Caccia Passione - Maggio 2015

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ANNO IV nr.05 - Maggio 2015

CACCIA PASSIONE Dedicato a chi ha la passione per la caccia nel sangue

“Il Dito nell’occhio” di Bruno Modugno: • Sindaci e parchi..

Estero:

• Viaggio a due.. Sull’Atlantico francese..

Cani da caccia:

• Il trialer beccacciaio.. valutare il cane da caccia su beccaccia..

Santissima Trinità di Delia..




ANNO IV nr.03 - Marzo 2015

CACCIA PASSIONE

in copertina

Dedicato a chi ha la passione per la caccia nel sangue

Santissima

Trinità di Delia.. “Il Dito nell’occhio” di Bruno Modugno: • Sindaci e parchi..

Estero:

• Viaggio a due.. Sull’Atlantico francese..

Cani da caccia:

• Il trialer beccacciaio.. Valutare il cane da caccia su beccaccia

Santissima

Il sesto giorno Dio compì la sua opera, lieto di averla creata così bella presa la terra tra le mani e la baciò .

Trinità di Delia..

SOMMARIO Anno IV Nr. 05

12 Itinerari di caccia:

Santissima Trinità di Delia..

www.cacciapassione.com

Pg 6 “Il Dito nell’occhio”.. Sindaci e parchi

Bruno Modugno

Pg 8 News ed eventi venatori

18 Curiosità:

Gara di tiro al piccione UCI..

a cura della redazione

Pg 12 Itinerari: Santissima Trinità di Delia

Federico Cusimano

Pg 18 Curiosità: Gara di tiro al piccione UCI

Saverio Patrizi

Pg 22 U ngulati: Padelle istruttive. A caccia di camosci

22 Ungulati:

Padelle istruttive. A caccia di camosci.. Caccia Passione 2

Claudia Zedda

Pg 28 Eventi: Game Fair 2015

Pierfilippo Meloni

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Sommario Pg 66 Racconti venatori: Caccia al folletto rosso in Ungheria.. Claudia Zedda

Pg 71 Cucina & Vini: Pappardelle di castagne al ragù di cinghiale..

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“Il Dito nell’occhio”.. Bruno Modugno: Canini e morale..

Adelmo Giacomini

Francesco Petroli

Pg 74 Veterinaria: Il colpo di calore nel cane da caccia ..

Kalaris

Pg 34 Caccia all’estero: Viaggio a due.. Sull’Atlantico francese.. Claudia Zedda

Pg 40 Cani da caccia: Il trialer beccacciaio.. valutare il cane da caccia su beccaccia.. Kalaris

Pg 46 Fucili canna liscia: Beretta A400 Shadow. Il nero che colpisce.. Saverio Patrizi Pg 52 Fucili canna rigata: Sauer Modello 404, l’evoluzione della specie.. Costantino Ramolfi

40 Cani da caccia: Il trialer

beccacciaio.. valutare il cane da caccia su beccaccia..

46 Fucili canna liscia: Beretta A400 Shadow. Il nero che colpisce..

Pg 58 Munizioni: La cartuccia 7 mm Rem. Mag.

Emanuele Tabasso

Pg 62 Ottiche: Steiner Ranger Pro 8x56 Pierfilippo Meloni

62 Ottiche: Steiner Ranger Pro 8x56

Caccia Passione 3



Editoriale QUEL FUOCO CHE BRUCIA DENTRO.. Quante volte ci siamo sentiti porre la stessa domanda: “ma tu perché sei cacciatore?” di risposte ne abbiamo date tante e tutte sensate, ma forse sarebbe bastato dire a tutti coloro che ci hanno posto più o meno in buona fede la domanda: “sono cacciatore perché appartengo alla specie uomo. Piuttosto dovresti spiegarmi tu perché non lo sei?” L’istinto venatorio appartiene a tutta una parte del mondo animale in maniera imprescindibile: i così detti predatori e noi come uomini facciamo parte di quella metà del regno. Il progresso, il benessere, la civiltà hanno sopito in alcuni l’istinto della caccia ma l’uomo in quanto cacciatore condivide in maniera esatta con il falco, il leone o semplicemente con il gatto domestico quell’attimo in cui la preda viene catturata. Sono convinto che nel momento in cui il cacciatore decide di premere il grilletto o di scoccare la freccia prova esattamente la stessa emozione del leone quando spicca il balzo ed affonda gli artigli sull’antilope, o del falco in picchiata che afferra in volo il piccione. Quell’attimo è uguale per tutti i cacciatori. La specie animale homo sapiens però oltre all’istinto possiede anche la pietas. Proprio quest’ultima è il prezzo che la nostra specie ha dovuto pagare per stare in cima alla catena alimentare. Noi a differenza degli altri predatori subiamo il rimorso per aver ucciso un altro essere vivente. Nel corso dei secoli l’uomo ha sempre cercato di esorcizzare la paura per la morte. Lo ha fatto nei modi più svariati: ora esaltando il coraggio ora offrendo in sacrificio le proprie vittime agli Dei. In tutti i popoli antichi e moderni esistono riti di iniziazione, con i quali si passa da giovani ad adulti, da principianti ad esperti, attraverso i quali si diventa “ uomini”. Il battesimo del cacciatore non è altro che uno di questi riti che l’uomo si è inventato per dare nobiltà all’attività venatoria. Le regole, i vari codici etici, i rituali e le formule che ogni cultura, ogni regione del mondo ed ogni popolo hanno elaborato contribuiscono a trasformare un’attività primordiale qual è la predazione nella nobile arte della caccia. D’altro canto tutte le grandi religioni della terra ammettono la caccia purché sia condotta in modo naturale. Alcune popolazioni africane per ammettere nella società un giovane e conferirgli pieni diritti, tra cui quello di prendere moglie, pretendono che il novizio dia dimostrazione del proprio coraggio ed abilità a caccia. Lo status sociale dei vari individui in altre società “primitive” è dato proprio dall’abilità dimostrata nella caccia. Ma la questione odierna è quella di capire se ai nostri giorni e nel nostro modello culturale e sociale è ancora utile seguire le regole comportamentali ed i riti che la tradizione venatoria ci ha consegnato in un’ottica di caccia moderna. La risposta a questo quesito, a mio avviso, è certamente si. Non vi è dubbio che sono cambiate tante, troppe cose nella nostra società, nel mondo in cui viviamo e quindi anche nella caccia... ...CONTINUA LA LETTURA SUL PORTALE Federico Cusimano


Sindaci

e parchi.. di Bruno Modugno

Q

uesta volta il dito lo ficco nell’occhio di tutti quei sindaci che nei tempi passati, irretiti dalle promesse di costituendi parchi, hanno detto di sì. Sete di poltrone, speranza -anche in buona fededi ottenere vantaggi, come sovvenzioni per centri visite, strade, strutture, incremento del turismo naturalistico o per lo meno l’attenzione dei giornali e di quelli che contano nella grande abboffata di natura della quale si riempiono tutti la bocca senza aver mai visto nascere o morire il porco di casa. Poi si sono trovati il nemico nel letto. Le “guardie del cardinale” avevano accesso dappertutto, sindacavano l’apertura di una finestrella, la costruzione di una porcilaia, il cambio non previsto di una coltura. Non parliamo di aprire una pista di sci, che (quella sì!) avrebbe portato turismo, o di costruire qualcosa non garbasse al nuovo re che si era installato sul territorio. Il quale si credeva onnipotente, tracciava la lista dei buoni e dei cattivi, usava il denaro pubblico per assumere chiunque volesse, fuori delle regole, attirando soltanto qualche volta l’attenzione di distratte Procure. In realtà dovrei avere 4166 dita da infilare almeno in un occhio degli altrettanti sindaci che hanno chiesto (o hanno lasciato) che i loro comuni – più della metà dei comuni d’Italia -fossero inclusi in parchi o aree protette. Io ho vissuto Caccia Passione 6

la tragedia di Bracciano, inserita nel Parco Bracciano-Martignano che ha distrutto proprietà secolari, ricchezza faunistica e biodiversità, incrementando il bracconaggio, mentre i fiammanti fuoristrada del servizio parchi si pavoneggiano tronfi davanti ai caffè delle cittadine che si affacciano sul lago. Pensavamo che fosse una moda di sinistra e quando all’orizzonte apparve la candidatura di Storace, tutti a porgergli la mano. La Regione divenne nera, da rossa che era, ma il parco c’è ancora. Dov’è il sindaco di allora, ché gli voglio ficcare un dito nell’occhio? L’Italia, che alla fine degli anni ’70, al tempo dei grandi referendum contro la caccia,. era la maglia nera d’Europa, oggi è in testa per superficie protetta: circa il 22% del territorio nazionale, tra parchi nazionali, regionali, riserve, oasi, SIP e ZPC. In più ci sono le città, le strade, gli aeroporti, le zone militari, le zone industriali, le superfici d’acqua. Cosa resta a noi per cacciare? Vogliono abolire la caccia? Non ce l’hanno fatta con 24 referendum nazionali o regionali?. Ora ci provano complicando l’acquisto e la detenzione delle armi, diminuendo specie e periodi, togliendo altro territorio ai cacciatori. Ecco perché c’è ancora chi parla di parchi, anche se oggi la situazione ambientale e faunistica è ottima: abbiamo il più alto tasso di biodiversità d’Europa con 5 mila 600 specie vegetali e


Il dito nell’occhio..

57 mila specie animali, praticamente il 30 per cento di quanto esiste in Europa, ma in una superficie pari alla trentesima parte del nostro continente. Grazie alla caccia di gestione abbiamo una popolazione di ungulati da fare invidia alle più ricche regioni d’Europa, Balcani, Francia, Spagna, Regno Unito, Austria e Germania. Abbiamo rivisto le oche. Sono tornate abbondanti le alzavole e le marzaiole. E stiamo parlando ancora di creare nuovi parchi? Mancano i soldi per gestire e far funzionare i grandi parchi nazionali, e cito il Parco del Gran Paradiso, il Parco d’Abruzzo, Il parco del Pollino, e vogliamo ancora creare a spese dei cittadini delle altre inutili, deleterie, costose, clientelari, nuove zone di potere? La legge stabilisce che oggi un parco si possa costruire solo con il consenso dei sindaci. Bene, i sindaci della zona dei Monti Ernici non vogliono

il dito nell’occhio e hanno detto no. E ancora se ne parla? Ancora c’è lotta? Ancora si discute? Ma non è sovrano il sindaco? Anche su questo argomento si è spaccato il PD. C’è una minoranza legata agli interessi di animalisti e ambientalisti e l’altra che guarda all’interesse delle popolazioni. Ho detto qualcosa che non dovevo? Che escano allo scoperto, allora, e ci facciano capire. Alla faccia di chi ci vo’ male!

Bruno Modugno

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Ravenna, ISPRA chiarisce su selezione Daini Ravenna: l’ISPRA risponde riguardo la questione della caccia di selezione dei Daini nella Pineta di Classe.

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n merito all’annosa questione circa la caccia di selezione al Daino nel comprensorio ravennate della Pineta di Classe, l’ISPRA, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, ha risposto alle numerose richieste di chiarimento avanzate da sigle animaliste e privati cittadini precisando che “Le alternative gestionali proposte per rimuovere il nucleo di daini senza ricorrere all’abbattimento, quando non esplicitamente proibite dalle attuali norme, non appaiono tecnicamente praticabili, o comportano rischi di determinare ulteriori impatti alla biodiversità”. La risposta di ISPRA arriva dopo il respingimento delle proposte di annullamento della caccia di selezione avanzate dagli animalisti già pervenute dal Tar e dal Consiglio di Stato. L’ennesima conferma della bontà e della necessità delle operazioni di abbattimento arriva ora da ISPRA che ha così chiarito in una propria nota sulla questione: Valutazioni dell’Ispra circa i previsti abbattimenti di daino nella Pineta di Classe. Negli ultimi mesi sono pervenute ad ISPRA numerose note e richieste di chiarimento da parte di privati cittadini ed associazioni, relative ad interventi di abbattimento di una popolazione di Daino programmati dalla Provincia di Ravenna in un’area adiacente alla Pineta di Classe. Con la presente nota ISPRA intende quindi fornire alcuni chiarimenti sull’intervento, sui pareri tecnici espressi dall’Istituto e sui criteri di valutazione tecnico-scientifica adottati da ISPRA per la stesura di tali pareri. È innanzitutto opportuno ricordare che il Daino è specie cacciabile ai sensi dell’articolo 18, comma 1, lettera c della legge n. 157/1992. Inoltre,

le generali indicazioni tecniche elaborate da ISPRA per la gestione del Daino prevedono: “la conservazione dei nuclei storici in ambiente mediterraneo <…> e delle popolazioni maggiormente affermate presenti nell’Appennino centro-settentrionale <…>. ISPRA ha valutato tale piano coerente con il dettato dell’art. 12 della legge n. 157/92 e con il regolamento regionale 1/2008 e con i generali obiettivi di limitazione della specie in ambito nazionale. ISPRA ha pertanto espresso parere tecnico favorevole circa il piano proposto dalla provincia di Ravenna. Gli abbattimenti tuttavia non sono stati realizzati e nell’agosto del 2014 la provincia ha inviato ad ISPRA una ulteriore richiesta che prevedeva i) il prelievo in selezione nelle aree dell’ATC RA2 limitrofe alla Pineta di Classe e interessate da colture agricole ii) il controllo della fertilità per il nucleo della Pineta di Classe iii) l’attuazione di misure di attenuazione del rischio di incidentalità (dissuasori ecc.) nei punti più critici della rete viaria, unitamente alla realizzazione di una campagna di sensibilizzazione dei guidatori. In conclusione, gli abbattimenti programmati dalla provincia di Ravenna sulla popolazione di Daini della Pineta di Classe si configurano come attività venatoria, praticata su una specie cacciabile (art. 18, comma 1, lettera c della legge n. 157/1992) e prevista, programmata nonché dettagliatamente normata dalla Regione Emilia Romagna (Regolamento n.1/2008 per la “Gestione degli ungulati in Emilia Romagna” ), non diversamente da quanto avviene in altre parti del Paese e nella stessa provincia. A titolo informativo, si evidenzia che, a livello nazionale, il Daino è prelevato in regime di caccia in 23 province delle 60 in cui è presente, e che nella regione Emilia Romagna nella stagione venatoria 2009-2010 sono stati prelevati 961 capi (Fonte: Banca Dati Ungulati ISPRA). Si evidenzia infine che al prelievo condotto in regime di caccia non si applicano i principi di prioritaria attivazione di metodi ecologici, previsti esclusivamente per le attività di controllo ai sensi dell’articolo 19 della legge 157/92. ( 21 maggio 2015 ) ISPRA – Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale

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News venatorie Arcicaccia: ” Wilma la cacciatrice con un passato da anticaccia”. Caccia & ambiente: La storia di una donna che dall’ostilità preconcetta ora dirige un circolo dell’Arci Caccia.

