Mediterranea 16 errors allowed – web catalogue – young artists biennial - Ancona Italy 2013

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5 Georg Simmel, ‘Soziolozie des Raumes’ cap. IX, in Soziologie, Duncker & Humblot, Lipsia, 1908. 6 Ibidem

8 C. Basualdo, ‘La struttura della crisi’, in Sogni e Conflitti – La dittatura dello spettatore, 50 Biennale di Venezia, Marsilio, Venezia, 2003 pp. 243-246

7 Perché, l’io può essere più dinamico nell’arte che nella vita, dialogo tra Mark Dion, William Kentridge, Cesare Pietroiusti e Bartolomeo Pietromarchi, pp. 63-83

luogo generativo di un confronto sulle possibilità di un suo utilizzo non in termini di mera gentrificazione, bensì di analisi etica e politico-sociale (Gia Guka). È la ricerca continua dell’eterotopia, dello spazio interconnesso in cui si può verificare un altro modello di relazione e di convivenza. Lo spazio pubblico è, quindi, anche spazio di rappresentazione, nel senso di Henri Lefebvre, capace cioè di esprimere immagini e percorsi alternativi dello spazio sociale che permettono di pensare collettivamente ad un cambiamento negli usi e nei significati delle pratiche spaziali. Lo spazio pubblico è infatti il luogo in cui è possibile determinare quei rapporti, o fenomeni sociali che, come dice Georg Simmel, non si danno se non spazialmente5. Spazio pubblico come luogo plurale Ciò significa che lo spazio pubblico è luogo plurale con una forte identità sociale che nasce «dall’interazione di soggetti e processi diversi, che sono a loro volta portatori e produttori di identità diverse […]»6. Il contesto diventa quindi fattore determinante poiché, in rapporto all’opera d’arte, non riguarda solamente lo spazio fisico bensì tutte quelle realtà sociali che lo definiscono. L’opera d’arte assume una posizione di confronto con lo spazio socialmente costruito sviluppando con esso influenze reciproche e avviando un processo di critica istituzionale in cui, come dice Cesare Pietroiusti, la soggettività dell’artista, può sperimentare una situazione fra persone «che non esisteva prima e che, auspicabilmente, potrebbe creare spazi di pensiero critico»7. Ciò sta ad indicare l’importanza che può assumere il rapporto tra l’artista e chi vive uno spazio, oltre che il suo ruolo sociale in una logica di ricostruzione: uno spazio che non si da solo per il suo mero valore socio-culturale-architettonico ma anche per le pratiche urbane che si sviluppano nella vita quotidiana. Quelle pratiche, cioè, capaci di dar vita a forme di appropriazione non solo materiale ma anche simbolica degli spazi, definendone e ridefinendone il senso. In una situazione di crisi ed emergenza diffusa su più livelli, l’arte può tracciare quegli spazi di imprevedibilità, fragilità e negoziazione, in cui sono individuabili percorsi possibili nei quali il rapporto tra arte e società non sia soggetto a richieste strumentali8. Un gesto, quindi, capace di mantenere un’autonomia relativa al suo campo specifico in relazione dialettica con altri campi e discipline; un gesto critico di affermazione della propria autonomia capace di immaginare nuove ritualità per celebrare lo stare insieme nello spazio pubblico.


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