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Case più efficienti sono necessarie al nostro futuro
from L'Espresso 3
by BFCMedia
aveva, come dire, beneficiato di un’ampia consultazione con i suoi colleghi. Il Parlamento Europeo deve ora approvare la direttiva (1500 emendamenti presentati). Il primo voto è previsto il 9 febbraio alla Commissione Industria per una discussione in aula forse a marzo. Poi ci sarà il cosiddetto “trilogo” tra Commissione, Consiglio e Parlamento per concordare un testo comune. Quindi un nuovo voto da Consiglio e Parlamento. Questa fase potrebbe essere completata entro sei mesi. Infine, la direttiva deve essere trasposta nella legislazione dei vari paesi. Insomma, il percorso è lungo.
Veniamo alla sostanza. Nella versione della direttiva approvata dal Consiglio Europeo (con il voto, ripeto, del governo italiano) vi sono diverse disposizioni per edifici pubblici, privati non residenzia-
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La maggioranza strilla contro la direttiva Ue. Che però il suo ministro ha approvato a Bruxelles li e residenziali, nuovi e vecchi. Per semplicità, mi concentro sui vecchi edifici residenziali, quelli che più ci preoccupano. Entro il 2033 tutti questi edifici dovranno aver raggiunto almeno la classe energetica D (con la classe E come traguardo intermedio al 2030), anche se eccezioni sono permesse. I dati Enea-Cti indicano che il 78% delle nostre case (circa 9 milioni) richiederebbe una ristrutturazione. È una sovrastima perché basata sulla classe dichiarata alla compravendita (non necessariamente affidabile) e non comprende gli interventi del superbonus (quasi 400.000). Ma si tratterebbe comunque di ristrutturare parecchi milioni di case, un intervento costoso e complicato da gestire. La direttiva prevede la possibilità di sussidi pubblici, ma, anche ipotizzando interventi contenuti, lo sforzo richiesto potrebbe essere dell’ordine dei 100-200 miliardi (quest’ultima cifra è l’intero importo dei finanziamenti ricevuti per il Recovery Plan).
Che fare? Una cosa è certa: abbiamo edifici che consumano troppo, che gonfiano le nostre bollette e che inquinano troppo. Non sono solo le emissioni di C02: per esempio, in Lombardia il riscaldamento delle case è tra le principali cause di emissione di polveri sottili, che certo non fanno bene ai nostri polmoni. Quindi, la ristrutturazione dei nostri edifici è necessaria. Invece di demonizzare la direttiva europea dovremmo allora cercare di negoziare un percorso di aggiustamento che tenga conto delle nostre peculiarità e di ottenere dall’Ue finanziamenti che aiutino lo sforzo italiano nell’ investire nelle nostre case, il cui valore aumenterà. Ripeto, è un investimento non una patrimoniale. Questo investimento comunque deve esserci se ci teniamo al nostro pianeta, alla nostra salute e magari ad avere una bolletta più bassa.
Francesca Barra
laudia è in tribunale e davanti a lei c’è Matteo, il ragazzo di diciannove anni che, la notte del 25 aprile del 2011, ha aggredito al posto di blocco due carabinieri riducendo in coma suo marito Antonio. È arrabbiata, si sente come una candela che si sta esaurendo e in quell’aula urla al giovane di guardarla negli occhi, di rendere conto del dolore procurato. Come tutti vorrebbe solo che fosse punito, che ricevesse una pena esemplare.
Matteo si gira e i loro sguardi si incrociano: sta piangendo.
Anche Irene, sua mamma, è disperata. Fino a quel giorno aveva vissuto la sua mater-