basketville # 9

Page 1

n.9 - 4 maggio 2009

> Eurolega: il mezzo miracolo di Messina > Legadue: i nostri MVP

Speciale Serie A: cosa funziona e cosa non funziona, squadra per squadra, a due giornate dalla fine della stagione regolare

LA VOLATONA


Serie A

]

2


l’E-ditoriale Una copertina rinviata per un numero speciale www.basketville.it Numero 9 – 4 maggio 2009 Direttore Responsabile FRANCO MONTORRO franco.montorro@basketville.it www.basketville.it è una testata registrata presso il Tribunale di Lucca e di proprietà di Media dell'Otto s.r.l. Via delle Ville, 1140/A 55100 Lucca Telefono +39 3202 119 119 E-mail: redazione@basketville.it Progetto Grafico Appunto Web Via Caduti per la Patria, 47 20050 Lesmo (MI) Telefono e fax +39 039 596724 www.appuntoweb.com Fotografie Agenzia Ciamillo-Castoria Autorizzazione del Tribunale di Lucca numero 894 del 16 marzo 2009

Avremmo dedicato con immenso piacere la copertina di questo numero di basketville ad Ettore Messina, che questa settimana ovviamente non abbiamo potuto avere come “prima firma” ma che era comparso in prima pagina nella puntata d'esordio del nostro EMagazine, ma ancora prima di conoscere l'esito della finalissima di Eurolega abbiamo pensato di proiettarci verso gli ultimi due turni della regular season di Serie A, con un titolo e un'immagine che rimandano alla corsa di quasi tutte le squadre per un obiettivo da conquistare in 80 minuti (salvo supplementari) e che fanno da presentazione allo speciale che inizia a pagina 6: uno spazio per tutte le squadre, sul loro stato di salute, sulle speranze (se ne hanno ancora) o sulle ambizioni (se ne hanno più). Le squadre trattate secondo le analisi del “cosa funziona” e “cosa non funziona” sono solo 16 su 18, avendo già trattato nella sostanza la già retrocessa Udine e la Virtus Bologna. Per la squadra friulana c'è la novità del disimpegno ufficiale, almeno come sponsor e proprietario, di Edi Snaidero. In Legadue potrebbe finalmente andare in porto il progetto di una formazione fortemente connotata dalla sua friulanità, in triangolazione con altre realtà a Gorizia e Pordenone, anche se è bene non illudere nessuno: i soldi da trovare non sono pochi, le alleanze possibili invece sì. Per la Virtus Bologna - protagonista di un'encomiabile iniziativa dopo la disfatta sportiva a Teramo, la visita ai terremotati d'Abruzzo – c'è stata qualche frizione fra proprietario e allenatore, per questioni di soldi. La nostra idea è che certi argomenti potevano essere tenuti segreti, ma che le grandi squadre diventano tali più per il lavoro in palestra e per le trattative segrete che per altre ragioni immediatamente sotto gli occhi di tutti. Tornando alla Final Four di Eurolega, due semifinali fantastiche e una finale spezzata a sorpresa in due gare diametralmente al'opposto. E sì, forse se Messina avesse vinto... sì, la copertina alla fine avremmo dovuto dargliela. Però, che grazie a lui il Cska non abbia compiuto un'impresa lo dice solo l'albo d'oro. Per noi appassionati, Ettore si congeda da Mosca dopo aver regalato un'emozione e un sogno incredibili. Vorrà dire che l'appuntamento è rimandato solo ad un altro accadimento, diversamente storico. Aspettate solo poche settimane. Messina e Molin e Crippa unici italiani a Berlino. Più un sacco di giocatori che nel nostro campionato si sono formati, evoluti, completati. Ma che per ragioni economiche e fiscali i nostri club non hanno potuto trattenere. In più, nessun arbitro tricolore alla Final Four: e questo dovrebbe far riflettere, perché se una certezza avevamo è che i nostri migliori fischietti fossero fra i migliori anche in Europa. Partenza con un botto nei playoff di Legadue, con Veroli che in prima istanza, contro Scafati, sembra confermare la maledizione che accompagna chi perde proprio all'ultima partita la possibilità di salire direttamente in Serie A.

Franco Montorro franco.montorro@basketville.it


4

]

basketville n. 9 – 4 maggio 2009


6

Italia

Montepaschi Siena di Alessio Bonazzi

7

Lottomatica Roma di Andrea Ninetti

8

Armani Jeans Milano di Paolo Corio

9

Banca Tercas Teramo di Paolo Marini

10 Benetton Treviso di Silvano Focarelli 11 Ngc CantĂš di Paolo Corio 12 Angelico Biella di Stefano Zavagli 13 Scavolini Spar Pesaro di Francesco Tadei 14 Carife Ferrara di Mauro Cavina 15 Air Avellino di Raffaello Califano 16 Eldo Caserta Sante Roperto 17 Premiata Montegranaro di Stefano Zavagli 18 Solsonica Rieti di Franco Orsi 18 Gmac Bologna di Valerio Velino 20 Legadue: i nostri Mvp di Lorenzo Settepanella

Donne 22 Donne: finale scudetto di Roberto Perticaroli 25 Donne: Michelini a Parma di Roberto Perticaroli 26 Donne: playoff e playout A2 di Roberto Perticaroli

International 28 Eurolega: la Final Four Gianfranco Bina 30 Eurolega: Cska di Franco Montorro

3 l’ E-ditoriale 25 Playground Style 32 Play on/off

[

5


Serie A

Montepaschi: o della rifinitura

Due gare per mantenere e migliorare la forma. Godendosi il ritorno di Lavrinovic e aspettando il boom di Domercant di Alessio Bonazzi

Cosa funziona Siena si prepara alle partite con Udine e Milano con la convinzione di avere una squadra quasi perfetta. Lavrinovic sta recuperando la piena forma dopo l'infortunio e potrà tornare a dare un apporto fondamentale ai toscani, dopo le ultime partite un po' opache. Altra buona notizia in casa Mens Sana potrebbe essere la definitiva esplosione di Domercant (nella foto), un po' sottotono nel corso della stagione, ma che contro Avellino ha dato ampi segnali di miglioramento. Ovviamente la squadra è concentrata sui playoff di campionato, ultimo traguardo raggiungibile per i senesi, dopo la vittoria della coppa Italia e l'uscita dall'Eurolega. Le due partite che rimangono nella regular season saranno probabilmente propedeutiche al mantenimento della forma e al coinvolgimento di più giocatori all'interno delle rotazioni di Pianigiani, anche se all'ultima giornata rimane comunque suggestivo lo scontro con Milano. Quello che potrebbe essere un fattore determinante per la post-season è il rendimento degli italiani, protagonisti in qualche occasione durante la stagione. Infatti Ress è stato fondamentale durante l'assenza di Lavrinovic, con ottime prestazioni, soprattutto contro Roma e in gara 2 della serie con il Panathinaikos; così come Carraretto ha risposto sempre presente durante il suo impiego come specialista offensivo e difensivo. Altro italiano che

]

6

potrebbe permettere a Siena di essere ancora più dominante sottocanestro è Lechtaler, che nonostante abbia avuto poco spazio quest'anno, contro Avellino ha dominato Crosariol ed ha permesso ad Eze un giusto riposo. Ovviamente i punti cardine del sistema Siena rimangono in Mcintyre e Stonerook ,veri trascinatori della squadra toscana ormai da tre stagioni.

Cosa non funziona Davvero difficile trovare argomenti per riempire questa sezione. A Siena sembra funzionare tutto nella squadra, ma qualche piccolo appunto forse rimane. Per esempio il rendimento scostante negli ultimi mesi di Sato, capace di fare sfracelli in gara 1 col Pana e poi rimanere nell'ombra nel resto della serie; oppure la forma fisica apparsa un po' calante durante l'ultimo mese. Calo dovuto probabilmente anche per le numerose partite giocate nelle ultime settimane e per alcuni acciacchi che hanno colpito i giocatori senesi. Contro Udine probabilmente ci sarà spazio per qualche “seconda linea”, anche se l'attenzione dovrà rimanere alta per evitare di regalare due punti all'ultima in classifica, come con Varese lo scorso anno. E, in caso di vittoria con i friulani e nell'ultima giornata contro Milano, la Mens Sana potrebbe chiudere la stagione regolare con una sola sconfitta all'attivo, cosa mai successa prima in Italia.


Serie A

Lottomatica, volere volare di Andrea Ninetti La pausa per le Final Four di Eurolega è giunta proprio nel momento clou del campionato e mai sosta fu più gradita per le squadre di serie A, pronte a disputare le ultime due giornate di stagione regolare prima di imbarcarsi in quel viaggio fantastico chiamato play off, appendice di un torneo che, Siena a parte, ha visto grande lotta a tutti i livelli, salvezza inclusa. La Virtus ha sfruttato quest’interruzione per recuperare le energie fisiche che sono mancate negli ultimi mesi e che spesso sono state la causa principale di scivoloni pesanti e talvolta inattesi come ad esempio la disfatta di Treviso. Andiamo ad osservare il momento giallorosso esaminando nel dettaglio quello che fin qui ha funzionato e quale meccanismo va invece riveduto e corretto.

Cosa funziona Le ultime tre vittorie consecutive, oltre a rigenerare la squadra da un punto di vista emotivo, hanno detto che la difesa sta migliorando sensibilmente (73,6 punti concessi e 17 palle recuperate di media) così come la capacità di restare concentrati nel momento in cui c’è da chiudere la partita, una lacuna che ha spesso portato Roma a gettare al vento partite già vinte (la trasferta di Udine, le gare casalinghe con Virtus Bologna e Ferrara). I recuperi di Becirovic, Brezec e De La Fuente rappresentano un fattore aggiunto non indifferente in questo finale di stagione, visto e considerato che soprattutto sull’asse slovena Roma ha puntato molte delle sue fiches al tavolo dello scudetto. L’esperienza di “Sani boy”, la prestanza del centro di Postumia ed il lavoro oscuro dell’ex capitano del Barcellona possono garantire al gruppo un notevole apporto in termini di punti e difesa, dove anche Gigli e Jaaber, in buon momento di forma, sono capaci di fare la voce grossa. Altro elemento su cui puntare decisamente sarà la carica agonistica di un Datome che scalpita ai margini dello starting

five e che sta facendo il possibile per mettere in difficoltà Nando Gentile, il quale ha ribadito ultimamente il concetto di voler mirare soprattutto all’accrescimento della condizione psico-fisica della squadra, disinteressandosi, almeno in apparenza, del piazzamento finale in regular season.