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pensare che ero stata sempre contro la caccia…”. Confessa il suo “peccato originale”, che l’ha accompagnata per oltre quarant’anni, Wilma Vettorel, trevigiana, dal 2010 cacciatrice e da quest’anno presidente del circolo Arci Caccia di Mareno che conta 104 cacciatori, tutti uomini. Simbolicamente e convintamente, a ridosso dell’8 marzo, nell’assemblea congressuale, all’unanimità dei presenti, l’hanno voluta a capo dell’Associazione. “Una scelta difficile – ci dice Wilma – perché si trattava di prendere il posto di Ferruccio Carnielli, indimenticabile dirigente dell’associazione che ha segnato positivamente, per più lustri, con le battaglie dell’Arci Caccia che lo hanno visto in prima fila, la storia della caccia come piace a me: responsabile, legata alla gestione e alla conservazione della fauna”. “Di Carnielli – continua a raccontare Wilma a tavola con Pier Luigi Pittarello, Paolo Sponchiado e Giuliano Ezzelini Storti – ricordo il primo incontro dopo che mi associai al circolo Arci Caccia di Mareno e mi iscrissi all’Atc n.4. Avvertii subito la sua passione e la sua ostinazione nel promuovere la caccia popolare e sostenibile.

Ferruccio sono andata a caccia per due anni. Imparo da lui la caccia col cane a lepri e a fagiani, a rispettare le regole e le distanze, a conoscere le zone, a considerare il lavoro degli agricoltori, a capire sempre di più cos’è la caccia, chi sono i cacciatori e perché occorre combattere i bracconieri e la cultura della rapina e della distruzione che portano con sé”. “E poi ..”.- si ferma un attimo Wilma. Con lo sguardo rivolto all’orizzonte sembra rivivere quei momenti e il suo volto si illumina. “Ho partecipato alle catture delle lepri nelle zone ripopolamento e ho scoperto la gioia e l’amarezza degli uomini a seconda dei risultati conseguiti perché quelle catture rappresentano la palese testimonianza del buon lavoro di gestione fatto e di quanto sia utili i cacciatori nella tutela della biodiversità. In quelle circostanze capisco cos’è la caccia: tradizione, rispetto per l’ambiente, impegno sociale, sano divertimento, amicizia vera e genuina ma anche sana rivalità e competizione. Durante le operazioni di cattura guardi gli occhi e la fatica di quelle persone, che sacrificano tempo e denaro alla loro famiglia, e avverti la devozione per la natura da parte dei cacciatori. Molto di più di certe persone che amano definirsi ambientalisti ma che poi dalle piccole cose quotidiane dimostrano, purtroppo, il contrario”. “Torna a chiamarlo fin che te eo trova…” rispose Ferruccio in dialetto stretto.aro magica ma sento, e so di dargli un dispiacere, che non è nelle mie corde, non mi entusiasma.

Nel frattempo faccio allenamento al tiro al piattello per prepararmi, ma… con le anatre non ci so proprio fare. Roberto ha anche passione per la caccia agli ungulati e mi coinvolge in questa nuova esperienza. Per un’intera stagione lo seguo zitta e attenta in altana, alla cerca nei boschi al tempo del bramito dei cervi e nelle grandi battute ai cinghiali. Sono affascinata, anche se la sveglia è alle 3 del mattino e fa un freddo cane. Ora si, mi piace tutto. Dopo aver ottenuto la licenza ungherese e una carabina mi cimento nella caccia ai cinghiali. La gente capirà. D’altronde è già Mi colpì. E’ stato un grande presidente e un grande successo a me!” uomo pur con i difetti, ad iniziare dal suo partico- Fox Red lare carattere, che hanno tutti gli esseri umani. Con Caccia Passione 9


Sagra della Pancetta Fave e Pecorino, Airola (BN) L’Ottava Sagra della Pancetta Fave e Pecorino si terrà ad Airola, in provincia di Benevento nelle giornate del 23 e 24 maggio 2015 L’evento si svolgerà presso il Convento San Pasquale. L’emozione che si prova a sedersi all’aperto in una serata primaverile gustando piatti unici, conditi con musiche tradizionali e non solo, con balli di gruppo con la tranquillità e la serenità dei nostri bambini che giocano in compagnia di animatrici ed animatori, lasciandoci assaporare appieno quanto di meglio le nostre campagne e i nostri artigiani possono offrirci in questo particolare periodo dell’anno. Evento organizzato dal Comitato Corso Caudino San Pasquale. Per maggiori informazioni:

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nche quest’anno appuntamento con la gastronomia e con i sapori tipici della nostra terra in occasione dell’ottava edizione della Sagra della Pancetta Fave e Pecorino di Airola, in provincia di Benevento nel fine settimana del 23 e 24 maggio 2015.

Comitato Corso Caudino San Pasquale Tel.0823/711706 (20.05.2015)

Modena, accordo con i Parchi per manutenzione sentieri l’ente parchi Emilia Centrale ed i cacciatori dell’a.t.c. Modena 2 uniti per la manutenzione dei sentieri.

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’Ente Parchi Emilia Centrale ha sottoscritto una convenzione con l’A.T.C. (Ambito Territoriale Caccia) Modena2 per l’affidamento della manutenzione dell’itinerario n. 7 del Parco dei Sassi di Roccamalatina. In particolare, la manutenzione del percorso (oltre 4 chilometri, lungo la tratta Roccamalatina-Rio Tregenda-Samone) sarà eseguita dalle squadre di cacciatori “Monte della Riva” e “Guiglia”, operanti all’interno del Distretto B (Guiglia, Zocca e Savignano sul Panaro) con a capo Augusto Casagrandi. Si tratta di lavori di manutenzione ordinaria (sfalci, decespugliamenti, pulizie, ripristino guadi, ecc.), prestati dai cacciatori a titolo completamente gratuito e volontario, che daranno un aiuto al mantenimento e alla percorribilità in sicurezza degli oltre 100 chilometri di sentieri presenti nel Parco dei Sassi.

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News venatorie 1° Campionato Italiano “Sporting” Tav Piancardato Il 1° Campionato Italiano “Sporting”, organizzato da Federaccia e A.P.D. Sporting Club Tav Piancardato, si svolgerà il 7 giugno 2015.

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a Federazione Italiana della Caccia in collaborazione con l’A.P.D. Sporting Club Tav Piancardato organizza domenica 7 giugno 2015 presso la Tav di Piancardato località Gaglietole di Collazzone (Perugia), il 1° Campionato Italiano “Sporting”, (Sperimentale max 240 Tiratori), individuale e a squadre, calibro libero. Programma della gara. Tre campi da quattro pedane cadauno, per un totale di dodici pedane, 75 piattelli. Classifiche Federcacciatori/Tiratori - Categorie e Qualifiche ammesse INDIVIDUALI. Eccellenza/Prima - Seconda – Terza – Veterani – Master - Settore Giovanile (munito di tessera amatoriale FIDC e Tessera Fitav). Si precisa che solo per i premi in danaro i tiratori di eccellenza e prima concorerrano per un unica classifica con handicap di un piattello a parita’ di punteggio sulla classifica finale a favore della prima categoria, per il podio e conseguentemente per i premi d’onore e scudetto tricolore fidc le classifiche saranno divise. SQUADRE. Classifica a 225 piattelli. Le squadre TIRATORI saranno formate da quattro Tiratori con le seguenti limitazioni: massimo un tiratore di Eccellenza e uno di Prima, le categorie inferiori possono sostituire le superiori e non viceversa. Classifiche Federcacciatori - Qualifiche ammessse. INDIVIDUALI. Senior - Cacciatori; LADIES - Cacciatrici; Veterani - Cacciatori; Master – Cacciatori. SQUADRE

Classifica a 225 piattelli. Le squadre Federcacciatori saranno formate da quattro Federcacciatori appartenenti a qualsiasi qualifica. I tiratori inquadrati nella disciplina Compak, non presenti nell’elenco categorie tiratori Sporting, gareggeranno nella categoria immediatamente inferiore a quella d’appartenenza. I tiratori inquadrati nelle categorie Eccellenza e Prima delle altre discipline gareggeranno nella categoria Seconda. I rimanenti tiratori gareggeranno nella categoria Terza. Per tutte le categorie individuali e a squadre la gara è prevista su 75 piattelli (tre serie da 25). Modalità di gara. L’orario dell’inizio di gara sarà stabilito dal Coordinatore tenendo conto del numero dei partecipanti. A fine gara, premiazioni. Dalle ore 8.00 di venerdì 05 Giugno sono a disposizione campi per tiri di prova dei concorrenti.

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scrizioni: Le iscrizioni dovranno necessariamente pervenire via mail all’indirizzo di posta elettronica tavpiancardato@gmail.com entro le ore 16 di sabato 06 Giugno. Eventuali informazioni o chiarimenti si potranno ottenere chiamando i seguenti numeri: 335 6842966 – 3202307745; ( 13 aprile 2015 )

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Itinerari di caccia

Santissima

TrinitĂ di Delia.. Caccia Passione 13


Santissima Trinità di Delia..

di Federico Cusimano

Il sesto giorno Dio compì la sua opera, lieto di averla creata così bella presa la terra tra le mani e la baciò. Lì dove pose le sue labbra è la Sicilia. (Renzino Barbera) Esistono delle realtà nel nostro paese che neanche te le aspetti e scoprirle ti da un piacere enorme. E’ il caso di una azienda agro venatoria siciliana, una di quelle dove l’aggettivo eccellente risulta quasi riduttivo. Andiamo a conoscere la tenuta di Stefano Saporito in provincia di Trapani.

Quel magico angolo di Sicilia.. L’itinerario di caccia che vi proponiamo ha l’enorme vantaggio che può essere tranquillamente esteso a tutta la famiglia. Non stiamo parlando infatti di andare in qualche ameno e sperduto luogo in mezzo ai monti, dove la prima traccia di civiltà si può trovare ad ore di macchina, come del resto spesso e volenCaccia Passione 14

tieri capita a noi cacciatori. In questo caso se desiderate una caccia indimenticabile in un ambiente perfetto e contemporaneamente volete far contenta la moglie, la compagna o tutta la famiglia, avete trovato il luogo giusto. Stiamo parlando di un angolo di Sicilia incantevole dove arte, cultura, paesaggi, sole e mare si fondono insieme. Quindi mentre la


