Brochure

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p r o g e t t o

S . A . R . A .


MARTA E FREDIANO CENTRO “CASCINA PONTE” VIA PESCHIERA 1 COLOGNE BRESCIA PROGETTO S.A.R.A.


DA DOVE NASCE IL PROGETTO S.A.R.A. Il progetto nasce dal forte interesse che ha da sempre caratterizzato la famiglia Manenti-Torri: l’amore per la natura, per il mondo degli animali, in particolare per quelli che, se utilizzati in contesti adeguati, possono essere di valido aiuto a persone con particolari difficoltà. I componenti della famiglia sono quattro. Frediano Manenti, imprenditore agricolo, incline alla diversificazione, formato nell’utilizzare i cavalli in ambito lavorativo, in possesso del brevetto attacchi e amante dei cavalli. Marta Torri, formata presso l’Università Cattolica di Brescia come insegnante di sostegno; ad oggi svolge tale attività presso il Ministero della Pubblica Istruzione, con esperienza nel campo della disabilità dall’anno ’96. Sposati da dieci anni, abbiamo due splendidi figli, Sebastiano di 6 anni e Gregorio di anni 3. Ci siamo avvicinati alla Cascina Ponte del Sig. Longhi grazie al lavoro di Frediano, inizialmente in affitto dei tratti di portici da utilizzare come magazzino per il lavoro di giardinaggio; ad oggi a quasi tutto lo spazio. In questa cascina sono cresciute parecchie persone che malinconicamente vengono a visitarla ricordando i bei vecchi tempi. Da subito ci siamo innamorati del posto e del contesto in cui è inserito. Il nostro pensiero è stato univoco nel voler far condividere la pace e la serenità di quell’ambiente anche a persone a noi vicine e bisognose di aiuto e sostegno, sia dal punto di vista umano che dal punto di vista pratico. Questo nostro pensiero è stato sostenuto da esperienze che hanno accompagnato la nostra vita di coppia, molto dolorose a volte, ma proprio per questo molto significative. Dall’esperienza di malattia invalidante di mia moglie Marta, che effettivamente stravolge la qualità della vita, ma fa cambiare punto di prospettiva della stessa; dalle numerose esperienze di coppia come la frequentazione della comunità di vita e di recupero di Palazzolo S/O (Bs), Comunità “ Shalom”; dai percorsi d’affido affrontati con la comunità “Nuovo Sentiero” presso le suore Poverelle di Capriolo (Bs), nasce il PROGETTO S.A.R.A. il suo significato evidenzia la profonda convinzione che, in casi critici della vita di una persona, il recupero di un’adeguata autonomia, sacrificata magari da esperienze traumatiche, possa avvenire attraverso un percorso delicato, ma nel contempo fondamentale, di sostegno all’affettività. Questa profonda convinzione, unita alla scelta dei valori che consapevolmente accompagnano le nostre giornate, ci hanno permesso di incontrare persone e condividere con loro i nostri progetti. Abbiamo così conosciuto molte persone che hanno messo a disposizione le loro esperienze lavorative e di vita. Ci siamo resi conto di essere, tutti insieme, una forza: chi ha trasformato la sua passionalità in praticità, chi ha messo a disposizione la sua esperienza di genitore, perché diventasse una risorsa di vita, chi ha offerto il suo sapere affinché la passionalità e le esperienze diventassero un vero e proprio percorso formativo. È iniziato un lungo momento di riflessione al’interno di questo nuovo gruppo, dal quale è nata un’ equipe formata da diverse figure che da anni lavorano in campo educativo e riabilitativo. Dopo attenta analisi di tutte le risorse, professionali, operative e logistiche, abbiamo definito il nostro percorso operativo, scegliendo di mettere al centro la riabilitazione equestre. Ad oggi il nostro Centro porta il seguente nome: “CENTRO CASCINA PONTE”, in onore della cascina nella quale operiamo, spazio che offre tutti gli elementi per poter lavorare nel contesto adeguato per il benessere psico-fisico del bambino. Il progetto nasce dalla convinzione che il benessere della persona passi attraverso esperienze positive di condivisione ed accoglienza. In questo senso l’attenzione a chi è stato provato dalla vita e che quindi risulta purtroppo svantaggiato anche nelle relazioni sociali è diventato l’impegno di tutti noi. Il percorso di riabilitazione equestre è accompagnato da altri momenti di lavoro, quali il percorso di psicomotricità, il percorso di musico terapia, il percorso di danza movimento terapia. Segue una presentazione teorico-pratica di queste quattro tipologie di percorsi.


PERCORSI OFFERTI DAL CENTRO 1)

PERCORSO DI RIABILITAZIONE EQUESTRE.

CHE COS'É L'A.N.I.R.E. L'Associazione Nazionale Italiana di Riabilitazione Equestre e di Equitazione Ricreativa per gli handicappati (A.N.I.R.E. con sede in Milano - Via Bartolomeo D'Alviano n°7, è stata costituita il 20/12/1977 per atto n. 162025/34119 Rep. Not. Giuseppe De Carli di Milano) É SORTA CON FINALITÁ di rieducare e riabilitare i portatori di handicaps fisici e mentali, mediante l'impiego del cavallo, e di promuoverne la pratica equestre a scopo ricreativo e sportivo. ULTERIORI SCOPI SOCIALI dell'A.N.I.R.E. sono: la promozione della ricerca scientifica nel settore, l'organizzazione e la diffusione della riabilitazione equestre in Italia, la formazione di operatori specializzati nella Terapia con il Mezzo del Cavallo. L'ASSOCIAZIONE NON HA SCOPO DI LUCRO. L'A.N.I.R.E. nel 1980

Ha iniziato, in collaborazione con l'Esercito e la Croce Rossa Italiana l'attività di ippoterapia presso la caserma S. Barbara Rgt. Artiglieria a Cavallo di Mila no. UN FATTO SENZA PRECEDENTI A LIVELLO MONDIALE. Questa attività meritoria , ha valso, nel 1980, al Rgt. Art. a Cavallo, la Medaglia d'Oro "Al Merito della Sanità Pubblica".

31/1/1983

L'A.N.I.R.E. viene riconosciuta dalla F.I.S.E. come Associazione di Interesse Federale.

20/5/1983

I Lions del Multidistretto 108 Italia dichiarano che la riabilitazione equestre è un Servizio Lionistico a Carattere Nazionale.

nel 1985

L'A.N.I.R.E. ha promosso a Milano il V CONGRESSO INTERNAZIONALE DI RIABILITAZIONE EQUESTRE con la partecipazione di ben 23 paesi, consacrando il proprio ruolo di guida con il riconoscimento ufficiale della propria metodologia di intervento come "Scuola Italiana".

8/7/1986

DECRETO N. 610 DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA CO-L QUA LE, SU PROPOSTA DEL MINISTERO DELLA SANITÀ VIENE RICONO SCIUTA LA PERSONALITA GIURIDICA ED APPROVATO LO STATU TO DELL'A.N.I.R.E.

maggio 1987 L'A.N.I.R.E. è stata insignita dal Rotary International Premio ARA PACIS per la solidarietà umana, che annualmente viene assegnato a personalità, Enti o Stati che si siano distinti per migliorare la qualità della vita dell'uomo.


7/12/1987

La Giunta Municipale di Milano conferisce l’Attestato di Benemerenza Civica alla nostra Associazione per lo svolgimento con mirabile senso di abnegazione dei propri soci di un’opera altamente meritoria.

17/12/1987

Il Centro Studi Emergenza sotto gi auspici dell'U.N.D.R.O., l'Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli aiuti internazionali, assegna all'A.N.I.R.E. la "Distinzione d'Onore al merito" con medaglia.

23/12/1987

La Provincia di Milano conferisce la "Medaglia d'Oro di Riconoscenza" all'A.N.I.R.E. per i 10 anni di appassionata ed intensa attività finalizzata a rieducare e riabilitare i portatori di handicap mediante l'attività equestre.

27/8/1988

Il III Corpo d'Armata, reggimento Artiglieria a Cavallo di Milano annovera "con particolare orgoglio e soddisfazione" l'A.N.I.R.E. fra gli "Amici delle Batterie per le molteplici e meritorie attività sociali.

22/9/1988

Il Comitato Promotore del Premio "Amico del Cavallo" riconosce all'Associa zione i meriti per l'assegnazione del Premio 1988 per "un atto d'amore, di ami cizia, di consuetudine di vita, valso a rinsaldare l'antico rapporto fra uomo, il cavallo e la natura.

25/9/1988

Premio Speciale della rassegna-concorso del Cavallo Sanfratellano per gli alti meriti conseguiti nella riabilitazione con il cavallo.


IL PUNTO SULLA TERAPIA CON IL MEZZO DEL CAVALLO: IERI E OGGI IERI L’utilizzo del cavallo a fini terapeutici risale a molti secoli orsono 3000 A.C.

MAESTRI ITTITI: uso generale della disciplina equestre in pedagogia.

458-370 A.C. IPPOCRATE DI COO nel “Libro delle diete” rimedio per l’insonnia. 124-40 A.C.

ASCEPIADE DI PRUSIA “Il moto a cavallo” per l’epilessia e le paralisi. SCIENZA ARABA: descrizione dei benefici legati all’attività equestre.

1569

MERKURIALIS “De Arte Gymnastica”.

XVI secolo

CESARE BORGIA

1681

THOMS SINDENHAM: “Trattatus de podagra”, “Observationes medicae”. Per i disturbi circolatori.

1660-1734

GIORGIO E. STAHL: Medico personale di Maria Teresa d’Austria. SCUOLA DI VIENNA

1719

FRIEDRIC HOFFMANN: Istruzioni approfondite su come una persona può mantenere la sua salute e liberarsi di gravi malattie tramite esercizi fisici.

1704 1734

FRANCESCO FULLER: “De Medicina GYmnastica”. CARLO L. CASTEL, detto l’Abate di Sant Pierr: inventò la sedia vibrante “TREMOUSSOIR” usata anche da Voltaire.

1758

SAMUEL THEODOR QUELMALZ di LIPSIA: inventò la “MACCHINA EQUESTRE”; “La salute tramite l’equitazione” movimento tridimensionale del dorso del cavallo.

1752

GIOVANNI PRINGLE: “Osservazioni sopra le malattie delle armate”

1772

In Italia GIUSEPPE BENVENUTI: “Riflessioni sopra gli effetti del moto a cavallo”

1782

J. C. TISSOT: “Ginnastica medica o chirurgica o esperimento sui benefici ricavabili dal movimento”-TRE FORME DI MOVIMENTO: 1 ATTIVA, 2 PASSIVA, 3 ATTIVA-PASSIVA. GOETHE ZANDER: Vibrazioni con 180 oscillazioni al minuto stimolano il sistema nervoso simpatico. La danese LIS HARTL (affetta da paraplegia) vinse la Medaglia d’Argento di dressage alle Olimpiadi del 1952 e del 1956


I primi paesi che attuarono un trattamento riabilitativo con l’uso del cavallo furono i paesi scandinavi e anglosassoni che limitarono però questa attività a fini ricreativi. 1965

In Francia nasce la riabilitazione equestre. DE LUBERSAC e LALLERI:”Rieducazione attraverso l’equitazione” KILLILEA: “Da Karen con amore”

1965

Materia di studio l’ippoterapia

1969

Prima presentazione scientifica di un lavoro al centro ospedaliero universitario SALPETRIE

1972

Prima Tesi di laurea in Medicina sulla R.E. alla Facoltà di Medicina Parigi Val-de-Marne

1976

ITALIA - Inizio attività rieducativa Dottor LUCIANO CUCCHI (Ospedale Niguarda) - Dottoressa DANIÈLE NICOLAS CITTERIO e il proprietario della Cascina Robbiolo di Buccinasco

1976

Congresso di Basilea

20 /10/1977 FONDAZIONE DELL’A.N.I.R.E. Associazione Nazionale Italiana Riabilitazione Equestre 1979

A.N.I.R.E. partecipa al Congresso di WARWICH

1981

A.N.I.R.E. ottiene il riconoscimento F.I.S.E. come Associazione d’interesse interfederale

1982

Congresso di AMBURGO

1985

V Congresso Internazionale a Milano organizzato dall’A.N.I.R.E. con la par tecipazione di 25 Nazioni. Elezione a Membro Onorario e Fondatore dellaFE DERAZIONE INTERNAZIONALE. La Federazione Internazionale è l’organo che favorisce e attua i tre principi che accomunano tutti gli stati che si impegnano nella R.E.

