Basketville #5 - 6 aprile 2009

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n.5 - 6 aprile 2009

> I tifosi di Biella > Ettore Messina > Speciale donne A1 e A2

LA BANDA DEI QUATTRO

Milano arpiona Teramo. Aspettando il recupero Treviso-Roma, un poker a caccia del terzo posto


LA LAVAGNA TECNICA USATA DAI PIÙ IMPORTANTI ALLENATORI PROFESSIONISTI

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l’E-ditoriale Italiane in Europa. Riflettendo con Messina www.basketville.it Numero 4 – 30 marzo 2009 Direttore Responsabile FRANCO MONTORRO franco.montorro@basketville.it www.basketville.it è una testata registrata presso il Tribunale di Lucca e di proprietà di Media dell'Otto s.r.l. Via delle Ville, 1140/A 55100 Lucca Telefono +39 3202 119 119 E-mail: redazione@basketville.it Progetto Grafico Appunto Web Via Caduti per la Patria, 47 20050 Lesmo (MI) Telefono e fax +39 039 596724 www.appuntoweb.com Fotografie Agenzia Ciamillo-Castoria Autorizzazione del Tribunale di Lucca numero 894 del 16 marzo 2009

Ettore Messina torna una settimana in Italia, dopo aver concluso in testa la stagione regolare del campionato russo e dopo che il Cska è stata l'unica squadra a vincere 3-0 il suo turno di playoff di Eurolega. Come non stimolare, allora, sulle italiane in Europa, la prima, grande firma di basketville? «Purtroppo e per ragioni che non conosco, Siena non ha affrontato come la vera Siena questa serie», dice Ettore. «Alla Montepaschi è mancata convinzione, determinazione soprattutto in gara 3, la prima dopo l'impresa di Atene. E' come se quel successo li abbia illusi, più che convincerli. Ora aspettiamoci qualche ricaduta anche sul campionato. Capitò a noi della Benetton, dopo aver perso una finalissima a Barcellona, nel 2003, di trovarci incredibilmente sotto 0-2 nei playoff scudetto contro Reggio Calabria, anche se poi quel titolo lo rivincemmo. Oggi la Montepaschi è sicuramente un po' più vulnerabile, faticherà magari nel beve periodo, ma resto convinto che in Italia, al meglio delle cinque o delle sette partite di playoff resti la più forte, che o strapotere fin qui espresso sia ancora confermabile». Meno pressione, ma delusione simile, per Treviso in Eurocup. «Difficile stabilire del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. Forse era mezzo pieno alla vigilia, poi ci si aspettava che a Torino la Benetton facesse un poco più di strada, peccato. Più in generale, considerato che anche la Virtus Bologna a fine mese giocherà una finale europea, il nostro basket ha ottenuto risultati nel suo complesso positivi, anche se non siamo la Spagna né la Grecia. Che manderà, è vero, due squadre alla Final Four di Eurolega di Berlino, ma che sono due club quasi extraterrestri, molto più forti della media delle altre formazioni del loro campionato». Più o meno come Siena in Italia, comunque. Supremazia per la quale Massimo Bulleri ha suggerito un antidoto, ma per una cura non immediata: avere formazioni con un nucleo italiano sempre più importante. «Soluzione suggestiva», conclude Messina, «purché gli italiani, soprattutto quelli giovani, si diano una mossa. Come ad esempio sta facendo Poeta a Teramo. Perché se poi vedo che in La Fortezza- Eldo, un duello prolungato è stato quello fra Chiacig, classe 1974, e Frosini, 1972, mi complimento con loro. Però mi preoccupo per il movimento». Franco Montorro franco.montorro@basketville.it


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basketville n. 5 – 6 aprile 2009


Serie A

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La Fortezza-Eldo di Franco Montorro

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Armani Jeans-Banca Tercas di Paolo Corio

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Angelico-Ngc di Stefano Zavagli

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Solsonica-Montepaschi di Franco Orsi

10 Premiata-Scavolini Spar di Alessio Berdini 11 Carife-Snaidero di Mauro Cavina 12 Air-Gmac di Raffaello Califano 14 Finale Eurocup di Stefano Zavagli

Legadue

13 Il punto di Lorenzo Settepanella

Primo Piano

16 La riforma dei campionati di Piero Parisini

Donne

18 Serie A1 di Roberto Perticaroli 20 Serie A2 di Roberto Perticaroli 21 Coppa Italia A2 di Roberto Perticaroli 22 Giovani talenti di Damiano Montanari

International

23 Spagna, Tau-Barcellona di Angelo Potenza 24 Spagna, prospetti NBA di Angelo Potenza 28 Nba, Phoenix di Enrico Bonali

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l’ E-ditoriale Io, Ettore Playground Style Play on/off Il test

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Serie A

Virtus, appesantita ma pensante È un periodo di lavoro fisico intensificato per La Fortezza. Che non brilla nemmeno contro Caserta, ma mette in saccoccia altri due punti preziosi

di Franco Montorro

Qui Bologna 86 La brillantezza Bologna la lascia alle pastigliette per la lavastoviglie, però questa squadra tiene capa tosta e contro la rognosetta Caserta che all'andata l'aveva infilzata a mo' di tordo Boniciolli ritrova al momento decisivo il Boykins (nella foto) semidisperso nel derby e buone pennellate le dà pure Righetti, che contro la Fortitudo era rimasto in panchina... Ma sì, diciamolo obtorto collo. Nell'altra metà campo, sull'altra panchina nerobianca, Frates ha Michelori e Slay solo per onor di firma, ma giostra bene i sette in doppia cifra di minutaggio prendendosi anche qualche vantaggio confortante e godendosi perfino il lusso di facciata ovvero inutile, ma fa colpo – di prendersela a ragione con un paio di decisioni arbitrali che forse, chissà, nemmeno lo spagnolo di Montepaschi-Panathinaikos gara quattro avrebbe preso: un fallo su tiro da 3, un'infrazione di campo, piccole fischiate di pessimo gusto. La Virtus ha fatto e sta facendo pesi, il momento strategico, propizio e obbligato è questo e dunque paga. Ma vince e adesso aspetta il recupero di Treviso-Roma e poi la partita a Teramo prima che siano sciolte le campane di Pasqua per sapere se il 16, contro Siena, potrà giocare con: a) Concentrazione, come si conviene ad una rinnovata classica;

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b) Nervosismo, perché il vantaggio sulle inseguitrici è tornato esiguo; c) Tranquilla di essere cattiva, perché i quattro punti autorizzano a mettere il match sul piano della grande rivincita.

Qui Caserta 81 Quattro ex a referto e i tre in campo si prendono la giusta razione di applausi di riconoscenza alla presentazione e di fischi di paura in campo specialmente Brkic che ad un certo punto viaggia a 3/3 nelle bombe. Idem Di Bella, che non va mai fuori giri, e Frosini che però finisce in calando e che si dimentica la confidenza con il canestro avversario. A fine gara Frates si dice soddisfatto, per una partita davvero bella dei suoi e onestamente riconosce che è stata giocata con un'avversaria troppo più forte, smaliziata, estesa. La Juve seguita e incitata da un bel po' di tifosi, irrobustiti dagli affiliati Fortitudo, è vissuta bene nel primo tempo quando c'erano tutte le energie per correre secndo la sua natura, ma ha tenuto banco anche per larghissimi tratti della ripresa, patendo però troppo a rimbalzo e finendo in chiaro debito di ossigeno e sovraccarico di acido lattico. L'innesto fresco, Marmarinos, allungherà le rotazioni, Diaz ha dato un'altra conferma di importanza capitale nel sistema casertano. In quanto a Foster c'è una mira da registrare.


Serie A

Armani Jeans, la sesta vale il quarto (posto) Ennesima vittoria di fila dell’Olimpia che raggiunge così la Tercas in classifica. Inarrestabile Hawkins di Paolo Corio

Qui Milano 97 La società annuncia un Palalido esaurito già a metà settimana, ma a giudicare dai seggiolini vuoti e dalle gradinate libere tanti milanesi devono aver avuto impegni dell'ultima ora... Comunque sia, gli assenti hanno ancora una volta torto: perché l'Armani Jeans infila la sesta vittoria consecutiva e s'insedia al quarto posto con una partita tatticamente non eccezionale ma certo intensa e determinata. A far la differenza per Milano, oltre che l'inarginabile Hawkins del secondo tempo (18 su 21 equamente suddivisi nelle ultime due frazioni), anche una prova balistica da oltre l'arco in cui eccellono un Mordente (4/5) positivo anche per intensità difensiva e un Vitali (3/6) che con triple e assist si fa perdonare le tante distrazioni in copertura. Tra i lunghi, con Sow in una delle sue serate inconsistenti e Rocca a lottare come sempre sotto canestro malgrado una settimana di sofferenze intestinali, la notizia viene invece dalla prova del "calabrese" Maurice Taylor: 10 punti e 5 rimbalzi in 15', ma soprattutto un atteggiamento vincente che ben influenza tutta la squadra. Con più allenamenti nelle gambe e conseguente più fiato nei polmoni, il numero 23 potrebbe davvero rivelarsi l'arma in più dell'AJ in chiave playoff. E magari far riflettere coach Bucchi sulla possibilità di scalare di uno tutto i ruoli, con Hawkins guardia e Hall ala piccola a creare non pochi problemi di marcatura alle avversarie di turno, inclusa la "predestinata" Siena.