Itinerari di caccia famiglia va a fare un giro tra templi e necropoli della Magna Grecia, (Segesta e Selinunte) o una bella gita ad Erice, noi cacciatori possiamo dedicarci alla nostra passione alla Santissima Trinità. Luogo incantevole in provincia di Trapani, precisamente a Castelvetrano. La SS Trinità è un’azienda faunistico venatoria di proprietà di Stefano Saporito il quale ha dedicando tutta la sua vita alla caccia, trasformando radicalmente l’azienda di famiglia da agricola in agro-venatoria. Uliveti e vigneti hanno dato posto ad olivastri selvatici e boschi, le pianure destinate ai cereali sono state invase dagli acquitrini for-

dei romani, Re d’Italia e di Germania frequentava proprio questi posti per dedicarsi alla sua più grande passione, la caccia. L’imperatore fu uomo di scienza e di azione, di grande cultura e forte temperamento, si deve proprio a lui il primo trattato scientifico della storia dell’uomo che si occupa di caccia: “De Arte Venandi Cum Avibus”. Ma tornando ai nostri giorni questa bella azienda ospita, oltre alla selvaggina tipica della Sicilia, anche tutti i maggiori ungulati italiani, che nel passato sono stati presenti sull’isola ma ormai da troppo tempo sono scomparsi. E’ stato quindi soltanto l’amore

mando le marcite destinate ad ospitare beccaccini e limicoli. Quattro o cinque laghetti all’interno della tenuta sono i luoghi perfetti per incontrare anatre di tutte le specie. Insomma Stefano a ricreato il territorio originale, proprio come doveva apparire centinaia di anni fa, quando Federico II di Svevia Re di Sicilia e di Gerusalemme l’Imperatore

per la caccia che ha spinto Stefano Saporito e suo figlio Giulio a riprodurre l’ambiente ideale per ospitare cervi, daini cinghiali, mufloni e addirittura splendidi esemplari di capre di Montecristo. Oltretutto la ricchezza dei terrei e credo la presenza di sali minerali particolari hanno favorito lo sviluppo di esemplari di una bellezza straordinaria con Caccia Passione 15


trofei eccezionali. Ma conosciamo un po’ dato vita alla ricchissima e veramente bella meglio questo affascinate animale: il muflo- popolazione presente alla SS. Trinità. Per ne fu introdotto nel centro del Mediterra- quanto riguarda la caccia, in Sicilia il muneo in epoca neolitica dall’Asia Minore da flone, come del resto tutti gli ungulati, cindove originariamente proveniva. Esso rap- ghiale escluso, è possibile cacciarli soltanto presenta l’unico esempio di pecora selvatica in aziende agro venatorie come prelievo attualmente presente sul territorio europeo. di carni alternative, questo perché l’attuale Animale molto rustico e frugale, in grado di legge non ne consente un prelievo venatoadattarsi bene anche ad ambienti poco ospi- rio normale, ma pensandoci bene non ne tali. Quasi estintosi nel corso dei secoli ne vieta neanche la caccia, bè, semplicemente sono rimaste delle popolazioni, che occupa- i nostri legislatori si sono dimenticati che vano solo pochi areali ... La SS Trinità in parti- gli ungulati esistonei territori della Sarno in Sicilia e quindi colare ospita una colodegna e della Corsica, non hanno previsto dalle quali sono stati nia di mufloni con arieti nulla. Naturalmente presi i capostipiti che non hanno neanche tra i più belli che abbia oggi popolano tutta previsto la possibilità l’Europa. In Sicilia il mai visto e cacciato. ... di inserire o togliere muflone è stato presente fin dall’antichità, lo stesso Federico II ne fa cenno nelle sue opere, successivamente è totalmente scomparso dalla Sicilia. Reintrodotto sull’isola di Levanzo sono stati presi alcuni capi che hanno

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dalle specie cacciabili quelle che nel corso del tempo risultano essere in sofferenza o in sovrannumero. Insomma bisogna proprio essere orgogliosi di tali esimi giuristi!


Stanziale

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CuriositĂ

Gara di tiro

al piccione UCI..

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Gara di tiro

al piccione UCI..

di Saverio Patrizi

Ormai solo in Spagna e Portogallo si pratica quest’antica e affascinante disciplina.

C

’era una volta il tiro al piccione, diffusissimo in tutta Europa, arrivò ad essere disciplina olimpica durante la II° Olimpiade del 1900 a Parigi, adesso, nel nostro continente, si pratica solo nella Penisola Iberica. La Spagna è considerata fra i paesi dove viene gestita in maniera migliore l’attività venatoria e quanto ad essa collegato, è il paese dell’okeo alle pernici, delle monterie, delle grandi cacce di

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montagna sui Pirenei o sulle catene montuose denominate Sierre, ricche di camosci e di capre ispaniche, il famoso Macho Montes. Uno stato dove, a dimostrazione di una gestione oculata e considerata come un’importante risorsa economica, la caccia genera un indotto di otre 3,6 miliardi di Euro (dati 201/11). Attualmente il paese è la culla del tiro a Piccione, nelle principali città si trovano splendidi club dove ogni


Curiosità

fine settimana si svolgono riunioni più o meno importanti, arrivando fino al campionato europeo e mondiale. Madrid, Siviglia, Valencia, Granada, Malaga e Alicante, solo per nominare alcune di queste località, che oltre ad ospitare le gare di Piccione sono delle importanti mete turistiche piene di luoghi d’interesse storico e culturale. Proprio con lo spirito di abbinare un bel viaggio a una competizione, possibile solo in questi luoghi, l’UCI, Unione Circoli Italiani, organizza ogni anno, in una sede diversa, la gara di tiro riservata ai tiratori dei circoli ad essa associati. Quest’anno la scelta è caduta su Valencia, città che nel 2010 ospitò l’Americas Cup di Vela e famosa anche per l’acquario marino fra i più importanti d’Europa. Presenti circa 90 fra tiratori e tiratrici, in rappresentanza di ben 10 Circoli italiani e come ospite il Jokey Club di Parigi. La manifestazione è stata ospitata dalla “Sociedad Valenciana De Caza Y Tiro”, uno splendido club alle porte della città, qui oltre all’accogliente Club House, straripante di cimeli e storia del tiro, c’è un ottimo ristorante, una fornita armeria, e diverse pedane dove è possibile tirare, oltre che al piccione, anche all’elica e al trap. La gara si è svolta sulla distanza di 24 bersagli con serie di 6 piccioni, tirandone due per volta su tre campi, per un totale di 18 il pri-

mo giorno e di 6 il secondo, come spesso accade a Valencia il vento e i piccioni forti volatori, hanno reso i tiri molto impegnativi. Alla fine dei 24 piccioni si è svolto uno spareggio fra i tre miglior classificati (19/24) Benedetto Barberini, Umberto Gromis e Pietro Berlingeri, classificatesi nell’ordine. La categoria Ladies è stata vinta da Ottavia Massimo Lancellotti (19/24) seguita da Letizia Marelli e Marzia Palau Ruffo. Mentre la classifica a squadre è sta vinta dal Circolo della Caccia di Roma, secondo il Nuovo Circolo degli Scacchi di Roma e terzo il Clubino di Milano. Oltre hai premi per le varie categorie sono stati sorteggiati fra i partecipanti, due binocoli Steiner Ranger Pro 8x42 offerti dalla Beretta e due occhiali con telecamera offerti da BS Planet, che ha inoltre fornito le cuffie per tutti i tiratori, personalizzate con il logo UCI e la data dell’evento. A contorno della riunione si è svolta una gara di tiro “al brazo” che ha visto impegnati molti dei presenti in una disciplina ai più sconosciuta che consiste nel lancio manuale dei piccioni con traiettorie particolari e molto impegnative. Il tiro al piccione è un’antica disciplina che tutti gli appassionati dovrebbero provare almeno una volta. Un viaggio in un mondo affascinante e in un paese ricco di storia e arte. Caccia Passione 21


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Ungulati

Padelle istruttive a caccia di camosci..

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Padelle istruttive

a caccia di camosci..

di Claudia Zedda

Sembra un sogno ma non lo è. Ci sono io e c’è lui, quel bellissimo esemplare maschio di camoscio. Io in effetti sono un po’ ridicolo con indosso la mia mantella che mi camuffa a dovere, dandomi un aspetto insolito. Delle volte questa tecnica a funzionato. Questa volta le cose non sono andate esattamente come speravo. La storia di una tremenda padella? Non esattamente.

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i sei mai trovato faccia a faccia con un camoscio? Ok siamo distanti circa 300 metri l’uno dall’altro, ma lui con indosso quella mantella non mi riconosce come essere

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umano e mi guarda incuriosito. Fa addirittura qualche passo verso di me. Si sta domandando certamente che diavolo di animale sia. Il cuore mi batte forte, mi potrei lasciar andare all’ansia


Ungulati ma non lo faccio: in preda all’ansia e all’emozione ho fatto delle cose davvero stupide. Mi ricordo che qualche anno prima l’idea geniale che mi è balenata in questo momento, aveva funzionato. Mi ero diretto verso il camoscio senza fissarlo, nascosto dietro la mantella e incappucciato. La caccia quel giorno era andata bene, con grande emozione e fatica contenuta. Mi auguro che le cose anche oggi vadano per il meglio: la giornata di caccia è quasi finita e sbagliare adesso significherebbe tornare a casa a mani vuote. Mi affido alla mia arma, faccio ancora qualche passo in avanti, miro a dovere e sono pronto a tirare. Pochi secondi prima che faccia pressione sul grilletto il bec-

un boschetto di ontani. Penso subito che la giornata di caccia sia finita ma le mie gambe non si arrendono e non stanno a sentire il cervello. Partono all’inseguimento del camoscio che scompare e riappare mentre io corro su per il vallone cercando di non perderlo. Non ragiono nemmeno sul fatto che il fiato e le forze mi stanno per abbandonare. Corro il più velocemente possibile. Risale la vallata, taglia il boschetto e si ferma poco distante da una bella prateria di mirtilli. Mi fermo anche io piazzandomi dietro una grossa pietra. Mi ci poggio di peso, i miei gomiti aderiscono perfettamente prima ancora di imbracciare l’arma. La pietra è fredda e confortante. Sembra che

co si gira, attirato da qualcosa e si allontana. Il colpo che lo avrebbe fulminato in realtà si è conficcato su un tronco poco distante. Lui nemmeno mi guarda, due salti e parte verso

stia giocando: si nasconde, appare e scompare. Quando finalmente è a vista lo osservo bene. Ci sono parecchie femmine in giro e non voglio sbagliare. Ragiono sul come comportarmi Caccia Passione 25


quando il becco prosegue la sua salita. Io non lo lascio andare nemmeno per un momento mentre pascola pacifico. Mi viene in mente pure di tentare il tiro, potrebbe andarmi bene. Mio nonno per fortuna mi ha fatto una buona scuola: tentare non è un verbo che un cacciatore dovrebbe mai usare. “Se premi il grilletto devi essere sicuro che sia il momento giusto. E’ una questione di coscienza” mi diceva, e non aveva tutti i torti. Tutte le volte che sono a caccia di camosci mi ritorna in mente. Credo che abbia lasciato la sua anima in queste vallate, dentro il vento, fra le nuvole e l’erba. E’ solo grazie al suo ricordo che resisto alla tentazione ed evito la seconda padella della giornata. Decido di aspettare. E il maschio mi premia: si ferma perché attratto da un altro maschio che arriva all’improvviso e calamita anche la mia attenzione. E’ uno spettacolo. L’occasione Caccia Passione 26

è quella giusta: miro, sparo e lo vedo crollare a terra. Lo tengo sotto tiro ancora per meno di un minuto. Niente, non si rialza. Raggiungerlo è piuttosto faticoso, ma quel tratto di valle la percorri sempre con molta agilità: dalla tua hai la curiosità e l’entusiasmo di un bambino. Il recupero è come al solito un rito. Trascorro pochi minuti con la mia preda che per farmi felice ha perso la vita e come minimo merita tutto il mio rispetto, pulisco l’animale, gli lego il collo e muso con la corda perché rimanga dritto e lo carico nello zaino. Mi gusto il rientro perso fra i mille canalini che potrei prendere per raggiungere la macchina: ci vogliono ancora un paio di ore di cammino ma sulle spalle porto un meraviglioso tesoro e nel cuore ricordi che non hanno prezzo.


Ungulati

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GAME FAIR 2015..

In arrivo il country style a Grosseto dal 30 maggio al 1째 giugno..

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Eventi

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GAME FAIR 2015..

In arrivo il country style a Grosseto dal 30 maggio al 1° giugno..

di Pierfilippo Meloni

GAME FAIR ITALIA: TRE GIORNI DI MANIFESTAZIONE CON OLTRE 250 APPUNTAMENTI, EVENTI E SPETTACOLI PER RISCOPRIRE TRADIZIONI DAL SAPORE ANTICO

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are e sperimentare sono le parole chiave che caratterizzano la 25^ edizione di Game Fair Italia, l’unico esempio di Country Festival italiano, in programma dal 30 maggio al 1° giugno alla Fiera di Grosseto, in località Madonnino, nella frazione di Braccagni, nel cuore della Maremma Toscana. Game Fair stupirà ancora una volta i visitatori con ampie aree dedicate ad outdoor come equitazione, cinofilia e tiro sportivo. Con la collaborazione di Grossetofiere S.p.A, Game Fair Italia è organizzata, per il terzo anno consecutivo, da GFI S.r.l., società costituita nel 2013 di proprietà di Fiera di Vicenza S.p.A. e CNCN (Comitato Nazionale Caccia e Natura) che ha l’obiettivo di promuovere in Italia una nuova cultura delle attività all’aria aperta. Area Espositiva, Ring Spettacoli, Ring Cani, Ring Dimostrazioni, Ring Sfilate, Levrieropoli, Coursing Bassotti, Area Cani da ferma, Arena Benelli: questi

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Eventi gli spazi in cui sarà suddiviso il polo fieristico e all’interno dei quali le famiglie, gli amanti del country life e i semplici curiosi, possono scegliere tra gli oltre 250 appuntamenti, eventi e spettacoli interattivi previsti durante i tre giorni di Manifestazione. Grande attenzione al mondo della cinofilia rappresentato da numerose dimostrazioni e attività alle quali possono partecipare grandi e piccini. L’antichissimo lavoro della pastorizia è portato in scena dagli allievi di Liuba Musso, famosi per le dimostrazioni di Sheep Dog mentre, di elevata importanza sociale, è il lavoro svolto dall’ A.S.D. Dog Park il Casalone: l’Associazione si occupa di addestrare cani coinvolti nel gioco dell’Agility ed altri capaci di ritrovare persone disperse, sia in superficie che sotto le macerie, e che danno dimostrazione della loro bravura in emozionanti simulazioni. I più piccoli possono divertirsi con gli incredibili tuffi delle esibizioni di Splash Dog, le acrobazie e i vol-

teggi di A Tutto Fresbee e le dimostrazioni di Disc Dog. Chi è invece alle prime armi può fare affidamento ai qualificati professionisti presenti alla Manifestazione che affrontano diversi argomenti legati all’educazione del migliore amico dell’uomo: il corretto approccio del bambino con i cani sconosciuti, la corretta gestione del cane di casa, la storia del cane e dei vari metodi di addestramento, seguendo il programma “Di te mi Fido” patrocinato dall’ Enci Junior Club. Game Fair va incontro a tutti i gusti: anche gli appassionati di cinofilia venatoria hanno l’occasione ammirare gli esemplari canini più belli durante le sfilate di Retriever, Epagneul Breton, Segugi Maremmani, Grifon Bleu, Spaniel, Bracchi Francesi e Levrieri ma non solo… queste meravigliose razze sono anche protagoniste di dimostrazioni di riporto e di conduzione. Concludono le attività dedicate alla cinofilia le dimostrazioni di coursing per Bassotti e di caccia in palude

