Caccia Passione - Aprile 2015

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ANNO IV nr.04 - Aprile 2015

CACCIA PASSIONE Dedicato a chi ha la passione per la caccia nel sangue

“Il Dito nell’occhio” di Bruno Modugno: • Canini e morale..

Estero:

• Tortore d’estate.. Sognando le africane di passo

Cani da caccia:

• L’importanza dell’allenamento primaverile ed estivo

Primavera.. E’ tempo di caprioli..




ANNO IV nr.03 - Marzo 2015

CACCIA PASSIONE

in copertina

Dedicato a chi ha la passione per la caccia nel sangue

Primavera..

E’ tempo di caprioli “Il Dito nell’occhio” di Bruno Modugno: • Canini e morale..

Estero:

• Tortore d’estate.. Sognando le africane di passo

Cani da caccia:

• L’importanza dell’allenamento primaverile ed estivo

Primavera..

Un tempo regine delle pianure coltivate, oggi le starne stanno lentamente scomparendo.

E’ tempo di caprioli..

SOMMARIO Anno IV Nr. 04

12 Stanziale:

Starne.. Come e perchè censirle..

www.cacciapassione.com

Pg 6 “Il Dito nell’occhio”.. Canini e morale

Bruno Modugno

Pg 8 News ed eventi venatori

18 Digiscoping:

Dove, come e quando..

a cura della redazione

Pg 12 S tanziale: Starne. Come e perchè censirle

Claudia Zedda

Pg 18 Digiscoping: Dove, come e quando

Riccardo Camusso

Pg 22 U ngulati: Primavera.. E’ tempo di caprioli

22 Ungulati:

Primavera.. E’ tempo di caprioli..

Caccia Passione 2

Saverio Patrizi

Pg 28 Eventi: Caccia Village 2015

Pierfilippo Meloni

26


Sommario Pg 62 Racconti venatori: Bushnell Elite 1 Mile Arc.

6

“Il Dito nell’occhio”.. Bruno Modugno: Canini e morale..

Pierfilippo Meloni

Pg 66 Racconti venatori: L Caccia alla beccaccia. Sui Monti Alburni.

Giovanni Di Maio

Pg 72 Veterinaria: Displasia dell’anca nel cane da caccia.

Kalaris

Pg 32 Ornitologia: Comunicare attraverso il canto Kalaris

Pg 34 Caccia all’estero: Tortore d’estate.. Sognando le africane di passo

Claudia Zedda

40 Cani da caccia: L’importanza

dell’allenamento primaverile ed estivo..

Pg 40 Cani da caccia: L’importanza dell’allenamento primaverile ed estivo

Giovanni Di Maio

Pg 44 Fucili canna liscia: Franchi Feeling Sporting. Sovrapposto specifico da divertimento Emanuele Tabasso Pg 52 Fucili canna rigata: Savage Scout Mod. 11. Svelata in calibro .308 Win Costantino Ramolfi Pg 58 Munizioni: Fiocchi GFL 16. Tradizione in forma migliore

Emanuele Tabasso

46 Fucili canna liscia: Franchi Feeling Sporting

62 Ottiche: Bushnell Elite 1

Mile Arc. Telemetro da caccia affidabile e duraturo. Caccia Passione 3



Editoriale UNITI SI VINCE.. Ce lo ha ricordato pochi giorni fà e in maniera decisa il più piccolo dei paesi dell’Unione Europa. Lo stato di Malta ha celebrato un referendum che mirava ad abolire in quel paese la caccia primaverile. Naturalmente i sostenitori della caccia avevano tutti contro, loro si che sono bravi a compattarsi e unirsi contro il comune nemico: “il cacciatore”. Ha vinto però la pazienza, l’abnegazione e il coraggio dei cacciatori maltesi, che attraverso i propri rappresentanti, sono riusciti a spiegare alla società civile le proprie ragioni, supportati dai dati scientifici raccolti da organi indipendenti: dimostrando che non vi è alcun deperimento o pericolo per le specie cacciate, e soprattutto che con l’abolizione di questa forma di caccia sarebbe stata cancellata una tradizione importantissima per una parte dei maltesi. Oltretutto la legge in deroga comunitaria con la quale viene regolamentata la breve apertura primaverile è assai restrittiva e conservazionista. Non vorrei però soffermarmi più di tanto sulle ragioni che hanno consentito ai maltesi di mantenere salda una tradizione ultra centenaria, vorrei invece riflettere su come sono riusciti in un’impresa quasi impossibile. Lo hanno fatto mantenendo l’unità, coinvolgendo sempre più donne e uomini che non vanno a caccia ma che hanno capito la passione e l’amore per la natura di chi gli parlava con il cuore e con la ragione dei dati a loro disposizione. I maltesi hanno vinto una battaglia storica contro la disinformazione e la demagogia. Noi ci saremmo riusciti? Con le nostre stupide divisioni interne? Siamo capaci a dividerci su tutto: cinofili contro migratoristi, cacciatori di selezione contro cacciatori in battuta e se proseguissimo potremmo dire setteristi contro pointeristi e così via. Sono convinto che anche sul contenuto di queste righe qualcuno leggendo avrà già storto il naso; dicendo che non si caccia in periodo di migrazione prenuziale o chissà cos’altro. Così facendo però facciamo proprio il gioco degli anticaccia, dei pseudo ambientalisti da salotto, di coloro che usano l’arma della menzogna. Informiamoci prima di giudicare, capiamo le ragioni degli altri, difendiamo anche il diritto alla caccia che non pratichiamo personalmente. Promuoviamo sempre con maggior forza l’unione delle associazione venatorie in un unico soggetto rappresentativo invece di litigare sulle poche tessere ormai a disposizione. Soltanto con l’unità possiamo far sentire la nostra voce nei confronti della società civile e informare l’opinione pubblica dell’attualità e della necessità della caccia moderna. Non dimentichiamo mai che possiamo dire a testa alta che i cacciatori sono un popolo di galantuomini. La legge prevede che per ottenere la licenza non solo è necessario avere una fedina penale limpida ma addirittura bisogna essere in grado di dimostrare la propria buona condotta nonché l’affidabilità a non abusarne. Bè… se usassero le stesse regole per selezionare chi siede in parlamento, probabilmente un buon numero dei nostri rappresentanti andrebbe a casa e forse toccherebbe a qualcuno di noi prenderne il posto.

Federico Cusimano


Canini..

e morale.. di Bruno Modugno

C

omincio questa mia collaborazione con un pugno nello stomaco. Mio Fratello è morto perché da qualche anno aveva smesso di mangiar carne. Era così indebolito che aveva perso le difese. In clinica lo imbottirono di ferro, facendo diventare le sue vene dure come dei tubi da stufa. Gli altri problemi si sommarono e lo aggredirono tutti insieme. Così ci ha lasciato, povero fratello mio. Non è stato vittima di una moda blasfema, quella dei vegani, ma semplicemente della non voglia di vivere. Avete già capito dove vado a parare. Contro quelli che ci accusano di essere mangiatori di cadaveri, contro quelli che odiano la caccia, contro quelli che inscenano ogni Settimana Santa la crociata per salvare gli agnelli pasquali. Per un paio di anni Daria Bignardi mi ha invitato il venerdì di Pasqua nello studio televisivo di “Le Invasioni Barbariche” per difendere i mangiatori di agnelli pasquali dai loro detrattori. L’anno prima rifiutai perché ero in Austria. Ci andò Giacomo Cretti che conoscete. Si difese bene. L’anno dopo accettai . Avremmo dovuto essere quattro contro quattro. Finì che restammo due (una cuoca della campagna romana, specialista nell’abbacchio alla cacciatora) ed io. Il veterinario che avrebbe dovuto darmi man forte non venne e una giornalista che pure era a favore del consumo di carne passò subito dall’altra parte, dove sedeva una Caccia Passione 6

squadra di tutto rispetto: Baba Cesare, finto santone indiano, un filosofo animalista, Red Canzian, famoso bassista dei Pooh, e Silvia Prandi di Discovery Channel. Il dibattito prese subito un andazzo surreale, con la proposta di Daria Bignardi che disse: “Va be’, ma le greggi che forniscono lana, latte e agnelli non si potrebbero lasciare libere su per i monti?” Dopo questa dimostrazione di sapienza biologica, da parte di una giornalista che crede di sapere tutto sugli eco-sistemi, arrivarono le patetiche assurdità di tutti gli altri, con riferimenti alla strage degli innocenti e ai diritti degli animali in un mondo dove ogni specie vive a danno di un’altra, e dove anche le piante, cibo degli erbivori, hanno un sistema nervoso. Il sistema non l’ho inventato io carnivoro, precisai, ma il buon Dio. La cuoca ed io restammo dunque con i piedi per terra e ci difendemmo bene, ma poi la conduttrice tirò fuori l’asso dalla manica e mandò in onda un lacrimevole intervento della allora ministra Brambilla (personaggio da me mai citato ma spesso evocato nella parte finale del mio brindisi di fine trasmissione “Alla faccia di chi ci vo’ male!” con la frase : “e so di chi parlo”). A quel punto feci il mio intervento che spiazzò tutti e mi precluse ogni futuro invito nello studio della bella Bignardi. Dissi: “La signora Brambilla ha ragione. Mi ha spezzato il cuore. Difatti a Pasqua non mangerò agnel-


Il dito nell’occhio..

lo ma gamberi surgelati importati dalla ditta della signora Brambilla. Perché? Non lo sapete che la ministra traffica in animali morti?” Gelo generale, Imbarazzo della Bignardi che da quel momento non mi ha più dato la parola. La trasmissione si è poi conclusa in tono sempre più fievole, fino alla sigla di coda. Non credo che mi inviterà più. Amen. Allora, i vegetariani e poi i vegani. Non si tratta di gusti. Stiamo parlando di una filosofia innaturale ed aberrante che ha portato nel passato ad eccessi. Hitler e tutto il suo staff erano vegetariani. Solo Hermann Göring era cacciatore, ma scrisse la legge contro la vivisezione sugli animali, tant’è che gli esperimenti proseguirono sugli uomini rinchiusi nei lager e negli ospedali psichiatrici. Con questo non voglio dire che mia nipote vegana finirà per aderire a ideologie estreme, ma soltanto che è una delle tante vittime innocenti di una moda che si sta facendo largo nelle società moderne e opulente. Non certo in Africa e nei paesi del mondo che soffrono la fame. Nasciamo con i canini come tutti i predatori, e li conserviamo ancora dopo i 12 milioni di anni che ci

separano dal Ramapiteco, che si nutriva sì di frutti ma anche dei piccoli animali che riusciva a catturare. I denti del giudizio li stiamo perdendo da quando abbiamo smesso di masticare cibi crudi e/o tenaci. Ma i canini li portiamo ancora e li mostriamo quando sorridiamo (atteggiamento comportamentale che non è stato sempre bonario e rassicurante, ma che nasce come minaccioso avviso. E’ ancora oggi il segnale di aggressività che usano le nostre cugine scimmie). La società umana si è evoluta quando l’uomo raccoglitore e cacciatore di animali si è organizzato per catturare e uccidere i grandi mammiferi. Da queste forme di caccia collettive sono nati il linguaggio, l’organizzazione sociale e l’invenzione di ogni strumento. La base insomma delle società moderne che, vi piacciano o no, sono il nostro habitat naturale. Alla faccia di chi ci vo’ male!