Cosa non funziona Messo da parte Allan Ray, la Virtus ha riflettuto a lungo sul da farsi prima di estrarre dal cilindro il ciuffo rasta di Ruben Douglas. L’ex fortitudino, del quale non si discutono le doti tecniche, ha dato finora la sensazione di non essere l’uomo giusto nel posto giusto. La Lottomatica necessitava come l’aria di un giocatore “di striscia” che sapesse costruirsi il tiro in uscita dai blocchi, migliorando la deficitaria percentuale di squadra nel tiro da fuori. Il buon Ruben invece sta andando a corrente alternata e spesso il suo apporto non incide come dovrebbe sul fatturato offensivo; prioritario il suo inserimento, finora troppo macchinoso, in un mosaico al quale è mancato fino ad oggi sempre un centesimo per fare un euro. Gli infortuni che hanno messo fuori gioco Gabini, fino al termine della stagione, e Tonolli, hanno accorciato le rotazioni e dato lo scarso utilizzo di Jennings che non ha avuto (meritato?) lo spazio necessario, c’è il pericolo di arrivare col fiato grosso alle gare che contano. Avellino e Cantù saranno le ultime fatiche da affrontare in questa prima settimana di maggio e se gli irpini, già salvi ma fuori dai playoff, hanno solo l’obiettivo di salutare al meglio il proprio pubblico, i brianzoli arriveranno nella Capitale con l’obiettivo di vincere la sfida a distanza con Biella, forti di un 2-0 nei confronti diretti e con tutto l’intento di lasciare ai piemontesi la scomodissima ottava piazza finale, quella che regala il Montepaschi al primo turno.

[

7


Serie A

AJ, sempre più gruppo

Si è alzata la chimica di squadra. ma non è risolto il problema del n.4 di Paolo Corio

Avesse vinto a Roma, portando a nove la striscia invece interrotta a otto successi consecutivi, l'AJ avrebbe quasi ipotecato il secondo posto. Perso il derby delle metropoli, la volata finale rimane però decisiva per il futuro della squadra di Bucchi: salire sul podio della regular-season, conquistando la terza piazza, significherebbe infatti poter comunque sperare in una semifinale tra "umani", ovvero senza avere di fronte i verdi extraterrestri di Siena. Ma proprio questi ultimi, dopo la comunque difficile trasferta a Biella, saranno l'ostacolo dell'ultima giornata al Forum, gli avversari della sfida (quasi) impossibile che può decidere il destino dei playoff milanesi. Riusciranno il falco Hawkins e compagni a far volare alto l'aquilotto di re Giorgio? In attesa della risposta del parquet, ecco i punti di forza e gli anelli deboli di un'Olimpia all'anno I dell'era Armani... Cosa va. Con la stagione degli infortuni (facendo i debiti scongiuri) ormai alle spalle, con i trolley per le trasferte di Eurolega abbandonati in fondo all'armadio, i milanesi hanno potuto finalmente allenarsi con continuità e a pieno roster, innalzando così tatticamente la chimica di un gruppo che proprio nelle difficoltà di inizio stagione aveva invece già gettato le basi di un forte amalgama dal punto di vista umano. Milano è dunque sempre più squadra, e questo può giocare a suo favore tanto nelle ultime due decisive partite

]

8

contro Biella e Siena quanto nei playoff. A livello individuale, poi, la graduale crescita offensiva di Mike Hall con 11.4 punti a partita (più i 7.2 rimbalzi che gli danno il 7° posto nella speciale classifica del Campionato) ha tolto pressione senza togliere libertà di graffiare agli artigli di Hawkins, che rimane il top-scorer dell'AJ con 15.7 di media. Mentre l'arrivo e il graduale inserimento di Hollis Price hanno fatto scoprire a Vitali il piacere dei piccoli gesti del play, senza comunque rinunciare a qualche immaginifico assist... Uniteci la solita aggressività di Mordente, la ritrovata solidità di Rocca, la perfezionata fisicità di Katelynas e la perfezionabile esplosività di Sow, ed ecco ottenuto il mix che potrebbe anche regalare ai tifosi milanesi emozioni più intense del previsto. Cosa non va. Contro Teramo aveva illuso un po' tutti (noi per primi, lo ammettiamo), ma poi Mou Taylor è subito tornato sugli standard che ne fanno più un ex giocatore che un naturalizzato di lusso. Peccato, perché la posizione 4 dalla storiaccia di Jumaine Jones in poi - continua a essere il tallone d'Achille dell'AJ. Oltre a costringere fuori ruolo un Hall che, schierato da 3, andrebbe molto vicino alla definizione di "arma impropria"... Cosa che invece non è riuscita a essere Thomas, ormai fuori o quasi dalle rotazioni degli extracomunitari.


Serie A

Banca Tercas: la mina vagante Non c’è una grande del campionato che non voglia evitare l’outsider abruzzese nelle gare di post season di Paolo Marini

Cosa funziona Siamo alla resa dei conti. E come sempre i conti si arrendono all’evidenza. 36 punti in classifica per la Bancatercas con la possibilità di incamerarne altri quattro (trasferta a Treviso e chiusura al PalaScapriano contro la Fortitudo), vinte 11 delle 14 partite giocate in casa (con striscia aperta di otto successi) e percentuale del 50% lontano dall’Abruzzo. Ora però andiamo oltre i numeri, e ne ho volutamente utilizzati pochi. Perché il segreto di questa squadra è si, la capacità di registrare cifre e percentuali fra le migliori della Serie A in quasi tutte le categorie di rendimento, ma gran parte del merito del secondo posto in classifica (e dell’approdo alle semifinali di Coppa Italia) risiede nella capacità dei giocatori di rendere quasi sempre al massimo delle proprie potenzialità. Altrimenti non si spiega la consacrazione di Poeta (nella foto, con Amoroso), il fenomeno Moss o la scoperta di Carroll. Nè la conferma di Amoroso e Brown o l’affidabilità di panchinari come Hoover, Jaacks, Piazza, Lulli e Cerella. Una compattezza di gioco, quella della Bancatercas, che si traduce in concetti tattici selezionati ma essenziali e applicati con grande attenzione. Eppoi, non c’è un biancorosso che non sia pericoloso da tre (a parte Piazza tutti hanno almeno il 30% dai 6,25) e questo costringe gli avversari a uscire lasciando scoperta l’area per le scorribande di Poeta (secondo marcatore italiano della lega e secondo nelle classifiche totali per assist e falli subiti) e soci. Ma se non ci fosse la mano di coach Capobianco sarebbe stato impossibile mantenere alta la costanza di rendimento della Bancatercas. E’ lui il primo protagonista da celebrare in questa stagione. La più indimenticabile delle sei passate in Serie A.

Cosa non funziona Ma allora il meccanismo Teramo Basket ha tutti gli ingranaggi a posto? Così pare. Però, in chiave play-off, la Bancatercas non ha esperienza nel giocare serie lunghe e sta per chiudere una regular season che ha visto il quintetto base spendere molte energie fisiche e nervose. Inoltre, le formazioni che hanno approfittato di fisicità e di centimetri hanno avuto la meglio dei biancorossi. Leviamo le due sconfitte con Siena, una “tassa” per tutti. Alcune delle battute d’arresto del team abruzzese sono arrivate nella Ferrara di Ebi e Jamison, nella Roma di Brezec e Hutson, nella Pesaro di Akindele e contro la Milano di Sow, Rocca e Hall. Poi, facile dedurre che se Poeta viene tenuto lontano dall’area con raddoppi sul pick’n’roll buona parte dell’attacco teramano può essere limitato. E Siena, in particolar modo, lo ha dimostrato. Quando il play non produce in attacco, non solo in termini di punti, ma anche in scarichi e potenziali assist, è difficile per la Bancatercas imporre il proprio gioco.

[

9


Serie A

Benetton, difesa e rimbalzi di Silvano Focarelli

Cosa funziona Il reparto migliore della Benetton di questi tempi resta la difesa, di cui coach Oktay Mahmuti è uno dei migliori strateghi, anche se pure essa non immune da pecche. A rimbalzo la squadra è la prima in A1 ed ha in C.J. Wallace un intimidatore niente male, a cui si aggiunge, ma solo nelle giornate di vena, Sandro Nicevic, abile nelle stoppate pur essendo tendenzialmente portato a non saltare un centimetro. Comunque Mahmuti, salvo rarissimi momenti, quelli cioè di maggiore disperazione tattica, continua ad utilizzare la uomo e, soprattutto al Palaverde, i risultati sono stati eccellenti, degni dei primi tre posti. C’è poi da sottolineare la scoperta, dopo l’infortunio di Lorbek, di Daniele Sandri, junior di madre dominicana che si sta facendo rapidamente le ossa: ogni volta che ha messo piede in campo ha sempre dato qualcosa di buono. E l’arrivo di Jon Stefansson, esterno capace di coprire i primi tre ruoli, potrà senz’altro arricchire le rotazioni.

Cosa non funziona L’attacco va ad intermittenza, dipende troppo dalle lune di Gary Neal, l’ombra dello spietato “shooter” del girone di andata ma soprattutto risente delle difficoltà in cui tuttora si dibatte Dashaun Wood, al quale francamente non si capisce cosa manchi per tornare quello di Cantù. Qualcuno addirittura inizia a rimpiangere Bobby Dixon, colui cioè che è stato sacrificato per fargli posto e che in Francia sta spopolando alla grande. Un’altra delusione si chiama Roberto Rullo, una scommessa persa, almeno quest’anno: troppo acerbo ancora il ragazzo, chiamato a casa probabilmente in anticipo sulla sua maturazione. Il reparto esterni è parecchio popolato ma in questo momento è soprattutto acciaccato (ecco spiegato l’arrivo di Stefansson), un reparto che abbisogna di energia, oltre che di certezze, viste le precarie condizioni non solo di Lorbek (a rischio anche i play off) ma anche di capitan Soragna. Sopra a tutto questo va collocata la idiosincrasia, che ad un certo momento della stagione si era trasformata in sindrome, per le gare in trasferta. Avesse avuto lontano dal Palaverde un rendimento appena appena decente, Treviso a quest’ora lotterebbe per il secondo-terzo posto, non per il quinto-sesto. E’ vero che i casual hanno vinto tre delle ultime quattro gare fuori casa ma il risveglio è stato chiaramente tardivo, ed i rimpianti sono legittimi. Proprio per questo le prospettive per gli spareggi non sono esaltanti: vincere a Roma o Milano per questa Benetton sembra un’impresa fuori portata.

