Caccia Passione gennaio 2016

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ANNO V nr.01 - Gennaio 2016

CACCIA PASSIONE Dedicato a chi ha la passione per la caccia nel sangue

“Il Dito nell’occhio” di Bruno Modugno: • Armi buone e armi cattive..

Eventi:

• HIT SHOW 2016..

Cani da caccia:

• Cirneco dell’Etna.. Dalla teoria alla caccia..

La Girata

in Maremma..




ANNO V nr.01 - Gennaio 2016

CACCIA PASSIONE

in copertina

Dedicato a chi ha la passione per la caccia nel sangue

La Girata

“Il Dito nell’occhio” di Bruno Modugno: • Armi buone e armi cattive..

Eventi:

• HIT SHOW 2016..

Cani da caccia:

• Cirneco dell’Etna. Dalla teoria alla caccia..

La girata

in Maremma..

in Maremma..

tecnica di prelievo del cinghiale praticata in forma collettiva che permette una buona selettività con un minimo disturbo al resto della fauna selvatica.

SOMMARIO Anno V Nr. 01

14 Migratoria:

Dai roccoli ai capanni

www.cacciapassione.com

Pg 8 “Il Dito nell’occhio”.. Armi buone e armi cattive..

Bruno Modugno

Pg 12 News ed eventi venatori

22 Ungulati:

La Girata

a cura della redazione

Pg 14 M igratoria: Dai roccoli ai capanni..

Mauro Riga Eleonora Vignato

Pg 22 Ungulati: La girata..

28 Speciale cinghiale:

Cinghiali volanti

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Vincenzo Frascino

Pg 28 Speciale Cinghiale: Cinghiali volanti..

Pina Apicella

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Sommario Pg 64 Attualità: Che 2016 sarà? Goffredo Grassani

Pg 67 Cucina: Paté di beccacce..

Adelmo Giacomini

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“Il Dito nell’occhio”.. Bruno Modugno: Armi Buone e armi cattive

Pg 36 Eventi: HIT Show 2016.. Pierfilippo Meloni

Pg 70 Veterinaria: Diabete: quando a soffrirne è il cane..

Kalaris

36 Eventi: HIT Show 2016..

Pg 42 Cani da caccia: Cirneco dell’Etna. Dalla teoria alla caccia..

Claudia Zedda

Pg 48 Fucili canna rigata: Marlin XS7 VH HB in .308 Win.. Emanuele Tabasso

48 Fucili canna rigata: Marlin XS7 VH HB in .308 Win..

Pg 56 Munizioni: La cartuccia .270 Winchester.. Emanuele Tabasso Pg 60 Aziende: Franchi: Affinity one mancino e Affinity Slug.. Pierfilippo Meloni

70 Veterinaria: Diabete: quando a soffrirne è il cane..

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Editoriale NUVOLE NERE ED ENERGIA NUOVA.. Il due di gennaio, primo giorno utile di caccia del nuovo anno, capodanno era venerdì, come di consuetudine l’ho trascorso a caccia. Una giornata “finalmente” uggiosa ed io alla posta sotto il mio ombrello aspettando la bestia nera riflettevo sul nostro futuro di cacciatori. Certo che al contrario del cielo sereno che ha concesso un clima del tutto irreale fino alla fine di dicembre, nuvoloni neri e carichi di cattivi presagi dal punto di vista politico ce ne sono fin troppi. Il Presidente del Consiglio ha dichiarato pubblicamente di voler rendere la vita molto più difficile a tutti coloro che posseggono un regolare porto d’armi e ancora di più a chi intende prenderlo. Non avrà per questo il nostro plauso e il nostro consenso ovviamente. Anche e soprattutto perché le modifiche che intendono apportare sono figlie della più bieca propaganda e prive di ogni barlume di ragionevolezza. In Friuli Venezia Giulia si sta combattendo una battaglia senza quartiere tra i soliti anticaccia, ambientalisti anti tutto e i cacciatori che vogliono soltanto poter esercitare i propri diritti. Al momento è il Consiglio di Stato che ha bloccato una sciagurata sospensiva del Tar che di fatto chiudeva la caccia con oltre un mese di anticipo. Anche attraverso le righe di questo giornale, il sottoscritto e altri e molto più autorevoli personaggi, vedi Bruno Modugno, abbiamo cercato di sollecitare una risposta, un intervento o semplicemente una presa di posizione delle associazioni venatorie, ma purtroppo al momento non registriamo niente di buono. Saranno sicuramente affaccendati in questioni molto più importanti… C’è chi invece si muove e lo fa in grande e con violenza. Vedi il Movimento Cinque Stelle che ha sferrato un attacco al mondo della caccia e ai cacciatori davvero importante. Nel finire dell’anno i due leader massimi, Grillo e Casaleggio, hanno dimostrato senza ombra di dubbio tutto l’odio recondito che nutrono per noi cacciatori. Dichiarazioni al fulmicotone con relativi video sono apparse sul blog di Grillo. Casaleggio ha fatto di peggio, se così si può dire, ha pubblicato un libro nel quale spera che i cacciatori siano messi letteralmente al bando ed inseguiti nudi e scalzi in mezzo al bosco. Insomma di tutto di più. Come è noto noi attraverso queste pagine non facciamo politica, ma sicuramente il Movimento Cinque Stelle non si aspetti la mia amicizia, la mia stima ed il mio voto a partire dalle elezione dei sindaci. Insomma come in un menù di un importante ristorante di portate velenose e di nemici ne abbiamo di ogni genere e per tutti i gusti.. Continua la lettura sul Portale.. Federico Cusimano


Armi buone

e armi cattive.. di Bruno Modugno

Q

uesta volta il dito lo metto nell’occhio di tutti quegli imbecillotti (politici, giornalisti, opinion maker, buonisti, vegani, anticaccia da tavola e da salotto) che credono di farsi belli di fronte a chi non ha ancora le idee chiare, dichiarando guerra alle armi, e ovviamente, alla caccia. Sono i faccendieri, i nani, le ballerine e i saltimbanchi del Pensiero Unico. A volte si vestono da famosi scienziati, a volte da profeti di catastrofi ambientali, a volte da pensosi critici di costume, più spesso da dementi alternativi con la bandana, la barba, e la bottiglietta d’acqua minerale al seguito. E quando dicono “armi” non intendono mai quelle usate dai militari, dalle forze dell’ordine e meno che mai da rapinatori, terroristi, jihadisti e farabutti di ogni risma. No, quando succede qualche cosa (che so, quando un agente di custodia, un carabiniere, un vigilante al quale salta la brocca e spara alla moglie e alla suocera, o quando assistiamo in tv allo svolgersi di un clamoroso fatto di sangue provocato da bande di terroristi suicidi, o da americani impazziti che si mettono a sparare in un campus o in un college) non si considerano le armi che tutta ‘sta brava gente impugnava: mitragliette, fucili d’assalto e a ripetizione, bombe a mano, cinture esplosive, tutte armi da guerra e da Caccia Passione 8

guerriglia. No, si chiedono leggi che rendano la vita difficile a tutti coloro che per difesa, attività sportiva, caccia già posseggono o acquisterebbero (avendone i titoli) armi legali, registrate e comunque non in grado di provocare stragi. E così credono di risolvere il problema della delinquenza comune e organizzata o dell’estremismo politico e religioso. Imbecilli! Potete togliere a tutti gli italiani le armi da difesa, caccia o sport, ufficialmente e legalmente detenute (le armi buone) e le stragi, le rapine a mano armata, le attività mafiose continuerebbero a fare morti. Perché queste armi, signori imbecilli, sono detenute in depositi clandestini ad uso della malavita, degli stragisti, e dei terroristi politici e religiosi (le armi cattive). Sono gli stessi imbecillotti, forcaioli a senso unico, che quando un cittadino si difende da ladri, rapinatori o stupratori, chiedono la sua testa o almeno la sua incriminazione e godono quando un giudice sul quale non mi è consentito esprimere un giudizio (lui sì e io no) lo condanna a cinque anni di galera ed al risarcimento dei danni nei confronti dei ladri. Per la cronaca: il poverino morì d’infarto. Cornuto e mazziato! Alla stessa categoria di imbecillotti (scusami Presidente, eppure qualche cosa di buono dici di aver combinato) appartiene Matteo Renzi che si è lascia-


Il dito nell’occhio..

to scappare una frase infelice: “Qui da noi è ormai di moda sparare ai ladri”. E che non sa resistere alla tentazione di annunciare una nuova e più severa regolamentazione delle armi. Sempre di quelle per difesa personale, o ad uso sportivo e venatorio. Tutto questo nella credenza di andare incontro al sentimento nazionale, che si immagina buonista, contrario all’uso delle armi e insofferente dell’attività venatoria. E allora io dico a tutti questi cercatori di consensi di andarseli a cercare da un’altra parte. perché le cose non stanno come pensano o come qualcuno cerca di fargli credere. Ben 24 referendum per l’abolizione della caccia tra nazionali e regionali sono stati battuti dall’indifferenza generale che ha sempre fatto mancare il quorum. Soltanto un referendum è stato celebrato nelle urne. I più vecchi lo ricordano. Si era nell’80 e il quesito verteva sull’abroga-

zione della legge che regola il porto d’ armi. I proponenti erano i radicali e i soliti anticaccia. Bene , furono battuti, anzi sommersi, da una valanga di “NO!”: l’84 per cento dei votanti bocciò il referendum. Il verdetto degli Italiani fu inesorabile e dimostrò già allora quanto ritenessero necessario avere un’arma in casa. E le cose non sono cambiate ancora oggi. E così, giornalisti delle grandi città, politicanti e quanti credono di interpretare gli umori della gente, convinti che la società intera consideri la caccia un’attività Caccia Passione 9


inutile, dannosa ed immorale. Niente di più sbagliato. Due recenti indagini demoscopiche di Astra Ricerche, una del 2010 e una del 2013, hanno dimostrato che gli italiani favorevoli alla caccia sono una netta maggioranza. L’Italia non è la Milano del Corriere della Sera o la Roma di Repubblica, ma l’Italia è quella delle piccole città , delle province, delle campagne dove la caccia ha avuto sempre diritto di cittadinanza. Nelle grandi città (che non rappresentano l’Italia) molti bambini non sanno nemmeno come nasca un pollo. Pensano che venga fabbricato negli stabilimenti Aia, Arena, Auchan. Non nel pollaio della nonna. Né hanno mai visto ammazzare la gallina vecchia per farci il brodo o l’agnello per festeggiare la Pasqua. E così i filetti di merluzzo Findus non erano parte di pesci guizzanti in agonia sul paiolo del peschereccio, ma avevano il significato di una barretta di cioccolato o di una merendina Kinder. E la maggioranza

dei favorevoli alla caccia è aumentata del 3 per cento in tre anni (siamo al 56%), tra la prima e la seconda indagine dell’Astra. E 56% non significa che l’altro 44% sia contrario. No, molti non sanno cosa dire, altri non conoscono il problema. Solo un’esigua minoranza si dice contraria alla caccia ed è in grado di motivare questa sua risposta. Perciò, imbecillotti in cerca di consensi, avete sbagliato tutto e continuate a sbagliare. Per concludere, l’arma che sta a casa mia, denunciata e ben custodita, è un’arma buona, che fa sentire più sicuri i miei cari e i miei vicini, e meno sicuri i malviventi. L’arma buona è una garanzia. Il Paese più armato del mondo è la civile e democraticissima Svizzera, dove ogni soldato si porta l’arma d’ordinanza in casa. In Svizzera non ho visto inferriate e porte blindate. Né ho mai letto sui giornali di un malvivente che abbia massacrato a morte una coppia di poveri pensionati nella loro casa priva di armi e buttato giù dal balcone una vecchia signora dopo averla violentata. Meditate, imbecillotti, meditate! Bruno Modugno

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News venatorie Arcicaccia: ” Wilma la cacciatrice con un passato da anticaccia”. Caccia & ambiente: La storia di una donna che dall’ostilità preconcetta ora dirige un circolo dell’Arci Caccia.

