Caccia Passione ottobre 2018

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ANNO VII nr. 10 - Ottobre 2018

CACCIA PASSIONE Dedicato a chi ha la passione per la caccia

L’ANGOLAZIONE DI RIPRESA.. Ungulati:

• La ruota della fortuna

Canna Liscia:

• Beretta SO 4 Trap • Browning B 25 D5

Canna Rigata:

• Sabatti Europa DL

Ottiche:

• Swarovski EL Range 8x42


ANNO VII nr. 10 - Ottobre 2018

CACCIA PASSIONE Dedicato a chi ha la passione per la caccia

L'ANGOLAZIONE DI RIPRESA.. Ungulati:

• La ruota della fortuna

Canna Liscia:

• Beretta SO 4 Trap • Browning B 25 D5

Canna Rigata:

• Sabatti Europa DL

Ottiche:

• Swarovski EL Range 8x42

in copertina

L'ANGOLAZIONE DI RIPRESA.. La “questione” dell’angolo di sito si ripropone sia nella balistica che nella caccia fotografica in digiscoping, ma con valenze diametralmente opposte.

SOMMARIO 8 Ungulati:

La ruota della fortuna

16 Ricordi:

Rescountre d’Africa

Anno VII Nr. 10

www.cacciapassione.com

Pg 6 News ed eventi venatori

a cura della redazione

Pg 8

Ungulati: La ruota della fortuna

Pina Apicella

Pg 16 Ricordi: Rescountre d’Africa

Costantino ramolfi

Pg 26 Fucili canna liscia: Beretta SO 4 Trap Costantino Ramolfi Pierfilippo Meloni

26 Fucili canna liscia:

Beretta SO 4 Trap

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Pg 34 Fucili canna liscia: Browning B 25 D5

Emanuele Tabasso


Sommario

34 Fucili canna liscia: Browning B 25 D5

Pg 40 F ucili canna rigata: Le Sabatti Europa DL in calibro 9,3x74R

40 Fucili canna liscia:

Sabatti Europa DL

Emanuele Tabasso Pierfilippo Meloni

Pg 50 Munizioni: La cartuccia Blaser 9,3x74R

Costantino Ramolfi

50 Munizioni:

La cartuccia Blaser 9,3x74R

Pg 60 Ottiche: Swarovski EL Range 8x42 Emanuele Tabasso

Pg 66 Digiscoping: L'angolazione di ripresa Riccardo Camusso

60 O ttiche:

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Editoriale INCIDENTI E CRUDA REALTÀ Parlare di caccia significa andare al di là di quello che significa la parola sul dizionario (ma del resto quale poeta si ferma all’inchiostro?); significa sapere che dietro a dei versi apparentemente semplici, ci sono riferimenti e simboli archetipici, esperienziali che riportano l’attenzione in un’altra dimensione. Non vuole però esser questa la sede in cui approfondire questi aspetti. Ora si vuole assaporare solamente l’immagine genuina che la caccia ci trasmette, senza aggiungere strampalate osservazioni di interpretazione, questi pensieri ci trasmettono una quiete incredibile, che sorge dall’equilibrio rappresentato: un uomo, un cane, la natura i suoi animali. Ma l’elemento che fa compiere un salto in più è il fatto che l’uomo, cacciatore, ha in mano un fucile, quest’ultimo ovviamente pericoloso e letale. Così, il diavolo ci mette le corna e tutto va male, in un secondo si cambia la vita di due persone. Il primo ignaro e vittima dell’occorso, il secondo superficiale o adrenalinico nel tirare il grilletto, operazione irreversibile e micidiale. Perchè? Lo chiediamo sempre, in ogni incidente venatorio, più o meno grave, perché?? Sfortuna o superficialità? In alcuni fatti la sorte, mentre in altri ben più frequenti entrambe io direi. Ricordiamo a gran voce che non si deve sparare mai ciò che non si vuole colpire, ma questo ovviamente lo si sa già caro direttore, mi direbbe qualcuno. Però troppo spesso noto durante azioni di caccia, che non appena la canizza freme l’adrenalina prende il sopravvento e troppo, troppo spesso si spara in condizioni di scarsa visibilità, questo non deve accedere a un cacciatore formato e informato. Dobbiamo tutti, imparare a controllare l’adrenalina da “posta” e questo può essere anche solo un punto di partenza. Lascio a ciascuno la libertà e la possibilità di cercare i differenti (e forse evidenti) aspetti simbolici. In un clima di confusione come quello in cui stiamo vivendo e con i continui attacchi alla caccia che provengono da ogni dove, possiamo noi perlomeno far fronte comune nel cercare di prevenire incidenti venatori? Difendere i nostri carnieri o la nostra passione? Io spero la passione e lavoro ogni giorno per questo. In bocca al lupo a tutti.

Pierfilippo Meloni


Lombardia: “Dal 27 ottobre al via la caccia al cinghiale nel Bresciano” Lo ha riferito l’assessore regionale all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi Verdi, Fabio Rolfi, presentando il decreto. caccia collettiva al cinghiale – di una pratica necessaria per contenere una specie che sta proliferando in maniera incontrollata e che genera gravi danni alle coltivazioni. La Regione Lombardia crede che l’attività venatoria sia necessaria per regolare la presenza di questo animale sul territorio”. L’attività è autorizzata secondo le modalità della braccata o della girata, nell’Ambito Unico di Pianura di Brescia, dal 27.10.2018 al 26.01.2019 compresi, nei giorni di sabato e domenica, secondo i quantitativi e nelle zone indicati dal decreto. Proprio qualche giorno fa la Federcaccia provinciale si era lamentata per l’eccessiva omincerà sabato prossimo, 27 ottobre, la cac- burocrazia che sta riguardando questa attività venacia al cinghiale in provincia di Brescia. “Dopo toria. Tra l’altro, sta per essere inaugurato in questi qualche intoppo di carattere burocratico, non gene- giorni il centro di lavorazione della selvaggina nella rato dalla Regione ma risolto dalla Regione, sabato provincia lombarda, il quale richiede la partecipainizia finalmente la caccia al cinghiale in provincia zione all’importante corso per cacciatori formati. di Brescia. Si tratta – ha spiegato l’assessore regionale all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi Verdi, Fabio Rolfi, presentando il decreto con cui la Regione autorizza per la stagione venatoria 2018/2019 la

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Maltempo, la Regione Veneto sospende caccia e pesca fino al 4 novembre Lo ha deciso il governatore Zaia in considerazione delle eccezionali avversità meteorologiche previste sul territorio regionale.

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l Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, ha firmato oggi, 28 ottobre, un decreto con il quale, a partire da domani mattina, 29 ottobre, e per tutta la settimana, viene vietata la caccia e la pesca sportiva su fiumi e laghi, in relazione all’ondata di maltempo che ha iniziato a interessare il territorio. La Polizia Provinciale e le Guardie Venatorie eserciteranno la massima sorveglianza per evitare violazioni della disposizione. L’Assessorato all’Agricoltura sta contestualmente informando le Associazioni venatorie. Questo il testo del Decreto. In considerazione delle eccezionali avversità meteorologiche previste sul territorio regionale nel periodo 29 ottobre 2018 – 4 novembre 2018 e a fini di incolumi-

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tà dei cittadini veneti e di tutela della fauna selvatica viene decretato, per il medesimo arco temporale, il divieto assoluto di esercizio venatorio nell’intero territorio regionale. Il Presidente decreta: 1. di dare atto che le premesse costituiscono parte integrante e sostanziale del presente provvedimento. 2. di stabilire, per le motivazioni esposte in premessa e nel corso della stagione venatoria 2018/2019, il divieto temporaneo all’esercizio venatorio nell’intero territorio regionale, nel periodo 29 ottobre 2018 – 4 novembre 2018; 3. di incaricare la Direzione Agroambiente, Caccia e Pesca dell’esecuzione del presente atto; 4. di informare che avverso il presente provvedimento.


News venatorie TAR sospende abbattimenti di cinghiali nel Torinese, agricoltori infuriati La Confederazione Italiana Agricoltori ha detto la sua dopo la discussa decisione di bloccare il programma di contenimento.

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on la sentenza del Tribunale amministrativo del Piemonte che la settimana scorsa ha sospeso i piani di abbattimento dei cinghiali in provincia di Torino, torna a riaccendersi la protesta degli agricoltori sui danni della fauna selvatica: «Non ce l’ho con i giudici – mette le mani avanti il presidente della Confederazione italiana agricoltori di Torino, Roberto Barbero -, che fanno il loro mestiere sulla base delle normative vigenti, me la prendo invece con i politici, che continuano a parlare senza fare niente. Tutti sanno quanto sia diventato devastante il problema dei cinghiali per la nostra agricoltura, eppure nulla si muove. Prendo atto che anche nel contratto di governo del nuovo esecutivo nazionale non c’è traccia di interventi per far fronte ai danni della fauna selvatica, che va gestita e non più soltanto tutelata. Fintanto che non si metterà mano alla legge, non ci sarà modo di contenere efficacemente l’imperversare dei cinghiali, come dei lupi e degli altri selvatici». Accogliendo il ricorso delle associazioni ambientaliste e animaliste Lac, Lav, Sos Gaia e Oipai, il provvedimento del Tar non chiude la caccia, che proseguirà regolarmente fino al temine della stagione venatoria, ma pone lo stop al Programma

straordinario per il contenimento del cinghiale, approvato dalla Città Metropolitana (ex Provincia) di Torino. In particolare, viene affermato che gli abbattimenti di animali devono essere l’extrema ratio, potendosi eseguire solo se l’Istituto Superiore per la Protezione la Ricerca Ambientale (Ispra) certifichi l’iniziale inefficacia di interventi ecologici alternativi incruenti. Per i giudici, il pretesto dei costi degli interventi di prevenzione (recinzioni, dissuasori elettrici, eccetera), avanzato dalla Città Metropolitana, non giustifica alcuna violazione della normativa statale. «I danni provocati dalla fauna selvatica – interviene il presidente regionale della Confederazione italiana agricoltori del Piemonte, Gabriele Carenini – stanno diventando il primo problema delle nostre aziende agricole. La situazione è drammatica non solo per le colture, ma anche per l’incolumità delle persone, come dimostra l’incremento degli incidenti stradali provocati dall’attraversamento dei cinghiali. Bisogna che la politica intervenga al più presto, vanno disposti piani di abbattimento straordinari, ma anche interventi legislativi che consentano una gestione ragionata della fauna, superando l’approccio ideologico della tutela a ogni costo».