Bruno Modugno Caccia Passione 7


Federcaccia Piemonte: il tabù lupo. Che parlar di lupo sia argomento spinoso, per non dire…tabù, è realtà che nessuno disconosce.

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’ambientalismo salottiero, così come l’animalismo più spinto, non fanno altro che rammentarci ogni giorno come il formidabile predatore sia ormai tornato a prendere legittimo possesso di monti e colline da cui l’uomo lo scacciò e…cacciò nei secoli passati. Lo fanno senza considerare che pure noi ne siamo consapevoli, ma forse dimenticando come la presenza del lupo non possa essere considerata un fatto casuale o ineluttabile, specialmente in considerazione della forte competitività che quel formidabile predatore ha con le attività antropiche. Specie non più a rischio, da qualche anno ricomparso in Piemonte, dapprima sulle montagne del cuneese e del torinese, il canide selvatico si sta allargando a macchia d’olio, scendendo in bassa valle e poi spostandosi verso le pianure. “Arriverà presto anche a Torino” dicevano anni fa alcuni, subito bollati come malvagi profeti. “Prima o poi ci scapperà qualche incidente, se non il morto…” replicavano altri, nemmeno questo fosse un auspicio utile a prendere coscienza del problema. Ebbene tutto ciò è avvenuto, e molto prima di quanto si prevedesse, nelle passate settimane. Un lupo, sembra anche piuttosto grosso, è stato immortalato in un video ripreso da una foto trappola sistemata in un’area privata della collina torinese, in Val Sappone, zona Cavoretto. Le immagini sono passate su Facebook, pubblicate nel cuore della notte dal fortunato appassionato che aveva posizionato l’aggeggio, ma sono state tolte poche ore dopo, probabilmente su pressante richiesta di amici animalisti, sensibili al rischio di allarmare la gente e sollevare proteste di

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altri, magari anche dei…terribili cacciatori! Di tutto ciò la gran parte degli utenti della rete non ha saputo nulla, tranne alcuni, pochissime persone, che sveglie a quell’ora antelucana avevano potuto vedere il filmato. Oggi finalmente la verità è venuta a galla, a forza, su giornali e tv, e dunque anche i cittadini torinesi sanno quanto accaduto, e forse ora staranno con le orecchie tese nelle notti di luna piena, sperando d’esser loro per primi ad udire l’ululato del mitico lupo che…abbaia alla Mole! Noi molto più semplicemente registriamo quest’ennesima pessima figura di chi s’occupa della materia, incapace d’offrire risposte nella trasparenza doverosa e con l’onestà e la sincerità che sarebbe legittimo pretendere. Federcaccia Piemonte, questo sia subito chiaro, non vuole eradicare il lupo, e nemmeno lo teme, semmai vorrebbe estirpare incompetenti ed incapaci da questa nostra Società, ma ciò è assai più complicato che gestire una specie selvatica! Il lupo, animale magnifico, è giusto possa vivere libero nei luoghi atti ad ospitarlo, regolato nelle sue presenze dall’uomo e dalla sua scienza. Tutto questo lo scriveva già poco prima della sua scomparsa l’amico Riccardo Ferrero, indimenticato Coordinatore Regionale di Ekoclub International, in occasione dell’incidente mortale di Airasca quando un giovane esemplare venne investito su una strada molto trafficata e vicinissima ai centri urbani (51 capi recuperati morti in Provincia di Torino dal 2001, di cui 8 negli ultimi 16 mesi). Parlar di lupi non conviene, ma sarebbe anche ora di farlo seriamente, cominciando a sfatare qualche tabù.


News venatorie Club .410 onlus. Un piccolo calibro per un grande gesto. Il club .410 di Carlo Rizzini ONLUS sono orgogliosi di presentare il loro primo evento benefico nei giorni di sabato e domenica, 20 e 21 giugno 2015.

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l club .410 di Carlo Rizzini ONLUS insieme a tutti i soci delle varie delegazioni del club .410 sparse su tutto il territorio italiano, sono orgogliosi di presentare il loro primo evento benefico nei giorni di sabato e domenica, 20 e 21 giugno 2015. Parliamo di primo evento in assoluto sul territorio italiano nel mondo della caccia e del tiro a volo, per aiutare i meno fortunati. La manifestazione avrà luogo in Umbria, cuore verde dell’Italia, ed organizzata dal club. 410 sez. UMBRIA presso il tiro a volo di Foligno, in località Casco dell’Acqua in provincia di Perugia. Tutta la manifestazione avrà come unico scopo quello di raccogliere fondi per la ONLUS Club .410 di Carlo Rizzini. Il ricavato della manifestazione verrà donato in beneficenza all’Alveare di Santa Rita da Cascia, una struttura che ospita oltre 60 ragazzi dei quali la metà sotto i 12 anni. Questo istituto si prende cura di giovani bambini disagiati, abbandonati dai genitori e bisognosi di assistenza di ogni genere, di cure mediche ed assistenza necessaria per la loro crescita. Queste strutture di accoglienza non hanno nessun aiuto da parte delle autorita’ pubbliche e sopravvivono grazie alla carità ed aiuti da parte di cittadini. Tutti saranno guidati sul campo da tiro da Carlo Rizzini e dai Maestri di tiro

presenti, verrà spiegato da esperti l’uso delle armi e la disciplina del tiro a volo sportivo dalla preparazione a livello fisico, l’allenamento e l’equilibrio che un tiratore raggiunge a livello mentale. A tutti verrà data la possibilità di provare a sparare con un .410, sotto l’attenta supervisione dei nostri Maestri qualificati di tiro. Parallelamente si svolgerà, negli stessi campi da tiro, una gara di tiro al piattello su percorso di caccia in pedana, sarà aperta a tutti tiratori professionisti, cacciatori ed amatori con classifiche distinte e regolamenti F.i.t.a.v. ovviamente ed esclusivamente con il calibro .410. Per chi non possiede un 410, saranno messi a disposizione gratuita dei fucili dalle aziende interessate a partecipare all’evento. L’etica del club .410 di Carlo Rizzini è stata sin dalla sua nascita quella di cercare di rendere più sportivo, etico e performante, il confronto sia con il selvatico a caccia che nel campo da tiro usando il piccolo calibro; ecco questa nostra manifestazione sarà ugualmente una grande sfida cioè quella di mettere nelle mani di bambini italiani, bisognosi ed abbandonati in un ex orfanotrofio, quello di cui hanno bisogno e lo faremo con le mani di gente onesta e pulita come quelle dei cacciatori e tiratori. Carlo Rizzini

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Caccia: Malta, animalisti KO. I cacciatori maltesi e la società civile, sabato 11 aprile, hanno scritto una pagina di storia del proprio paese.

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on Il 51% dei votanti hanno respinto al mittente il referendum che voleva abolire la caccia primaverile a Malta. Senza voler entrare troppo nel merito relativamente al quesito referendario: la caccia primaverile, che in ogni caso assicuriamo viene

eseguita seconto rigidissimi protocolli scientifici e nel rispetto di tutte le regole legali e conservazionistiche, così come stabilito dalla speciale deroga dell’Unione Europea che finora l’ha consentita. È stata una vittoria fondamentale del principio, secondo il quale si può vincere insieme ai non cacciatori spiegando le prorpie ragioni. La campagna referendaria è stata durissima ma, i cacciatori maltesi, sono riusciti a far capire alle donne gli uomini dell’arcipelago del piccolo stato che la caccia non è quella pratica barbara raccontata dagli animalisti e pseudo ecologisti. La lobby anticaccia aveva dalla sua parte la maggior parte delle stampa, ma i cacciatori ed i loro rappresentanti hanno scelto una strategia diversa. Sono andati in mezzo alla gente, a spiegare in comizi, al bar oppure porta a porta quando è stato necessario le proprie tesi senza le falsità demagogiche degli avversari. Così come spesso avviene quando l’informazione è corretta e libera la gente ha potuto scegliere. Ed ha scelto di dire No agli anticaccia. ( 13 aprile 2015 )

Convegno “Beccaccia e ricerca scientifica” Associazione Beccacciai d’Italia organizza 5° Convegno “Beccaccia e ricerca scientifica”. Marzabotto (BO) il 16 maggio 2015.

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n occasione della XI Assemblea Generale dell’Associazione Beccacciai d’Italia, sabato 16 maggio 2015 alle ore 15.00 si terrà il 5° Convegno “Beccaccia e ricerca scientifica” presso il Teatro comunale di Marzabotto (BO). Interverranno Giuseppe Raho, Danes Fluck, Alberto Pellegrini, Paolo Pennacchini, Barbara Amadesi, Marco Tuti, Paolo Pini, Daniele Bugliesi, Paolo Belletti. Moderatore: Italo Bernardini. Si ricorda che l’ingresso è libero a tutti gli appassionati. Per informazioni: Sig. Italo Bernardini email: italobernardini@gmail.com cell. 335/325944.

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News venatorie FITAV: 1° Gran Premio Fossa Olimpica al TAV Acquaviva FITAV: 1° Gran Premio Fossa Olimpica in un weekend di gare al TAV Acquaviva di Cellino Attanasio (TE) ed in altre 27 sedi.

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o scorso fine settimana, ha segnato l’avvio ufficiale della rincorsa ai titoli di Campione Italiano per la specialità della Fossa Olimpica. Una mobilitazione generale che ha coinvolto tutto lo stivale con 28 gare in base alle diverse categorie e qualifiche dei tiratori. La massima serie, ovvero quella formata dai tiratori di Categoria Eccellenza, si sono ritrovati sulle pedane del Tav Acquaviva di Cellino Attanasio (TE) insieme al comparto femminile ed a quello del Settore Giovanile. La portata dell’appuntamento è stata resa in pieno dalle parole del Direttore Tecnico Albano Pera “I Gran Premi Fitav sono tutti importanti. Per me rappresentano un’ottima vetrina per valutare lo stato di forma dei tiratori che fanno già parte delle squadre nazionali e, soprattutto, per conoscere quelli che ancora non sono inseriti nelle rose. Il livello tecnico è sempre altissimo e rappresentano un ottimo banco di prova. Per quanto riguarda i tiratori azzurri, in particolare, non ho ancora definito i componenti delle squadre che partiranno per la 3ª Prova di Coppa del Mondo di Cipro ed i risultati di questo Gran Premio saranno presi in considerazione proprio a questo scopo”. Per la serie cadetta, invece, le sedi di gara sono quattro, ovvero il Tav Santa Lucia di Piave (TV), il Tav Pecetto (AL), il Tav Castelfidardo (AN) ed il Tav Spinella (BR). Per quanto riguarda tutti gli altri, ovvero i tiratori della Seconda e Terza Categoria

e delle Qualifiche Veterani e Master, il percorso di qualificazione per la finale del Campionato Italiano si svilupperà su base regionale, con gare organizzate dalle singole realtà territoriali. Nello scorso weekend le Società coinvolte sono state ventitre. Il numero di partecipanti, 181, ha confermato il trend in crescita per questo appuntamento sportivo (175 atleti nell’edizione 2014), evidenziando il dato maggiore riguardo la categoria eccellenza (115 iscritti rispetto ai 104 della passata edizione). L’oro per la categoria eccellenza è andato a Valerio Grazini (121/125+14), che superato in finale 13 a 11 l’ottimo Giuseppe Gasparretti (122/125+14). Terzo posto per Simone Lorenzo Prosperi (121/125+13+13). Nella categoria Juniores ha vinto Luca Miotto (118/125+12+1), superando in finale (14 a 12) Francesco Idone (120/125+13+12). Il bronzo è andato a Luigi De Milito (116/125+11+12). Giulia Pintor vince l’oro nella categoria Ladies (66/75+13+3) superando nello scontro finale medaglia per 10 a 9 nientemeno che Jessica Rossi (72/75+14). Terza classificata l’atleta delle Fiamme Gialle Silvana Maria Stanco (67/75+13+2+13). Nelle Juniores femminile ha vinto Antonia Ricciardi (62/75+12+2), battendo in finale 11 a 8 la titolata Alessia Iezzi (69/75+12+2). Sul terzo gradino del podio Erica Sessa (69/75+12+1+13). ( 13 aprile 2015 )

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Starne..