Qui Teramo 88 Pronta a giocarsela con chiunque e su qualunque campo: Teramo fa onore alla sua fama e di fatto cede all'AJ solo negli ultimi cinque minuti del match. Tuttavia, pur apprezzando l'assenza di qualsiasi timore reverenziale da parte degli abruzzesi, la scelta di coach Capobianco di affidare Hawkins a Poeta pare da subito mossa fin troppo azzardata, pagata poi di fatto con una perdita di lucidità offensiva del play ospite con il passare dei minuti e con la parallela crescita del "falco" milanese, bravo a sfruttare la superiorità muscolare per volare ripetutamente da match-winner nell'area colorata avversaria. Ma se in quella marcatura irrisolta (ci ha provato pure Moss, con esiti sempre deficitari) sta molto della sconfitta di Teramo, pesano anche un generale scarso apporto della panchina (16 punti sugli 88 totali) e la prova decisamente sottotono di Amoroso (3 punti, 2 rimbalzi, 1 persa in 16'), che soffre sia Taylor sia un Hall come lui sottotono. Eccellente invece la prestazione di Brown (19 + 10 rimbalzi in 30'), trionfatore nel duello con Sow, così come positive sono quelle di Carroll (16) e Moss (17), che con Poeta (altri 17) certificano tutta la qualità della trazione posteriore della squadra di Capobianco. Che da parte sua, rebus Hawkins a parte, alla fine vede proprio in un teramano il giocatore capace di girare la partita: peccato che lo sia di nascita e non di maglia... ovvero Marco Mordente.

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Serie A

Cantù corsara, una mano sui playoff

Impresa esterna della squadra di Dal Monte, che infligge a Bechi un k.o. inatteso di Stefano Zavagli

Qui Biella La stecca l’Angelico, sbagliando il piano partita, si gioca al tiro al bersaglio ed entrambe le compagini in avvio prendono di continuo il centro. Dopo 10’ ci sono segnati a referto già 61 punti, è un botta e riposta, sarà la fortuna della Ngc e il cruccio dell’Angelico. Che anziché farsi prendere dalla gola si doveva approcciare con altro stile, provando a dettare l’inerzia partendo da una difesa più stretta e non ballerina. Biella ha patito le percentuali dalla lunga dei canturini, ma anche negli uno contro uno. Così Biella ha guidato fino a metà di secondo quarto (+7, 40-33), per poi perdere il filo conduttore. La svolta è arrivata a inizio del secondo tempo, in quegli attimi è aumentata la pressione e sono stati guai. E’ la seconda volta che accade. L’Angelico quando ha l’occasione di spiccare il volo finisce per diventare improduttiva, poteva centrare contro Rieti il poker e la scena già in quella circostanza è stata simile a questa. Dice Atripaldi: “Quando cambia la pressione, cambiano anche i nostri volti”. Così la Ngc ha proseguito nella sua onesta partita, scavando il solco e in finale i rossoblù si sono appellati al fallo sistematico, ma la frittata ormai era servita. A livello individuale prosegue il momentaccio no di Reece Gaines, è quasi un fantasma. Nel girone di ritorno non è mai riuscito una volta ad essere incisivo e ormai ha perso la

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fiducia nei propri mezzi. Colui che doveva essere il primo terminale offensivo, non attacca più.

Qui Cantù Decisiva in trasferta, trasportata dai suoi americani, trova una serata al tiro eccezionale. Pronti via scrive alla statistica da due 7 su 7, chiuderà con il 66% da due e un folgorante 12/26 da tre. A girare più di tutti dopo Montegranaro, è stato per l’ennesima volta Bj Elder, ha segnato 25 punti e non solo. I suoi canestri sono stati spesso decisivi, arrivati in attimi importanti, quando Biella cercava con la forza della disperazione tra la fine del terzo quarto e l’inizio dell’ultimo di riprendere in mano le redini dell’incontro. Invece il talento di Elder e l’atipicità di Toure hanno permesso al quintetto di coach Dalmonte di non sbandare mai. Dice il tecnico imolese al capolinea: “Nel secondo e terzo periodo abbiamo concesso a Biella appena 30 punti, abbiamo preso le misure, poi le alte percentuali al tiro hanno reso tutto più semplice”. Pinkney e compagni hanno subito nelle battute iniziali appena, poi una volta trovata la soluzione, hanno dato chiari segnali di continuità. A questo punto della stagione, quando si è vicini alla Pasqua e al termine della stagione regolare, i biancoblù hanno un passo e mezzo dentro al tabellone playoff. Conclude Dalmonte: “Ora le nostre certezze si dovranno costruire negli incontri casalinghi”.


Serie A

Solsonica, per tre quarti pari ai campioni

Era una Mission Impossible, per questa Sebastiani, che cercava di approfittare di una Montepaschi delusa in coppa, ma...

di Franco Orsi

Qui Rieti 54

Qui Siena 69

Se doveva cercare due punti di speranza, la Sebastiani non poteva illudersi di trovarli contro Siena, nemmeno sfruttando il logico disappunto in casa Montepaschi dopo la bruciante delusione in Eurolega. “Ma perché non provarci?” è stato per lunghi tratti il leit motiv per una squadra dalle rotazioni ridotte all'osso. Ma da quei sei stakanovisti (Green, Campbell, Hubalek, Gigena, Sklavos e Thomas) Lardo sa cavare il meglio ed ecco che per tre quarti di gara la Solsonica non molla, resta incollata, combatte e chissà se anche si illude, almeno fino ad un contestato antisportivo a Campbell o più probabilmente fino alla doppia tripla subita da Carraretto che annulla le residue speranze, dopo che i reatini erano arrivati fino a -5 nell'ultimo periodo. Immediato resettaggio e proiezione verso le restanti gare per la salvezza. Un ciclo terribile che inizia a Roma, la vigilia di Pasqua. Anni fa ci fu un miracolo. Sabato prossimo lo sarebbe doppio, ma questa Rieti ha insegnato a tutti che chi pensa di non farcela ha sicuramente ragione. Nota a margine: qualche protesta per l'arbitraggio. Normale amministrazione, verrebbe da dire. Insomma, niente di scandaloso, in una settimana che qualche polemica assai veemente l'ha riservata. Chiedere a Siena, purtroppo, per conferme.

Montepaschi, già, fuori dall'Eurolega con qualche rammarico e più di una recriminazione per un arbitraggio discutibilissimo in gara 4. Passato, da cancellare in fretta, delusione da metabolizzare ed allora Rieti poteva essere un campo agevole per ricominciare. Almeno a leggere la classifica. Poi però c'era sempre il ricordo dell'inopinata sconfitta in casa Fortitudo e, se non bastava, ecco il brio di Rieti a far tenere alta la guardia a coach Pianigiani. Dell'andamento della gara s'è detto, a lungo in equilibrio fino al break provocato da Carraretto e che ad un certo punto ha portato il divario fra le due formazioni fino ad un non legittimo +18 per la Montepaschi. I campioni d'Italia hanno avuto buone cose da Sato, Stonerook e soprattutto da Finley, l'ex di turno, per l'occasione micidiale da oltre l'arco. Ma in una gara a ritmo non sempre elevato, Siena priva di McIntyre, non ha goduto del consueto contributo da parte di Eze e Kaukenas. A Rieti il loro contributo è stato minimo. Normale rotazione di rendimento o normali postumi di una grande delusione? Sabato prossimo a Pesaro, un altro banco di prova per una formazione che poi nell'anticipo settimanale andrà a far visita alla Fortezza e quello sì, per mille ragioni, che sarà una cartina di tornasole per l'aprile dei tricolori.

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Serie A

Premiata: casa dolce casa. Il derby marchigiano è suo

Con una grande prestazione di squadra Montegranaro si aggiudica il derby delle Marche e raggiunge in classifica i cugini, per i quali i playoff si allontanano di Alessio Berdini

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Qui Montegranaro 87

Qui Pesaro 79

La Premiata è riuscita nell’”impresa” di vincere il derby marchigiano in casa. Infatti, sebbene i precedenti in serie A siano stati pochi, solo 3, il derby lo aveva sempre vinto la squadra in trasferta. E questa è davvero una vittoria che vale doppio: sono due punti di fondamentale importanza per la salvezza, sempre più vicina, ma anche per continuare a inseguire il sogno playoff: «E una vittoria importantissima» dice coach Finelli «che ci avvicina al nostro obiettivo: la salvezza. Ottenerla è il nostro scudetto. Poi ci sarebbero anche i playoff, qualche vittoria più in là. Quelli invece sono la nostra Eurolega». E se gioca così come ha fatto oggi la Premiata è davvero da playoff per due motivi: in primo luogo la voglia, l’intensità difensiva seguita da lucidità in attacco, la continuità messe in mostra da Montegranaro oggi come quasi sempre accade in casa, sono indice di una squadra che potrebbe avere più punti di quanti ne abbia attualmente. L’MVP della partita è proprio l’intera squadra, che così dà un calcio alle polemiche sorte in settimana dopo la sconfitta in trasferta a Cantù. A questo proposito Finelli ha voluto dire la sua opinione in difesa dei suoi ragazzi, prendendo così lui stesso la posizione di leader: «Spero che i tifosi, cui è dedicata la vittoria, capiscano che noi magari non vinciamo sempre, perché è impossibile, ma in ogni partita mettiamo il nostro impegno e questo non deve mai essere messo in discussione» (nella foto, Minard).