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LA RUOTA DELLA FORTUNA Caccia Passione 8


Ungulati

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LA RUOTA DELLA FORTUNA Caccia al capriolo. Un giovane capriolo allarmato fugge abbaiando e portando via tutti gli animali dal campo. La fortuna però è una ruota, che gira e va dove meno ci si aspetta. di Pina Apicella

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E

' l’ultima volta che ero stata qui era inverno pieno, ma la giornata mite e soleggiata. Ora siamo a fine agosto e questo luogo magico ai piedi del Monte Amiata, nel lussureggiante verde con accenni di decadenza autunnale, mantiene lo stesso fascino e ci accoglie con una piacevole freschezza, complice la quota premontana. Lasciamo l’auto al termine della strada asfaltata e ci incamminiamo guardinghi verso il crinale: si procede sulla cresta, alle spalle abbiamo un giovane bosco, davanti un’enorme distesa di campo incolto bordato da macchia più fitta. Bisogna stare attentissimi, siamo allo scoperto ma non c’è un modo alternativo per posizionarsi sull’area di sparo. Appena svoltato l’angolo ne vedo due. “Gianni! Sono già fuori” e sulle ultime sillabe la mia pancia tocca il suolo, la carabina è sullo zaino e la ghiera degli ingrandimenti dell’ottica scorre verso i decimali. “Femmina e

Gianni, un amico e accompagnatore che tuttti vorrebbero

Ungulati piccolo!”, commento a mezza bocca mentre mi ricompongo. “Se fosse stato un maschio non ci sarebbe stato poi tanto gusto, dai!” mi rincuora Gianni. Procediamo ancora un po’, io davanti con la carabina, Gianni mi segue facendomi la gentilezza di portare il treppiedi già predisposto per un appoggio alla veloce. Nella tasca ho due fascette per M2 che mi bruciano come la voglia di prendere un bel capriolo. Avanti, avanti, sbinocolando e procedendo pian piano, non vediamo nulla. Supero una grossa quercia la cui chioma mi copre un bel pezzo di campo e lì due occhi sgomenti sormontati da un esile palco forcuto si sgranano e incontrano i miei, non meno sorpresi ed emozionati. “Non è te che cerco…su! Fai il bravo” gli dico col pensiero, ma il giovane capriolo si lancia in una pazza corsa giù nella valletta abbaiando. Seguendolo con lo sguardo ci accorgiamo che non era il solo ad essere già in pastura. “Due maschi adulti che si rincorrono…noooo, se li porta via!” commenta Gianni osservando a occhio nudo la dovizia di folletti che avevamo sotto i piedi e che ora è fuggita. Decidiamo di posizionarci comunque qui, e aspettare. “Non possiamo fare altro che aspettare qui, oramai è tardi per cambiare appostamento e poi non è detto che non vengano fuori di nuovo”, la sua voce è poco convinta. Il mio istinto mi dice invece che non è affatto vano sperare, il sole è ancora alto, c’è tempo e…la coccinella che si è accomodata sul mio zaino da il colpo di grazia allo sconforto e ci mettiamo a sbinocolare fiduciosi. Non passa mezz’ora che tra i tronchi sottili a bordo del bosco intravedo attraverso le lenti del binocolo le zampe rosse di un capriolo. Sbuca nel campo ma subito le chiome della fila di querce giù in fondo mi oscura la vista dell’animale intero e soprattutto del suo palco. Femmina e piccolo lo seguono a ruota pochi metri più su e si rimettono a pascolare nell’angolo. “Hai visto? La coccinella ti ha portato fortuna! Dobbiamo capire che maschio c’è laggiù, ma da come ricordo il campo dal punto in cui si è rimesso il capriolo c’è una piega del terreno che potrebbe tenercelo nascosto per più di cento metri verso Caccia Passione 11


sinistra…speriamo si riaffacci!”, sussurra Gianni fremente. Non passa mezz’ora che un bel maschio riappare al centro del campo. Appena lo vedo, prima ancora di valutare il palco, mi posiziono con la carabina sullo zaino e lo guardo nell’ottica. È sempre di punta e si muove nervoso. Davanti a lui l’altro maschio avanza con pasCaccia Passione 12

so marziale: hanno ripreso la disputa che si era interrotta prima. Nessuno dei due accenna un boccone, sono presi da un duello, nonostante il calendario dica che oramai le femmine sono state già coperte. Mi concentro sul primo maschio, alla mia sinistra. Seguo attraverso le fronde delle querce i suoi movimenti ma non è mai calmo né


Ungulati

L'autore rende omaggio ai due folletti prelevati

a cartolina. Quando si gira verso l’altro M2 alla mia destra mi porge il fianco, cerco di scacciare dalla mente il rispetto e la pietà che mi incute questo regale maschio all’idea di arrestare con un proiettile la sua autorità. Armo la carabina e rimetto la croce sul blatt. Il tempo di espirare via l’emozione dai polmoni e il rumore assordante

che non sentivo da tempo annuncia la caduta del vecchio capriolo e la sua scomparsa nell’erba alta ai piedi di una rigogliosa quercia. Riarmo. “L’altro è rimasto lì! È anche lui un M2, guarda, fa ancora la parata! Mi raccomando sangue freddo. Ma sbrigati perché tra un po’ non lo vedi più!” mi incita Gianni. Il capriolo si dirige impettito Caccia Passione 13


Zaino e carabina pronti per una nuova avventura

verso il vecchio abbattuto, non ha capito cosa sia successo. La sua traiettoria mi fa capire che non sarà mai perfettamente a cartolina, è girato di qualche grado ma in una posizione comunque corretta. Se pensassi che sto per sparare al secondo capriolo, a entrambi i guerrieri che fino a pochi minuti fa si fronteggiavano in una tardiva tempesta ormonale, forse non sparerei. La presenza di Gianni che mi guida, mi incoraggia e mi calma è fondamentale in questo momento. Miro e aspetto l’attimo. L’attimo arriva e anche questo maschio cade. Un silenzio assordante segue la seconda fucilata. La femmina e il piccolo sono Caccia Passione 14

ancora lì, mentre il giovane maschio che aveva allarmato e portato via tutti al nostro arrivo si affaccia in pieno campo, svelando la sua presenza e confermando l’ipotesi di Gianni. “Ora questo regno senza re e senza il suo rivale è nelle tue mani. Vedi di sapertelo meritare, ragazzo!” gli sussurra Gianni, un po’ emozionato e un po’ commosso. Il piano per quest’anno è concluso, la caccia ha servito la specie capriolo e ha gratificato i cacciatori. Mentre andiamo ad onorare le spoglie dei due bei caprioli la coccinella, invece, è ancora attaccata al mio zaino.


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Ricordi

RESCOUNTRE D’AFRICA Caccia Passione 17


RESCOUNTRE D’AFRICA La mattinata dell’ultimo giorno di giugno ha visto il ritrovarsi fra amici con la stessa passione, ma per far le cose diverse dal solito si sono lasciati a casa gli usuali calibri da camoscio, muflone, cervo e capriolo per dedicarsi a quelli africani titolando in lingua occitana questo raduno fra sodali di Costantino Ramolfi

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opo diversi lavori per aggiornarne la funzionalità l’amico Carlo ha rimesso in funzione il suo campo di tiro rigorosamente privato sito all’inizio della Valle Stura di Demonte: per festeggiare ha invitato un manipolo di fidi appassionati delle canne rigate ponendo però una regola per accedere alla linea di tiro. In un luogo dove i calibri da 6, 7 e 8 mm la fanno solitamente da padroni si è passati a considerare quelli dai 9,3 mm o.375” in su: quelle cartucce che nell’Africa del XX secolo hanno dipanato storie sublimi di arte venatoria, di coraggio, di rischio, di vita e di morte come si usa fra uomini veri. Noi ci siamo molto limitati in tale ambito prendendo a bersaglio i tondini rossi o le conosciute sagome del cinghiale corrente. Sono state impostate due varianti nella competizione: da un lato il tiro a 100 m con ottica sparando in appoggio tre colpi, nell’altro il tiro a 35 metri, braccio sciolto senza appoggi di sorta, sempre tre colpi per le carabine e due coppiole per gli express. Il caldo, presente anche nella località posta circa a 700 m di quota slm, consigliava una polo o una camiciola mentre i calibri impiegati hanno fatto scoprire un Caccia Passione 18

Il campo di tiro con la linea fino a 100 metri: l’ambiente è davvero rilassante e la quota di circa 700 m/slm mitiga la calura estiva. La posizione per contro assicura durante un lungo periodo dell’inverno l’assenza di insolazione e il mantenimento di neve e basse temperature a tutto vantaggio del raffreddamento delle canne


Ricordi inserto, da porre in un apposito gilet, come antirinculo. Eccellente la funzionalità anche se con cartucce molto potenti il marchingegno tendeva a far scivolare in esterno il calciolo. Siamo scesi in lizza con passione disponendo di un poker di carabine che, purtroppo, tacciono a lungo prima di venir nuovamente impiegate anche solo sui cartoncini di poligono. Altri fucili ci sono stati passati dagli amici e fra questi un paio di express di notevole caratura. Un’elegante Mannlicher Schönauer Mod. 1910 scomponibile camerata per il 9,5x57 Mann. Sch (indicato anche come 9,5x56) era sovente nelle mani dei coloni d’Africa e veniva utilizzata per animali non pericolosi o per procurare la carne al gruppo familiare. Il calibro progettato dall’azienda austriaca non è infatti molto prestante rispetto ad altri di analoga caratura, e questo rende il fucile estremamente garbato: non scal-