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pensare che ero stata sempre contro la caccia…”. Confessa il suo “peccato originale”, che l’ha accompagnata per oltre quarant’anni, Wilma Vettorel, trevigiana, dal 2010 cacciatrice e da quest’anno presidente del circolo Arci Caccia di Mareno che conta 104 cacciatori, tutti uomini. Simbolicamente e convintamente, a ridosso dell’8 marzo, nell’assemblea congressuale, all’unanimità dei presenti, l’hanno voluta a capo dell’Associazione. “Una scelta difficile – ci dice Wilma – perché si trattava di prendere il posto di Ferruccio Carnielli, indimenticabile dirigente dell’associazione che ha segnato positivamente, per più lustri, con le battaglie dell’Arci Caccia che lo hanno visto in prima fila, la storia della caccia come piace a me: responsabile, legata alla gestione e alla conservazione della fauna”. “Di Carnielli – continua a raccontare Wilma a tavola con Pier Luigi Pittarello, Paolo Sponchiado e Giuliano Ezzelini Storti – ricordo il primo incontro dopo che mi associai al circolo Arci Caccia di Mareno e mi iscrissi all’Atc n.4. Avvertii subito la sua passione e la sua ostinazione nel promuovere la caccia popolare e sostenibile.

Ferruccio sono andata a caccia per due anni. Imparo da lui la caccia col cane a lepri e a fagiani, a rispettare le regole e le distanze, a conoscere le zone, a considerare il lavoro degli agricoltori, a capire sempre di più cos’è la caccia, chi sono i cacciatori e perché occorre combattere i bracconieri e la cultura della rapina e della distruzione che portano con sé”. “E poi ..”.- si ferma un attimo Wilma. Con lo sguardo rivolto all’orizzonte sembra rivivere quei momenti e il suo volto si illumina. “Ho partecipato alle catture delle lepri nelle zone ripopolamento e ho scoperto la gioia e l’amarezza degli uomini a seconda dei risultati conseguiti perché quelle catture rappresentano la palese testimonianza del buon lavoro di gestione fatto e di quanto sia utili i cacciatori nella tutela della biodiversità. In quelle circostanze capisco cos’è la caccia: tradizione, rispetto per l’ambiente, impegno sociale, sano divertimento, amicizia vera e genuina ma anche sana rivalità e competizione. Durante le operazioni di cattura guardi gli occhi e la fatica di quelle persone, che sacrificano tempo e denaro alla loro famiglia, e avverti la devozione per la natura da parte dei cacciatori. Molto di più di certe persone che amano definirsi ambientalisti ma che poi dalle piccole cose quotidiane dimostrano, purtroppo, il contrario”. “Torna a chiamarlo fin che te eo trova…” rispose Ferruccio in dialetto stretto.aro magica ma sento, e so di dargli un dispiacere, che non è nelle mie corde, non mi entusiasma.

Nel frattempo faccio allenamento al tiro al piattello per prepararmi, ma… con le anatre non ci so proprio fare. Roberto ha anche passione per la caccia agli ungulati e mi coinvolge in questa nuova esperienza. Per un’intera stagione lo seguo zitta e attenta in altana, alla cerca nei boschi al tempo del bramito dei cervi e nelle grandi battute ai cinghiali. Sono affascinata, anche se la sveglia è alle 3 del mattino e fa un freddo cane. Ora si, mi piace tutto. Dopo aver ottenuto la licenza ungherese e una carabina mi cimento nella caccia ai cinghiali. La gente capirà. D’altronde è già Mi colpì. E’ stato un grande presidente e un grande successo a me!” uomo pur con i difetti, ad iniziare dal suo partico- Fox Red lare carattere, che hanno tutti gli esseri umani. Con Caccia Passione 9


Vicenza, è boom di licenze di porto d’armi uso sportivo La passione per fucili e pistole sembra aver contagiato i vicentini. Le licenze per uso sportivo sono raddoppiate rispetton al 2014

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ome riportato sulle pagine de Il Giornale di Vicenza, dalla questura escono circa venti licenze di porto d’armi per uso sportivo al giorno. Un bel lavoro per gli uomini dell’ufficio Armi e caccia, che devono vagliare ogni richiesta molto attentamente. Nel 2014 erano stati 932 i permessi rilasciati, nel 2015 sono 2.141. A far lievitare i numeri è stata l’entrata in vigore di una normativa europea che ha reso più semplice la possibilità di ottenere un’arma per uso sportivo. In pratica basta un certificato medico, oltre alla documentazione richiesta dalla questura, e si potrà circolare con fucili e pistole, tenuti nelle apposite custodie, per dedicarsi al tiro al bersaglio in poligono. In molti hanno così trasformato il loro permesso di detenzione, spesso utilizzato nel caso di fucili e pistole ereditate dopo la morte di un parente appassionato, nella licenza sportiva. Restano bassi infine i numeri di chi richiede un arma per difesa personale: i vicentini ad averne fatto richiesta sono “solo” 112. Vicenzatoday.it

Si allunghi la stagione venatoria dopo sentenza Tar Liguria Caccia in Sardegna: l’allungamento della stagione venatoria, con la dilazione della caccia al tordo sino al 31 gennaio 2016

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’ la richiesta arrivata dall’Unione cacciatori Sardegna, che raggruppa migliaia di appassionati isolani, attraverso una richiesta al Comitato faunistico. “L’organismo preposto alle decisioni in merito al calendario venatorio – esordisce il presidente dell’associazione Bonifacio Cuccu – è convocato per il prossimo 13 gennaio, con all’ordine del giorno l’approvazione del piano faunistico venatorio. Un elaborato che disciplina i metodi di prelievo nel rispetto dell’ecosistema ambientale”. Non è però la sola questione sul tavolo. Un monito arrivato anche da Caccia, pesca e ambiente e da Federazione della Caccia. “Con le altre associazioni dell’universo venatorio abbiamo infatti sollecitato la modifica dell’ordine del giorno, con una

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discussione mirata al prolungamento della stagione venatoria ai turdidi, alla beccaccia e ai beccaccini. Un provvedimento che si prefigura come un vincolo imposto dalla sentenza del Tribunale amministrativo della Liguria, che ha dato il lasciapassare alla caccia al tordo sino al 31 gennaio rendendo legittimo il prelievo della specie relativa ai turdidi. Non comprendiamo – conclude Cuccu – come mai la Sardegna resti a guardare, mentre le altre Regioni hanno un calendario esteso sino al termine di gennaio”.


News venatorie Coppa italia springer spaniel 2015. Collacchioni fa il bis Cinque indicazioni su cinque animali: è questa la prestazione di Fanny May che è valsa al campione aretino il secondo titolo di seguito. Sul podio Nemo di Davide Rossi e Domino di Mario Rossi

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esare Coradeschi con Fanny May ha vinto la Coppa Italia springer spaniel 2015, che si è svolta il 12 e il 13 dicembre sui terreni del Centro federale di Collacchioni a Pieve Santo Stefano (Ar). Cani e conduttori si sono affrontati nelle zone più impervie dell’azienda, nei boschi e nei roveti più inaccessibili, seguiti dai giudici e dallo staff del Centro federale, tutti cacciatori veri: “Giudicare gli springer è un’emozione incredibile. – commentava il giudice Paolo Berlingozzi dopo la prima selezione di sabato – Ho visto cani davvero facili da seguire per le loro attitudini, sono stati tutti turni da cercatori veri, ma alla fine abbiamo dovuto scegliere chi doveva andare avanti”. “Collacchioni è il banco di prova più selettivo di cui disponiamo. – le parole del giudice Saverio Marini – Nella mia batteria della semifinale ho visto cani e accompagnatori affiatati. Ho notato però che gli springer di oggi sono forse poco ‘sacrificati’: dovrebbero essere ancor di più al servizio del cacciatore. In altre parti del mondo non è difficile assistere a prove durante le quali i cani tornano con addosso i segni della loro azione”. Per la cronaca, dobbiamo segnalare che dalle due batterie, dalle quali sono usciti gli otto finalisti (oltre ai primi tre classificati c’erano Brenda del Bona Bona e Fuenna condotte da Lorenzo Locci, Decermo condotto da Marco Benvenuti, Semola condotto da Francesco Meconi e Donna, un altro springer di Cesare Coradeschi) sono stati esclusi atleti del calibro di Marco Carretti, accompagnato da Caribù di San Fabiano. Dopo anni di duro lavoro possiamo finalmente affermare che nel nostro Paese la “tradizione degli spaniel” è diventata importante. Il frutto di queste fatiche si sono viste la domenica della finale, quando i concorrenti, ma soprattutto i cani, hanno dimostrato di saperci fare sul serio sotto lo sguardo attento dei giudici Berlingozzi e Marini, i quali hanno poi condiviso la classifica con tutti i presenti: “Emozioni e divertimento, questo è lo spirito con cui ho espresso i miei giudizi e spero che per i concorrenti sia stato lo stesso” i pensieri di Berlingozzi prima di pronunciare le relazioni. Il campio-

ne, Fanny May, ha dimostrato di confermare le proprie qualità venatorie con il Cac Cacit che è valso il primato in classifica. Sui terreni vicino all’acquedotto abbiamo assistito a qualche indecisione iniziale, ma il conduttore Cesare Coradeschi ha fatto la differenza, indirizzando il cane. Dopo due sbandate ha scovato un pernice e subito dopo un’altra (non si poteva sparare). Poi abbiamo assistito alla cerca e all’abbattimento di un fagiano, riportato da dentro un filo spinato e consegnato al galoppo. Ma non è finita: Fanny May ha segnato un altro fagiano e dopo una lepre. Cinque indicazioni su cinque animali. Merito al conduttore che conquista un’altra volta questo titolo già vinto nel 2014 Il 2° classificato, Nemo, è un cane veloce che, a detta dei giudici, dovrebbe essere un po’ più ‘ripiegato’, ma l’effetto finale è la concretezza nelle situazioni difficili. Ha indicato un fagiano che è stato ferito, è partito per il riporto senza aspettare l’ordine del conduttore Davide Rossi: “Quisquilie di regolamento – ha sentenziato Berlingozzi – che non ci hanno impedito di assistere a una ricerca davvero impegnativa nel bosco e conclusa con un bel riporto. Turno chiuso con un altro punto”. 3° classificato, Domino di Mario Rossi: ha importanti doti naturali, ma è un cane che dovrebbe fare un po’ meno affidamento alla fantasia e un po’ più all’addestramento. Corretto sulla pernice scovata, a inizio turno ha trovato un fagiano abbattuto da diversi giorni, e lo ha riportato. A fare gli onori di casa il presidente della Sezione provinciale di Arezzo Domenico Coradeschi, che in un’atmosfera già contagiata dallo spirito natalizio ha ricordato: “In passato nel nostro Paese, quando Collacchioni ancora non esisteva, abbiamo organizzato in aziende altrettanto valide e uniche manifestazioni internazionali alle quali partecipavano concorrenti provenienti da tutta Europa. Magari venivano 20 francesi, 10 belgi e via così. Ai tempi siamo riusciti a creare trofei e coppe ai quali partecipavano anche 6 nazioni, ma oggi, purtroppo, non esistono più le condizioni per realtà del genere.

