Basketville #4 30 marzo 2009

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n.4 - 30 marzo 2009

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Ettore Messina Massimo Bulleri Niksa Bavcevic Angelo Basile Dante Carzaniga Portland Trail Blazers Barcellona anti Ta(u)bù

Treviso e Siena: questa settimana per la gloria europea c’è un solo colore

GREEN DAYS


LA LAVAGNA TECNICA USATA DAI PIÙ IMPORTANTI ALLENATORI PROFESSIONISTI

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l’E-ditoriale www.basketville.it Numero 4 – 30 marzo 2009 Direttore Responsabile FRANCO MONTORRO franco.montorro@basketville.it www.basketville.it è una testata registrata presso il Tribunale di Lucca e di proprietà di Media dell'Otto s.r.l. Via delle Ville, 1140/A 55100 Lucca Telefono +39 3202 119 119 E-mail: redazione@basketville.it Progetto Grafico Appunto Web Via Caduti per la Patria, 47 20050 Lesmo (MI) Telefono e fax +39 039 596724 www.appuntoweb.com Fotografie Agenzia Ciamillo-Castoria Autorizzazione del Tribunale di Lucca numero 894 del 16 marzo 2009

Peccato che ci sia rimasto soltanto il derby di Bologna Al di là delle suggestioni immediate e delle ambizioni o delle paure successive. il derby di Bologna si è riproposto come evento unico nella pallacanestro italiana. Purtroppo, unico, perché se l'altro ieri poteva essere un'opportunità secondaria, oggi la possibilità di avere altre stracittadine costituirebbe un formidabile volano di nuovi interessi e passioni. Come accade del resto nelle nazioni cestisticamente più evolute, dalla Spagna alla Grecia passando per la Serbia. Non è detto che un derby debba rappresentare una rivalità d'élite né costituire lo scontro per eccellenza – cme ad esempio è Real Madrid-Barcellona in Spagna, però è un peccato che la pallacanestro italiana abbia perso le sue sfide fra campanili vicini ma soprattutto la capacità di immaginarne, figuriamoci crearne, altre a breve. E' un chiaro segnale di difficoltà prolungata nel tempo, il non potere immaginare una seconda squadra a Milano, Roma, Livorno e Venezia - dove già c'erano – ma anche il mancato decollo, nel tempo, di sfide ravvicinate come Rimini-Pesaro e la clamorosamente mancata Reggio Calabria-Messina. Da anni ci ripetiamo che il basket ha bisogno delle metropoli, ed è in parte vero, ma che nelle stesse metropoli non sia rimasta traccia di antiche rivalità e che nessuno ne voglia impiantare di nuove è un segnale deprimente, che toglie fiducia. Perché proprio parlando di Roma e di Milano non si tratta di città cestisticamente sterili, ma anzi centri di bacini enormi di interesse e di pratica diretta. Però, Virtus, Olimpia e stop. Il resto al piano di sotto. C'era una volta la Mobilquattro. C'è ancora oggi la Stella Azzurra. Ci sarebbe Casalpusterlengo che se mai acchiappasse la A2... Ci sarebbe la voglia e la curiosità di duelli con una storia da crearsi al volo. Mi invento: Settebagni contro i Parioli; Assago contro San Siro. Riduttivo? Perché? Lo sapete che in realtà quella che noi chiamiamo Atene è un conglomerato di cittàmunicipalità dove il Pireo è il Pireo, che per quelli dell'Olympiacos il palasport dell'Oaka è in un altro mondo, che a Salonicco Paok e Aris rappresentano addirittura due comunità? Noi da tempo abbiamo solo un derby. Che divide una città, ma raddoppia la passione: particolare importante. Non replicabile altrove, ahinoi. Franco Montorro franco.montorro@basketville.it


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basketville n. 4 – 30 marzo 2009


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Serie A

Gmac-La Fortezza di Gianfranco Lelli

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Snaidero-Armani Jeans di Luciana Ildefonso

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Scavolini Spar-Benetton di Francesco Tadei

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Ngc-Premiata di Paolo Corio

10 Eldo-Angelico di Sante Roperto 11 Banca Tercas-Solsonica di Paolo Marini 12 Montepaschi-Air di Alessio Bonazzi 13 Lottomatica-Carife di Andrea Ninetti 14 La Benetton in Eurocup di Silvano Focarelli 16 Treviso, parla Bulleri di Silvano Focarelli

Legadue

18 Il punto di Lorenzo Settepanella 19 Roseto di Luca Maggitti

Donne

20 Il punto di Roberto Perticaroli 22 Donne A1,Taranto di Roberto Perticaroli 23 Donne, Dante Carzaniga di Roberto Perticaroli

International

26 Spagna, dopo il derby di Eurolega di Angelo Potenza 27 Nba, Portland di Lorenzo Grighi 28 Ncaa, ACC al tappeto di Vittorio Marotta

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l’ E-ditoriale Io, Ettore Playground Style Play on/off Il test

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Serie A

Du-San Vukvecic, miracolo a fil di sirena Lo schema finale prevedeva una soluzione per Boykins, ma è toccato al vecchio leader decidere un derby intenso e nervoso

di Gianfranco Lelli

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Qui Fortitudo 74

Qui Virtus 75

Come si fa a vincere un derby? La risposta non la troverete da queste parte, specie in una gara nella quale la Fortitudo ha trovato parecchie note positive, come la voce rimbalzi (43-32) e la capacità di tenere la Virtus ad un misero 45% dal campo. Iperbole impazzita questa Aquila, proprio nel giorno meno indicato per essere schiavi di un’altalena di rendimento all’interno della stessa scena, ma che purtroppo è ormai nel dna di questa squadra, poco cinica e sempre più schiava delle proprie insicurezze, le stesse che non hanno regalato il guizzo difensivo migliore a D.J. Strawberry, seppur proprio dalle mani del giovane newyorkese siano transitati parecchi dividendi per la Fortitudo. In alto stat Marcelinho – finalmente – nota positiva nello spartito stonato suonato dalla GMAC al rintocco numero 103. Un derby giocato anche dai proprietari, agli antipodi sotto tanti punti di vista. L’indifferenza di Gilberto Sacrati nei confronti del Patron Sabatini la dice lunga. Teso il primo (e come potrebbe essere altrimenti?), decisamente più rilassato il secondo, tanto da elargire nel pre-game agli addetti ai lavori il “Sacrato”, ovvero il dollaro col volto del Presidente biancoblù, che i Forever Boys avevano preparato come sfottò in vista di questa gara, e apparire in conferenza stampa sorridente e sereno, promettendo pure che non multerà Vukcevic per aver infilato il goal partita. Lui che il derby lo avrebbe perso volentieri. Chapeau.

