Gli Avventisti del Settimo Giorno

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Altri loro insegnamenti

ora l’erede delle promesse è, noi crediamo, una dottrina scritturale sana…’.1 Tra le cose dunque che non possono far parte di adempimenti di promesse bibliche ci sono sia il ritorno di molti Giudei sul suolo della Palestina, ritorno che cominciò alla fine del secolo scorso e che sta tuttora continuando, e la nascita dello Stato Israele avvenuta nel 1948, e tra le cose che si devono adempiere su quella terra non c’è affatto la ricostruzione del tempio. Samuele Bacchiocchi afferma per esempio che la realizzazione totale delle profezie che riguardano la restaurazione d’Israele ‘va ricercata non in una restaurazione politica degli ebrei in Palestina, ma nel raduno universale di tutti i credenti nella nuova terra’,2 e che queste profezie ‘non offrono alcun indizio o alcuna allusione alla restaurazione degli ebrei in Palestina nel nostro secolo quale preludio agli eventi finali della storia della terra’,3 ed ancora: ‘Le considerazioni fatte sono sufficienti a mostrare che la ricostruzione del tempio di Gerusalemme sia un altro segno errato dello scenario finale dei dispensazionalisti, che non ha fondamento biblico’.4 Confutazione Dio non ha rigettato Israele come nazione, quantunque la maggior parte degli Israeliti non accetti Gesù come il Messia promesso; ed il tempio distrutto nel 70 d. C. sarà ricostruito Si rimane meravigliati nel sentire parlare gli Avventisti a riguardo di Israele nella maniera vista sopra, perché ciò mostra che essi non conoscono le Scritture. Ciò che essi dicono è falso e lo dimostreremo subito. Ora, come voi sapete Gesù fu rigettato dal popolo d’Israele, e difatti furono proprio i Giudei, i discendenti di Abrahamo secondo la carne, a condannarlo a morte e a darlo in mano a Ponzio Pilato affinché fosse crocifisso. La ragione che addussero fu che egli meritava la morte perché si era fatto Figliuolo di Dio. Tutto ciò non fu altro che l’adempimento di queste parole proferite dallo Spirito per mezzo di Davide: “Perché hanno fremuto le genti, e hanno i popoli divisate cose vane? I re della terra si son fatti avanti, e i principi si son raunati assieme contro al Signore, e contro al suo Unto”.5 I popoli a cui il salmista fa riferimento sono i Gentili e il popolo d’Israele, e i re e i principi sono Erode, che al tempo governava sulla Galilea, e Ponzio Pilato che era governatore della Giudea, i quali nell’occasione diventarono amici. Dunque Gesù, il Messia promesso da Dio per mezzo dei suoi santi profeti, fu rigettato da Israele. Ma non proprio da tutto Israele, difatti un residuo di Israeliti accettarono Gesù come il Messia di Dio. Ora,

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Ibid., pag. 242-243 Samuele Bacchiocchi, La speranza dell’avvento, pag. 171 3 Samuele Bacchiocchi, op. cit., pag. 172 4 Ibid., pag. 183 5 Atti 4:25-26

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per quanto riguarda la posizione odierna del popolo dei Giudei nei confronti di Gesù dobbiamo dire che essa a distanza di più di millenovecento anni dalla venuta di Cristo Gesù non è cambiata, perché ancora oggi solo un rimanente dei Giudei che sono nel mondo accettano Gesù come il Messia; la stragrande maggioranza di essi invece rigetta Gesù come il Messia. Ci sono degli ebrei ortodossi che si rifiutano persino di pronunciare il nome di Gesù di Nazareth, tanto è la loro avversione verso il suo nome. Si badi bene però che il fatto che la maggior parte dei Giudei rigetti Gesù non significa che la parola di Dio sia caduta a terra; Paolo dice infatti: “Però non è che la parola di Dio sia caduta a terra; perché non tutti i discendenti da Israele sono Israele; né per il fatto che son progenie d’Abramo, son tutti figliuoli d’Abramo; anzi: In Isacco ti sarà nominata una progenie. Cioè, non i figliuoli della carne sono figliuoli di Dio: ma i figliuoli della promessa son considerati come progenie. Poiché questa è una parola di promessa: In questa stagione io verrò, e Sara avrà un figliuolo. Non solo; ma anche a Rebecca avvenne la medesima cosa quand’ebbe concepito da uno stesso uomo, vale a dire Isacco nostro padre, due gemelli; poiché, prima che fossero nati e che avessero fatto alcun che di bene o di male, affinché rimanesse fermo il proponimento dell’elezione di Dio, che dipende non dalle opere ma dalla volontà di colui che chiama, le fu detto: Il maggiore servirà al minore; secondo che è scritto: Ho amato Giacobbe, ma ho odiato Esaù. Che diremo dunque? V’è forse ingiustizia in Dio? Così non sia. Poiché Egli dice a Mosè: Io avrò mercé di chi avrò mercé, e avrò compassione di chi avrò compassione. Non dipende dunque né da chi vuole né da chi corre, ma da Dio che fa misericordia. Poiché la Scrittura dice a Faraone: Appunto per questo io t’ho suscitato: per mostrare in te la mia potenza, e perché il mio nome sia pubblicato per tutta la terra. Così dunque Egli fa misericordia a chi vuole, e indura chi vuole”.6 Questo discorso di Paolo spiega come l’accettazione di Cristo da parte di un piccolo numero di Giudei e il suo rigetto da parte della maggioranza di essi siano cose che dipendano da Dio perché Egli fa misericordia a chi vuole e indura chi vuole. In altre parole, il motivo di questa situazione che si è venuta a creare nel mezzo del popolo dei Giudei è da ricercarsi nel proponimento dell’elezione di Dio che dipende non dalle opere ma dalla volontà di Colui che chiama. Ecco dunque perché la maggior parte dei Giudei rigetta Cristo, e solo un piccolo numero lo accetta, perché Dio ha indurato i primi e fatto grazia ai secondi, quantunque siano tutti discendenti di Abramo e di Isacco. Ma d’altronde, spiega Paolo, il fatto di essere discendenti di Abramo non significa per forza di cose essere figli di Abramo. Perché? Perché Abraamo ebbe due figli, uno dalla schiava e uno dalla libera, ma il figlio della promessa era Isacco e non Ismaele. Dio aveva infatti prestabilito di concludere il suo patto con Isacco, il figlio della libe6

Rom. 9:6-18


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