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Migratoria

Dai roccoli

ai capanni..

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Dai roccoli

ai capanni..

di Eleonora Vignato e Mauro Riga foto di Gianpietro Corti

prima parte: monumenti in estinzione..

Un bel pezzo della storia della caccia nel nostro paese è testimoniato da questi monumenti che, purtroppo, rischiano di finire nel dimenticatoio. Inoltriamoci in un viaggio che ripercorre la loro storia: da stratagemmi per il rifornimento di proteine nobili a vere e proprie istituzioni da riscoprire, testimoni di un passato quasi dimenticato. Diceva Caccia Passione 16

Leonardo da Vinci che la sapienza è figlia dell’esperienza. Quando si parla di caccia, non tutti hanno la grazia di poterne vivere l’esperienza e, infatti, di sapienza a proposito di caccia non ce n’è molta. Sono lontani i tempi in cui quest’arte, unanimemente riconosciuta come nobile, meritava manuali che non solo indicassero come praticarla ma


che ne incentivassero l’approccio. E sempre meno rimangono quegli anziani cacciatori a cui dire “raccontami com’era”, il cui discorso inizia quasi sempre con un “eh... non era mica facile come adesso”. Notatelo: non sai come reagire a quel “facile come adesso”: è vero i mezzi erano più spartani, improvvisati, spesso rozzi; ma sentirsi dire che la caccia è facile oggi, per chi la conosce, ha lo stesso effetto del rumore della fiancata di un’ auto di lusso che gratta contro un muro. Sembra questo, soprattutto ad un occhio ed un orecchio inesperto: che la caccia sia facile. Che si identifichi tutto nell’atto ultimo, quello dello sparo, e che esso stesso sia qualcosa di banale, infallibile, alla portata di tutti. Che

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l’essere lì, in quel preciso momento, in quella situazione possa essere considerato alla stregua di pagare un giro, inserire il gettone, salire su una giostra ed essere certi che precipiterà in picchiata a farti provare il brivido che cerchi. Non si può sapere quanto sia difficile arrivare a provare quel brivido nella caccia. Quanta esperienza, fatica, delusioni, attese, costi quel brivido. E allora, se non troveremo manualetti contemporanei che ci indichino come si fa ad andare a caccia, è comunque giusto ogni tanto ripercorrere quella che è stata per ognuno di noi, nel corso degli anni, l’esperienza del cacciare, e come ci è stata trasmessa da chi la sapienza l’ha acquisita sulla terra, nell’aria e nell’acqua. Antica quasi quanto l’uomo. “Quasi” perché nacque appena dopo, quando il difendersi dalle bestie feroci lasciò lo spazio al divenire cacciatore, giacché il nutrimento vegetale non bastava. Erano raccoglitori-cacciatori, lo furono per due milioni e mezzo di anni, e non esistevano tra di essi i vegetariani né tanto meno vegani: non ci voleva tanto per capire nemmeno allora che le proteine animali erano da preferirsi a quelle vegetali... l’evoluzione su questo argomento, a quanto pare, dev’essere avvenuta a ritroso per una fettina chiassosa di nichilisti che ci vorrebbero convincere che vivere senza carne sarebbe meglio! Per tornare alla nostra storia: le astuzie ed i mezzi non avevano più il solo fine di tenere lontani gli animali, ma di vincerli non fuggendo più ma cacciando, appunto. Sarebbe un’impresa lunghissima, seppur interessantissima, ripercorrere tutti quelli che furono i metodi che il cacciatore imparò a far fruttare, ma è giusto avvicinarsi ai nostri tempi, a cose che ancora abbiamo la fortuna di poter ammirare: pezzi di storia dimenticati, non solo dai profani, ma anche da tanti che si manifestano gran conoscitori della caccia. Stiamo parlando dei “Roccoli” o “brescianelle” (a seconda della zona e di piccole differenze tecniche). Si tratta delle Caccia Passione 17


strutture di uccellagione (parola che allora non conosceva l’accezione negativa odierna) più complesse che l’uomo riuscì a sviluppare grazie allo studio della migrazione degli uccelli, del loro percorso attraverso le montagne e dei luoghi più adatti ove installare tali strutture, anche se non è ancora ben chiaro perché, a parità di caratteristiche, certi valichi e spartiacque fossero preferiti rispetto ad altri. Il roccolo era costituito da uno o più tondi di piante (come il carpino, perfetto perché nella parte inferiore va a costituire una specie di colonnato, mentre nella superiore si espande in rami fittissimi); Caccia Passione 18

al centro del più alto di questi si ergeva una torretta, chiamata casotto, alta una decina di metri, completamente mimetizzata anch’essa da piante e vegetazione. Al piano terra della torretta venivano riposti in uno stanzone i richiami, mentre in quello superiore si trovava lo stanzino da cui l’uccellatore spiava l’avvicinarsi degli uccelli. Durante la cattura venivano ben nascosti, ed inseriti nei punti più strategici dei tondi o tra gli alberi da frutto che riempivano gli spazi tra di essi, i richiami. Mentre dentro le file di carpini, sempre doppie, venivano fissate le reti (che nei roccoli non superano i quattro metri,


nelle brescianelle i tre). Il metodo con cui gli uccelli si prendevano era semplicissimo: entravano nel tondo dove stava il roccolo attirati dai richiami ed appena stavano per posarsi sulle piante all’ interno, l’uccellatore usciva sul ballatoio fischiando con la cosiddetta sordina e lanciando lo spauracchio, una sagoma di vimini (anticamente anche di cartone o stracci) che simulava il falco in picchiata. A quel punto gli uccelli, fuggendo bassi per cercare riparo tra le piante, si “imborsavano” nelle reti. La brescianella non differisce di molto come struttura, ma cambia il momento della cattura, in quanto

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grazie ai grani sparsi sul terreno e l’uso di zimbelli e giochi, si aspettava che gli uccelli da catturare, si posassero dentro al tondo, e solo a quel punto, con un movimento rapidissimo, l’uccellatore attivava uno spauracchio più complesso rispetto al “falco” del roccolo: una corda faceva innalzare un filo di ferro che attraversava tutta la brescianella ed a cui erano attaccati degli stracci, delle ginestre e a volte anche dei campanacci da vacche. La difficoltà stava proprio nel non far vedere il movimento del fil di ferro prima di quello degli aggeggi attaccati! Ci si alzava alle quattro del mattino all’inizio della staCaccia Passione 19


gione, ed alle tre nel mese di ottobre, quando il freddo spingeva giù i tordi (i primi a passare) molto presto o, addirittura, nelle notti di plenilunio, facendoli passare tutta la notte. Qualche roccolo oggi sopravvive solo per le catture, regolarmente controllate, ai fini di richiamo, e grazie all’impegno di pochi. Del resto la prima cosa che impari quando frequenti il corso per conseguire la licenza di caccia, è che “l’uccellagione è il reato più grave” e che quando questa si compie, il termine cacciatore va sostituito con bracconiere. Forse, all’ombra di questo pretesto, e grazie anche alla possibilità di accingere a mezzi comodi, accessibili ed alla portata di tutti, ci va bene non conoscere, continuare a confondere le due cose, dimenticando quanto densa sia stata nei secoli l’esperienza della caccia, quanti occhi sono stati leCaccia Passione 20

vati verso il cielo, quanto farsi e disfarsi di terreno si sia consumato sotto le suole delle scarpe, quante volte sia stato soffiato dentro a due mani per scaldarle, quante albe siano sorte dietro schiene sempre più curve che risalivano una montagna . Quanto meriti di essere conosciuto e raccontato tutto questo. Se certo indietro non si può tornare, quando il valore di tutto ciò che ruotava attorno alla caccia era diverso, diverso al punto che addirittura, nel vicentino, molti roccoli prima dell’apertura venivano benedetti in processione dal Parroco, se certo sarà difficile tornare a cacciare con la dignità di quando le cose “non erano facili come adesso”, è anche certo, però, che quel momento, quello dello sparo, non è un momento: sono secoli. Non è, per nulla, acquistare un gettone.


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Ungulati

La girata Caccia Passione 23


la girata

di Vincenzo Frascino

Una tecnica di prelievo della specie cinghiale praticata in forma collettiva che permette una buona selettività con un minimo disturbo al resto della fauna selvatica

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razie alla sua grande adattabilità e alle condizioni ecologiche più varie, negli ultimi anni, il cinghiale, in Italia come all’estero, ha notevolmente ampliato il proprio areale. Considerando l’elevata fertilità, la grande mobilità, il comportamento gregario e l’interesse per le colture cerealicole, il cinghiale rappresenta una specie ad alto impatto. Partendo da queste premesse è chiaro come sia necessaria un’attenta gestione della specie che preveda un controllo numerico che punti al livello minimo socialmente accettabile, prevedendo anche la sensibilizzazione del mondo agricolo che dovrebbe comunque considerare il cinghiale come un elemento fisso degli agroecosistemi. Se la gestione della specie risulta particolarmente problematica nel territorio in genere, le difficoltà di gestione si amplificano nel contesto di aree protette e parchi. Nelle aree protette, in cui si concentrano elevate popolazioni di cinghiali, il controllo dovrebbe essere svolto soprattutto durante l’attività venatoria che si realizza all’esterno dei loro confini, in modo da realizzare un’attiva azione di disturbo in tutte quelle porzioni di territorio che fungono da ricovero durante lo svolgimento della caccia e da serbatoio per l’irradiamen-

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Ungulati to all’esterno una volta terminata la stagione venatoria. La forma di caccia sicuramente più praticata e conosciuta è la classica braccata con i cani da seguita. Nell’ambito del controllo abbiamo invece diverse forme di prelievo: l’aspetto, la cattura, la cerca e la girata. Tutte le tecniche di controllo hanno caratteristiche specifiche ma hanno in comune prerogative come la possibilità di selezione, il cercar di ridurre a minimo lo stress psicofisico dell’animale da abbattere oltre che il disturbo alle altre specie e infine il rispetto assoluto delle condizioni di sicurezza per gli operatori coinvolti e per i possibili frequentatori dell’area protetta.

Soffermiamoci sulla girata. Quest’ultima è una tecnica di abbattimento ancora poco diffusa in Italia, anche se le esperienze degli ultimi anni ne hanno dimostrato l’utilità in diversi territori del centro-nord. Questa forma di prelievo ha delle norme comportamentali ben precise ma esistono alcune variabili legate ai diversi territori in cui è attuata, alla tipologia di cane che si utilizza oltre che alle differenti norme che la disciplinano nei diversi angoli del nostro paese. La girata prevede un numero limitato di poste e un conduttore di cane limiere, un cane specialista nel lavoro da singolo e capace di seguire tracce anche parecchio fredde.

