L’opinione
SE VOLETE UN PROGRAMMA RICOMINCIATE DALLE AGORÀ DI FABRIZIO BARCA*
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on stai granché bene di questi tempi. Se poi sei più vulnerabile, per età, per genere, per classe, per estraneità alla comunità in cui vivi, per le condizioni di nascita, per le vicende della vita, allora stai proprio male, senza mezzi e magari senza riconoscimento delle tue aspirazioni, dei tuoi bisogni, del tuo valore umano. Ti sforzi di credere in un futuro più giusto e in cui i danni micidiali che abbiamo inflitto all’ambiente siano risolvibili, in cui non si passi più di crisi in crisi. Vorresti che «chi comanda», che «lorsignori», fossero capaci di guidare tutti noi fuori dal pantano, convincendoti che si può fare. Ma sei anche tentato di barricarti nella tua scorza cinica, per non avere più delusioni: «La politica è sporca», «sono tutti ladri». Se senti dentro di te la forza di lavorare con gli altri, ti impegni nella comunità, diventi «cittadino/a attivo/a», «attivista», «militante». Se sei sopraffatta/o dal risentimento e dal «si salvi chi può», sei facile preda di chi ti offre vittime sacrificali su cui sfogarti: migranti, barboni, diversi, «altri». Due reazioni ben diverse, ma in entrambi i casi disistimi o disprezzi ogni classe dirigente. E poi, un bel mattino, fra il lusco e il brusco ti dicono che il 25 settembre si vota. Magari l’ultima volta hai votato il Movimento dei meet-up (M5S) ma poi non hai visto la differenza. O, una volta ancora, hai votato «il partito della responsabilità contro il male« (Pd), o i satelliti che vi ruotano attorno, ma verso di te questa «responsabilità» proprio non l’hai vista. A Draghi, forse, avevi voluto credere, sempre nel tuo anelito di credere a qualcosa, ma gli hai visto prestare ascolto-zero alle tue aspirazioni e ti è anche venuto il - sacrosanto - dubbio che neppure come «tecnico» sia granché. Come tutti i mille partiti che si affollano al «centro», parla il linguaggio dell’altro secolo: moderatismo e neoliberismo, mentre tu senti che ci vuole radicalismo. Sei tentato - lo dicono le previsioni - di provare un’altra strada, che parla un linguaggio antico del Paese, il fascismo sociale, un mix di autoritarismo - «almeno qualcuno decide!» - e di attenzione ai non abbienti. Ma dietro rivedi le facce di sempre, la tutela dei più abbienti - hai capito che la flat tax è un trucco per fare pagare meno tasse soprattutto ai ricchi e poi togliere servizi indispensabili per i meno ricchi - e un ghigno di intolleranza e violenza dissimulato sotto la parola «famiglia», proprio come nel
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31 luglio 2022
fascismo. Le altre robe sono brutte copie. E, allora, ecco che l’astensione ti appare come l’unica strada. O al massimo, se alla Costituzione un po’ vuoi continuare a credere, la scheda bianca. Mi consumo la suola delle scarpe per andare al seggio, ma solo per farti un pernacchio. Ecco sì, il pernacchio di Edoardo. Ci sono poco più di 50 giorni per parlare una lingua diversa ai milioni di noi che sono in questa condizione, semplicemente la maggioranza del popolo italiano, che può fare la differenza nell’esito del voto. «Ma di che parli e parlate - sussurra la voce della (presunta) saggezza - non lo hanno fatto finora, perché mai ora? Non lo vedi che, aiutati dalla folle legge elettorale che si sono costruiti, stanno lì a montare accordi e accordicchi nelle loro stanze chiuse? Geometrie lugubri dove solo i peggiori possono emergere?«. «E allora noi, stando zitti, accettando il ricatto dei tempi stretti, li dobbiamo assecondare in questo suicidio? Ci sono persone giuste che possono ascoltare. Proviamoci», rispondo io. Scrivendo questo, non mi rivolgo più a tutti i partiti, ma a ogni partito che faccia della giustizia sociale e ambientale dell’articolo 3 della nostra Costituzione la propria bandiera, che si prefigga di rovesciare le subalternità di classe, genere, origine etnica e ambientale, di riequilibrare poteri, come cento e mille e più di noi del Forum Disuguaglianze Diversità hanno racchiuso nelle proprie diagnosi e proposte, lavorando con tante altre organizzazioni e teste. Ecco le due cose che una lista o un partito che ponesse orecchio a questi valori potrebbe fare. Sorprendendoci con una selezione coraggiosa delle candidature. E con l’annuncio stentoreo di missioni strategiche radicali. Cosa intendiamo per «selezione coraggiosa», lo abbiamo indicato con chiarezza per L’Espresso con il team di avanguardia di TiCandido e con i candidati selezionati dal progetto “Facciamo eleggere” nelle più recenti elezioni amministrative. Intendiamo che quel partito o lista faccia una chiamata a candidarsi chiedendo: l’adesione alle missioni strategiche che ha scandito; l’indicazione, in modo verificabile, delle principali esperienze di lotta/ amministrazione/guida/mediazione realizzate nell’ambito di quelle missioni strategiche; come intenda attuare la «rappresentanza della Nazione» (Cost. art. 67) assicurando la propria autonomia da ogni condizionamento, specie da parte di poteri forti; come concretamente, durante il mandato, pensi di realizzare un dialogo continuo con