1988

TORONTO - Congresso Internazionale. Si evidenziano tre correnti riguardanti la riabilitazione equestre nei vari stati: I : seguita dalla Gran Bretagna e dai Paesi Scandinavi- ATTIVITÀ SOLO A FINI RICREATIVI. II : praticata in GERMANIA e nei Paesi di lingua tedesca - ATTIVITÀ SOPRATTUTTO SETTORIALE: -VOLTEGGIO (problemi psichici) -IPPOTERAPIA (bacino mobile) -PRE-SPORT. III : FRANCIA e ITALIA CON AMPIO ORIZZONTE DI INTERVENTO


A CHI SI RIVOLGE LA METODOLOGIA A.N.I.R.E. LE AREE DI INTERVENTO PER L'APPLICAZIONE DELLA METODOLOGIA A.N.I.R.E. COMPRENDONO: A) AREA SANITARIA B) AREA ASSISTENZIALE-SOCIO EDUCATIVA C) AREA EDUCATIVA-LUDICO SPORTIVA ALLARGATA -In questi ultimi anni la metodologia A.N.I.R.E. è stata applicata anche nei casi di disagi sociali, tossicodipendenze, minori reclusi e terza età. A)

AREA SANITARIA La somministrazione della metodologia è indicata nelle lesioni della struttura neurofisiologica di base, a livello neuropsicologico nei disturbi dei ritardi psicomotori e psicointellettivi, a livello psicopatologico nei disturbi della sfera relazionale e affettiva.

B)

AREA ASSISTENZIALE-SOCIO EDUCATIVA In una fase più avanzata dell'iter riabilitativo della persona è indicata l'applicazione metodologica nei disturbi neuromotori, psicopatologici e neuropsicologici per il recupero sociale; recupero che avviene grazie all'interagire dell'uomo con il suo cavallo, dell'uomo con il cavallo e l'ambiente, fino ad un reinserimento del soggetto nel tessuto sociale d'origine.

C)

AREA EDUCATIVA-LUDICO SPORTIVA ALLARGATA Il reinserimento del soggetto nel tessuto sociale è la caratteristica per eccellenza dell'area educativa-ludico sportiva che si attua con: - Attività sportiva: dressage, salto ostacoli, equitazione di campagna, volteggio, attacchi - Attività di laboratorio che vedono il cavallo come soggetto centrale o come mediatore Anche per quest'ultima area la metodologia si appoggia sugli stessi rigorosi principi medico riabilitativi.


CHI SONO GLI OPERATORI Gli operatori idonei ad attuare la metodologia A.N.I.R.E. sono rigorosamente divisi secondo le aree d’intervento e devono essere in possesso dell’attestato di frequenza ed esame dei corsi della Scuola A.N.I.R.E. Area sanitaria Ippoterapia Medici Psicologi Psicoterapeuti Fisioterapisti Terapisti della riabilitazione Terapisti della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva Area assistenziale e socio educativa Rieducazione equestre Medici Psicologi Pedagogisti Terapisti della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva Educatori Insegnanti Area educativo ludico sportiva ISEF Istruttori di equitazione in possesso del diploma di media superiore Educatori in possesso di patente rilasciata da CONI, FISE, e da associazioni affiliate che abbiano al loro interno istruttori federali


RICERCHE 1987 - VALUTAZIONE ELETTROMIOGRAFICA DEL CONTROLLO POSTURALE IN CORSO DI RIABILITAZIONE IPPOTERAPICA. Dall’esame della letteratura in nostro possesso ed in particolare da quanto risulta dagli atti del V Congresso Internazionale di Riabilitazione Equestre (MI, giugno 1985) risulta che il movimento indotto dal cavallo può attivare meccanismi di controllo posturale utili per il mantenimento e la stabilità dell’equilibrio nei vari piani ed in particolare nel piano sagittale. Il controllo posturale nel piano sagittale è indispensabile per mantenere la postura sull’animale e a tal fine il soggetto è stimolato ad utilizzare in maniera sincrona e coordinata la muscolatura paravertebrale (estensoria e flessoria). Nei soggetti affetti da vari tipi di cerebropatia infantile il meccanismo di controllo affidato alla muscolatura del tronco risulta alterato verso stati di ipo o iper tonia, in quest’ultimo caso con una preponderante azione dei muscoli flessori a livello del tratto dorso lombare ed estensori a livello del tratto cervicale. Lo scopo della ricerca proposta è quello di evidenziare l’attività bioelettrica dei muscoli per il controllo della posizione del capo e del tronco mediante elettrodi di sup. opportunamente disposti e con strumenti in grado di effettuare una registrazione prolungata nel tempo (Tipo Halter). 1990 - L’USO DEL “SYSTEM CONTROLLING POSTURE” PER L’ANALISI DEL MOVIMENTO DEL CAVALLO. In questi ultimi anni c’è stata una riscoperta del cavallo: tanti sono gli appassionati, tante le discipline. E’ importante a questo punto, per meglio tutelare cavallo e cavaliere, individuare per ogni animale le caratteristiche che lo rendono atto o meno ad un determinato lavoro. Nel 1990 L’A.N.I.R.E. ha iniziato, in collaborazione con il Dott. Milo Luxardo, uno studio in questo senso, destinato ad essere divulgato in occasione del VII Congresso Internazionale di Riabilitazione Equestre che si è tenuto ad Aarthus in Danimarca nell’agosto del 1991. Lo studio, inizialmente mirato ad un miglior utilizzo del cavallo nell’ippoterapia, si è rivelato applicabile in qualsiasi settore del mondo ippico. Un tale studio potrebbe risultare di sicuro interesse per tutti quegli Enti che si occupano di allevare, addestrare ed utilizzare i cavalli nelle varie discipline, in quanto potrebbe evitare lunghi e costosi addestramenti per cavalli non idonei e risparmiare l’animale stesso. L’applicazione di tale sistema che permette l’analisi dei movimenti è atta a determinare le irregolarità delle andature, il tipo di ferratura più adeguata, la progressione del lavoro al quale è sottoposto il cavallo. Inoltre è possibile registrare le variazioni delle posizioni del cavaliere nelle diverse andature.


L’A.N.I.R.E. OLTRE LE BARRIERE Nel percorso attuato dall’A.N.I.R.E. l’integrazione è una realtà che si concretizza con il cavallo. Cadono anche e soprattutto le barriere psicologiche. Il cavallo, se bene utilizzato, diventa mediatore, facilitatore, fattore di sinergie e di crescita, mezzo di relazione. Con il cavallo si raggiunge l’integrità psico-fisica globale necessaria ad ogni individuo per essere riconosciuto dall’altro come tale. ACCORDI CON LE FEDERAZIONI Esiste integrazione solo quando “posso partecipare alla vita di tutti”. ACCORDO CON L’Ente Nazionale Guide Equestri Ambientali - ENGEA ACCORDO CON LA F.I.S.D. 1983 Prot. N°2572 - Nomina di un nostro tecnico in ambito F.I.S.Ha. 1986 Prot. N°4086 - Formazione del settore equitazione con richiesta di un consu lente A.N.I.R.E. 1987 Prot. N°3404 - L’A.N.I.R.E. elabora le schede di valutazione F.I.S.Ha. 1988 Prot. N°1161 - Richiesta da parte della F.I.S.Ha. di due giudici A.N.I.R.E. 1991 Prot. N°643 - Diritto di accesso dei nostri operatori 2° livello T.D.P. alla scuo la F.I.S.D. 1993 Proposta di protocollo d’intesa F.I.S.D.-A.N.I.R.E. ACCORDO CON LA F.I.S.E. La Federazione Italiana Sport Equestri rilascia l’autorizzazione a montare anche ai disabili in base alle norme deliberate da Consiglio Direttivo dell’A.N.I.R.E. in data 15/3/1990 e ratificato dal Consiglio Federale F.I.S.E. in data 25/5/1990. ACCORDO CON F.I.T.E.E.C.-A.N.T.E. L’accordo con F.I.T.E.E.C-A.N.T.E. (Federazione Italiana Turismo Equestre ed Equitazione di Campagna) ha realizzato l’integrazione per tutti consentendo la partecipazione dell’A.N.I.R.E. a tutte le iniziative della suddetta Federazione. 5000 Km A CAVALLO DAL 1985 AD OGGI novembre 1987

Trekking - Centro Ippico Veronese

3-13/11 1988

Trekking - Milano-Verona

agosto 1989

Trekking alta montagna - Vievola - Francia


7-14/6 1990 18-31/4 1992

Trekking - Verona-Milano (partecipano Francia e Rep.Ceca) Trekking - Garfagnana - C.R.E.-A.N.I.R.E. Albafiorita Caltagirone, Padri Trinitari Venosa, Torricola Roma, Villa Buon Respiro Viterbo, A.R.E.P. Villorba

settembre 1993

Manifestazione - Pavarotti International Modena

dicembre 1994

Manifestazione - Master d’Italia Bologna

14-16/6 1996

Trekking - Padova-Mestre ANTE

1/9 1996

Stage internazionale di volteggio - Lido delle Nazioni

6/9 1996

Concorso Nazionale di Volteggio - Spiaggia Romea

13-15/6 1997

Campionato Regionale Gimkana – Equi Piacenza

26/6 1997

Concorso Regionale Volteggio – Il Fontanile Pisa

3/7 1997

Equiraduno FITEEC-ANTE Trekking e gara - Umbria Assisi

13-15/9 1997

Trekking - Spiaggia Romea Gara -Trek -Lido delle Nazioni

20-26/9 1997

Trekking - Sardegna Inglesiente

25-26/10 1997

Gara Finale Nazionale Trek

Bagno di Romagna 2-5/7 1998 Equiraduno FITEEC-ANTE


Fiuggi 29/6-4/7 1999

Equiraduno FITEEC-ANTE

Camaiore 2000

Equiraduno FITEEC-ANTE

Viterbo 2001

Equiraduno FITEEC-ANTE

Faenza 29/6-6/7 2002

Equiraduno A.N.I.R.E.