-Il territorio ideale per la girata caratterizzato dall’alternanza di bosco e radure Caccia Passione 25


Come limiere è possibile utilizzare cani appartenenti a diverse razze; la cosa fondamentale è che il cane sia non solo dotato di ottime qualità naturali, ma che risulti estremamente ben addestrato e collegato al conduttore. Al fine di assicurare la correttezza tecnica e la sicurezza delle operazioni, i cani con funzione di limiere devono essere abilitati per prove di lavoro specifiche da un giudice ENCI. La girata consta di quattro fasi diverse: la tracciatura, la disposizione delle poste, lo scovo e l’abbattimento. La tracciatura si esegue con il cane alla lunga lungo tutto il perimetro di un’area di entrata dei cinghiali. Se il cane segnala un’entrata recente di animali nella zona di rimessa, il conduttore dispone le poste in corrispondenza delle uscite dei trottoi più frequentati cercando di collocarle ad una certa distanza dal bordo del bosco. Collocate le poste, hanno inizio la terza e la quarta fase della girata:

il conduttore entra nel bosco con il cane alla lunga, o, se l’ambiente non lo permette come avviene nei boschi molto fitti, sciogliendo il cane sulla traccia degli animali. L’utilizzo di un solo cane che non forza eccessivamente gli animali fa si che i cinghiali si presentino alle poste generalmente al passo o al piccolo trotto, permettendo anche la selezione dell’animale da abbattere, qualora fosse richiesta dal regolamento. Il territorio ideale per questa tecnica di prelievo è quello caratterizzato dall’alternanza di bosco e radure. Macchie fitte ed estese poco si addicono al lavoro di un solo cane; inoltre le zone di stacco sono fondamentali per eseguire un’attenta tracciatura e per collocare le poche poste a disposizione. L’impiego di un solo ausiliario perfettamente addestrato a seguire soltanto l’usta del cinghiale senza farsi distrarre dall’odorosa presenza di altri ungulati, rende la girata particolarmente

L’autore in compagnia della squadra di girata di Castell’Azzara alla fine di una girata nel grossetano. Caccia Passione 26


Ungulati

L’amico Moreno, conduttore di cane limiere con la sua dachsbracke Asia.

adatta al contenimento dei cinghiali in parchi, Zone di Ripopolamento e Cattura (Z.R.C.), e in tutte quelle aree in cui è auspicabile il minor disturbo al resto della fauna presente. Tra le razze più utilizzate si ricorda il Bassotto tedesco, il Dachsbracke, lo Jagd-Terrier e lo Slovensky Kopov. Oggi giorno, in specifici contesti, la girata può essere considerata una valida opzione per il controllo della specie cinghiale. La girata è una forma di prelievo che ben si presta nel controllo del cinghiale all’interno di aree protette. Caccia Passione 27


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Speciale cinghiale

Cinghiali volanti Caccia Passione 29


Cinghiali volanti

di Pina Apicella

P

iove!!! Che bello! Finalmente!. Due facce sollevano lo sguardo cisposo dalle cartelle cliniche e mi guardano con aria perplessa, quasi allarmata. Le mie colleghe non possono capire cosa significhi, e il perché del mio puerile entusiasmo. In questa rovente estate 2015 una giornata di pioggia rischia di trasformare l’aria già intollerabilmente calda in un bagno turco. “Uffa!” sbuffa la mia collega, “questa pioggia non ci voleva!”. E invece si! Son quasi due mesi che è aperta la caccia di selezione al cinghiale in provincia di Novara. La mia nuova zona fin ora mi ha regalato un panorama gradevole, due nuovi amici, un numero imprecisato di punture di zanzare e…nemmeno una setola! Perlustrando i campi seminati a mais e soia, con i miei soci Teresio e Renato cerchiamo qualche flebile indizio della presenza di cinghiali. Son settimane che usciamo ogni sera e, prima di appostarci, andiamo a perlustrare qualche campo, bosco, ruscello, in cerca della sospirata unghiata. Ma niente, solo caprioli. Negli orti limitrofi alla nostra zona che, per quanto bella, è abbastanza antropizzata (troppo per i miei gusti!) la presenza dei cinghiali è Caccia Passione 30

stata più spesso appurata, e qualcuno li ha finanche colti in flagranza di reato mentre onoravano il sudato lavoro dei contadini. Eppure, nella zona di caccia non si vedono né direttamente né indirettamente. “Ora che ha piovuto bene per quarantott’ore non potranno sfuggirci i loro passaggi! Dobbiamo solo esser furbi quanto loro, ricostruire i movimenti del branco e possibilmente sparare bene!” mi fa l’occhiolino Renato, con l’intento di burlarsi di Teresio per una padella d’inizio stagione su un porcastro. Un venerdì pomeriggio inforchiamo gli stivali e partiamo in perlustrazione. È facile dimenticare di essere in Piemonte e trasportarsi con la fantasia nella giungla: fango, caldo e zanzare rendono l’ambiente ostile e la passeggiata sgradevole, ma la nostra missione è chiara. “Basta farsi prendere per il naso da questi cinghiali! Mica


Speciale cinghiale

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possono essere volanti! Da qualche parte dovranno pur passare!” cerco di spronare i miei amici. “Questo qui è un signor solengo!” sussurra Teresio affiancando il suo piedone taglia 46 alla poderosa impronta che sprofonda nel fango per almeno tre centimetri. “Se è sulle tracce del branco presto troveremo anche quelle” aggiungo, incrociando le dita nelle tasche. Con qualche ponfo di zanzare in più torniamo alle macchine, dandoci appuntamento per l’inCaccia Passione 32

domani mattina. Siamo ormai ad agosto, manca un mese alla chiusura della selezione al cinghiale, e noi tre non siamo riusciti a prenderne nemmeno uno! Le piccole e divertenti competizioni che s’instaurano tra i cacciatori di selezione delle zone limitrofe non ci tangono minimamente: il carniere è stato scarso per tutti, ma per noi è ormai una questione di principio! Così concordiamo che per questo ultimo mese usciremo anche all’alba, per aumentare la


Speciale cinghiale

possibilità d’incontro con l’agognato ungulato. Parto da Novara alle 3.30 del mattino, è sabato e molti ragazzi smaltiscono i bagordi del venerdì sera chiacchierando sommessamente sotto i portoni e mangiando brioches calde. Passo loro davanti con la carabina in spalla e gli scarponi, “Chissà che penseranno?” mi chiedo. Ma il mio pensiero è fisso su quella grossa impronta accanto allo scarpone di Teresio. Alle 4.00 in punto imbuco la cartolina. Teresio e Renato sono

già arrivati, loro abitano qui vicino e poi alla loro età dormire è meno piacevole che alla mia! Ci dividiamo secondo le postazioni concordate la sera prima: Teresio sull’altana sul campo di mais, solcato dallo stradello su cui era impressa l’unghiata. Renato all’uscita del bosco, sul confine della zona, dove gli ultimi campi seminati si confondono con le propaggini del parco che inizia a meno di un chilometro. Io sull’altana che guarda il “campo dei caprioli” (da noi Caccia Passione 33


Orma del re del bosco nel fango.

così denominato perché la sua soia attrae numerosi folletti). Dalla mia postazione si vede molto bene la porzione di bosco che fa da “tangenziale” per accedere ai campi, tappa obbligata, secondo i nostri calcoli, per il rientro del branco dopo la pastura notturna. È ancora buio, non fa caldo e non si sentono zanzare. Questi minuti di pace in attesa del mattino (e non solo!) mi ripagano del sacrificio della sveglia. Quando il cielo diventa blu cobalto inizio a decifrare le sagome: le betulle laggiù, una volpe sotto la mia altana, in lontananza un trenino di punti neri… cinghiali! Col binocolo vedo quasi nulla, inquadro con l’ottica, la cui luminosità mi permette di decifrare la scena: un branco di cinghiali, verosimilmente una grossa scrofa con porcastri intorno ai trenta chili, sta rientrando nel bosco, senza passare da quello che secondo me era un passaggio obbligato. La distanza stimata Caccia Passione 34

con il binotelemetro è di circa 300 metri. Non mi sfiora minimamente l’idea di sparare, in primis per la distanza ma soprattutto per la scarsa visibilità. È ancora troppo buio. In oltre se sparassi ora, rischierei di cambiare la direzione del branco che, ad occhio e croce, sembra dirigersi proprio in direzione di Renato. Il boato della carabina di Renato conferma che le mie previsioni erano giuste. Pochi minuti dopo che il branco era uscito dal mio campo visivo, la palla del 308 del mio socio ha colpito uno dei porcastri. Niente di fatto, per me e Teresio, e uno a zero anche per il grosso verro che probabilmente ancora si aggira per le colline. “E’ un animalotto piccolo” commentiamo insieme, e nel comporre le spoglie con lo sguardo ci soffermiamo a controllare le scapole. Vuoi mai che, visto che per mesi e mesi non hanno lasciato tracce… fossero davvero cinghiali volanti!


AttualitĂ

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Eventi

HIT SHOW 2016 Torna in Fiera di Vicenza

la manifestazione leader del settore .. Caccia Passione 37


HIT SHOW 2016 Torna in Fiera di Vicenza

la manifestazione leader del settore ..

a cura Pierfilippo Meloni

Fiera di Vicenza è pronta ad ospitare, dal 13 al 15 febbraio 2016, la nuova edizione di HIT Show, Manifestazione organizzata in partnership con ANPAM (Associazione Nazionale Produttori Armi e Munizioni) e in collaborazione con ASSOARMIERI e CONARMI

I

l polo fieristico, di oltre 35.000 mq, è suddiviso in tre grandi aree tematiche: Hunting, Individual Protection e Target Sports dove, appassionati e non, possono scoprire le ultime novità dedicate ad armi, munizioni, attrezzature e accessori sportivi. L’area Demo, inoltre, dà la possibilità ai visitatori di esprimere e vivere la propria passione: lo spazio esperienziale allestito nel Padiglione 6 ha l’obiettivo di far testare i nuovi prodotti ed esercitarsi con armi da softair e ad aria compressa, guidati da professionisti e campioni. L’ampia gamma di novità messe in mostra offre a tutti non solo la possibilità di confrontarsi con i migliori produttori, ma allo stesso tempo d’incontrare anche professionisti specializzati che possano illustrare ed insegnare le tecniche più appropriate di sicurezza nell’esercizio delle attività personali. In più, alla leadership nel settore delle armi e munizioni sportive si aggiunge l’elevata qualità delle attrezzature e dell’abbigliamento tecnico, che gli appassionati e gli atleti di Caccia Passione 38


Eventi

Target Sports potranno trovare in vetrina. Dopo il grande successo dello scorso anno, torna la quarta edizione del Trofeo HIT Show, organizzato da Fiera di Vicenza in collaborazione con FITAV (Federazione Italiana Tiro a Volo), che vedrà protagonisti diversi poligoni veneti. Un altro attesissimo ritorno riguarda HIT Dog Show, uno dei più prestigiosi Saloni dedicati alla cinofilia. L’Evento, organizzato in collaborazione con il Circolo Cinofilo Vicentino, vanta la presenza di più di 1000 esemplari di razze da caccia e da compagnia. HIT Show rimane il contesto ideale dove informarsi sull’uso corretto di armi e munizioni e in cui scoprire tutte le novità nel campo dell’arte venatoria, grazie anche alla partecipazione di top brand internazionali ed eccellenze della produzione Made in Italy. Il successo della Manifestazione non riguarda solo l’Italia poiché il numero crescente di espositori esteri

Nella foto: Toni Gialdini presso la riserva di caccia La Stoppa. Caccia Passione 39


conferma la valenza sempre più cosmopolita dell’Evento, confermandolo come appuntamento di riferimento per il mercato europeo. HIT Show 2016 non è solo un Salone espositivo, ma arricchisce l’esperienza di visita con una serie di attività ed aree dimostrative a disposizione anche delle aziende per illustrare e promuovere in modo efficace i propri prodotti. In questo contesto, Fiera di Vicenza, promuove l’incontro tra espositori ed addetti del settore permettendo così lo sviluppo di nuovi network commerciali, con un occhio

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attento ai player innovativi in questo ambito. I visitatori possono accedere alla Manifestazione dalle ore 09:00 alle ore 18:00, al costo di 15,00€. Coloro che acquistano il biglietto online previa registrazione, gli ospiti in possesso di regolare licenza di caccia e di porto d’armi ad uso sportivo e gli over 60 possono usufruire di una riduzione di 5,00 € sul costo totale. Per ulteriori informazioni e per tenersi sempre aggiornati sulle attività e sulle novità del calendario è possibile visitare il sito www.hit-show.com.