“Cantami o Diva del pelide Dusan l’ira funesta”. Basterebbe questo per raccontare la stracittadina numero 103, vinta dalla Vu Nera col guizzo a fil di sirena di uno straordinario Vukcevic (nella foto), autore alla sirena di 14 punti, 3/3 dal perimetro e anche 4 assist. L’uomo in più per Matteo Boniciolli in una serata avara di soddisfazioni per Boykins e Langford, dal fiato corto per Ford e senza Alex Righetti bloccato dal male al collo. Coperta corta e, forse, pure bucata per l’ex allenatore della Fortitudo, che tuttavia ha trovato nella continuità lungo i quaranta minuti la chiave per portare a casa una vittoria che consolida ancor più la piazza d’onore dietro la Montepaschi Siena. Continuità, è vero, ma anche la straordinaria capacità di saper essere impassibili quando tutto e tutti sono contro. Lo spartiacque oggi tra Vu ed Effe sta tutto qui, nel modo col quale una squadra ha saputo replicare alle incursioni (spesso vere invenzioni) avversarie, e di come invece l’assenza di leader certo restituisce dividendi in passivo. La Virtus è squadra solida per merito di Boniciolli, ma anche grazie ad una Società che ha saputo investire bene parecchi danari. Poi, va da se, se a dieci secondi dalla sirena nell’ultimo time out sulla lavagna bianconera c’è disegnato un pick’n’roll per Boykins, ma alla fine esca una tripla di Vukcevic, è giusto parlare di spessore umano prim’ancora che tecnico, di un gruppo che è tale con tanti pregi e pochi sparuti difetti.


Serie A

Udine si scioglie Milano fa il pokerissimo Arancioni che sprecano un’occasionissima, milanesi alla quinta vittoria di fila, grazie soprattutto ad un sorprendente Rocca di Luciana Idelfonso di non aver approfittato di una occasione così ghiotta perdendo l’incontro per soli tre punti (85 -88). «E’ stata una partita molto fisica», attacca coach Meo Sacchetti. «Abbiamo iniziato bene, ma poi abbiamo pagato la stanchezza e la profondità di Milano. In particolare nel terzo quarto quando e forze sono venute meno a giocatori come Allen che comunque ho fatto giocare fino alla fine ritenendo che fosse la scelta più giusta. Inoltre non siamo stati precisi ai tiri liberi, una delle cause della nostra sconfitta insieme alla mancanza a tratti di continuità, caratteristica che purtroppo ci accompagna da sempre».

Qui Milano 88

Qui Udine 85 Poteva essere l’occasione della vita, quella che veramente poteva cambiare le sorti arancioni. Invece non è stato così e le reali possibilità che la Snaidero continui la lotta per la salvezza sono poche e tutte racchiuse in quello che sarà il big match della prossima settimana contro Ferrara. Un’occasione buttata via perché la compagine friulana, a differenza di altre partite, il suo questa volta lo ha fatto dando vita ad un buon basket, senza sfigurare contro una squadra da Eurolega, di altri livelli e con diverse profondità. Forse questo cambiamento di atteggiamento più aggressivo, più intenso si deve alla consapevolezza che queste sono le partite dove giocarsi tutto. Spirito che purtroppo fino ad ora non ha animato gli arancioni e che forse arriva troppo tardi. E chissà che la new entry nello staff arancione dell’esperto Blasone (a fine stagione, forse è un po’ tardi...) in aiuto a Sacchetti non serva proprio a questo? Alla fine del match, dove hanno spiccato Romero e Forte ma dove tutti hanno dato un contributo importante, il rammarico è quello

I biancorossi conquistano la quinta vittoria consecutiva. Lo fanno grazie ad un sorprendente Mason Rocca (nella foto) che con 18 punti, 9 rimbalzi si alza dalla panchina e rovescia il match in favore dell’Armani. Una gara comunque sofferta dove i lombardi hanno patito fino alla fine ed in particolare nella prima frazione di gioco, quando Udine, benché fanalino di coda del campionato, ha disputato una gara al di sopra della sufficienza. L’Armani è senza una pedina importante, Price, ma nonostante questo i ragazzi di Bucchi disputano un buon match e proseguono il loro cammino per i playoff. L’uscita dall’Eurolega porta infatti i biancorossi a concentrarsi su un unico obiettivo il campionato: «Questi punti», commenta coach Piero Bucchi «sono importantissimi. Veniamo da due partite contro due formazioni che stanno lottando per salvarsi per cui complesse. La squadra si è comportata bene e soprattutto Rocca è stato importante nel secondo quarto per cambiare l’andamento della partita, ha dato un contributo sul pick and roll, ma anche in attacco e in difesa. L’asse con Vitali poi ha funzionato insieme al resto della squadra visto che ben cinque giocatori sono andati in doppia cifra. Purtroppo durante la stagione Rocca non è stato fortunato ed ha avuto diversi infortuni che lo hanno penalizzato un po’, ma non è la prima volta che dalla panchina si alza e influisce fortemente sull’andamento della gara».