Caccia Passione 12

Come e perchè censirle..


Stanziale

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Starne..

Come e perchè censirle.. di Claudia Zedda

Un tempo regine delle pianure coltivate, oggi le starne stanno lentamente scomparendo. E’ possibile fare qualcosa per invertire questa tendenza?

S

tanno scomparendo, e questa non è una novità, eppure sembra che in pochi se ne rendano conto o siano interessati a quella che dovrebbe essere considerata una vera e propria catastrofe. La prima domanda che viene da porsi è perché? Facile. I motivi sono almeno tre. Caccia Passione 14

Desiderano ambienti sani nei quali vivere, e non sempre quelli che possiamo offrirgli lo sono. Sono piuttosto avvelenati dai pesticidi, da sostanze chimiche e dall’inquinamento che distruggono entomofauna, ossia la presenza di tutti quegli insetti che sono nutrimento fondamentale per la salvaguardia della specie.


Stanziale Le macchine e l’industrializzazione hanno stravolto il mondo dell’agricoltura così come lo conoscevamo una quarantina di anni fa. Tutto deve essere a portata di macchina, tutto deve essere semplice da raggiungere e comodo da arare, innaffiare e tagliare. Non c’è più spazio per tutti quei luoghi che erano un tempo luogo di rifugio delle starne: filari d’alberi, siepi, boschetti che erano belli da vedersi ma anche fonte di legna per i contadini e di foraggio per gli animali. L’abbandono progressivo delle campagne e conseguentemente l’aumento dei boschi successivo al boom economico post bellico

sbagliata che potesse venire in mente: con le campagne di ripopolamento. Si è cercato, per dirla facile, di aumentare il numero di galliformi in genere e starne nello specifico, importando esemplari dall’estero e immettendoli nel territorio italiano. In altri casi si è tentato il ripopolamento grazie ad esemplari provenienti da allevamenti, del tutto incapaci di vivere nel mondo naturale. Il risultato è stato drastico per almeno due motivi: la specie italica si è mescolata ad altre creando giovani starne inadatte alla sopravvivenza nei nostri territori, e le starne provenienti da allevamenti, totalmente prive di

ha ridotto sensibilmente tutte quelle specie di selvatici che vivono in stretto contatto con l’uomo e l’agricoltura, in particolare i galliformi e i lagoformi. Favorendo invece l’aumento esponenziale degli ungulati che al contrario trovano nel bosco cibo e rifugio. A questa situazione drastica si è tentato di dare una svolta nella maniera più

istinto anti predatorio sono state razziate in brevissimo temo dai selvatici opportunisti. Galliformi come gli ungulati. Una delle risposte per tentare un’inversione di tendenza potrebbe essere quella trattare i galliformi esattamente come oggi si fa con gli ungulati a cui vengono garantiti piani di prelievo. Questi consentono di abbattere un numero Caccia Passione 15


tale di esemplari che non inciderà sull’intera popolazione, piuttosto ne avvantaggerà la struttura e la sopravvivenza. Esattamente come accade per gli ungulati il punto di partenza dovrebbero essere i censimenti, propedeutici a qualsiasi successiva azione. I censimenti hanno infatti lo scopo di accertare l’eventuale presenza e consistenza di popolazioni sul territorio. I più efficaci nel caso delle starne e dei galliformi sono quelli al canto o durante la fase degli amori quando di formano le coppie. Ecco come funzionano quelli al canto: si procede con l’uso di un registratore subito dopo l’alba; si lanciano i richiami acustici e si prende nota di tutte le eventuali risposte che si ricevono in cambio. Essendo la starna un animale stanziale, il calcolo dei canti in risposta al nostro richiamo ci darà un numero realistico degli esemplari presenti in zona. Lo step successivo si svolge con l’ausilio dei cani da ferma che devono battere l’intero territorio in modo tale che sia semplice stabilire la reale

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densità di animali in determinate location. Tutto tornerebbe a favore della caccia, specie se si ragiona nel lungo termine. Con dei buoni censimenti annuali perlomeno è possibile iniziare a studiare seriamente il problema e provare a verificare se e quando ci sono i margini per un giusto prelievo. Quali rimedi Certamente la questione non è di facile soluzione specialmente in un contesto di economia agricola sempre più meccanizzata ed intensiva. Fortunatamente le nuove politiche comunitarie in agricoltura prevedono degli incentivi anche per lasciare degli spazi incolti, o meglio per i gallinacei, delle colture a perdere. Sicuramente stando le attuali situazioni non bisogna illudersi di poter avere nuovamente un’abbondanza di famiglie di starne su tutto il nostro territorio, tuttavia con una gestione moderna ed oculata è possibile poter ancora cacciare questo uccello straordinario.


Stanziale

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Digiscoping

DIGISCOPING..

Dove, come e quando..

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DIGISCOPING..

Dove, come e quando..

di Riccardo Camusso

“Dopo aver apprezzato la “filosofia” di questa nuova tecnica fotografica, esaminiamo il contesto tecnico-emotivo nel quale il digiscoping può ben dire: “E luce sia!”.

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ercorriamo i nostri abituali sentieri di caccia. Non importa se con o senza carabina. Il fedele binocolo al collo e lo zaino piccolo; ci piace andare leggeri. Indossiamo la vecchia giacca di fustagno, quella che non “canta” se sfregata fra gli alberi: non serve il camouflage estremo. Intorno a noi, lo splendore che la Natura mette in scena, per noi e per tutti, ogni giorno dell’anno. Tutto ci affascina.

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I colori, i fiori, i piccoli uccelli silvani, gli alberi, la foresta e i selvatici veri, che non ignorano cosa sia un recinto; quelli che – oggi più di ieri – popolano le nostre montagne e colline. Alla prima occasione, ci affacciamo discretamente alle radure più ampie. La verità e la bellezza degli animali selvatici in libertà è per noi un richiamo irresistibile, ma, quasi essi sempre, molto, troppo lontani. Non ci


Digiscoping

piace cercare improbabili avvicinamenti, meglio stare fuori scena e affidarci al binocolo. A sera, siamo stanchi, ma felici. In testa rivivono tutte le emozioni della giornata, ma nutriamo la certezza che ritorneremo dove la Natura ci ha, ancora una volta, stupito. Ci rammarichiamo, però, di non aver potuto catturare – per noi stessi, prima di tutto – immagini che restino a lungo nella nostra mente e…nella scheda di memoria di una fotocamera, per sempre. Ritorneremo, quindi, con un’attrezzatura adeguata, che ci permetta di stare fuori scena. Questo sarà il mezzo con cui potremo vivere meglio il nostro Dialogo con la Natura. Purtroppo, neppure i costosi e pesanti tele risolvono il problema: nulla possono con le distanze - che dovremo affrontare. La scelta obbligata, quindi, si chiama: digiscoping. Leggerezza dell’attrezzatura, distanze sconfitte, maneggevolezza, alti valori crepuscolari e grande qualità sono le chiavi del Dialogo. Potremo praticare digiscoping ovunque. Il merlo che frequenta il giardino di casa ha la stessa valenza del maestoso cervo al bramito nella foresta. Il digiscoping è anche libertà di scelta circa i soggetti, i momenti, i luoghi e i tempi, qualunque siano i luoghi e i selvatici che ci emozionino. Mai come nelle reali situazioni (spesso difficili) sul campo, riusciamo ad apprezzare le potenzialità di questa tecnica. Quando, verso sera o all’alba, le tradizionali attrezzature fotografiche cedono le armi per mancanza di luce e diaframmi, il digiscoping si prende la

rivincita riuscendo a “lavorare” almeno un’ora in più. Qualcuno potrà obiettare che un’ora di differenza significa poco: peccato che proprio quell’ora - sia al mattino che al tramonto – è quella di gran lunga preferita dai selvatici, quelli veri. Oltre la soglia dei 60/70 metri (talvolta, anche meno), inoltre, i super-tele, sono disarmati. Molti fotografi rinunciano a scattare se la distanza e le luci non sono ottimali. Il digiscoping, invece, cambia le carte in tavola: il telescopio “vince” le distanze “impossibili”, cogliendo dettagli importanti anche oltre i 200/300 metri. Nessun’altra attrezzatura fotografica può tanto. In chiave tecnica, il fatto di poter fotografare con lunghezze focali (equivalenti) da 1.400 mm. in sù non ha bisogno di commenti. Ogni fotografo, dilettante o professionista, sa cosa ciò significhi. Dal punto di vista economico, infine, il digiscoping offre prestazioni ben maggiori rispetto ai supertele - - non solo in termini di distanza a prezzi di almeno uno zero in meno (in Euro). Ecco come le splendide fotografie di animali in libertà non rappresentino più un traguardo lontano, irraggiungibile, invidiato. Nei prossimi numeri, vedremo in particolare le fotocamere digitali più adatte, ed in particolare le nuove Mirror Less, che si stanno dimostrando straordinarie in digiscoping. Per ora, ci piace ripetere che il poter stare fuori scena regala animali frontali e tranquilli, occhi e nasi umidi, espressioni e comportamenti quotidiani. Non fughe a perdifiato. In digiscoping, oggi, la documentazione si può coniugare con la qualità. E luce sia! Caccia Passione 21


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Ungulati

Primavera..

E’ tempo di caprioli..

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Primavera..

E’ tempo di caprioli.. di Saverio Patrizi

Caccia di selezione: Come ormai da alcuni anni, con l’avvento della caccia di selezione anche nelle regioni del Centro Italia, giugno corrisponde con l’apertura della caccia al folletto rosso.