Eventi

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Cani da caccia

Cirneco dell’Etna

dalla teoria alla caccia.. Caccia Passione 43


Cirneco dell’Etna

dalla teoria alla caccia..

di Claudia Zedda

Il detto siciliano che calza a pennello a chi trova sempre quello che cerca suona più o meno così: “e chi è, ‘ncani cirneco?”

Q

uesto mi sembra il modo migliore per presentare questo cane, che se non fosse stato classificato fra i cani primitivi si sarebbe indubbiamente conquistato un posto fra i cani da cerca, proprio come lo springer o il coker. I cani primitivi. Dotato da madre natura di orecchie enormi, pelliccia fitta e corta color miele e arti fini e lunghi ma comunque Caccia Passione 44

robusti, il cirneco dell’Etna e uno dei pochi cani definito cane primitivo ( secondo la classificazione Fnc, inserito nel gruppo 5). Il concetto di primitivo rimanda a qualcosa di antico, di originario, da porsi in relazione strettissima con i propri antenati. Il concetto di primitivo si lega soprattutto con la storia dell’evoluzione del cane, che nel caso del cirneco si riferisce più all’opera dell’ambien-


Cani da caccia te che a quella di selezione dell’uomo. Il territorio appunto per millenni ha lavorato su questa razza rendendola quella che è oggi. E non deve quindi sorprendere che il cane sia strettamente legato al suo territorio, le falde dell’Etna, nel quale riesce a dare il massimo e primeggiare su tutte le razze: ha avuto un’infinità di secoli per allenarsi e adattarsi. Ma di questo parleremo fra un attimo. Cirneco a caccia E’ un vero peccato che la razza fuori dalla Sicilia sia più che altro intesa come da compagnia. E’ un vero peccato perché il cirneco è un ausiliare a cinque stelle, insupera-

do il cirneco è sulle tracce del coniglio lavora normalmente al trotto: la sua cerca è attenta, puntigliosa, metodica. Quando il cane ci sa fare da l’idea che conosca alla perfezione le abitudini del coniglio che non ama i campi aperti e durante il giorno, dopo i bagordi notturni, ama dormire fra i cespugli di ginestre e rovi, nei canneti o in tana, dietro cumuli di pietra e chissà che altro. E’ proprio lì che il cirneco va a cercare la sua preda, e lo fa senza fretta, prendendosi tutto il tempo che gli serve per ispezionare tutto il territorio. Il suo stile è sinceramente inconfondibile: usa contemporaneamente fiuto, vista e udito. Ha tutti i pregi di un cane selvatico e l’elegan-

bile nei suoi territori natali ma in grado di adattarsi e dare il meglio di sé anche altrove. Impiegato storicamente sul coniglio, il cane ben si adatta alla caccia della coturnice, delle quaglie, beccacce e croccoloni. Spesse volte punta questi volatili a fermo: certo non può competere per plasticità con le razze inglesi, ma l’efficacia delle sue azioni, forse meno eleganti, non sono mai meno efficaci. Quan-

za di un animale legato all’uomo da secoli. Poco prima del momento x si ferma, annusa l’aria in prossimità del nascondiglio, mettiamo sia un cespuglio, proprio come farebbe un cane da ferma: le sue orecchie sono tese, sono dei veri e propri radar in attesa di percepire anche il minimo rumore. Poi è la volta dell’azione. Salta e insegue il selvatico a naso o a vista Caccia Passione 45


e il cacciatore è inevitabile, si emoziona. Quando il coniglio è nascosto fra i cespugli il cirneco non ha paura di farsi strada fra la vegetazione. E’ sorprendente: addenta e strappa i rami spinosi, i rovi e tutto quello che gli impedisce il passaggio. E’ un cane coraggioso, è un cane deciso, è un super cane da caccia.

le vulcanico rendono difficile il passaggio, qualunque razza si stanca, soffre la sete, accusa “spedature”. Il cirneco invece è a casa e in questi territori lui dà il meglio. La sua resistenza è sorprendente, vuoi alla fatica vuoi alla sete, vuoi anche al dolore e la sua intelligenza indiscutibile tanto che riesce ad ottimizzare al meglio le sue enerSe invece il coniglio è in tana, in prossi- gie per stanare sempre, o quasi il coniglio. mità del suo nascondiglio scagna per comunicare i movimenti del selvatico, sca- Insomma, per quanto alcuni oggi lo repuva con il muso, immerge la testa nel buco, tino un cane da compagnia, affettuoso e riannusa, sbuffa, muove la coda e a quel spettoso del padrone e della casa, il cirneco punto può entrare in azione il furetto. dell’Etna è indiscutibilmente un signor cane Insomma una caccia carica di adrenalina in da caccia selezionato in lunghi secoli di atticui le due star sono il cane ed il coniglio. vità venatoria dai siciliani ma più ancora dal Cirneco e il suo territorio territorio, specialista sul coniglio, ma tanto Sulle sciare dell’Etna, quando territo- intelligente da prestarsi anche alla caccia rio e clima si fanno ostili, il caldo è in- di molti altri selvatici, sull’Etna e altrove. sopportabile, la mancanza d’acqua una certezza, gli accumuli di lava e materia-

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Cani da caccia

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Fucili canna rigata

Marlin XS7 VH HB in .308 Win.

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Marlin XS7 VH HB in .308 Win.

di Emanuele Tabasso

Anche senza voler scender in competizioni agonistiche è molto divertente esercitare il tiro a 300 m per proprio svago e diletto dotandosi di un insieme fucile e ottica a prezzi concorrenziali e con una resa più che dignitosa

L

a disponibilità di campi di tiro attrezzati fino a 300 m non è più un problema, specie in certe zone della penisola dove allestimenti privati o tradizionali impianti del Tiro a Segno Nazionale offrono la possibilità di esercitarsi nel tiro con fucili a fuoco centrale sulle classiche distanze dei 100 – 200 – 300

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m, arrivando oramai a toccare le 1.000 yarde per chi ami i cimenti assai impegnativi. Stazionando sulle prime tre lunghezze troveremo di che divertirci in base all’impegno tecnico ed economico che avremo messo in opera. Si sa che oramai tutti i i fucili sparano discretamente bene, alcuni molto bene pur senza sottrarre


Fucili canna rigata cifre cospicue al nostro portafoglio: il panorama è ampio e tocca varie nazioni, dall’Europa Italia inclusa agli Stati Uniti d’America, dove produttori accorti e seri pongono all’attenzione del neofita e dell’esperto armi di tutto rispetto richiedendo una moneta di entità abbordabile per chiunque abbia un po’ a cuore questa pratica sportiva. Ovvio che negli States l’offerta sia numericamente maggiore, il primo mercato delle armi lunghe rigate è segnatamente là, e quindi che la competizione sulla tecnologia applicata, sui metodi costruttivi e sul prezzo sia fortemente combattuta, a tutto vantaggio dell’acquirente che dispone di un panorama vario e affidabile. E’ il caso di chi desideri iniziare le prove di tiro con un fucile a fuoco centrale di caratura adeguata senza investire cifre elevate: la scelta di una onestissima Marlin Mod. XS7 VH HB ci sembra del tutto favorevole sotto ogni punto di vista. La quotazione odierna si aggira intorno ai 710,00 € quindi davvero minimale, mentre la tecnologia gode di alcuni risvolti mutuati dalla Remington, Casa in cui lo storico marchio è confluito con affidabili garanzie di continuità e di lavoro correttamente eseguito. La scelta del calibro, funzione dell’impiego di tiro in poli-

gono, ha visto primeggiare il .308 Win. sulla cui precisione intrinseca è superfluo tessere lodi: di qui osserviamo il castello della misura corta, altro piccolo vantaggio di compattezza che la Casa mantiene per questa classe di cartucce mentre nella misura lunga vanno quelle analoghe alla .30-06 Sprg. in più alcuni accorgimenti dicono della cura che la Marlin ha sempre posto nelle proprie realizzazioni. Il castello ricavato da una barra cilindrica di acciaio al carbonio presenta l’anello rotondo e il ponte a doppio diametro, entrambi provvisti di fori filettati per il montaggio delle basi di un’ottica; profonde fresature nei fianchi consentono lo scorrimento delle alette dell’otturatore insieme a un risalto a lamina nella parte destra in funzione di guida anti sbandamento. Il prisma di scarico delle forze è costituito da una lamina forata e sagomata inserita sulla canna e posta davanti all’anello con la base inferiore incassata nell’apposita tasca ricavata nel fusto; il bloccaggio avviene grazie al passo a vite realizzato nella culatta della canna stessa e avvitato nell’anello, quindi con l’inserimento della lamina e da ultimo il bloccaggio con un dado godronato che lavora sulla parte più esterna del passo a vite. La soluzione consente