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Serie A

Colpo di scena: Scavo Spar decide Shaw dalla lunetta ingiustificabile Benetton lanciata per l'Eurocup

Il presidente Vellucci ha chiesto scusa al pubblico per una prestazione in cui non si è salvato nessuno.Mahmuti vede una squadra in crescita per Torino

di Francesco Tadei

Qui Pesaro 54

Qui Treviso 81

Se c’era un modo per sponsorizzare la pallacanestro con il basket day, ma anche con le scuole basket presenti a palazzo, non era certo questo. Molli, svagati, con la mira completamente scentrata. Nessuna reazione, nemmeno quando il divario ha preso proporzioni esagerate. Recuperato – ma zoppicante – Hurd, in tribuna Zukauskas, Pesaro ha messo in mostra uno 0/16 dalla linea dei tre punti (sarà 2/24 lo score finale di questo fondamentale) che ha precluso, da subito, un ingresso nel match degli uomini di Sacripanti. La sensazione è stata proprio quella di una squadra mai scesa in campo, senza idee ne mordente, incapace pure delle cose più semplici. Eppure la Vuelle aveva pure segnato i primi due punti della gara con Akindele prima che lo stesso si eliminasse coi falli nel giro di un paio di possessi. La sirena di fine primo periodo era stata impietosa: 15-27. Dopodiché la discesa è stata senza attrito, scivolando senza pietà nel finale. Il presidente Vellucci non si è potuto esimere dallo scendere in sala stampa e chiedere scusa «per questa brutta prestazione, avevamo chiesto l’affetto del pubblico e non siamo stati bravi a meritarcelo». Prestazione insufficiente di tutti, nessuno escluso, compreso un Sacripanti che non è riuscito a cercare almeno un giro di vite in difesa in questa giornata in cui il tiro non entrava. Ma tant’è, domani è un altro giorno.

Mahmuti era stato chiaro e l’ha ripetuto ai microfoni: «Se l'obiettivo era bloccare la transizione di Pesaro e controllare il ritmo, ci siamo riusciti». Prima ancora della scena muta di Pesaro quindi le condizioni erano ben delineati per i casuals. Treviso infatti rientrava di gran carriera in difesa, mettendo in mostra delle belle transizioni difensive. A difesa schierata la Benetton mordeva forte sull’arco evitando di lasciare scoperto il lato debole il più possibile. Obiettivo riuscito se è vero come è vero che Pesaro ha mostrato la peggior prestazione balistica da fuori. In attacco bravi sono stati Nicevic e Wallace (nella foto) a far valere la propria atipicità e la loro bidimensionalità per far uscire i lunghi di casa dalla tana dell’area colorata. Una vittoria a tutto tondo, con un inizio eccellente ed il minimo sindacale per il resto della gara senza mai perdere la grinta fondamentale per non far intravedere crepe su cui puntare per restare in partita. Ma alla fine di tutto il giocatore chiave è stato Bulleri, figlio di quel curioso caso di giocatori capaci di rendere al meglio solo con certe canotte. Treviso evidentemente è una di queste, perché da quanto è nella marca trevigiana ha portato quello che le stats non dicono: leadership e sfrontatezza. Non è un caso se Treviso, dopo Cantù, mette a segno il secondo successo esterno consecutivo, il doppio dei successi fatti registrare in un anno.

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Serie A

Dietro B.J. Elder c'è tutta una squadra

Ottima prova corale della Ngc, sempre più convinta di poter mirare all'ottavo posto. Montegranaro “tradita” dalle seconde linee

di Paolo Corio

Qui Cantù 86

Qui Montegranaro 74

Manca ancora Lydeka (e ancora una volta Zacchetti non fa molto per riempire il vuoto lasciato sotto canestro), ma in compenso Elder (nella foto) prima annuncia di volerci essere con l'atomica schiacciata dell'iniziale 16-9 e poi conferma la presenza con una prova da 23 punti (13 nel decisivo ultimo quarto) messi insieme con un eccellente 7/11 da sotto e 3/3 da oltre l'arco. E dietro B.J. - eccezion fatta per un Prato limitato da una botta al ginocchio rimediata in allenamento - c'è pure tutto il resto dell'armata di coach Dalmonte. C'è Gaines, che non patisce il duello con Garris e ritrova pure la mira perduta (15 in 35'). C'è Pinkney, che offre forse la sua più convincente prova al Pianella (19 e 9 rimbalzi). C'è Rich, che non va in doppia cifra (8) ma che da solo vale il prezzo del biglietto per la sua entrata con "slam dunk" del 46-48. C'è Mazzarino, che dà il solito apporto difensivo e contribuisce con i suoi 14 punti a far risalire le quotazioni dell'attacco brianzolo. C'è Hervè Toure, che si perde in qualche giocata leziosa di troppo ma che con Pinkney tiene a bada i lunghi avversari... E così c'è per Cantù il ritorno alla vittoria dopo quattro partite a vuoto consecutive, con conseguente ripartenza per la zona playoff: se i muscoli di Elder e compagni continueranno a essere esplosivi come quelli mostrati contro Montegranaro, un posto tra le 8 è assicurato.

Lo dicono le statistiche: più del 90% dei punti di Montegranaro è messo a segno dai quattro americani più Vasileiadis. E se a Cantù non mancano quelli di un Minard con solo un allenamento nelle gambe in due settimane ma con un ventello nelle mani in 24 minuti e di un Taylor (23) che tiene in gara Montegranaro fino alla terza frazione, ecco invece venir meno i contributi - oltre che del greco - di un Garris che non riesce a far valere la sua esperienza sul "rookie" Gaines e di un Hunter che riesce invece a far valere chili e centimetri solo nel finale, praticamente a giochi ormai fatti. Il resto della squadra è il solito gruppo di "comparse" (spesso pure difensive, non solo offensive), incluso un Ivanov condizionato dai falli - il 4° gia al 29' - e il cui inserimento pare necessitare ancora di tempo. Fattore quest'ultimo affatto secondario, dal momento che con Helliwell ancora infortunato il centrone bulgaro può risultare molto prezioso in vista delle difficili sfide (a partire dal prossimo derby contro un'avvelenata Pesaro) che attendono la squadra di coach Finelli da qui alla fine della regular-season. Un percorso così tortuoso da suggerire ai saggi dirigenti marchigiani di continuare a guardare avanti verso la zona playoff senza però dimenticare di dare ogni tanto un'occhiata giusto per sicurezza - negli specchietti retrovisori.