Mario si destreggia con la Weatherby in .378 Weath. Mag. La pressione e la vampa conseguente sviluppata entro il tubo silenziatore hanno tranciato le viti del copertone vicino al tiratore spettinandolo per bene

cia, non strepita, non compie gesti strani… insomma si spara in tutta tranquillità anche se la palla da 270 grs fa il suo effetto. Passando a un progetto fortemente innovativo di una cinquantina d’anni addietro mettiamo sull’appoggio sul bancone una Mauser Europa 66 con canna Africa, camerata per la rabbiosa 9,3x64 Brenneke, con diversi cariche d’epoca a disposizione: della RWS ci sono le Teil Mantel da 18,8 g e le TUG da 19,0 g mentre della DWM delle Vollmantel Rundkopf, camiciate a punta tonda, da 19 g. ma alla fine optiamo per le ricariche del Maestro con palla Spitzer da 250 grs. della Speer. La botta di questa cartuccia si fa sentire, non per nulla i dati balistici sono di un po’ superiori a quelli caratteristici della mitica .375 H. & H. e la forma del bossolo, specie dell’angolo di spalla, induce un rinculo molto deciso. Subito dopo prendiamo in mano un fucile camerato proprio per questa cartuccia definita a ragione la Regina dell’Africa: una Steyr Mannlicher Mod. S Safari predisposta appunto per la .375 H. & H. Ponendo questa realizzazione a fianco della Mannlicher Schönauer Mod. 1910 appaiono nitide due epoche e due prodotti molto ben distinti della Casa di Steyr. Va detto che il nuovo, Caccia Passione 19


Franco non è cacciatore, ma la passione per le canne rigate è davvero forte così come i dubbi sulle ricariche che ogni tanto albergano nella sua mente, esternati da una mimica da attore consumato: qui è alle prese con uno Zbrojowka Brno in .375 H. & H.

progettato alla fine degli Anni 60, non ha certo il fascino del predecessore apparso ai primi del Novecento e affiancato ancora per pochi anni al successore: tuttavia la funzionalità della seconda generazione non lascia adito a dubbi. Il fattore preminente è rappresentato dall’eccellente equilibrio d’insieme per cui si spara con facilità raggiungendo prestazioni di tutto rispetto, grazie anche all’allestimento non proprio da savana del pacchetto di scatto. Questo modello infatti era proposto con scatto diretto a grilletto unico o con stecher a due grilletti: abbiamo avuto modo di provare entrambi, ma quello di cui oggi parliamo ha il sistema europeo che facilita notevolmente il raggiungimento dei risultati nei tiri molto lunghi o per restringere la rosata in poligono. Molto buono il raggruppamento ottenuto dalle ricariche con palla Sierra Caccia Passione 20

Game King da 300 grs, superbo quello con le RWS con palla Kegel Spitz da 19,4 g (300 grs). Arriviamo alla modernità più spinta con una Weatherby in .378 Weath. Mag. e notiamo come sia l’unica arma dotata di una parvenza di freno di bocca a fori radiali, il Magna-Port che sicuramente funziona per spandere in giro rumore e pressione, ma garantiamo che lascia alla spalla del tiratore tutte le sensazioni per richiamare alla mente il tiro al bufalo cafro o altri selvatici pericolosi. Il progetto dell’otturatore a nove alette aveva fatto epoca al momento della sua apparizione lasciando nei concorrenti lo stimolo a passare dalle classiche due alette del Mauser K98 alle sei ad esempio della Steyr Mannlicher sopra citata o almeno alle tre che molti, Sako per citare una nobilissima firma, hanno adottato con soddisfazione. La carica originale


Ricordi

A SX. Il Conte Xavier De Maistre, sì il diretto discendente del Ministro di Casa Savoia e autore del libro “Voyage autour de ma chambre”, è un appassionato

indica, se ben rammentiamo, 119 grs di polvere molto progressiva come la Norma MRP: qui le ricariche portano 115 grs con quella leggera, snobistica diminuzione per non apparire aggressivi e protervi. Ciò non di meno le reazioni brillano per incisività e la precisione si mantiene sul livello classico di eccellenza: davvero interessante. La palla è una Soft Point da 270 grs. Caliamo un poco di tono, inteso come rinculo, non certo di fascino, con tre fucili della Zbrojovka Brno costruiti ancora nei primi Anni 60. Il primo di questi camera la .375 H. & H. e le sensazioni si ripropongono un po’ più decise che nella Steyr per la massa dell’arma più contenuta. Il secondo adotta la 9,3x62, onesta e valida cartuccia del progettista berlinese Otto Bock che si pone un passo dietro alla 9,3x64 di Brenneke sia come prestazioni, che come rinculo

Mario Cerri è il Deus ex machina di molte situazioni dove entrino i fucili, il tiro e la caccia in montagna: qui si cimenta con un Casartelli su pregevole meccanica Mauser K98 della DWM camerato per il .375 H. & H.

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Carlo, il nostro anfitrione, e Miki: padre e figlio accomunati da una stessa passione: le indicazioni di rito, un colpo, l’indicazione sulla mostrina di riferimento e ancora un colpo. Non si badi alla congerie di oggetti sulle mensole: è certo che quasi in ogni situazione di bisogno Carlo è in grado di porre rimedio

Carlo personalmente alle prese con il tiro: alle sue spalle l’amico Giorgio giunto da Albisola con una dose industriale della tipica focaccia ligure che gli astanti hanno apprezzato mancando solo di leccare “i papej d’a turta”, così si chiama la carta oleata in cui viene avvolta la deliziosa specialità marinara.

Xavier, Emi, Franco, Miki in un momento di serena tranquillità dopo le botte ricevute nel corso dei tiri

qui decisamente meno punitivo, e che da noi ha conosciuto una nuova e recente diffusione in particolare nei semiautomatici rigati per la caccia al cinghiale. Il terzo impiega una cartuccia assai diffusa per la sua reperibilità e per il basso costo: la .458 Win. Mag. è criticata per lavorare a pressioni molto elevate e con rendimenti non sempre all’altezza delle aspettative, ma è camerata da tutti i produttori di fucili da caccia grossa e, per la verità, offre solitamente una precisione notevole. Ancora in tema di 9,3 mm, la misura classica adottata dai tedeschi per le loro cartucce di sostanza, ecco apparire un magnifico sovrapposto FN Browning B25 con le due canne rigate a cui Concari di Lecco aveva ritoccato la convergenza in base ai desideri del proprietario per tiri anche a medio lunga distanza: Caccia Passione 22

la vecchia cartuccia a collarino denominata 9,3x74R conserva i tratti caratteristici dell’epoca con bossolo lungo e angolo di spalla poco pronunciato così da sviluppare pressioni non elevate, adatte ai fucili basculanti. Dopo l’esame e la prova del Bockdoppelbüchse si conclude la rassegna con due classici express a canne affiancate: uno, realizzato negli Anni 70 dai Casartelli di Concesio Costorio (BS), presenta gli acciarini con doppia stanghetta di sicurezza, montati su piastre laterali, doppia Purdey ai tenoni, terza conica su prolungamento della bindella e quarta ricavata nella terza con tassello a incastro. Il calibro, uno dei più usati in Africa per questa tipologia di fucili, è il .470 Nitro, un’autorità in materia con eccellenti prestazioni balistiche, potere di arresto e, fattore da non


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trascurare specie in altre epoche, un’ottima reperibilità. Sempre dello stesso fabbricante si mostra degno di apprezzamento un fucile con meccanica derivata da un Mauser DWM proposto nel .375 H. & H. che nella giornata è apparso come il calibro più gettonato. Le prove eseguite da uno dei tiratori presenti hanno evidenziato raggruppamenti di tre colpi a 100 metri nel classico trifoglio. Per finire in gloria ecco l’express dei Concari di Lecco, un risolutore di chiarissima fama allestito con bascula monolitica, perno di rotazione delle canne compreso; le batterie sono delle classiche Anson & Deeley di incrollabile robustezza e apprezzabile finezza di scatto, cosa non facile a raggiungersi con tale impianto, ma si sa che da Concari il difficile è subito pronto e l’impossibile non esiste. Sparare due colpi del .500 N/3” e poi subito altri due è un’esperienza appagante: nell’intermezzo, aprendo e richiudendo il fucile, se ne apprezza l’imbasculatura davvero da manuale e prima di premere i grilletti si ricontrolla di non avere posto la mano destra troppo alta sull’impugnatura per non ricevere l’articolazione del pollice sul naso e ancora di aver chiuso la chiostra dei denti senza frapporvi la lingua. Poi il resto è fantastico: l’impostazione e l’equilibrio delle masse scaricano in giusta maniera il rinculo che definire vivace è limitativo. Ci si sente spinti da una forza poderosa e decisa, ma ancora sufficientemente progressiva, padroneggiabile con qualche reiterata lezione pratica: nei dati forniti dal Barnes per cariche appropriate si superano gli 800 kgm di energia, 100 in più del citato .470 Nitro. Lasciato il campo di tiro ci si è radunati attorno a un tavolo all’Osteria delle Ortensie nel vicino paese di Gaiola dove un raffinatissimo pranzo indetto da Mario Cerri e orchestrato da uno chef in vena di stupire ha fatto da corollario ai tanti discorsi incentrati, ma guarda un po’, sui fucili, sui calibri, sulla caccia, su un altro argomento sempre ricorrente e che ora ci sfugge… e sulla montagna che, con buona pace dell’Africa, è qui vicina e praticata da tutti gli astanti. Caccia Passione 24

Momento di serena tranquillità dopo le botte ricevute nel corso dei tiri

Il complesso di tenute e chiusure del Casartelli dove si apprezza la doppia Purdey ai tenoni insieme a terza e quarta ricavate nel prolungamento della bindella


Fucili canna liscia

L’estensore di queste note alle prese con l’ottima Steyr Mannlicher Mod. S – Safari in .375 H.