I Lidi di Comacchio 28/6-5/7 2002 Equiraduno A.N.I.R.E. Il Parco del Delta del Po 19/10 2003 Equiraduno A.N.I.R.E Cavalli e Carrozze Lago Boscaccio - Gaggiano 10 2003 26/6-3/7 2004 07 2004

Ippodromo del Trotto di Milano Gara di Sulky Equiraduno A.N.I.R.E. – Lidi delle Nazioni e Volano e l’Oasi Naturale del Delta del Po Ippodromo del Trotto di Milano Gara di Sulky


H NIGUARDA MILANO. RIABILITAZIONE EQUESTRE Le caratteristiche morfologiche, l’armonia dei movimenti, l’indole, paziente e generosa, rendono il cavallo un utile strumento riabilitativo per il trattamento delle disabilità fisiche e psichiche. Il particolare rapporto che si instaura fra il cavallo ed il paziente permette infatti a quest’ultimo, tramite un pro gramma clinico specifico, di migliorare la sua autonomia psico-motoria. Niguarda utilizza dal 1981 i benefici della riabilitazione equestre nella cura di svariate patologie: neurologi che e midollari e periferiche, paralisi cerebrali infantili, traumi cranici, sidromi psichiatriche e ortopediche. Il Centro di Riabilitazione Equestre di Niguarda è un punto di riferimento nazionale e internazionale per le pa tologie motorie e psichiche. Segue ogni anno circa 100 pazienti, in particolare con età compresa tra i 2 ed i 16 anni. Dispone di tre maneggi (uno al chiuso, uno coperto da tensostruttura e uno all’aperto), studi e servizi, box, selleria, un magazzino per il fieno e mangime, paddock per 7 cavalli. La presenza del verde, di piccoli animali come anatre, caprette, cani, gatti rendono il Centro una meta serena e piacevole anche per i degenti nell’ottica di un Ospedale a misura di paziente. CURA E CASISTICA L’équipe è multidisciplinare ed è composta a seconda della patologia dalneuropsichiatria infantile, dal neurologo, dallo psichiatra, dallo psicologo, dalfisiatra insieme a terapisti della riabilitazione, psicomotricisti, logopedisti, terapistidella riabilitazione psichiatrica e sociale. QUANDO Si può iniziare un programma di riabilitazione equestre dall’età di 18-24 mesi, su prescrizione medica e dopo valutazione dell’équipe specialistica e osservazione sul campo. Ogni seduta a cavallo dura circa 30 minuti. L’attività terapeutica è completata da un lavoro di gruppo a terra durante il quale i pazienti accudiscono i loro cavalli (pulizia, cibo, finimenti). In riabilitazione equestre oltre all’attività terapeutica vera e propria è possibile anche svolgere un’attività di tipo educativo. PER CHI La riabilitazione equestre interviene su una vasta gamma di patologie: - paralisi cerebrali infantili - traumi cranici - lesioni del midollo spinale - lesioni del plesso brachiale. Risultati positivi si ottengono anche in diverse patologie psichiatriche: - autismo infantile - psicosi - insufficienza mentale - depressione. Anche i soggetti con deficit sensoriali, sordità o cecità, migliorano sul piano dell’orientamento spaziale e dell?autonomia, nonché della relazione.


TERAPIE 1)

Ippoterapia: per un’efficace rieducazione posturale-propriocettiva, si sfruttano le qualità dinamiche del cavallo al passo, utilizzato senza sella.

2)

Rieducazione equestre: in questa fase si utilizzano sia la sella che le redini e il paziente viene avviato alla conduzione autonoma del cavallo, tramite cui perseguire obiettivi rieducativi cognitivoprassici.

3)

Presportiva: è rivolta a soggetti che, avendo acquisito autonomia col cavallo, sono in grado di interagire col gruppo. Le finalità terapeutiche sono di tipo cognitivo e relazionale.

4)

Volteggio: è rivolto soprattutto a soggetti con problemi cognitivi e comportamentali, si propone di migliorare il rispetto delle regole, le sequenze spazio-temporali e la collaborazione nel gruppo. Corso di perfezionamento in riabilitazione equestre: utilizzare il cavallo per ridare il sorriso. Il Corso è rivolto a medici, psicologi, infermieri professionali, fisioterapisti, psicomotricisti, tecnici della riabilitazione psichiatrica ed educatori professionali con esperienza equestre. La partecipazione al corso è a numero chiuso, le iscrizioni vanno effettuate entro il 15 dicembre di ogni anno. Il corso si articola in una parte teorica e una parte pratica (totale 132 ore). Riabilitazione equestre: 30 anni di attività a Niguarda A Niguarda la riabilitazione equestre è una realtà consolidata da ben 30 anni. Nato all’interno dell’Ospedale nel 1981, il Centro equestre “V. Di Capua” ha l’obiettivo di offrire programmi terapeutici adeguati utilizzando metodologie e strumenti non ostili al bambino. In questi lunghi anni è divenuto punto di riferimento nazionale per la riabilitazione equestre, e segue in particolar modo bambini da 0 a 16 anni con patologie diverse (neurologiche e midollari e perife riche, paralisi cerebrali infantili, traumi cranici, sindromi psichiatriche e ortopediche), ma vengono an che assistiti adulti con esiti di amputazioni, ustioni e danni cerebrali. Il Centro, favorito dalla possibilità di essere all’interno di uno dei più grandi ospedali italiani, ha la possibilità di avvalersi della multidisciplinarietà che da sempre è punto di forza del Niguarda. Quest’anno il Di Capua compirà i “suoi primi 30 anni”, e per l’occasione sabato 21 maggio si terrà la festa “ 30 anni di cavalli e di bambini”, per celebrare i passi da gigante che la riabilitazione ha compiuto in questi anni, trasformandosi da attività sperimentale in consolidata applicazione riabilitativa.


Il cavallo come terapia contro la depressione ed il trauma cranico La cura delle patologie motorie e psichiche conosce un validissimo aiuto nell’interazione tra paziente e cavallo, dove emozione e movimento sono gli ingredienti per una terapia efficace. L’Ospedale Niguarda ha istituito dal 1981 il Centro di Riabilitazione Equestre, un punto di riferimento nazionale e internazionale che segue ogni anno all’incirca 100 pazienti, in particolare con età compresa tra i 2 e i 16 anni. Ragazzi con specifici problemi psicologici come depressione, autismo, insufficienza mentale e psicosi, e affetti da patologie quali traumi cranici, paralisi cerebrali, lesioni del midollo spinale e del plesso branchiale possono, nell’arco di almeno 12 mesi, trovare benefici. Un’équipe multidisciplinare composta da psicologi, psichiatri, neuropsichiatri infantili, neurologi, fisiatri, logopedisti è a disposizione per iniziare una terapia a strettissimo contatto coi cavalli: passeggiate, pulizia, cura dell’animale, interazione con gli altri pazienti sono le tappe necessarie per ottenere progressivamente risultati confortanti. I benefici in termini di autonomia si osservano a vari livelli attraverso 3 fasi diverse e consecutive: - a livello posturale e propriocettivo (Ippoterapia), - a livello cognitivo-prassico (Rieducazione equestre), alivello cognitivo e relazionali (terapia Presportiva). - a livello cognitivo-comportamentale è invece previsto il volteggio, uno step che può procedere parallelamente agli altri e si propone di insegnare il rispetto delle regole, la capacità di relazionarsi al gruppo e di raggiungere coordinazione. Come affermato dal professor A. E Minetti nel 1998, il movimento del cavallo dà uno stimolo simile al cammino umano corretto, e anche per questo in alcune fasi della terapia i pazienti cavalcano ‘senza sella’. Scopoprincipale è quello di ottenere un’autonomia psichica e motoria del paziente, oltre ad un’acquisizione di motivazione e responsabilizzazione, e il raggiungimento di sensazioni piacevoli, rassicuranti ed emotivamente coinvolgenti. Ogni seduta prevede mezz’ora di lavoro a cavallo, sotto il controllo di un assistente, e mezz’ora di lavoro a terra in gruppo, dove il paziente si prende cura dell’animale nutrendolo e accudendolo. La riabilitazione prevede incontri una o due volte a settimana, compatibilmente con gli impegni dei giovani in cura, e considerando sempre le problematiche specifiche per programmare una terapia personalizzata e ad hoc.

Accanto al Centro di Riabilitazione Equestre, dal 2002 è nata la ‘Onlus’ Associazione Amici del Centro “Vittorio di Capua”, che raccoglie fondi e si occupa di attività integrative rispetto a quelle del Centro. In particolare, il progetto “Tutti insieme a cavallo” consente ai disabili di interagire con normo-dotati appassionati di cavalli, tra cui ex-pazienti, per favorire la socializzazione, l’inserimento, la crescita psico-affettiva e sociale. L’aiuto del cavallo a scopo terapeutico pare sia stata utilizzata per la prima volta da Ippocrate di Kos tra il V e il IV secolo a.C., si ipotizza per la cura dell’insonnia. Dagli anni ’60 del secolo scorso questa metodologia è stata riproposta e attuata nei Paesi a più alta tradizione equestre come Gran Bretagna, Belgio, Germania, Nuova Zelanda e Stati Uniti.


2)

PERCORSO DI PSICOMOTRICITA’

ORIGINI E STORIA La pratica psicomotoria si attesta come evoluzione e specializzazione della psicomotricità classica elaborata in Francia negli anni 60’ e si è affermata grazie a nomi autorevoli in materia di educazione, rieducazione e psicoterapia rivolta a bambini da zero ad otto anni. Esperti dello sviluppo del carattere, della motricità e della personalità nella prima infanzia quali Piajet, Vajer, Wallon, Le Bolch, La Pierre, Ajuriaguerra e molti altri formarono le basi della pratica psicomotoria del professor Bernard Aucoutourier. Gli studi sulla psicomotricità hanno influenzato profondamente la cultura relativa all’educazione motoria, con effetti tangibili sui programmi della scuola materna ed elementare. Ajuriaguerra ha fondato la prima scuola europea di psicomotricità nel 1961, ad essa hanno fatto seguito Svizzera, Belgio, Olanda, Canada, Italia (nel 1972 ). La psicomotricità si basa su alcune concezioni fondamentali riguardanti la persona e il suo modo di essere. Trova il suo fondamento: - nel riconoscimento della centralità della dimensione corporea, valorizzandola in tutte le sue modali tà di espressione, comunicazione, conoscenza e considerandola luogo di esperienze e di apprendi menti significativi, identificando il senso pregnante di tutte le sue sfumature espressive; - nel riconoscimento dell’esistenza di una profonda interconnessione tra componente corporea e componente psichica. Essa volge lo sguardo al bambino globale, stato della persona in cui mente e corpo sono inseparabili, lad dove pensiero, emozione, motricità risultano indissolubili. Si rivolge per l’aspetto educativo - preventivo, ai bambini fino ai sette/otto anni circa, giacché è quello il periodo privilegiato in cui è impossibile dividere il bambino in segmenti. Dopo tale età avviene un grande cambiamento, riassumibile in poche parole: il bambi no passa dall’essere un corpo ad avere un corpo (Cappon, lezione del 7/02/04). Infatti, nella maturazione cerebrale, in particolare nel passaggio dal pensiero preoperatorio al pensiero operatorio, inizia a maturare la consapevolezza di avere un corpo, si interessa della sua morfologia e della sua forza, usa con maggiore appropriatezza il linguaggio verbale per affermarsi e per comunicare, abbandona lenta mente i giochi dell’infanzia, si avvia verso una mentalizzazione del corpo, riesce in maggior misura a distanziarsi, può separare le aree. Lo spazio della psicomotricità è un luogo privilegiato di ascolto ed aiuto ai bisogni dei bambini, anche oltre la fase di maturazione, sia che si collochino nell’ambito del normale sviluppo, sia che siano nell’area del disturbo, della difficoltà (di relazione, comunicazione, cognitiva ecc.). In questo senso la psicomotricità si intende un’attività propria dell’ambito della salute, finalizzata al mantenimento della stessa attraverso l’individuazione precoce del rischio e l’intervento preventivo. E’ quindi fondamentale che ci si possa avvalere di spazi, tempi e materiali ben determinati e di competenze precise per dare luogo a situazioni volte all’accoglienza e all’ascolto del bambino, in un processo dinamico, in costante e continua evoluzione, che è tale proprio perché si basa sull’unicità e sull’originalità dell ’espressività psicomotoria di ciascuno. Ogni bambino, infatti, ha una sua espressività psicomotoria, la sua maniera personale di dirsi, di esprimersi, di manifestare se stesso, di conquistare il mondo. È personale e unica ed è il risultato di tutta la storia affettiva e profonda che ha vissuto; il frutto dei piaceri e dei dispiaceri che ha esperito nel suo corpo e in relazione agli altri corpi che ha incontrato; è una storia che si rintraccia e si legge nella sua espressività. Il “fare” del bambino è letto come elemento costitutivo della sua identità, della progressiva affermazione del sé in relazione agli altri, di consapevolezza della propria unità corporea, di piacere connesso all’esperienza del “sentirsi bene nella propria pelle” e di riconoscimento di una propria “pienezza espressiva”.