]

10


Serie A

Ngc, spareggio playoff

Giovedì sarà proprio la Scavo Spar di Sacripanti il primo ostacolo dell'immediato futuro canturino di Paolo Corio Talento ce n'era probabilmente più nei roster precedenti, ma ancora una volta Cantù (leggasi la coppia Arrigoni e Dalmonte) ha saputo mettere insieme un gruppo capace di regalare belle soddisfazioni al suo caldissimo pubblico. E per quelle storie che lo sport ama scrivere da sempre, ecco che proprio il passato dei brianzoli diventa il primo ostacolo al loro immediato futuro: avversaria dello "spareggio" per i playoff sarà infatti giovedì 7 maggio la Scavolini Pesaro del canturino Pino Sacripanti, il coach della Supercoppa vinta nel 2003 e poi fisicamente regalatagli dalla società nel 2008 in occasione della sua prima partita sulla panchina ospite al Pianella. In vista della sfida che vale una stagione, e della successiva e difficilissima trasferta in quel di Roma, ecco i "pro" e i "contro" della Ngc che ancora una volta punta a entrare tra le migliori 8 del Campionato...

Cosa funziona Dopo una stagione decisamente altalenante, B.J. Elder sembra ora aver stabilmente rimesso i panni che l'avevano fatto apprezzare in quel di Biella: ovvero quelli della prima scelta offensiva, del "go-to-guy" quando la palla scotta. E contro Pesaro e Roma la sfera si farà sicuramente rovente: se B.J. confermerà le recenti uscite (sempre in doppia cifra nelle ultime 5 partite, a 17.8 di media), Cantù vedrà impennarsi le sue chance di qualificazione ai playoff, così come Gaines, Rich e

Mazzarino vedranno allargarsi gli spazi per perforare a loro volta la retina dal perimetro. Mentre sotto canestro all'atletismo creativo di Toure e alla carismatica presenza di Pinkney s'è di recente aggiunta la fisicità di Lydeka, pienamente recuperato dopo il serio problema alla fascia plantare del piede destro.

Cosa non funziona Eccezion fatta per le prime tre giornate, riguardare il percorso della Ngc significa imbattersi in una continua alternanza di strisce vincenti (la più lunga di 5) e perdenti (la più lunga di 4, ma ripetuta due volte). Insomma, la continuità non è la prima dote di questa squadra, anche all'interno della stessa partita e soprattutto al Pianella, dove gli uomini di Dalmonte passano spesso da minuti di irresistibile intensità (intrisi di contropiedi che esaltano le doti atletiche del gruppo) ad altri di deciso smarrimento soprattutto in attacco, complice un Gaines certo positivo ma che non sempre riesce a mettere la sua firma sulla regia del match. A livello di individualità, vanno poi annotate l'evanescenza sotto le plance di un Joel Zacchetti dalla stagione decisamente "no" (ma che coach Dalmonte ha recentemente lodato per l'impegno in allenamento) e la difficoltà di inserimento di un Patricio Prato che non riesce ancora a trovare il giusto rapporto tra la qualità dimostrata a Rieti e la quantità (intesa come minuti di impiego) che sta trovando a Cantù.

[

11


Biella con anima

Serie A

di Stefano Zavagli

L’Angelico alternaspazia da momenti lucidi ad altri in cui si sommano le ingenuità. Però ha un gruppo che lotta per la maglia In pari, nel bilancio vittorie-sconfitte, ancorata sul 14-14, l'Angelico trasformata nell'approccio in trasferta può ancora ambire a chiudere con il 50% nella tabella di marcia. Gli restano due gare non certo scontate: Milano in casa e Pesaro (che un briciolo ci crede ancora) fuori. Un 16-14 starebbe a significare l'ambizione di chiudere come nell'ultimo anno di Ramagli, la stagione del lancio di Tabho Sefolosha, quando fu bissato il record di franchigia al 55%. Bechi ha osato fino al 50% e può eguagliare il suo personale record. Per come si erano messe le cose, con l'inizio incerto e Plaisted ko alla vigilia del via e la grande tensione per via del campionato ridotto a 16 a Biella se la passano piuttosto bene.

Cosa funziona L'amalgama, lo spirito, i contenuti. L'Angelico alterna, ora un po' meno, spazia da momenti lucidi e esaltanti a momenti in cui si sommano le ingenuità . Però ha un gruppo che lotta per la maglia e per coach Bechi (nella foto, con Spinelli) è il risultato migliore. Riuscire a far entrare i giocatori in un ottica ben precisa, senza farli sembrare pesci fuori d'acqua. Gist, Jerebko, Aradori, Spinelli, Brunner oggi sono uomini che hanno peso specifico e che accostano Smith, Gaines e Garri. Sono cresciuti, nei numeri e nella filosofia, da convincere i compagni a un gioco meno

]

12

individualistico, più accorto, condito dal piacere di passarsi la palla. Biella è tornata simile a quella delle edizioni passate con un'andata di conoscenza e un ritorno di crescita. Bechi ormai ci va dentro secco con la zona. Ma oltre ai tatticismi il segreto di Biella sta nella fiducia. Proviene da una serie di tre vittorie esterne su quattro gare e la sconfitta è stata quella contro Siena, dove per altro ha resistito per 30'.

Cosa non funziona C'è un giocatore che ha finito per non credere più nei propri mezzi ed è l'unico neo di un sistema in grado di avere più di una alternativa. Reece Gaines è in palese crisi d'identità. Con Ferrara ha dato segnali di vita, dopo aver ricevuto il supporto da parte della società. Che lo ha difeso. Anche se nel girone di ritorno il suo motore è stato praticamente sempre acceso in folle: . La prima scelta Nba ha comunque fatto intendere di voler sostenere il gruppo con altri mezzi, il suo primo passo era difficile da marcare, da tre era mortifero, oggi si dedica agli assist e al contenimento difensivo. Con il maggiore terminale offensivo a singhiozzo, i lanieri hanno comunque trovato delle valide alternative. A Biella per le prossime due settimane hanno deciso che sarà festa, indipendentemente dall'ingresso o meno nel tabellone playoff.


Serie A

Scavolini Spar, l'altalena Bei momenti legati soprattutto a Hicks, ma anche infortuni, abulìe, malumori. E pubblico infastidito di Francesco Tadei Cosa funziona Pesaro è salva grazie a quel rimasuglio di organizzazione che aveva ad inizio stagione. La squadra si è appoggiata nelle ultime gare più alla panchina che ai titolari. Mai come quest’anno la Vuelle ha avuto un grande protagonista: Micheal Hicks è stato uno dei più incisivi giocatori del campionato italiano. Il panamense ha fatto il salto di qualità, depurando il suo gioco dalle imperfezioni e diventando formidabile sui due lati del campo. Un giocatore conscio delle sue qualità e della sua potenza fisica legata ad una pulizia del movimento eccellente. Non si può dimenticare Akindele, scommessa vinta dalla società ed in piena crescita. Segnali di ripresa dall’infortunio si stanno avendo da Van Rossom, peccato che sia quasi ora di chiudere la giostra. Cosa potrà dare questa squadra nel finale di stagione è un mistero. Due possono essere gli scenari di questa volata finale: una Scavolini rinunciataria e preoccupata a non farsi male o una squadra che – libera di mente e serena – giocherà per divertirsi ritrovando lo smalto del girone d’andata. Se abbiamo la presunzione di pensare che il primo scenario sarà il più probabile, ci perdonerete.

Cosa non funziona Prima della famigerata conferenza stampa in cui Hicks e Myers caddero dalle nuvole al sentir nominare il rischio

retrocessione, la Scavolini pareva già pronta alle vacanze estive, inanellando una serie di prestazioni da bottega degli orrori come voglia, ancor prima del discorso tecnico. I malumori di questo scorcio di stagione sono venuti anche da fuori lo spogliatoio, come ha dimostrato il caso Myers coincidente con la sua annata migliore (e più continua) dal ritorno all’ovile biancorosso. Curry e Stanic altalenanti, italiani “veri” non pervenuti, Shaw pessimo e la serie di infortuni con cui la compagine pesarese ha dovuto fare i conti ha scompaginato i piani di Sacripanti, quest’ultimo non esente da colpe. Non esente da colpe anche la società, con tempistiche e azioni non propriamente da professionisti. Ma tant’è, i professionisti costano e l’obiettivo vero sarà replicare, con dignità, la massima serie trovando quei soldi in grado di allestire una squadra da salvezza. Senza false promesse però, perché se la gente si è infastidita più questa stagione che la scorsa è anche e soprattutto per i proclama trionfalistici e per la questione sull’aumento dei prezzi. Le ultime partite potrebbero non avere valore in quanto vincere entrambe le partite – a Cantù e con Biella – potrebbe non bastare per agguantare la post season. Ed allora il secondo anno del regno di Sacripanti da Cantù potrebbe già dirsi concluso giovedì nella sua città. Fallimento? Forse no, ma si poteva certamente fare di più.

[

13


Serie A

Carife già un successo

Salvezza anticipata e una minima speranza di playoff. Ma per la squadra di Vali va già bene così di Mauro Cavina Cosa funziona Due giornate che contano poco o nulla, perché la Carife il suo scudetto l’ha già vinto un paio di settimane fa battendo la Fortezza, infilando la quinta vittoria consecutiva e conquistando con tre giornate d’anticipo sulla fine della stagione regolare il diritto di restare in questo campionato. Certo, la matematica mantiene in vita ancora una piccolissima possibilità di entrare fra le prime otto. Per farlo Ferrara dovrà sperare di arrivare a pari punti solo con Cantù (con la quale è in vantaggio negli scontri diretti) evitando un arrivo a tre con Pesaro (scontri diretti sfavorevoli). Quindi Ferrara dovrebbe vincere a Rieti e con Montegranaro, Cantù perdere sia con Pesaro che a Roma, e Biella dovrebbe vincere a Pesaro all’ultima giornata. Ma si può dire che ormai la Carife ha raggiunto il suo obiettivo. E non è poco per una squadra che, da matricola, era partita pensando di salvarsi all’ultima giornata e che durante la stagione ha avuto parecchi problemi. Dal taglio del deludente Riley alla squalifica per doping di Apodaca fino all’arrivo di Allan Ray, giocatore di talento che ha contribuito in modo sostanziale a raggiungere l’obiettivo finale. E’ sotto gli occhi di tutti il grande lavoro svolto da Giorgio Valli, pure lui un esordiente, che ha fatto crescere in modo evidente la squadra ed ogni singolo giocatore. Partendo da Collins che dopo un inizio difficile ha dimostrato che non aveva smarrito per

]

14

strade tutte le sue doti, passando dalla rinascita di Allan Ray che a Ferrara ha trovato l’ambiente giusto ritrovare se stesso, arrivando fino ad Harold Jamison, più incisivo in serie A che in Legadue. Ma è stato il sistema-squadra a fare la differenza, a dar modo alla Carife di esprimere un basket concreto e spettacolare che le ha dato modo di battere avversarie di rango. E in questo sistema ogni singolo elemento ha avuto il suo peso.