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per Springer Inglesi e Retrievers. Sempre inerente lo stesso argomento Game Fair 2015 si onora di ospitare le equipes nazionali vincenti della Coppa Europa per cani da ferma continentali ed inglesi, durante un interessante convegno/incontro nella sala conferenze del Madonnino. L’equitazione rappresenta da sempre un punto di forza di Game Fair: sul Ring Spettacoli si alternano emozionanti dimostrazioni che lasciano i visitatori a bocca aperta. I cavalli spagnoli danno dimostrazione della loro classe e bellezza in uno show dalla coreografia e dai colori iberici mentre la Maremma, protagonista di questa edizione della Manifestazione, è rappresentata da diversi gruppi di Butteri. Dimostrazioni di monta da lavoro, guida e conduzione del gregge trasportano gli spettatori nella vera vita di campagna e, a dare un tocco di leggerezza e grazia, ci pensano gli artisti del Roman Riding: due cavalieri e quattro cavalli per un’esibizione eterea e romantica che propone un susseguirsi di figure evocative. Grande attesa per l’esibizione di Gigaritmik, unico esempio italiano di abbinamento tra ginnastica ritmica ed equitazione, e per la tradizionalissima Horse & Hound Parade, che vede i cavalieri in tenuta tradizionale mostrare le diverse andature dei loro fidati cavalli. Per i bambini che desiderano avvicinarsi all’equiCaccia Passione 32

tazione c’è invece il tradizionale Battesimo della Sella. Ma prima di dedicarsi alle attività previste nei tre giorni di Manifestazione, non bisogna dimenticare il selfie di rito in carrozza! L’uomo dei record, Renato Lamera, è il protagonista indiscusso dell’area dedicata al Tiro Sportivo: per tre volte al giorno gli appassionati di tiro al piattello hanno la possibilità di seguire le sue straordinarie performance, ammirando, in uno show d’eccezione, la sua incredibile precisione. Chi non si accontenta di rimanere ad osservare può mettersi alla prova e, affiancato da esperti maestri di tiro, mirare ai primi bersagli; i più esperti possono provare le armi delle più prestigiose case armiere sulle 12 linee di tiro a disposizione. Le tipologie di tiro sportivo sono numerose e al piattello si affiancano il tiro dinamico sportivo, tiro con replica western e avancarica, tiro a palla e tiro con l’arco, tiro con la fionda e ad aria compressa, ma anche il tiro virtuale con il laser shot. Da sempre Game Fair rende omaggio anche all’antica tradizione della falconeria con il gruppo I Falconieri del Re: un entusiasmante spettacolo dedicato ai rapaci, tra i più suggestivi dell’intera Manifestazione, grazie ai falconieri a piedi e a cavallo che danno prova delle loro abilità e di quelle dei volatili che li accompagnano. Corrado Facco, Direttore Ge-


Eventi nerale di Fiera di Vicenza S.p.A., Presidente e Amministratore Delegato di GFI srl, sottolinea: «25 edizioni di Game Fair Italia sono un grande risultato, e la nuova location, in un’area fieristica ben attrezzata di 30 ettari, a Grosseto, zona strategica del centro Italia, rappresentano ulteriori elementi a conferma del successo fin qui raggiunto ma soprattutto solide basi per il futuro. Per questo continueremo nel nostro progetto di valorizzazione di un Evento che negli ultimi anni ha visto crescere costantemente i visitatori ed è divenuto punto di riferimento imprescindibile per le aziende del settore country, dell’attività e delle discipline sportive all’aria aperta e dell’outdoor. Game Fair è un appuntamento unico nel suo genere dove an-

che gli sport, le passioni del tiro sportivo e della caccia consolidano il valore e il rispetto della natura e dell’amore per l’ambiente. Cultura, divertimento e natura per tutte le età. Porteremo avanti il nostro impegno anche grazie alla collaborazione con Grossetofiere, a conferma della nostra forte attitudine a creare sinergie di ampio respiro con altri player fieristici». Divertimento, tradizione e scoperta… Game Fair è tutto questo e molto altro! Per scoprire il programma e tutti i dettagli della Manifestazione è possibile visitare il sito www.gamefairitalia.it.

About Fiera di Vicenza Fiera di Vicenza è leader in Italia nell’organizzazione di Eventi fieristici e tra i player più dinamici a livello globale. E’ considerata top player nel mondo per il settore orafo-gioielliero grazie alla Manifestazione VICENZAORO, brand esportato alle più prestigiose fiere internazionali: Hong Kong, Las Vegas, San Paolo, Mumbai e Dubai. L’expertise e il know-how d’eccellenza della Società riguardano anche gli Eventi dell’area Lifestyle&Innovation, riferiti a diversi comparti: comfort e stile di casa, hunting, target sports e individual protection, pesca, sport all’aria aperta, mostre-Atelier dedicate alla manualità creativa, innovazione tecnologica nel settore medico-farmaceutico, motori e bicicletta, turismo universale. Oltre che come Business Hub, Fiera di Vicenza agisce come Cultural Hub, favorendo la cultura imprenditoriale Made in Italy, la circolazione di idee e informazioni per la crescita del sistema economico, con un’attenzione particolare agli aspetti della responsabilità sociale d’impresa. Nel nuovo Centro Congressi, spazio multifunzionale e tecnologicamente avanzato, accoglie grandi congressi, workshop, seminari ed eventi formativi di livello nazionale e internazionale. Con un team di circa 90 dipendenti, nel 2014 Fiera di Vicenza ha organizzato direttamente 15 Manifestazioni internazionali e nazionali nelle aree Jewellery e Lifestyle&Innovation. La Società ha anche allestito oltre 50 tra convegni, assemblee, meeting e seminari, alcuni di profilo internazionale. About C.N.C.N. Il C.N.C.N., Comitato Nazionale Caccia e Natura, è un’organizzazione senza scopo di lucro fondata nel 1986 per iniziativa di operatori del settore, cacciatori e dell’associazione industriale del comparto A.N.P.A.M., con lo scopo di promuovere la cultura e la pratica della caccia sostenibile, intesa come un’attività venatoria rispettosa e attiva nei confronti della tutela dell’ambiente e dei suoi equilibri, moderna in quanto coerente con le evoluzioni sociali e in linea con i parametri internazionali Il C.N.C.N. è impegnato per rivalutare la funzione dell’attività venatoria in termini culturali, sociali e di impatto positivo per le economie locali e per l’ambiente naturale: il C.N.C.N. ha una visione europea della caccia, intesa comeattività ecosostenibile. Un’attenzione particolare è posta al tema della cacciagione come alternativa sana e sostenibile nell’alimentazione moderna. Caccia Passione 33


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Caccia all’Estero

Viaggio a due..

Sull’Atlantico francese..

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Viaggio a due..

Sull’Atlantico francese..

di Claudia Zedda

Un viaggio nella Bretagna francese, alla ricerca delle maestose beccacce e in compagnia di Sirius, il mio spinone alle prime armi.

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n verità durante il viaggio eravamo almeno in tre, se si contano i cacciatori, in otto se si contano anche i cani da caccia. C’ero io e i miei due fratelli e c’erano il mio spinone Sirius, un giovincello e i quattro pointer veterani. Eppure quel viaggio io l’ho organizzato per me e per Sirius, il mio primo spinone con il quale è stato amore a prima vista. La Bretagna ci è piaciuta subito, a tutti, uomini e cani. Probabilmente per via del fatto che si allogCaccia Passione 36

giava presso una tenuta favolosa, una mezza strada fra orto botanico, giardino e casa di caccia. I giardini La Sablière in realtà sono dei veri e propri giardini botanici, nei quali è però consentita la caccia. I paesaggi sono sublimi, e non mi sono pentito d’aver percorso 2 mila chilometri per poterli ammirare. Non era solo questo il motivo che ci ha spinto a spostarci dalla nostra bella Pianura Padana. Da prendere in considerazione c’è anche il fatto


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che la Bretagna è un angolo di mondo particolarmente caro alle beccacce, e noi amiamo inseguire la regina dei boschi in ogni angolo di mondo. Qui sverna tranquillamente: arriva a novembre e fa le valige durante le prime settimane di aprile, ma non si tratta mai di un addio. La temperatura d’altronde è confortevole, e quando altrove ghiaccia, fra l’Atlantico e la costa bretone la temperatura non scende mai sotto lo zero: tutto merito delle correnti del Golfo, piuttosto miti e temperate. Anche la vegetazione dell’entro terra gode del clima favorevole; l’umidità fertile inoltre garantisce il fiorire di azalee, mimose e cespugli di rododendri, particolarmente graditi dalle beccacce. Il proprietario del giardino botanico, Christian è un simpatico uomo di 80 anni circa, che oramai ha smesso di cacciare, e si

diletta piuttosto nella conta delle sue beccacce alle quali delle volte da pure dei nomignoli simpatici. La sua preferita è la Grand Belle, e a detta sua, oramai sono diventati dei veri e propri “quasi amici”. In ogni caso decide di accompagnarci, di imbracciare il suo vecchio fucile e farci da Cicerone. Lo fa per noi, ma lo fa soprattutto per Jean Paul un amico che abbiamo in comune, per noi un cugino, per lui un quasi fratello. I cani odorano ovunque: è tutto strano per loro. Qui è quasi primavera, a casa è inverno. Il profumo di fiori e di salsedine atlantica li stimola e li stordisce e io più che alla caccia penso al mio spinone. Si chiama Sirius, ha sette mesi e questo è un viaggio didattico per lui. Durante le prime ore di caccia, quasi consapevole dell’importanza di quella giornata, segue con le sue grandi zampe, con Caccia Passione 37


l’olfatto e con lo sguardo i 4 pointer dei miei fratelli. Sono dei veri e propri veterani questi pointer e hanno molto da insegnare a Sirius. Lascio che lo spinone li segua, li spii, impari. In questo modo lentamente si adatta al nuovo habitat. Lo so che in tanti dicono che il vero cane da beccacce ben si adatti fin da subito ai nuovi luoghi di caccia, a patto che ci siano beccacce, ma non credo sia sempre vero. Brisbannette, il pointer più anziano dopo un attimo di spossamento prende in mano la situazione e punta subito i massi cespugliosi di rododendro: qui crescono sorprendentemente folti per via dell’acidità del terreno. L’ampiezza intricata del cespuglio, ma anche la presenza di lombrichi fanno del

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luogo un nascondiglio perfetto per le beccacce. Queste si mostrano presto, prestissimo. Sono imponenti e maestose: qui, in Bretagna, arrivano direttamente dalla vicina Carelia russa o dalle regioni scandinave, attraversano le coste Baltiche e scendono fino in Bretagna, seguendo la Manica o tagliando per il Galles e l’Irlanda a seconda dei venti. E’ un fatto che quest’anno le beccacce sono più che numerose viste le notevoli nevicate e ghiacciate nel resto dell’Europa e noi possiamo, senza mezzi termini, rifarci gli occhi. Il primo a sparare è Christian che, per quanto non cacci tutti i giorni, pare non aver perso la mano. Non appena riportata la beccaccia è stata immediatamente segnata con il consue-


Caccia all’Estero to contrassegno posto sulla zampa: qui ogni beccaccia abbattuta deve necessariamente possedere il contrassegno numerico, diversamente la si considera prelevata illegalmente e addio alla licenza. Le norme sono severe, ma rispettarle è importante per tutelare questo vero e proprio paradiso. Penso che se le cose andassero così anche altrove la caccia oggi non avrebbe tutti questi problemi. Intanto la caccia prosegue: parla il mio fucile, quello di Oscar e di Palmiro, i miei due fratelli e con un po’ di sorpresa vedo Sirius alle prese con un riporto un po’ difficile ma che viene concluso con un mio sorriso. Noto che ancora non si è adattato a pieno: decido di regalargli un po’ di tranquillità e mi al-

lontano dal campo di caccia. Seguo un sentiero in discesa e raggiungo l’ansa del fiume che ci accompagna da tutta la mattina. Ne approfitto per fumarmi una sigaretta. Qui non disturberò nessuno: il mio cucciolone è curioso e molto più sereno. Scambiamo due parole: a parlare sono io, ma pare che lui mi risponda con lo sguardo. Mi godo ancora un po’ il paesaggio screziato qua e là di fiori rossi, spengo la sigaretta, raccolgo la cicca e mi rimetto in cammino. “Sirius” chiamo, ma niente. Poi lo vedo, poco distante dal nostro angolino tranquillo. E’ immobile dietro ad un grande cespuglio di rododendro e punta la sua prima beccaccia. Sorrido e aspetto: il viaggio prende proprio una buona piega.

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Il trialer beccacciaio valutare il cane da caccia

su beccaccia..

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Cani da caccia

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Il trialer beccacciaio valutare il cane da caccia

su beccaccia..

di Kalaris

esiste per davvero? E’ possibile dare la caccia alla regina dei boschi in compagnia di un trialer proclamato o meno? Una risposta a questa domanda, forse la più giusta e semplice sarebbe: “non solo si può, ma di deve”.