Attraverso il “fare” il bambino scopre la possibilità di una relazione attiva ed affettiva con il mondo, verifica il potersi affermare nell’ambiente relazionale con il suo “potere d’azione”, con movimenti e gesti che generano effetti sulle cose e segnali rivolti agli altri. Coinvolto in un luogo rassicurante e adeguatamente attrezzato egli può parlare di sé attraverso il movimento e le infinite possibilità di gioco, tutte da inventare: è il suo tuffarsi tra i cuscini per sparire e riaffiorare; è il suo coinvolgersi per trasformare gli spazi e gli oggetti, così che là dove c’erano i cuscini accatastati, ora c’è una nave, un castello, una palude da attraversare trascinati da una zattera, personaggi che interessano storie di regine, streghe, eroi, lupi. Qui affiorano pericoli, paure, si mettono in gioco le abilità, il coraggio, la capacità di costruire e di condividere. Attraverso la pienezza espressiva le tracce simboli che e le rappresentazioni nate nel gioco, si realizzano processi di rassicurazione profonda costruttivi della personalità, di un senso di sé che pongono il bambino in una dimensione di partecipazione e di comunicazione. Per poter comunicare il bambino deve saper ricevere ed ascoltare quello che arriva dall’altro e dare una risposta alle domande; per poter compiere una comunicazione tanto profonda (ascoltare–rispondere) il bambino deve riuscire a mettere da parte il suo punto di vista, pieno di emozioni. Quando non riesce ad ascoltare è perché è troppo preso da sé; per favorire la comunicazione è necessario spingerlo alla creazione, perché è lì che egli butta quello che ha dentro. Più crea, più lascia uscire qualcosa che preme, che lo emoziona. Mentre “butta fuori” se ne libera, se ne distanzia, si svuota, sicché poi è disponibile a ricevere. Questo processo di presa di distanza dalle emozioni e di decentramento da sé per acquisire il punto di vista esterno favorisce il determinarsi del pensiero operatorio, che permette di leggere ed analizzare la realtà, ed abbisogna di un bambino “non emozionato”. Un bambino aperto, disponibile a lasciar entrare il nuovo che si affaccia; un bambino che porta con sé la motivazione alla crescita fondata sull’autostima e che permette l’attivazione delle proprie risorse, il superamento delle fatiche quotidiane ,necessarie, come riuscire ad ascoltare chi parla, accettare ed interiorizzare le regole del vivere comunitario. Passi di un processo finalizzato a nuove gratificazioni e nuove conquiste che si incontreranno nel cammino del diventare grandi. Conquiste che si strutturano a partire dalle esperienze del piacere senso-motorio, giocate nello spazio tonico-emozionale, luogo della ricerca di equilibri e disequilibri del corpo, fino ad arrivare ad attività pre-simboliche e simboliche del gioco del fare finta, giungendo a giochi di costruzione che richiedono un certo distanziamento emozionale ed un utilizzo più finalizzato e progettuale del corpo e del pensiero. Nello “spazio” della psicomotricità, con un adeguato rapporto numerico bambini/adulto, con percorsi adeguati e diversificati, sono facilitati la comunicazione, lo scambio, la collaborazione, l’ascolto e l’aiuto nelle situazioni di bisogno grandi o piccole, nel rispetto e nella valorizzazione delle differenze individuali. Il tempo aiuta a strutturare il desiderio, il vissuto emozionale; scandisce precisamente la seduta e definisce il come il bambino impara ad aspettarsela, attraverso i rituali dell’inizio, i momenti di gioco effettivo e i rituali finali; il tempo assegna il ritmo alle sedute, costituisce il ciclo di incontri che il bambino sa di doversi aspettare perché pattuito fin dall’inizio. “Ogni emozione va fatta passare attraverso il tempo e lo spazio ”(da Maestra, guardami… di G. Nicolodi, ). La proposta di attività psicomotoria offre ai bambini la possibilità di uno spazio di crescita integrativo a quello delle diverse istituzioni educative e familiare, differenziato da essi, ma, allo stesso tempo, ad essi complementare e permette agli adulti che li accompagnano nel loro percorso di crescita la possibilità di approfondire la loro conoscenza e di seguirne l’evoluzione. Disagi e difficoltà investono gli ambiti relazionali, comunicativi e cognitivi, motori e affettivi e richiedono interventi puntuali e mirati che aiutino il bambino a ritrovare l’equilibrio armonico, sia sul piano psico – fisico che su quello relazionale e comunicativo con il “fuori da sé”, rilevazioni dei danni provocati da un mancato tempestivo intervento sulle difficoltà legate alla crescita e che solo età e/o situazioni critiche portano alla luce con il loro bagaglio di paure mai superate, di conflitti e di disagi interiori irrisolti.


Individuare precocemente le difficoltà può permettere di creare e fornire in tempo adeguato l’aiuto necessario ad evitare successive problematicità. Fornire un sostegno per superare le “ fatiche “ proprie di un percorso evolutivo complesso come quello della crescita, significa operare nell’ambito della salute e ha l’obiettivo di conservare e favorire l’equilibrio armonico sul piano psico-fisico e nel rapporto con gli altri e con il mondo che si identifica con lo stato di ben-essere e anticipazione della salute stessa. Oggi più che mai diviene fecondo un intervento psicomotorio, proprio per il livello di complessità e di cambiamento che investe l’ambiente di crescita del bambino, per la strutturazione della famiglia, per le condizioni delle scelte sul piano economico, per la comparsa di una pluralità etnica e razziale nell’ambito sociale. Si attribuisce all’intervento psicomotorio particolare valore non tanto come apportatore di nuove e ulteriori indicazioni e soluzioni, quanto come promotore di uno spazio, mentale – fisico – affettivo - relazionale, per un percorso di espressione e di ricerca. Se la ricerca è già parte integrante del percorso di crescita dei bambini (esplorazione, sperimentazione, ecc.) e non necessita normalmente di stimoli, è però indispensabile per metterlo e sostenerlo; curando lo spazio fisico e affettivo - relazionale che lo ospita, prestando attenzione che sia adeguato allo sviluppo della persona (nelle sue componenti motorie, affettive, cognitive, socio - relazionali,) e, nel caso si manifestino difficoltà, intervenendo perché sia superato l’ostacolo e sia permesso il refluire del normale processo. E’ la possibilità dell’espressione e della ricerca che conduce il bambino/a verso i tre obiettivi generali attribuiti a tali attività, e cioè: comunicazione, creazione e concettualizzazione, che si completano e si arricchiscono vicendevolmente. Gli aspetti relazionali relativi sia all’attività dei bambini/e sia a quella degli adulti si ispirano ad una concezione dinamica e di gruppo che valorizza la potenzialità produttiva e creativa delle diversità in una condizione di interscambio. Dimensione del gruppo, come dimensione di operatività, che permette a un certo numero di persone di contribuire alla realizzazione di un compito comune esprimendo le proprie originali capacità, competenze e caratteristiche personali. Una dimensione cooperativa nel rispetto delle singole personalità, che utilizza come risorsa la diversità e che tende al superamento delle condizioni di fissità. Una dimensione che si compie nella valorizzazione delle differenze individuali.


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PERCORSO DI MUSICOTERAPIA

ORIGINI E STORIA Uno stretto legame è da sempre presente tra musica e medicina. Le antiche civiltà (cinese, indiana, greca, medioevale) credevano che entrambe le discipline avessero avuto origine dall’incantesimo magico, prototipo della musica e primo gesto dell’arte di guarire e che fossero dunque tra loro complementari. La nascita della musicoterapica come disciplina scientifica vera e propria risale agli inizi del secolo scorso. Già alla fine dell’Ottocento Adler Blumer assunse musicisti affinché suonassero negli ospedali per alleviare le sofferenze dei malati e nel 1899 il neurologo James L. Corning condusse su alcuni pazienti la prima ricerca scientifica sull’utilizzo terapeutico dei suoni. Nel 1917 a Ginevra A. Porta tenne il primo corso di ritmica per pazienti con handicap, cui seguirono diversi approcci pianistici in tutta Europa. Negli anni Quaranta negli Stati Uniti furono sperimentati i primi tentativi di terapia musicale per curare malattie psichiche degli ex combattenti della Seconda Guerra Mondiale. Le tecniche musicoterapiche ed i campi di applicazione si ampliarono sempre più. L’interdisciplinarietà della materia ha fatto sì che non esistano, ad oggi, criteri unanimemente riconosciuti ma punti di vista diversi e varie scuole e modelli di riferimento. In Italia, nel 1973 si è tenuto, a Bologna, il primo seminario di musicoterapica e nel 1975 è nata l’Associazione Italiana Studi di Musicoterapia con lo scopo di sollecitare nel nostro paese la ricerca scientifica e la promozione culturale di questa disciplina. Alcuni cenni. Definizione. Secondo Rolando Benenzon, uno dei pionieri della musicoterapia, nella definizione di questa particolare tecnica terapeutica non si possono non considerare gli aspetti scientifici che la compongono. Nella sua definizione la musicoterapia diventa, quindi, quella particolare disciplina scientifica che si occupa dello studio e della ricerca del complesso suono-essere umano con l’obiettivo di ricercare elementi di diagnosi e metodi terapeutici. È, infatti, solo grazie alla ricerca scientifica che è possibile trovare un chiaro impegno alle applicazioni del suono e della musica in campo terapeutico. Tuttavia, il termine musicoterapia sembra in parte limitare la vera dimensione di questa disciplina. Infatti, non è solo la musica ad essere utilizzata durante il processo terapeutico, ma anche il suono nella sua accezione più ampia: suoni interni del corpo, silenzio, rumori, ultrasuoni e vibrazioni. Gli stimoli sonori e 1musicali possono suscitare manifestazioni organiche e psicologiche tipiche della dinamica dell’essere umano, consentendo così di ampliare la conoscenza del suo funzionamento. Anche il movimento diventa uno degli elementi fondamentali di questa disciplina, visto il suo fortissimo legame con il suono. Bisogna comunque sottolineare come anche la musica possa trasformarsi in un vero e proprio danno per il soggetto, se non somministrata con discernimento e conoscenza. Proprio per questo è sempre fondamentale la presenza del terapeuta e di una musica funzionale atta allo scopo.


Storia. L’uso della musicoterapia come agente di lotta contro le malattie è antico quasi quanto la musica stessa. I primi scritti in cui si cita l’influenza della musica sul corpo sono i papiri medici egiziani datati circa 1500 a.C. e scoperti nel 1899 a Karoun. In essi si racconta del fascino della musica e le si attribuisce un’influenza importante nella fertilità femminile. Tuttavia, molti autori sembrano essere concordi nell’indicare il primo scritto riguardante la musica curativa in un passo della Bibbia (1Samuele 16, 23) in cui si racconta di come la musica suonata da Davide con la sua cetra calmasse il Re Saul. Inoltre, esistono diverse leggende in cui il suono riveste un ruolo fondamentale nella creazione del mondo: leggende di questo tipo si trovano in molti popoli come quelli egiziani, persiani e di religione induista. Anche nel mondo greco la musicoterapia trovò terreno fertile, tanto che Aristotele e Platone si potrebbero quasi considerare i precursori di questa tecnica terapeutica. Nei testi medievali, sia arabi che ebraici, si racconta di come si faceva appello ai musicisti per portare sollievo alle sofferenze dei malati in ospedale. Alla fine del Cinquecento, invece, Marsilio Ficino tentò di dare una spiegazione fisica agli effetti della musica, arrivando alla conclusione che i suoi effetti benefici derivano dal fatto che, a causa della vibrazione dei suoni, l’aria diventa più rada e simile allo spirito, eccitando e potenziando così anche lo spirito che abita l’uomo. Infine, nel XVIII secolo si rafforzò l’idea che la musica avesse degli effetti benefici sull’organismo.


