Brek magazine n°26

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presidente americano Bill Clinton fu invischiato nel famoso “sex affaire” con la sua segretaria Monica Lewinsky. Fece scalpore in tutto il mondo, in un sondaggio promosso da un noto network americano, per testare il grado di puritanesimo del popolo statunitense, si ebbero risultati sorprendenti, del tutto inattesi, tant’è che molti scommettitori (come si usa fare da quelle parti), convinti moralisti, andarono in

rovina. Ciò in quanto, alla domanda fatidica:Che cosa pensa dell’affaire Clinton? Il presidente dovrebbe dimettersi, davanti ad uno scandalo mondiale che alimenta l’antiamericanismo e il dileggio internazionale, oppure no? Contro ogni pronostico dei benpensanti, l’esito fu

stravolgente: ben il 70% degli statunitensi, infatti, rispose che Clinton non avrebbe dovuto dimettersi! Anzi, quasi la totalità degli intervistati dichiarò, sua sponte, che addirittura lo invidiava e chissà che cosa avrebbe fatto per essere al posto di Bill! Alla faccia dei sani principi e del bon ton anglosassone! Si potrebbe, quindi, dire che tutto il mondo è paese, e allora il discorso finirebbe qui, spostando il focus tematico dall’ambito geopolitico e storico a quello ontogenetico, arrendendosi alla teoria della globalizzazione del pensiero. Una globalizzazione favorita dalla velocità di trasmissione dei moderni mass media, che non diffondono solo mere informazioni, ma anche, e soprattutto, modus vivendi, modelli culturali, correnti di pensiero, tratti indicali dei singoli appartenenti al “villaggio globale” teorizzato dal “visionario” Marshall Mac Luhan intorno agli anni ’60 del secolo scorso. Insomma, il concetto di invidia ha molteplici implicazioni di non facile interpretazione. Si può invidiare la buona sorte, la felicità, il successo o la ricchezza altrui. Si può invidiare qualcuno per la sua gloria, la sua fama o la sua popolarità, significanti con affinità di significato profondo. Si può usare l’invidia come motore di accensione di una sana, moderata competizione. Si può anche invidiare la serenità o la salute di qualcuno, rischiando grosso, però, in tal caso, perché serenità e salute potrebbero avere anche una durata effimera, e poi non sono nemmeno beni divisibili. La cosa migliore, più saggia, potremmo dire, sarebbe non invidiare nulla a nessuno ed essere contenti di ciò che si ha, tenendo sempre presente un vecchio proverbio anglosassone, sempre attuale, che recita testualmente: L’invidia è la vendetta degli incapaci. Prof. Domenico CALDERONE

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