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un favorevole controllo dello spazio di testa, foriero di precisione e di regolare utilizzo dei bossoli, insieme a costi molto contenuti. Non è da meno la canna lunga 66 cm con 6 righe destrorse ricavate per bottonatura e passo di 1/12”, ottimale per palle di medio peso fra i 150 e i classici 168 gr; il profilo esterno leggermente conico termina in volata con una sezione di 20,85 mm (.820”) e un minuscolo invaso conico contornato da un ribasso cilindrico a protezione all’egresso delle nervature. L’otturatore è composto da tre pezzi principali: il corpo centrale di sezione tonda reca profonde fresature nella sua parte a vista così da garantire una minor superficie di attrito migliorando lo scorrimento e insieme opponendo, a parità di diametro, maggior resistenza alle flessioni. Anteriormente viene inserita la testina dotata di faccia ribassata a supporto del fondello cartuccia, nottolino di espulsione, foro del percusCaccia Passione 52 50

sore e delle due alette di chiusura contrapposte: quella di destra reca in basso una fresatura longitudinale che si impegna sulla nervatura di guida del castello, e un’altra fresatura ortogonale in cui scorre l’unghia dell’estrattore registrata da una molla interna. Dal tappo di coda sagomato sporge inferiormente la nocca del percussore e posteriormente il codolo, con un puntino rosso, per indicare la meccanica armata; il manubrio ricavato da microfusione presenta la base a tubetto per la calettatura sul corpo e il braccetto a profilo smussato, piegatura indietro e nocca tondeggiante con zigrino per un comodo azionamento. Sicura e scatto: La sicura comandata da un tasto cilindrico è posta a destra della codetta del castello e si aziona facilmente anche ad arma in punteria agendo su scatto e percussore, lasciando libero l’otturatore; sul lato opposto spunta la piccola leva per lo svincolo dell’otturatore a fondo


Fucili canna rigata corsa. Lo scatto regolabile denominato ProFire® vede una lamina inserita nel grilletto con una molla interna di contrasto: solo premendo questa lamina il grilletto può arretrare svolgendo la sua funzione di sgancio dei piani. L’ingegnosa soluzione funge da sicura aggiuntiva permettendo di mantenere leggero e in sicurezza il peso di scatto imponendo insieme un pre carico di tutto vantaggio per la precisione: si sa che scattare bene è parte cospicua del buon piazzamento del colpo. La taratura di fabbrica si attesta intorno ai 1350 g, ma si può scendere con sicurezza a un’entità adeguata al tiro di poligono. La calciatura e l’ottica La calciatura monopezzo in sintetico nero svolge perfettamente la sua funzione grazie a prerogative quali asse diritto, calcio con nasello elevato, dorso lineare a profilo arrotondato, appoggia guancia, impugnatura a pistola di sezione più ampia verso la coccia, calciolo in gomma morbida, zigrini stampati, ma discretamente grippanti. Fusto e asta con fondo arrotondato richiedono una scelta at-

tenta del punto di appoggio, nota che scompare se si decide di montare anteriormente un bipiede. La giunzione della meccanica avviene tramite tre viti a brugola e un Pillar Bedding che va ad aggiungersi alle note caratteristiche di elevato valore di questo fucile. In definitiva tutto concorre per assicurare una resa conveniente, specie sui banconi di tiro e con il montaggio di un’ottica che, nella fattispecie, è una Konus Pro 8,5-32x52 dotata di doppia illuminazione (blu e rossa), torrette balistiche e scatti da 0,1 Mil, quanto basta, e avanza, per divertirsi compiutamente sulle linee come in un tiro di campagna a lunga distanza spendendo probabilmente meno di 500,00 € se si ha la pazienza di sondare le offerte delle diverse armerie. La facile manovra dell’otturatore, l’inserimento delle cartucce sia nel caricatore fisso da 4 colpi, sia camerandole singolarmente, la buona presa , lo scatto sincero e affidabile sono doti che unite al peso del solo fucile pari a 3600 g, cui aggiungere la massa di ottica e attacchi, rende del tutto piacevole il tiro anche sui classici 60 colpi di una competizione.

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Scheda tecnica Costruttore: The Marlin Firearms Co. – Mayfield – KY - (USA) Distributore: Paganini – Torino – mail@paganini.it – www.paganini.it Modello: XS 7 VH HB Calibro: .308 Win. - a richiesta .22-250 Rem. Tipo: carabina a otturatore girevole scorrevole a due alette in testa - ripetizione ordinaria Castello: anello e ponticello chiusi misura corta Canna: lunghezza 66 cm – 6 righe ottenute per bottonatura con passo 1/12” Alimentazione: magazzino fisso da 4 cartucce (+1 in canna) Congegno di scatto: azione diretta con sistema di sicura Pro Fire ™ a lamella Caccia Passione 54

Estrattore: a unghia con fermo a sfera e molletta - movimento ortogonale Espulsore: con bottone elastico nella testa dell’otturatore Mire esterne: non previste – 4 fori filettati sul castello con base tipo Weaver per ottica Sicurezza: tastino rigato a due posizioni sulla destra del castello Calciatura: in sintetico con pillar bedding – calciolo Soft Tech™ Peso: 3.600 g senz’ottica Ottica: Konus Pro 8,5-32x52 con doppia illuminazione, torrette balistiche, scatti da 0,1 Mil


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La cartuccia

.270 Winchester

La cartuccia .270 Win. è uno dei classici statunitensi di cui il mercato ha sempre apprezzato la somma di doti, magari non di vertice, ma sempre di elevato livello che ne fanno una scelta tuttora valida per la caccia ad ampio raggio di Emanuele Tabasso

E

’ il 1925, giusto novant’anni fa, e la Winchester presenta una sua nuova cartuccia destinata alla caccia grossa del continente nordamericano, con particolare indirizzo agli ungulati di media taglia e all’orso nero: la prima arma a camerarla è il Mod. 54 della Casa del Pony Express e il calibro di .277” o 6,9 mm è proprio una speciali-

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tà di queste terre, con quel decimo di mm in meno dalla pienezza del 7 mm o .284” e con una particolare attitudine a spingere ad elevata velocità proiettili di gamma compresa fra i 100 e 150 gr. La novità suscita molto interesse e insieme pareri non sempre univoci, come accade quando il ventaglio di opzioni balistiche apre tante porte e non in tutte gli


Munizioni appassionati transitano con le dovute conoscenze per effettuare le scelte più opportune e affidabili. Sta di fatto che i dati messi in campo la posizionano per l’epoca ai vertici del settore e la dimostrazione della bontà intrinseca è data dalla sua adozione da parte di tutti i maggiori costruttori che pongono sul mercato carabine con azione girevole scorrevole, monocolpo a blocco, il Mod. 760 a pompa di Remington e il semiautomatico BAR della Browning. Con l’impiego si verificano le caratteristiche note, ricercate in sede di progettazione, insieme a quelle piccole scoperte degli appassionati, cultori della sperimentazione, a cui va il merito di associare con successo il calibro con la caccia ai nocivi: spiccano sul campo la radenza e la precisione intrinseca che, abbinate a palle

costante, con quegli alti e bassi inevitabili dovuti principalmente all’inserimento di altre novità, ma proprio dove arrivano nuovi cacciatori, le prede non sono di taglia molto elevata e serve la radenza questa carica viene proposta con sicurezza dagli armieri che ne conoscono le prerogative. Non dimentichiamo che non sono trascorsi molti anni dalla diffusione dei telemetri a laser e la stima delle distanze a occhio sottende un calibro radente per minimizzare gli errori. Vediamo un poco da vicino il nostro panorama fuori dall’uscio o poco più in là: questa è la cartuccia che ha camerato ad esempio moltissime Mannlicher Schönauer come questa nelle immagini e parimenti molte Ruger N.1 sono state vendute così come tante altre marche hanno diffuso la cartuccia ai quattro angoli del globo.

leggere e di specifica struttura, si presentano quasi come un di più nei confronti delle aspettative. La dote non sfugge al tiratore medio statunitense uso, per sua forma mentale, a destreggiarsi anche in tale campo con il suo .30-06 Sprg che, come si dice, fa quel che può. Fatto sta che in tutti questi decenni la diffusione del .270 Win. è pressoché una

Proiettili: peso e struttura Nei caricamenti originali la gamma abituale dei proiettili era formata dai 100 e dai 130 gr, e la Winchester aveva ottime tipologie come, ad esempio, le Silver Point: nelle nostre zone alcuni privilegiavano i 100 gr per maggior radenza così da impegnare senza problemi il camoscio anche ai 300 m, ma non manCaccia Passione 57


cavano i fautori del peso superiore. Apparve su richiesta dei cacciatori di cervi nordamericani anche la 150 gr, adottata qui da noi non appena si estende la caccia al magnifico selvatico che ha trovato ampi spazi nei boschi di montagna. Sempre nel continente nordamericano si arriva a montare proiettili da 160 gr per l’alce e per gli orsi di taglia maggiore: se si possiede una sola carabina è senz’altro una soluzione, ma se appena ci si può permettere una spesa vediamo meglio per un sostanzioso maschio di cervo, a maggior ragione per le altre due specie, qualcosa di più gagliardo come un 7 Rem. Mag. un .300 ad alta intensità o il superbo 8x68S. Nei caricamenti odierni si spazia su un’ampia gamma con cartucce e vale la pena sondare a fondo il campo per raccogliere quella più utile alle nostre necessità. Sulla canna corta della Mannlicher eravamo partiti nel 1964 con le 100 gr, poi con le 130 gr pagando qualche pegno per la minor radenza delle seconde. Passati al 7 Rem. Mag. avevamo messo in rastrelliera la bell’arma e il suo calibro fin che questo è tornato all’attenzione con una Ruger N.1 dotata di canna da 66 cm. Il suggerimento dell’amico Massimo D’Angelo della Nuova Armeria del Centro di Alessandria ci ha instradato sulle Norma dotate di palla V-Max da 110 gr della Hornady: nonostante la struttura leggera, molto adatta al varmint, la resa su capriolo e camoscio è stata davvero entusiasmante e le prove in poligono altrettanto appaganti. La precisione intrinseca è molto spinta, il rinculo basso, la costanza adeguata in contrasto con la nomea della cartuccia che vuole nella volée di 5 colpi uno sempre per i fatti suoi. Le prestazioni indicate dalla Casa indicano i valori qui riportati: V/0 980 m/sec – V/100 891 – V/200 807 – V/300 729 E/0 3411 J – E/100 2818 – E/200 2314 – E/300 1885. Si aggiunge poi una tabella con le indicazioni di traiettoria, espresse in +/mm, relative alla taratura a 150 m che, a noCaccia Passione 58

stro modesto parere, penalizza alquanto la radenza, dote primaria di tale caricamento: 50 m +2 – 80 m +14 – 100 m +16 – 150 m X – 200 m -51 – 300 m -269 Con la taratura a 200 m effettuata alla quota di circa 300 m slm ci si ritrova a sparare a 300 m, quota fra 1800 e 2200 m slm con un angolo di sito intorno ai 20°, ponendo la croce nel terzo superiore del fianco del camoscio, certi che se appoggio e scatto sono corretti, il colpo andrà a segno. Nonostante la struttura leggera della palla i danni sono sempre molto limitati se non si incontrano


Munizioni

ossa robuste come l’articolazione della spalla. In definitiva l’impiego del .270 Win. in questo specifico caricamento pone qualche limite nelle distanze di ingaggio e nei selvatici insidiati: il primo scoglio è superabile oggi con telemetri e cannocchiali dotati di torrette balistiche se si spara a un animale di peso medio. L’abbinamento con carabine leggere, magari dotate di freno di bocca per i più sensibili, è perfettamente in linea con gli odierni desideri della gran parte dei cacciatori.