Mario e Miki alle prese con i bersagli per il computo dei punteggi

Mario fotografa Carlo mentre si prepara alla coppiola con l’express di Concari camerato nel poderoso .500 N/3”: notare come il rilevamento allo sparo sia ben contrastato dal valido tiratore

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Fucili canna liscia

Beretta SO 4 Trap

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Beretta SO 4 Trap di Costantino Ramolfi

Nella rassegna di alcuni modelli significativi dei sovrapposti Beretta da pedana siamo giunti a un momento davvero topico perché l’SO 4 è stato a nostro avviso l’apoteosi fra classe, bellezza e funzione esplose fra le mani di Oreste Scalzone in un’Italia a cui guardiamo con nostalgia.

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hi va in giro a guardar fucili sulle pedane del tiro a volo corre seri rischi di contrarre malanni speciali e difficilmente guaribili. Ne sa qualcosa l’amico Fabio che razzolando nei magnifici campi di tiro attorno a Roma s’è buscato una forma acuta di piattellite con l’aggravante della Berettite, morbo di rara virulenza che non concede remissione. Visitato da noti specialisti del settore ha dovuto adeguarsi alle cure che non portano a guarigione, e lui manco la vorrebbe, ma cronicizzano a prezzo di atteggiamenti da assumere di quando in quando per convivere con il tarlo che s’è impadronito della sua mente. Eh sì, perché tutto si riassume in un’onda di pensiero semi fisso e nello svolgere periodiche visite, almeno ebdomadarie, presso i suddetti campi di tiro o a casa di qualche amico cui confidare le proprie ambasce, finendo poi fatalmente in Beretta Gallery a Milano quando la recrudescenza del morbo diventa pervicace e ossessiva. Capitò così che in una di questa peregrinazioni fossimo noi a ricevere i suoi pensieri e, paludati se non da medici quali proprio non siamo, almeno da sciamani gli mettemmo fra le

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mani un SO 4 dei primi Anni 80, durante una garetta della nostra ristrettissima compagnia di cacciatori. A noi, buoni ultimi, il fucile piace in maniera indescrivibile anche se al piattello siamo molto scadenti e, per soprammercato, l’impostazione del calcio fa a pugni con la nostra taglia: francamente non ce ne importa un granché perché la dominante del tutto è lo spirito collezionistico quindi manco si parla di far toccare la calciatura di una noce bionda come una ragazza finlandese. Dire che all’amico Fabio il fucile sembri tagliato su misura è quasi limitativo e consegnatolo per una prova già in gara abbiamo notato gli occhi vispi come quelli d’un furetto diventare quasi di bragia con una vena distruttiva serpeggiante con la velocità di un mamba. Partono i piattelli e il tiratore sembra in stato di trance: si accomoda il calciolo alza le canne, chiama il piattello e la vena distruttiva si materializza in una fumata arancione, e si ripete, e ancora, e avanti insomma pare che una certa propensione al risparmio sia oramai manifesta considerando che le seconde canne, anch’esse micidiali, si riducono a una minima entità alla pari di quei due o tre piattelli che se


Fucili canna liscia

Fabio sul campo di tiro a volo di Settimo Torinese ha appena sparato di prima canna con il Beretta SO 4: ingrandendo l’immagine sul PC si osservano, pur se un poco sfocati, i due pezzi più grossi in cui si è rotto il piattello

Altre tecnologie sono state studiate e applicate ai successori del Beretta SO 4, ma la bellezza di questo fucile è tuttora un punto fermo nelle genealogie dei sovrapposti Caccia Passione 29


ne vanno indenni, così come quei pochi guerrieri risparmiati dai vincitori perché raccontino a casa i disastri patiti nella sconfitta. La cura. La visita presso alcune armerie di fiducia è un passo obbligato e Fanfarillo di Alatri (FR) di Beretta serie SO ne sa ben più di qualcosa. Sta di fatto che un SO 4 non troppo usato e a cui non sono state apportate modifiche si presta a soddisfare l’amico: la calciatura va rifatta di pianta, ma da Fanfarillo è una tranquillità così che alcune linee, pur deliziose agli occhi, prendono una strada nuova e ben più redditizia nell’uso. Qui si tratta certo di una passione fortissima per il fucile in sé, ma da vivere a fondo rompendo piattelli nel miglior modo possibile. Esaminiamo quindi il calcio evidenziando il noce impiegato, un ciocco di notevole bellezza con tinta di fondo mielata e accattivanti fiammature brune disposte in linea con l’asse maggiore su cui si scarica l’energia di rinculo. Le forme possono sembrare ridondanti e in effetti l’unica parte apparentata con un calcio classico sono le due bordature di testa in cui avviene l’incassatura della bascula e delle due cartelle laterali: le parti restanti evidenziano una pistola con arcuatura chiusa e sezione a campana per mantenere posizionata adeguatamente la mano forte, quella che poi deve agire anche sullo scatto. Il nasello è decisamente alto, con sezione larga e messo in evidenza dalle due profonde scalfature laterali; le linee del dorso e della parte inferiore presentano una divergenza contenuta e il complesso mostra uno spessore sostanzioso perché, oltre a fornire l’appoggio al viso, questa parte entra marcatamente nell’equilibrio statico e dinamico del fucile e un peso elevato rispetto alla norma gioca il suo ruolo. L’asta sottocanna risponde ad analoghi concetti di volume e dimensione insistendo sulla rotondità di sezione, dove la mano debole afferra il fucile e dirige il colpo. Qui le fiammature brune sono più fitte che nel calcio e la disposizione varia da inclinata a ortogonale, o quasi, e va benissimo così non dovendo contrastare il rinculo. Mancano Caccia Passione 30

Nella rastrelliera del TAV di Settimo Torinese quattro pedana della Beretta: da sinistra a destra si osservano i

Ancora Fabio in pedana con il Beretta SO 4 e un gilet da tiro di eccellente fattura con i marchi della pluricentenaria Casa di Gardone e quelli della Romana Munizioni


Fucili canna liscia

sovrapposti da trap illustrano l’evoluzione dei fucili da modelli S 58 s, SO 5, DT 10 e SO 4

Vista di ¾ anteriore da cui si ha modo di gustare la bellezza di ogni particolare e dell’insieme: un superbo colpo d’occhio

totalmente le zigrinature cui si è abituati, ma in pedana è la forma che mantiene la presa e questa si determina un momento prima di chiamare il piattello. Da ultimo va notato come l’incassatura rimanga un punto focale per la difficoltà oggettiva legata agli acciarini su piastre lunghe: anche qui è richiesta l’opera di uno specialista che sappia davvero il mestiere, anzi l’arte. La tecnica del fucile Illustrare il Beretta SO 4 può apparire pleonastico, ma a ben vedere sono trascorsi oramai più di quarant’anni dai suoi primi eclatanti successi e ai più giovani può servire riosservare come si faceva, non si fabbricava, questa eccellenza armiera. Per sommi capi diremo che nella bascula a U profonda e quindi di forma particolarmente adeguata a sopportare sforzi, le tenute a semiperni e orecchioni sono posizionate in modo tale da elidere buona parte delle forze che, allo sparo, tendono ad aprire il fucile: gli orecchioni ricavati nel monobloc all’altezza della mezzeria della canna inferiore azzerano il braccio di leva sullo sparo di questa canna mentre le spallature di contrasto ricavate sui fianchi del monobloc e nel bordo superiore della bascula sono in asse con la seconda canna contrastando appieno la spinta in avanti. Dalla culatta delle canne sporgono le due mensole, con sede entro la faccia di bascula, su cui si pone il tassello mobile inserito nel seno sinistro e mosso dalla chiave: le superfici a leggera inclinazione recuperano automaticamente l’eventuale gioco. La velocità di percussione e la sua energia al momento topico rappresentano un imperativo per tutti i tiratori e le molle a lamina fanno premio su quelle a spirale con la contiguità di una fine e precisa regolazione degli scatti. Gli acciarini a doppia stanghetta di sicurezza montati su piastre si pongono, all’epoca, quale soluzione ottimale comprensiva di quella parte non trascurabile rappresentata dalla raffinatezza estetica. La Beretta applica in questo fucile un suo brevetto peculiare e alcuni modelli sono dotati del sistema di smontaggio manuale: per chi vuole scongiurare il ritiro da una competizione Caccia Passione 31


per la remota rottura di una molla può dotarsi di un secondo paio di acciarini sostituibili sul campo e senza attrezzi in meno di un minuto. Le canne sono sempre state un motivo di vanto per tutti i fucili Beretta ed è facile immaginare quanto lo possano essere quelle specifiche per i fucili da pedana, al vertice della tecnologia per l’acciaio impiegato, qui il Böhler Antinit, per il processo di foratura e per l’andamento delle sezioni, delle pendenze dei coni di raccordo e quelle delle strozzature. Da quanto si orecchiava dagli addetti ai lavori sui campi di tiro si è potuto raccogliere il concetto, estremamente sintetizzato, che lo

stupendo SO 4 è un fucile capace di prestazioni assolutamente di vertice, ma con un caratterino da assecondare puntualmente, pena cocenti delusioni, quelle evidenziate dal perfido campanello del direttore di gara. Si imputa al sovrapposto una certa facilità a far troppa strada nei traversoni, diciamo così per esemplificare l’idea, e quindi il dominio da parte del tiratore dev’essere sempre puntuale e millimetrico: il DT 11 che ha preso il suo posto ai vertici ha portato come variazione importante l’aumento della sezione maestra di bascula accentrando una maggior massa fra le mani del tiratore.