Effetti della musicoterapia. Esistono alcune esperienze di carattere biologico e psicologico che permettono di spiegare l’utilizzo dei suoni e della musica nel processo terapeutico. Verso la fine del 1800 molti medici si interessarono allo studio biologico degli effetti della musica. Tra questi si possono citare M. Gétry e Hector Berlioz che fecero importanti osservazioni sull’azione della musica, il polso e la circolazione. Maller, un fisiologo, osservava come il rullo del tamburo facesse aumentare il flusso sanguigno che sgorga da una vena aperta. In Russia J. Dogel pubblicò alcuni lavori sull’influenza esercitata dalla musica sulla circolazione sanguigna. Il fisiologo francese Féré de la Salpêtrière osservò, infine, l’influenza della musica sulla capacità di lavoro dell’uomo, arrivando alla conclusione che gli stimoli ritmici sono capaci di far aumentare il rendimento corporeo. Le ricerche compiute nel corso degli anni sugli effetti biologici del suono e della musica nell’essere umano hanno dimostrato che il ritmo ha la capacità di accrescere o diminuire l’energia muscolare, di esercitare un effetto notevole sul polso, sulla pressione sanguigna e sulla funzione endocrina, di ridurre o ritardare la fatica, aumentando così la resistenza muscolare, e di provocare mutamenti nel metabolismo e nella biosintesi dei diversi processi enzimatici. Applicazioni cliniche. La musicoterapia collabora con la medicina: insieme ad altre tecniche terapeutiche ha come scopo l’inserimento del paziente nella società e la prevenzione delle malattie fisiche e mentali. Agisce essenzialmente come tecnica psicologica, dal momento che il suo apporto terapeutico risiede nella modificazione di problemi emotivi, di atteggiamenti, dell’energia e della dinamica psichica. Inoltre, la musicoterapia porta un contributo importante anche alle altre tecniche terapeutiche con le quali collabora, permettendo di aprire nuovi canali di comunicazione con il paziente. Le principali applicazioni cliniche della musicoterapia si ritrovano nei deficit mentali, negli handicap motori, nei disturbi dell’udito e nell’autismo infantile. I metodi usati in caso di pazienti affetti da deficit mentali devono essere soprattutto metodi di rinforzo della struttura dell’ego e di apprendimento. Inoltre, è essenziale disporre di materiale ausiliario, come palle, cerchi e corde, cioè oggetti che invitino al movimento e che possano essere utilizzati durante i giochi musicali. Anche l’utilizzo del corpo come strumento di percussione e di movimento è fondamentale: il battere le mani, le marce, il dondolamento di un piede sull’altro sono tutti esercizi con i quali il paziente prende coscienza del proprio corpo. Nel caso di soggetti affetti da lesioni motorie si può parlare della musicoterapia come di una comunicazione di tipo regressivo a tappe, in cui l’apparizione dell’attività motoria precede lo stimolo sensoriale. La musicoterapia agirà, quindi, come elemento che va dal paziente verso l’esterno e, in minimo grado, come elemento di stimolo sensoriale dall’esterno verso l’interno. Nel caso di soggetti affetti da problemi di udito, sebbene venga a mancare un sistema di percezione sonora fondamentale, che è appunto l’udito, esistono altri sistemi in grado di recepire il suono, come il sistema di percezione interna, il sistema tattile e il sistema visivo. Di questi tre sistemi il più importante è il sistema sensorio-tattile, che può arrivare insieme agli altri due a sostituire il sistema uditivo. Nel caso dell’autismo infantile è necessaria, invece, una metodologia più specifica e complessa di quella esposta per gli altri casi.


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PERCORSO DI DANZATERAPIA

Origini e storia La DanzaMovimentoTerapia come modalità di approccio relazionale alla persona, ha le sue radici storiche intorno al 1940, quando negli Stati Uniti, Marian Chace, proveniente dal mondo della Danza, inizia ad operare a Washington ove ha realizzato gruppi in ambito psichiatrico, seguita poi da Trudi Schoop , con alle spalle lo studio della danza classica e della danza moderna, con un’allieva della Duncan, che lavora soprattutto con bambini psicotici, con esperienze sia individuali che di gruppo. Negli anni ’50 sulla costa ovest californiana, Mary Withehouse, di formazione psicoanalitica junghiana, sviluppa le tecniche di immaginazione attiva attraverso la nozione di “movimento autentico”, un movimento proprio di ciascun individuo, che nell’attività spontanea di improvvisazione permette un accesso agli strati più profondi dello psichismo. E’ del 1965 la creazione a New York della ADTA ( American Dance Therapy Association) che raccoglie attualmente un migliaio di danzaterapeuti distribuiti in tutto il territorio americano. Ricordiamo ancora Judit Kestenberg, che ha dato un significativo contributo alla danzaterapia sviluppando l’Analisi del Movimento e mettendola in relazione alle tappe dello sviluppo psico-affettivo del bambino; Janet Adler che ha approfondito la ricerca sul movimento autentico, come pure Joan Chodorow attuale presidente dell’American Dance Therapy Association. Negli anni ’50 in Francia Rose Gaetner, danzatrice di formazione accademica, proponeva il suo lavoro di danzaterapia con bambini psicotici presso l’ospedale diurno Santos Dumont a Parigi, che ha diretto per molti anni. In Argentina è molto attiva Maria Fux che opera attraverso la danza e il movimento su diversi tipi di handicap lavorando con soggetti non vedenti, sordomuti, bambini down, artistici. Negli anni ’70 France Schott- Billamnn in Francia ha approfondito l’approccio etno-antropologico alla Danzaterapia attraverso la tecnica di Espressione Primitive, una “simbolizzazione gestuale su base ritmica che struttura movimenti opposti eseguiti in sequenze ripetitive accompagnate dalla voce”. A partire da studi etno-psicoanalitici ha offerto un contributo fondamentale alla riflessione teorica attraverso numerose pubblicazioni; è attuale presidente della Società Francese di Psicoterapia attraverso la Danza. Sempre in Francia opera Laura Sheleen, americana, che ha studiato con Martha Graham e Doris Humphrey, si è formata alla psicoanalisi junghiana, ha approfondito, attraverso la conoscenza delle tradizioni mistiche, la ricerca sugli archetipi e l’inconscio collettivo, sviluppando quello che lei “mythodrame”. Queste sono le radici storiche a partire dal momento in cui la DT ha iniziato a definirsi come approccio terapeutico, ma il legame che essa ha con la Danza determina radici molto antiche. La danza fu presso tutti i popoli e in tutti in tempi: l’espressione, attraverso movimenti del corpo organizzati in sequenze significanti, di esperienze che trascendono il potere delle parole; essa costituisce un modo di conoscenza e di comprensione immediata e sintetica del mondo.


Lo studio delle società tradizionali mostra come l’attività di cura non fosse disgiunta dalle pratiche magico- religiose, caratterizzate dall’esecuzione di rituali in cui il movimento e la danza avevano un ruolo preminente. La storia della danza e della sua utilizzazione terapeutica, finiscono sostanzialmente col coincidere, almeno per quanto riguarda le società tradizionali. A partire dal 1500 la situazione cambia, con la nascita della danza teatrale questa pratica viene a caratterizzarsi sempre più come attività di spettacolo, in cui è marcata la differenziazione tra spettatori e danzatori. Solo con l’avvento della Danza moderna, la danza e la terapia possono rincontrarsi. La DT oggi trova il suo posto al tempo stesso tra le Arti-terapie e gli approcci corporei e psicomotori. E’ una metodologia che mira all’armonico sviluppo dell’individuo attraverso l’uso del movimento inteso come mezzo per la scoperta di sé, del proprio corpo e delle sue capacità espressive. Nata come approccio clinico, la DMT esprime anche risorse, competenze e tecniche rivolte al lavoro psicosociale, pedagogico e formativo. La DMT in ITALIA In Italia le prime esperienze relative alla DanzaMovimentoTerapia risalgono agli anni settanta; nel corso dei decenni le applicazioni e gli studi sono stati ulteriormente approfonditi, dando vita a numerose associazioni, scuole di formazione e modelli teorici.Attualmente è presente in Italia l’APID (ASSOCIAZIONE PROFESSIONALE ITALIANA DANZAMOVIMENTOTERAPIA) che accoglie DanzaMovimentoterapeuti provenienti da tutto il territorio nazionale. L’Associazione, istituita nel 1997, è espressione delle principali Scuole di Formazione in Dmt italiane, e intrattiene rapporti costanti con altre Associazioni internazionali, quali: ADTA – American Dance Therapy Association, AEDT- Association Européenne de Danse Thérapie, L’Eurpean Conference for Professional Development of Dance Movement Therapy.L’APID ha come finalità di: - qualificare in Italia la pratica della DanzaMovimentoTerapia - promuoverne e tutelarne la qualità professionale, etica e scientifica - definire il profilo del DanzaMovimentoTerapeuta - istituire e pubblicizzare un Registro Professionale Italiano dei DanzaMovimentoterapeuti - promuovere il riconoscimento legale della professione - promuovere l’nterscambio con enti e soggetti che operano nell’area del disagio. - curare la corretta informazione sella DanzaMovimentoterapia e sulle sue applicazioni Presieduta attualmente dal Dr. Vincenzo Puxeddu, l’Associazione si avvale dell’aiuto di Commissioni di studio, valutazione, elaborazione e proposta in merito ad alcune aree di particolare rilievo Negli ultimi anni, al Registro Professionale che ospita ormai più di 200 soci tra ordinari e associati, si è aggiunto il Registro Supervisori che raccoglie i DMT – APID che, in riferimento ad uno specifico profilo, sono autorizzati a svolgere supervisione sull’attività professionale di Danza MovimentoTerapia. Fra le principali iniziative portate avanti dall’APID, compare sicuramente l’aver stabilito i criteri per l’accreditamento delle Scuole di Formazione in DMT e i requisiti per le figure coinvolte; ad oggi risultano otto le Scuole di Formazione accreditate dall’APID.Definizione APID della DMT: Disciplina specifica, orientata a promuovere l’integrazione fisica, emotiva, cognitiva e relazionale, la maturità affettiva e psicosociale e la qualità della vita della persona. La specificità della danzamovimentoterapia si riferisce al linguaggio del movimento corporeo, della danza e al processo creativo quali principali modalità di valutazione e di intervento all’interno di processi interpersonali finalizzati alla positiva evoluzione della persona.