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Serie A

Angelico corsara nell'area colorata Bechi sfrutta l'atletismo dei suoi uomini, sia nella difesa a zona che all'attacco del ferro avversario

di Sante Roperto

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Qui Caserta 81

Qui Biella 85

La seconda sconfitta di fila per la Juvecaserta equivale al secondo match-point fallito: due punti infatti contro Udine o Biella avrebbero regalato ai bianconeri una buona fetta di quella salvezza che ora dovranno metter in cassaforte nei prossimi scontri diretti. La Eldo, al cospetto di un’ottima Biella, paga una pessima settimana di lavoro, nel corso della quale coach Frates ha avuto a disposizione, fino a giovedì, appena tre uomini arruolabili ed un’infermeria più che affollata. Ed infatti Diaz e compagni reggono un tempo, poi finisce l’ossigeno e, minuto dopo minuto, l’inerzia sfila via nelle mani degli ospiti. Non bastano le 15 palle recuperate per frenare la foga dell’Angelico, né le buone percentuali dall’arco nel secondo tempo, e questa volta nemmeno il salvatore della patria Larranaga ripete il miracolo del match contro Teramo. La sua tripla del 31-27 è stato l’ultimo sussulto di Caserta, poi gli ospiti dell’ex Spinelli trovano un break di 12-0 (40-47 al 23°) che spinge nel baratro Frosini e compagni. «Abbiamo fatto la miglior partita che potessimo fare in queste condizioni – ammette sconsolato a fine gara Fabrizio Frates – non avevamo energie sufficienti da poter distribuire su tutti i quaranta minuti». Il primo vero obiettivo della Eldo è a questo punto recuperare la miglior condizione di alcuni uomini chiave (leggi Slay e Michelori) e, soprattutto, completare almeno una settimana di allenamenti a ranghi completi.

Il piano partita di coach Bechi riesce alla perfezione e porta a casa due punti da un PalaMaggiò che non veniva vìolato da oltre due mesi. Biella sfrutta benissimo l’atletismo dei suoi uomini e punta da subito su una zona 3-2 che ha il chiaro intento di togliere dal match i lunghi bianconeri. Progetto che si ripete anche nell’area opposta: gli interni piemontesi tirano nel primo tempo col 70% e alla fine 44 degli 85 punti complessivi nascono proprio nell’area colorata. Biella, agganciata a Caserta nel primo tempo, mette la freccia proprio al rientro dall’intervallo: prima 5 punti di un incontenibile Jerebko (mvp del match con 15 punti, 10 rimbalzi e 26 di valutazione), poi con le iniziative di Gaines e Smith. Ma sono soprattutto Gist (nella foto), nel primo tempo, e Brunner nel finale (13 punti con 6/9 al tiro in 21 minuti) ad affossare definitivamente un avversario in ginocchio e a mandare i titoli di coda. «Ottima interpretazione della gara dei miei» sottolinea Luca Bechi «per disciplina ed agonismo abbiamo fatto tutto ciò che serviva per vincere su un campo ostico». L’Angelico, vittoriosa dopo due sconfitte consecutive, è al secondo successo esterno nelle ultime tre partite lontano da casa ed ora può davvero sperare nei play off.


Serie A

Piazza, un solo punto ma il play è match winner

Raccoglie il testimone di uno spento Poeta e gestisce i ritmi in maniera esemplare. Rieti continua a professare fiducia nella salvezza di Paolo Marini

Qui Teramo 85 Come segnare un punto e far vincere la propria squadra. Non si tratta del titolo di un nuovo manuale di team building o roba simile, ma se lo fosse, l’autore sarebbe Alessandro Piazza (nella foto). Se vi capita sotto gli occhi il tabellino della partita vinta dalla Banca Tercas sulla Solsonica Rieti vedrete infatti che tutti i giocatori di casa sono andati a referto (anche i giovani Marzoli e Martelli, che in due hanno combinato per 9 punti). Il portatore di palla teramano invece ha solo un tiro libero “in sua difesa” però, vista la partita, non si sbaglia se a lui viene dato in primis il merito della vittoria. Il play tascabile di coach Capobianco raccoglie il testimone di uno spento Poeta a metà del secondo periodo e fa quello che serve alla sua squadra per ricondurre il match nei giusti binari. La gestione dei ritmi del giovane portatore di palla è esemplare, così come la sua difesa sugli esterni ospiti e alla fine il bolognese chiude la gara con 14 di valutazione (8 assist e 4 recuperi e un paio di sfondamenti che mandano fuori giri Green). La migliore dei biancorossi, al pari di altri due suoi compagni. Indovinate chi? Moss e Carroll? Acqua! Brown e Amoroso? Mi sa proprio di no! Cerella e Jaacks. Insomma, ancora una volta è dalla panchina del Teramo Basket (anche 5/5 dal campo per capitan Lulli) che arrivano le imbeccate difensive giuste per girare a proprio favore una gara che Rieti riesce per due quarti a tenere

sostanzialmente viva. Poi, emerge la differenza di valori delle due formazioni. E la Bancatercas, che ora si va a giocare a Milano buona parte delle chances di centrare il quarto posto alla fine della regular season, alza intensità difensiva e ritmi trovando così le giuste risorse per venire a capo delle difese a zona (3-2, 2-3, box-and-one) provate da coach Lardo per preservare dai falli i suoi uomini e proteggere l’area dalle incursioni degli avversari.

Qui Rieti 58 «Soddisfatto dopo una sconfitta». Così si definisce coach Lardo al termine della gara. Usa una frase ad effetto che spiega molto bene il momento di rinnovato ottimismo che si vive a Rieti. Anzi, facendo un velato riferimento alla recente fuga di Pervis Pasco, l’allenatore della Solsonica aggiunge con una punta di rammarico: «se avessimo avuto il roster della scorsa settimana avremmo portato fino ai minuti finali questa partita. Sono soddisfatto dei miei perché hanno dato tutto, poi con l’uscita per falli di Green la nostra partita è sostanzialmente finita. Più di così proprio non potevamo fare ma abbiamo dimostrato che abbiamo ancora voglia di stupire in questo campionato». Le rotazioni sono ridotte all’osso, a meno che la fuga di Pasco non venga vanificata dall’azione di contrasto della società del presidente Papalia, ma Rieti non sembra intenzionata a mollare.