Cosa non funziona Le cinque vittorie consecutive, che sono state anche sette in dodici gare, hanno fatto sprecare tante energie alla Carife che arriva con poca benzina agli ultimi due impegni di stagione. La gara con Biella è stato il momento in cui Ferrara ha capito che l’asticella era diventata troppo alta da saltare e che forse, a salvezza acquisita, anche un po’ di energie nervose se ne erano andate. A rendere ancora più difficile questo finale di campionato ci si è messa anche l’assenza dal campo di Daniel Farabello, fuori per la frattura ad una costola rimediata nella partita con Biella. Senza il suo giocatore di maggiore esperienza e con Jamison alle prese coi soliti problemi alla schiena, ecco che la Carife diventa arbitro della sfida salvezza tra Rieti e Gmac piuttosto che una candidata ai play off. Ma è un ruolo nel quale Ferrara non si trova affatto male.


Serie A

Air, ok solo il palasport Discreta figura in Eurolega nel rinnovato impianto, poco o nulla da salvare in un campionato mediocre di Raffaello Califano

Cosa funziona Una discreta figura nella prima Eurolega della sua storia che - speriamo - non sia l'ultima. La seconda partecipazione consecutiva alle final eight di Coppa Italia - trofeo che l'Air deteneva - con relativa ed immediata eliminazione da parte della rivelazione Teramo (per certi versi l'Avellino dello scorso anno). Una salvezza anticipata e tranquilla anzi, una mancata qualificazione ai play - off. Insomma a due giornate dal termine della regular season - di cui in Irpinia si farebbe volentieri a meno - la Scandone può già tracciare il suo bilancio agonistico definitivo: deludente, innanzitutto in campionato. Buon per Roma e Caserta, le prossime avversarie dei lupi. Poco o nulla da salvare - probabilmente - almeno sul campo. La battaglia più bella - però - l'ha vinta la società. O - meglio - il gruppo Ercolino, che ne detiene la proprietà. Durante la scorsa estate l'impresa del bravo costruttore ha buttato giù e ricostruito il Paladelmauro, per adeguarlo alle normative ed ai parametri imposti dalla massima competizione continentale. Un impianto - gioiello, che resterà per sempre patrimonio della città e della provincia.

Cosa non funziona Roboante la campagna acquisti, nonostante le partenze 'ec-

cellenti' di Green, Smith e Righetti. Importante il budget, addirittura da turnover... Il pubblico - diventato più esigente e severo - è aumentato, ma la squadra non ha rispettato le attese della vigilia. Altra attenuante - al di là delle fatiche di Coppa - la dea bendata, che non ha mai (ma proprio mai) guardato verso Avellino. L'Air - difatti - ha pagato dazio (con gli interessi) alla fortuna 'sfacciata' della passata stagione, quando non s'è beccata neppure un raffreddore e tutto girava per il verso giusto (anche troppo). Un paio di arbitraggi e qualche battuta d'arresto gridano ancora vendetta ma - quando perdi sempre allo stesso modo - c'è qualcosa che non va. Per non parlare degli infortuni in serie, che hanno riempito oltremodo l'infermeria del Paladelmauro. In mezzo la conferenza stampa 'choc' di coach Markovski e due mesi 'interi' di sconfitte. Adesso il futuro, che va oltre (e non di poco) i due - inutili - appuntamenti con la Lottomatica (in casa) e la Eldo (in trasferta). Inutile negare che - ancor più dopo un'annata del genere - la Scandone non naviga nell'oro. Difficile però - almeno al momento - fare previsioni sul futuro del club, che appare comunque piuttosto nebuloso. Per usare un eufemismo. A bocce ferme - e non potrebbe essere altrimenti - ne sapremo di più.

[

15


Serie A

Eldo, pronta allo sprint di Sante Roperto

Per la salvezza, basta una vittoria nelle prossime due gare. Più probabile all'ultima in casa, con Avellino

Cosa funziona In un girone di ritorno sottotono rispetto alla prima parte di campionato, la Juvecaserta ha comunque centrato alcune importantissime vittorie interne con Montegranaro, Ferrara, Rieti, Teramo e Treviso. Punti decisivi oggi per eventuali arrivi in parità, ma soprattutto per la conquista di una salvezza che sembra davvero ad un passo. Per la certezza aritmetica basta una sola vittoria nelle prossime due giornate, da disputare sul campo della Fortitudo ed in casa contro l’Air. Per cui a Caserta regna l’ottimismo ed è già tempo di bilanci. Il cammino a corrente alternata in regular season ha messo in evidenza le mirabilie di Diaz, uno dei migliori stranieri della LegaA almeno fino all’infortunio di dicembre, e la verve di un ritrovato Di Bella, che ha preso spesso per mano la Eldo, ma il cui rendimento è però calato in maniera inversamente proporzionale al suo minutaggio, aumentato dopo la partenza di Jenkins. Fondamentale, strada facendo, anche il contributo di Michelori che, nonostante qualche acciacco di troppo, ha dominato l’area in più d’un’occasione e di un buon Slay, incostante come sempre ma capace di exploit eccezionali (tra questi il 18+15 contro Ferrara ed il 20+11 contro Treviso). La Juvecaserta nei momenti più difficili ha fatto valere il carattere e la determinazione di un gruppo coriaceo, spronato spesso dalla grinta di capitan Frosini. E pur non facendo mai intravedere un’identità di gioco vera, ha costruito sull’intensità difensi-

]

16

va gran parte dei suoi successi e su questo punterà nel rush di fine stagione.

Cosa non funziona Nell'ultima giornata il derby con Avellino, che ha mente e gambe già in vacanza, potrebbe concludersi con una grande festa al PalaMaggiò ed in realtà a Caserta non si vede l'ora di chiudere la prima serie A dopo 14 anni di purgatorio. In maniera particolare perché all'ombra della Reggia si è vissuto un anno difficilissimo: dalla scomparsa a settembre di Cimino, uno dei soci della proprietà, fino al tragico incidente di Buccino a novembre con la morte di 4 persone, tra atleti e dirigenti bianconeri. Quindi l'obbligato allontanamento del general manager Betti a campionato in corso, il deferimento di Slay e Diaz alla Procura Antidoping, fino all'arresto pochi giorni fa di Verazzo, vicepresidente del sodalizio casertano. Con questi presupposti, difficilmente la Eldo avrebbe potuto rendere di più in campo, soprattutto in considerazione che gli errori del mercato estivo sono stati esasperati da una stagione in netto chiaroscuro per i vari Foster, Darby, Brkic, Larranaga, passando per i tagli di Butler e Jenkins e le rinuncie a Martin e Tutt. Caserta è negli ultimi posti di quasi tutte le classifiche di rendimento, non vince in trasferta da dicembre e difficilmente invertirà il trend a Bologna con la Fortitudo. Ma dopo quanto successo, è già un miracolo essere arrivati alla fine con la salvezza in pugno.


Serie A

Premiata, molti rimpianti di Alessio Berdini

La Premiata quest’anno non ha ripetuto la favolosa stagione dell’anno scorso e adesso ha anche un po' paura Cosa funziona Due partite, la Virtus Bologna in casa e Ferrara in trasferta. Una va vinta per poter raggiungere la salvezza, l’obiettivo stagionale forse dimenticato troppo presto da un ambiente che pretendeva ancora una volta la Premiata ai vertici. Si avvia alla conclusione una stagione comunque positiva per la squadra marchigiana, che ha visto la partecipazione alla Coppa Italia. Il girone di ritorno è stato poi sicuramente in calo (solo Udine ha fatto meno punti) ma la Premiata che qualche mese fa si arrendeva molto facilmente e fuori casa subiva batoste pesanti, ora è cambiata e sta facendo ben sperare per la salvezza. Manca una vittoria, ma i giocatori hanno fatto vedere di remare uniti verso la meta, soprattutto Garris, eterno giovane e leader spesso solitario della squadra. La società è salda e ha sempre saputo giostrare in modo eccellente ogni tipo di situazione, dal ricorso per la partita contro la Fortitudo, al brutto gesto del pubblico nella partita casalinga contro Roma. E’ vero che il calendario è difficile, ma le condizioni per lavorare sono sempre quelle caratteristiche di Montegranaro: serietà e tranquillità, le stesse che in passato hanno permesso di raggiungere traguardi anche più alti.

Cosa non funziona Sarà comunque un campionato che lascerà alla Premiata molti rimpianti e forse meno soddisfazioni di quante ci si

aspettava all’inizio della stagione. Se dopo dieci giornate la squadra di Finelli aveva raccolto già 7 vittorie, ne sono arrivate solo 4 nelle successive 18 partite, 19 comprendendo la Coppa Italia. Chi pregustava ancora una volta una stagione stupefacente per la Sutor si trova ora a combattere con lo spettro-retrocessione. I playoff sono ormai svaniti, ma la salvezza, obiettivo per cui manca una vittoria da ormai troppo tempo, non arriva e dietro le rivali si avvicinano. La paura di non riuscire a restare in serie A è quindi divenuta argomento di attualità, accentuato dal malcontento di una piazza delusa e sfiduciata. Complice anche l'ingenuità di una squadra che spesso spreca vantaggi anche larghi, e la sfortuna con infortuni che hanno messo fuori gioco Minard, quasi mai al 100%, e Vasileiadis, infortunatosi proprio quando il tiratore tanto agognato sembrava essere stato trovato. A ciò va aggiunto il calo della squadra, con Taylor, inesperto e discontinuo, e Hunter, che dopo una partenza straordinaria ha subito un calo, visibile soprattutto nelle ultime due partite in cui le sue prove sono state quasi agghiaccianti e criticate prima dal GM Vacirca poi dal presidente Basso. Così sono arrivate molte sconfitte, sempre in trasferta, a volte anche pesanti (Avellino, Biella, Udine…). Ormai è tardi per correggersi, ora serve vincere e basta, imparando da questa stagione a non perdere di vista la propria identità e i propri obiettivi.