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n tanti parlano di trialer e in pochi sono in grado di descrivere una creatura tanto bella e tanto complessa. Che sia proclamato o meno, il trialer, quello vero, lo riconosci esclusivamente sul campo di gioco, e quando si parla di caccia e beccacce il campo di gioco è inevitabilmente il bosco. Non tutti lo fanno, ma sarebbe buona cosa, piuttosto fruttifera per il cacciatore, associare all’iCaccia Passione 42

dea di bosco, di caccia e di beccaccia quella di trialer. D’altronde il trialer, anche quello potenziale è una manna dal cielo quando si sceglie di dare la caccia a selvaggina selvatica per davvero, ad oggi una vera e propria rarità. Sono le sue doti intrinseche a fare di questo cane un vero e proprio specialista, un superbo cane da bosco e da montagna. Se hai il sospetto d’avere accanto un trialer beccac-


Cani da caccia ciaio ecco qualche dritta per riconoscerlo. La passione. E’ propria di un qualsiasi ausiliare ma in un trialer beccacciaio la passione non può davvero mancare. D’altronde un cane da caccia senza passione per il bosco e per il suo lavoro è un cane a metà: potrà pure possedere tutte le qualità del mondo, ma non potrà mai rendere quanto un trialer da beccaccia appassionato. E’ la prima cosa da cercare in un cucciolone: senza non si va avanti. D’altronde è proprio la passione a spingere avanti il cane anche quando ci sarebbero tutte le ragioni per rinunciare. Un cane appassionato fa qualche altro passo, cerca per qualche altro metro, e di norma è questo il momento nel quale incontra la sua regina. La cerca di un cane appassionato è una cer-

Il temperamento. E’ diverso da ausiliare ad ausiliare, ma deve esserci e avere qualità particolari. Trovare due cani dotati di medesimo temperamento è molto difficile, praticamente impossibile, esattamente come trovare due uomini con il medesimo carattere è una rarità. Il temperamento si riconosce subito, fin da quando il cane è cucciolo, fin dal primo addestramento. Il cane si potrà dimostrare caparbio, permaloso, audace o timido e questo sarà il modo nel quale si relazionerà per sempre con il mondo e con il cacciatore. Quando parliamo di trialer da beccaccia il buon temperamento è l’unico possibile. Un cane dal buon temperamento è un cane ubbidiente, un cane che impara in fretta, che non se la prende

ca ardente, che non teme fatica, che non si demotiva mai. La passione inoltre consente di dimenticare la fatica, il dolore, o la stanchezza e tutti i disagi di alcune estenuanti giornate di caccia. Un trialer appassionato è facilmente riconoscibile: ha una insaziabile smania d’incontro e fa di tutto perché questo avvenga, dovesse esplorare i terreni più impervi o gli angoli di bosco più remoti.

per i rimproveri ma li sa mettere a frutto, un cane che si dimostra capace, fin da subito di instaurare una grande complicità con il suo compagno, il cacciatore. Solo in questo modo sarà possibile avere il controllo sul cane. L’assenza di un temperamento pacato e buono renderà inutili tutte le altre doti visto che per il cacciatore sarà praticamente impossibile relazionarsi con il cane. Caccia Passione 43


L’intelligenza. Un trialer da beccaccia non è solo un cane appassionato e dal buon temperamento, ma deve essere anche e necessariamente un cane intelligente. E’ naturale, tutte le intelligenze sono diverse e le si dimostra in modo diverso, ma una cosa è certa: se il cane è intelligente lo si nota da subito, fin da cucciolo. E il modo migliore per intuire l’intelligenza del nostro cane è quello di portarlo nel bosco, a caccia. L’intelligenza è indispensabile per un trialer beccacciaio. Gli consentirà di trarre tutte le informazioni possibili dagli incontri con il selvatico, di comprenderlo, di accumulare esperienza che nel breve periodo gli sarà indispensabile per diventare un asso della caccia. L’intelligenza lo aiuterà ad adattarsi a molte situazioni complicate e difficili, ad imparare in fretta in fase di addestramento e ad instaurare una collaborazione fruttifera, fin da subito, con

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Cani da caccia

il cacciatore. E ancora: sarà in grado di familiarizzare rapidamente con il bosco, sarà in grado di riconoscere fin da subito, grazie al suo bagaglio di esperienza accumulata, il luogo migliore per un incontro, saprà scartare a priori zone che probabilmente si dimostrerebbero prive di selvaggina. Insomma un cane intelligente passa sempre dove c’è la beccaccia e non si tratta mai di fortuna. Si tratta di un cane che può anche sbagliare, ma in grado di imparare dai suoi errori: si rende conto presto dello sbaglio ed è in grado di sistemare la situazione in pochi momenti. Il collegamento con il cacciatore. A questo punto l’ultimo dettaglio che può fare del tuo animale un trialer beccacciaio a cinque stelle: la complicità che lo lega a te. Il

cane deve essere legato al proprio cacciatore come da un elastico visto che una cerca ampia, completamente slegato dal suo amico a due zampe, sarebbe inutile. D’altronde quella alla beccaccia è una caccia particolare, difficile, e il collegamento richiesto fra cacciatore e cane è notevole. Nessuna necessità di urla, fischi o richiami affannosi: un trialer beccacciaio saprà quando è il momento di tornare dal suo cacciatore. Certo, trovare un setter o un pointer che esprimano tutte queste caratteristiche non è certo facile, ma se lo hai trovato, tienilo stretto, al guinzaglio hai un tesoro.

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BERETTA A400 SHADOW Il nero che colpisce..

Il Total Black della serie Beretta A400, un semiautomatico per tutte le stagioni che racchiude le caratteristiche tecniche dei fratelli della famiglia A400, oltre ad una serie di peculiarità esclusive.

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l fucile per tutte le cacce dove si richiede un’arma robusta, efficiente ed efficace che non ha paura di acqua, rovi e intemperie. Il semiautomatico A400 Shadow si riconosce subito per il suo colore completamente nero, calcio e astina sono in tecnopolimero con la nuova zigrinatura S-Grip, studiata per combinare un’eccellente presa sia a mani nude sia con i guanti. Sempre nel calcio è stato integrato il Kick-Off Plus, in questo fucile il sistema anti rinculo e impennamento è posizionato subito dietro alla pistola, così da eliminare il movimento fra guancia e calcio du-

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di Saverio Patrizi

rante lo sparo. Il sistema è composto da due pastiglie ammortizzanti high-tech che permettono, oltre alla riduzione del rinculo del 50% una notevole riduzione del peso. Sempre per ottimizzare il contraccolpo il calciolo MicroCore, grazie alla struttura a celle aperte risulta morbido, scorrevole e ottimizza l’area di appoggio sulla spalla. L’astina risulta essere più corta che negli altri semiautomatici della serie A400, ciò implica l’ottimizzazione della distribuzione del peso verso il baricentro, conferendo al fucile il perfetto bilanciamento e grande facilità di brandeggio. Il Beretta


A400 Shadow grazie ad un peso di 3 Kg (canna 66 cm) è uno dei fucili più leggeri sul mercato, di conseguenza risultano fondamentali tutti gli accorgimenti di cui abbiamo parlato per la riduzione del rinculo e dell’impennamento, così da essere un valido compagno di caccia anche quando si utilizzano le cartucce magnum e in qualsiasi condizione ambientale. La meccanica dell’otturatore è quella iper collaudata della serie A400, il sistema a presa di gas con testina rotante B-Link e pistone di generose dimensioni con fascia raschiante e autopulente. Sistema velocissimo e particolarmente affidabile, la molla, per ottimizzare l’equilibrio dei pesi e facilitarne la pulizia, si trova anteriormente e all’interno dell’asta. Le canne, intercambiabili sono in acciaio trilegato, prodotte con la tecnologia Steelium, perciò con martellatura a freddo e distensione sottovuoto che, unite alla foratura profonda, le rende balisticamente ottime e di lunga durata nel

Scheda tecnica:

Modello Calibro Carcassa Azione Chiusura Capacità serbatoio Sicura Canna Lunghezze canna Bindella Strozzatori a corredo Mirino Calcio e asta Sistema antirinculo Calciolo Lunghezza calico Piega Peso Prezzo di listino

Fucili canna liscia

tempo. Le canne Steelium hanno la speciale geometria interna Otima-Bore HP, realizzata per offrire le migliori prestazioni con sia pallini di piombo sia d’acciaio o di altri materiali atossici. Per ottimizzare la rosata e la resa balistica, in funzione della caccia che si vuole intraprendere, la strozzatura può essere variata utilizzando gli speciali strozzatori lunghi Optimachoke HP, dal cilindrico per la caccia nel bosco fino a 1 stella per i tiri più lunghi. Fotografie dettagliate del semiautomatico Beretta A400 Shadow sono disponibili qui. L’A400 Shadow racchiude una serie di peculiarità per cui può essere consigliato sia per il cacciatore alle prime armi, dove un fucile tecnologicamente avanzato può sopperire all’inesperienza, ma anche l’arma per il cacciatore esigente che vuole un fucile tutto fare, adatto alle più disparate situazioni ambientali e venatorie, in grado di assicurargli sempre le massime prestazioni per efficienza e per affidabilità.

A400 Shadow 12/76 Magnum Ergal, opaca, anodizzata nera B-Link, semiautomatico a presa di gas Otturatore a testina rotante 4+1 cartucce Reversibile sul ponticello guardamano Steelium OptimaBore HP 66, 71, 76 cm 6x6 ventilata CL, M, F Fibra ottica rosso Tecnopolimero nero Kick-Off Plus MicroCore 20 mm Variabile con distanziali Variabile con piastrine in dotazione Kg 3 (con canna da 66 cm) Euro 1.639,00 Caccia Passione 47


BERETTA A400

Xplor Action Mancino.. Un semiauto pensato e realizzato per chi usa la mano sinistra.

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a che mondo è mondo sono sempre esistiti i mancini, fra questi anche tante personalità di spicco per ingegno e cultura che hanno caratterizzato l’evoluzione dell’uomo negli ultimi secoli, solo per fare alcuni nomi, possiamo citare Alessandro Magno, Giulio Cesare, Michelangelo Buonarroti, Ludwig van Beethoven, Winston Churchill, Bill Gates e tanti altri. I mancini rappresentano circa il 10% della popolazione, in incremento fra le fasce più giovani, questo dato è determinato dal fatto che una volta i bambini sinistrorsi venivano forzati ad usare la destra, mentre adesso si preferisce lasciarli esprimere in modo naturale. Il mancino è quindi ancora oggi piuttosto svantaggiato perché vive in un “ambiente” predisposto per i destrimani e questa considerazione risulta vera anche per quello che riguarda il mondo delle armi e della caccia. Finché si parla di doppiette o sovrapposti il “problema “ viene superato realizzando il calcio mancino, altro discorso nel caso dei semiautomatici, anche se vengono venduti

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di Saverio Patrizi

con piastrine e spessori per modificare il vantaggio del calcio da destro a sinistro e modificarne la piega, rimane il problema dell’estrazione del bossolo, che per forza di cose, in fase di espulsione, dovrà passare davanti al viso del tiratore. In quest’ottica Beretta ha sviluppato il modello mancino del suo automatico di punta, l’A400 Xplor Action Left Handed, un fucile completamene sinistro con l’otturatore e di conseguenza anche l’espulsione sul lato sinistro, per realizzare tale progetto il fucile è stato completamente riprogettato così da offrire un prodotto specifico e funzionale. Naturalmente racchiude tutte le prerogative del fratello per “destri”, il design è bello e funzionale, magnifico l’accoppiamento fra il legno di calcio asta con il color bronzo della carcassa. Le canne, di diverse misure, realizzate con la tecnologa Steelium in acciaio trilegato con foratura profonda e martellatura a freddo, profilo Optima Bore HP e strozzatori Optima Choke HP sono concepite per offrire le migliori prestazioni anche con pallini d’acciaio garantendo sempre


Fucili canna liscia

rosate perfette ed uniformi in ogni situazione di caccia. Il “motore” dell’A400, denominato Blink, in questo caso con azione completamente sinistra, è il frutto dell’integrazione tra il nuovo sistema a presa di gas, la chiusura a testina rotante e il nuovo sistema di alimentazione. La presa di gas è dotata di un innovativo pistone con fascia elastica raschiante e autopulente che svolge anche funzione di guarnizione. Blink risulta in questo modo più potente, molto più pulito e decisamene veloce. Concepito anche per un uso intensivo può essere equipaggiato con il Kick-Off, il sistema di riduzione del rinculo che utilizza due ammortizzatori idraulici del tutto simili a quelli usati per le sospensioni delle automobili, è in gra-

do di ridurre il contraccolpo del 60%. Abbinato al calciolo Micro-Core in tecnopolimero espanso a cella aperta, più morbido, leggero e scorrevole della gomma, con rilascio graduale e istantaneo così da aumentare la superficie di appoggio della spalla fornendo al fucile un appoggio sicuro e preciso. Chi volesse approfondire la conoscenza dell’A400 Xplor Action, può collegarsi al sito Beretta alla pagina cliccando qui, oppure visionare il video prodotto dall’azienda di Gardone Val Trompia. Con quest’arma Beretta apre al 10% di total mancini, con un arma completamente realizzata per loro, senza compromessi e con il massimo delle prestazioni, adatta nelle diverse configurazioni a tutte le cacce, dagli anatidi alla beccaccia. Caccia Passione 49


Scheda tecnica:

Modello A400 Xplor Action Calibro 12/76 Magnum Carcassa Ergal, opaca, anodizzata bronzo Azione B-Link, semiautomatico a presa di gas Chiusura Otturatore a testina rotante CapacitĂ serbatoio 4 cartucce+1 canna Sicura Reversibile sul ponticello guardamano Canna Steelium, OptimaBore HP Lunghezze canna 66, 71, 76 cm Bindella 6x6 ventilata piana Strozzatori a corredo C, M, F Mirino Fibra ottica rosso Calcio e asta Legno classe 2 con finitura a olio Sistema antirinculo Disponibile versione Kick-Off Calciolo MicroCore 20 mm Lunghezza calcio 370 mm (365 con Kick-Off), allungabile con distanziali Piega Variabile con piastrine in dotazione Peso Kg 3,25 Prezzo di listino Euro 1.837,00 (Euro 1.939,00 con Kick-Off) Caccia Passione 50


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Fucili canna rigata

Sauer Modello 404 l’evoluzione della specie.. Caccia Passione 53


Sauer Modello 404 l’evoluzione della specie..

di Costantino Ramolfi

La ribalta dell’IWA di Norimberga è stata per la J.P. Sauer & Sohn la giusta situazione per sottoporre al pubblico la sua carabina di vertice dove sono racchiuse le migliori tecnologie armiere in una veste di classe e di funzionalità.

