Il crowdfunding civico e il bilancio partecipato

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IL CROWD FUNDING CIVICO e il BILANCIO PARTECIPATO


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IL CROWD FUNDING CIVICO e IL BILANCIO PARTECIPATO Questa riflessione é un piccolo contribito scritto per un confronto cominciato tra Produzioni Dal Basso, Alessio Barollo (autore di un saggio sul crowdfunding civico http://issuu.com/alessiobarollo/docs/civic-crowdfunding , si occupa di questo tema per l'ITALIAN CROWDFUNDING NETWORK) e Stefano Stortone http://www.youtube.com/watch?v=lQQuWdgUK30 (che ha realizzato una piattaforma per bilanci partecipativi, tema di cui si occupa da parecchi anni).

PREMESSA Con il crescere del fenomeno e delle esperienze di crowdfunding anche in italia é sempre piú chiara la matrice multimodale e multidisciplinare di questo strumento e quindi sono da ritenere davvero infinite le sue applicazioni. Inoltre la natura ancora acerba dei social network e delle sue implicazioni sociali rende questo terreno uno spazio di pura sperimentazione i cui sviluppi sono tuttora imprevedibili ma, senza nessuno sforzo prospettico, possiamo sicuramente affermare che il fenomeno tenderà a crescere e maturare in modo esponenziale. Uno di questi ambiti, diventato tanto spinoso quanto urgente (e quindi particolarmente interessante) é quello delle pubbliche amministrazioni ovvero l'utilizzo di una economia di matrice disintermediata e sociale nella gestione dei comuni e dei territori. Il cosidetto "civic crowdfunding".


OPPORTUNITÀ E RISCHI DEL CROWDFUNDING CIVICO Sulle opportunità di questo strumento ci sono pochi dubbi - democratizzazione dei processi decisionali - condivisione e moltiplicazione delle risorse - trasparenza di processi deliberativi - partecipazione diretta ed inclusiva dei cittadini sul territorio meno chiare ma decisive paiono le difficoltà ed in certi casi i rischi, provo ad elencarne alcuni. - Radicale modifica del linguaggio. Sapranno i politici prima e progettisti, associazioni, enti territoriali, architetti, tecnici e consulenti poi, comunicare in modo nuovo, con strumenti nuovi ad una platea nuova? - In via del tutto teorica, ma non cosí indimostrabile, il crowdfunding puro applicato alla gestione degli spazi pubblici potrebbe dar vita a progetti del tutto fuori contesto se non addirittura dannosi. Per sua natura infatti il crowdfunding ad oggi attira maggiori risorse ed energie su progetti con un forte appeal sopratutto sul lato della comunicazione. - C'é poi ovviamente il "tema dei temi" é cioé la parziale (totale?) perdita del ruolo di mediazione da parte della politica (questo ovviamente puó anche essere visto in una chiave del tutto positiva sopratutto alla luce dei recenti accadimenti politici e sociali del nostro paese, ma solo uno sguardo disattento e senza prospettiva storica puó non coglierne i rischi) - Infine ci sono due macro temi, la "delega dei percorsi


sociali" ed il "discrimine delle minoranze" che appartengono certamente ad una sfera piú complessa dell'argomento qui esposto ma che in ogni caso vanno sempre tenuti in primo piano con grande attenzione. Infatti se in campo culturale il crowdfunding lavora benissimo nelle nicchie e nei segmenti della coda lunga, nel caso del crowdfunding civico potrebbero emergere in modo significativo e distorto forme di "dittatura della maggioranza". In questo senso il crowdfunding non puó porsi, non ha mai avuto ne mai avrà la forza di porsi, come soluzione unica e totalizzante. La capacità del crowdfunding di ibridarsi con altre forme di social-economia diventa quindi fondamentale e strategica. IL BILANCIO PARTECIPATIVO Uno sviluppo interessante nel contesto delle amministrazioni pubbliche potrebbe venire dal mescolamento di pratiche di bilancio partecipativo e crowdfunding. da Wikipedia... Il Bilancio Partecipativo o partecipato è una forma di partecipazione diretta dei cittadini alla vita politica della propria città (democrazia diretta) consistente nell'assegnare una quota di bilancio dell'Ente locale alla gestione diretta dei cittadini, che vengono così messi in grado di interagire e dialogare con le scelte delle Amministrazioni per