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urtroppo come spesso accade nel nostro paese i periodi di caccia sono differenti da regione a regione e talvolta anche fra le varie provincie, pertanto non mi dilunCaccia Passione 24

gherò in una serie di date che spesso vengono modificate anche all’ultimo momento, ogni cacciatore s’informerà presso il suo organo gestore. Pensiamo piuttosto alle attrezzature


Ungulati alle modalità di caccia, generalmente l’unica forma consentita è quella da appostamento fisso, una forma che consente abbattimenti precisi e ben ponderati, nonché la possibilità i osservare la natura da una posizione privilegiata, senza interferire sulla vita della selvaggina presente. La prima preoccupazione sarà quella di trovare la posizione migliore per realizzare il nostro appostamento, dovremo considerare innanzitutto la posizione del sole, così da non averlo di fronte nelle ore di caccia. Le prime ore dell’alba e le ultime del tramonto, vi assicuro che appostamenti prolungati con il sole in faccia, specialmente nei mesi estivi, possono essere particolarmente snervanti, anche i venti dominanti sono importanti, spesso in condizioni di bel tempo avremo il vento dalla stessa direzione. Poi bisognerà trovare la

importante, quando possibile, studiare bene la via di avvicinamento all’appostamento, questa dovrà essere il più possibile protetta, l’ideale sarebbe avere la possibilità di approcciarsi in assoluto silenzio e copertura, spesso capita che al nostro arrivo, specialmente la mattina prima dell’alba, che i caprioli siano già sul campo prospiciente. L’appostamento potrà essere a terra o costituito da un’altana, in entrambi i casi dovrà essere ben coperto, comodo e con un appoggio stabile, consiglio di posizionare una tavola orizzontale nella parte frontale, costituirà un ottimo appoggio per la carabina e per tutte le cose che ci portiamo e che abbiamo bisogno di avere sempre a portata di mano, binocolo, lungo, telemetro, macchina fotografica. Quest’ultima consiglio sempre di portarla con se e tenerla

posizione migliore per dominare il territorio, a portata di mano, può capitare di assistere a così da avere il maggior campo visivo possi- scene divertenti o ad incontri con animali inbile, cercando d’individuare le più probabili soliti che ci farà sempre piacere immortalare. “strade” frequentate dalla selvaggina. Molto Caccia Passione 25


L’arma sarà una carabina bolt action o basculante, in calibro piccolo o medio, ritengo che i calibri migliori siano quelli fra i 6 e i 6,5 mm, capisco che molti cacciatori avendo la possibilità di acquistare un solo calibro per più cacce si orientino verso i calibri 7 mm, quali i 7x64 o il 7RM o verso il calibri .30, come il 30.06 e il .308, soluzioni ottime purché si usino palle non troppo distruttive che rovinerebbero le carni in maniera considerevoli. In questo tipo di caccia una funzione fondamentale la svolgono i sistemi ottici, binocoli, cannocchiali lunghi. Il cannocchiale sceglieremo un ottica luminosa che ci permetta di sfruttare anche le condizioni di luce peggiori, pertanto con campana da 50 o 56 mm, e un numero d’ingrandimenti che arrivi almeno ai 12 ingrandimenti, che ci permettono un tiro accurato anche oltre i 200 metri. Il binocolo varierà dai

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8 ai 10 ingrandimenti con ottica da 40 fino a 50 mm, anche in questo caso, nell’appostamento un binocolo potente, quale un 10x50 sarà di sicuro vantaggio, ma al contempo più pesante, mentre un 8x40 è adatto anche alla caccia alla cerca e molto più polivalente. Per ultimo il “lungo” strumento utile, anche se non indispensabile, quando ci troviamo in appostamenti con ampia visuale, spesso con il solo binocolo non sarà possibile valutare le classi di età dei caprioli e l’ausilio di questo strumento sarà particolarmente utile e consentirà maggiori possibilità di successo. A questo punto non mi resta di augurare un forte “in bocca al lupo”!


Ungulati

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Eventi

CACCIA VILLAGE..

La Fiera dedicata all’attività venatoria, alla pesca e al tiro a volo..

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CACCIA VILLAGE..

La Fiera dedicata all’attività venatoria, alla pesca e al tiro a volo..

di Pierfilippo Meloni

CACCIA VILLAGE TORNA A UMBRIA FIERE DAL 15 AL 17 MAGGIO CON TANTE NOVITA’ PER GLI APPASSIONATI DI CACCIA, PESCA E TIRO A VOLO

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a più grande fiera del centro Italia dedicata all’attività venatoria, alla pesca e al tiro a volo si prepara ad aprire i battenti con numeri da capogiro: 24mila metri quadrati di esposizione, 300 espositori e 35mila visitatori in tre giorni nell’edizione 2014. Numerose anche le novità che gli appassionati potranno scoprire al Caccia Village, sia tra le attività in programma che negli stand degli espositori Al via, per il terzo anno consecutivo a Umbria Fiere di Bastia Umbra alla porte di Perugia, Caccia Village, la più importante manifestazione del Centro Italia dedicata interamente a Caccia, Pesca e Tiro al Volo. Organizzato da FieraShow, con il patrocinio della Regione dell’Umbria, la mostra mercato è in calendario dal 15 al 17 maggio prossimo e si terrà su oltre 17500 metri quadrati coperti e circa 7000 all’aperto, nei

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Eventi quali i 300 espositori presenteranno al pubblico le più importanti novità per il settore. Dall’abbigliamento tecnico alle armi e munizioni, dalle attrezzature e accessori, anche da collezione, fino al turismo venatorio ed alle tematiche tecnico scientifiche, sviluppate con interessanti focus: tutto si potrà conoscere, approfondire e toccare con mano al Caccia Village. Del resto, l’attività venatoria è una delle passioni più radicate nelle regioni del Centro Italia, non più appannaggio degli uomini, ma di recente sempre più in voga anche tra il gentil sesso ed è anche una delle tematiche che più richiama l’attenzione politica delle istituzioni per la regolamentazione e il controllo. Oltre alla Caccia, comunque, non mancheranno gli spazi dedicati alla Pesca nelle sue molteplici specialità, quali Carp-Fishing, Spinning, Rock Fishing, Spinning Bass e Pesca con la mosca, al Tiro al Volo, al Tiro a segno e al Tiro di campagna, in collabora-

zione con la Federazione Italiana Tiro a volo. “Quest’anno Caccia Village sarà rinnovato nella logistica e nel programma per rispondere ancora meglio alle esigenze di visitatori ed espositori – spiega Riccardo Ceccarelli, Responsabile Culturale della manifestazione - perché le tematiche da affrontare, le novità di mercato, le esigenze del comparto sono tantissime e sempre differenti. Nel 2014, abbiamo avuto circa 35mila presenze in tre giorni e 300 espositori. Nel 2015, il nostro obiettivo è di crescere ancora e di offrire agli operatori e al pubblico un’opportunità unica di conoscenza e di incontro”. Appuntamento, dunque, Caccia Village di Umbria Fiere, dal 15 al 17 maggio 2015. Per ulteriori informazioni sulle attività in programma, le modalità di partecipazione e tutti gli aggiornamenti dettagliati: www.cacciavillage.it

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UCCELLI..

Comunicare attraverso

il canto.. di Kalaris

Cantano Cantano e a noi sembra lo facciano per dilettarci. Invece no. Il canto degli uccelli è una complicatissima forma di comunicazione che gli uccelli apprendono fin dal primo giorno di vita. Esistono diversi linguaggi, personalizzazioni e perfino dialetti.

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antare per gli uccelli è una cosa seria. Lo fanno per moltissimi motivi diversi e la fase di apprendimento è lunga, impegnativa e complicata. Ciascuna specie possiede le proprie particolarità e specie sorelle che abitano angoli della terra diversi sviluppano linguaggi simili ma non identici. Potremo dire che parlano dialetti diversi: questa diversità è in relazione alla difformità degli ambienti che li circondano. Quando qualsiasi uccello canta pronuncia una frase dal significato ben preciso, normalmente la ripete con costanza fintanto che il suo richiamo non è stato ascoltato. In alcuni casi il canto all’orecchio umano risulta armonioso, in altri piuttosto fastidioso. Lezioni di canto Solo oggi, grazie alle moderne tecnologie delle quali disponiamo, siamo in grado di studiare più da vicino il canto degli uccelli. E’ ri-

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Ornitologia sultato che un medesimo soggetto sia in grado di cantare in una infinità di modi differenti. Il canto cambia in base all’ora della giornata, in base alla stagione, in base al luogo nel quale si trova e al risultato che vuole ottenere. Per questo apprendere l’arte del canto per gli uccelli è una cosa piuttosto importante: è uno strumento di sopravvivenza. Lo fanno fin da giovanissimi e l’apprendimento si divide in quattro fasi: • silenziosa: le prime due fasi sono dette silenziose. Gli uccelli ascoltano i propri genitori e gli adulti cantare e assimilano la tecnica. La prima fase di ascolto e di assimilazione della struttura del canto va dalla nascita fino ai dodici mesi. La seconda fase invece dura circa otto mesi durante i quali gli uccelli apprendono le sillabe che formeranno le frasi; • ascolto del proprio canto: assimilata la tecnica si cimentano loro stessi nel canto e iniziano ad ascoltarsi. Durante questa fase è probabile che mettano a confronto quel che sono in grado di fare con quello che ascoltano ogni giorno dagli “adulti”, migliorandosi giorno dopo giorno; • personalizzazione: questa è l’ultima fase, durante la quale l’uccello è padrone del canto e inizia la con la fase di personalizzazione. Perché gli uccelli cantano Fra gli uccelli il canto è una questione maschile. Sono rarissime le specie nelle quali a cantare è la femmina che il più delle volte si accontenta di ascoltare o risponde con piccole frasi piuttosto significative. I motivi per cui il canto è tanto importante per gli uccelli sono numerosi: • arriva lontano. Il canto è un tratto che non passa certo inosservato. Diversamente dai segnali visivi, il canto raggiunge distanze notevoli, e si tratta di uno strumento di comunicazione utilissimo anche durante la notte, quando gli occhi sono messi fuori uso. Ovviamente esistono le eccezioni che confermano la regola. Prendi ad esempio il rigogolo, le cui piume sono un vero e proprio tripudio di giallo. Se lo hai mai sentito cantare di certo non lo puoi dimenticare. La natura probabilmente lo

ha dotato di una certa predisposizione al canto e di un piumaggio bellissimo perché il suo habitat quello del sottobosco: per farsi notare avrà necessità dell’una e dell’altra attitudine; • segnale d’allarme. Gli uccelli sono soliti utilizzare il canto per avvisare i compagni di un potenziale pericolo. In base alla gravità del pericolo varierà il canto e la rapidità della fuga; • uniti durante il viaggio. Non è raro che si utilizzi il canto per rimanere uniti durante le migrazioni. Le anatre o le oche ad esempio non fanno altro che chiamarsi in continuazione per non perdersi di vista; • la ricerca di cibo. Alcune specie sono solite cantare per mostrare ai più piccoli la presenza di cibo. Lo fanno ad esempio i picchi che cantando richiamano l’attenzione dei nuovi nati; • la ricerca di una compagna. Si potrebbe dire che, nonostante tutte le motivazioni precedentemente citate, gli uccelli cantino soprattutto per trovare la compagna. Il canto è infatti principalmente una questione sessuale. Non è un caso che a cantare siano quasi esclusivamente i maschi ai quali è accollato l’onere di trovare la partner giusta per la riproduzione. Canto e riproduzione Non sono solo gli uccelli a cantare per catturare l’attenzione delle compagne. Lo fanno ad esempio moltissimi ungulati come il cervo che con il suo bramito scuote le montagne. Non è un caso che proprio durante il periodo della riproduzione qualsiasi volatile allarghi esponenzialmente il proprio repertorio vocale. L’obiettivo è quello di attirare l’attenzione e conquistare. Di norma una volta avvenuto l’accoppiamento il maschio mette da parte il canto. Le specie che continuano a cantare anche dopo la creazione della coppia smettono immediatamente dopo la deposizione delle uova. Il motivo è piuttosto semplice: il canto li rende facilmente individuabili da eventuali predatori e in quel momento preciso è bene passare inosservati

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Caccia all’Estero

Tortore d’estate..