Non è bastata la decisione della società di portare in ritiro la squadra dopo la sconfitta interna di domenica scorsa contro Treviso. Anzi. La squadra che entra in campo nel primo quarto è molle, svogliata e quasi impaurita dall’aggressività della Premiata. Quella che per blasone tra le due squadre marchigiane dovrebbe essere il leone invece recita la parte dell’agnellino per almeno 20 minuti. La sveglia arriva solo nel terzo quarto, quando i pesaresi coprono lo svantaggio di 14 punti, con cui avevano chiuso il primo tempo, tornando a -2. Ma ormai è troppo tardi. La chiave della sconfitta la spiega, o almeno ci prova, coach Sacripanti, comunque soddisfatto perché i suoi ragazzi per almeno 20 minuti hanno giocato una buona pallacanestro, cosa che non era successa in casa con la Benetton: «Abbiamo avuto tanta frenesia, troppa voglia di giocare e risolvere la situazione da soli. Per questo non abbiamo ragionato e perso troppi palloni, regalando a loro i primi due quarti». La strada per i playoff si complica, anche perché ora in compagnia di Pesaro a quota 22 c’è la Premiata, che nei confronti diretti è 2 a 0.


Passeggiata Carife Baratro Ferrara

Serie A

Da una parte solidità di squadra, dall'altra una formazione ormai rassegnata alla inevitabile retrocessione di Mauro Cavina

Qui Ferrara 93

Qui Udine 75

Sette vittorie nelle ultime dodici gare sono un bilancio più che soddisfacente per una squadra che punta alla salvezza e che, dopo la vittoria con la Snaidero, la vede sempre più vicina. Certo, la Carife ha ancora un po’ di strada da fare, ma può dire di essersi messa definitivamente alle spalle almeno una squadra, Udine, e l’ha fatto dominando una gara che alla vigilia doveva essere una sfida salvezza rude, drammatica, emotivamente intensa, che invece è stata tutt’altra cosa. Una passeggiata, o quasi, dove la Carife che ha messo a nudo tutti i limiti della Snaidero. O meglio, ha mostrato ancora una volta (dopo le gare con Gmac e Lottomatica) come il lavoro di Giorgio Valli (nella foto, insieme a Collins) stia finalmente pagando e come la solidità di una squadra possa avere la meglio su un insieme di giocatori, alcuni pure di talento. Tanto che Ferrara con due strappi arriva fino al +22 a fine secondo quarto, resiste alla sfuriata di Anderson e Allen (-6 al 28’), ma poi riprende in mano la gara, scatta fino all’83-60 e chiude in fretta la pratica Udine, scalando un’altra posizione di classifica. In una gara in cui ogni singolo elemento è stato a suo modo importante. «Ringrazio i giocatori perché dimostrano sempre grande attaccamento alla maglia e lavorano con grande abnegazione – ha detto Valli -. Abbiamo fatto un bel passo verso la salvezza, ma dobbiamo fare altra strada». Tutto nel giorno in cui Ferrara ha salutato il ritorno del general manager Alessandro Crovetti, di nuovo operativo dopo un periodo di assenza.

Quello che doveva essere il giorno della riscossa s’è trasformato nel momento della resa. Definitiva o no a cinque giornate dalla fine Udine è sempre desolatamente ultima in classifica e da quanto mostrato sul campo di Ferrara pur priva di quel sacro fuoco di chi vuole cercare almeno di vendere cara la pelle fino alla fine. Troppo molle la Snaidero per reggere alla determinazione di Ferrara. Troppo poco squadra per tenere testa ad un sistema di gioco organizzato che basa tutto o quasi sulla tenuta in difesa. E a parità di talento e obiettivi, il divario tra Udine e Ferrara è risultato evidente. Per tutti i primi due quarti è stato il gioco corale della Carife a mettere in crisi Udine, ostaggio di giocatori come Forte che continuava a fare (o meglio, a disfare) tutto da solo. A conferma di ciò l’unico momento in cui la Snaidero ha recuperato è stato nel terzo quarto. Le scorribande personali di Allen e Anderson sono state solo un fuoco di paglia. Un momento in cui Ferrara ha perso il controllo della gara, per poi riprenderlo poco più in là guarda caso stringendo le maglie in difesa. A fine gara laconico, ma significativo, il commento di Romeo Sacchetti: «Abbiamo offerto uno spettacolo indegno nel primo tempo. Mi vergogno come uomo di quel che è successo. Dopo una prestazione così non c’è nulla da dire, devo solo stare zitto».

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Serie A

La vecchia guardia tiene su l'Air

Ma c'è il problema Best. Gmac: talento e fisicità non bastano quando il ritmo sale

di Raffaello Califano

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Qui Avellino 73

Qui Fortitudo 68

Fischi stizziti all’intervallo ed applausi convinti alla sirena. Contro la Fortitudo, la Scandone non si risparmia proprio nulla... Abulica e rinunciataria anzi, addirittura irritante nel primo tempo. Bella, ‘cattiva’ e concentrata nella ripresa. In mezzo le consuete alchimie tattiche di coach Markovski che – dopo il provvidenziale pit stop – trova l’assetto giusto per ribaltare una gara difficile ed importante. Così come 15 giorni fa contro Montegranaro, ‘la vecchia guardia’ regala ad Avellino un successo che la tiene ancora in corsa per i playoff (uno degli obiettivi di inizio stagione). L’Air rinuncia a Tusek ma – come d’incanto – svuota un’infermeria mai così colma (un paio di allenamenti – durante la settimana precedente la partita – sono saltati per mancanza del numero legale...). Una volta in campo – però – qualcosa non va. E – ancora una volta – il veterano Best (indisponente e svogliato) sale sul banco degli imputati. Forse – prestazioni e risultati alla mano – è stato proprio lui il principale problema della formazione biancoverde. Il tecnico macedone – comprensibilmente – lo tiene a lungo in panchina, trasferendo il bastone del comando nelle sapienti mani di Diener e ‘cavalcando’ i protagonisti dello scorso anno. ‘Il professor’ Radulovic porta a scuola chiunque gli capiti a tiro ed ispira la rimonta. Il colosso Williams spazza via Papadopoulos e completa l’opera.

Un déjà vu. Tanto di cappello per il suo talento e la sua fisicità ma – quando gli avversari alzano il volume della radio in difesa ed elevano giusto un po’ il livello di intensità – la Gmac perde la testa e la partita. Eppure – contro un’Air neppure trascendentale – la compagine felsinea arriva in vantaggio sino all’ultimo quarto, prima di gettare l’ennesima occasione alle ortiche: a causa di una marea di palle perse (molte delle quali – ad onor del vero – provocate dalla retroguardia irpina). Come di consueto coach Pancotto ha le idee chiare: buca ‘la zonetta’ della Scandone conquistando il cuore dell’area colorata e – grazie a qualche mis match favorevole – punisce spesso Avellino in post basso. Il fioretto di Huertas e la sciabola di Gordon – supportati dalla verve di Mancinelli – consentono alla Fortitudo di scappare sino al più 11 della pausa. Il play brasiliano e la guardia Usa rispondono presente anche nel secondo tempo. Il mancino biancoazzurro ed i suoi compagni invece – a cominciare da un imbarazzante Strawberry – cominciano lentamente (ma inesorabilmente) a perdere colpi ed a lasciar strada alle scorribande dei lupi. La pesante assenza del fantasista Scales – con ogni probabilità – frena oltremodo il possibile volo delle aquile. La panchina bolognese offre poco o nulla al suo allenatore (solo 15 contro 31 il fatturato in punti delle cosiddette seconde linee) che – nelle fasi topiche del match – non sa più a quale Santo votarsi. Simpatico – alla fine – il gemellaggio tra gli Original Fans e la Fossa dei Leoni.