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Serie A

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Montepaschi-Air è stata rinviata per gli impegni senesi in Eurolega


Ferrara, il colpo degli ex romani

Serie A

Ray e Zanelli firmano il colpaccio al termine di una gara impressionante per freddezza. Lottomatica, il disppunto dei tifosi di Andrea Ninetti

Qui Roma 88 Sconfitta ai limiti dell’impossibile per Roma proprio nel giorno del 25esimo anniversario della conquista della Coppa dei Campioni, ed ora si allontana sempre di più anche l’obiettivo minimo stagionale del secondo posto. Dopo il capitombolo di Bologna ci si aspettava una risposta forte da parte del gruppo giallorosso ed invece, al termine di una partita dai due volti, la Virtus ha alzato bandiera bianca davanti ad una ottima Carife, perdendo partita e faccia con i propri supporters, sempre vicini durante la gara ma pronti poi a manifestare il disappunto subito dopo il suono della sirena.Roma è stata discreta per almeno tre quarti di gara, ordinata e concreta, diretta molto bene dal solito Jaaber e con Douglas apparentemente in forma. Senza poter contare sul prezioso apporto di Becirovic e De La Fuente, coach Gentile ha dovuto fare i conti ancora una volta con rotazioni limitate che si riveleranno poi fondamentali per l’esito della gara. La mossa di partire subito con il duo Hutson–Brezec ha inizialmente pagato e la Virtus volava via in scioltezza cercando e trovando spesso anche lo spettacolo. Il saldo attivo nel computo delle palle recuperate permetteva alla Lottomatica di tirare di più e con buone percentuali nel primo tempo ma il vantaggio scendeva lentamente grazie ai colpi puntuali degli esterni avversari. La conclusione, ancora una volta senza lieto fine, porta la Virtus davanti ad un bivio, una strada disseminata di trappole all’apparenza innocue ma che si rivelano essere le più devastanti. Dieci giorni per raccogliere le idee ma soprattutto capire di quale natura sia il male oscuro e tenare poi di ritrovare la luce in una trasferta tutt’altro che agevole in quel di Treviso, per non vedere tramontare prima del previsto un sole che al momento sembra splendere solo per gli altri.

Qui Ferrara 93 Vittoria pesantissima quella colta “on the road” dai bianconeri, bravi a credere fino in fondo in un risultato forse pronosticato alla vigilia solo dai più accaniti sostenitori. Verrebbe da dire che è stata la vendetta degli ex, viste le firme di Ray (nella foto) e Zanelli in calce ad un successo in cui entra sicuramente in gioco anche l’inaspettata freddezza di questa matricola che sta inseguendo con determinazione l’obiettivo salvezza. Seconda vittoria nei confronti di Roma e ancora una volta la fisicità della Lottomatica è stata arginata con un comportamento di squadra esemplare, giocando mentalmente liberi da ogni pressione e mettendo lentamente le mani sulla sfida. Occhi

puntati su Ray e l’ americano, accolto da applausi al suo ritorno nella Capitale, dopo un inizio in sordina si è letteralmente caricato sulle spalle la squadra, andando a finalizzare gli attacchi dei suoi dopo che in precedenza si erano resi protagonisti prima Ebi e poi il sorprendente Allegretti, un rebus indecifrabile per la difesa romana. Invitata a correre, la squadra ospite ha mostrato intelligenza tattica e capacità nell’uno contro uno, alternando con criterio le scelte di tiro e chiudendo con un più che soddisfacente 61% complessivo al tiro. Se Collins rappresenta il cervello pensante di Ferrara, Ray ne impersona il braccio armato, trovando in attacco quelle soluzioni solo intraviste nella sua militanza capitolina e svolgendo al contempo anche un lavoro oscuro in difesa, come conferma la buona prova su Douglas che pur mettendone 20, non ha incantato. Gli emiliani possono programmare le ultime giornate con una buona dose di ottimismo in più e la consapevolezza di essere un gruppo vero, in grado di percepire l’odore del sangue e azzannare l’avversaria senza darle possibilità di replica. Se il buongiorno si vede dal mattino, il sodalizio estense, con questa affermazione, ha posto un mattone importantissimo nella costruzione del sogno salvezza, traguardo che può raggiungere senza dover aspettare i favori di un destino che sembra strizzare sempre di più l’occhio a Giorgio Valli.

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Eurocup

Treviso va a caccia del tris di Silvano Focarelli

La Benetton si presenta alla Final Four con la sana consapevolezza di poter dire la sua. Primi avversari, i sempre insidiosi lituani del Lietuvos Rytas

na Coppa già vinta nel 1995 e 1999, perché dunque non sperare nel tris? La Benetton si presenta a queste Final Eight di Eurocup non a colpi di grancassa ma nemmeno in punta di piedi, diciamo con una sana consapevolezza di poter dire la sua, soprattutto se saprà superare il primo trabocchetto, i lituani del Lietuvos Rytas, (lo sponsor è un diffuso quotidiano di Vilnius, equivale a Il Mattino della Lituania) sostenuti dalla passione di un migliaio di tifosi che arriveranno in Piemonte gran parte dopo un viaggio di 48 ore in pullman e convinti a loro volta di avere la squadra adatta per andare avanti, anche se in verità il club non nuota nell’oro (il governo lituano di punto in bianco l’anno scorso ha quadruplicato le tasse sulla stampa), tanto da essere costretto a cedere per imprescindibili ragioni di budget l’australiano Matt Nielsen al Valencia e il serbo Branko Milisavljevic al Cajasol. Ma tutti gli altri, a cominciare dal bravissimo Chuck Eidson, ci sono, per cui bisogna convincersi che l’impatto di Treviso non sarà proprio dei più morbidi. Però Oktay Mahmuti (nella foto) vede una squadra in crescita, irrobustita dall’addizioneBulleri e con un Wallace (nella foto) feno-