Sognando le africane di passo..

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Tortore d’estate..

Sognando le africane di passo..

di Claudia Zedda

Se penso alle tortore mi viene in mente quando molto tempo fa era possibile anche a casa mia cacciarle sia in primavera che in estate. Oggi le cose sono cambiate, tanto che delle volte ho difficoltà a capire come questo sia successo. Come ogni cacciatore sono però costretto a prenderne atto e a inseguire (fortuna che ho la possibilità e il tempo per farlo) la mia passione.

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a mia passione sono le tortore, l’avrai capito, e per inseguire il mio sogno, ora che sono in pensione e ho qualche soldino da parte, mi capita spesso di partire. Sono quel che comunemente si dice un cacciatore migratorista perché la passione per la caccia la ho nel DNA e certe passioni non puoi che inseguirle. La mia esperienza mi dice che le tortore oggi, durante la bella stagione si nascondono principalmente nei paesi dell’Est Europeo per Caccia Passione 36

almeno due motivi: per via dei girasoli che lì vengono coltivati per centinaia di chilometri e per via dell’ambiente incontaminato e sano. Per questo io, Ugo e Tancredi che poi lo chiamiamo tutti Tanchy, ci diamo appuntamento ogni anno ad Apatin una piccola cittadina della Serbia che non solo è graziosa ma pure ospitale. La regione è ben nota ai cacciatori: si tratta della Vojvodina e tutti arriviamo come possiamo, chi in ae-


Caccia all’Estero

reo, chi in treno, chi in macchina. Quel che conta è che quella piccola città sul Danubio ogni anno diventa il nostro luogo d’incontro. Tutti e tre la amiamo: non solo ci promette grandi cose venatorie, ma abbiamo scoperto fin da subito che ad Apatin si produce della birra eccezionale e noi ogni anno ne testiamo la qualità. In loco ci aspetta Paul, che organizza tutte le faccende burocratiche alle quali noi non saremmo in grado di badare. Saranno vent’anni che organizza i nostri incontri di caccia e oramai, puoi ben immaginarlo, siamo diventati amici. Con il suo lavoro ci sa fare: laureato in medicina per dovere ad un certo punto è impazzito e ha abbandonato tutto. Oggi gestisce venti riserve di caccia e quando vai a trovarlo ti fa sentire sempre il cacciatore che hai sempre desiderato essere. L’incontro ogni anno è fissato per i primi di agosto, immediatamente dopo l’apertura della caccia che prosegue fino a febbraio con la stanziale alle lepri e fagiani e alle anatre e oche mi-

gratrici. Noi invece ci prenotiamo come al solito per tortore e quando capita anche quaglie. Le nostre amiche arrivano nella provincia di Banat in primavera fra aprile e maggio ma Paul ogni anno è sempre più convinto che molte stiano diventando stabili. D’altronde l’habitat non è niente male: ci sono boschi di acacie, acqua quanta ne vuoi, girasoli a perdita d’occhio e pochissimo inquinamento. Ad agosto poco prima del magico trio pugliese arrivano anche nuove tortore: queste provengono da nord e presto si rimettono. Devono volare fino al continente africano dove si fermeranno per l’inverno. Cacciare immersi nei girasoli è una cosa speciale: la levataccia si fa sempre sentire, ma l’entusiasmo ha la meglio. Durante l’ultimo viaggio ricordo d’essere stato posizionato, quasi contro voglia al centro del campo, nascosto tra una vegetazione alta e fitta. I girasoli erano torreggianti, la visuale lasciava un po’ a desiderare ma dovevo piazzare il gioco delle Caccia Passione 37


tortore e non mi sono voluto lasciar prendere dalla desolazione. In più avevo con me il nuovo gioco, quello che mi era stato confezionato da un artigiano sardo, non solo bello, ma piuttosto funzionale. Tempo di posizionarlo e le tortore iniziarono ad arrivare, prendendo posto sui girasoli con tronchi grossi e ingialliti. Arrivavano in gruppetti e tutti si posizionavano poco distanti da quel capanno improvvisato che avevo predisposto: le potevo quasi toccare ma inizialmente rimasi ad ammirarle. Sono creature sorprendenti, eleganti e belle. Ora che ci ripenso mi sento un cretino. Dopo qualche minuto di via vai ho pensato di spostare gli stampi per avere più respiro ma proprio in quel momento gli uccelli sono spari-

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ti, tutti e tutti assieme. Ho dovuto aspettare pazientemente tutta la mattina, ma l’attesa è stata premiata. Intorno alle 11,30 il passo è ripreso in maniera discreta. Ho pensato che le tortore fossero andate a bere, a riposarsi e ora erano pronte per il nuovo pasto. Le mie cartucce rigorosamente italiane hanno fatto la differenza, e nonostante fossi al limite del tiro ho potuto portare a casa ottimi risultati e un carniere niente male. La fase di recupero mi spaventava un po’: quello più che un campo di girasoli sembrava una giungla, ma a grande sorpresa i problemi sono stati meno di quel che credessi. Il terreno era piuttosto pulito e raccogliere le tortore cadute è stato semplice e veloce. Meglio visto


Caccia all’Estero che odio abbandonare gli animali che caccio. In macchina, durante il rientro a casa, come al solito si è riso e discusso: non tutti i carnieri erano abbondanti e le teorie si sprecavano. Il bello è che se ne è parlato fino a cena e solo una buona birra è stata in grado di metterci tutti d’accordo. Ora sono in fermento: proprio l’altra settimana abbiamo prenotato il nostro viaggio estivo e non mi resta che contare i giorni.

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Cani da caccia

L’importanza dell’allenamento

primaverile ed estivo..

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L’importanza dell’allenamento

primaverile ed estivo..

di Giovanni Di Maio

Molti cacciatori, a stagione venatoria chiusa, tendono a far riposare il proprio cane probabilmente un po’ troppo rischiando così non solo di farlo impigrire eccessivamente ma anche di fargli perdere gli stimoli.

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obbiamo ricordare che il nostro cane non è un semplice strumento come il nostro fucile, che possiamo pulire e mettere da parte a fine stagione per poi riprenderlo ugualmente efficiente alla successiva riapertura. Tenere in allenamento i nostri cani da caccia in modo costante è di fondamentale importanza soprattutto durante il periodo di chiusura della stagione venatoria. E’ bene entrare nell’ottica che Caccia Passione 42

il nostro cane è paragonabile ad un atleta e come tale ha bisogno di continui stimoli e costante allenamento per tenersi in forma e per evitare che il tempo speso nell’addestramento venga sprecato. Purtroppo si tratta di un errore abbastanza comune tra i cacciatori che spesso, alla chiusura della stagione, vuoi per disattenzione, vuoi per mancanza di tempo o per altre cause, non portano fuori il proprio cane da caccia per


Cani da caccia tenerlo anche solo minimamente in movimento. Si preferisce il più delle volte, invece, farlo uscire solo qualche giorno prima della riapertura della caccia tanto per rinfrescare l’allenamento o addirittura per addestrarlo in tempi ristrettissimi; il risultato però è spesso poco soddisfacente in quanto così facendo potremmo ritrovarci un cane stanco, che si affatica facilmente e che altrettanto facilmente si distrae perdendo interesse per la caccia. Inutile poi adirarsi con il cane se dopo poco tempo di attività sul campo tende a fermarsi per riposare. Vediamo invece come dovrebbe comportarsi un cacciatore che voglia tenere il proprio cane in perfetta forma ed efficienza sul campo di caccia.

nersi allenato ed in perfetta forma, pronto per l’apertura della caccia. In questo modo non solo il fisico si manterrà allenato ma anche il benessere psichico del cane ne avrà beneficio; inoltre durante le giornate di allenamento avremo la possibilità di esaminare bene il nostro compagno di caccia notando eventuali patologie o difetti che ne potrebbero limitare le capacità e, qualora possibile, tentare di correggerle prima dell’apertura della stagione. Nel momento in cui decidiamo di portare il nostro cane fuori per una giornata di allenamento nel periodo estivo o tardo primaverile sarebbe meglio evitargli una prolungata esposizione al sole cocente in modo da non correre il pericolo del colpo di calore. Gli orari migliori per il cane, ma

Innanzitutto sarebbe bene individuare le Z.A.C., Zone di Addestramento Cani più vicine o facilmente raggiungibili oppure dei quagliodromi, qualora ve ne fossero nei paraggi; in questi spazi appositamente dedicati il cane avrà la possibilità di allenarsi nella caccia senza alcun problema. Il nostro amico a quattro zampe potrà correre a piacimento soddisfacendo così la propria voglia di libertà ed allo stesso tempo mante-

anche per il proprietario, sono ovviamente quelli del primo mattino o del tardo pomeriggio. Nel caso di lunghi periodi di fermo per il cane, sarebbe meglio non strafare e riprendere l’attività fisica gradualmente senza far sforzare troppo il nostro amico. Non dimentichiamo infine che anche il migliore allenamento può essere vanificato se l’alimentazione del cane non è adeguata e rivelarsi con il tempo dannosa per la sua salute. Caccia Passione 43


Per evitare ciò sarebbe opportuno seguire poche semplici regole alimentari, prima fra tutte l’acqua: soprattutto nel periodo primaverile ed estivo al cane non dovrà mai mancare dell’acqua fresca, specialmente se sottoponiamo il cane a periodi di attività fisica. A seguire, ovviamente, di grande importanza è il cibo che somministriamo al nostro amico: il tipo di dieta dovrà essere più leggera e fresca nei periodi caldi. L’alimentazione del cane, come per gli esseri umani, è fondamentale per conservare una buona forma fisica; fare attenzione alle giuste proporzioni di cibo degli alimenti, può aiutare non solo la qualità di vita dell’animale, ma può al tempo stesso aumentare la vita media dello stesso. Il cane ha bisogno di proteine, zuccheri, grassi, vitamine e minerali. In un pasto giornaliero è sufficiente somministrarne una dose di cibo che contenga almeno il 20% di proteine.

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Cani da caccia

Anche gli zuccheri sono importanti, ma non tutti vengono assimilati con facilità dall’animale che in genere tollera glucosio e saccarosio ma ha difficoltà nel metabolizzare il lattosio. L’apporto di zuccheri è importante sia come fonte d’energia, sia come regolatore dell’attività della flora batterica. Per quanto riguarda i grassi, sono ammessi nella dieta del nostro cane ma nella giusta misura; questi non devono infatti superare il 10% nel pasto giornaliero: gli eccessi portano ad un

aumento di peso ed anche ad una maggiore predisposizione alla malattia ed alla vecchiaia precoce. Fondamentali infine sono le vitamine ed i minerali che troviamo presenti in diversa quantità in tutti gli alimenti. Meglio quindi non esitare, approfittate dei momenti liberi, prendete il vostro cane e portatelo fuori tenendolo in allenamento per farlo arrivare all’apertura di stagione in perfetta forma e con lo spirito giusto! Caccia Passione 45


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Fucili canna liscia

Franchi Feeling Sporting Sovrapposto specifico da divertimento

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Franchi Feeling Sporting Sovrapposto specifico da divertimento

La linea dei sovrapposti Feeling si arricchisce di nuovi modelli e troviamo attuale e interessante lo Sporting dedicato a una disciplina agonistica che annovera un numero sempre crescente di appassionati.