Legadue

Childress, operazione 24 per una Varese ormai su

Randy allo scadere sistema per la Cimberio una delle ultime tessere per la promozione. In coda, Imola e Roseto sono ormai disperate di Lorenzo Settepanella

Passando al fotofinish a Reggio Emilia grazie ad una prodezza di Randy Childress (nella foto) a 24 centesimi dal gong (ma presa per mano per gran parte della gara da un sontuoso Galanda, capace di segnarne 24 con 7/11 dal campo), la Cimberio Varese mette una seria ipoteca sul primo posto finale e di conseguenza sulla promozione diretta, a conferma di una stagione vincente seppure non dominante come da pronostico. Nonostante la grande regolarità del duo Hatten-Killigsworth, Veroli passa sul difficile parquet di Brindisi alzando l’intensità nell’ultimo quarto, e quindi tenendo costante la distanza da Varese, ma il passare delle giornate senza tonfi varesini assottiglia le chances di primato della Prima, obbligata a battere Roseto giovedì prossimo, nella speranza di una concomitante, ma improbabile, sconfitta casalinga di Varese contro Brindisi. Battendo una Pavia estremamente combattiva e animata da un Marigney indomabile (32 punti con un ottimo 11/18 dal campo), Soresina tiene in vita la possibilità matematica ma oggettivamente non realistica di agguantare il primato (6 punti in palio, 3 partite alla fine), e il suo obbiettivo concreto rimane il miglior piazzamento possibile. Cioppi spera infatti di poter agguantare, Veroli permettendo, il secondo posto o nella peggiore ipotesi il terzo, ma ad attenderlo ha, eccezion fatta per il prossimo turno (contro Imola a Faenza) un calendario feroce (Varese in casa, Casale Monferrato fuori). Terzo posto alla portata anche di Casale Monferrato, alle prese con un calendario un po’ più agevole ma anche due punti in

meno della Vanoli. Ma in virtù del colossale equilibrio in gioco, gli ultimi tre turni di stagione regolare saranno fortemente determinanti per i piazzamenti playoff, magari aiutati dall’algebra per tener conto delle differenze canestri negli scontri diretti. Quelle di Sassari, Livorno, Rimini e Scafati sono vittorie pesantissime perché sono le vittorie della salvezza matematica, ottenuta ad una quota altissima (28 punti), rispetto a quella decisamente più bassa delle stagioni successive, a dimostrazione di un contesto molto livellato, seppur qualitativamente non elevatissimo oltre che ricco di situazioni traballanti dal punto di vista economico. E a salvezza archiviata la formazione di Cavina soprattutto avrà argomenti da far valere anche in chiave playoff. Matematica che non offre ancora certezze nella zona più calda della classifica, ma per la verità per Imola e Roseto la retrocessione è soltanto una questione di tempo. Il crollo di Venezia a Livorno (determinante in negativo l’inusuale magra nel tiro pesante di Janicenoks) e lo scivolone di Pistoia a Rimini (dove il duello Scarone-McCullough prefigurava un ritorno al passato, anche se a decidere la gara è la prova totale di Phil Goss, 23 punti e ben 11 recuperi) tengono la classifica cristallizzata ma se Imola non può oggettivamente competere con Casale Monferrato, allo stesso modo Roseto, che ottiene da Holland il minimo storico, combatte e picchia duro, ma non ha sufficiente qualità per mettere sottosopra il Banco di Cavina.

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Serie A

Biella con anima. La curva Angelico di Stefano Zavagli

Viaggio sul pianeta dei supporter biancoblù. Una curva passionale e tutto sommato fatta a modo suo

è il Grande Fratello e c’è la Grande Famiglia. Scrivi “ultrà” e pensi solo persone squallide senza valori. Che non conoscono il rispetto a la voglia di socializzare. Le terre non sono tutte uguali. Quella di Biella, ad esempio, è più unica che rara, la curva è tra le più passionali della Serie A e vive in un mondo tutto suo. Dietro a quei volti, i volti della fede rossoblu, ci sono persone che al lunedì vanno a lavorare, piccoli imprenditori, operai, impiegati. Ce ne per tutti i gusti. Tante volte tengono famiglia e non disdegnano di portare il figlioletto in tribuna. Altre volte partono all’avventura solo per l'Angelico, tornano a casa all’alba, non vanno nemmeno a dormire e alle 6 firmano il cartellino all’ingresso della fabbrica. Due settimane fa in una dozzina sono partiti dal Piemonte e sono andati a supportare la squadra a Caserta. Macché Capodichino, macché alta velocità, andata e ritorno su un furgoncino: 1600 chilometri senza fiatare, con rientro alle 20.30 dopo la vittoria e arrivo in città alle 4.30 del mattino. Si chiama fede. Questo accanimento. Che a Biella vede il fulcro in due realtà: “Dannati” e “Trivero Alcoolica”. Sono i due gruppi organizzati dei tifosi, due entità asettiche, ma sempre pronte a collaborare, quando si tratta

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di difendere i colori rossoblu. I Dannati nascono nel 1997, ma già del 1995 alcuni pionieri si davano appuntamento al palazzetto di via Paietta muniti di sciarpa e trombetta. Ai tempi occupavano lo spicchio sopra la panchina della Pallacanestro Biella, la curva nemmeno esisteva e al suo posto nel vecchio impianto di Biella svettava solo una porta da calcetto. Poi il gruppo si è ingrandito, soprattutto grazie a Claudio Porta, figura di riferimento, sempre pronto a far da legante tra tifosi e società. Nel bene e anche nei momenti più difficili. In settimana lo vedi in via Italia, affaccendato, con tanto di giacca e cravatta. Manda avanti un’assicurazione e da tutti è stimano come professionista. Alla domenica si trasforma, abbandona le polizze e impugna il megafono. Chissà, se ha mai pensato di assicurare l’incolumità dei tifosi, sempre stipati all’inverosimile. Nel frattempo, a Trivero, nasce la Alcoolica, Biella dalle vallate Sesia e Serrera resta defilata e allora ecco il secondo gruppo, pronto ad affiancare i Dannati in curva. Nasce uno zoccolo duro di 500 persone. Che tifano, ma fanno anche sistema. Sono tra i pochi, fortunati, ad aver l’onore di viaggiare in bus con i componenti del consiglio di amministrazione del club. E’ successo pure questa settimana. Sponsor

Massimo Angelico e il socio Alfredo Botto Poala in prima fila sul torpedone a scherzare con i tifosi e a intonare i cori. Si fanno voler bene e da cosa nasce cosa. Fino a organizzare questo bus affittato non per andare in trasferta, ma per recarsi a Caluso ospiti del vicepresidente Antonio Forni per una cena definita della grande unione. Tifosi e soci, compreso il presidente Atripaldi, a tavola insieme. Pane e salame. Per iniziare. E avanti tutta. Un banchetto che ha preso l’attenzione, anomalo, ma non è tutto qui. Denso di significati in un momento per il territorio difficile, con il lavoro sempre più traballante e incerto, si è consumato un confronto che vale come fenomeno sociale, di aggregazione e di unione. Il basket unisce i ceti sociali. Non c’è solo il gioco, il parquet e i punti in palio. C’è un’essenza degna di un reality riuscito, qui senza telecamere. Sconfitti domenica, contro gli eterni rivali di Cantù, la squadra della curva ha continuato a cantare comunque fino alla fine della partita. Con il risultato indigesto già scritto. Per alcuni la pallacanestro è moda e tendenza. Invece per lo zoccolo duro è questione di unione. Di telefonate di conforto. Di amicizia. Di aiuti reciproci. E poco importa. Se al mattino vai in roccatura oppure parti per la Cina in cerca dell’affare del secolo.


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Primo piano

Fuga dai costi e “bufala” sui giovani italiani La fase della riforma dei campionati sta per entrare nel concreto. Tante proposte, un paio di considerazioni sul principale obiettivo e su una cruda realtà. di Piero Parisini l male si avvicina all’osso. Nel senso che la riforma dei campionati sta passando dalla fase delle chiacchiere a quella lunga e dolorosa della concretezza. Progetti fanno capolino un po’ qui e un po’ là, così tanto per vedere che tempo fa, che aria tira. In questi giorni alcuni organi di stampa ne hanno pubblicato uno, bocciato da chi di dovere in un amen, così almeno mi dicono fonti sicure. Prevedeva di lasciare l’A1 così com’è, mentre la A2 diventava un campionato non più professionistico, con 32 squadre su due gironi invece delle attuali 16, mantenendo però un certo tono per la prevista presenza di ben 64 giocatori extracomunitari ovviamente, anche loro, non professionisti, si fa per dire. Poi a seguire tutto scendeva di un gradino, B1 a 48 squadre, la B2 a 96, mentre la C tornava ad essere un campionato sostanzialmente regionale. D’altri progetti ho notizie ancora più vaghe, ma un paio d’elementi sono comuni un po’ a tutti: la fuga dai vincoli e soprattutto dai costi della Legge 91, il professionismo cioè, e l’inserimento di un certo numero di Under d’età, ovunque, in ogni campionato ovviamente non

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professionistico perché quello professionistico già ne ha abbastanza fra comunitari e non, di formazione, passaportati, figli di un mio amico e così via. Beh allora dico la mia. Fuga dai costi del professionismo, che di quello si tratta. Sarà meglio mettersi d’accordo prima con l’ENPALS che da un paio d’anni dà la caccia, senza successo va detto, a compensi superiori ai 4.500 euro annui pagati agli istruttori di minibasket. Figurarsi adesso che ha fatto ufficialmente conoscenza con il nostro mondo grazie all’accordo siglato di recente con la FIP. Glielo andate a spiegare voi che il signor tal dei tali è venuto da Houston a giocare da non professionista in una delle nostre ridenti città e per questo il compenso che gli viene riconosciuto è solo un modesto rimborso spese da non sottoporre ad alcuna imposizione contributiva. Per non parlare dell’altro nuovo collaboratore della FIP, l’Agenzia delle Entrate. Dice niente questo nome? Gli under. Nobile è lo scopo: obbligare le società a far giocare quanti più giovani è possibile così diventano bravi. Bene, peccato che raramente norme di questo genere raggiungono lo


Primo piano

scopo per cui sono state fatte. E il perché è presto detto. Fino a che rimarrà in piedi l’attuale sistema di campionati concatenati gli uni agli altri, una società che partecipa ad uno di questi ha una sola “mission” come si dice oggi: o vincere il proprio scudetto, che per quasi tutti vuole dire promozione ad un campionato superiore, oppure non retrocedere ad uno inferiore. Non hanno e non possono avere altri obiettivi, perché è il sistema che li obbliga. Solo a quello pensano: a vincere o a non perdere, stop. Il resto non conta oppure conta poco. E allora perché obbligarli? Se uno vuole allevare giovani virgulti lo faccia per sua scelta, convinto che è la cosa giusta da fare. Vi dedicherà le necessarie, ma giuste

e ragionevoli risorse compatibili con le proprie disponibilità e vedrete che farà le cose come si devono fare. Ma non obbligate nessuno, perché chi non è convinto avrà solo una rottura in più e forse anche qualche costo in più e visto come vanno le cose, direi che non è proprio il caso. E poi se un giocatore giovane è buono, vedrai che gioca, non ha bisogno di “quote rosa”, va e spacca il mondo nel suo campionato. Se poi si vogliono produrre atleti d’alto livello, quelli per il massimo campionato o per la nazionale, beh allora forse è meglio pensare ad un qualcosa di diverso, ma ne parleremo un’altra volta.