La DMT nel MONDO. Attualmente la DanzaTerapia è diffusa e praticata in tutto il mondo occidentale, e negli stessi paesi in cui ebbe origine, vi sono oggi presenti delle importanti Associazioni che negli anni hanno approfondito e sviluppato lo studio e la ricerca , mettendo in evidenza nuove risorse e ampliando i campi di applicazione della DanzaTerapia e costituiscono tuttora un punto di riferimento per tutti coloro che operano in quest’ambito. STATI UNITI Negli STATI UNITI traviamo l’ADTA: American Dance Therapy Association, fondata nel 1966, che definisce la danzaterapia come: l’utilizzazione terapeutica del movimento in quanto processo per aiutare l’individuo a ritrovare la propria unità psico-corporea. Tra i suoi attuali esponenti troviamo: Elissa Q. White ADTR; Janet Adler; Joan Chodorow National Office Business Hours. 8.30 AM – 4.00 PM EST Telephone: 410/997 – 4040 Fax. 410/997 – 40 48 e-mail. info@adta.org internet: http://www.adta.org/ Dagli STATI UNITI, proviene anche un altro ramo della Danzaterapia, quello legato agli studi sull’immaginazione attiva di Mary Whitehouse, elaborò il metodo del “movimento autentico”. Tra gli esponenti tuttora attivi ricordiamo: Zoe Avstreith: Psicoterapeuta, DanzaMovimentoTerapeuta, fondatrice del Centro per lo studio del MovimentoAutentico. AMERICA DEL SUD Nell’America del Sud è attiva la Scuola ARGENTINA di Maria Fux, che opera con la DT soprattutto su diversi tipi di handicap: non vedenti, sordo-muti, bambini down, autistici. Studio di Danza “Maria Fux” e-mail : centromariafux@yahoo.com sito web: http://www.mariafux.it EUROPA In EUROPA è presente l’AEDT (Association Européenne de Danse- Thérapie) e la European Conference for Professionale Development of Dance Movemnt Therapy. IN FRANCIA In FRANCIA negli anni ’70, France Schott- Billmann ha approfondito in particolare l’approccio etno-antropologico alla danza terapia attraverso la tecnica di Expression Primitive. La Società Francese di psicoterapia attraverso la Danza, ha definito la DanzaTerapia come una pratica di ordine terapeutico che mira a far ritrovare al paziente: - il piacere funzionale - affininamento delle funzioni psicomotorie - l’unità psico-corporea - la simbolizzazione corporea - l’immagine corporea e la stima di sé


In Francia opera anche l’americana Laura Sheleen, che ha studiato con Martha Graham e Doris Humphrey, si è formata alla psicoanalisi junghiana, ha approfondito, attraverso la conoscenza delle tradizioni mistiche, la ricerca sugli archetipi e l’inconscio collettivo, sviluppando quello che definisce “mythodrame”. INOLTRE... La Scuola INGLESE di Dance Movement Therapy, che tra i suoi esponenti ha H. Payne, Penelope Best, ha dato vita all’ADMT- Association Dance Movement Therapy. www.admt.org In GERMANIA ricordiamo invece, la portavoce della Scuola di DMT Silke Von Der Hide. Il Movimento Autentico è stato approfondito dalla Scuola ISRAELIANA , di cui una delle maggiori esponenti è la Psicologa, Psicoterapeuta Dr.ssa Yael Barkai IL DANZAMOVIMENTO TERAPEUTA La pratica della DMT è riservata a operatori in possesso di uno specifico profilo professionale, con precisi requisiti formativi e operativi, che l’APID ( Associazione Professionale Italiana DanzaMovimentoterapia) istituisce e promuove, articolandosi con la comunità scientifica internazionale. Collocandosi nel delicato settore della relazione di aiuto, la danzamovimentoterapia esige da parte di chi la pratica una precisa assunzione di responsabilità, sul piano etico, clinico, della ricerca e dell’aggiornamento professionale. Si denomina “danzamovimentoterapeuti” una classe di figure professionali operanti in campo clinico e/o socioeducativo, con funzioni di prevenzione, riabilitazione e terapia , per mezzo del linguaggio corporeo nelle sue valenze rappresentative comunicative e simboliche. Il DMT: - conosce il linguaggio corporeo, del movimento e della danza - conosce il processo creativo e le sue implicazioni sul piano emotivo, psicologico e cognitivo con riferimen to a differenti modelli teorici - agisce dette competenze con finalità preventive, riabilitative e terapeutiche nei confronti del disagio sensoriale, motorio, psicologico, relazionale e sociale collaborando con le altre figure professionali deputa te al suo trattamento. - è in grado di formulare piani di intervento differenziati a seconda dell’utenza coinvolta - svolge la sua pratica in ambito pubblico e/o privato, nel reparto della deontologia professionale L’Associazione APID ha fissato i requisiti per l’Iscrizione al Registro Italiano dei DMT- APID: - comprovata esperienza personale nella danza e/o nel movimento. - Diploma di formazione in danzamovimentoterapia rilasciato da una scuola accreditata dall’APID di durata triennale, per un minimo di 1200 ore complessive. - Pratica clinica e/o socioeducativa (sotto forma di tirocinio e/o di conduzione sotto supervisione) di DMT, presso istituzioni pubbliche o istituzioni private qualificate, con almeno due diverse tipologie di utenza e per almeno 350 ore. - Supervisione con un DMT per un minimo 120 ore, di cui almeno 20 individuali - Psico terapia personale (individuale o di gruppo) minimo biennale e per almeno 100 ore. - Conclusione di uno studio universitario o di una formazione professionale nei settori clinico, sociale, peda gogico o della danza. - Lettera di presentazione da parte di due soci ordinari APID


In Italia esistono diversi training formativi che fanno riferimento a vari modelli teorici. L’APID ha stabilito i criteri per l’accreditamento delle Scuole di Formazione in DMT ed i requisiti per le figure coinvolte nel processo formativo. DMT PSICHIATRIA I rapporti con la Psichiatria hanno segnato gli inizi di della DanzaMovimentoterapia: i primi interventi di Dmt, infatti, nascono in un contesto psichiatrico, negli anni ’40, negli Stati Uniti Marion Chance, seguita dall’allieva Trudi Schoop, inizia a lavorare con bambini psicotici, con esperienze individuali e di gruppo. In Europa negli anni ’50 Rose Gaetner , francese, , danzatrice di formazione accademica, propone il suo lavoro di danzaterapia con bambini psicotici, presso l’ospedale diurno Santos Dumont a Parigi. L’ambito del disagio mentale rappresenta un terreno privilegiato di intervento per questa disciplina, in quanto consente di associare una serie di attività con valenze educativo-riabilitative quali ad esempio attività di tipo occupazionale alle valenze creative dei linguaggi artistici con il loro potenziale comunicativo e simbolico. I quadri clinici a cui ci si indirizza vanno dalle psicosi alle nevrosi, disturbi del tono dell’umore, deficit di vario livello sul piano della maturazione e dello sviluppo cognitivo. Obiettivo principale di questo tipo di intervento è : favorire il processo di integrazione dell’utente nel contesto del gruppo. Gli obiettivi sono ovviamente individuati in base alle problematiche specifiche degli utenti, ma in generale si mira a : - sperimentare la possibilità di riorganizzare e riordinare le esperienze, passare dalla frammentazione alla totalità, attraverso la presa di coscienza e la costruzione della propria immagine corporea, sviluppando la consapevolezza di unitarietà del corpo e dei suoi confini. - Sviluppare la consapevolezza e il rispetto dello spazio proprio e di quello condiviso con gli altri. - Sviluppare la capacità di ricevere e trasmettere emozioni - Sviluppare modalità di comunicazione In ambito istituzionale si privilegia il gruppo integrato utenti/operatori, affinché gli operatori possano rappre sentare delle figure di riferimento per i pazienti, proponendosi come presenza costante e legame tra le attività più specifiche e strutturate e le attività quotidiane all’interno dell’istituzione. A questo scopo all’interno dei progetti l’inizio dei laboratori è fatto precedere da moduli informativi/formativi rivolti agli operatori che prenderanno parte al progetto in varia misura. Ad oggi il CentroStudi ha al suo attivo diversi progetti realizzati nell’ambito della Salute Mentale, dei quali alcuni sono stati oggetto di una pubblicazione.


DMT E AUTISMO Collocandosi nell’area dei fenomeni transizionali ai quali il bambino autistico non ha avuto accesso, la DMT permette al terapeuta di entrare in relazione col paziente, il cui sé è ancora totalmente corporeo, attraverso la comunicazione non verbale. Parlare col corpo e “metterlo in gioco” è offrire a questo bambino la possibilità di accedere allo spazio potenziale nella modalità più primitiva e più vicina alla sua realtà arcaica; riatualizzare o stimolare il processo di de-fusione e simbolizzazione che, non evolvendosi, ha caratterizzato l’arresto dello sviluppo psicologico. Obiettivi: - confrontarsi con l’esperienza del “non sé”, in opposizione all’esperienza dell’incapsulare o escludere l’altro, che rappresentano le due modalità comportamentali - intervenire nella sfera relazionale attraverso la sua caratteristica connotazione di area transizionale , dunque indiretta , corporea, empatico-cinestesica e soprattutto non verbale. - agire sui deficit più invalidanti di questa sindrome, ossia lo sviluppo dell’interazione sociale, le modalità di comunicazione ed il piano comportamentale. DMT BENESSERE E CRESCITA PERSONALE A partire dalla definizione di “salute” proposta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, che la intende come uno stato di benessere al tempo stesso fisico, psicologico e sociale, non caratterizzato dalla semplice assenza di malattia ma piuttosto dall’equilibrio delle diverse componenti dell’individuo stesso, è possibile affermare la DMT Integrata ® , coinvolgendo globalmente l’individuo, possa interagire su questi diversi piani e ristabilirne un equilibrio armonico. La Dmt è in grado infatti di sollecitare sia il livello biologico, in quanto attività, corporea e motoria, che risveglia nell’uomo la pulsione di movimento, il livello mentale come capacità di integrare regole, memorizzare connessioni, rappresentare forme, il livello psichico perché costituisce per l’individuo la possibilità un’esperienza psichica, di in cambiamento, di costituzione dell’immagine di Sé, a partire dall’immagine corporea. Infine rappresenta un’importante esperienza sul piano sociale, apre l’individuo alla relazione, duale e di gruppo , riconnettendolo con la sua dimensione di individuo sociale, fondamentale per uno sviluppo equilibrato della persona. La DMT Integrata rappresenta dunque una risorsa non solo in ambito riabilitativo e clinico, ma anche in ambito preventivo : la finalità è di agevolare un percorso di conoscenza personale, per sviluppare la creatività, per attuare modalità espressive e comunicative in un ambito di socializzazione



Chiunque sia, ovunque si trovi, …l’uomo vive nel movimento. Il suo corpo è un mondo di movimento in sé …; il movimento non è verbale eppure comunica … il corpo non mente …L’essere umano … non importa cosa stia facendo o dicendo, ha il suo modo di fare e di dire , ed è il modo che rivela come egli é”. (Whitehouse, 1955) Queste brevi citazioni di Mary Starks Whitehouse focalizzano nella loro semplicità ed essenzialità l’assunto di base su cui poggia la pratica della DanzaMovimentoTerapia, la centralità del corpo, la sua relazione con l’identità, il proprio essere al mondo ed il suo potenziale comunicativo, il linguaggio verbale e non verbale come modalità differenti ma che nascono dall’unità della persona, dal suo corpo-psiche.

La DanzaMovimentoTerapia è una disciplina specifica orientata a promuovere l’integrazione fisica, emotiva, relazionale, la maturità affettiva e psicosociale e la qualità di vita dell’individuo. La specificità della DanzaMovimentoTerapia si riferisce al linguaggio del movimento corporeo e della danza e al processo creativo, quale principale modalità di valutazione e di intervento all’interno di processi interpersonali finalizzati alla positiva evoluzione della persona. La DanzaMovimentoTerapia Integrata impronta il lavoro sulla centralità del “corpo intelligente” e vuole attivare la dimensione consapevole del corpo, a partire dalla percezione corporea (schema corporeo), per favorire una coscienza di sé radicata nell’esperienza corporea, fondata sulla connessione tra sensazioni corporee, vissuti emotivi, immagini e parole (immagine corporea); e che ha perciò come come finalità educativa e terapeutica primaria l’attivazione di competenze corporee, emotive, cognitive, affettivo-relazionali. La Danza Movimento Terapia: Una definizione.. La DANZA MOVIMENTOTERAPIA INTEGRATA impronta il lavoro sulla centralità del “corpo intelligente” e vuole attivare la dimensione consapevole del corpo, a partire dalla percezione corporea (schema corporeo), per favorire una coscienza di sé radicata nell’esperienza corporea, fondata sulla connessione tra sensazioni corporee, vissuti emotivi, immagini e parole (immagine corporea); ha perciò come finalità educativa e terapeutica primaria l’attivazione di competenze corporeo- emotive e la regolazione emotiva. La DMT Integrata nasce dalla sintesi di tre diversi approcci alla danza e al movimento e alla DanzaTerapia: uno etno- antropologico, volto a valorizzare i significati culturali, sociali, rituali, della danza; un altro che si basa sull’esperienza della danza teatrale moderna e contemporanea occidentale e infine un terzo approccio che fa riferimento alle ricerche Kinesiologiche e psico-corporee contemporanee. L’approccio etno-antropologico ha origine dagli studi di E. Duplan della Scuola Francese di Espressione Primitive, di cui France Schott Billmann è attualmente la maggiore esponente. Il secondo approccio fa capo in particolare agli studi sul movimento effettuati agli inizi del ‘900 da Rudolf LABAN, che elaborò un metodo di analisi delle variazioni di qualità del movimento, in relazione all’energia investita e alla forma assunta dal corpo nello spazio. Il terzo approccio fa riferimento alle ricerche Kinesiologiche, e ai metodi quali quello di Feldenkrais e di Alexander.


