaglia è anche questo!

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Accessori per la caccia Pattadese, Coltelli di Sardegna per Tradizione. Si tratta di un coltello a serramanico, dalla linea affusolata e sinuosa con il manico in monoblocco con un’anima in ferro o ottone, compresa tra due guance in corno. Anticamente, ma anche oggi, veniva commissionato a seconda delle esigenze che andava a servire. Il corno usato per la realizzazione del Pattadese è di muflone o montone,

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Veterinaria

Benessere del cane integratori si, integratori no

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Benessere del cane integratori si, integratori no Capita a tutti di avere dei periodi di completa spossatezza, capita anche ai nostri cani. Sono molti i cacciatori che per ovviare al problema, specie poco prima di giornate venatorie importanti, o in concomitanza di gare decidono, in totale autonomia, di “tirare su” il morale del proprio ausiliario facendo uso di integratori. Purtroppo non si tratta sempre della scelta migliore.

E’

una vera e propria giungla e riuscire ad orientarsi diventa davvero difficile, anche per gli addetti ai lavori. Eppure è in gioco la salute dei nostri cani, per cui Caccia Passione 68

informarsi prima di utilizzare qualsiasi integratore è un obbligo per il cacciatore che tiene al benessere del suo amico a quattro zampe. E’ proprio la quantità dei prodotti messi


Veterinaria in commercio con fini venatori a creare la massima confusione. Ce ne sono davvero di tutti i tipi e le differenze sono notevoli. Integratori e nutraceutici. La differenza è notevole: il primo è considerato comunemente dai cacciatori qualcosa da somministrare ai propri cani in caso di carenze nutrizionali. L’obiettivo è sempre lo stesso, ottimizzare lo stato di salute del proprio ausiliario o migliorarne le prestazioni fisiche. I nutraceutici sono qualcosa di differente. Si tratta in genere di alimenti che possiedono proprietà terapeutiche tali che possano essere assimilabili ai medicinali. Sono un esempio dei nutraceutici utilizzati in veterinaria i acidi grassi omega tre e sei, la glucosammina e condroitina, ma anche i probiotici e i prebiotici comunemente impiegati per migliorare le funzionalità intestinali del nostro amico a quattro zampe.

conoscente ce lo ha consigliato. In verità si tratta di un azzardo che potrebbe causare rischi anche seri per la salute del nostro cane. Spesso e volentieri infatti si ignorano totalmente quelli che sono i principi attivi che il medicinale contiene e si ignora in realtà quale sia il problema del cane: si considera semplicemente l’integratore una pillola magica in grado di risolvere qualsiasi problema. Il veterinario. E’ per questo che il consiglio principale da darsi è quello di contattare prima di tutto il proprio veterinario. I problemi che limitano le prestazioni del cane possono essere infatti numerose e di carattere medico, fisiologico o magari ambientale. Una pillola generica non è in grado di curare infestazioni parassitarie, leishmaniosi, sbalzi ormonali, o regalare sollievo dal caldo, dal freddo o da una troppo pesante preparazio-

No al passa parola. Capita per gli esseri umani, figuriamoci per i cani: spesso e volentieri si somministrano integratori e nutraceutici solo perché quell’amico o quel

ne atletica. Si tratta di problemi che devono essere analizzati con fermezza e competenza, e una consulenza di tal genere la può dare solo il proprio medico veterinario. Quindi Caccia Passione 69


no, in qualsiasi situazione all’auto diagnosi. Occhio all’alimentazione. L’abbiamo già sottolineato, le cause che rendono meno brillante il nostro amico possono essere numerose, per quanto il più delle volte vanno ricercate nell’alimentazione: quel che si mette nella ciottola è davvero importante, visto che è in grado di determinare la buona salute e l’efficienza del nostro ausiliario. Chi sceglie di nutrire il proprio cane utilizzando mangimi industriali il più delle volte non avrà necessità di alcun integratore. Quelli industriali infatti sono prodotti che fin da subito vengono addizionati con vitamine e minerali nella misura ottimale per l’animale e spesso e volentieri somminiCaccia Passione 70

strarne degli altri integratorio potrebbe dimostrarsi controproducente. Il cacciatore che sceglie un buon mangime dunque non dovrà fornire vitamine, aminoacidi e minerali aggiuntivi. Somministrare multivitaminici potrebbe avere un qualche senso nel caso in cui si sia scelto di alimentare il proprio animale con una cucina casalinga. In questo caso si potrà controllare la qualità dei cibi proposti ma un calcolo reale relativo alle vitamine e ai minerali somministrati sarà praticamente impossibile. In ogni caso aggirare la consulenza del veterinario sarebbe un errore e potrebbe costare tanto sia al portafoglio del cacciatore sia alla salute del cane.


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Collaborazioni Claudia Zedda, Diego Mastroberardino, Giovanni Di Maio, Rosalba Mancuso, Pierfilippo Meloni, Domenico Mansueto, Kalaris, Valerio Troili, Federico Cusimano, Emanuele Tabasso. Traduzioni, Grafica e Impaginazione A cura della Redazione Pubblicità Ilaria Troili - Cell. 335.6408561 commerciale@cacciapassione.com Fotografi Archivio Caccia Passione, Shutterstock Redazione Via Camillo Golgi, 1 - 20090 - Opera (MI) redazione@cacciapassione.com Cell. 3383243383 Service Provider Made Network srl Via Macanno, 59 - Rimini (RN) Editore Caccia Passione s.r.l. Via Camillo Golgi, 1 - 20090 – Opera (MI) Cell. 3383243383 redazione@cacciapassione.com

Cani da caccia: addestrare il cane da caccia. La chiamata del cane.

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