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Donne A1

Super Marija: eric salvanapoli Con 32 punti e 36 di valutazione del play serbo la squadra partenopea conquista nono posto e salvezza diretta al termine di una stagione contorta e tribolata. Viterbo scende in A2 di Roberto Perticaroli ravamo tutti in attesa dell’ultima giornata perché c’erano ancora parecchi verdetti da emettere. Ed invece è stata movimentata e vivace anche la settimana che ha preceduto l’epilogo della regular-season. Si è incominciato dalla paventata (e per fortuna non concretizzata) prospettiva da parte di Viterbo di non raggiungere Umbertide per la partita conclusiva fino alla “querelle” di Carpreaux a Ribera. Il giorno successivo al recupero del match interno vinto con Napoli, la società ha convocato il play belga chiedendole spiegazioni riguardo ad atteggiamenti indecorosi, scorretti ed antiprofessionali messi in mostra durante il match: così venivano giudicati in un comunicato stampa della stessa società. E ci fermiamo qui, ai comunicati ufficiali, perché preferiamo evitare di rincorrere voci che possono essere non attendibili. Fatto sta che, senza preavviso, la giocatrice ha raggiunto l’aereoporto di Palermo abbandonando Ribera. Il procuratore della giocatrice, Stefano Luigini, da noi contattato ha preferito non commentare l’accaduto. Ma veniamo al basket giocato. Taranto, reduce dal + 12 con cui ha piegato il Galatasaray nella gara di andata della finale di Eurocup, ha espugnato il Taliercio di Mestre conquistando il primo posto e relegando al terzo Venezia. Oltre alla sconfitta, Venezia esce da questa partita con un nuovo infortunio al ginocchio di Giorgia Sottana. «Una partita già in clima da playoff, intensa e vibrante dove la differenza l’hanna fatta gli episodi» dice Massimo Riga, coach della Reyer. «Probabilmente Taranto nei momenti in cui si decideva la partita è stato più cinico di noi». «E’ stata la vittoria che ha mostrato la maturità

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della squadra: non era facile venire a vincere su questo campo. Le ragazze lo hanno fatto dimostrando carattere ed intelligenza tattica». Questo invece il commento di Roberto Ricchini (nella foto), che da subito penserà al match di ritorno con le turche: al Palamazzola verrà installato un maxischermo per i tifosi rimasti a Taranto e che non potranno seguire direttamente la squadra ad Istanbul. Nell’altro big-match della giornata Faenza, pur essendo già sicura del quarto posto, ha onorato il campionato battendo dopo un supplementare Schio, trascinata da Adriana-superstar (30 punti e 33 di valutazione). Per le scledensi la piazza d’onore. Oltre alla salvezza di Napoli, l’ultima giornata ha definito il quinto posto di Parma (che ha avuto parecchie difficoltà per sconfiggere Ribera, necessitando di cinque minuti supplementari), il Sesto del Geas, il settimo di Priolo e l’ottavo di Como (-30 a Priolo senza Smith). Ai playout invece Ribera, Livorno, Pozzuoli ed Umbertide. Viterbo, al termine di una stagione simile ad un calvario, la retrocessione in A2, la seconda consecutiva.

PLAyoFF e PLAyout QuAnte SFIDe gIà DeCISIVe! Eravamo tutti in attesa dell’ultima giornata perché c’erano ancora parecchi verdetti da emettere. Ed invece è stata movimentata e vivace anche la settimana che ha preceduto l’epilogo della regular-season. Si è incominciato dalla paventata (e per fortuna non concretizzata) prospettiva da parte di Viterbo di non raggiungere Umbertide per la partita conclusiva fino alla “querelle” di Carpreaux a Ribera. Il giorno successivo al recupero del match interno vinto con Napoli, la società ha convocato il play belga chiedendole spiegazioni riguardo ad atteggiamenti indecorosi, scorretti ed antiprofessionali messi in mostra durante il match: così venivano giudicati in un comunicato stampa della

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stessa società. E ci fermiamo qui, ai comunicati ufficiali, perché preferiamo evitare di rincorrere voci che possono essere non attendibili. Fatto sta che, senza preavviso, la giocatrice ha raggiunto l’aereoporto di Palermo abbandonando Ribera. Il procuratore della giocatrice, Stefano Luigini, da noi contattato ha preferito non commentare l’accaduto. Ma veniamo al basket giocato. Taranto, reduce dal + 12 con cui ha piegato il Galatasaray nella gara di andata della finale di Eurocup, ha espugnato il Taliercio di Mestre conquistando il primo posto e relegando al terzo Venezia. Oltre alla sconfitta, Venezia esce da questa partita con un nuovo infortunio al ginocchio di Giorgia Sottana. «Una


partita già in clima da playoff, intensa e vibrante dove la differenza l’hanna fatta gli episodi» dice Massimo Riga, coach della Reyer. «Probabilmente Taranto nei momenti in cui si decideva la partita è stato più cinico di noi». «E’ stata la vittoria che ha mostrato la maturità della squadra: non era facile venire a vincere su questo campo. Le ragazze lo hanno fatto dimostrando carattere ed intelligenza tattica». Questo invece il commento di Roberto Ricchini (nella foto), che da subito penserà al match di ritorno con le turche: al Palamazzola verrà installato un maxischermo per i tifosi rimasti a Taranto e che non potranno seguire direttamente la squadra ad Istanbul. Nell’altro big-match della giornata Faenza, pur essendo già sicura del

quarto posto, ha onorato il campionato battendo dopo un supplementare Schio, trascinata da Adriana-superstar (30 punti e 33 di valutazione). Per le scledensi la piazza d’onore. Oltre alla salvezza di Napoli, l’ultima giornata ha definito il quinto posto di Parma (che ha avuto parecchie difficoltà per sconfiggere Ribera, necessitando di cinque minuti supplementari), il Sesto del Geas, il settimo di Priolo e l’ottavo di Como (-30 a Priolo senza Smith). Ai playout invece Ribera, Livorno, Pozzuoli ed Umbertide. Viterbo, al termine di una stagione simile ad un calvario, la retrocessione in A2, la seconda consecutiva.

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Donne - Serie A1

Campionato, brividi diffusi a meno 40

Sono i minuti che mancano al termine della stagione regolare. Nell'ultimo turno di fronte le prime quattro: Venezia-Taranto e Faenza-Schio di Roberto Perticaroli artiamo dalla coda: brividì anche lì. Sospesa per impraticabilità di campo il match tra Ribera e Napoli con le partenopee avanti di venti lunghezze. Incontro da recuperare, fondamentale per decidere la retrocessione diretta. 30 punti e 30 di valutazione per Tillis nella vittoria del Geas a Livorno. Giornata interlocutoria in attesa del match di Schio del lunedì pomeriggio tra le scledensi e Parma (importante per la griglia playoff) e, soprattutto, dell’ultimo turno quando il destino ha deciso che si debbano incontrare le prime quattro tra loro, con in cartellone Venezia-Taranto e Faenza-Schio. Ed in ballo c’è anche il primo posto, mica poco. Diciamo comunque qualcosa di questa venticinquesima giornata che ha visto le vittorie esterne di Priolo con un punteggio da “maschile” (e cinque in doppia cifra) sul sempre difficile campo di Pozzuoli, di Venezia (bene Nadalin, nella foto, e Hayden) a Como e di Geas (con una grande Tillis, nella ) a

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Livorno. Taranto, in attesa della partita di giovedì in Coppa, si è allenato battendo piuttosto nettamente Umbertide mentre c’è voluto lo sfiancato Viterbo con il suo organico ridotto all’osso per far tornare alla vittoria Faenza dopo il trionfo in Coppa Italia. Curiosità a Ribera: partita sospesa nell’ultimo quarto con Napoli in vantaggio di venti punti. Partita da recuperare e decisiva per determinare chi tra le siciliane e Viterbo retrocederà subito in A2 e chi invece disputerà i playout. A questo punto, prepariamoci con carta e penna ad attendere la prossima giornata che, ovviamente, vedrà le partite disputate tutte in contemporanea alle 18,30 della domenica. E, prevedendo parecchi arrivi a pari punti, anche a più squadre, qualche calcolo (piccolo o grande che sia) andrà fatta Intanto, come da noi già annunciato alcune settimane fa, è ufficiale la candidaduta di Pasquale Panza a Presidente della LegA.