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menale “mister doppia doppia“, sono loro le due attuali colonne. Com’è noto, i casual in campionato offrono il meglio del repertorio al Palaverde, in trasferta molto spesso, se non quasi sempre, si smarriscono ma quest’anno c’è il precedente della Coppa Italia, stessa formula, e lì per un soffio non accadeva che buttassero fuori la grande favorita, ossia Siena. Questo per dire che le potenzialità ci sono, solo che vengono a galla più facilmente davanti ai propri tifosi che non a quelli avversari. E dunque i problemi sono psicologici più che tecnici: è una Benetton che fuori casa quando le cose iniziano a mettersi male tende ad afflosciarsi più che a reagire, il successo di Cantù ha spezzato una catena di sconfitte lunga quattro mesi, a Torino vedremo se è stato un caso o una decisa inversione di tendenza. Dei guai biancoverdi on the road il simbolo è Gary Neal, il quale, almeno in Italia, segna molto meno in trasferta che in casa (19-11 punti), tira meno e peggio da tre (2.7/7.4, 36% e 1.5/4.6, 31.4%), effettua molti meno liberi (2.3/3.7 su 1.1/1.4), subisce molti meno falli (4 e 2.3), perde più palloni (1.8 e 2.5) e smazza molti meno assist (2.0 e 0.8). Insomma, cuor di leone non è.

Ma, al di là delle cifre, un altro problema è Dashaun Wood, proprio colui che un anno fa era indicato come uno dei giocatori più forti della A1. Wood sembra non essersi mai completamente ripreso dopo l’operazione al ginocchio destro, tende a giocare di sponda, si prende poche iniziative, sembra quasi avere paura di assumersi le responsabilità che per un play come lui dovrebbero sempre abituali. In ogni caso questo scontro di giovedì 2 con il Rytas sarà pure difficile ma non proibitivo. Coach Rimas Kurtinaitis dopo la cessione forzata di Nielsen e Milisavljevic ha ricompattato la truppa capendo, lui esimio tiratore degli anni '80 e '90, che bisogna cercare di evitare di subire più che di segnare e perciò sta facendo un gran lavoro difensivo, nella Baltic League è primo e finora in Coppa ha vinto tutte le partite casalinghe ma in trasferta solo una, al contrario di Treviso che in Europa, incredibile ma vero, ne ha vinte quattro su sei, a conferma della sua stranezza di rendimento. Oltre a Eidson, 16 punti e 6 rimbalzi, il Lietuvos ha nel centro Marjiona Petravicius una delle colonne (12 + 6) ma sarà bene dare un’occhiata anche all’altro 2.07, il serbo Milko


Bjelica, pure lui in doppia cifra. Una spinta in più a tutta la squadra, oltre che al diretto interessato, verrà dal fatto che Mahmuti mercoledì scorso è stato nominato Eurocup Coach of the Year 2009, premio ideato proprio quest’anno: la sua Benetton ha finito la stagione regolare con 9-3 (nessuna delle tre sconfitte è stata compromettente), risultato ancora più pregevole se si pensa, si legge nella motivazione, che “la sua squa-

dra non era tra le candidate ad entrare nelle Final Eight. Considerato tra le grandi menti difensive, Mahmuti ha onorato anche la tradizione offensiva della Benetton, posizionandola al terzo posto tra quelle più prolifiche”. Niente male, se si considera che a Treviso il lavoro di Oktay è visto ancora con un po’ di scetticismo, non è certo un allenatore entrato nei cuori dei tifosi come altri, forse anche per il

suo carattere schivo, molto riservato e per nulla amante della ribalta a tutti i costi. Ma se a Torino dovesse centrare il bersaglio grosso scommettiamo che qualcuno, come è successo con Bulleri, si ricrederà?

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L'intervista

Il ritorno del Bullo? Torna dopo quattro anni nel club che forse non avrebbe mai dovuto lasciare. Gioca alla grande e riconquista la gente. Ma a Treviso Massimo è solo in prestito di Silvano Focarelli

on quella faccia da scugnizzo nato casualmente a Cecina “Bullo” era e “Bullo” è rimasto. Quasi quattro anni sono passati da che mollò la Benetton andandosene a Milano, e quaranta giorni da quando è tornato laddove è nato e cresciuto. Quando ci tornava da avversario, con la A e la J giganti sullamaglia, erano valanghe di insulti sanguinosi che piovevano dalle tribune del Palaverde per il “traditore“ che si era trasferito per soldi in casa del nemico, dal quale era stato appena sconfitto nei play ff. Un'onta che a sentire certifanatici non si sarebbe mai lavata.

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Ora Massimo Bulleri va per i 31, ha messo su famiglia, da 7 mesi si coccola un bocciolo rosa di nome Rebecca ma qui a Treviso l’abbiamo rivisto come se non fosse successo nulla: grinta spaventosa, determinazione massima, sempre tra i migliori e pertanto già rientrato nel cuore di tutti, anche di quelli che prima lo seppellivano di buuu. «Sono assolutamente felice di essere alla Benetton e della possibilità che la società mi ha dato, dall’inizio del 2009 a Milano ero uscito dalle rotazioni ed ora ho ricominciato a giocare. Ringrazio tutti coloro che mi hanno concesso questa

chance, spero che siano contenti di ciò che sto combinando». La sensazione che si ha quando ti vediamo buttarti su ogni pallone, sganciare le tue bombe “ignoranti” o eseguire i tuoi famosi arresto e tiro in contropiede è che il tempo per te si sia davvero fermato, anzi per certi versi ora sei anche migliorato. «No no, il tempo è passato eccome. E aggiungo purtroppo perché avere sempre 27-28 anni non sarebbe male, per fare sport è l’età migliore, ma dico anche per fortuna è passato: ora sono una persona