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a famiglia Feeling di Franchi nasce circa due anni fa con i sovrapposti nei piccoli calibri 28/70 e .410 Mg. proponendo un’interessante opzione per la bascula realizzata, a scelta del cliente, in Ergal o in acciaio. La compagine si allarga e ora troviamo gli altri calibri usuali per la caccia come il 12/76 e il 20/76 con il nome di Feeling Select e una serie particolare denominata Sporting, specifica per il tipo di competizioni che vanno comunemente sotto questo nome. Per la verità ci sono due distinte possibilità e da noi si pratica molto il Compak Sporting per cui si spara da

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di Emanuele Tabasso

pedana utilizzando impianti da tiro a volo con apposite macchine lanciapiattelli che simulano volo o corsa dei selvatici; più costoso l’impianto, ma di effetto più realistico, lo Sporting vero e proprio ottenuto dall’installazione delle apparecchiature lanciapiattelli lungo un percorso all’aperto, dove soltanto i vari segnali di sosta per lo sparo ricordano che si sparerà a un piattello e non a un selvatico. Sta di fatto che le due pratiche hanno fatto proseliti e la compagine a livello nazionale si presenta in numero sempre maggiore: non pochi cacciatori traggono utili benefici di allenamento per l’azione


Fucili canna liscia

venatoria e altri impiegano il fucile specifico per caccie in cui le caratteristiche precipue dell’arma sono in sintonia con le esigenze di tiri lunghi e cariche sostanziose, acquatici o colombacci solo per citare le due più note. Vediamo nei dettagli com’è concepito questo nuovo Franchi: la destinazione d’uso impone la bascula in acciaio che concentra fra le mani la massa maggiore determinando stabilità al tiro e facilità di brandeggio, concorrendo a quel peso complessivo di circa 3,5 kg che stempera l’effetto del rinculo. Parimenti viene offerto il solo calibro 12/76 e le canne da 71 o 76 cm, forate a 18,3-18,5 mm, previste per gli stroz-

zatori da 7 cm, intercambiabili e con la comoda ghiera zigrinata esterna di avvitamento: il ventaglio copre da 1 a 5 stelle con le prime due adatte solo ai pallini di piombo mentre le altre sono qualificate per l’acciaio. Capita a volte di trovarsi a sparare con tali vincoli e il fabbricante ci ha pensato per tempo unendo già la funzione a un più che probabile impiego venatorio. La struttura vede la bascula macchinata da impianto CNC di ultima generazione, con il giro cerniera su cui insiste il testacroce dell’asta per un corretto tiraggio (frizione adeguata perché il fucile non sia troppo lasco né troppo duro nel basculaggio delle canne), poi si osservano Caccia Passione 49


i semiperni con zoccolini integrali di rinforzo, gli incavi sagomati per l’estrazione primaria, la faccia con i fori dei percussori e il nottolino a molla per lo svincolo della chiave a fucile scomposto. Il complemento meccanico sta nel monobloc di culatta, in cui sono inserite le canne, saldate a Castolin: si individuano gli orecchioni, a livello della mezzeria della canna inferiore, su cui si incavalcano i semiperni, i gambi degli estrattori dotati di meccanismo a molla interno per l’espulsione automatica dei bossoli spenti, della piastrina verticale di guida e di quella inclinata di sgancio comandata da un rilievo delle aste di armamento scorrevoli sul fondo della bascula stessa. In esterno si apprezzano le linee asciutte, funzionali e Caccia Passione 50

personalizzate, la finitura nera con la parola Sporting dorata, la bindella sopraelevata e opacizzata da 10 mm, il mirino in fibra ottica rossa e le bindelline laterali anch’esse ventilate. Il calcio in noce con impugnatura a pistola è predisposto con pieghe 55/35 contro i valori di 57/36 degli esemplari prettamente da caccia; l’astina è studiata per l’impiego specifico mentre gli scatti sono tarati a 2,1 e 2,4 kg. Lo zigrino medio fine ottenuto a laser assicura una presa confortevole e sicura in ogni condizione. Un effetto particolare sui probabili acquirenti è affidato alla garanzia: ben 7 anni a dimostrazione di quanto alla Franchi si creda sulla bontà del proprio lavoro.


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Fucili canna rigata

Savage Mod. 11 Scout.. Svelata in calibro .308 Win.

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Savage Mod. 11 Scout.. Svelata in calibro .308 Win.

di Costantino Ramolfi

Al Bignami Day dello scorso marzo si è potuto osservare un nuovo modello della Savage denominato Scout dotato di alcune caratteristiche funzionali al porto e all’impiego in condizioni disagiate e dove la prontezza di tiro a breve distanza si rivela essenziale

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ssicurandosi la distribuzione in Italia della statunitense Savage la Bignami di Ora ha posto in essere una probabile conquista di spazi di mercato di buona ampiezza e appannaggio di conoscitori della tecnica e del valore del soldo. Le soluzioni ideate

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negli Anni 50 da Nicholas Brewer fanno ancora testo e consentono di produrre, a costi decisamente concorrenziali, fucili in cui robustezza, funzionalità e precisione vanno di pari passo. Il più recente modello presentato si chiama Scout e fin dal primo impatto mostra caratte-


Fucili canna rigata

ristiche particolari per un impiego specifico come il nome già indica. E’ il fucile per un uso senza troppi riguardi, designato a un impiego in terreni e situazioni disagevoli, dove la prontezza e le capacità di fuoco, la maneggevolezza, la riduzione del rinculo e le mire metalliche si pongono alla base delle soluzioni adottate. Castello, otturatore e canna La produzione della Casa prevede due dimensioni di azione, Long e Short, per sistemare in maniera conveniente le due serie di cartucce che negli Stati Uniti fanno capo al .30-06 Sprg. e al .308 Win. così che questo modello, camerato solo per quest’ultima cartuccia, avrà il tipo corto a cui si associano minor peso, seppur di non molti grammi, e una maggiore rigidità. La struttura parte da un cilindro di acciaio legato lavorato di fresa: leggermente maggiorate rispetto alla norma le dimensioni di anello e ponte, con il fianco destro più alto del solito paragone portato dalla meccanica del K 98 così da offrire maggior robustezza e una superficie più ampia per lo scorrimento dell’ot-

turatore; ampia in questo modello la finestra di espulsione mentre risulta ristretta la feritoia d’inserimento del caricatore grazie alla struttura bifilare, ma con presentazione unica della cartuccia. L’otturatore è composto dal cilindro di base su cui anteriormente si inserisce una prima coppia di alette separata da una rondella di rasamento, su questa si innesta la seconda coppia di alette tramite un perno supporto su cui un traversino tondo inserito nel cilindro lavora con un gioco di incastri cui dà man forte anche la sagomatura del percussore. Le alette arretrate sono fisse e fungono da guide di scorrimento mentre la testina con la coppia avanzata di alette rotanti realizza la chiusura nelle mortise ricavate nell’anello: si nota la faccia ribassata a supporto del fondello cartuccia, il foro del percussore, il nottolino elastico di espulsione e l’unghia dell’estrattore incassata ortogonalmente nell’aletta destra e registrata da una molla filo con sferetta di spinta. Inconsueta e razionale anche la parte posteriore: si osservano un tubetto calettato sul cilindro con un bottone tondo che funge da Caccia Passione 55


nocca di armamento, il manubrio con base arrotondata e un inserto sagomato che occlude lo spazio fra la base stessa e il profilo apicale del ponte, il codolo del percussore che fuoriesce dalla base, dando avviso di meccanica armata. La codetta del castello è un pezzo a sé stante su cui è montato il tasto della sicura a due posizioni: blocca scatto e percussore lasciando libero il manubrio per estrarre con tranquillità la cartuccia camerata. Da ultimo si nota il cursore di svincolo dell’otturatore posto nel rebbio anteriore della guardia. La canna e i particolari La canna rotomartellata si rivela di misura molto contenuta con i suoi 51 cm (20”), privilegiando peso e soprattutto maneggevolezza anche se un po’ a scapito delle prestazioni velocitarie che, in questa tipologia di fucile, non sono certo all’apice dei desideri dell’utilizzatore. In volata è montato un robusto freno di bocca/spegnifiamma e poco arretrata, calzata sulla canna, troviamo la base tubolare del mirino a prisma provvista di due ampie alette protettive. Il fissaggio canna castello è un’altra peculiarità della Savage: la canna reca in culatta una lunga filettatura che serve in parte alla giunzione con l’anello regolando lo spazio di testa, poi si inserisce la piastra sagomata che funge da prisma di scarico delle forze, da ultimo si avviCaccia Passione 56


Fucili canna rigata ta sulla parte restante di filettatura un dado rotondo che provvede a serrare tutto il complesso. La tacca di mira è sostituita da una pregevole diottra di contenute dimensioni, accurata fattura e regolazioni nei due sensi: montata su una base a coda di rondine avvitata al ponte consente tiri rapidi con buona mira. Non manca tuttavia la slitta tipo Picatinny per eventuali altre soluzioni con ottiche. Lo scatto è del tipo Accutrigger™ regolabile e con lamina inserita nel grilletto che funge da sicura impedendo l’arretramento del grilletto stesso se non viene premuta a fondo: si può così mantenere a pesi ridotti lo sgancio effettivo senza correre rischi. Il caricatore staccabile viene realizzato in spessa lamiera imbutita e verniciata e poi incassato in uno zoccolo di supporto in polimero: contiene 10 cartucce su due file, ma con presentazione unica.

La calciatura e le conclusioni La calciatura in pezzo unico di materiale sintetico color sabbia viene ricavata per stampaggio, comprese le profonde zigrinature nei punti di presa. La linea diritta consente la messa in mira molto rapida del bersaglio e l’appoggia guancia, regolabile su sei posizioni, permette di ottimizzare la postura dell’occhio. Comoda la pistola arcuata che ben si adatta a mani di varie dimensioni e pratico si rivela lo spesso calciolo in gomma morbida per smorzare il rinculo e fungere da appoggio a terra. Un fucile non proprio convenzionale, specifico per usi ad ampio raggio e non solo per la nostra abituale caccia di selezione alla cerca o alla posta: un pronto impiego decisamente funzionale ad esempio per i recuperi dove la somma di qualità avrà modo di ben figurare in ogni occasione.

Scheda tecnica:

Costruttore: Savage Arms Inc. – Westfield (Mass. U.S.A.) – sede legale 118 Mountain Road – USA Suffield (Conn) – www.savagearms.com – info@savagearms.com Importatore: Bignami spa, via Lahn 1, 39040 Ora (BZ) – tel. 0471/803000 – fax. 0471/810899 – www.bignami.it – email@bignami.it Modello: 11 Scout Tipo: fucile a canna rigata a ripetizione ordinaria Calibro: .308 Winchester Funzionamento: otturatore girevole scorrevole Castello: blocco in acciaio fresato Otturatore: a due alette anteriori con testa riportata e spinata Canna: lunga 51 cm (20”) con 6 righe destrorse, passo 1/10”, rotomartellata Percussore: lanciato, interno all’otturatore, con molla elicoidale Alimentazione: caricatore staccabile bifilare da 10 cartucce con presentazione unica Congegno di scatto: sistema Accutrigger™ regolabile fra 170 e 2725 g con grilletto singolo e lamina interna in funzione di ulteriore sicura e di precarico sullo scatto Estrattore: a unghia con movimento ortogonale su coulisse Espulsore: bottone a molla nella testa dell’otturatore Linea di mira: mire metalliche con diottra regolabile nei due sensi e mirino a prisma Ottica: assente ma montata una slitta tipo Picatinny per diverse soluzioni Sicurezza: a due posizioni con tasto rigato nella coda del castello Calciatura: in pezzo unico di sintetico, calciolo in gomma morbida - impugnatura a pistola e fusto sottocanna arrotondato Finiture: meccanica con brunitura opaca Lunghezza: 102,8 cm (40,5”) Peso: 3,300 g – (7,25 lbs) circa senza ottica Prezzo: a precisare Caccia Passione 57


Fiocchi GFL 16..

la tradizione nella sua forma migliore..