Caccia Passione 59


AFFINITY ONE MANCINO

a cura di Pierfilippo Meloni

L’Affinity One Mancino è il semiauto di Franchi pensato esclusivamente per i cacciatori mancini, una risposta importante per un mercato, quello venatorio, sempre più attento ed esigente

L’attenzione nella progettazione e la sensibilità sul piano tecnico hanno portato Franchi a pensare all’Affinity One Mancino non come una versione “adattata” dei modelli standard, ma bensì ad un modello “ex novo” con caratteristiche proprie. Dunque non un modello “ adeguato” ai mancini” ma creato per il cacciatore mancino. Pur vivendo di luce propria e dunque totalmente autonomo rispetto alla gamma, il mancino di Franchi possiede la struttura genetica della gamma “madre” per tutto ciò che concerne affidabilità di funzionamento e resistenza dei materiali. Filosofia e Funzionamento Franchi sposano esigenze diverse da quelle convenzionali con l’obbiettivo di conquistare nuovi segmenti di mercato. Il Mancino di Franchi soddisfa a pieno il concetto di Feels Right colmando quelle istanze di coloro che usano il fucile con la mano sinistra: dalla canna fino all’espulsione. Sono a sinistra la manetta di armamento e la sicura, così come la fuori uscita del bossolo. Il calcio ha deviaCaccia Passione 60

zione a sinistra per un brandeggio comodo e confortevole garantendo ottima visibilità. L’Affinity One Mancino viene presentato in tecnopolimero nero, finitura che non teme nessuna condizione ambientale in grado di reggere anche le situazioni più estreme, calcio ed asta portano uno zigrino di nuovo disegno, studiato non solo per essere più bello ma anche per facilitare il riassetto della mano pur restando adeguatamente grippante in tutte le situazioni. Il calciolo TSA in schiuma poliuretanica, riduce il rinculo e allo stesso tempo non si impunta sugli abiti quando il fucile viene imbracciato rapidamente. Attraverso lo studio dei movimenti di oltre mille cacciatori dalle abitudini più diverse, siamo riusciti a trovare le forme e le geome-


Speciale Franchi trie che consentono al fucile di adattarsi ad ogni spalla e braccio. Proprio il rispetto di tali esigenze sta consentendo alla Franchi di ritagliarsi nuovamente un ruolo da protagonista, la caccia non si limita solo allo sparo, ma coinvolge sensazioni e valori unici e personali. Chi ha occasione di provare l’Affinity One Mancino si rende subito conto di come, alla resa balistica, siano state abbinate elevate caratteristiche dinamiche, di quanto sia facile sparare più colpi mantenendo la mira e pure di tutti gli interventi effettuati per rendere il fucile più godibile, non solo “lavorando” su rinculo e rilevamento, ma anche smorzando ed eliminando vibrazioni ed urti. L’ Affinity One Mancino è un fucile leggero,

oltre a resa balistica e maneggevolezza sono stati privilegiati la controllabilità, il piacere d’uso dell’arma e la possibilità che la stessa sia impiegata proficuamente da chiunque. L’organizzazione meccanica del Mancino di Franchi è identica a quella dell’Affinity DX e non poteva essere diversamente perché si tratta di fucili ideati fin dall’inizio come membri di una stessa famiglia. La meccanica (Front Inertia) vede la molla di recupero alloggiata nell’asta, principio basilare per un bilanciamento perfetto! Sono naturalmente salve tutte le differenze che derivano dal fatto che è stato disegnato per il tiratore mancino.

Scheda tecnica CALIBRO: 12 CAMERA: 76 CANNE (CM) 66-71 STEELSHOT STROZZATORI (MM) (50) */***/**** FORATURA 18,3”/18,5” BINDELLA Step zigrinata PIEGA CALCIO 45,50,55,60,65 CALCIO E ASTA Tecnopolimero nero CALCIOLO TSA-ADV da 22 mm di serie CARCASSA Ergal ossidazione anodica nera PESO (KG) 3,140 SCATTO (KG) 2,500 (+/- 10%) CALCIO Pistola MIRINO Fibra ottica rosso ZIGRINI Allround Interlacement LOP (MM) 365 con calciolo medio di serie; 357 con calciolo basso; 375 con calciolo alto Caccia Passione 61


AFFINITY SLUG a cura di Pierfilippo Meloni

Con Affinity Slug Franchi entra con energia nel segmento della caccia “grossa”: emozione, passione entusiasmo allo stato puro La Gamma dei Semiauto si arricchisce quest’anno di un nuovo modello SLUG in cal. 12/76 su base Affinity Synt, per Franchi è fondamentale accompagnare il cacciatore in ogni esperienza venatoria e affinché questa divenga un ricordo indelebile, è necessario che ogni tipo caccia sia supportata dallo strumento più opportuno. Destinato ad essere usato negli ambienti meno ospitali e più aggressivi, l’Affinity Slug viene proposto nella versione Black Synt con car-

cassa anodizzata nera, dalle superfici opache e calciatura in polimero caricato con fibra di vetro per una migliore stabilità dimensionale. L’Affinity Slug specifica e massimizza il concetto di Feels Right di cui Franchi è promotrice, sia in termini altamente performanti relativi al funzionamento, sia in termini di semplicità e linearità estetica. A colpo d’occhio trasmette nell’insieme Caccia Passione 62

un fascino intrinseco che si declina in armonia ed equilibrio, consentendo al fucile di adattarsi ad ogni spalla e braccio in modo da essere impiegato da chiunque. La stessa lunghezza di canna ( cm 60) non è un

omaggio alla tradizione, ma è il frutto di una attenta analisi da cui è emerso che una canna da cm 60 assicura il miglior compromesso tecnico garantendo caratteristiche dinamiche che sono migliori anche di quelle del fucile a pallini. Destinato a raggiungere bersagli in rapido movimento, l’Affinity Slug è leggero e maneggevole e si contraddistingue per l’alta controllabilità e per il facile e veloce brandeggio. L’organizzazione meccanica dell’Affinity SLUG è identica a quella dei fratelli della stessa gamma e non poteva essere diversamente perché si tratta di fucili ideati fin dall’inizio come membri di una stessa fami-


Speciale Franchi glia. La meccanica (Front Inertia) vede la molla di recupero alloggiata nell’asta, principio basilare per un bilanciamento perfetto. Il calciolo TSA in schiuma poliuretanica, riduce il rinculo e allo stesso tempo rende facile sparare più colpi mantenendo la mira smorzando ed eliminando vibrazioni ed urti. La canna ha tacca di mira regolabile e mirino in fibra ottica con tunnel di protezione.

Scheda tecnica

CAMERA: 76 CANNE STEELSHOT (cm): 60 cilindrica con tacche di mira STROZZATORI (mm): FORATURA: 18,3”/18,5” (cal 12) PIEGA: 45/50/55/60/65 CALCIO E ASTA: Tecnopolimero nero CALCIOLO: TSA-ADV CARCASSA: Ossidazione anodica nera PESO (Kg): 2,900 SCATTO (Kg): 2,500 (+/- 10%) CALCIO: Pistola MIRINO: Fibra ottica ZIGRINI: Allround 3D Interlacement LOP (mm): 365 con calciolo medio di serie; 357 con calciolo basso; 375 con calciolo alto

Caccia Passione 63


Che 2016 sarà? E’ già iniziato il sedicesimo anno del terzo millennio, che trova intatti, se non aggravati, i problemi, artificiosi o reali, che condizionano lo svolgimento dell’attività venatoria

Come ogni anno, ci rivolgiamo calorosi auguri, ma alla fine ci ritroviamo sempre a dover soffrire più del dovuto nell’esercizio del nostro diritto e della nostra passione, nonostante ….gli sforzi, veri o surrettizi, dei nostri reggitori. Ma la fiducia e la speranza sono dure a morire, anzi non moriranno mai, per cui ancora una volta, tramite la nostra rivista, tutta tecnica e attualità, rivolgo un accorato augurio a tutti perché questo 2016 sia veramente un anno di buona salute e, per la nostra passione, di svolta di intendimenti e di grandi slanci per il futuro.

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di Goffredo Grassani

AUGURI, prima di tutti, agli AGRICOLTORI, proprietari e gestori di quel territorio che consente alla fauna selvatica di vivere e prosperare, e a noi cacciatori di gestirla e goderne i frutti. Si faccia in modo che la fauna selvatica non sia più ritenuta un problema negativo ma una risorsa positiva, cosa che si dovrebbe riscontrare anche in altri campi, come quello delle immondizie, che, stranamente (!?!), all’estero rappresentano una risorsa, da noi, almeno per… la normale umanità, solo aggravi, problemi e spese.


Attualità Problemi che si riflettono anche sulla fauna selvatica, sia direttamente ( esempio, discariche a cielo aperto e predatori) sia indirettamente ( esempio, inquinamento del territorio e dei suoi prodotti). Sono problemi gravi e complessi, che possono trovare soluzione solo con la completa collaborazione tra il mondo agricolo e tutti i fruitori del territorio. Non basta battersi per i finanziamenti in conto capitale a protezione delle colture, non basta battersi per ottenere il massimo dai rimborsi dei danni arrecati dalla selvaggina. Abbandoniamo la cultura del pianto e affidiamoci alla cultura della gestione razionale e produttiva. Iniziando con la richiesta all’unisono di un cambio di visione del tema selvaggina: cui va assegnato il reale valore, economico e culturale, che le compete e che, solo, può toglierla dal limbo del “patrimonio indisponibile dello Stato”, inserendola nell’ambito delle risorse produttive. Con evidente e conseguente resa economica per i gestori del territorio. Il più possibile fuori dalle pastoie burocratiche e dai freni inibitori dell’ambientalismo talebano e dell’associazionismo conservatore. AUGURI sinceri vanno poi ai PESCATORI, nella speranza che possano continuare indisturbati nella loro attività, perché la collaborazione sincera con gli altri fruitori (senza i gravi distinguo emersi di recente) è indispensabile per il prosieguo proficuo da parte di tutti. Guai se dovessimo cominciare a elevare barriere protettive di presunte priorità delle nostre attività rispetto a quelle degli altri! Ricordiamoci che cacciatori e pescatori ( coagulando tutta la cittadinanza) sono riusciti a conquistare a Tarvisio il WWF ( non per smodata voglia di possesso, ma per necessità contingenti), a rintuzzare le pretese di più di un Ministero ( almeno tre) e poi quella della Regione, ottenendo via via la cancellazione di un progetto (reale) di Parco nazionale, poi di Riserva naturale di popolamen-

to animale, poi di Riserva biogenetica ( già pubblicate in forma di Decreto sulla Gazzetta Ufficiale), poi di Parco Regionale ( già ufficialmente istituito e pubblicato sul BUR) e infine di Parco internazionale, distrutto sul nascere. Uniti si può! Ma bisogna lottare, perché nessuno ti regala niente, soprattutto in politica! AUGURI ai FUNGAIOLI, perché trovino il giusto equilibrio tra la voglia di soddisfare la propria passione ( per la raccolta dei sottoprodotti del bosco e per le rese gastronomiche ) con quella dei diritti dei proprietari dei terreni ( diritti primari) e la coabitazione pacifica con gli altri fruitori (legittimi) del territorio. L’augurio è che accettino e riconoscano il valore economico dei prodotti del sottobosco, con riferimento diretto in via primaria alla proprietà, così che si possa unire resa economica per il proprietario del terreno, soddisfazione della passione dei raccoglitori e uso razionale della risorsa. A poco valgono disposizioni perentorie (“ non più di due chili ecc.ecc.”): bastano disposizioni semplici e chiare ( e produttrici, anche, di impieghi stagionali ): basterebbe istituire ( nei bar, nelle trattorie, nelle sedi di associazioni ecc.), in posizione strategica, un posto ( oggi si dice “sito”) di “rilascio permessi”, aperto dalle 08.00 alle ore 18.00 ( per consentire l’uso del territorio da parte di altri fruitori – per notizia, oltre all’orario , c’è in Austria un’altra limitazione : divieto assoluto di raccolta funghi, oltre che in assenza del permesso del proprietario del terreno, anche nel periodo critico per la selvaggina), con un tetto prefissato ( e inderogabile) per ciascun territorio (ecco l’uso razionale). Il concessionario è libero di raccogliere quello che desidera ( e che trova), con l’obbligo di presentarsi entro l’orario di chiusura al “ SITO “ di rilascio del permesso, pesare quanto raccolto, pagare il prezzo e ritirare il certificato di origine, di qualità e commestibilità. DIFFICILE? AUGURI ai CACCIATORI, perché si soffermino sempre a meditare sulla pericolosità Caccia Passione 65