modificarle a proprio beneficio. A partire dagli anni novanta del Novecento, esso si è venuto affermando - su scala globale - come pratica antonomastica della democrazia partecipativa, per poi cedere gradualmente il passo, negli anni recenti, alla famiglia dei "bilanci orientati" (sociale, di genere, di pari opportunità, etc.) e a forme di partecipazione tematica più mirate e meno comprensive. (...) (...) In Italia, il Bilancio partecipato ha visto una decisa diffusione, soprattutto nei comuni dell'Italia centrale, a partire dalla fine degli anni '90. In molte realtà locali, però, il Bilancio partecipato è stato spesso anticipato o sostituito dal Bilancio sociale, che pur favorendo il contributo dei cittadini, ne limita la concreta incisività poiché spesso è presentato a consuntivo. Del resto, nello stesso Brasile il Bilancio partecipato ha avuto sorte diversa a seconda delle città in cui è stato utilizzato. La buona riuscita di questo strumento, infatti, spesso necessita di una certa stabilità politico-amministrativa e di una volontà di coinvolgimento che va ben oltre gli attori politici. In alcune città brasiliane, infatti, dove non era altrettanto radicato un decentramento amministrativo e la partecipazione di associazioni di categoria o sindacali, la quota di bilancio decisa attraverso il sistema partecipativo non ha superato il 10%. (...)


Il limite di questo strumento, alla luce delle nuove trasformazioni portate anche dalla crowd-economy, sta in due fattori rilevanti: - se un comune ha un budget limitato (o peggio tendente al fallimento), di fatto limita anche l'azione sul bilancio. Quindi, il bilancio partecipativo funziona solo in presenza di risorse importanti, cosa sempre piú rara. - infine, come segnalato correttamente su wikipedia, la qualità di inclusione di un processo di bilancio partecipativo dipende molto dalla stabilità politica e nel migliore dei casi queste pratiche convergono infatti verso il bilancio sociale o il bilancio orientato, ovvero forme molto piú mediate e non sempre del tutto trasparenti. Aggiungo poi una nota del tutto personale, il livello di partecipazione e "rischio" nei bilanci partecipati é formale e poco includente, in quanto nella maggior parte dei casi viene chiesto ai cittadini di esprire in forma di "voto" una preferenza su un ventaglio di progetti (o scelte). Troppo poco, troppo vago, e nella sua forma online troppo somigliante al LIKE di facebook. AFFINITÀ E DIVERGENZE Con l'innesto del crowdfunding potrebbe crearsi una alchimia virtuosa visto che, alla luce di quanto detto, i due sistemi hanno finalità molto simili e i loro punti di forza e di debolezza si compensano.


Tanto per spiegarmi: Laddove una amministrazione pubblica - pure con le buone intezioni che muovono l'idea di utilizzare il bilancio partecipativo - non abbia i soldi o ne abbia pochi, il crowdfunding diventa una ulteriore leva motivazionale perché oltre alla partecipazione porta anche tantissimi piccoli rivoli economici. Laddove il crowdfunding osa pericolosamente per eccesso di disintermediazione il bilancio partecipativo é il cappello istituzionale ideale per la pre-selezione e l'incubazione di progetti di carattere civico. Laddove il bilancio partecipativo pecca dando, nonostante le intenzioni, un ruolo poco pro-attivo e poco responsabilizzato ai cittadini, il crowdfunding reclama una partecipazione che é anche un piccolo rischio economico e quindi richiede una ponderazione ed una partecipazione obbligatoriamente maggiore. UNA PIATTAFORMA PER I COMUNI ITALIANI L'idea alla base di questo mio scritto é che ogni comune italiano possa domani cominciare in modo semplice ed autonomo un percorso che unisca il Bilancio partecipativo ed il crowdfunding. Non é questa la sede per valutare i motivi politici, i percorsi territoriali, le discussioni e gli ambiti in cui questo percorso possa meglio radicarsi e crescere, anzi credo che chi costruisce degli strumenti informatici, pur avendo in sé un af-