Nell’accogliere e integrare tecniche distinte, di cui rispetta la irriducibile specificità, la DMT Integrata® si caratterizza per una sintesi di tipo metodologico, fondata su alcuni principi che conferiscono unitarietà al processo terapeutico e subordinano l’uso delle diverse tecniche ai bisogni dell’utente. ELEMENTI METODOLOGICI DELLA DMT INTEGRATA a) - osservazione sistematica e dall’analisi dei bisogni dell’utente - formulazione di proposte specifiche ai destinatari dell’intervento - accoglienza, intesa come relazione non giudicante delle problematiche in corso - verifica e valutazione dell’intervento svolto b) Setting rigoroso, fondato sulla definizione precisa di Tempo e di Spazio dell’attività, delle modalità di conduzione, delle tecniche e degli imput utilizzati in relazione ai bisogni dell’utente, che comprende: - delimitazione precisa dello spazio di lavoro come spazio rituale, inteso come spazio geometrico, simbolico e affettivo relazionale, che si caratterizza inoltre in relazione all’elemento suono inteso come contenitore sonoro dell’esperienza o come elemento strutturante finalizzato alla creazione di un ambiente accogliente e stimolante. - Definizione precisa del Tempo di lavoro, inteso come tempo speciale extraquotidiano, sia come strutturazione del percorso, sia come scansione interna alle sedute che si svolgono seguendo quattro fasi fondamentali: Avvio; tema; Conclusione; Elaborazione. - Integrazione nel percorso di momenti di attività corporea e di verbalizzazione o comunque di rielaborazione anche attraverso l’uso di modalità espressive, quali attività grafiche, manipolative o di costruzione intese queste ultime come risonanze dell’esperienza, cioè come elementi di valutazione decolpevolizzante dell’esperienza corporea c) conduzione del lavoro intesa come sostegno e contenimento al processo espressivo e creativo dei singoli e del gruppo, volta a stimolare il piacere del movimento e dell’essere presenti nel proprio gesto, attraverso le tecniche del rispecchiamento, della ripetizione, dell’amplificazione, dell’improvvisazione, con l’ausilio di differenti imput d) la considerazione del gruppo come insieme col quale ogni singolo si relaziona in modo non deterministico, perché mai totalizzante rispetto alle scelte e ai percorsi individuali. In sintesi la DMT Integrata vuole essere una forma di educazione corporea, emotiva, relazionale, che attraverso un processo educativo e terapeutico conduce chi la pratica ad una progressiva assunzione di responsabilità della propria esperienza corporea- emotiva. Il modello metodologico della DMT Integrata prende vita dalla formazione, dagli studi e dalle ricerche effettuate negli ultimi 20 anni da Dr. Vincenzo Puxeddu che lo ha elaborato.


Dagli iniziali incontri di equipe si è sentita la necessità di accogliere le richieste implicite che i familiari dei nostri utenti presentavano. Proprio dall’attenzione al valore della persona intesa come singolo, ma nel contempo all’interno di un mondo fatto di relazioni, si è infatti fermamente convinti che la costruzione del benessere di una persona coinvolga anche il suo mondo circostante e le persone a lei care. ll Centro ha di conseguenza deciso di inserire nuovi servizi, al fine di offrire una valida accoglienza fatta non solo di questi, ma anche di sostegno affettivo in senso ampio. Ad oggi viene messo a disposizione uno spazio per interventi di counseling, per gli utenti e per i loro familiari, dove si offrono percorsi brevi finalizzati all’individuazione del problema ed alla ricerca di una soluzione adeguata. SI è anche pensato ad uno spazio all’interno del quale le famiglie dei nostri utenti si possano incontrare e condividere i loro punti di vista: uno spazio dove i punti di debolezza possano diventare i punti di forza per qualcun altro. Sono state così calendarizzate le serate formative, nelle quali vengono affrontate tematiche di interesse degli utenti, attraverso un modello interattivo: il tema scelto, nato da richieste esplicite è sempre analizzato dal punto di vista sia teorico che pratico. 5)

INTERVENTI DI COUNSELING

Il counseling è sempre stato visto nel tempo come una tecnica di intervento peraltro estremamente diffusa nella realtà anglosassone che ora si è diffuso molto anche in ambito italiano L’intervento di counseling viene concepito come una relazione di aiuto, messa in atto da un professionista, dietro richiesta di un cliente, che si focalizza sulla condizione di criticità psicologica esposta da quest’ultimo a causa di ostacoli o problemi che impediscono la piena valorizzazione delle proprie risorse. La traduzione del termine counseling, fatta dall’ “Oxford Dictionary” parla di “consiglio da un consigliere”. In effetti il termine deriva dal verbo “consulo” che significa avere cura di, venire in aiuto. La professione di counseling approda in Europa, come prima sostenevo, grazie alla diffusione in Gran Bretagna. Dagli anni 70 anche in Italia questa professione si va affermando, anche se ancora carente di una specifica definizione di competenze, ed inizierà ad essere utilizzata agli inizi degli anni 90. Secondo la definizione fornita dalla BAC (British Associazioni of Counseling) si realizza un intervento di counseling quando un professionista offre o concorda di offrire tempo, attenzione e rispetto ad un’altra persona, nel ruolo di cliente. Il compito del counselor è di offrire al cliente un’opportunità di esplorare e scoprire dei modi di vivere che portano ad un più elevato stato di benessere. Nel giugno del 1993 nasce la S.I.Co, Società Italiana di Counseling, che si presenta come una Associazione apolitica e senza fini di lucro, a carattere volontario, di natura scientifica e professionale. La S.I.Co definisce di conseguenza nella persona del counselor “una figura professionale che, attraverso proprie conoscenze e competenze, è in grado di favorire la soluzione ad un quesito che crea disagio esistenziale e/o relazionale ad uno o più individui.” Tale definizione si va via via integrando, grazie ad una sempre più chiara spiegazione delle competenze richieste: il counseling infatti può anche essere definito come la conduzione di colloqui che coinvolgono tematiche personali e quindi emotivamente significative per l’interlocutore: questi viene “aiutato ad aiutarsi”, a definire la risoluzione ai suoi problemi attraverso il riconoscimento delle proprie risorse personali, senza l’influenza di interpretazioni.


In effetti il miglior modo di venire in aiuto ad una persona che si trova in difficoltà, non è quello di dirle cosa deve fare, ma aiutarla a comprendere la sua situazione ed a gestire il problema, assumendone pienamente le responsabilità delle sue scelte. (Carl Rogers) Il counseling a questo punto può essere considerato come una formazione personale, attraverso la quale ognuno di noi può riconoscere la propria responsabilità nei confronti della nostra vita, ed essere coscienti delle possibilità di cambiamento. Naturalmente la crescita personale aiuta ad ampliare gli orizzonti interni ed a conoscerci meglio. Indispensabili sono le abilità relative all’aspetto della comunicazione, come punto di partenza, in quanto, proprio attraverso questa, consente di favorire nella persona che chiede aiuto, il proprio grado di consapevolezza e quindi la possibilità di riconoscere le sue risorse per gestire il suo problema. Un’attenzione particolare va data anche al rispetto dei tempi della persona, affinché egli non trovi ostilità, freni o imposizioni nella scelta della risposta adeguata al suo problema. Queste dunque le condizioni irrinunciabili per favorire il progresso positivo di chi si avvicina al percorso di counseling Naturalmente, affiancate alle abilità, anche la scelta delle tecniche adeguate è molto importante, ma da sola non darebbe gli stessi risultati. Quali sono allora le abilità per un counseling efficace? Riguardano la capacità di comunicare empatia, di sospendere il giudizio morale, di mettere il pratica un ascolto attivo, di riflettere le emozioni dell’altro; la capacità di auto osservarsi e di osservare il percorso di evoluzione del rapporto interpersonale nel “qui ed ora”, la capacità di conduzione del colloquio rispettandone le fasi ed infine, ma non da ultimo, la capacità di stare nella relazione interpersonale, curandone l’interazione. Possiamo definire queste, delle macro abilità che comprendono altre espressioni più semplici, quali il prestare attenzione alle comunicazioni non verbali ed il mantenimento del contatto visivo. Anche se possiamo concordare sul fatto che queste abilità sono la base per lo sviluppo di un qualsiasi rapporto adeguatamente buono, nel percorso di counseling esse richiedono una consistente quantità di impegno ed energia affinché possano condurre ai risultati attesi. Per questo motivo è importante che il counselor sappia assumere il suo ruolo professionale, nel contesto lavorativo e non in altre fasi della sua vita quotidiana.


6)

SERATE FORMATIVE

Gli interventi formativi attivati, nati dalle richieste delle famiglie degli utenti che usufruiscono dei servizi del Centro, riguardano il sostegno alla genitorialità, nelle diverse fasi dello sviluppo dei figli; essi sono anche momenti formativi per le diverse figure che si occupano della crescita del bambino, in particolar modo agli insegnanti. Per questo motivo la direzione offre la possibilità di partecipazione anche a coloro che operano nella scuola. Al termine di ogni incontro verrà rilasciato una certificazione di presenza, qualora ne venisse fatta richiesta. Sono inoltre attivi i seguenti percorsi formativi rivolti alle istituzioni scolastiche ed alle cooperative sociali che operano a sostegno degli studenti diversamente abili: 1)

La crescita nel bambino diversamente abile: -

2)

il rapporto tra lo sviluppo sessuale ed il mondo delle relazioni ( con i com pagni, con gli insegnanti, con il mondo sociale) l’analisi delle diversità socio-culturali che possono interferire con un adeguato sviluppo ed una conseguente definizione degli obiettivi sociali, all’interno di un percorso educativo Analisi di un modello medico come lettura dello sviluppo della sessualità e di un modello sociale, all’interno di un processo di crescita della persona diversamente abile Il ruolo sociale, culturale, educativo nella formazione dell’identità sessuale nel diversamente abile: il superamento di pregiudizi ostacolo alla formazione ed all’integrazione Il ruolo dell’integrazione sociale e dell’elaborazione del se: individuazione di abilità e competenze, declinate in un percorso educativo in funzione di una programmazione didattica personalizzata. Essere genitore di un bambino diversamente abile:

3)

La nascita di un figlio diversamente abile Un modo diverso di essere coppia La gestione del mondo motivo (speranze, delusioni, disperazione, rassegnazione) Il rapporto con l’intera famiglia La socialità/ ovvero la reimpostazione della vita sociale della coppia e della famiglia L’intimità/ovvero la riscoperta di una nuova intimità nella coppia. I disturbi dell’apprendimento scolastico: le nuove linee guida.

-

Dalla teoria alla pratica.

Il sostegno del Centro continua con la presenza di una logopedista che, offre il suo intervento in caso di bisogno.