Dal seno sinistro sporge il tassello di chiusura posto a contrasto delle due mensole sporgenti dalla culatta delle canne; disegno elegante della chiave, ancora fissata al proprio perno con una vite a spacco fine, e della codetta di bascula a due ordini su cui è posta la slitta della sicura

Insieme di particolari: il blocchetto sostituibile di tenuta, il gambo dell’estrattore, la finitura a rosette di alcune superfici interne, le mensole a fianco della canna superiore e il traversino di contrasto, il pulsante per rimettere al centro la chiave a fucile smontato, il rinforzo sotto al seno e la sede.

Il calcio eseguito dall’Armeria Fanfarillo di Alatri (FR) partendo da un massello di noce con le prerogative adeguate nella fibra legnosa e nell’estetica, presenta volumi e curvature perfettamente consoni alle esigenze del tiratore

Il dorso viene evidenziato dalle due fini cordonature lucide e con interno inciso; l’estensione anteriore del ponticello è fermata da una vite a spacco fine; sulla guardia brunita spicca la dicitura “trap” in argento e la curvatura si estende a formare il guardamano

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Fucili canna liscia Per concludere La tecnica compie i suoi passi fomentati e diretti dalla ricerca scientifica e quindi il divenire è frutto specifico di tale settore del sapere il cui fine è ben chiaro: vincere. La bellezza è un capitolo a parte e, come affermava Goethe, è una finalità che non contiene alcun fine: quella del sovrapposto SO 4, pur a distanza di parecchi decenni, rimane superba, intatta e inscalfibile.

Scheda tecnica:

Nel vivo di volata si apprezza la meticolosa saldatura delle bindelle, l’inserimento del mirino prismatico in traslucido arancione, le striature lasciate dalle ultime cartucce sparate e non ancora rimosse

Di fronte a un progetto simile e alla sua esecuzione è bene alzarsi in piedi: un breve accenno ai semiperni sporgenti internamente e sotto a cui scorrono le due barrette cilindriche per l’armamento degli acciarini. Secondo la miglior scuola nulla sporge dal doppio giro di cerniera

Costruttore: Fabbrica d’Armi Pietro Beretta S.P.A. - via Pietro Beretta, 18 – 25063 Gardone VT (BS) – Tel. 030 83411 – Fax 030 8341399 – www.beretta.com Modello: SO 4 Tipo: fucile da trap a due canne lisce sovrapposte Calibro: 12/70 Funzionamento: canne basculanti Bascula: in acciaio legato lavorato all’utensile Acciarini: a doppia stanghetta su piastre lunghe con molle a V Canne: lunghe 75 cm con foratura a 18,4 mm - acciaio Böhler Antinit - giunzione con monobloc di culatta Strozzatori: fissi 2 ** e 1 * Congegno di scatto: diretto con monogrillo inerziale Estrattori/eiettori: automatici con meccanica inserita nell’asta Linea di mira: bindella piana da 10 mm ventilata ombreggiata - mirino intermedio in ottone e mirino apicale in sintetico traslucido rosso Sicura: a tasto sulla codetta superiore di bascula Calciatura: in due pezzi – legni di noce di classe elevata con finitura a olio - impugnatura a pistola e asta sagomata – calciolo in gomma arancione Finiture: finitura lucida della bascula con raffinate e contenute incisioni – canne brunite Peso: 3.600 g circa. Lusso.

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Browning B 25 D5

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Browning B 25 D5 di Emanuele Tabasso

Un esemplare di due allestiti con tale incisione del fenomenale B 25, il sovrapposto della Browning oggi prodotto in numeri contenuti, ma sempre testimone di un conio tecnico e realizzativo di indiscussa importanza nel panorama armiero

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l sovrapposto B 25 cui misero mano con sagacia e scienza Val Browning e il gruppo di tecnici dell’atélier di Herstal, allora con la firma della Fabrique Nationale d’Armes de Guerre, familiarmente detta FN, rimane uno degli esempi più interessanti nel panorama dei sovrapposti realizzati nella prima metà del Novecento. Qui da noi ha goduto dei favori di un vasto pubblico in campo venatorio e, più ancora, in quello tiravolistico dove per anni si è battuto con Perazzi e con Beretta disputando pedane da piattello con una apprezzabile determinazione. Si sa che la competizione e i suoi attori vivono di grande sostanza circondata da una serie di fattori che agli occhi degli esterni paiono minimi, ma che evidentemente rivestono una fondatezza se, facendo tendenza, fanno anche i punteggi. Rammentiamo come in quegli Anni 60 amici del settore indicassero nelle batterie a molle elicoidali la zoppia funzionale del sistema: il ritardo nei confronti di quelle con molle a V fucinate era divenuto inaccettabile. Almeno così si soste-

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neva. In giro per il mondo comunque l’erede odierno del B 25 continua a macinare cartucce con soddisfazione dei proprietari. Per il resto canne e bascula, con il grandioso impianto di tenute e chiusure, non prestava il fianco a critiche, anzi poneva tutto se stesso agli apprezzamenti e alle considerazioni di chi ne capiva un po’ di tecnica armiera. Il disegno fenomenale di tutto il complesso aveva bisogno di una realizzazione altrettanto di classe e gli specialisti di Herstal garantivano una lavorazione di alta scuola. Qualche anno fa, ospiti dell’azienda per alcuni giorni di cui conserviamo una memoria stupenda, vedemmo sempre all’opera queste mani sante controllare ancora a nero fumo il basculaggio e la radenza tra le pareti laterali della culatta e i fianchi di bascula insieme alla rispondenza dei tenoni nelle mortise. Non ci dilunghiamo, ma affermiamo che la poesia armiera ancora esiste e alla sede belga della Browning la interpretano a meraviglia. Ovvio che le condizioni attuali del mercato hanno ridotto i pezzi prodotti su tale classe


Fucili canna liscia Il raccordo degli alti fianchi di bascula con la testa dov’è inserita la chiave, il disegno di questa sovrastante la codetta rastremata, le proporzioni del tasto di sicura e di selezione di sparo rappresentano elementi di eleganza, di armonia e di funzionalità

di raffinatezza e di costo proponendo modelli che, sullo stesso impianto di base, vengono realizzati con qualche risparmio: così quando viene a mano un esemplare di particolare pregio non manchiamo di scattare un certo numero di immagini, giusto per documentare le cose belle o pregevoli nel loro intrinseco valore. L’incisione D5 Questo fucile ci è stato sottoposto dal Dr. Paolo Silvano dell’armeria Berrone di Alessandria, cultore e conoscitore di belle armi che riesce a scovare nei luoghi più impensati. La breve storia del sovrapposto in esame verte in particolare sulla sua incisione realizzata dal Capo incisore aziendale dell’epoca, il Maestro André Watrin la cui firma si legge nel minimo cartiglio posto sul bordo inferiore sinistro della bascula. L’allestimento segue le richieste specifiche dell’augusto committente, il re Hassan II del Marocco, con temi non molto consoni al nostro gusto, ma eseguiti con una tecnica e una precisione degni di chi allora di-

rigeva una delle scuole specifiche più accreditate al mondo. Curioso il motivo dell’esistenza di questo pezzo: dopo aver terminato il primo, quello già prenotato dal monarca, il Maestro decide di proseguire il lavoro realizzando un secondo esemplare uguale al primo. Il fucile prende così la sua veste e viene regolarmente

André Watrin firma con caratteri maiuscoli di minime proporzioni sul bordo inferiore sinistro della bascula: la classe di questi artisti ha regole precise Caccia Passione 37


Il fianco sinistro di bascula con soggetto analogo a quello destro; peculiare il disegno della guardia e del grilletto. Peccato che il rifacimento del calcio abbia variato il cromatismo con l’asta originale

La vista inferiore del fucile giusto per tenere a memoria la complessa e raffinata meccanica dell’astina

Et voilà si direbbe in lingua d’origine: basculando le canne la piastra oscillante posteriore e il suo prolungamento anteriore si muovono e i tenoni spariscono dalle sedi lasciando vedere il mezzo occhio sul prolungamento sopra detto

messo in commercio: venduto probabilmente a uno di quei collezionisti che amano vedere in rastrelliera i diversi gradi e stili di incisione del B 25 approda, dopo parecchi decenni all’armeria Berrone dove il Dr. Paolo Silvano ci illustra con acume e attenzione le particolarità esecutive: dopo aver apprezzato la perfetta dissimulazione delle linee fra parti mobili e parti fisse del dorso di bascula ci si sofferma

un momento in più sul mascherone centrale scoprendo come l’occhio destro dello stesso (a sx di chi osserva) sia posto in parte sul prolungamento del piano oscillante di armamento, in parte sul fondo esterno del tenone corrispondente. Tale peculiarità appare solo basculando le canne e quindi muovendo le due parti che, differentemente risultano un tutt’uno.