L

a Hausmesse o Bignami Day che a fine marzo, dopo l’IWA di Norimberga, raduna gli addetti di settore presso l’accogliente spazio espositivo per un favorevole ripasso dell’ampia proposta commerciale dell’azienda atesina è stata l’occasione graditis-

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sima per una prova a fuoco della nuovissima Sauer Mod. 404 che, nei padiglioni della fiera tedesca, avevamo appena guardato complice la ressa attorno a questo prodotto. Sapevamo già dell’occasione ben più favorevole e abbiamo quindi posposto a tale situazione un esame


Fucili canna rigata

particolareggiato del fucile che si pone come capofila della produzione Sauer. Oggi le aziende di vertice curano con attenzione i diversi posizionamenti sul mercato dei loro prodotti e le segmentazioni prendono nomi specifici per cui il settore di vertice è chiamato premium: innegabile che lì si ritrovino le migliori soluzioni, sia per eleganza, classe e finiture, che per la somma di innovazioni o comunque di adeguamenti a quanto l’esigenza della clientela si pone come obiettivo. Esaminando la Mod. 404 scopriamo com’è concepita e realizzata. Castello, smontaggio canna, otturatore. Il castello riprende favorevolmente la soluzione del Mod. 202 e viene ricavato con operazioni di fresa da un estruso di Ergal con forma a prisma verticale: tradizionale la parte superiore con calotta arrotondata con le basi integrali per l’attacco dell’ottica, l’anello arrotondato e il ponte chiuso a fianchi sfaccettati dove si nota la feritoia di passaggio per il manubrio. Nei fianchi alti risiede la specificità di questo progetto caratterizzato da un forte ribasso delle superfici che lasciano in rilievo

due barrette diagonali situate nel terzo posteriore: fungono da battuta per le due parti della calciatura e su quella posteriore si scaricano le forze dello sparo. Di qui si inizia lo smontaggio del fucile: premendo il ritegno con sferette a molla della maglietta anteriore si sfila il suo prolungamento interno in cui è incernierata la brugola tuttofare; nel frattempo si è tolta l’asta accedendo al complesso di bloccaggio della canna. Sotto all’anello sporgono due flange attraversate da tre viti a testa esagonale: dopo averle allentate si aziona la levetta con base a eccentrico liberando la canna e sfilandola senza altre operazioni. Da notare come una tacca nella culatta faciliti il corretto posizionamento nel rimontaggio. Di qui osserviamo l’otturatore realizzato da una barra cilindrica di notevole sezione con un anello, calettato nella parte posteriore, in cui viene inserito il manubrio con la comoda nocca rotonda. La testa è riportata in modo da consentire, insieme alla sostituzione della canna, anche il cambio di calibro, ovviamente per gruppi simili: un tasto scorrevole incassato nel corpo centrale Caccia Passione 55


svincola l’apice che viene tolto grazie all’incastro a T. Nei particolari osserviamo la testina con sei alette, differenziate nello spessore, che chiudono direttamente nella culatta della canna, la faccia ribassata con foro del percussore, il doppio nottolino elastico per un’espulsione più morbida e sicura, e unghia di estrazione a movimento ortogonale, incassata in una delle alette anteriori e registrata da una molla a filo. Percussione e scatto L’armamento manuale svincolato dal movimento dell’otturatore pare essere la miglior forma di sicurezza: un tasto a slitta inserito nel codolo dell’otturatore compie la funzione e il disarmo avviene premendo il pulsantino rotondo centrale. In questa posizione si distende la molla del percussore bloccandolo, si inibisce lo scatto e l’apertura dell’otturatore: giustamente si può intervenire, a sicura inserita, con una leggera pressione sulla slitta per prelevare la cartuccia eventualmente in camera. Lo scatto vede un grilletto molto curvo e rigato con posizione regolabile in lunghezza, con otto mm di corsa, e su cinque differenti angolazioni (dx e sx) per ottimizzare il contatto del dito; tolta poi l’astina, sul fianco sinistro del castello si accede alla determinazione del peso di sgancio su quattro pesi differenti fra circa 350 e 1200 g. Ovviamente tutte le operazioni di cui sopra si effettuano con la brugola in dotazione. Francamente ci pare un’esibizione di splendida macchinosità, così cara ai tedeschi, e proveniente dalla nuova locazione a Isny: un impianto con il classico stecher ci sembra tuttora preferibile per tecnica e classe. Canna, ottica e calciatura. La canna intercambiabile ricavata da rotomartellatura con sezione cilindro conica e lunghezza pari a 620 mm presenta una rigatura a 6 principi con passo 1:11” che stabilizza bene i proiettili classici del calibro .300 Win. Mag. camerato nell’esemplare in prova. L’interno è speculare, la coassialità camera e canna ottimale con bossoli di risulta senza il minimo sfiancamento, la volata con invaso di 11° non Caccia Passione 56

dà interferenze al proiettile nel momento dello stacco. Sono previste le mire aperte montate su zoccoli sopraelevati con tacca inclinata e visuale a U abbinata a un mirino prismatico regolabile in elevazione e deriva. L’ottica viene collegata alle basi integrali ricavate nella calotta del castello ed è un pezzo del massimo livello attuale come impone il fucile a cui viene applicata: la descrizione delle qualità della Zeiss V8 2,8-20x56 con reticolo illuminabile prenderebbe molto spazio e comunque le parole non darebbero la misura della resa di questa proposta di vertice della Casa di Wetzlar. Assolutamente da provare soprattutto nelle peggiori condizioni che possiate immaginare, dove la tecnologia esprime davvero la differenza. Per la calciatura diamo sempre maggior credito alla Synchro, così Sauer definisce questa soluzione realizzata in due pezzi di materiale sintetico dotata di riporti in gomma morbida nei punti di presa e di contatto con il viso, con l’ampia trabeazione per il passaggio


Fucili canna rigata della mano e una postura sulla pistola ferma e comoda così da far agire il dito di scatto nella migliore condizione, sia nel tiro a fermo che in quello di movimento. Lo scarico della forza molto in asse con la canna minimizza l’impennamento e, complice anche il calciolo ben studiato, la sensazione di rinculo è assai ridotta. Abbiamo sparato una congrua serie di colpi nel tunnel della Bignami senza alcun senso di fastidio: i risultati poi sono gratificanti, specie quando non siamo incappati in una nostra svista, come a volte capita.

Conclusioni Ben poco da aggiungere dopo che Sauer ha deciso di esprimere l’eccellenza della sua tecnologia armiera con la salda convinzione di raggiungere i vertici del settore: gli oltre 260 anni di storia, ricchi di espressioni che hanno segnato l’evoluzione delle armi, hanno dato puntuale conferma. Parlare del costo ci pare francamente inutile: chi ama gli oggetti di pregio e in vetta alla categoria comprende anche questo particolare, senza farsene assolutamente un problema.

Scheda tecnica:

Costruttore: J.P. Sauer & Sohn GmbH – Ziegelstadel 20, D-88316 Isny im Allgäu Tel. +49(0)7562.97554-0, Fax +49(0)7562.97554-801 – info@sauer.de – www.sauer.de Importatore: Bignami spa, via Lahn 1, 39040 Ora (BZ) – tel. 0471/803000 – fax. 0471/810899 – www.bignami.it – email@bignami.it Modello: 404 Synchro (in alternativa: Classic noce – Classic XT polimero e soft touch – Elegance noce grado 5 concordato direttamente con Bignami) Tipo: fucile a canna rigata Funzionamento: otturatore girevole scorrevole con ripetizione ordinaria Chiusura: testina scomponibile con sei alette anteriori su due ranghi da tre ricavate a ribasso - mortise nella culatta della canna Percussione: percussore con molla coassiale nell’otturatore attivata dalla slitta esterna Estrattore: a unghia con movimento ortogonale e molla di registro a filo Espulsore: due bottoni a molla in testa all’otturatore Canna: in acciaio con 6 rigature destrorse, passo 1:11”, ottenute per martellatura lunghezza 510 mm calibri medium standard - 560 mm per calibri standard e 620 mm per i magnum Scatto: diretto con grilletto unico con 4 pre tarature impostabili a scelta Armamento e sicura: tasto scorrevole nel codolo dell’otturatore, con bottone di fermo, a due posizioni: blocca il percussore, disattiva la molla e blocca il manubrio. Apertura dell’otturatore a sicura inserita premendo di un paio di mm la slitta Caricatore: a pacchetto estraibile monofilare in polimero da 3 o 2 cartucce (calibri standard o magnum) in arrivo da 4 e 5 per standard e da 3 e 4 magnum Mire: su zoccolo con tacca a U e mirino a prisma regolabile nei due sensi – basi integrali per attacco specifico dell’ottica Calciatura: in due pezzi, legno di noce grado elevato oppure in polimero stampato con punti di presa in gomma morbida – per entrambi calciolo ammortizzante Calibro: .300 Win. Mag. (in alternativa: .243 Win. - .270 Win. - .30-06 Sprg. - .308 Win. – 6,5x55 – 7x64 – 9,3x62 - .338 Lapua - .375 H. & H. – 7 Rem. Mag. – 8x68S) Materiali: estruso in ergal fresato per castello e acciaio forgiato per otturatore - canna in acciaio al carbonio Lunghezza: 101,5 mm canna da 51 cm – 106,5 mm canna da 56 cm – 112,5 canna da 62 cm – Per trasporto con calcio smontato: 69 – 74 – 80 cm di ingombro massimo Peso: 3.200 circa senza attacchi e ottica (calibri standard e canna da 56) Finiture: corpo centrale otturatore lucidato a rosette e brunitura opaca delle parti restanti Prezzo: informativo di 4.090.00 € Modello Synchro XT – (5.010,00/5.340,00 Elegance XT standard o magnum) – 3.530,00 Classic XT Caccia Passione 57


La cartuccia

7 mm Rem. Mag.

Poche cartucce commerciali nate nel secondo dopoguerra hanno avuto così ampi consensi che si incrementano, e qui sta il bello, con il procedere degli anni per cui chi caccia in montagna o in ampi spazi individua in questa splendida carica la risposta a diversi interrogativi

D

iscettare sulla cartuccia 7 Rem. Mag. ci vede un poco timorosi perché, ben conoscendo la nostra predilezione, non vogliamo apparire agiografi di quel che ci piace in maniera particolare. Il primo incontro sulla carta risale alla fine degli Anni 60 quando il non dimenticato Giuseppe Gatto ne stilò la presentazione su Diana Armi:

Caccia Passione 58

di Emanuele Tabasso

la nuova realizzazione di Remington aveva da poco conosciuto la ribalta dei terreni di caccia e l’estensore delle note l’aveva provata nella sua nuova Sako Finnbear, dotata di un vistoso rialzo posto sul dorso della calciatura, così da lucrare un postura eccellente per l’occhio. La nuova 7 mm, misura aurea dei proiettili da carabina, si appaiava nei con-