La grande azienda italiana propone cartucce a pallini per ogni necessità, quindi con tutte le innovative sofisticazioni oggi così ricercate, ma c’è pure qualche cacciatore in vena di romantiche certezze sul bel calibro 16

U

n tempo era la consolidata scelta dei cacciatori di lepri e starne, la selvaggina nobile che abitava le nostre colline e a cui un serio emulatore delle gesta di Diana poteva sparare senza tema di svilirsi: parliamo del calibro 16 e quasi ovviamente camerato in una doppietta a canne affiancate, piuttosto leggera, snella e filante con quel-

Caccia Passione 58

di Emanuele Tabasso

la seria eleganza, appropriata per l’impiego cui venir dedicata. La differenza con il calibro appena superiore, il 12 certamente, era avvertibile in molti fattori a principiare dal peso del fucile, ponendo in sintonia i parametri di base, dal rinculo al costo delle munizioni dove quei pochi grammi di polvere e di pallini in meno contavano qualcosa che,


Munizioni alla fine di una stagione venatoria, assommavano a un’entità non trascurabile. Erano tempi in cui i ragazzi contadini badavano le bovine al pascolo con un occhio all’abbecedario e l’altro al monticello di terra che si andava formando, segno inequivocabile che sotto c’era la preda: un colpo di zappa dato con destrezza e così catturavano le talpe per venderne poi la pelle. Non andiamo indietro di secoli, è sufficiente arrivare all’ultimo dopoguerra, né in terre remote e povere perché la nostra esperienza di questi accadimenti si fonda a 15 km da Torino. Sono cose che ripensate oggi muovono a varie considerazioni, alcune paiono bellissime, ma è senz’altro perché ci riportano a un’età infantile dove quasi tutto è vissuto con gioia ed entusiasmo:

mettiamo con queste anche la riscoperta del calibro andato per tanti anni in desuetudine e ora ricomparso per strane alchimie della mente, per provare qualcosa di mai provato, per appagare la sensazione di un fucile appena entrato in rastrelliera, sovente un usato di quegli anni cui abbiamo accennato poco sopra. Ultimo, ma non da ultimo, un riacquistato senso della misura nelle cose. Per noi è successo così e oggi una buona doppietta Beretta in tale calibro e del 1956 offre soddisfazioni quando si tratta di compiere un giro in riserva con gli amici fidati. Dovendoci misurare con le starne e disponendo già di cartucce con pallini del 5 e del 6 abbiamo preferito reperire degli 8 e l’armiere, conoscendo un nostro

Caccia Passione 59


certo modo di pensare, ci ha subito proposto la classicità più totale: Fiocchi del tipo GFL con pallini di tale numerazione. Quando usiamo calibro inferiori al 12 solitamente curiamo che le grammature di carica stiano nella misura codificata ancora dagli inglesi nei tempi d’oro, ci concediamo delle licenze un po’ fuori serie con il calibro 20 e con il 28, ma con il 16 ci piace proprio quel magico numero 28, l’oncia che ha sempre qualificato la carica di tale cartuccia: questa Fiocchi è proprio così con il bossolo da 70 mm e il fondello da 16 mm tanto che si potrebbe definire, in tempi di cartuccioni ipertrofici, come aurea mediocritas sottinteso che tale appellativo suoCaccia Passione 60

ni come un vanto e un apprezzamento. La confezione si presenta nelle usuali scatole di cartone da 25 pezzi, in alternativa scatola da 250, con tinta a striature beige e marrone, marchio aziendale, peso della carica ben in evidenza e sigla identificativa della tipologia che campeggia al centro delle indicazioni; sul fondo i dati numerici che abbiamo appena riportato e la confortante scritta Made in Italy; l’indicazione dei pallini è ben leggibile, posta nella finestrella bianca sulla sinistra del coperchio. Descrivere le cartucce della Fiocchi è un po’ come stendere l’esegesi del pane fresco: l’azienda ci ha abituati bene e anche qui ogni particolare è perfetto, come l’ottone del bossolo senza difformità di


Munizioni

aspetto, il collarino uniforme, l’innesco del tipo SUR 616 perfettamente inserito nella tasca, il tubo in plastica rossa anch’esso ben formato così come le pliche della chiusura termosaldata. Le scritte sono ben visibili, soprattutto quella riferita alla numerazione dei pallini, fatto che i meno giovani apprezzano perché non sempre la luce è ottimale e la vista pure. I dati riportati dalla Casa indicano in 395 m/sec la velocità alla volata e in 650 Bar la pressione; sono disponibili pallini dal 4 al 9 (numerazione italiana). Nelle indicazioni venatorie per i pallini del n. 8 si osservano i seguenti selvatici: tortora, beccaccia, beccaccino, gallinella, quaglia e coniglio, cui aggiungiamo noi anche starne e rosse,

ovviamente sotto ferma del cane e predisponendo in seconda canna un 7 o un 6. Nonostante la buona velocità impressa alla colonna dei piombi il rinculo non si fa sentire anche con un fucile più leggero degli ortodossi 2,8 kg, quindi all’occorrenza si è pronti a un doppiaggio rapido e serrato. Nulla di più da aggiungere: chi già dispone di un buon calibro 16 potrà provare subito queste cariche facilmente reperibili e, se non si dispone di un fucile in tale calibro, si può fare un pensierino per andarne a cercare uno sia sul nuovo, diversi fabbricanti lo ripropongono, sia sul ricco mercato dell’usato. In bocca al lupo!

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Bushnell Elite 1 Mile Arc.. Telemetro da caccia affidabile e duraturo..

di Pierfilippo Meloni

Il telemetro Bushnell Elite 1 MILE ARC, misura con estrema precisione e calcola automaticamente la distanza di caduta del proiettile a distanze enormi (fino a 1.600 metri).

I

l telemetro Bushnell Elite 1 MILE ARC unisce il meglio dei binocoli Bushnell con la tecnologia dei telemetri di livello mondiale, per una resa di prestazione eccezionale. Grazie all’ottica con trattamento multistrato completo e ai prismi BAK4, ogni dettaglio Caccia Passione 62

è ingrandito con contrasto, nitidezza e alta qualità fino ai margini. Inoltre premendo un tasto, verrà visualizzata l’esatta distanza dal bersaglio da 5 a 1.600 metri. Questo risultato la Bushnell, lo ha ottenuto grazie all’introduzione delle più recenti tecnologie, come


Ottiche

ad esempio: ESP.2 (estrema velocità e precisione), che offre una precisione di 0,46 metri a 0,92 metri e 200 metri a 1.600 metri; ARC (Gamma Angle Compensation), che facilita la portata effettiva balistica e compensa l’angolo di inclinazione ed l’abbassamento

del proiettile. Infine VSI (tecnologia a interasse variabile), con possibilità di personalizzare le distanze balistiche predeterminate (100/150/200/300 metri). Le misurazioni possono essere visualizzati in metri / MOA e .1Mil (milliradianti). Il telemetro Bushnell Caccia Passione 63


Elite 1 Miglio ARC è dotato di ottica a x7 ingrandimenti e un peso di 343 grammi (batteria inclusa). Viene venduto nelle migliori armerie ad un prezzo indicativo di 768 €. * Rainguard® HD: Trattamento per lente idrorepellente, permanente, brevettato di Bushnell che previene la formazione di condensa dovuta a pioggia, nevischio, neve o anche al fiato. Le goccioline disperdono meno luce e permettono un’osservazione più luminosa e chiara. * Bullseye™: Studiato per un utilizzo a breve distanza, questo modo permette l’acquisizione delle distanze di piccoli bersagli ignorando i bersagli potenziali nello sfondo. Quando più oggetti si trovano nella mira, la distanza dell’oggetto più vicino è visualizzato sul display LCD. Scheda tecnica:

Modalità Scan standard Modalità BullsEye™ Modalità Brush™ 100% resistente all’acqua Ottiche con trattamento multistrato completo Rivestimento in gomma Oculari a estrazione Supporto treppiedi incorporato Regolazione diottrica VDT™ (Tecnologia Vivid Display) - migliora la lettura del display in tutte le condizioni di illuminazione Compatibile con il sistema di attacco magnetico Sportello batteria Posi-Thread™ Ingrandimento: 7x Distanza (yds. / m): 5-1760/1600 Superficie riflettenti (yds. / m): 1760/1600 Albero (yds. / m): 1000/900 Cervo (yds. / m): 5 Precisione (yds. / m): +/-1/2 Prezzo: a precisare

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Ottiche


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Racconti di caccia

Caccia alla beccaccia sui Monti Alburni..

di Giovanni Di Maio

Eccomi ancora qui, io e il mio cane Toki in giro per le montagne di casa mia a caccia della Regina del Bosco, la Beccaccia, il sogno di ogni cacciatore e penso anche di ogni cane da caccia fermaiolo. E’ da quando ero un ragazzo, già appassionato di caccia, che giro per questi boschi sui monti dietro casa mia, il massiccio degli Alburni, nella provincia di Salerno, tra Sicignano e Petina, vicino al Parco Nazionale del Cilento. Una volta ci venivo con mio nonno e mio padre; devo dire però che cacciare da soli con il proprio cane è qualcosa di affascinante. Si odono tutti i suoni del bosco, senti il suono del tuo respiro, di quello del tuo cane ed il rumore dei passi

l’ambiente. Caccia solo quello di cui hai bisogno ed abbi rispetto della tua preda”. Queste sono alcune delle mie regole da Cacciatore, da Cacciatore serio con la “C” maiuscola. Siamo a fine ottobre e l’aria è bella fresca ma non fa freddo, almeno io non lo sento, ma forse sarà per la scarpinata fatta per arrivare fino a qui a più di 640 metri. Ho avuto fortuna, il cielo è limpido e non c’è una nuvola neanche a cercarla; l’erba intorno al sentiero brilla per

via della rugiada dansembra così forte da dare quasi fastidio. ... Ama la Natura e ri- do a tutto il paesaggio un’atmosfera quasi La caccia alla Becspetta l’ambiente. Cacda sogno. Intorno a caccia è stato il mio desiderio e la mia cia solo quello di cui me pioppi, roverelle, passione da quando hai bisogno ed abbi ri- rovi, ginepri cantano con il loro fruscio alla sono cresciuto abbaspetto della tua preda ... leggera brezza che stanza da poter ansfiora la montagna. dare a caccia con mio nonno e mio padre; ho sempre creduto che Toki mi precede ansimando mentre gironzola fosse il tipo di caccia che più ti mette a con- lungo il sentiero senza mai allontanarsi troppo fronto con la Natura con una preda per niente da me. L’ho addestrato proprio bene fin da picfacile da scovare e capace quindi tirar fuori il colo quando un mio amico me lo regalò. Toki meglio di ogni cacciatore. Grazie a mio non- è un Espagneul Breton, fermaiolo e riportista no e mio padre ho sempre praticato la caccia per eccellenza sia per l’innato istinto conferisecondo determinati valori di etica vivendo e togli dalla genetica propria della razza che per tutelando la Natura: “Ama la Natura e rispetta le innumerevoli ore trascorse ad addestrarlo. Caccia Passione 67