[

17


Serie A

Rieti, tutti insieme disperatamente

di Franco Orsi

Due punti di penalizzazione, una serie di “uscite”, ma la consapevolezza che salvarsi è un'impresa che serve a tutti Cosa funziona Se permettete non parliamo di singoli, anche se nel caso della Solsonica rispetto ad altre squadre ce la caveremmo con pochi nomi. E'rimasta infatti solo poco più che “quella sporca mezza dozzina”, parafrasando un film a Lardo e Giuliani per tentare l'impresa: salvarsi e poi si vedrà. Impresa non da poco, allo stato attuale delle cose, eppure favorita dalla consapevolezza diffusa, a Rieti, che compierla, realizzarla, quella missione servirebbe a tutti quelli che restano e che se ne vanno. In parole povere (già...), restare in Serie A permetterebbe una più comoda cessione dei diritti per ripartire senza scomparire in una serie più adatta e può essere, come si mormora dal Piave al Flumendosa, che un anticipo per quella vendita sia poi quello che permette al club di credere ancora nella benevolenza del campo. Dopodiché, visto quello che accade in altre piazze, bravo chi ai pochi giocatori rimasti sa far fare ancora bene il proprio dovere riesce a scongiurare gli scioperi, a coprire quanto dovuto. Nulla di encomiabile, per carità (aridaje, con questi termini a rischio), però tutto il “caso Rieti” è permeato di un senso di interesse comune e verrebbe perfino da dire dignità come non è semplice immaginare. Vada come vada, chi ne esce fortemente esaltato è lo staff tecnico, da Lardo a Giuliani,

]

18

ma in un surplus di buonismo anche quello che comunque è riuscito a fare Papalìa se non è da applausi non è da uova marce. Probabilmente si è illuso, certamente si è arrangiato, non vede l'ora che finisca questa stagione e spera di poter uscire, a mani quasi vuote, dalla porta principale. Se ha deluso qualcuno, almeno non ha illuso molti di più. Nei suoi confronti non c'è rabbia. Semplicemente non ce l'ha fatta. A tenere la squadra ad alto livello. Se ce la farà a tenerla in Serie A, lo diranno due partite sulla carta non impossibili.

Cosa non funziona Vai con il pessimismo contrario al sentire (o sospettare) comune. Perché, giovedì 7, dovrebbe scendere a Rieti una Carife rassegnata a fare da agnello sacrificale? Vero che la squadra di Valli non ha più niente da chiedere al campionato, ma proprio la leggerezza di spirito e la serietà della formazione estense, oltre all'orgoglio dopo la sconfitta interna con Biella e alla voglia dei giocatori di mettersi comunque in mostra non sono garanzia di una passeggiata per una Solsonica certamente più motivata. Poi, domenica, ricerca del passaggio a Nord Est, a Udine, contro la già smobilitatante Snaidero. E in questo caso, davvero, pessimisti non riusciamo ad esserlo.


Gmac appesa ad un filo

Serie A

Stagione disastrosa e calendario avverso: la permanenza della Fortitudo nella massima serie è davvero a rischio Cosa funziona In casa, dopo il colpo contro Siena la Fortitudo pur disordinata e contraddittoria ha sempre mostrato un anima, trovando un solido appoggio da un pubblico che sembra non esaurire mai risorse. Tutte finite all'ultimo tiro dopo disperate rimonte e tutte inesorabilmente perse. Il contrappasso per contrasto ha riservato la sfida leggenda di “Quel Mercoledì” facendo apparire quasi irreali spensieratezza e baldanza esibite contro la pur invereconda Scavolini. Negli ultimi due mesi Huertas è cresciuto in maniera esponenziale esibendo denti e numeri in serie. Altri, quasi mai contemporanemente, hanno risposto presente. Importante è stato il recupero di Slokar che ha fornito una dimensione in più. Ma l'uomo condizionante è Mancinelli l'unico che può garantire competitività. Il suo utilizzo da finto lungo è stata la mossa che ha sempre permesso di ricucire le doppie cifre di svantaggio, quella con cui la Effe ha squarciato la gara contro Pesaro. La sua presenza da luce insperata a Papadopulos, favorisce una parvenza di fluidità contro la zona altrimenti inattaccabile, da vigore a una difesa altrimenti in balia del ritmo imposto da altri permettendo qualche cavalcata, ossigeno puro nella legnosa avarizia offensiva biancoblu. Mancati loro è calata gelida la notte al Pianella. Fra le mura amiche, passato l'indicibile, tutto, dunque anche Caserta, sembra alla portata, cercando poi conforto nella radio.

Cosa non funziona Un' analisi assoluta porterebbe a dire che nulla funziona. Nella sua versione pugnace mai due cose a fila fatte con costrutto, distrazioni sanguinose, canestri frutto di miracoli individuali, impotenza e incapacità di reggere con quintetti pesanti, sempre costretti a rincorse affannose, rotazioni misteriose e schizzofreniche. Poi gestioni dei finali (anche di quarto) quasi da dilettanti impreparati, fra falli non fatti, rimbalzi lasciati, miracoli in lunetta dell'uomo sbagliato e estemporanei prodigi riparatori. In trasferta tolta Avellino non è stata mai aria per speranze; affondata da percentuali ridicole dall'arco e caterve di perse, unici dati costanti di un anno folle, la Effe è stata maltrattata. La vittoria di Rieti con Cantù mazzata maligna e subdola ha incrinato sicurezze che necessitavano di essere rinsaldate. Scales dopo l'infortunio non ha più garantito il minimo sindacale. A Teramo di lui e di Gordon a 360° ci sarà bisogno. Il resto lo faranno i nervi. Sempre che la radio nel frattempo abbia dato l'assenso... E sempre che siano risolti i problemi dei pagamenti, caso scoppiato la settimana scorsa

[

19


I nostri Mvp

Legadue

Carrellata sui migliori, da Zabian Dowdell ad Antonello Riva di Lorenzo Settepanella

]

20


Legadue : sebbene nel finale di stagione abbia accusato un piccolo calo (che per la verità ha avvolto anche i blasonati compagni), Zabian Dowdell, playmaker e guardia della Fastweb di Marco Crespi ha mostrato che la LegaDue gli va decisamente stretta. Taglia fisica notevole per il ruolo, un campionario offensivo completissimo, l’attitudine a gestire naturalmente i possessi chiave e continuità ad alto livello (chiude con 20,7 punti per gara sfiorando il 55% da 2 ed il 39% da 3, 83% ai liberi e 4 rimbalzi) lo rendono, di un incollatura sul tostissimo pivot bonsai di Veroli, Kyle Hines, il miglior atleta della stagione regolare. Miglior italiano: non sorprenderà nessuno, salvo coloro che si chiedono cosa ci faccia ancora in LegaDue uno come lui, ma la per qualità e la continuità della pallacanestro prodotta Michele Maggioli è di gran lunga il miglior italiano del campionato. Cifre di enorme impatto (18,7 punti con il 59% da 2, il 41% da 3, 82% ai liberi, 8.8 rimbalzi, 2 stoppate e 2 assist per gara) purtroppo al servizio di un organico non eccelso (solido l’asse Maestranzi-Ryan ma davvero mediocre la coppia americana), e che avrebbero meritato e potuto produrre maggiori soddisfazioni. Ma Jesi è comunque nei playoff. Menzione d’onore per un Giacomo Galanda autore di una stagione eccellente (14,3 punti e 6,7 rimbalzi per gara). Miglior Giovane: l’infortunio che ha tolto dalla contesa Niccolò Melli dopo appena 8 turni ci ha privato del probabilissimo candidato al premio finale, ma ciò non scalfisce minimamente quanto mostrato dal varesino (di proprietà Benetton) Niccolò Martinoni, ala centro mancina non ancora ventenne e non particolarmente atletica ma dalla mano rotondissima e che ha giocato gli oltre 16’ per gara concessigli da Pillastrini con enorme maturità (7,7 punti per gara con il 61% da 2 ed il 44% da 3). Un pezzo di promozione è decisamente anche suo. La Rivelazione: difficilmente capita di pescare dal mercato dei giocatori naturalizzati o, quanto meno non americani, un esordiente capace di incidere in modo così netto come il pavese di Hartford Jeffrey Viggiano, a differenza di molti suoi compagni regolare ed incisivo nell’arco di tutto il campionato dell’Edimes. Ottimo atleta e ala capace di giocare dentro e fuori, si è dimostrato ideale complemento dell’atipico Mobley, costituendo un prezioso terzo punto di riferimento offensivo (14,5 punti per gara con il 55% da 2 ed il 38% da 3), dando anche una buona mano nelle battaglie in quota (4,3 rimbalzi). Il Ritorno Dell’Anno: se intendiamo il ritorno nel senso di tornare ad occupare nuovamente il ruolo di leader per un obiettivo da raggiungere ancora una volta, vale a dire pilotare una squadra in serie A, il candidato non può essere che Randolph Childress. Dopo aver pilotato Montegranaro e Caserta nella massima serie “Il Professore” ha fatto lo stesso a Varese, dispensando leadership ed infondendo tranquillità ad un organico lungo e solido ma forse privo di un vero e proprio matchwinner (eccezion fatta per le numerose

MVP

occasioni in cui a decidere è stato proprio Randy (nella foto), spesso negli ultimissimi secondi). E a quasi 37 anni non è poco. Miglior Allenatore: non ce ne voglia Stefano Pillastrini, eccezionale nel gestire una squadra fortissima e nel centrare subito il più difficile degli obiettivi in un ambiente pieno di pressione come quello di Varese, ma il lavoro svolto da Andrea Trinchieri a Veroli pare ancor più degno di nota per i giocatori scelti, il sistema di gioco costruito (corale e privo di egoismi quello offensivo, tenace ed organizzato quello difensivo), la capacità di gestire l’emergenza infortuni (che lo ha privato della punta di diamante Robinson per ben due volte, costringendolo ad un cambio radicale di punti di riferimento nel periodo dell’interregno di Allen). E che magari suona anche un po’ come una rivincita nei confronti di chi, la stagione scorsa, gli ha prematuramente mostrato la porta in quel di Caserta. Miglior Dirigente: Ok, alle spalle ha avuto una delle società più solide ed il premio va diviso con coach Trinchieri (al quale va riconosciuto il merito di aver portato nella LegaDue italiana una delle coppie americane più incisive in assoluto, RobinsonHines), ma la bontà del lavoro di Antonello Riva dietro la scrivania è sotto gli occhi di tutti. Messo più volte a dura prova dall’emergenza infortuni se l’è cavata sempre in modo egregio, l’ultima delle quali tesserando a tempo di record il lettone Stelmahers. E se Veroli centrasse la seconda promozione passando per i playoff le ultime due nomine mostrerebbero un’ulteriore conferma.