L'intervista

Tutto molto bello? più matura, con delle esperienze alle spalle e che cerca di tirar fuori il massimo delle sue potenzialità. Poi i giudizi su di me dateli voi: io le critiche le sfrutto per migliorare e gli elogi per aumentare l‘energia positiva». Te l’aspettavi di inserirti così presto e bene? In fondo arrivavi da un periodo di inattività, oltre che di travaglio tecnico, eri stato pure a Bologna... «Per la verità ci sono state anche delle combinazioni fortunate, mica si tira per sbagliare ma a volte la palla entra, altre esce. Diciamo che finora sta girando tutto per il verso giusto però arriveranno momenti peggiori, in vista dei quali cerco di mettere da parte un po' di serenità». D’altra parte l’avevi detto appena tornato a Treviso: sono pieno di entusiasmo e voglia di giocare, promessa mantenuta. «Qualità che ho sempre avuto e sempre avrò, appena mi accorgerò che questa spinta non ci sarà più sarà arrivato il momento di smettere. Ma spero di vedermela dentro ancora per un po'». Quanto hanno influito nel renderti più maturo gli avvenimenti extra basket più

importanti, il matrimonio e l’essere diventato padre? «Le vicende della vita ti rafforzano, comprese quelle negative che ti fanno restare lì con la testa nonostante tutto. Chiaro che il matrimonio e la figlia siano esperienze bellissime, servono a maturare ma in maniera diversa». Per cui essere rimasto fuori squadra a Milano ti ha irrobustito il carattere? Altri si sarebbero seduti. «Di sicuro è stata un’esperienza molto forte che mi ha senz‘altro maturato, anche se in certe cose non credo ci sia solo negatività come non credo nemmeno sia tutto positivo». Tu alla Benetton sei in prestito sino alla fine della stagione, ma poi che succederà? I tifosi sono un po' in ansia. «Tra le due società c’è un accordo in base al quale io gioco con la Benetton sino al 30 giugno, al tempo stesso sono sotto contratto con Milano anche per l’anno prossimo, quindi il mio futuro passerà attraverso ciò che deciderà l’Olimpia a partire dal 1 luglio. In ogni caso oggi il fatto che io sia un giocatore dell’Armani non credo sia così importante». Questo “Bullo” rinato e così forte

potrebbe ridestare in Milano un certo interesse, non trovi? «Trovo che io sia l’ultimo a poter rispondere a questa domanda, dovreste chiederlo a loro». Quel che è certo è che tu vuoi restare a Treviso, no? «Sicuramente, ho già detto che sono stato contentissimo di tornare e che qui sto benissimo, tuttavia in questo momento faccio fatica a sapere dove giocherò, esistono variabili che non dipendono da me». In questi 40 giorni trevigiani qual è stato l’aspetto che ti ha fatto più piacere? «Vedere tanta gente che mi ferma per la strada e mi dice di essere contenta che io sia tornato. Non nascondo che tutto questo mi riempie di orgoglio». In fondo non c’è niente da stupirsi, tu stai effettivamente giocando alla grande. “Non chiedetemi di parlare di certi argomenti, ve l'ho detto, non spetta a me. Quello che cerco è rimanere equilibrato il più possibile nel bene e nel male, senza farmi facili illusioni ma mantenendomi sereno come sono adesso».

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Legadue

Ora la Cimberio va a Varese, check point per la Serie A A Masnago la Fastweb si sveglia tardi e cancella molte delle speranze immediate di Veroli. Pistoia e Venezia, che ritorno! di Lorenzo Settepanella

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Tutta la Veroli cestistica avrà passato la domenica sera incollata agli schermi di RaiSat sperando in un passo falso della Cimberio sul parquet di Masnago contro Casale, ma la Fastweb si sveglia troppo tardi e fa un torto prima di tutto a se stessa (prima del KO di Masnago ancora non matematicamente tagliata fuori dalla corsa al primato soprattutto) e poi anche alla Prima, che dal canto suo non ha alcun problema a sbarazzarsi di un’Aget Imola che ha già un piede in cadetteria. Fastweb che accusa la fase di appannamento del suo leader offensivo Dowdell, sempre più ago della bilancia dell’attacco di Crespi, sul quale la difesa di Pillastrini ha comunque fatto un ottimo lavoro. Lavoro che il coach ferrarese si augura prosegua in occasione della trasferta di Reggio Emilia di domenica prossima, trasferta per la quale passano le maggiori chance di promozione diretta di Galanda (nella foto) & Co. Veroli dal canto suo, cercherà di fare del proprio meglio nel corso di un calendario tutto sommato non proibitivo, con la consapevolezza, tuttavia, di non essere pienamente padrona del proprio destino. E chi perderà il treno della promozione diretta dovrà darsi da fare in un playoff che si preannuncia agguerritissimo, perché figlio di uno dei campionati di Legadue più equilibrati di sempre. Equilibrio evidente anche per accaparrarsi gli ultimi posti utili per la postseason, e con sei formazioni a quota 26, quattro a quota 24 e quattro turni ancora da giocare, ogni scenario è ancora possibile. Ma tutta l’incertezza che regna nella zona alta e media della classifica tende decisamente a svanire nella zona più bassa, dove Imola e soprattutto Roseto paiono, giornata dopo giornata, colare a picco verso la serie A dilettanti. Imola e Roseto condannate da risultati negativi propri e dalla brillantezza di dirette concorrenti come Pistoia e Venezia, ormai pressoché imprendibili sebbene la matematica ancora non proibisca quello che però il trend attuale suggerisce a caratteri cubitali. Battendo Reggio Emilia, Paolo Moretti e la sua Carmatic viaggiano con il 70% di vittorie nel corso delle ultime dieci partite, virtualmente portando a compimento un compito che solo un mese fa sembrava proibitivo, e violando il PalaTriccoli di Jesi, Stefano Bizzosi potrà dire di aver fatto altrettanto alla guida della sua Reyer, letteralmente presa per mano da uno stellare Janicenoks, l’innesto di gran lunga più produttivo, nel momento del bisogno, fra tutti i giocatori provenienti dalle varie finestre di mercato del campionato (27,6 punti per gara con il 60% abbondante da 3 punti nelle ultime tre vittorie consecutive della Reyer per la guardia lettone). L’ultima zampata d’orgoglio di Imola parrebbe essere stata quella dello scorso turno contro la Cimberio, mentre la Seven Roseto, nel frattempo distaccatasi da un Trullo dimissionario e sostituito dal sergente di ferro croato Bavcic, inanella contro i Crabs di Giancarlo Sacco, per ironia della sorte, un settimo stop consecutivo che rimarrà impresso negli occhi dei sostenitori abruzzesi per la grinta di un esordiente ed indomito Monti, ma anche, purtroppo, per le inaccettabili padelle di un Holland tanto talentuoso quanto delittuosamente fuori condizione.