Donne - Serie A2

Coppa Italia: sarà Pontedera-bis? Al via giovedì a Chieti la Final Four: in programma il derby toscano con Lucca e lo scontro tra Marghera, vincitrice del trofeo nel 2007, e le locali del Cus.

di Roberto Perticaroli il primo appuntamento importante della stagione per il secondo campionato femminile, una sorta di spartiacque tra la regular-season appena conclusa ed i playoff e playout che prenderanno il via il fine settimana successivo alle festività pasquali. Un anno dopo Ancona, sarà Chieti ad ospitare la Final Four di Coppa Italia, manifestazione vinta lo scorso anno da Pontedera in finale proprio contro le padrone di casa. Delle quatto squadre che lo scorso anno si affrontarono al PalaRossini, solo quella allenata da Carretti rappresenta la continuità perché le contendenti che si troveranno di fronte Martinello e compagne rappresentanto una novità, almeno rispetto alla passata edizione. Se si esclude l’ex giocatrice di Maddaloni e Viterbo (e di tante altre squadre) e Martiradonna, è rimasto solo il nome sociale visto che la rosa è stata cambiata pressoché radicalmente e rinnovamenti ci sono stati anche in panchina e in società. C’è curiosità per vedere Lucca (nella foto), ottima nel Girone Nord; Marghera e Chieti sono reduci invece da una stagione fin qui non esaltante per tutta una serie di motivi e proprio in Abruzzo (specialmente il Cus che giocherà accompagnato dal sostegno del pubblico amico di Colle dell’Ara) potrebbero trovare lo slancio per il loro finale di stagione. Ma vediamo

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ora nel dettaglio il programma degli incontri. LuccaPontedera: la sterminata batteria di esterne e l’esperienza di Pontedera contro la rivelazione Lucca, neo-promossa che ha messo in mostra una giocatrice come Consolini da categoria superiore ed un’omogeneità di squadra da fare invidia. Pontedera favorito ma non crediamo ad una passeggiata. La formazione di Diamanti non ha nulla da perdere. Pronostico: Pontedera 75% - Lucca 25%. Chieti-Marghera: gli infortuni hanno caratterizzato l’annata di queste squadre. Quello del play ceco Uhrova (stagione finita a gennaio) ha penalizzato non poco le universitarie ben fornite sottocanestro ma che hanno dovuto chiedere gli straordinari alla giovane Diodati, comunque sia uno degli elementi positivi della stagione. A Marghera l’assenza di Borroni e Falzari in contemporanea ha penalizzato la compagine di Giuliani ed una serie di sei sconfitte consecutive ha fatto scendere la compagine veneta di qualche posizione rispetto ai pronostici estivi. Si è anche parlato di dimissioni del coach dopo il -20 di Reggio Emilia ma tutto sembra rientrato ed ora si cerca di far bene in una manifestazione che la squadra in provincia di Venezia ha già vinto nel 2007. In sede di previsione, piccolo vantaggio abruzzese per il fattore campo. Pronostico: Chieti 55% - Marghera 45%.

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Donne - Nuovi talenti

Debora Carangelo: nel segno del destino

A soli 17 anni si è imposta come una delle più promettenti giovani di tutto il panorama cestistico femminile. di Damiano Montanari

n sogno nel cassetto. Dentro, un pallone da basket e tutti gli ingredienti perché la fantasia diventi realtà: cuore, entusiasmo, passione, determinazione. Poi, per forza, il talento emerge. E trasforma il diamante allo stato grezzo in pietra preziosa e luminosa. Storia nata ai bordi della periferia di Caserta, a Maddaloni, terra promessa in cui è nata quella che oggi è molto più di una semplice speranza del basket in rosa: Debora Carangelo, 17 anni compiuti lo scorso 10 febbraio, play-maker titolare di Cervia nel campio-

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nato di A2. La natura le ha donato un fisico reattivo (1,63 m per 62 kg), ma soprattutto la capacità di saper leggere le situazioni prima che si verifichino, qualità che le ha permesso di bruciare le tappe in un cursus honorum da predestinata. «Iniziai a giocare a basket nel vivaio di Maddaloni a 5 anni – racconta infatti Debora – esordendo in prima squadra a 14, giocando 19' contro Priolo alla prima giornata del campionato di A1. Fu un'emozione indescrivibile”. Che tuttavia non frenò la crescita del piccolo folletto campano, capace di imporsi all'attenzio-

ne degli addetti ai lavori e di chiudere con un high di 10 punti contro Cavezzo. Poi, in seguito al fallimento della società, la scelta di vita. “Avevo avuto proposte da Parma, in A1, ma fu Cervia a convincermi». Per Debora una categoria in meno, la A2, ma la consapevolezza di avere il giusto spazio per fiorire. E così è stato. Nella stagione 2007-08 il giovane play è infatti esploso, aiutando Cervia a conquistare la salvezza e togliendosi la soddisfazione di stabilire l'attuale record di punti segnato da una giocatrice Under 16 in A2: 34 in 32' contro Sesto San Giovanni. Numeri importanti che hanno catapultato Debora nella Nazionale Under 16 di Giovanni Lucchesi, dove il suo talento è riemerso in modo consistente, come dimostra l'Argento conquistato agli ultimi Europei di Katowice. Un traguardo importante, per cui Debora non si monta comunque la testa: «Penso ad andare avanti nel modo migliore e a centrare la salvezza con Cervia». Con un occhio al campo da basket ed uno ai banchi di scuola. «Frequento l'Istituto Alberghiero e sono contenta dei miei risultati». Senza dimenticare la famiglia. «Qui vivo nella foresteria della società insieme alle mie compagne Giulia Cani, Ludovica Storer ed Ursula Colabello e mia madre Maria e mio padre Vincenzo vengono su a trovarmi una volta al mese. La lontananza? Mi dispiace, ma la mia scelta è stata fatta in accordo coi miei genitori che credono in me e che, come me, desiderano che io vada avanti con il basket». Ricordando la sorella Antonella ('84), il fratello Domenico ('87) ed il gemello Giovanni, che gioca a basket come “3” proprio a Maddaloni. Terra madre di Debora, piccola grande stella destinata a brillare a lungo.


Spagna

Derby iberico in eurolega: si va a gara 5

I catalani hanno portato a termine l'impresa, arrivando a giocarsi la bella in casa. Dove quest'anno, però, ha vinto proprio solo il Tau di Angelo Potenza

l Barcellona è riuscito nell’impresa. Dopo una gara tre gagliarda in difesa ma mal gestita in attacco (anche e soprattutto a causa dell’assenza di Navarro), in gara quattro i catalani sono riusciti a sbancare il feudo basco di Vitoria per 84-63 ed ora si giocherà la bella in casa, dove in questa edizione di Eurolega ha perso solo una volta (proprio contro Vitoria in gara uno di questi quarti di finale), al contrario del Tau che annovera tre sconfitte a domicilio (contro Roma, l’Olympiakos e da giovedì il Barcellona). Da notare come in queste quattro gare il Barcellona abbia rifilato più di venti punti a partita al Tau nelle sue due vittorie , mentre in gara 1 e gara 3 i catalani hanno perso rispettivamente di 9 e di 7, segno di come i giocatori di coach Pascual siano subito riusciti a prendere fiducia al primo scarto significativo in loro favore al fine da non permettere ai baschi di ricucire lo strappo, grazie a scelte di tiro azzeccate e ad un’intensità difensiva elevata e constante. Un’altra chiave di

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lettura della serie è rappresentato dal rendimento dei lunghi. Quando i catalani sono riusciti a far valere la loro maggiore fisicità e pericolosità offensiva sotto le plance, il Tau sembrava non poter far nulla. Non a caso, in gara tre il peggiore dei catalani è stato Ilyasova che due giorni dopo invece sfornava una più che buona prestazione (11 punti e 8 rimbalzi per lui). Ma il vero eroe di gara quattro è stato Andersen (il primo a sinistra, nella foto), finalmente tornato (forse per la prima volta da quando è a Barcellona) ai livelli di Mosca ed autore di 9 punti consecutivi nel terzo periodo (saranno 11 alla fine) che hanno tagliato le gambe ai baschi nel momento in cui stavano esercitando il maggior sforzo per poter rientrare in partita dal meno 14. Grazie all’australiano, il Barcellona è arrivato addirittura fino al più 20 nonostante la difesa del Tau fosse probabilmente nel suo più alto livello di intensità. C’è da dire comunque che sia in attacco che in difesa tutti i giocatori di Pascual hanno gio-

cato una partita gagliarda. L’inizio partita ha visto in Ilyasova e Basile (13 punti con 3/5 da tre per il solo alfiere italico rimasto nella massima competizione europea) molto prolifici in attacco. Poi all’inizio del secondo quarto, nel solo vero momento di difficoltà per i catalani, con i baschi saliti a più 8, ci ha pensato Navarro a ricucire lo strappo (come si è sentita la sua assenza, soprattutto in attaccco, in gara tre). Per il Tau questa sconfitta è ancora una volta figlia di brutte prestazioni da parte dei lunghi. Mentre in gara due fu Splitter, subito caricato di falli da Santiago, a lasciare i suoi compagni privi del proprio riferimento sotto le plance, in gara quattro sono stati Teletovic (uno degli eroi di gara tre, che in gara quattro ha terminato con 1 solo punto e -5 di valutazione in più di 25 minuti giocati) e McDonald (limitato dai falli, per lui solo 4 punti e -1 di valutazione in appena 13 minuti) a fallirle la propria prestazione.