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Il fianco destro della bascula con l’incisione di un cinghiale sul rilievo laterale di rinforzo: accurata la linea della testa con la particolare modellatura dei seni Caccia Passione 40


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SABATTI EUROPA DL IN CALIBRO 9,3X74R Caccia Passione 41


SABATTI EUROPA DL IN CALIBRO 9,3X74R Dalla canna rigata di una carabina e dalle due lisce di un sovrapposto il passaggio alle due canne rigate di quello che i tedeschi definiscono Bockdoppelbüchse si pone come una via obbligata che Sabatti percorre con maestria di Emanuele Tabasso

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a Sabatti vanta attualmente una cospicua proposta di armi lunghe, rigate in particolare, cui si affiancano le lisce che, a ben vedere, sono state per moltissimi anni l’unico filone produttivo con doppiette e sovrapposti nei vari calibri conosciuti. Poi la canna rigata ha preso il sopravvento grazie alle forme di caccia nuove per una gran parte delle zone d’Italia: la selezione ai cervidi e le varie forme di insidia al cinghiale hanno mutato in maniera consistente l’asse della produzione aziendale. A questo si aggiunga il settore sportivo agonistico in cui la Sabatti ha creduto e crede in maniera congrua e fattiva proponendo fucili dalle prestazioni eccellenti grazie non solo a un’esecuzione attenta, ma a innovazioni che spostano sempre un po’ più in alto il limite per salire su quei tre gradini a cui tutti gli agonisti aspirano. Con queste basi concettuali e produttive non poteva mancare il fucile specialistico per eccellenza: oggi lo si chiama correntemente express, ma filologicamente il nome inglese andrebbe riservato al due canne rigate parallele mentre per quelle sovrapposte dovrebbe venir impiegato il ter-

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mine tedesco di bockdoppelbüchse. Ciò detto ammettiamo che definire express anche questo bel fucile che l’azienda ci ha affidato per le prove è foneticamente più scorrevole e tutti gli appassionati capiscono: ci adeguiamo senza il minimo problema. Per iniziare apriamo la bella e solida valigetta verde entro cui il fucile ci è stato consegnato, prelevando dalle spesse e protettive buste in plastica le parti componenti dell’arma. L’impianto tecnico Partiamo dal gruppo canne che in questa tipologia di fucili riveste un’importanza essenziale: non che nelle altre non sia così e rammentiamo a proposito il sommo William Wellington Greener che sottolineava come un fucile fosse composto da oltre cinquanta componenti e di questi il più importante fossero le canne. Però nell’appaiare due canne rigate c’è una difficoltà oggettiva elevata: in primo luogo perché la metodologia operativa è intrinsecamente difficoltosa e viene eseguita manualmente, poi perché la bontà del lavoro risulta esplicitata, senza se e senza ma, dai due fori che si realizzeranno nel bersaglio. Si converrà che due rosate a pallini


Fucili canna rigata

Nella sagoma a Y della testa di bascula viene inserito il Qui la sicura è inserita e si scopre sulla codetta la letperno della chiave il cui corpo si allunga sulla codetta tera “Sâ€? terminando col pulsante arrotondato. Il tasto della sicura reca un pratico ingrossamento

Sulla bindella sono evidenti i due incavi ortogonali fra Nella prima parte della bindella, sopraelevata e rastreloro e i grani a vite per il montaggio fermo e saldo di mata, viene incassata con una base a coda di rondine uno dei diversi sistemi di puntamento optoelettronici la tacca di mira a U provvista di due riferimenti in fibra ottica verde

La bindella torna a elevarsi verso la volata formando Ben finita la volata delle due canne dove un incavo lo zoccolo di supporto del mirino formato da una bar- conico protegge le rigature; parimenti ben eseguita la zeppatura che racchiude il distanziale interno: la retta di plastica traslucida rossa regolazione al tiro è effettuata manualmente Caccia Passione 43


Nel dorso convesso spiccano la sagoma di uno stambecco, gli apici inferiori dei due tenoni a vista, il coperchio di fondo unito al ponticello

Un ovale della guardia ampio per poter sparare anche con i guanti sottende i due grilletti dalla tipica curvatura

L’asta di buona funzionalità mostra fianchi alti e spigoli arrotondati, linea rastremata e lo schnabel di scuola tedesca Caccia Passione 44

offrano un po’ più di spazio alla discussione retorica mentre la disposizione sul bersaglio millimetrato di quei due fori non lasci spazio a interlocuzioni: un saggio di italiano contro la soluzione di un problema di matematica. Qui il lavoro vede le canne in acciaio al molibdeno di spessore adeguato per coniugare i due elementi contrastanti di resistenza e peso: la giunzione parte dal monobloc di culatta da molti decenni reso sicuro dalla perfezione delle lavorazioni e dalle saldature a base di lega d’argento dove resistenza e insensibilità alle vibrazioni forniscono un’affidabilità che non richiede aggettivi. Dalla lavorazione si ottengono, oltre alle sedi delle canne, i semipiani, le guide di scorrimento dei gambi dell’estrattore, gli orecchioni, i due tenoni paralleli fresati posteriormente. Completano la giunzione le ampie bindelle laterali e integra l’opera la bindella superiore. La bascula in acciaio ad alta resistenza forgiato è la parte complementare: sulle due mezzerie della tavola, ricavate dallo spessore delle pareti di bascula, poggiano i semipiani e due ispessimenti esterni delle pareti stesse implementano la resistenza allo sforzo di quello che il cuore dell’impianto. All’interno si notano le camme per l’arretramento del blocchetto estrattore che lavora al meglio grazie all’adozione di cartucce a collarino come la 9,3x74R, i due semiperni con spessi contrasti arrotondati ricavati dal pieno, le mortise aperte dove si inseriscono i tenoni e il tassello di chiusura che agisce sul loro incavo con profilo conico per il recupero del gioco. La proiezione in avanti delle canne è contrastata dall’appoggio dei tenoni contro lo spessore del dorso di bascula così da sgravare in massima parte i semiperni da tale sforzo. Le batterie sono armate dal puntone scorrevole nel fondo, i due percussori occhieggiano dalla faccia e poco sopra sporge il nottolino elastico per la rimessa al centro della chiave a fucile scomposto. Rimettendo gli occhi sulle canne notiamo la bindella con il terzo posteriore sopraelevato per facili-


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Fianco sinistro della bascula: qui fa bella mostra di sÊ un maschio di cervo, altra preda di elezione per questa tipologia d’arma e per questo calibro

Gradevole e funzionale il calcio a pistola con dorso alla bavarese, appoggia guancia rilevato e calciolo ventilato in gomma rossiccia Caccia Passione 45


tare la messa in punteria: non mancano i grani e l’incavo trasversale a mezzaluna per le basi di un apparecchio di puntamento insieme alla tacca di mira a U, con due riferimenti in traslucido verde, incassata con una base a coda di rondine. La bindella stessa si eleva nuovamente creando lo zoccolo per il mirino composto da un cilindretto in fibra ottica rossa. All’interno le camere risultano correttamente lucidate e le rigature, ottenute per rotomartellatura, presentano spigoli vivi, piani ben tirati e l’egresso protetto da un invaso conico.

Sicura, scatti e calciatura Sulla codetta superiore di bascula è inserita la slitta della sicura con tasto arrotondato di azionamento: blocca lo scatto e la manovra è sempre ben percepibile. Nella guardia ovale sporgono i due grilletti sagomati che comandano gli scatti marcatamente duri, probabilmente regolati così per evitare sganci intempestivi per emozione o per movimento mal controllato nel seguire la corsa del selvatico: vanno evidenziate la costanza e la nitidezza, fattori primari per la validità del congegno.

Interno dell’asta con il testacroce e il dispositivo di ritegno alle canne

Semplice il meccanismo del testacroce fissato con due brutte viti Allen. A questa faccenda estetica si contrappone l’apprezzamento per le striature che indicano una corretta messa a punto del tiraggio Caccia Passione 46

Dall’alto in basso il monobloc mostra i semipiani delle canne, le guide e i gambi dell’estrattore monopezzo, gli orecchioni e i tenoni con l’incavo per il tassello di chiusura


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Nelle due parti della cerniera sono evidenti le striature provocate dalla giusta frizione con il testacroce. Sul fondo della bascula scorre il puntone di armamento delle batterie; nei fianchi si notano le camme incavate per attuare l’estrazione e i semiperni con i rinforzi anteriori

Nel dorso di bascula è in evidenza una delle due mortise per i tenoni

La parte inferiore dell’asta accoglie il tasto per lo svincolo dal gruppo canne

La parte esterna della guardia con l’incisione su bru- Nel punto topico del ponticello spicca la scritta minunito sempre di bell’effetto e la precisa inserzione dei ta della bottega Incisori Bresciani responsabile dell’ogrilletti nelle proprie sedi segno di lavorazione ac- pera di incisione curata nei particolari Caccia Passione 47


Ricordiamo che le batterie sono delle Anson & Deeley classiche con molle a V forgiate: un impianto che ha dalla sua una formidabile robustezza. La calciatura in due parti è ricavata da noce di classe superiore, apprezzabile per colore, disposizione della venatura, compattezza e chiusura dei vasi. Il calcio è dotato di impugnatura a pistola, dorso alla bavarese, appoggia guancia e calciolo ventilato nella tradizionale gomma rossiccia. Anche la linea dell’asta segue i canoni tedeschi con sezione prismatica, fianchi alti, profilatura allungata e lo schnabel o becco d’anitra all’apice. Completano il lavoro i campi zigrinati con cuspidi a rilievo su cui le mani fanno presa in sicurezza. Eseguita accuratamente l’incassatura con legno leggermente a crescere. Due coppiole in poligono Approfittando dell’ospitalità di Giorgio Rosso abbiamo provato un paio di coppiole alla distanza di 50 m usufruendo delle sole mire aperte. Le cartucce Blaser con palla CDC da 16,2 g (250 gr) risultano belle toste e mettono i due colpi discretamente vicini: i circa 50 mm che li separano risultano funzionali per la caccia. Di gran figura i due colpi con ricariche composte da 60,5 gr di polvere N/140 e palla Brenneke DK (Doppel Kern) da 14,6 g (225 gr): queste veloci cartucce con V/2 di circa 766 m/sec mettono i fori addirittura a soli 20 mm e sullo stesso asse verticale. Le reazioni allo sparo sono contenute e la massa di circa 3,5 kg dissipa adeguatamente la sensazione di rinculo. Per concludere diremo che le potenzialità dell’express Sabatti siano ben esemplificate da questo eccellente risultato.

Sul bancone di tiro del poligono di Carrù durante le prove a fuoco

Le due cartucce ricaricate come da specifiche evidenti nel testo ottengono i due colpi a 50 m posti a meno di 20 mm fra loro: notevolmente più basso il punto battuto rispetto alle cariche originali Blaser. Il colpo a destra è evidentemente di altra arma

Grazie a Giorgio Rosso del poligono di Carrù (CN) per l’abituale ospitalità (3479692677).