7) LA LOGOPEDIA L’intervento di logopedia è mirato al recupero di abilità relative all’educazione ed al linguaggio. La sua funzione è risolvere i disturbi legati alla comunicazionje sia orale che scritta. Il cervello, in condizioni normali, riceve uno stimolo dall’esterno, lo decodifica e lo elabora; dipodiché fornisce una risposta adeguata. A volte la decodificazione non avviene in modo così automatico, quando la parte del cervello che sovraintende alla comprensione del linguaggio, alla comunicazione, ai meccanismi della memoria e dell’udito (il lobo temporale), non funziona adeguatamente.

Il Centro si rende disponibile a collaborare con le agenzie educative presenti sul territorio. Per questo motivo vengono definiti interventi di sostegno alla crescita dei ragazzi in età scolate. Attualmente sono disponibili percorsi di “Educazione all’affettività” studiati da equipe di professionisti che operano all’interno della “Scuola di Sessuologia Clinica di Torino” e che sono membri attivi della Federazione Italiana Sessuologi. All’occorrenza ci si avvale anche della presenza di professionisti medici che operano nei contesti ospedalieri della regione Piemonte. Perché questi percorsi?


8)

PERCORSO DI EDUCAZIONE ALL’AFFETTIVITA’

La sessuologia è un campo molto indagato in questi ultimi anni, e supportato anche da approfondimenti empirici e da efficaci proposte farmacologiche. La Società Mondiale per la Salute Sessuale definisce “uno stato di benessere fisico, emotivo, mentale e sociale legato alla sessualità”, come punto di partenza per indagare intorno alle diverse disfunzioni sessuali. Molti studiosi si sono interessati a questo argomento, indagando intorno alle diverse problematiche che lo possono caratterizzare. Gli studi fino ad ora condotti si possono distinguere sostanzialmente in due diverse tipologie. La prima tipologia di studio comprende tutto quanto ha a che fare con le scienze mediche, mentre la seconda si confronta con le scienze psicologiche. È convinzione sempre più assodata tra gli studiosi che tutto quanto si è scoperto intorno alle disfunzioni sessuali debba essere indagato sia dal punto di vista medico che dal punto di vista psicologico. Questo perché è molto importante vedere il paziente nella sua interezza se si vuole pensare ad un suo vero benessere. La nascita della sessuologia moderna risale al 1948, anno in cui è stato pubblicato il primo rapporto Kinsey sul comportamento sessuale dell’uomo. Da allora la ricerca ha fatto molti passi importanti nell’osservazione dell’anatomia e della fisiologia della risposta sessuale dell’uomo e della donna. Si è giunti quindi a classificare i principali problemi attraverso dei modelli universalmente riconosciuti. Mi riferisco in particolare al DSM (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, all’IDC (Classificazione mondiale delle malattie) ed alle Nuove Consensus Conference. Alla luce di tutte queste considerazioni sono stati messi a confronto molti metodi fino ad arrivare ad un modello di integrazione teorico e pratico, nel quale vengono prese in considerazione tutte le componenti della persona (eziologia multicausale del sintomo o del disturbo). PERCHE’ LA SCELTA DI PERCORSI DI EDUCAZIONE ALL’AFFETTIVITA’? Il processo di maturazione sessuale è la base fisiologica delle trasformazioni sociali ed emotive che hanno origine nell’adolescenza, ma che sono presenti nel bambino già in età scolare. Gli atteggiamenti verso la sessualità, l’educazione in tal senso e l’età in cui compaiono i primi comportamenti sessuali sono originariamente gli argomenti dei quali molti studiosi si stanno oggi occupando, anche alla luce di alcuni processi ed avvenimenti non certamente positivi che coinvolgono la nostra rete sociale. Ne sono testimonianza le molteplici notizie relative a situazioni di pedofilia ed altre più gravi che purtroppo sfociano in omicidio. Per comprendere la natura dei comportamenti sessuali degli adolescenti si deve vagliare il senso che il contesto sociale, la famiglia, il gruppo dei pari, contribuisce sui temi della sessualità. I professionisti che si accostano agli adolescenti, oltre ai cambiamenti biologici comuni al genere umano, deve inserire la sua comprensione in un’ottica culturale ben precisa: quella della macro società (paese, tradizioni culturali) e micro società (famiglia e gruppo dei pari) di cui i ragazzi fanno parte. Sono micro e macro culture fatte di miti condivisi, ideologie, convinzioni, modelli di identificazione, spesso fra loro conflittuali. I ragazzi partono nell’approcciarsi alla sessualità dal modello familiare, di cui peraltro sono molto critici, sottolineando la freddezza delle relazioni fra i genitori e svalutando la possibilità di una relazione a lungo termine: sesso e relazione affettiva vengono scissi e ad essi sono attribuiti la libertà di essere single (specialmente dai maschi che la considerano la condizione più desiderabile) e la libertà dal peso di una vita a due.


I dati epidemiologici e di ricerca mettono in evidenza un abbassamento notevole dell’età del primo rapporto sessuale: 15 per le femmine e 14 per i maschi. Le implicazioni di tale informazione sono molteplici: alla base di tutto c’è la mancanza di informazione, e se presente, sono frammentarie, sul funzionamento e sulla risposta sessuale maschile e femminile. Malgrado la diffusione capillare di corsi scolastici di educazione sessuale, gli adolescenti tendono a preferire ricevere le informazioni dai pari, anche a causa di un generale disimpegno genitoriale, in particolare nelle fasce sociali più basse, che delegano alle istituzioni questo aspetto educativo fondamentale. Qualsiasi sia l’informazione veicolata dalla scuola, essa necessita di una elaborazione e di un riesame successivo, se deve essere efficace ed utile, tenendo conto del livello di sviluppo affettivo e cognitivo dei ragazzi coinvolti. Esempio di tale difficoltà di informazione è il numero altissimo di gravidanze in età adolescenziale in Italia: circa 7000 parti all’anno e 4000 interruzioni di gravidanza in strutture pubbliche in ragazze di età inferiore ai 18 anni. Le ragioni di questo fenomeno sono molteplici, la principale delle quali è lo scarso/ nullo utilizzo di contraccettivi. La pura e semplice disponibilità delle misure contraccettive non risolve, da ultimo, i problemi sessuali degli adolescenti: è sempre la mediazione con la società adulta che rinforza e rende efficace ogni strumento. Su mandato del Ministro per la Pubblica Istruzione, l’osservatorio sul disagio giovanile ha disposto una ricerca sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia (Eurispes 2004). I dati sulla sessualità adolescenziale mettono in evidenza che uno dei mutamenti nei costumi sessuali è l’aumento dei soggetti che hanno rapporti sessuali in età sempre più precoce e/o con partner numerosi, cosa che porta ad un incremento del numero di gravidanze, di aborti volontari, il più frequente ricorso a tecniche contraccettive o abortive e l’aumentata incidenza di malattie sessualmente trasmissibili.


QUALI PERCORSI FUTURI? IL Centro ha progettato un percorso di incontro estivo, al fine di poter offrire alle famiglie di bambini di età scolare giornate di lavoro, di studio e di svago, utilizzando le risorse della cascina. ESTATE 2012 Il Centro “ Cascina Ponte” organizza per l ’estate 2012 per bambini e bambine di età scolare, uno spazio ludico ricreativo educativo… Dal 16 al 20 Luglio e dal 23 al 27 Luglio 2012 Dal Lunedì al Venerdì: dalle 9:00 alle 12:00 e dalle 14:00 alle 17:00 Età bimbi: dai 6 agli 11 anni - Max numero bambini: 30 La giornata sarà organizzata nel seguente modo: Ore 9:00 /10:00 Laboratorio di giardinaggio compiti delle vacanze

Ore 14:00 /15:00 Laboratorio grafico

Ore 10:00 /11:00 Attività con il cavallo

Ore 15:00 /16:00 Laboratorio manipolazione

Ore 11:00 /12:00 Attività di studio assistito

Ore 16.00 / 17:00 Merenda e Ricreazione

Nei mesi futuri l’equipe di lavoro affronterà la progettazione di uno spazio diurno per l’accoglienza di persone con gravi problematiche di diversabilità. Questo spazio sarà gestito da un professionista che attualmente opera in una struttura simile, già esistente nella nostra regione. Si tratterà di un centro socio-.assistenziale, dove queste persone possono incontrarsi. É una struttura che accoglie chi é solo e chi ha una vita ritirata, chi ha difficoltá relazionali e chi non ha nessuna regolarità lavorativa.


Gli obiettivi principali saranno i seguenti: imparare a comunicare con gli altri, sviluppare competenze sociali e re/ imparare le abilitá pratiche della quotidianitá. Le attivitá proposte camprenderanno: acquisto di generi alimentari, cucinare, fare pulizie, giardinaggio e lavori creativi. In comune si potranno vivere momenti di lettura di vario generi, si potranno fare passeggiate in mezzo alla natura,svolgere giochi di società e non meno importante il fare in modo che le persone si sentano a loro agio in un ambiente accogliente. IN CHE MODALITA’ SONO PRESENTI QUESTI PERCORSI PRESSO IL CENTRO? Il percorso di psicomotricità fa parte del pacchetto di proposte che il centro mette a disposizione secondo il seguente modo: dopo aver accolto il genitore che chiede di poter usufruire dei servizi offerti dal centro, un professionista raccoglie tutti i dati e tutte le informazioni utili alla conoscenza della situazione di partenza in una cartella didattica predisposta dal centro stesso. In seguito a queste informazioni, il professionista ipotizza il percorso adeguato alla situazione. Tra questi vi è il percorso di psicomotricità, come completamento dell’intervento di riabilitazione equestre, sia come intervento singolo. Gli incontri di counseling rappresentano il modo più adeguato per rispondere ai bisogni delle famiglie: spesso i familiari degli utenti sono portatori di problematiche che derivano dalle singole situazioni e proprio per mancanza di risorse spesso si portano con loro il peso delle loro esperienze. Il centro offre un pacchetto di 4 incontri di counseling al fine di aiutare il cliente a chiarire il problema e definire il modo di risolverlo.


La consulenza sessuologica si pone come evento formativo molto importante: questa tematica ancora oggi non è riconducibile, erroneamente, alla persona diversamente abile, la quale viene lasciata da sola a gestire, con modi spesso sbagliati quanto fa parte del normale funzionamento fisico. Inutile dire quali possano essere le conseguenze, spesso anche con ricadute nel mondo sociale. Queste tematiche sono oggetto di riflessione negli incontri formativi che il centro propone. PERCORSI DI FORMAZIONE 1)

Il centro predispone serate formative programmate nel seguente modo: tutti i professionisti che lavorano con gli utenti sono portatori di richieste esplicite ed implicite sia da parte degli utenti stessi che della famiglia. Negli incontri di equipe vengono condivise queste riflessioni e di conseguenza si trasforma quanto richiesto in momento formativo che solitamente si compone di due momenti: momento di riflessione pratica (risposte a quesiti e dubbi) e momento di riflessione teorica relativa ai temi trattati. La scelta di questo tipo di organizzazione nasce sia dal bisogno di avere risposte, da parte del genitore, sia dalla scelta del centro di dare un contorno scientifico ai temi in oggetto. Le serate formative rappresentano una grande opportunità per la famiglia, che si sente supportata; inoltre durante queste serate i bambini possono rimanere nel centro in compagnia di una professionista che si occupa di loro con attività ludiche.

2)

Il centro predispone interventi di formazione per scolari della scuola primaria e secondaria di primo grado, aventi come tema l’educazione all’affettività ed alla sessualità.




Questo opuscolo è stampato con carta proveniente da foreste correttamente gestite


Agriturismo Cascina Ponte via Peschiera 1, 25033 Cologne (BS) Tel. 333 3436620 E-Mail info@cascinaponte.it Web: www.cascinaponte.it


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