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Spagna

Prospetti nba: non solo Ricky Sembra probabile che Rubio vada al draft solo nel 2010. Ma già quest'anno, altri spagnoli potrebbero essere scelti di Angelo Potenza In questi giorni in Spagna rimbalza la notizia che Ricky Rubio (nella foto) stia ridiscutendo con lo Joventud di Badalona l’NBA escape dell’anno prossimo per poter attraversare l’Atlantico nel 2010. Sembra quindi molto probabile che non lo vedremo al draft di quest’anno. Ciò nonostante, è possibile che tra le prossime scelte delle franchigie americane ci siano giovani promesse iberiche, probabilmente al secondo giro. I più accreditati sono Sergio Llull del Real Madrid (nella foto, contro Milano) e Victor Clavier del Pamesa Valencia. Sergio Llull è un play che ha nell’aggressività e nell’atletismo le sue armi migliori. Il giovane maiorchino (ha compiuto 21 anni a novembre) si è ritagliato uno spazio importante tra le fila del sorprendente Real di quest’anno, dimostrando di aver ormai acquisito quella continuità di rendimento necessaria per poter giocare ad alto livello. Anche per questo coach Plaza continua a dargli fiducia e responsabilità sia in Eurolega, che in campionato, dove Llull gioca 22 minuti a partita con 2,7 assist e 8,8 punti di media, con il 42% nel tiro da 3. In Europa le sue stati-

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stiche calano un po’, anche se è proprio nella massima competizione europea che ha sfornato la miglior prestazione della stagione, esattamente nel primo incontro di Top16 contro il Barcellona. Autore di 18 punti con 5/7 da 2 e 2/3 dall’arco, Llull risultò il match-winner della partita dopo che, all’ inizio del quarto quarto con il Real sotto di 10, trascinò i compagni alla vittoria con due triple, una palla rubata con schiacciata finale e due liberi in meno di 8 minuti. Oltreoceano è salito alla ribalta nell’ottobre del 2007, quando neanche ventenne rifilò 17 punti ai Toronto Raptors in amichevole ed ora viene pronosticato come possibile seconda scelta da alcuni siti specializzati come nbadraft e hoopshype. Lo stessonon vale per Victor Clavier, classe 1988 che ha perso gran parte della stagione a causa di una frattura alla gamba sinistra subita a Dicembre. Ritornato solo a marzo, quest’ala di 2.05 metri che in Spagna viene paragonato a Garbajosa ma che in realtà in prospettiva NBA potrebbe ricalcare le orme di Bostian Nachbar, è un ottimo rimbalzista (5,5 a partita finora in ACB) e un buon realizzatore(10,5 punti ). Salito alle ribalte durante i playoff del 2007, quando a neanche 19 anni segnava più di 11 punti a partita, anche quest’anno Clavier gode di molta fiducia sia da parte di Spahija, che lo fa giocare quasi 30 minuti a parita in ACB , sia da parte di Scariolo che lo ha inserito nella sua lista allargata per gli Europei nonostante fosse ancora infortunato. Clavier non ha ancora deciso se presentarsi al draft di quest’anno, anche se ha intenzione di fare la Summer League come l’anno scorso, per poter preparare il cammino verso l’approdo in NBA. Nonostante abbia maturato una certa esperienza in Europa, gli mancano un po’ di chili e una migliore percentuale nei tiri liberi, oltre che una maggior attitudine defensiva, per potersi presentare pronto all’appuntamento con l’NBA come ala versatile, alla Tayshaun Prince per intenderci. Ed è per questo che Llull sembra più pronto di lui al salto, in quanto più completo e con un pedigree europeo migliore, avendo maturato una certa esperienza anche in Eurolega, e non solo in Uleb/Eurocup. E si sa che gli scout NBA, dopo le recenti esperienze (vedi il caso Milicic su tutti), sono restii a valutare positivamente giovani europei con poca esperienza a livello internazionale.


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io, Ettore

Ci siamo ancora! Scusate ma sono proprio contento. Settima finale consecutiva per il Cska. L'ultima è arrivata al termine di una stagione non esattamente facile facile di Ettore Messina bbiamo avuto un anno più difficile degli altri, abbiamo cambiato molti giocatori però siamo ancora alla Final Four, per la settima volta consecutiva, credo un record imbattibile per il mio club. Proprio il club, inteso come dirigenti e persone che lavorano negli uffici penso meritino un grande riconoscimento per la serietà e il sostegno continuo che danno a tecnici e giocatori. Solo J.R.Holden è stato sempre presente in queste sette squadre del Cska che sono arrivate all'ultimo atto della competizione e credo sia un notevole record anche questo.

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Abbiamo affrontato il Partizan. Molti pensavano avremmo vinto in tre partite ma pochi avevano chiaro che la squadra di Vujosevic era per noi particolarmente indigesta per la sua fisicità e per la stazza fisica che non ci permetteva di avere molti mismatch a favore. L'inserimento di Viktor Khryapa (nella foto) nel quintetto delle prime due partite ci ha permesso di avere più potenza e un maggior controllo dei rimbalzi, senza perdere fluidità in attacco, vista l'abilità di Viktor nel passare la palla. Inoltre questo ci ha permesso di dosare il minutaggio del nostro migliore attaccante, Siskauskas, avendolo così

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sempre fresco nei momenti cruciali della gara. Abbiamo avuto grande difesa in tutte le partite, disciplina mentale, intendendo la pazienza di cercare il compagno libero anche dopo tre o quattro passaggi, la testa per giocare contro una ricerca esasperata del contatto. È stata un'esperienza incredibile giocare davanti a 23.000 persone in un palazzo completamente bianconero che non ha inquietato solo Lele Molin (nella foto), noto juventino che è riuscito anche a scherzarci sopra a pochi secondi dalla palla a due. Adesso affronteremo la vincente tra Tau e Barcellona, con i primi che hanno ancora perso in casa la partita decisiva, come, purtroppo per loro, è capitato molte volte negli ultimi anni. Penso che il Barça di Basile, Navarro, Andersen non si farà scappare l'occasione, soprattutto dopo la vittoria molto autoritaria di gara quattro. Non avevo dubbi, ricorderete, sulla vittoria dell'Olympiakos, con più giocatori abituati a queste serie di playoff e un Bouroussis che sta giocando la sua


migliore stagione internazionale, al punto da permettere alla sua squadra di vincere gara quattro senza Nikola Vujcic. Infine resta il rammarico per Siena: hanno giocato una grande stagione di Eurolega e hanno perso contro un Panathinaikos capace di due grandi partite al PalaSclavo, veramente uno dei campi pi첫 difficili d'Europa. Le imperfette condizioni di alcuni giocatori hanno sicuramente condizionato la serie e, nei signorili commenti di Minucci e Pianigiani, credo resti un po' di rammarico per non aver avuto la squadra al livello di un paio di mesi prima. Hanno giocato tre Final Four negli ultimi sette anni e sono convinto che ci riproveranno l'anno prossimo, ancora pi첫 forti dopo questa esperienza.

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NBA

Sole nero, sul deserto di Phoenix Stagione pessima per i Suns, probabilmente alla fine di un ciclo. Anche per scelte disastrose al draft di Enrico Bonali

Campionato nefasto per i Suns. Porter, il nuovo coach, è stato cacciato per promuoverne l’assistente, Raja Bell e Boris Diaw sono stati spediti a Charlotte per J-Rich e le voci di mercato su una possibile cessione di uno fra O’Neal o Stoudemire si sono esaurite solo col chiudersi della finestra di mercato. Si è arrivati alla fine del ciclo della bella Phoenix che vinceva e divertiva, traordinario gruppo che però non è mai riuscito a raggiungere nemmeno una finale e che adesso si ritrova parzialmente smembrato, in là con gli anni (Shaq 37, Hill 37, Nash 35)? Si accusava D’Antoni di non aver utilizzato la panchina in modo adeguato, dimenticandosi però che questa presentava elementi quali un Piatkowski sfiatato, un limitato Skinner, Strawberry, Marks, Burke e Jalen Rose che più che essere alla frutta sembrava già arrivato all’amaro. Un gruppo di giocatori insufficienti più Barbosa e Thomas, unici a dare un vero contributo. Qual è stata la causa di questo mancato ricambio di forze fresche? Scelte al draft. Negli ultimi anni i Suns hanno selezionato giocatori inadatti come il già citato Strawberry, Alando Tucker, Robin Lopez. Il front office si è anche macchiato di un peccato peggiore: le scelte cedute. Nel 2005 i Suns cedettero la loro 21, che diventò Nate Robinson, per riuscire a mettere le mani su Kurt Thomas. A dir il vero questa non fu una mossa totalmente negativa, anzi