flato di tipo idealistico, debba necessariamente ispirarsi ai principi della net-neutrality, i soli che oggi possano garantire un accesso molteplice e il piú possibile orizzontale a questi strumenti. Ecco quindi che possiamo immaginare una piattaforma online/offline (white label) personalizzabile dal comune ed implementabile (embed) nei propri ambiti (sito internet, rete civica). Questa piattaforma ha lo scopo principale di raccogliere i progetti e permetterne la selezione da parte dell'amministrazione comunale. I criteri di selezione ed accettazione dei progetti vanno obbligatoriamente dichiarati e resi disponibili (criteri di trasparenza), cosí come la possibilità di presentare un progetto é libera ed aperta (concetto di orizzontalità). Il comune dichiarerà il budget che ha in bilancio da destinare a queste iniziative, il budget peró non servirà, come oggi a coprire per intero i costi delle iniziative piú votate o volute, ma a coprire (ad esempio) il 30% dei costi delle iniziative a cui il maggior numero di cittadini darà volontariamente un seppur minimo contributo. In questo modo (banalizzo) se con 10 mila euro in un bilancio partecipativo si possono sostenere a malapena 2 piccoli progetti da 5mila euro l'uno, utilizzando lo strumento del crowdfunding i progetti che vedranno la luce possono ipoteticamente diventare 5. In qualche modo la funzione di calcolatrice di questa piattaforma sarà di tipo progressivo per la barra di avanzamento dei progetti e regressivo per la barra relativa al budget preventivato dal comune, in base quindi ai fondi erogati e a


quelli restanti... Inoltre, dato importante, si dovrà innalzare obbligatoriamente il livello di trasparenza dei singoli progetti che dovranno avere finalità precise e budget ragionati e dovrà elevarsi anche il livello della comunicazione perché proponenti per raggiungere in crowdfunding il 70% del budget richiesto dovranno saper coinvolgere in maniera reale, non solo formale, i cittadini. Il livello di automazione di questa piattaforma deve essere tale da evitare che l'alternanza politica, dopo le elezioni amministrative, possa influire in modo negativo nel processo; mentre la semplicità d'uso e di accesso a questi strumenti deve essere tale da garantire a tutti i cittadini di poter partecipare senza particolari capacità informatiche, tenendo conto anche di modalità di partecipazione offline. Un capitolo a parte lo meriterebbe poi l'introduzione del concetto di reward nell'ambito dei progetti di questo tipo. Perché se da una parte la ricompensa é gia insita di per se nel progetto - che in questo caso dovrà avere quasi obbligatoriamente un respiro di utilità pubblica e di beneficio per la cittadinanza - é altrettanto vero che si possono immaginare livelli di ricompensa piú complessi e di carattere motivazionale. Ad esempio nel caso della costruzione di un monumento si puó pensare di inserire il nome dei "cittadini donatori" in una lastra a futura memoria, oppure nel caso di un evento si possono immaginare ricompense di tipo emozionale o di


partecipazione piú attiva. Insomma questo aspetto non va sottovalutato ma anzi valorizzato e ragionato. Anche perché il cittadino che già paga le tasse deve avere un valido motivo per "aiutare", seppur con un contributo volontario, il proprio comune nella messa in opera di iniziative particolari e ben mirate. In ultimo, ma non meno importante da puntualizzare, i progetti e le scelte che passano su queste piattaforme non devono attingere risorse economiche o politiche dai servizi sociali, scolastici ed in assoluto da tutti i servizi essenziali per la corretta vita di una comunità. In pratica il bilancio partecipativo ed il crowdfunding sono appendici ed implementazioni di una normale attività che va garantita per costituzione da tutte le amministrazioni locali. Mi fermo qui, per ora, ma é chiaro che una piattaforma del genere richiederà una analisi attenta degli algoritmi, dell'architettura software e uno studio meticoloso delle dinamiche di beckend e frontend. Questo lavoro dovrà tener conto di quanto scritto qui sopra, ma molto dipenderà anche dalla conoscenza che gli sviluppatori e i loro committenti avranno degli strumenti che qui si vanno ad incrociare e fondere con la burocrazia e con l'amministrazione della cosa pubblica.

Angelo Rindone (produzionidalbasso.com) milano, 26 Luglio 2013


www.produzionidalbasso.com


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