Playoff, primo botto: Scafati beffa Veroli Prima Veroli-Harem Scafati 65-70 Avrebbe dovuto essere una partita senza storia, invece la storia rischia di farla, sebbene sembri difficile che una corazzata come Veroli, nell’arco di 5 partite, possa essere eliminata. Eppure Scafati mette a segno l’1-0 più pesante dell’intera domenica. Ci riesce grazie ad una prova di grande spessore difensivo (che concede all’attacco di Trinchieri appena 65 punti) e ad una gara superlativa di quello che notoriamente è il reparto più debole di Bartocci, i lunghi. Davison e Salvi suppliscono alla brutta serata di Davis (autore di un deludente 3/12 dal campo), combinano per 38 punti e tengono abbondantemente sottomedia lo spauracchio Hines, troppo brutto per essere vero e comunque emblema di una Veroli (ad eccezione di Gatto) espressasi sotto tono pressoché interamente. Banco di Sardegna Sassari-Fileni Jesi 94-67 Qui di storia invece nemmeno a parlarne, nel senso che Jesi si mostra parecchio arrendevole fin dal primo quarto, palesa una difesa fragile ed affoga in un mare di palle perse (20). Per Cavina tutto facile, con 5 uomini in doppia cifra ed un attacco capace di segnare con oltre il 62% da due punti ed il 40% da tre. Fastweb Casale Monferrato-Crabs Rimini 90-83 Marco Crespi non sarà soddisfatto per il 65% subito dalla sua difesa dentro l’area, ma è consapevole di poter disporre di un quantitativo medio di talento superiore a quello degli uomini di Sacco, che chiudono sotto solo di 7 nonostante i 16 rimbalzi in meno e le ottime prove di McCray e Rinaldi. Ma la differenza la fa ancora una volta Zabian Dowdell, al quale Simone Pierich fornisce un aiuto notevole (5/10 da tre punti per l’ala di Gorizia, con la Fastweb che tira dall’arco con un eccellente 54%). Vanoli Soresina-Edimes Pavia 90-83 Anche qui prevale la squadra che domina a rimbalzo (37-22 per la Vanoli), ma un’altra chiave è rappresentata dalla ottima prova di Troy Bell (27 punti con 6/8 dal campo, 31 di valutazione), ben spalleggiato da Lollis e Cusin. Marigney e soprattutto Viggiano lottano pressoché fino alla fine (19 per l’americano, 22 con 5/8 da tre punti per l’oriundo) nell’ambito di una Edimes che regge fino a quando la butta dentro da fuori (16/34 da 3 punti per la squadra di De Raffaele) ma alla lunga la differenza di valori in campo emerge e Pavia cede il passo ai più solidi rivali. (l.s.)


Donne A1

Vince Venezia, ma è Cirone-day Garauno di finale se l’aggiudica la squadra di Massimo Riga. La notizia del giorno è il ritorno in Nazionale di Mariangela di Roberto Perticaroli

ome nelle fiction televisive, brevissimo riassunto delle puntate precedenti, andate in onda in garatre: Faenza, come ha detto Paolo Rossi, mette in mostra tutto il suo peggio e Taranto è comodamente in finale, con un ultimo quarto che si gioca solo per i refertisti. A Schio secondo miracolo Reyer in una settimana: la squadra di Massimo Riga parte alla grande, resiste al violento ritorno delle locali e nel finale riemerge. Ed è grande festa. L’annunciata stretta di mano tra i due presidenti Cestaro e Brugnaro c’è stata. E forse è questa la notizia migliore. Sabato dunque si è partiti e la prima delle cinque (ipotetiche) battaglie se l’è aggiudicata Venezia. In sintesi le chiavi del match: Cirone che stravince il duello con Zimerle, Ballardini (nella foto) che, risentendo profumo di scudetto, spera di riprendersi quello che il destino le ha tolto a Faenza ed ha offerto una prestazione monstre (25 di valutazione, imprendibile per chiunque), Mahoney sparita dal match nel secondo tempo per poi rientrarne a babbo

C

]

22

morto nel finale con sei tiri liberi, i 27 punti concessi da Venezia nel primo quarto, prima di dare un giro di vite alla propria difesa e costringere Taranto (nella foto, David) ad attacchi a volte imbarazzanti. Ora ci si sposta in Puglia dove si gioca martedì e giovedì ma Venezia si è comunque assicurata il ritorno al Palataliercio per l’eventuale garaquattro. Timeout sulla finale perché, senza nulla togliere a Taranto e Venezia, vogliamo dedicare le prossime righe e colonne alla notizia più importate della settimana. Il ritorno in nazionale di Mariangela Cirone. Un’ufficialità che la giocatrice di Sala Consilina ha dato al rientro da garatre di Schio. «Sono felice di essere di nuovo in Nazionale e disputare gli Europei dopo che ho dovuto saltare per infortunio quelli organizzati di Chieti. Ho capito che c’era una grave emergenza nel mio ruolo, ho chiamato Mara Fullin (team manager azzurra, n.d.r.) e ho dato la mia disponibilità. L’unico aspetto spiacevole è che questa possibilità di rientro è stata determinata dagli infortuni di Gianolla e Sottana: questi europei spettavano di


Donne A1 diritto a Angela e Giorgia che li hanno conquistati. Vorrei rivolgere un pensiero a tutte le ragazze che devono rinunciare a questi europei per un infortunio. Io so bene cosa stanno provando». Una sola parola: grazie, Mariangela. Vista in Garauno, un bel regalo per Ticchi e per tutta la pallacanestro italiana. Tornando a Taranto-Venezia per il tricolore, è una sfida che vuole anche dire Ricchini contro Riga. Due allenatori con un passato diverso tra loro ma interessante da raccontare, seppure in pillole. Il coach di Taranto ha allenato a Busto Arsizio e Pavia ma ha senza dubbio legato il suo nome ai momenti migliori di

quella che per decenni è stata unascuola di basket importante (le Stelle Marine di Ostia) le prime uscite fuori casa ad Avellino e Ferrara (con Pulidori dirigente, oggi a Venezia, corsi e ricorsi di vichiana memoria). Qui l’avventura finisce dopo poche giornate ed una classifica a zero punti. Poi, tra una serie di ritorni a casa ed esperienze nelle minors laziali, la svolta della sua carriera

Alessandria, società che con lui in panchina ha ottenuto ottimi piazzamenti in campionato, partecipazioni nelle Coppe e scoperto giocatrici (sia straniere che italiane) di prim’ordine. Non è un caso che immediatamente dopo la sua partenza , nella cittadina piemontese tutto finì, anche in maniera traumatica, crollando come un castello di carte. Dal profondo nord il passaggio a Napoli, piazza ambiziosa dove è arrivata una vittoria in Eurocup ma evidentemente non bastò visto che Roberto non concluse il suo secondo anno partenopeo, sostituito dal vice Massimo Romano con l’arrivo già programmato di Nino Molino. Poi un anno di stop e l’impegno con le nazionali giovanili. Di seguito una stagione interlocutoria ma positiva a Como ed ora di nuovo sud, di nuovo una squadra di vertice nel tacco dello Stivale dell’Italia, in cui, appena poggiato il cappello, ha collezionato tre finali. Massimo Riga arriva alle platee importanti in ritardo. Cresciuto in

Riga la deve a Nino Navas, poliedrico e geniale presidente delle allora Pantere Caserta che, pur non potendo sedere in panchina per via della sciocca regola dell’esclusiva (Massimo aveva iniziato la stagione a Palestrina) vide in questo riccioluto allenatore dal vocione e dai modi e dalla personalità forte l’uomo adatto, anche senza poter sedere in panchina la domenica, per salire in A1. E così fu. Un anno a Caserta, poi due campionati a Maddaloni allenando Betty Lennox e Plenette Pierson tanto per fare nomi ma una seconda stagione chiusa nel modo oramai a tutti noto, con le straniere che fecero i bagagli ed un playoff subendo quasi 100 punti a Priolo. L’anno dopo Viterbo, tra infortuni di varia natura arriva comunque la salvezza. E poi Venezia. La Coppa Italia, la Supercoppa italiana, un’Eurolega con un’epica vittoria con i mostri del Cska Mosca da poter raccontare ai nipotini. Il resto è storia di oggi, dei due successi in sette giorni a Schio ed in garauno.

[

23


Donne

Il ritorno di Stefano Michelini Dopo l'esperienza a Venezia e una puntata in B maschile, il coach bolognese torna nella femminile, a Parma

di Roberto Perticaroli hiusa l’epoca Scanzani (tra settore giovanile e prima squadra l’allenatore romano ha vestito il gialloblu per circa vent’anni), a Parma si volta pagina ed inizia un altro capitolo. Dalla stagione Sarà Stefano Michelini a sedere sulla panchina della squadra del presidente Bertolazzi, formazione reduce da un campionato dove una serie inquietante di infortuni l’ha stoppata a garatre dei quarti (con Faenza). E' dunque iniziata l’avventura del coach bolognese. «Dopo l’esperienza di Venezia, positiva ma conclusa in maniera traumatica considerando che scelsi io di andar nonostante altri due anni di contratto, e nonostante in questi anni fossi tornato ad allenare nel maschile e nonostante alcune offerte dall’estero, ho preferito tornare nel femminile con un progetto importante come quello che mi ha proposto Gianni Bertolazzi». Una proposta che Michelini definisce “superstimolante”: «L’idea è chiara: costruire una squadra che abbia una forte identità, con molte giovani, forse ce ne saranno tre o addirittura quattro tra le dieci. Ripartiremo da Zara, Franchini, Summerton e Screen e spero Zanoni che sta recuperando da un infortunio da cui sono comunque sicuro che uscirà rafforzata nel fisico e nel carattere». Le confermate hanno già un programma di lavoro per l’estate «il lavoro è sacro per tutte perché solo con il lavoro si migliora e si può migliorare fino all’ultimo giorno in cui si gioca». A Parma il

C

]

24

mese di maggio servirà per «fare riflessioni, parlare con le giocatrici italiane che hanno giocato qui quest’anno (Paparazzo, Magaddino, Micovic e Stabile, quest’ultima un’altra reduce da uno dei tanti gravi infortuni accaduti a Parma n.d.r.), per osservare da vicino le giovani tra le quali Manzini, Pieropan e Narviciute, già quest’anno nel giro della prima squadra, e le giocatrici di proprietà che sono in giro per l’Italia». Per il resto l’ «intenzione è di cercare due lunghe comunitarie atletiche». Dunque Michelini, che nel frattempo avevamo visto ed ascoltato sugli schermi per commentare il campionato di Legadue (nella foto è alla sinistra di Massimiliano Mascolo)), che è per non farsi mancare nulla è coinvolto (anche se non da solo) in tre attività extrabasket (un’agenzia immobiliare, una cremeria a Bologna ed un’officina meccanica di famiglia) si rigetta nel vortice sfrenato della serie A1 femminile, con idee precise sulla sua squadra: «Non ci sono più i budget dei tempi di Cooper e Griffith ma sono convinto che riusciremo lo stesso ad allestire una squadra competitiva, che non sarà nelle primissime file dei ranking di inizio stagione ma che non dovrà sentirsi mai sconfitta in partenza».


di Davide Cerruto - Appunto

SNEAKER CORNER - ADIDAS TS BOUNCE COMMANDER Kevin Garnett è il grande assente delle finali NBA di quest’anno, che senza di lui ci appassioneranno, forse un filo meno, fino a giugno inoltrato. Per questo motivo abbiamo deciso di dedicargli buona parte della pagina, a partire dalle sue verdissime Adidas TS Bounce Commander. Le kicks in pelle sintetica leggera e resistente portano in dote la tecnologia Bounce, che prevede un’intersuola dall’appoggio confortevole e un ritorno di energia ottimizzato.