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in quel momento fu vista come un vero e proprio colpaccio. Peccato che solo 2 anni dopo lo stesso Thomas fu ceduto a Seattle in cambio di…niente, scambiato solo per abbassare il tetto salariale! Quella stessa chiamata n°21 era stata acquistata nel draft precedente (assieme a Jackson Vroman…) quando Phoenix cedette la numero 7 ai Bulls; i quali selezionarono Luol Deng, un 2.06 che può svariare nei ruoli: non è ancora sbocciato, ma rimane un ottimo giocatore, con un affidabilissimo tiro dalla media e buona propensione per i rimbalzi. Il vero dramma è stato però 2006 quando i Celtics acquistarono la scelta numero 21 di Phoenix, in cambio di una scelta futura e denaro, trasformandola in Rajon Rondo, fondamentale e super atletico play che ha aiutato Boston a vincere il titolo e che proprio Nash (nella foto) ha dimostrato di soffrire molto negli scontri diretti. Nel 2007 i Suns cedettero la loro 24 a Portland in cambio di solo denaro e così facendo si videro scappare un ragazzo bianco, dall’atletismo e tiro sconfinato: Rudy Fernandez. Non è poi da dimenticare la sanguinosa cessione di Joe Johnson al quale, l’anno precedente la scadenza del contratto, era stata rifiutata un estensione di 6 anni a 36 milioni di dollari, salvo poi vederselo strappare dagli Hawks. In cambio arrivò Diaw.


di Davide Cerruto - Appunto

SNEAKER CORNER - PUMA FIRST ROUND Nate per il basket ma adorate anche dagli skater, le Puma First Round Repeat II non hanno perso un briciolo della loro aura vintage in questa rivisitazione glam operata dal marchio tedesco: il collarino alto imbottito, la suola in gomma e la tomaia in suede sono sempre lì dove erano stati messi oltre vent'anni fa. Si chiamano Repeat perché su tutta la superficie delle sneaker è ripetuta in rilievo una stilosissima micro-silhouette delle scarpe.

100 €

STREET WEAR - GIACCA QUIKSILVER Bianco con grafiche stampate all over, Kalis Printed è un giubbino sportivo corto, con polsini, vita e collo in maglia di cotone. Dentro è foderato in microrete che ti mantiene bello fresco, fuori ti protegge quando arriva il vento o l'acquazzone primaverile. Insomma se hai bisogno di una giacca leggera e versatile questa di Quiksilver ti torna comoda per il normale uso quotidiano ma anche per gli sport outdoor.

99 € URBAN KIT - VANS SPICOLI 2 SHADES Ma chi l'ha detto che un paio di occhiali deve costare 200 euro per essere cool? Prendi ad esempio i Vans Spicoli 2 Shades: sono occhiali in celluloide con lenti tinte che aiutano a filtrare la luce, montatura colorata e logo del brand californiano stampato di lato sulle stanghette. Disponibili in vari colori, ti proteggono dai raggi solari, hanno un loro stile ben preciso e ti costano meno di una pizza margherita.

6,50 € BASKET MUSIC - 808S & HEARTBREAK 808s & Heartbreak è un potente concept sull'amore firmato Kanye West, guru dell'era post-hip hop che forgia beat costruiti mettendo insieme elettronica pura, violini e pianoforti e liriche minimali cantate (non rappate). L'808 del titolo richiama il nome di una drum machine molto celebre tra i producer hip hop, la mitica Roland TR-808, che può battere così forte da far tremare i vetri della macchina e può simulare il battito di un cuore.

€ 20,50

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di Giuliano Mannini - Appunto

TECH WALK - TOSHIBA PORTéGé M750 Un notebook che costa come un ultra slim di lusso ma non punta sul design: la particolarità è che si trasforma in un tablet PC con una semplice rotazione dello schermo tattile. Il vantaggio? Lo puoi usare con una mano sola, magari per disegnare a mano libera oppure per navigare o chattare. Ma puoi anche utilizzarlo per leggere un libro elettronico (eBook) sul basket durante il weekend in montagna. M750 ha una tastiera virtuale per scrivere e uno stilo in dotazione (ma anche le dita vanno benissimo). Quando vuoi, lo 'riconverti' in un semplice portatile e torni al mouse a alla keyboard 'reale'.

2.390 Euro HI DEFINITION - LG W2452V Per guardare un film al massimo della risoluzione non sei obbligato a comprare un televisore di ultima generazione. L'alternativa? Un monitor Full-HD da collegare al tuo PC: tra un film e l'altro, ti troverai a giocare e a lavorare su un desktop ampio come non l'hai mai visto. Se pensi che uno schermo così non sia alla tua portata, ecco la buona notizia: LG W2452V costa poco più di 200 euro. Per questa cifra ti porti a casa un monitor da 22 pollici, dal design intrigante e piuttosto sottile, perfetto per collegare l'Xbox360 o la Playstation 3, ma anche il tuo lettore Blu-ray o la videocamera ad alta definizione.

249 Euro IL BOSS DEL GHETTO - GRAND THEFT AUTO: CHINATOWN WARS Uno dei giochi più 'cattivi' della storia sulla console più 'innocente' che c'è: arricchito da un comparto grafico 3D di livello top, GTA approda su Nintendo DS senza perdere un grammo della propria immorale carica criminale e con un gameplay fatto di brevi, sanguinose missioni e devastanti scorribande in auto. La città è vasta e tutta esplorabile, mentre il sistema di business è legato al commercio della droga e alle sue oscillazioni sul mercato. Per completare il tutto, ci sono anche un'ottima modalità multiplayer e la community online.

44,90 Euro

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Il test

Chi è, per voi, inadeguato? Serie di “pallini” a libera scelta. Costruitevi da soli un team di primizie, tardizie, scoperte... di Vittorio Marotta Se per caso vi è capitato, durante gli scorsi torridi giorni di basket europeo, di tastare l’umore della piazza riguardo gli italiani in campo, avrete senz’altro notato la ricorrenza dell’aggettivo “inadeguato”. Hanno ragione, ci mancherebbe altro. Ma vediamo qualche esempio di giocatore adeguatissimo al livello del barrage di Eurolega, che nonostante la giovane età, parrebbe aver già convinto la stragrande maggioranza di critica e pubblico. Sergio Llull: 4 partite, 14 minuti di media, 2.5 punti con 3-15 (20% tondo tondo) dal campo e –1 complessivo di valutazione. Victor Sada 4 partite, 12 minuti di media, 0.5 punti con 0-7 dal campo e –3 complessivo di valutazione. Milos Teodosic 2 partite, 12 minuti di media, 1 punto con 15 dal campo e –3 complessivo di valutazione. Ecco, rabbrividiamo (alla maniera di Natolia quando presentava il numero dei Bulgari) al solo pensiero di ciò che potremmo leggere e/o sentire se questa roba la mettesse su un Peppino Poeta, peraltro esordiente in Eurolega. Gianluca Basile. Ma non si era detto che quest’anno avrebbe riscritto la storia del Guinness dei Primati, facendo l’agitatore di asciugamani più pagato del mondo? Ma a proposito di adeguatezza, come valutare serenamente il contributo di Eze e Stonerook alla campagna antiPanathinaikos? Ormai è ufficiale: andate in un supermercato di Kaunas, prendete 5 persone a caso tra quelle in coda per il pane fresco,

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aggiungete il tizio al banco della carne come sesto uomo e buttatele su un parquet. Avrete una squadra di pallacanestro. Charles Judson Wallace sublima il concetto di “eccesso di zelo”. Gary Neal subisce un contatto duro e finisce per terra. Si mette seduto per riprendersi un attimo, quando accorre lo zampettante CJ ad offrire una mano per rialzarsi. Solo che questo scivola e gli pianta una ginocchiata alla bocca dello stomaco, (ri)abbattendolo. Cioè, in pratica il negativo di Hatzivrettas. Fine serie a Siena. Obradovic si avvia a centro campo, avendo cura di salutare chiunque gli capiti a tiro. Si imbatte in McIntyre e gli tributa il giusto onore con grande trasporto, prendendogli la testa

fra le mani e sussurrandogli, il labiale è inequivocabile, “bravo” (dice: “embè? Cosa doveva dirgli, “cattivo”?). Mmmmh, quanta tenerezza. Non è che per caso abbiamo assistito all’inizio dell’operazione “grazie di tutto”, riferita a Jasikevicius Benetton-Lietuvos arriva ai minuti cruciali. Il commentatore, di cui al momento della stesura del pezzo ci sfugge il nome, e al quale chiediamo (a)venia, si protubera in una profezia che fa più o meno così: “tutto è apparecchiato per la vittoria trevigiana”. Occhiata alla sovrimpressione: mancano 3 minuti e 50 secondi alla fine e il punteggio dice Treviso 70 Rytas 71. Ora, al di là dell’opportunità scaramantica dell’affermazione, la domanda sorge spontanea e rigogliosa: “Ma perché?”.


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