Munizioni fronti di molte altre cartucce: alcune, pur eccellenti, rimaste allo stadio di progetto o di wildcat come usano dire gli statunitensi, cioè di giocattolo riservato a chi lo aveva studiato, senza trovare un’adozione che consentisse di sfondare sul mercato. Altre cartucce per contro avevano una storia da raccontare come le tedesche 7x64 di Brenneke e 7x66 VHSE, versione tuttora in auge della precedente 7x73 VHSE di ridottissima commercializzazione come la .280 Halger, oppure le americane .270 Win. o .270 e 7 mm di Weatherby, senza contare le non troppo diffuse, ma assai valide come la 7x61 Sharpe & Hart o la .280 Ross e ancora la .275 H. & H. che, nata verso il 1912 aveva già illustrato le magnifiche prestazioni di una 7 mm ad alta in-

in essere quelle cariche destinate a un specifico ambito, il tiro a lunga distanza su selvatici che vivono in spazi aperti dove l’avvicinamento, a volte, è quasi impossibile. Questa è la seconda motivazione con la terza appena seguente: il costo non dev’essere elevato così da irradiare verso un massimo numero di utilizzatori questo prodotto, calando ulteriormente i costi e aumentando le probabilità di vendita. Il quarto punto vede in gioco la balistica: precisione, costanza e varietà di pesi di palla sono parametri irrinunciabili. Il bossolo cinturato è sempre una derivazione delle splendide .275 e .300 di Holland & Holland, ovviamente con gli adattamenti che gli studi più recenti di balistica interna e le nuove polveri hanno consigliato. Vediamo

tensità. Sicuramente il grosso pubblico non era allora pronto a recepire il nuovo verbo e i tempi vedevano aprirsi scenari dove ancora il .30-06 Sprg. insieme all’8x57 IS, al 6,5x52 Carcano, al .303 British, al 7,62x54R tenevano banco con ben differenti e tragici utilizzi. E’ solo con lo spazio temporale aperto fra le due guerre che ci si dedica a fondo alla cartuccia dotata delle caratteristiche vantaggiose per le cacce future. Il concetto informatore poneva in lista diversi parametri e il primo collideva con lo stabile assetto mentale dell’americano medio per cui un calibro .30 è quel che ci vuole in ogni situazione: si passa infatti ai 7 mm sfruttando proprio gli studi che negli anni precedenti hanno posto

così il fondello caratteristico con la cintura, poi il corpo leggermente rastremato con un angolo di spalla pari a 25° e colletto di 6.9 mm su una lunghezza totale di 63,5 mm. I prodromi formali ci sono tutti e dicono di una cartuccia spinta, ma non esasperata, in grado di padroneggiare con autorevolezza proiettili tra i 120 e i 150 gr lanciandoli a velocità molto sostenute, con quella magnifica precisione che diventa una delle caratteristiche salienti e privilegiate, con la costanza che vede variare di pochissimo le prestazioni fra estate e inverno, e il costo che, salvo le ultime impennate di cui ringraziamo molto gli investitori sulle materie prime, si è sempre mantenuto in livelli molto abbordabili Caccia Passione 59


per quel che si compra. A maggior gloria di questa carica, osserviamo ancora come si possa adeguatamente farle digerire pesi di palla dilatati fra i predetti 120 gr e i 175 gr, ovviamente in quest’ultimo caso con riduzione della V/0 e della radenza, ma sempre raggiungendo picchi notevoli: l’ambizione del tiratore cacciatore nordamericano di far del plinking, del varmint o piuttosto impiegare lo stesso fucile per l’alce o l’orso è così soddisfatta. Purtroppo, si fa per dire, manca quella caratteristica sempre assai gradita agli appassionati a stelle e strisce rappresentata dai surplus militari: questa cartuccia non è mai stata impiegata dall’esercito quindi i benefici monetari godibili dalla messa in commercio dei lotti che hanno superato la data di scadenza non c’è. Pazienza diremo tutti, confortati da quanto comunque si può lucrare in ambito di ricarica. Senza voler dare dosi e consigli, segnaliamo di aver ottenuto i migliori risultati con polveri progressive Caccia Passione 60

come la Norma MRP e palle da 140 gr dal rilevante coefficiente balistico, come la Nosler Ballistic Tip o la Sierra Game King; per gli stessi tipi di proiettili, ma con peso di 120 gr, funziona bene la Norma 204 mentre con le Hornady A-Max da 162 gr, ottime per la lunghissima distanza, funziona la N/560 oppure la N/165. Tutte le Case producono questa cartuccia su differenti tipi di palla: avendone provate diverse dobbiamo esternare l’oramai endemica elevata quotazione, ma nel contempo rallegrarci per i risultati che si ottengono in V/0 e precisione, davvero encomiabili su tutti i fronti. Nel corso di parecchi anni abbiamo avuto modo di provare questa cartuccia su svariati fucili e tutti si sono mostrati all’altezza della situazione: una breve cernita mentale ci fa ricordare come per primo sia apparso, oramai quarant’anni fa, un Ruger N.1 seguito poco dopo da un Sauer Mod. 80, poi un Mod. 90 che predilige le palle da 120 gr, ancora un Mauser Mod. 94,


Munizioni

poco conosciuto e poco diffuso, ma con ottimi risultati anche sul bersaglio posto a 500 m, Remington 700, Merkel Helix, Blaser R93 e da ultimo un Rössler T6 tutti accomunati da prestazioni eccellenti per un’arma da caccia. Per sfruttare a fondo le possibilità è necessaria la canna con il caratteristico passo di 1/9,5” e lunghezza da 66 cm, fattore oggi non così usato quando si privilegia la maneggevolezza: che cosa cambi nella portabilità avere 5 cm in meno di canna ancora non ci è ben chiaro, ma se così piace così sia. Sta di fatto che si fa in fretta a ridurre le prestazioni a quelle di una cartuccia non magnum e quindi diventa inutile l’adozione di quel qualcosa in più che, a volte, fa la differenza. Leggere sul cronografo certe velocità, senza che nulla si ponga in situazione critica, è sempre una bella soddisfazione e l’esito sul bersaglio o sul selvatico non fa che avvalorare la convinzione che la letalità sia legata alla cessione di energia (tanta davvero) e allo

shock idrodinamico. Il tutto passa attraverso il piazzamento della palla e la sua tipologia. Quelle che abbiamo indicato hanno soddisfatto particolarmente gli amici che le impiegano e noi stessi: d’accordo che a volte ci sia un paio di kg di ottima carne da lasciare alle volpi, ma continuiamo a preferire tale teoria e tale pratica con selvatici spenti sul posto, piuttosto che quella secondo cui va bene la passata, il sanguinamento e l’impiego del cane da traccia. Fossimo il selvatico voteremmo senza esito per la prima opzione. Sulla radenza di traiettoria spendiamo qualche parola: era allora il fattore preminente per la caccia in montagna quando i telemetri erano…solo il Wild, di precisione approssimata, e i misuratori degli angoli di sito ancora di là da venire così come le torrette balistiche e il seguito fatto di optoelettronica. Tarando l’arma a 210 m si aveva un alzo massimo intorno ai 140 m pari a 4 cm e una caduta a 300 di circa 15 cm con palle da 140 gr come quelle sopracitate; con il cannocchiale a 6x, solo qualche spirito innovatore aveva già un Weaver 12x, e con gli occhi giovanili si lavorava bene fino ai 350 m, sfruttando angolo di sito, quota e radenza potendo mirare sempre dentro alla sagoma del camoscio. Sul cervo maschio sappiamo di cose egregie con crollo immediato anche poco sopra i 500 m agli ultimi momenti di luce dell’ultimo giorno di caccia. Per concludere diremo che la 7 Rem. Mag. è cartuccia polivalente per tutta la nostra selvaggina in ogni ambito essa sia, per quella del continente nordamericano, per una parte discreta di quella africana dove antilopi a pelle tenera, anche di buon peso, sono alla sua portata. La diffusione dei telemetri sopra citati spinge qualcuno a calibri di minor energia e radenza: per noi l’abbinamento fra i due elementi, sempre che non si paventi il rinculo, nemmeno poi così marcato, rappresenta una soluzione tuttora ottimale. Caccia Passione 61


Steiner

Ranger Pro 8x56

di Pierfilippo Meloni

Il Ranger Pro 8x56 è stato concepito per essere impiegato in situazioni di caccia, in cui le condizioni atmosferiche e di luminosità sono proibitive. La tecnologia ed i materiali che compongono questo binocolo, consentono l’acquisizione di immagini sempre nitide e pefette, congiunte ad un elevato grado di robustezza.

I

l Ranger Pro 8x56 della Steiner è un binocolo speciale destinato alla caccia notturna vagante, con un rapporto qualità/ prezzo davvero invitante. Le sue eccezionali ottiche unite all’alta luminosità assicurano, in modo particolare durante la caccia in condizioni di scarsa luminosità, tutte le caratteristiche proprie di un binocolo professionale. L’elevata nitidezza e il perfezionato contrasto di colori consentono la localizzazione e l’identificazione della selvaggina anche in condizioni di scarsa luminosità. Attraverso l’utilizzo di speciali lenti ecologiche ed alla loro alta rifrazione, il riflesso nel prisma risulta di gran Caccia Passione 62

lunga migliorato, determinando così una visione molto limpida del campo di osservazione. L’intera serie di modelli Ranger Pro è stata progettata e realizzata attraverso l’utilizzo di un nuovo materiale plastico ad elevata prestazione rinforzato con fibre ottiche, il quale conferisce una notevole resistenza alle sollecitazioni meccaniche superiore a quella di prodotti analoghi disponibili sul mercato. Ciò rende le ottiche dei binocoli Ranger Pro particolarmente ben protette e robusti, in grado di sopportare pesanti sollecitazioni e cadute accidentali. Le ottiche High-Contrast che compongono il Ranger Pro 8x56 consen-


Ottiche

tono un riconoscimento rapido e sicuro della selvaggina nel suo ambiente naturale. La serie Ranger Pro presenta una straordinaria nitidezza ed un eccellente contrasto cromatico, ottenuto tramite l’utilizzo di una lente ecologica priva di metalli pesanti. L’elevata rifrazione assicura un miglior riflesso nel prisma e, di conseguenza, una qualità dell’immagine superiore alla media. Il già collaudato trattamento superficiale all’argento destinato ai prismi a tetto a correzione di fase, consente l’acquisizione di immagini ad elevato contrasto e ad alta fedeltà cromatica. Con tali accorgimenti, le ottiche risultano specificatamen-

te concepite per garantire notevoli valori di contrasto nella visione notturna e per facilitare l’individuazione della selvaggina al buio. Inoltre, la precisione nella regolazione delle ottiche raggiunge un livello senza precedenti. L’innovativo materiale high-tech utilizzato per l’involucro è dotato di una eccezionale rigidità che garantisce una notevole resistenza ad urti e prodotti chimici. Congiuntamente al riempimento con azoto sotto pressione ed alla tenuta stagna fino a 3 metri, rende il modello Ranger Pro particolarmente durevole e resistente nel tempo. Una presa sicura e una superficie antiscivolo sono caratteristiCaccia Passione 63


che fondamentali per l’utilizzo di un binocolo da caccia e ciò viene garantito con l’innovativo rivestimento in gomma NBR-Longlife con una profilatura zigrinata della superficie, la quale presenta caratteristiche di resistenza ad oli, acidi e agenti atmosferici, garantendo inoltre un utilizzo maneggevole del binocolo. Il rivestimento in gomma rende inoltre l’uso del binocolo estremamente silenzioso, cosa non da poco in ambito venatorio. Gli incavi per i pollici permettono costantemente un’osservazione comoda e per nulla stancante, anche in caso di lunghe escursioni venatorie. Con il caldo, il freddo, il bagnato o la pioggia, il Ranger Pro rimane sempre ben saldo nella vostra mano.Le conchiglie oculari regolabili della serie Ranger Pro consentono ad ogni cacciatore, con o senza occhiali, tre comodi

di tutto rispetto, in modo tale che durante la caccia tutto sarà sott’occhio. L’appannamento o la formazione di condensa all’interno del binocolo sono eliminati grazie a questa soluzione high-tech. Neppure le più estreme oscillazioni di temperatura alterano il binocolo. L’esclusiva tecnologia della valvola consente di effettuare interventi di manutenzione an-

livelli di impostazione, poiché sono regolabili e realizzate in morbido silicone anallergico. Inoltre, gli ergonomici paraluce laterali pieghevoli delle conchiglie oculari proteggono efficacemente dalle fastidiose infiltrazioni di luce. Una messa fuoco rapida e sicura, possibile anche indossando guanti spessi grazie alla ghiera della messa a fuoco extra grande. Questa ghiera si adatta esteticamente al design dei modelli Ranger Pro, proponendo un interessante connubio tra funzionalità e avanguardia. Basti pensare a situazioni in cui è necessario indossare guanti per proteggere le mani dal freddo, senza doverli togliere ogni volta che si vuole osservare l’ambiente circostante. I perfetti calcoli ottici della serie Ranger Pro Steiner garantiscono un campo visivo di eccellente qualità. Paragonati a prodotti concorrenti, i modelli Ranger Pro della Steiner costituiscono nella loro categoria risultati

che dopo diversi anni. Il Ranger Pro è sempre efficiente, anche nelle condizioni atmosferiche più estreme. Gli attacchi ClicLoc STEINER, ben congegnati, consentono di fissare saldamente il binocolo alla cintura e di staccarlo e riapplicarlo rapidamente con un solo gesto. Fra gli accessori di serie dei modelli Ranger Pro sono disponibili una custodia, dei copriobiettivi applicabili sotto l’obiettivo per evitarne lo smarrimento, una copertura antipioggia in neoprene nonché un raccordo per stativi. La gamma accessori viene completata da una tracolla antiscivolo imbottita anallergica. La Steiner ha deciso di applicare una garanzia di 10 anni al Ranger Pro 8x56, anche se, considerate le caratteristiche tecniche appena descritte, siamo sicuri che non ci sarà bisogno di fare affidamento su quest’ultima.