110 €

BALLER KIT - SPALDING NBA Lo riconoscete? E’ uno Spalding, il pallone ufficiale di tutte le sfide NBA dal 1983. Volete sapere perché? Non esiste niente che rimbalzi meglio di uno Spalding, costruito con le migliori tecnologie e morbida pelle in piena grana che garantisce il feeling giusto sulle dita. Nella foto la palla NBA ZK PRO FIBA, top di gamma di Spalding, non è proprio a buon mercato, ma c’è un perché: rivestimento in microfibra composita ZK, costruzione e imbottitura esclusive.

79,90 € JERSEY TEAM - BOSTON CELTICS 5 La maglia da gioco (replica) firmata Champion dell’ala grande dei Boston, soprannominato dai suoi tifosi The Kid. Kevin Garnett, 33 anni il 19 maggio, nel 1995 è stato l’unico giocatore in decenni di storia NBA a essere draftato non appena finita l’high school. Nell’estate del 2007 KG è passato da Minnesota a Boston in cambio di ben 7 giocatori, il più grosso scambio nella storia della National Basketball Association.

49 € MEMORABILIA - ACTION FIGURE L’action figure ufficiale di Kevin Garnett con la maglia dei Boston, il gadget definitivo per addobbare la scrivania o l’altarino del fan sfegatato. Prodotta da McFarlane Toys, la statuina è alta circa 18 cm ed è realizzata in PVC, per maggiori informazioni visitare il sito www.cosmicgroup.it

18 €

[

25


Donne A2

Playoff, poker di casa Playout, Conti febbre a 40

Fattore campo rispettato nella poule promozione. Nei playout, 1-0 per Broni nel derby con Biassono di Roberto Perticaroli

n garatre nell’infrasettimanale a Pomezia per la terza volta consecutiva salta il fattore campo e Napoli vince di uno e conquista la semifinale: con una squadra giovane, con Gomes chioccia di lusso e con due torri sottocanestro come Delibasic e Scimitani, le partenopee hanno disputato un campionato davvero sopra le righe e, lo ripetiamo un’altra volta, per noi Massimo Massaro è il coach dell’anno. Certo, poi sabato pomeriggio a Pontedera alla lunga ha dovuto ammainare bandiera bianca: vicina nel punteggio per circa tre quarti, poi, appena è calata un po’ l’intensità di Napoli ed è salita quella delle padrone di casa, non c’è stata più storia. Il commento del direttore sportivo toscano Francesco Palumbo: «Sicuramente una partita non bella, abbiamo giocato contro una squadra quadrata che ci ha ben imbrigliato nei primi tre quarti, anche se comunque abbiamo sempre controllato il punteggio. Poi abbiamo pressato, alzato la difesa, siamo riusciti a distenderci in contropiede e siamo scappati via. Per noi bene la difesa, un po’ meno l’attacco mentre vorrei sottolineare la prestazione di Valeria Carnemolla, per me

I

]

26

tra le più positive». Nonostante tutto, siamo sicuri che al PalaArgine di Ponticelli Napoli cercherà di fare lo sgambetto alla favorita per la promozione in A1. Restiamo in Toscana e parliamo della vittoria di Lucca su Udine. La formazione friulanasi era guadagnata in settimana la semifinale battendo nettamente Bologna, arrivata a fine stagione fisicamente non al meglio e già soddisfatta di aver costretto le più quotate avversarie a garatre. La partita ce la racconta una delle protagoniste in campo, Chiara Consolini, guardia della squadra di Mirco Diamanti: «Partita dura perché Udine è davvero una squadra valida con una buona intensità difensiva. Nel secondo quarto con la zona siamo riusciti ad effettuare un break ma loro sono state brave a recuperare e non siamo riusciti a prendere un vantaggio netto. E’ stata una partita tirata fino alla fine. Una bella partita anche per il nostro pubblico, un pubblico che è cresciuto come noi, un pubblico che è cresciuto insieme alla squadra e che segue le nostre sorti con partecipazione ed entusiasmo». Ed ora garadue. Che, secondo Chiara, «sarà un’altra battaglia».


Donne A2 E non è stato agevole nemmeno il successo di Ancona sul Cus Cagliari: doriche in non perfette condizioni fisiche, compresa Sordi che però ha infilato 24 punti nel canestro avversario. Parola a Renzo Lucioli, dirigente responsabile marchigiano: «C’era molta tensione alla vigilia anche perché siamo arrivati a questa partita con alcune giocatrici per noi importanti non al meglio fisicamente. Il match è stato equilibrato anche se siamo stati sempre in vantaggio. Ora andiamo avanti, dai playoff non bisogna attendersi partite belle sotto il punto di vista tecnico ma intense e combattute. E la mia squadra ha una gran voglia di combattere». A chiudere il sabato dei playoff in serata il match tra Cavezzo e Marghera: dopo aver chiuso sotto di uno a metà gara, break delle emiliane a cavallo tra fine del terzo ed inizio dell’ultimo quarto. Superlativa la prova della romena Mandache. Bene anche Zanoli, che si sta rivelando playmaker da serie superiore. Per Marghera appena 14 minuti in campo Laffi, scavigliatasi il giovedì prima con Bologna ed era allora già un miracolo averla vista in campo. Due commenti in casa Cavezzo. Coach Gigi Piatti: “Devo elogiare la mia squadra perché ogni ragazza entrata in campo ha dato un contributo importante. Abbiamo giocato una gara di buon livello, sopperendo con la difesa ad alcuni momenti di scarsa lucidità in attacco. In previsione di gara due dovremo lavorare meglio e limitare Marghera sottocanestro». Il capitano Goldoni: «E’ stata una partita tostissima che abbiamo portato a casa da squadra vera, non disunendoci nelle difficoltà. Ora andiamo a giocarcela in trasferta con la mente sgombra, determinate a dare il massimo per provare a chiudere subito la serie». Nei playout Firenze e Rende hanno chiuso la stagione salvandosi, lasciando in mezzo ad un mare di guai Alcamo e Alghero che sabato sera si sono affrontati in Sicilia. Dopo che nei primi due quarti la partita sembrava arridere ai colori sardi, nella seconda metà della gara è salita in cattedra Claudia Conti che ha chiuso il match con un bel “quarantello” all’attivo. Di fronte ai suoi 40, quasi spariscono i 30 di La Scala, talentuosa guardia di Alghero. Un commento di Francesco De Rosa, direttore sportivo di Alghero: «Se non riusciamo ad invertire il nostro trend negativo in trasferta, dovremo fare una magia. Intanto cercheremo di allungare la serie e di tornare ad Alcamo, dopodiché si vedrà. Sabato siamo andati molto bene nei primi due quarti, poi le sei “bombe” di Conti nel terzo ci hanno tagliato le gambe». Nel Girone Nord invece già conoscevano da una settimana la loro sorte Broni e Biassono (nelle foto, Riios e coach Gualtieri). Il primo di questi delicatissimi derby ha visto la vittoria di misura di Broni su Biassono in un match in costante equilibrio.

[

27


Eurolega

Il Panathinaikos entra nella leggenda Come il Real Madrid, come l'Ignis: greci si sono impossesati di un'epoca della pallacanestro continentale di Gianfranco Bina anca ancora pochino, alla chiusura degli anni doppio zero, con i vari scudetti da assegnare su e giù per l’Europa, ma il verdetto del decennio corrente è già scritto: il Panathinaikos da fortissima squadra che ha caratterizzato gli ultimi tre lustri è divenuto ormai storia dei canestri. Come il Real Madrid di Clifford Luyk ed Emiliano Rodriguez, che negli anni ’60 interruppe l’egemonia sovietica in Coppa dei Campioni conquistando quattro titoli in cinque stagioni; come Varese, dieci finali disputate tra il 1970 e il 1979, con cinque vittorie, con la continuità storica rappresentata da Aldo Ossola e Dino Meneghin. Le ere successive sono state variegate, senza dominatori assoluti sul lungo periodo: un filotto di tre l’ha azzeccato Spalato, ma lo smembramento jugoslavo e la scoperta di ciò che stava al di qua delle Colonne d’Ercole da parte degli americani sbriciolarono quella devastante squadra. Nessuno seppe impossessarsi di un’epoca, fino a quell’estate del 1999 in cui Zelimir Obradovic passò dalla Benetton Treviso al Panathinaikos. Unico, insieme a Fragkiskos Alvertis (seppur capitano non giocatore a Berlino), ad averle festeggiate tutte e quattro, le vittorie europee dei Verdi. Il minimo comune denominatore è lui, il timoniere di una squadra che per ragioni anagrafiche, scelte di vita e decisioni sbagliate ha dovuto per forza rinnovarsi e rimodellarsi su un periodo così lungo. Ci sono stati svariati colpi a vuoto, nel decennio d’oro del Panathinaikos (che, comunque, prima del 2000 aveva riposto in bacheca un’Eurolega, una coppa Intercontinentale, ventun scudetti e sei coppe di Grecia), in particolare in Europa. L’addio di Bodiroga nell’estate del 2002 e l’adozione dello scapestrato Lakovic come successore tennero lontano il Pana dai vertici continentali; sonore scoppole, anche nei teatri di casa (prima delle Olimpidi la palestrina dello Sporting, una Glyfada ancora più angusta che anziché essere inviolabile divenne terra di conquista dei nuovi colonizzatori), fino al 2005, quando il Pana ritornò ad una Final Four ma fu respinto dai futuri campioni del Maccabi senza l’onore delle armi. Quando l’anno successivo la banda di giovanotti del Partizan estromise il colosso verde dalla top-16, anche Obradovic terminò sulla graticola. L’estate precedente si era opposto al ritorno di Bodiroga (emigrato sotto il cupolone), inimicandosi tifoseria e costringendo la proprietà all’impopolare scelta di rinunciare al più forte giocatore della storia del Trifoglio, e i risultati erano stati catastrofici. Il Panathinaikos continuava a vincere in campionato ma è altresì vero che, dal 2003 al 2006, l’Olympiacos divenne una barzelletta ambulante che faceva tremare il mercato estivo con le roboanti firme di

M

]