I due colpi delle cartucce Blaser con palla CDC da 16,2 g: il lato del quadratino di fondo è pari a 20 mm Caccia Passione 48


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La confezione della Blaser non pecca certo di economia e la scelta del cartone con stampa lucida, il colore di fondo, l’immagine del cinghiale, la sezione dello speciale proiettile CDC catturano l’attenzione Caccia Passione 50


Munizioni

La cartuccia Blaser 9,3x74R Caccia Passione 51


La cartuccia Blaser 9,3x74R di Costantino Ramolfi

Le cartucce in calibro 9,3 mm nate in Germania agli inizi del Novecento per i coloni tedeschi dell’Africa del Sud Ovest, oggi la Namibia, continuano a rivelarsi come scelte ottimali in molte situazioni anche nei nostri terreni di caccia odierni.

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opo l’orgia dei magnum declinati in tutte le misure e varietà, considerati per parecchi anni come il punto di arrivo ottimale per qualsiasi forma di caccia ci si è resi conto che non poche cartucce troppo presto messe a riposo potevano fornire un servizio adeguato, in molti casi migliore. Era necessario ampliare nuovamente la valutazione sui diversi parametri forniti da una carica per canna rigata, smettendo di valutare come egemonica l’energia sulla lunga distanza. Che attualmente molte caccie richiedano di evidenziare tale parametro è sicuramente un dato di fatto, così come è innegabile che l’insidia a certi animali si svolga a distanza ben più prossima e richieda talvolta la replica del colpo, vuoi per correggere o implementare la prima botta, vuoi per usufruire di una seconda preda che segua la prima. Si sono così riconsiderate le vecchie cartucce tedesche, nate agli inizi del Novecento e, a fianco della 9,3x62 da carabina, è stata rinverdita Caccia Passione 52


Munizioni

La parte superiore della scatola riporta il calibro e i dati del proiettile CDC con il peso di 16,2 g (250 gr) e il coefficiente balistico pari a 0,444. Lo specchietto poi illustra i dati di velocitĂ , energia e traiettoria alle varie distanze con azzeramento a 100 m, oppure alla GEE (distanza ottimale) qui evidenziata in 153 m

Anche sul retro del contenitore sono riportati il calibro, in grande per favorire chi ha problemi di vista, e la sezione di palla. Scritti poi in tedesco, inglese, francese e spagnolo i ragguagli sulla sicurezza per evitare incidenti

Ancora su uno dei fianchetti della confezione spiccano le chiarissime diciture riportate in bella a leggibile grafia: a sigillo del tutto il cartiglio del Banco di Prova tedesco

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la fama del 9,3x74R dal bossolo a collarino paragonabile a prodotti analoghi creati dai diretti concorrenti d’oltre Manica, ottenuti restringendo a .360 il colletto di bossoli nati per la misura da .400 come la .400/.360 Nitro Express e la .400/.360 Westley Richards o passando direttamente a una nuova realizzazione come la .375 Flanged Magnum NE un poco più potente del prodotto tedesco. Insieme ai selvatici va considerato il modo di cacciarli: la braccata al cinghiale, o altri metodi adeguati all’astuto e coriaceo animale, richiedono fucili maneggevoli e pronti all’occhio con la possibilità di doppiare istantaneamente il colpo: il re della macchia ha energia e vitalità in sovrabbondanza, quindi occorre sicuramente un bel pacco di joules veicolati da una palla che ne ceda il più possibile nel tramite insieme a una bella scossa inferta dallo shock idrodinamico. Ecco allora che l’ampia sezione di un 9,3 mm, il peso di palla intorno ai 16,5 g (250 gr) e la forma del bossolo, molto lungo e con spalla poco accentuata, consentono alla carica di sviluppare le sue prerogative con pressione contenuta e senza penalizzare il tiratore con una reazione fastidiosa: tali soluzioni sono tornate in auge oramai da diversi anni rioccupando gli spazi che loro competono. Quanto al rinculo molti non patiscono la botta dei magnum, ma rimangono sempre presenti lo squilibrio e l’impennamento a inficiare il doppiaggio del colpo: con queste cartucce si è decisamente avvantaggiati. Venendo ai fucili e restando in tema di canne rigate, al semiautomatico si sono affiancati i due canne, paralleli o sovrapposti, che in diverse zone sono più ben visti e graditi del primo: proprio a questa genia di fucili sono dedicate le cartucce a collarino come questa 9,3x74R in esame nell’allestimento curato da Blaser. La confezione di spesso cartone in tinta ramata lucida con la sagoma di un cinghiale nero in corsa attrae l’occhio ed è certo una presentazione di classe: fra le varie scritte Caccia Passione

stampate interessano particolarmente i dati balistici che, al pratico uso tedesco, riportano i valori di velocità in m/sec, di energia in Joules e di traiettoria con le variazioni in cm declinate da 0 a 300 m con cadenze di 50 m. La doppia serie di misure tiene conto della taratura a 100 m oppure di quella ottimale definita GEE (Günstigste Einschuss Enfernung) per cui la massima elevazione consentita alla palla deve rimanere entro i 4,0 cm. Si noterà come tale prescrizione qui porti +4 cm a 100 m, lo zero a 153 m con una caduta di -9,0 cm a 200 m, -24,9 cm a 250 m e -47,9 cm a 300 m. In parallelo alla velocità in m/sec va l’energia espressa in Joules: 740/4438 alla bocca, 708/4066 a 50 m (tiro più probabile al cinghiale), 677/3719 a 100 m, 618/3094 a


Munizioni

In tempi di sinergie, aggregazioni e parcellizzazione dei lavori ecco un esempio che la Casa tedesca pone giustamente e con serietà in evidenza: lo studio del proiettile CDC è opera della Blaser, la realizzazione è della Barnes mentre la cartuccia completa vede il lavoro della Norma

200 m e 562/2556 a 300 m: come si nota la cartuccia fornisce valori assolutamente interessanti per i tiri a breve e media distanza, ma con mire ottiche adeguate e bersagli di consone dimensioni l’ingaggio di cinghiali, daini e cervi anche al limite dei 300 m è del tutto praticabile: la caduta evidente del proiettile è ben correggibile mentre l’energia risulta favorevolmente esuberante considerati sezione e peso di palla. La 9,3x74R della Blaser monta la palla CDC creata dallo studio ingegneristico aziendale e realizzata dalla Barnes mentre l’assemblaggio e il caricamento della cartuccia sono appannaggio della Norma. Di sicuro una triade di eccellenze universalmente note. Della palla viene mostrato un disegno in sezione che illustra

l’ampia base del puntale conico in policarbonato che prosegue in basso con uno stelo cilindrico rastremato inserito in un apposito incavo dell’ogiva. Sono assicurate le migliori doti di volo insieme a una consistente espansione dovuta all’ampio diametro del foro su cui insiste il puntalino stesso e al lavoro dello stelo che agisce come un cuneo nel corpo del proiettile: si avrà così un consistente aumento del diametro con mantenimento della massa grazie alla struttura che non tende a frazionarsi. Fa molto piacere che i classici progetti delle cartucce europee siano tornati in auge e che le Case più rinomate le propongano con l’innovativa componentistica attuale in parallelo con soluzioni ben più datate, ma sempre di piena attualità. Caccia Passione 55


Ben due i manuali forniti con il binocolo: uno molto compatto e di pronta e facile consultazione, l’altro completo di ogni segnalazione che possa consentire al cliente il miglior impiego dello strumento. Molte le lingue adottate fra cui l’italiano

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Ottiche

Swarovski EL Range 8x42 Caccia Passione 57


Swarovski EL Range 8x42 di Emanuele Tabasso

Il binocolo della Casa di Absam proposto nella versione dotata di telemetro incorporato e rilevatore dell’angolo di sito

N

el lusso e nel benessere ci si può permettere di discettare se sia meglio un binocolo più leggero e disporre a parte di un telemetro o se sia preferibile incorporare il misuratore delle distanze in un binocolo, magari leggermente più pesante, ma che in tal modo ingloba in un solo strumento la doppia funzione. La Swarovski con il suo binocolo EL Range, qui nella versione 8x42, accontenta i fautori della seconda opzione e, in verità, osservare un soggetto e conoscere immediatamente la distanza a cui è posto ha i suoi vantaggi. Diamo una rapida occhiata alla confezione in cui questo apparecchio viene consegnato al pubblico: scatola di cartone bianco inserita nel copriscatola del colore verdone caratteristico con etichetta di riconoscimento immediatamente visibile anche nello stivaggio di magazzino se la si pone nel giusto verso. Sfilato il guscio esterno si apre la ribaltina su cui un’immagine a colori di alta montagna trasporta la mente ai luoghi di elezione per l’imCaccia Passione 58

piego: l’ottica è inserita un trasportino in cordura con cerniera di chiusura mentre a parte si trovano la tracolla, i documenti di garanzia, i due libretti di istruzioni, quella rapida in inglese e quella più approfondita in diverse lingue fra cui l’italiano. Sarà opportuno leggere quel


Ottiche La confezione dello Swaroski EL Range nel classico colore verdone, l’immagine del prodotto, il codice a barre per i rilevamenti aziendali

All’interno del coperchio si apre uno squarcio con un panorama alpino dominato dal falco, emblema della Casa

che viene riportato con dovizia di illustrazioni: il fissaggio della tracolla può già rivelarsi ostico se non si memorizzano i diversi passaggi così come le regolazioni dei cordini adatti a porre lo strumento alla giusta altezza. La tracolla poi è del tipo con larga e spessa fascia di appoggio

al collo che minimizza la sensazione di peso, ma ingombra non poco quando si indossa sotto a una cacciatora con il colletto e sopra a un maglione e a una camicia tecnica per i climi freddi. Tutto molto bello, tecnologico e scientifico: al nostro gusto d’antan… persino troppo. Caccia Passione 59