– diretta ed indiretta – delle armi che usano nell’esercizio della attività venatoria. Cerchino poi di evitare quelle situazioni di ( a volte supposto) pericolo, che tanto scalpore suscitano nell’opinione pubblica e, soprattutto, nelle cosiddette “fonti di informazione”. Se è vero, come è vero, che la categoria invecchia, facciamo in modo di non tornare “ Bambini”. A volta a volta irrazionali e impulsivi. Auguri che finalmente la caccia ritrovi la strada di un tempo, quando era attività ambita, rispettata e invidiata! Facciamo conoscere a più persone possibili la bontà e qualità delle carni di selvaggina . noi siamo riusciti a far assaggiare un arrosto a dei vegetariani che, alla fine, hanno ammesso che i sapori naturali, sprigionati dal piatto di camoscio , irrorato di grappa al miele e contornato di erbe selvatiche, meritavano la massima considerazione. Potremmo cominciare ad effettuare in ogni paese o, meglio, in ogni città, un rendez-vous in un tendone , con offerta di cibi solo naturali, base la selvaggina contornata magari da funghi e bacche. UN CONVEGNO IN MENO, UN TENDONE IN PIU’! Più un foglio di giornale! E Internet! AUGURI ALLE ASSOCIAZIONI VENATOCaccia Passione 66

RIE e in particolare a FEDERCACCIA, della quale faccio parte da quasi cinquant’anni. Perché? Perché fuoriescano dagli schemi ( comodi ma poco utili) sinora seguiti e, trovato di comune accordo un progetto di “ legge quadro” ( che sia veramente tale), ne discuta i dettagli in tutte le sedi: paesi, città rione per rione, con tutti i mezzi: giornali, radio, televisioni, internet; con sondaggi e quesiti, approfittando degli eventi più vari , come rassegne gastroenologiche, storico-culturali, ecc., interessando sempre alla discussione politici locali e ambientalisti non talebani: il disegno, così metabolizzato, non va portato all’esame del Parlamento prima della completa maturazione del testo. In questo modo si dovrebbero evitare le reazioni di repulsione aprioristica da parte dei Parlamentari, attesa la pubblicizzazione dell’evento. In ogni caso l’augurio è che si eviti di confezionare testi di legge , ragionandone , come al solito, solo nelle segrete stanze! E che poi si accompagnino doverosamente le norme di attuazione, perché non venga distorto quel ….tanto di buono che si sarà ottenuto in sede nazionale. A TUTTI un caloroso “buon anno”, “ in bocca al lupo!” e “Weidmannsheil!”.


Cucina

Paté di beccacce

di Adelmo Giacomini

Il paté è un piatto della cucina francese ormai ampiamente diffuso nella gastronomia internazionale. Vediamo oggi come realizzare un ottimo patè di beccacce INGREDIENTI PER 4 PERSONE: • • • • • • • • • • •

3 beccacce 50 g. di burro 1 rametto di timo fresco 1 rametto di rosmarino fresco 1 spicchio d’aglio sedano, carota e cipolla per trito 2 filetti di acciuga 6 capperi di Pantelleria 300 cc di brodo (meglio se di carne) 1 bicchierino di rum sale e pepe q.b.

PREPARAZIONE: (si consiglia l’uso della pentola a pressione)

Spiumare le beccacce e sciacquarle sotto acqua corrente, asciugarle bene e dividerle in pezzi. Fare un trito con sedano carote e cipolla (ne basta una modica quantità) e farlo rosolare in 30 g. di burro insieme allo spicchio d’aglio, il rosmarino, il timo e del pepe macinato fresco. Togliere lo spicchio d’aglio, il timo, il rosmarino ed aggiungere le beccacce in pezzi. Far rosolare con cura la carne (la rosolatura è molto importante perché conferirà sapore e forza al nostro paté che altrimenti saprà di carne lessa). Rosolata per bene la carne aggiungere il rum e continuare la cottura fino a farlo evaporare. Aggiungere 200 cc di brodo chiudere la pentola a pressione e far cuocere per 1 ora circa (consiglio, passata ½ ora, di controllare la quantità di liquido e se del caso aggiungere brodo). Terminata la cottura spolpare la carne quando ancora è tiepida e metterla nel mixer con il suo liquido di cottura. Aggiungere i filetti di acciuga, i capperi ed il restante burro. Frullare il tutto fino ad ottenere un composto omogeneo e liscio e se necessario aggiungere del brodo per ammorbidirlo. Spalmare il paté sul pane appena tostato terminando i crostini con del burro fuso aromatizzato con della noce moscata e del pepe macinato fresco. Difficilmente avanzerà del paté ma se ciò accadesse consumatelo entro pochi giorni conservandolo in frigorifero, in alternativa si può mettere il paté avanzato in dei barattolini precedentemente sterilizzati e farli bollire per ½ ora. Con tale procedimento il paté si conserverà per 3/4 mesi. Buon appetito a tutti. Caccia Passione 67


1 - Beccacce pronte per la nostra ricetta.

2- I nostri ingredienti pronti per la cottura.

Sopra: l’esperto di cucina Adelmo Giacomini Caccia Passione 68


Cucina

3 - Aggiungere un bicchierino di Rum.

4 - Soffritto e beccacce pronte per la cottura.

5 - Il patè pronto per essere impiattato.

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Veterinaria

Diabete:

quando a soffrirne è il cane Caccia Passione 71


Diabete:

quando a soffrirne è il cane Non tutti lo sanno, ma il diabete non è un problema che riguarda solo l’uomo. Anche i nostri animali possono esserne colpiti e in quel caso meritano cure e attenzioni specifiche. Scopriamo insieme come comportarci con un cane affetto da diabete

S

e il cane soffre di diabete lo si capisce presto: normalmente inizia a bere molto più del solito, urina con molta frequenza, ha molta più fame e dimagrisce in maniera sospetta e anomala. Un’attenzione in più va riservata alla situazione nel caso in cui il cane abbia fra i 6 e gli 8 anni, periodo durante il quale normalmente il diabete Caccia Passione 72

di Kalaris

si manifesta con maggiore frequenza (da notare che comunque il diabete può comparire, secondo quanto ci dicono i veterinari, dai 4 ai 14 anni). Se tutte le condizioni dette sono valide, ma anche se si ha semplicemente il sospetto è bene portare il cane dal veterinario. La diagnosi precoce è importante visto che il diabete, se tralasciato può


Veterinaria

causare complicazioni anche piuttosto gravi. Quale diabete? Ce ne sono almeno di due tipi diversi: il mellito, il più classico, e l’insipido che è più raro ma non meno complicato. L’una e l’altra forma di diabete hanno davvero pochissimo in comune. Oggi ci concentreremo sul mellito, causato da un deficit di un ormone che secerne il pancreas, la famosa insulina. Lo scompenso in questione provoca condizioni anche molto gravi di disordine metabolico degli zuccheri. A loro volta queste comportano un aumento pericoloso della glicemia con tutti i problemi che ne discendono. La presenza degli zuccheri nelle urine a quel punto diventa allarmante e urge una soluzione già che il diabete è una patologia che può portare, se trascurata, alla morte. La diagnosi Non tutti lo sanno, ma è una malattia molto diffusa fra i cani adulti; ne soffrono 1 cane su 200 e colpisce molto più le femmine rispetto ai maschi. In realtà la scienza non individua razze più o meno

soggette alla patologia anche se a livello statistico sono le razze più piccole a soffrire di diabete mellito con maggiore frequenza. Per quanto non si abbiano certezze in merito, è sicuro che a causare la malattia siano una serie di condizioni che si verificano insieme: predisposizione genetica; obesità; infezioni; farmaci; pancreatiti. La diagnosi precoce è importante e l’unico a poterla fare è il veterinario. Il cane dovrà essere sottoposto ad esami del sangue e delle urine. L’importante è che sia a digiuno. Il tasso di zuccheri riscontrato con le analisi nel sangue e nelle urine darà una risposta certa. La terapia Dopo gli esami di routine potrà essere previsto il giusto iter terapeutico che varia per ciascun cane. In genere la terapia farmacologica è indispensabile: consiste nella somministrazione sotto cutanea di insulina. Ce ne sono di diversi tipi ma pare che la più efficace per i cani sia quella di origine suina. E’ da ricordare che l’insulina dà nel cane effetti diversi rispetto a quelli dati all’uomo. Questi sono Caccia Passione 73


infatti molto più rapidi ma anche meno duraturi, e questo elemento non va sottovalutato. La terapia farmacologica non risolve da sola la situazione. Il cane deve essere sottoposto ad una serie di attenzioni alimentari con l’obiettivo di: • eliminare il problema obesità; • determinare una precisa frequenza dei pasti; • determinare sessioni giornaliere di esercizio fisico; • precisare un apporto calorico quotidiano da rispettare. Le complicazioni Se la terapia non è repentina o rispettata con precisione le complicazioni possono essere anche molto preoccupanti: si può incorrere ad esempio in chetoacidosi diabetica, perdita drastica di peso, cataratta, infezioni batteriche, pancreatiti. Insomma tutte ulteriori patologie da non sottovalutare. Diabete nel cane da caccia Quando a soffrire di diabete mellito è il cane da caccia le attenzioni devono aumentare.

Caccia Passione 74

Non tutti sanno ad esempio che durante i periodi di intenso lavoro le dosi di insulina vanno ridotte. Durante la giornata di caccia infatti l’esercizio fisico riduce la presenza di glucosio e migliora la mobilizzazione dell’insulina visto il maggiore afflusso di sangue nei muscoli. Il proprietario dal canto suo dovrà portar con sé zuccherini, frutta candita o acqua zuccherata visto che il rischio di ipoglicemia è dietro l’angolo. I segnali principali che ci avvertono del calo glicemico sono la debolezza improvvisa del nostro ausiliare, testa costantemente piegata, crisi convulsive o nel peggiore dei casi collasso. Alimentazione del cane diabetico Senza voler scendere nel dettaglio, visto che ogni cane fa storia a sé, è bene ricordare comunque che in commercio esistono mangimi pensati per chi soffre di diabete, contenenti tutti i nutrienti indispensabili per una terapia alimentare efficace.


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Caccia alle anatre con

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