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CULTURA PROTAGONISTI
from L'Espresso 3
by BFCMedia
zie ai miei amici Maccio Capatonda e Virginia Raffaele».
È stato anche un modo per farsi conoscere dalle nuove generazioni.
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«Capita che vengano dei ragazzini a chiedermi una foto, non succedeva da un po’, e i genitori che li accompagnano mi raccontano che hanno fatto rivedere a casa video miei di vent’anni fa. È gratificante». Gratificante come girare la quarta stagione di “Boris”?
«Quello è stato commovente, come rincontrare gli amici delle medie. Parlavamo da anni della quarta stagione, tra attori e autori eravamo riluttanti: riaprire la scatola di un cult era pericoloso, io stesso non volevo reinterpretare Mariano». Come l’hanno convinta?
«Con il ricatto morale del “non puoi non esserci”, sentivamo tutti il bisogno di rendere omaggio a Mattia Torre. Abbiamo trovato questa nuova chiave della passione di Mariano per le armi e abbiamo esagerato, infatti hanno tolto tanto, lo avevo fatto persino partecipare all’assalto di Capitol Hill».
Nel trionfo del politicamente corretto c’è ancora spazio per una comicità scorretta?
«Poca. Quello che abbiamo fatto vent’anni fa in tv oggi verrebbe, se non censurato, molto criticato. C’è un eccesso isterico e ampiamente ipocrita di controllo. Ricky Gervais continuamente spiega che non è legittimo infuriarsi per la satira e reagire ad ogni cosa che sembri vagamente offen-
Serie Tv
Corrado Guzzanti in una scena di “Call my agent – Italia”, disponibile su Sky e Now siva. Oggi è difficile dire liberamente ciò che si pensa, ci si ammorbidisce molto anche per ragioni produttive. Penso sia solo una fase: oltre un certo limite tornerà una comicità molto scorretta, come in Inghilterra e negli Stati Uniti».

Aspetta quel momento?
«Io trovo sempre il modo, con un po’ di furbizia si riesce comunque a dire quello che si vuole».
Che fine ha fatto la satira in Italia?
«È depotenziata, non perché non ci sia gente capace di farla, anzi ci sono autori bravi, ma lo scenario politico è totalmente cambiato rispetto agli anni Novanta. Vedo che i satirici sono costretti a fare un lavoro più sul quotidiano, toccando il politico sulle dichiarazioni del giorno: è una satira da consumare al momento, difficile che resti e si ricordi anni dopo».
Sta scrivendo una nuova serie comica. Cosa può anticiparci?
«Sarà una specie di road movie, la storia di una strana fuga».
“Fascisti su Marte 2”?
«Magari, lo rifarei. E dire che per anni non ho più voluto rivederlo, già di mio non amo rivedermi, poi dato che per realizzarlo avevo visto ogni cinegiornale dell’epoca ero intossicato dalla materia. Quando l’ho rivisto tempo dopo mi è parso un bel lavoro, mi piacerebbe che ricapitasse. Erano altri tempi, ma ogni cosa può resuscitare in qualche forma. I produttori non ci scommetterebbero sopra come successo commerciale, ma magari qualche produttore particolare potrebbe pensarci. Poi oggi potrei togliere anche Marte dal titolo!».
Scusi, perché non ama rivedersi?
«Sono un grande rompiscatole, mi vedo e trovo mille difetti. La mia compagna mi minaccia, quando guardiamo cose mie in tv dice: “Stai zitto, oppure vai via e lo vedo da sola”. Quando passano gli anni da un progetto me lo godo di più, lo riguardo più rilassato. Sarà che per carattere una volta che ho fatto una cosa poi vado avanti».
Dove finiscono tutti i personaggi che ha interpretato?
«Li tengo in una casa al mare, parcheggiati, ogni tanto ne richiamo qualcuno. È una “safe house”, come quelle della Cia, non posso rivelare dove si trova».