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Ottiche


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Racconti di caccia

Caccia al folletto rosso in Ungheria..

di Claudia Zedda

Quando posso scappo da casa. Non che a casa mia si stia male, ma sai com’è, l’erba del vicino è sempre più verde specie quando si parla di caccia. L’ultima mia avventura? Ungheria, per un fortunatissimo caso del destino. Il destino prima ancora che nascessi ha deciso di rendermi un uomo felice. Sono nato a Cagliari, una città di mare dove non si disdegna la buona caccia. D’altronde il Campidano e l’isola tutta offre suggestivi spunti venatori che io, quando posso seguo più che volentieri. Nella mia famiglia i cacciatori non mancano: mio nonno e mio zio per primi mi hanno passato questa passione, e io ora faccio di tutto per seguirla. Esattamente un anno fa, mentre navigavo

la caccia. Più leggo più mi brillano gli occhi. La faccio breve, in poche settimane il viaggio era bello che organizzato e la comitiva formata. Era fine aprile quando siamo arrivati in Ungheria. Davide c’era già stato qualche anno prima, io e Damiano ne avevamo solamente sentito parlare. <<Si è piuttosto ammodernata>> continuava a dire Davide, chiedendosi se la nuova “modernità” non avesse rovinato il fantastico pa-

radiso venatorio che online alla ricerca di qualche informa- ... Qui ho avvistato i pri- ricordava d’aver vissuto tempo prima. zione sulla mia città mi caprioli. Li chiamano L’arrivo alla casa di per una ricerca della quale non sto a rac- folletti dei boschi non a caccia ha cancellato contarti mi imbatto caso. Sono creature magi- ogni nostro dubbio. L’Ungheria è ancoin qualcosa di inteche, furtive e simpatiche ... ra un piccolo tempio ressante. Scopro che votato alla natura, molto distante da Cagliari, un’altra città viene chiamata la “città del ben frequentato da cacciatori provenienti da sole”. Penso che debba essere davvero un bel ogni angolo di mondo. La casa di caccia diceposticino: si tratta di Szeged, a 160 chilome- vo: un vero e proprio gioiellino tutta arricchita tri da Budapest, in Ungheria. La cosa mi in- di artigianato locale e di buon profumo di carcuriosisce e decido di approfondire. Scopro ne. La cuoca ci ha subito raccontato di almein pochi click che non solo a Szeged, esatta- no due centri termali poco distanti dal luogo. mente come a Cagliari, il sole regna sovrano, <<Dovete andarci>>, ci dice. Pare che in uno ma anche che lì ad andare per la maggiore è dei due ci lavori la cugina. Facciamo di sì con Caccia Passione 67


la testa e aspettiamo che ci coccoli con la sua cucina gustosa e dai sapori intensi. Mi sembra di essere a casa. Nel primo pomeriggio ci raggiunge Cesare. E’ il nostro contatto sul luogo. La sua patria è la Puglia ma dall’Italia è scappato: ora vive come un eremita in Ungheria, gira le riserve di caccia e porta a caccia gli appassionati come noi. Mi auguro che il destino mi riservi qualcosa del genere. <<Vi ho preparato un programmino niente male per questi tre giorni>>, ci dice subito, accompagnando la descrizione del tour venatorio con una buonissima birra. Caccia Passione 68

Il resto è storia. Il primo giorno ci siamo dedicati alla riserva di caccia privata più piccola, ma forse meglio tenuta: 4 mila ettari di boschetti con una quantità sorprendente di altane. Le abbiamo raggiunte in carro. Non ci crederai, ma il carro è ancora molto utilizzato come mezzo di trasporto, specie all’interno delle riserve di caccia. La selvaggina non mancava di certo. Alla conclusione della prima giornata però avevo l’amaro in bocca: del folletto dei boschi nessuna traccia. La seconda riserva, di un amico politico di Cesare era grande 7.500 ettari. Qui ho avvi-


Racconti di caccia stato i primi caprioli. Li chiamano folletti dei boschi non a caso. Sono creature magiche, furtive, simpatiche e incantate. Tanto sono incantate che il primo avvistato mi ha gabbato ed è sparito. Deve aver avvisato gli amici perché la giornata si è svolta fra daini, cinghiali e cervi, e tutto sommato non ci è andata male. La terza giornata abbiamo esplorato una riserva immensa: 20 mila ettari di foreste e territori aperti abitate da una quantità sorprendente di animali. Qui ho finalmente incontrato il mio folletto. Incontrato e abbattuto grazie alla mia carabina e al nuovo compensatore di tra-

iettoria che è una vera e propria meraviglia. Abbiamo trovato perfino il tempo per una capatina alle terme e credo che l’associazione natura, caccia e terme sia vincente. Ho salutato l’Ungheria e Cesare con la malinconia nel cuore: lui per invitarmi a tornare l’ultima sera mi ha raccontato di una riserva che è il sogno di tutti i cacciatori: 11 mila ettari, caccia alla cerca a piedi con caprioli nascosti in ogni angolo, daini e cinghiali. <<Ci vediamo presto>> lo abbiamo salutato e non mentivamo.

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Accessori per la caccia Pattadese, Coltelli di Sardegna per Tradizione. Si tratta di un coltello a serramanico, dalla linea affusolata e sinuosa con il manico in monoblocco con un’anima in ferro o ottone, compresa tra due guance in corno. Anticamente, ma anche oggi, veniva commissionato a seconda delle esigenze che andava a servire. Il corno usato per la realizzazione del Pattadese è di muflone o montone,

Hornady Lock-N-Load Sonic Cleaner e i 100 bossoli come nuovi È possibile, disponendo dell’attrezzatura adatta la pulizia dei bossoli, prima di procedere con ogni ulteriore criterio di selezione, può determinare il più indimenticabile dei successi sportivi se ben eseguita, oppure il più doloroso sconforto se sottovalutata. Dalla Hornady Manufactoring Company di Grand Island, Nevada, ci giunge notizia di questa nuova pulitrice elettrica per bossoli, la cui concezione coinvolge la tecnologia degli ultrasuoni applicata alla ricarica. La macchina può pulire, in una sola sessione, cento bossoli calibro .308 Winchester, oppure ben duecento in calibro .223 Remington.

Il collare beeper “CANIBEEP RADIO PRO” mette in comunicazione cane e cacciatore Il CANIBEEP RADIO PRO della Canicom è un collare beeper ideato per stabilire un contatto tra il cane ed il padrone. E’ stato progettato per consentire al cacciatore di localizzare il cane quando è in ferma, in cerca o quando si ritiene necessario. Durante le battute di caccia, spesso, è necessario stabilire un contatto con il cane ai fini di una buona riuscita della stessa. Canibeep Radio Pro è un collare beeper dotato di telecomando, che permette al cacciatore di localizzare immediatamente il cane fino a 300 mt. Caccia Passione 70


Cucina & vini

Pappardelle di castagne al ragù di cinghiale..

di Adelmo Giacomini

Il signore del bosco, Re di macchia, la bestia nera. Mille e mille modi di chiamare uno dei protagonisti assoluti dei sogni di molti cacciatori: il cinghiale. INGREDIENTI PER 6 PERSONE: Per la marinatura: 1 cipolla; 1 costa di sedano; 1 carota; 2 foglie di alloro; 4/5 chiodi di garofano; 4/5 bacche di ginepro; timo; vino rosso Per il ragù: 500/600 g. di polpa di cinghiale; 1 scalogno; 1 costa di sedano; 1 carota; ½ bicchiere di vino bianco; 2 cucchiai di concentrato di pomodoro; ¼ di brodo di carne; olio extra vergine di oliva; sale e pepe q.b. burro noce moscata

PREPARAZIONE: Ragù: marinare la polpa di cinghiale nel vino per 24 ore in un luogo fresco con le verdure tagliate grossolanamente, gli aromi e le spezie. Scolare e tritare a punta di coltello la carne di cinghiale. Preparare un soffritto con l’olio ed il trito di scalogno, sedano e carota. Aggiungere la carne e farla rosolare, salare, pepare e sfumare con il vino. Continuare la cottura fino a farlo evaporare. Unire alla carne il concentrato di pomodoro diluito con un po’ di brodo e continuare la cottura a fuoco moderato per circa 1 ora e ½ aggiungendo il restante brodo quando necessario.

Per le pappardelle: 400 g. di farina di semola di grano duro; 200 g. di farina di marroni; 6 uova; sale q.b. Caccia Passione 71


Pappardelle: unire le due farine setacciandole, impastare con le uova ed un pizzico di sale fino ad ottenere un impasto compatto e liscio, avvolgerlo nella pellicola e lasciarlo riposare per almeno un’ora in un luogo asciutto. Stendere la pasta e tagliare la sfoglia alla larghezza desiderata delle pappardelle. Cuocere le pappardelle in abbondante acqua salata scolarle al dente e servirle con il ragÚ di cinghiale terminando il piatto con burro fuso profumato con della noce moscata e del pepe nero macinato al momento. Buon appetito

Sopra: lo Chef Adelmo Giacomini

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Cucina & vini e ora che il piatto è servito ecco l’abbinamento del vino a cura del grande enologo Francesco Petroli Primo piatto tipico della tradizione toscana, succulento e dal gusto deciso che si raccomanda di abbinare ad un Chianti Classico prodotto a Radda. Comune storico in provincia di Siena – con Castellina e Gaiole formava l’antica Lega del Chianti – caratterizzato da un microclima fresco e una geologia dei terreni che concede ampio spazio a componenti ricche di calcare (alberese e macigno toscano), relegando un ruolo secondario al consueto galestro. Specifiche territoriali che tramite il Sangiovese - e le eventuali uve di saldo - si traducono in un vino dai caratteri acido/sapidi in grado di sposarsi magnificamente con le componenti morbide del piatto in questione e in una struttura tannica mai aggressiva che ben si contrappone alla succulenza del ragù e del condimento. La facilità gustativa, la struttura calibrata e i richiami speziati del vino (a seconda del tipo di maturazione) valorizzeranno ulteriormente l’esperienza gastronomica. Sopra: L’enologo Francesco Petroli

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Il colpo di calore

nel cane da caccia ..

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Veterinaria

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Il Colpo di calore nel cane da caccia..

Chi non ha temuto almeno una volta che il proprio cane venisse colpito dal caldo eccessivo? Il rischio d’altronde è reale e pericoloso, specie quando si avvicina la bella stagione. Attenzioni semplici da seguire, aiuteranno il cacciatore nella prevenzione del colpo di calore.

O

ramai l’abbiamo compreso: molti dei problemi che infastidiscono l’uomo, colpiscono anche gli animali, il cane in special modo, dato che con l’uomo, da che mondo è mondo, si accompagna fedelmente. Di particolare interesse per questo periodo sono tutte quelle malattie e fastidi che si riconnettono al clima e alla Caccia Passione 76

stagione, per dirla più semplicemente tutte quelle malattie che potremmo definire estive. A preoccupare i cacciatori, amanti dei propri animali, di questi tempi, con la primavera che a momenti lascerà spazio ad una afosa estate, dovrebbe essere specialmente il colpo di calore. A causarlo sono principalmente le temperature alte, il forte tasso di umidità


Veterinaria o l’aria torrida che in più di una giornata di caccia o di addestramento potrebbero mettere a repentaglio la salute del fedelissimo segugio. La temperatura corporea ideale per l’amico a quattro zampe si aggira normalmente intorno ai 38,5 gradi, e quando i 39 sono superati si potrà parlare, senza timore di sbagliare, di stati febbrili. Il colpo di calore indurrà un pericoloso incremento della frequenza cardiaca che metterà a rischio anche l’animale più resistente In linea generale possiamo dire dunque che a causare quello che in gergo è chiamato colpo di calore è un forte e improvviso innalzamento della temperatura corporea dell’amico a quattro zampe, esattamente come può accadere all’uomo. A differenza dell’uomo però il cane non si lamenterà con la parola, ma mostrando una serie di sintomi che dovranno mettere in guardia il proprietario. I principali, che dovrebbero mettere immediatamente in allarme sono: un forte ansimo; l’iperventilazione; vomito; diarrea; convulsioni; nei casi più avanzati e gravi il coma e la successiva morte. Come spesso ci accade d’affermare, la

miglior cura è la prevenzione. Sarà ad esempio sconsigliato lasciare il proprio cane in ambienti chiusi sotto un sole cocente, anche se per pochissimi minuti o portarlo in addestramento sotto il sole della tarda mattinata. Le regole d’oro per evitare che il cane venga colpito da un eccessivo calore sono diverse: principalmente deve avere sempre a disposizione acqua fresca da bere, possibilmente all’ombra; il cane non deve essere mai lasciato chiuso in macchina sotto il sole; l’attività fisica più stressante dovrebbe essere evitata tra le 12,00 e le 16,00; è fondamentale che l’animale mantenga il proprio peso forma, e che durante la stagione estiva non consumi pasti troppo impegnativi e calorici. Ma pur avendo preso tutte le precauzioni dettate dal buon senso, se il cane presenta i sintomi sopra descritti esistono delle azioni da compiere immediatamente: in primo luogo sarà fondamentale raffreddarlo. Si potrà decidere di coprirlo con un telo umido, o si potrà utilizzare direttamente dell’acqua per diminuire la sua temperatura corporea. L’importante è che non si sfreddi troppo rapidamente, il

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rischio che si corre in quel caso è infatti di shock cardiocircolatorio. E’ dunque bandito il ghiaccio in ogni sua forma; immediatamente dopo ci si dovrà rivolgere al proprio veterinario di fiducia, portando l’animale nell’ambulatorio e lasciando che lo specialista gli presti le cure necessarie. I cani più a rischio “colpo di calore” sono, manco a dirlo, i cani da caccia. I motivi sono molteplici: prima di tutto sono chiamati a un quotidiano e stancante esercizio fisico che spesso si

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svolge nelle ore più roventi della giornata, e difficilmente si approvvigionano di acqua a sufficienza. I cani da caccia sono immediatamente seguiti da quelli che vengono lasciati in giardino senza la possibilità di ripararsi sotto una qualsivoglia zona d’ombra, dai cani anziani, dai cani con disturbi respiratori e soprattutto da quelli obesi. Prevenzione e attenzione per i sintomi metteranno al riparo da spiacevoli esperienze voi ed il vostro fedelissimo amico a quattro zampe.


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