28

Agadakos, Zizic, Zoroski, Ovcina, Giannouzakos, Bagaric e di decine di altri personaggi assurdi, e le principali avversarie in patria si chiamavano AEK e Maroussi. Poteva bastare un Lakovic, per sentirsi forti, almeno fino alle grandi sfide europee, dove sarebbe servito ben altro. Lo capì Obradovic, che ripudiò il figlio adottivo e nominò Diamantidis suo dioscuro in campo, a guidare un nuovo Pana che si alimentava di nuove forze con Siskauskas e Javtokas e, grazie a Becirovic, poteva tenere a riposo i mezzi pregiati che sarebbero stati decisivi nel finale di stagione, come Milos Vujanic, più che decisivo nella finale contro il CSKA. Fu l’ultima con Alvertis in campo, inviato in missione speciale su Smodis: “fallo andare fuori di testa”, era l’ordine. E l’uomo più pericoloso dell’Armata Rossa cascò nel tranello, accorgendosi del trucchetto quando ormai era troppo tardi. Il Trifoglio però subì l’aggressività del rublo russo, perdendo la pregiata coppia lituana dopo un solo anno di soggiorno ad Atene; dall’America sbarcarono Spanoulis e Jasikevicius, di rientro da esperienze funeste in NBA più spenti che arrabbiati. Partì bene, quel Pana (12 vinte nella prima fase di Eurolega), ma la fame non era molta, la qualità non delle più eccelse e i portatori d’acqua, gli Alvertis, i Ntikoudis gli Hatzivrettas,


iniziavano ad accusare il peso degli anni. In estate, proruppe l’Olympiacos con un mercato devastante, almeno nelle apparenze. La firma di Childress fece storia, per il numero di zeri. Non giurisprudenza, perché la legge era rimasta quella verde: poche mosse, ma azzeccate. Fotsis che torna da Mosca, riconquistando il titolo europeo da uomo maturo, nove anni dopo quello conquistato da promettentissimo teenager nel 2000; Nicholas, scelta di ripiego dopo gli infruttuosi assalti a Mc Intyre, poi rivelatasi gran mossa; Pekovic, centro di razza purissima, campione d’erea come non se ne vedevano da anni. Un Panathinaikos non crudele come quelli vincenti del passato, con la bizzarra ed insolita tendenza a sfarfallonare, a vivere di ondate furiose e tracolli improvvisi. Una squadra che vive di strappi e fringalle. Col CSKA è sembrato di riassistere a garadue con Siena, all’ennesima potenza. Questa volta però non era ammesso perdere; a sbloccare la perdurante abulia offensiva ci ha pensato Fotsis, a mantenere vivo il Panathinaikos è stato uno degli uomini meno attesi, comprimario dichiarato e giocatore fortemente voluto da Obradovic stesso, Stratos Perperoglou. Senza i suoi sei punti consecutivi nel quarto periodo, probabilmente saremmo qui a

raccontare della doppietta del CSKA. Tra i tanti nomi, l’ha tirata via per i capelli un venticinquenne spuntato quasi dal nulla, al secondo anno ad Atene verde. All’esordio, Zelimir l’ha raso al suolo, frantumando l’ottima carriera giovanile e la maturità conquistata al Panionios. L’anno dopo, è titolare fisso nonché uomo risolutore di una finale di Eurolega. Quella finale che, trent’anni dopo l’ultima dinastia – quella varesina, consacra il Panathinaikos come uno dei migliori club di tutti i tempi, simbolo di un’epoca. A Madrid il ricordo di Clifford ed Emiliano è stato tramandato a figli e nipoti. A Varese, il “tradimento” di Meneghin ha lasciato ad Aldo un ruolo predominante, nella memoria. Uomini che hanno segnato la storia. Come quelli del Pana, che da dieci anni ormai la storia la scrivono ogni volta che scendono in campo.

[

29


Eurolega

Messina: Mosca addio, peccato... L'avventura al Cska è vicina alla separazione consensuale. Dopo quattro anni intensi. E ad un solo canestro dalla leggenda di Franco Montorro i chiamano scherzosamente vedove, fra di loro. Uomini e donne che soprattutto a Bologna non si sono mai rassegnati del tutto a vedere Ettore Messina su una panchina di club diversa da quella della Virtus nonostante siano passati sette anni dall'epilogo della sua carriera bianconera. Saranno stati certamente loro quasi più dispiaciuti dei tifosi del Cska per la sconfitta contro il Panathinaikos, nonostante un epilogo inimmaginabile dopo un primo tempo che sembrava seguire un copione scritto da uno sceneggiatore... fortitudino (chissà se negli ultimi tempi a Basket City quando si parla di battute si corre più il rischio di vederle interpretate come sconfitte delle due ex grandi, piuttosto che come motti di spirito). Alla fine dei primi 20 minuti, Messina da Catania-MestreBologna non aveva molte ragioni di essere soddisfatto, a metà di una delle sue ultime panchine col Cska, e il tabù Obradovic, mai battuto, da uccellaccio del malaugurio aveva semmai le connotazioni di un gran bell'esemplare di falco, con quella sua tattica fortunata ma intelligente di sorprendere l'avversario aggredendo il canestro moscovita da lontano anziché imporre la pronosticata superiorità in area. Prim successo di un coach: costringere l'allenatore avversario a cambiare la tattica. Prim successo di risposta dell'altro coach: cambiare, appunto, ma riuscire poi a mettere in difficoltà la controparte proprio grazie ai tuoi adeguamenti. Così, dopo il 28-48 dei primi due quarti, il Cska ha “vinto” gli altri due per 43-25. Risultato finale: 73-71 per il Pana. Ma grande incredulità prima e paura poi per Obradovic; grande tranquillità e speranza infine per Messina, che aveva anche disegnato lo schema giusto per il tiro della vittoria affidato a Siskauskas (nella foto). Che lo ha scoccato in equilibrio, con un intervento non proprio pulito del difensore e che ha peso l'occasione della vita per entrare nel club dei “Fantastici allo scadere”. Tipo Danilovic, tanto per far commuovere le “vedove”. Messina lascerà Mosca, cerca stimoli nuovi non solo sportivi e città più accoglienti, senza nulla togliere al fascino della capitale russa. Città e campionati più “performanti”. In quattro anni al

S

]

30


Eurolega

Cska ha riportato l'Eurolega dopo decenni, l'ha persa in casa del nemico, l'ha rivinta e infine ripersa semre contro il Panathinaikos di Obradovic. Bilancio positivo, a partire dalla vera impresa: quella di Praga 2006, sia nella semifinale che nella finalissima contro il muro del Maccabi. Due sconfitte, certo, amarissima l'ultima non tanto perché arrivata allo scadere, ma perché per Messina il blocco e il crollo del primo tempo contro il Pana rappresentano un qualcosa di inspiegabile e di ingiustificabile per una squadra che però, oggettivamente, non valeva quella avversaria e che per tutto il corso della stagione, pur crescendo, aveva sempre lasciato l'impressione di essere meno forte e meno cattiva di quelle che l'avevano preceduta. E così dopo un primo quadriennio alla Virtus, un periodo analogo in nazionale, altre cinque stagioni di nuovo alle Vu Nere, tre a Treviso e quattro al Cska, dando per scontato che rivincerà il titolo russo, Messina conclude a testa alta un ventennio da capoallenatore e fa iniziare il “totopanchina” per il 2009-2010. Anche se lui scherza e prova a far credere che potrebbe anche cambiare mestiere e magari diventare manager. Anche se noi sappiamo che c'è un'unica panchina, a fronte di tante che stanno usando le sirene nei suoi confronti, che davvero, ancora lo affascina senza se e senza ma: quella di una Nazionale alle Olimpiadi. E saremmo anche noi più di tutti “vedove” se non fosse quella azzurra. Niente da fare per il 2012, semmai ci qualificheremo. Strano parlare di Nazionale dopo una finale di Eurolega e magari con una prospettiva Nba in arrivo? No, se è il diretto interessato ad aver confessato il suo sogno e se lui, molto più di altri, e lontano dall'Italia, si indigna quando sente parlare, per i giocatori, di diritto di scelta: “Accetto o no la convocazione”?

[

31


di Giuliano Mannini - Appunto

AUDIO ON-THE-GO - Creative Zen Mozaic Creative raramente si sbilancia sullo stile, ma con il Mozaic rompe la tradizione e lancia un lettore fuori dagli schemi, coraggioso e persino un po' estremo, a partire dall’interfaccia: 9 tasti disposti a scacchiera al posto del joystick. La dotazione è completa e comprende una radio FM per ascoltare la radiocronaca della partita, un microfono per gli appunti vocali e un altoparlante per condividere l'audio con i tuoi amici. Non basta? Allora aggiungiamo sveglia, orologio, calendario e PIM (Personal Information Management). E se ami gli accessori, Creative ne sempre ha per tutti i gusti: ci sono le Skin Pack in silicone antiurto, l’Armband & Skin (con fascia sportiva per il braccio) e il Carabiner Case (custodia portachiavi con moschettone).

da 59,90 euro (2 GB) SUPER GROOVE - Koss Spark Plug Per ascoltare alla grande non è necessario spendere molto. A patto però di rivolgersi a un marchio specializzato e storico come Koss: un paio di economici auricolari Spark Plug possono tirar fuori la musicalità nascosta in qualunque lettore di fascia media (con quelli di scarsa qualità fanno davvero miracoli). Cosa offrono in più rispetto a quelli in dotazione? Una grande dolcezza di fondo ma anche un suono definito, ricco di sfumature e con un'ottima estensione sui bassi. Gli Spark Plug hanno la forma di un piccolo cilindro bianco e un gommino in foam deformabile, da sagomare con le dita e poi da inserire profondamente nell'orecchio. Il risultato è un ottimo isolamento: se vuoi seguire la tua squadra in metro, nessuno ti disturberà.

20 euro VIDEOGAME - Tenchu: Shadow Assassins Buone nuove per i fan della saga: Tenchu: Shadow Assassins per Wii ritorna alle origini e si affida agli sviluppatori dei primo episodio (PS2, 1998). Chi era rimasto deluso dalle ultimi capitoli troverà quindi un po' dell'antico splendore, in attesa di una vera e propria resurrezione. La storia è semplice: un nobile signore giapponese, Lord Gohda, viene minacciato. Nei panni del ninja Rikimaru e poi in quelli della compagna Ayame, dovremo risolvere la situazione in punta di shuriken o katana. Il gameplay è tipicamente stealth: Wiimote e Nunchuk servono per muoversi nell'ombra, nascondersi e colpire all'improvviso. Ma bisogna essere molto cauti, perché se ti scoprono devi ripartire da capo. E considerata la difficoltà delle missioni, questo avviene molto spesso...

49,90 euro


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.