Sugli obiettivi sono posti i tappi para lenti incernierati nella loro parte inferiore e apribili/ richiudibili a scatto: per chi non li gradisse, in effetti possono risultare di troppo, li si può togliere con un semplice movimento, ma anche qui è bene prender visione dal libretto di istruzioni per come agire. Le regolazioni preventive vedono il movimento sul perno centrale per centrare il giusto distanziamento fra le pupille, la correzione diottrica delle due visioni tramite le ghiere a sollevamento così come sono a rialzo i due oculari per la giusta distanza dall’occhio, anche in presenza di occhiali. Il processo di messa a fuoco sulla distanza prosegue con la rotella corrugata posta fra i due tubi, molto ben manovrabile con un dito reggendo il binocolo: al suo interno è situata la batteria per l’impianto elettrico di rilevamento delle distanze. La presa ergonomica pone in condizioni di manovrare a lungo e senza stancarsi anche con

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una mano sola, focalizzando soggetti posti a distanze diverse e rilevando la metratura tramite il pulsante posto a sinistra nel ponticello posteriore di giunzione. Al di sotto si trova un secondo pulsante che imposta le varie funzioni desiderate, in particolare quella che aggiunge al rilevamento in metri o yarde anche l’angolo di sito indicando o il valore in gradi o, più direttamente, la metratura ricalcolata in funzione di tale dato. Sempre in tema di impostazioni si può selezionare la brillantezza desiderata nel display dove appaiono i dati rilevati dal lettore a laser. Come si può intuire il tiro in posizione angolata, quello che in montagna determina sovente degli errori, è in tal modo assai facilitato. Un nuovo prodotto quindi della Casa austriaca destinato ai cacciatori e ugualmente a coloro che si dedicano all’osservazione naturalistica ad ampio raggio dovendo rilevare, per i più disparati


Ottiche Compatto e con un’immagine di solidità che corrisponde ovviamente alla realtà delle cose: ecco lo Swarovski EL Range

Gli agganci della cinghia al corpo del binocolo sono molto tecnologici e serve dare uno sguardo al libretto di istruzioni: in compenso quando sono sistemati risultano perfetti

motivi, le distanze intercorrenti fra sé e un obiettivo. Per concludere segnaliamo i dati maggiormente indicativi quali il peso pari a circa 895 g e la distanza di misurazione compresa fra i 30 e i 1375 metri con scarto massimo di +/- 1 metro. Non abbiamo parlato delle lenti e della visione attraverso di esse: la fama acquisita in tanti anni da questo fabbricante ci fa ritenere superfluo soffermarci sulla morbidezza delle linee e sulla luce, le due peculiarità davvero poco misurabili in termini scientifici, ma a cui i fedeli utilizzatori dei prodotti Swarovski danno il peso che meritano perché, oltre a rendere immagini perfette, non affaticano mai l’occhio.

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Un camoscio fotografato dal basso verso l’alto, con angolo di sito praticamente nullo perchĂŠ la traiettoria della luce è comunque parallela al terreno. Caccia Passione 62


Digiscoping

L’ANGOLAZIONE DI RIPRESA Caccia Passione 63


L’ANGOL AZIONE DI RIPRESA La “questione” dell’angolo di sito si ripropone sia nella balistica che nella caccia fotografica in digiscoping, ma con valenze diametralmente opposte.

di Riccardo Camusso

A

richiesta dei nostri lettori abbiamo ripubblicato questo interessante articolo di Digiscoping - Sparando o fotografando in posizione non parallela al terreno il cacciatore o il digiscoper deve risolvere al meglio il “problema” dell’angolo di sito, inteso come traiettoria (balistica o fotografica) che inizia dal punto di tiro/ripresa e raggiunge il soggetto inquadrato. La situazione è identica sia con la carabina che con la fotocamera, ma i risultati qualitativi hanno una valenza che caratterizza in modo diverso la caccia a palla dal Digiscoping. Se nella caccia l’angolo di sito si traduce in sicurezza (il colpo si perde comunque a terra), in fotografia il terreno circostante diventa lo sfondo dominante e condiziona negativamente il risultato finale di una buona foto. Chiariamo il concetto con due pratici esempi fotografici sul campo. 1- Nel primo esempio (schema 1) abbiamo schematizzato l’azione da un’altana, situazione assai nota ai selecontrollori e cacciatori a palla. L’altana si eleva dal terreno di un paio di metri. La traiettoria (bianca) operando dal punto B evidenzia un angolo di sito Caccia Passione 64

Lo sfondo della foto A, dalla base di un’altana, è (volutam B, della stessa altana, lo sfondo della foto è il terreno circo maggior risalto della foto A.


Digiscoping

Uccelli fotografati in digiscoping con angolo di sito annullato da punti di ripresa paralleli al terreno.

mente) lontano: il soggetto viene esaltato. Dalla posizione ostante per la traiettoria fotografica angolata. Evidente il

(poco elevato) che include nell’immagine fotografica lo sfondo rappresentato dal terreno circostante il soggetto; in pratica, la traiettoria della ripresa si perde a terra, molto vicina al soggetto, e si rivela un elemento “negativo” e “ingombrante (foto B). Al contrario, fotografando dal punto A, la traiettoria (gialla) si perde su uno sfondo che non è mai il terreno dove il soggetto poggia le zampe; o, meglio, lo sfondo diventa sfocato e (volutamente) poco leggibile (foto A) Ciò esalta il soggetto: avremo, quindi, la foto di un capriolo ai margini del bosco anziché la foto di un bosco da cui esce un capriolo. La differenza (anche di pochi centimetri) dell’angolo di sito, si sposa con la limitata profondità di campo del Digiscoping e con altri fattori di cui parleremo più a fondo in seguito. Morale: se vogliamo dare grande priorità al soggetto, teniamo sempre la traiettoria parallela al terreno (ma non a caccia!), o, ancora meglio, leggermente dal basso verso l’alto, annullando in pratica la negatività (fotografica) dell’angolo di sito. 2 - Gli schemi 2 e 3 propongono tipiche situazioni di safari, a bordo di un fuoristrada. A Caccia Passione 65


Una bella Antilope-Giraffa fotografata contemporaneamente (con la stessa attrezzatura in Digiscoping) dall’interno dell’auto (A) e dal tetto della stessa auto B.

caccia, sparando dal tetto dell’auto - accade in molti paesi dell’Est - l’angolo di sito, anche se minimo consente comunque al tiro di perdersi nel terreno, in sicurezza. In Digiscoping - non si parla ovviamente di sicurezza si può fotografare sia dal tetto del fuoristrada che dal sedile: la differenza è di pochi centimetri (meno di un metro), ma l’angolo di sito viene completamente annullato fotografando dagli interni. L’effetto finale è straordinario: nella foto B (schema 2), scattata dal tetto, lo sfondo, vicino ai piedi della gazzella, è il terreno rosso dello Tsavo; nella foto A, fatta dagli interni, lo sfondo è la brulla savana, molto distante dai piedi dell’animale. Ancora una

volta, pur lavorando in digiscoping, la foto B è l’immagine della savana con gazzella; la foto A, invece, pur se eseguita dallo stesso punto di ripresa e con la stessa attrezzatura, è la foto di una gazzella nella savana. La differenza è più sostanziale di quanto possa apparire. La stessa cosa vale per il Falco Giocoliere dello schema 3: nella foto A, lo sfondo è lontano e quasi non si nota la pozza d’acqua; nella foto B, ripresa dal tetto, la maggiore leggibilità dello sfondo “disturba” un po’ la bellezza del soggetto. Il tema dell’angolo di sito, si sposa con altri fattori (diaframmi, ingrandimenti, focheggiatura, punti elevati, terreni paludosi, montagna ecc.) e coinvolge alcuni acces-

Un Falco Giocoliere fotografato dagli interni dell’auto (A) paralleli al terreno e dal tetto (B) con piccolo angolo di sito. Nel primo caso, lo sfondo più lontano esalta il soggetto. Caccia Passione 66


Digiscoping sori di attrezzatura (come il trepiede basso, doppio monitor, selfie nò grazie ecc.). In particolare il monitor aggiuntivo non solo permette une perfetta Messa a Fuoco Manuale, ma offre la possibilità di tenere molto bassa la posizione della fotocamera. La cosa è davvero utile. Ne parleremo a fondo nei prossimi numeri della rivista e/o nel corso dei nostri workshop e/o nelle nostre Guide e Libri totalmente realizzati in Digiscoping (riccardo. camusso@alice.it )

Utilizzando un monitor aggiuntivo ad alta definizione, la MAF e l’angolazione di ripresa viene controllata in modo estremamente preciso ed utile. Ma, soprattutto, questo straordinario accessorio permette di tenere la fotocamera molto bassa e parallela al terreno. Caccia Passione 67


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CACCIA PASSIONE Anno VI – N° 10 – Ottobre 2018 www.cacciapassione.com

Direttore Responsabile Pierfilippo Meloni Direttore Marketing Valerio Troili marketing@cacciapassione.com Collaborazioni Pierfilippo Meloni, Emanuele Tabasso, Riccardo Camusso, Saverio Patrizi, Simone Ricci, Pina Apicella, Vincenzo Frascino, Valerio Troili, Roberto Aguzzoni, Ilaria Troili, Francesca Baranello, Costantino Ramolfi. Traduzioni A cura della Redazione Grafica e impaginazione A cura di Grazia Lospennato Pubblicità Ilaria Troili - Cell. 335.6408561 commerciale@cacciapassione.com Fotografi Archivio Caccia Passione, Vincenzo Frascino. Redazione Via Camillo Golgi, 1 - 20090 - Opera (MI) redazione@cacciapassione.com Cell. 3383243383 Service Provider Made Network srl Via Macanno, 59 - Rimini (RN) Editore Caccia Passione s.r.l. Via Camillo Golgi, 1 - 20090 – Opera (MI) Cell. 3383243383 redazione@cacciapassione.com Registrazione in Tribunale n. 17 del 21/01/2012 ®CACCIA PASSIONE È UN MARCHIO REGISTRATO. TUTTI I DIRITTI RISERVATI. VIETATA LA RIPRODUZIONE ANCHE PARZIALE SE NON AUTORIZZATA.


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