Guardarlo all’opera è un piacere sta già perlustrando la zona come fa di solito per cominciare a prendere confidenza con il terreno di caccia; tutto intorno il bosco è abitato da olmi, roverelle, corbezzoli, qualche pino e camminando si viene investiti a volte dal profumo del lentisco, del mirto, del finocchietto e del rosmarino che in questo bosco crescono in abbondanza. Sembra proprio l’ambiente ideale di pastura per la Regina del Bosco. Toki continua il suo giro. Lo osservo continuamente per scorgere qualche segno della presenza della Beccaccia, talvolta rallenta e si ferma a testa alta per affinare la ricerca, specie in prossimità di alcune zone in cui la macchia si fa più fitta, annusando intorno per catturare qualsiasi odore; lo seguo ed ogni volta che sembra abbia sentito l’usta della Beccaccia tento di scorgere qualche ulteriore traccia del Caccia Passione 68

suo passaggio leggendo le fatte. Un buon cacciatore deve conoscere bene la propria preda, conoscerne le abitudini, il comportamento e le tracce che lascia. Nel caso della Beccaccia è utile saper leggere le fatte, cioè gli escrementi lasciati dal selvatico; questo può aiutarci a capire se nei dintorni ci sia o ci sia stata una Beccaccia e comportarci quindi di conseguenza. Per ora ho trovato solo fatte secche, probabilmente della nottata appena trascorsa; speriamo di trovarne più fresche, ciò vorrebbe dire che qualche Beccaccia si trova ancora nei paraggi. È da quasi un ora ormai che scarpiniamo nella montagna ma pare che le Beccacce si siano ormai allontanate da questo posto. Non importa, insistiamo! Toki ha ancora voglia di girare e io con lui, la bellezza della caccia è anche questo: girare in mezzo alla Natura, in pino contatto con


Racconti di caccia la Natura, in cerca della preda e divertirsi già solo con questo pure se il carniere resta vuoto. Però la speranza è l’ultima a morire e dopo un’incertezza nell’atteggiamento di Toki scorgo una serie di fatte fresche, sembrano brillare. Ci siamo! Una Beccaccia era probabilmente in pastura qua intorno fino a poco prima del nostro arrivo. Non ci vorrà molto e Toki sono certo che la troverà, gli faccio annusare meglio la zona ove abbiamo trovato le fatte fresche, “Vai Toki, Cerca! Cerca!”. Dopo un paio di giri più larghi improvvisamente Toki rallenta il passo, qualche annusata apparentemente ben diretta con fare circospetto verso un punto preciso e comincia una guidata verso la radice di un vecchio olmo a circa 50 metri davanti a me. L’ha trovata! Toki è un grande cacciatore ed è meraviglioso vederlo mentre esegue una splendida ferma, a dir poco statuaria, quasi rispettoso della Regina. Ora però tocca a me. Mi avvicino cercando di fare meno rumore possibile, imbraccio il mio Benelli Montefeltro Calibro 12 e resto in attesa del frullo. Il cane sembra avermi ca-

pito al volo e quando si accorge che sono in posizione per il tiro avanza ancora di un passo verso il punto dove ha scorto il selvatico ma Toki non riesce a concludere un solo passo che uno scartoccio improvviso rompe il silenzio innaturale del bosco. Il frullo della Regina che si alza in volo dai cespugli proprio dianzi a me; la beccaccia comincia così un volo basso con uno slalom velocissimo tra gli alberi che rende ancora più arduo il tiro; il primo colpo infatti si risolve in una clamorosa padella contro un pino ma con il secondo colpo riesco finalmente a fermare la fuga della Beccaccia. Toki non è più accanto a me già dal primo sparo, era immediatamente scattato verso la beccaccia seguendola durante il volo, infatti dopo alcuni istanti lo vedo già nei pressi del luogo dove ho visto cadere la Regina, “Porta Toki! Porta! Porta!”. Eccolo tornare verso di me trotterellando con in bocca una delle più belle beccacce che mi sia mai capitata. “Bravo Toki! Bravo!”. Dopo questa bella azione ci meritiamo uno spuntino prima di cominciare a cercare un’altra Regina in questa splendida mattinata di pura passione.

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Accessori per la caccia Pattadese, Coltelli di Sardegna per Tradizione. Si tratta di un coltello a serramanico, dalla linea affusolata e sinuosa con il manico in monoblocco con un’anima in ferro o ottone, compresa tra due guance in corno. Anticamente, ma anche oggi, veniva commissionato a seconda delle esigenze che andava a servire. Il corno usato per la realizzazione del Pattadese è di muflone o montone,

Hornady Lock-N-Load Sonic Cleaner e i 100 bossoli come nuovi È possibile, disponendo dell’attrezzatura adatta la pulizia dei bossoli, prima di procedere con ogni ulteriore criterio di selezione, può determinare il più indimenticabile dei successi sportivi se ben eseguita, oppure il più doloroso sconforto se sottovalutata. Dalla Hornady Manufactoring Company di Grand Island, Nevada, ci giunge notizia di questa nuova pulitrice elettrica per bossoli, la cui concezione coinvolge la tecnologia degli ultrasuoni applicata alla ricarica. La macchina può pulire, in una sola sessione, cento bossoli calibro .308 Winchester, oppure ben duecento in calibro .223 Remington.

Il collare beeper “CANIBEEP RADIO PRO” mette in comunicazione cane e cacciatore Il CANIBEEP RADIO PRO della Canicom è un collare beeper ideato per stabilire un contatto tra il cane ed il padrone. E’ stato progettato per consentire al cacciatore di localizzare il cane quando è in ferma, in cerca o quando si ritiene necessario. Durante le battute di caccia, spesso, è necessario stabilire un contatto con il cane ai fini di una buona riuscita della stessa. Canibeep Radio Pro è un collare beeper dotato di telecomando, che permette al cacciatore di localizzare immediatamente il cane fino a 300 mt. Caccia Passione 70



Displasia dell’anca

nel cane da caccia ..

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Veterinaria

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Displasia dell’anca nel cane da caccia..

Una battuta di caccia, senza l’ausilio del cane, non può dirsi tale. Una battuta di caccia non può dirsi tale nemmeno quando il cane da caccia c’è, ma non è al massimo della forma.

S

on tante, le difficoltà che possono affliggere l’amico più fidato del cacciatore, tra queste, anche una fastidiosa ed invalidante patologia canina chiamata “displasia”. Con questo termine si indica una malformazione dell’anca, ovvero dell’articolazione coxo - femorale del cane. La malformazione può essere monolaterale, cioè Caccia Passione 74

localizzata a una sola anca, o bilaterale, cioè estesa a due articolazioni. Le cause di questa patologia sono tuttora sconosciute, anche se restano collegate a fattori genetici e ambientali. Il modo in cui i geni e gli agenti esterni interagiscono nel determinare la displasia dell’anca non sono ancora del tutto noti, mentre sono noti i sintomi della malattia e le


Veterinaria difficoltà incontrate dal cane sia durante le prestazioni venatorie che durante le altre attività. La displasia dell’anca non è facilmente individuabile nei cuccioli, mentre è più evidente nei cani adulti di circa 12 mesi di età e di grossa taglia o giganti. I sintomi della displasia dell’anca possono essere diversi e variano dalla difficoltà dell’animale a stare in piedi, a uno strano movimento saltellante detto “ a coniglio”, fino a un’eccessiva rigidità e difficoltà del cane a muoversi e ad inseguire il selvatico. Tra le prime manifestazioni di displasia dell’anca nel cane da caccia si ritrova anche la tendenza dell’animale a stare seduto, quando, invece, la funzione di questa particolare tipologia di cane è quella di stare in piedi per coadiuvare il cacciatore nell’individuazione e nella cattura della selvaggina. Secondo le testimonianze degli stessi appassionati di caccia, la displasia dell’anca colpirebbe in misura maggiore i cani da ferma, ovvero cani che dopo aver sentito l’odore delle prede si fermano a breve distanza da esse permettendo al cacciatore di individuarle. Le conseguenze della displasia dell’anca nel

cane da caccia sono, oltre a quelle classiche della zoppia, dello sviluppo di osteoartrite e di microlesioni della cartilagine( per allontanamento della testa femorale dalla cavità acetabolare dell’articolazione), anche l’impossibilità di poter essere utilizzato per ulteriori battute di caccia. Ciò vuol dire, spesso, la sostituzione del cane malato con uno sano. Quando si sceglie un cane da caccia bisogna evitare di prenderne uno che sia affetto o che possa sviluppare displasia. I principali metodi per prevenire la displasia dell’anca nei cani da caccia sono gli accoppiamenti tra animali sani e l’alimentazione. Quest’ultima dovrebbe evitare gli eccessi ( diete iperproteiche e somministrazione di vitamine), che tendono a far aumentare il peso del cane compromettendone lo sviluppo scheletrico. Anche l’accoppiamento tra razze non affette da displasia permette di avere accanto cani da caccia sani ed efficienti. Nel campo dei cani da caccia si assiste però ad un fenomeno strano, come segnalato in un articolo pubblicato nel 2009 dal Club della Beccaccia: mentre in passato gli accoppiamenti degli

La radiografia (raggi X) del bacino di un cane normale. La testa del femore (freccia) è seduto profondamente all’interno dell’acetabolo, indicando congruenza eccellente dell’anca. Caccia Passione 75


animali venivano effettuati tra maschi e femmine utilizzati nelle prove venatorie e quindi con comprovata robustezza scheletrica, oggi si ricorre ad accoppiamenti tra femmine mai utilizzate nella caccia e maschi le cui doti venatorie, a prescindere dalle prove reali, vengono solo decantate a parole. In que-

sto quadro, combattere la displasia dell’anca nel cane da caccia sarà sempre più difficile, compromettendo non solo il buon esito della battuta di caccia, ma anche la salute del cane, che come qualsiasi creatura ha diritto a non soffrire ed a vivere in buona salute.

La radiografia (raggi X) di un cane giovanile con sublussazione di entrambe le articolazioni dell’anca secondaria a displasia dell’anca. La testa del femore (freccia) è mal inserita all’interno dell’acetabolo, indicando scarsa congruenza dell’anca. Non vi è alcuna evidenza di malattia degenerativa delle articolazioni (artrite).

La radiografia (raggi X) di un cane adulto e maturo con patologia articolare degenerativa secondaria a displasia dell’anca cronica. La testa del femore (freccia) e dell’acetabolo sono gravemente artritici, come dimostra la testa appiattita del femore, del collo del femore addensato, numerosi osteofiti, e poco profondo, acetabolo sclerotico. Caccia Passione 76


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Caccia alle anatre con

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Cani da caccia: Il trialer beccacciaio: valutare il cane da caccia

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