A - Legadue

Roseto, ormai è pieno caos

Niksa Bavcevic da martedì dovrebbe tentare la mission impossibile: salvare una squadra che anche domenica è andata alla deriva di Luca Maggitti

Avrà solo 4 gare a sua disposizione – ha ereditato una squadra all’ultimo posto e con una striscia sulla groppa di 7 sconfitte consecutive. Niksa Bavcevic (nella foto di Mimmo Cusano) arriva a Roseto con le referenze di Neven Spahija. «Neven è un amico ed è uno dei migliori allenatori d’Europa. Campione in Slovenia, Lituania, Israele, Spagna: è un uomo giovane che ha già avuto magnifiche soddisfazioni e che è destinato ad una carriera fantastica. E’ una brava persona, sempre disponibile ad aiutare gli altri e credo che il futuro del basket croato possa poggiare sulle sue spalle». Ti chiedono di salvare il Roseto. Che compito è? "Non è facile. La squadra ha potenza, ha giocato una buona prima parte del campionato. Una cosa evidente è che adesso ha una crisi psicologica, che possiamo battere innanzitutto con l’aiuto dei nostri tifosi». Cosa sai di Roseto? «So che è una delle dieci città tradizionali da tantissimi anni nel basket italiano. Sono felice di aver visto i tifosi all’allenamento, perché significa che c’è voglia di stare vicino alla squadra e di crederci». Come hai trovato la squadra? «Devo ringraziare coach Trullo del lavoro che ha fatto fino ad oggi. Io non lo conosco personalmente, ma spero di poter bere un caffè con lui. La

responsabilità quando c’è un periodo di crisi è della squadra nel suo insieme. I giocatori devono sapere che adesso sta a loro reagire». Hai fatto dei calcoli, hai una tabella? «Ho sentito molte impressioni circa i calcoli e le tabelle, ma io credo sia sbagliato. La nostra mente deve essere pronta e forte a sostenere la convinzione che noi dobbiamo fare tutte vittorie. Questo significa non distrarsi e dare il massimo in ogni singola partita. Per me è una situazione strana: mi sono capitate squadre con difficoltà, ma ho avuto sempre più tempo. Adesso non ho – come chiederebbe qualsiasi governo – i miei primi 100 giorni» Come vorresti che giocasse il tuo Roseto? «Prima di tutto il basket è un gioco collettivo. Ho visto Scafati-Roseto e ho notato come la squadra giocasse individualmente in difesa e attacco, oltre a metterci poco carattere. La mia filosofia è una buona difesa e una buona transizione: le cose più semplici oggi per fare punti. Io amo il contropiede, così come lo amano giocatori e tifosi. Tutti lo amano, ma se vuoi giocare in contropiede devi avere la palla e se vuoi la palla devi difendere duro, facendo tutti i lavori sporchi che non si vedono nelle

statistiche, ma che sono la caratteristica principale delle grandi squadre, come puoi vedere spesso nelle gare di Eurolega. Grande lavoro, grande voglia, grande collettivo, tanta tattica». Per la cronaca, Bavcevic non ha esordito nella gara con Rimini, ennesima sconfitta, caratterizzata alla fine da qualche “scontrosità” fra dirigenti e giocatori. Per Roseto, è tempo di caos, saprà Bavcevic riportare l'ordine? Se verrà...

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Donne - Serie A1

Campionato, brividi diffusi a meno 40

Sono i minuti che mancano al termine della stagione regolare. Nell'ultimo turno di fronte le prime quattro: Venezia-Taranto e Faenza-Schio di Roberto Perticaroli artiamo dalla coda: brividì anche lì. Sospesa per impraticabilità di campo il match tra Ribera e Napoli con le partenopee avanti di venti lunghezze. Incontro da recuperare, fondamentale per decidere la retrocessione diretta. 30 punti e 30 di valutazione per Tillis nella vittoria del Geas a Livorno. Giornata interlocutoria in attesa del match di Schio del lunedì pomeriggio tra le scledensi e Parma (importante per la griglia playoff) e, soprattutto, dell’ultimo turno quando il destino ha deciso che si debbano incontrare le prime quattro tra loro, con in cartellone Venezia-Taranto e Faenza-Schio. Ed in ballo c’è anche il primo posto, mica poco. Diciamo comunque qualcosa di questa venticinquesima giornata che ha visto le vittorie esterne di Priolo con un punteggio da “maschile” (e cinque in doppia cifra) sul sempre difficile campo di Pozzuoli, di Venezia (bene Nadalin, nella foto, e Hayden) a Como e di Geas (con una grande Tillis, nella ) a

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Livorno. Taranto, in attesa della partita di giovedì in Coppa, si è allenato battendo piuttosto nettamente Umbertide mentre c’è voluto lo sfiancato Viterbo con il suo organico ridotto all’osso per far tornare alla vittoria Faenza dopo il trionfo in Coppa Italia. Curiosità a Ribera: partita sospesa nell’ultimo quarto con Napoli in vantaggio di venti punti. Partita da recuperare e decisiva per determinare chi tra le siciliane e Viterbo retrocederà subito in A2 e chi invece disputerà i playout. A questo punto, prepariamoci con carta e penna ad attendere la prossima giornata che, ovviamente, vedrà le partite disputate tutte in contemporanea alle 18,30 della domenica. E, prevedendo parecchi arrivi a pari punti, anche a più squadre, qualche calcolo (piccolo o grande che sia) andrà fatta Intanto, come da noi già annunciato alcune settimane fa, è ufficiale la candidaduta di Pasquale Panza a Presidente della LegA.


Donne - Serie A2

LUCCA E CAVEzzO AnCORA A BRACCETTO Bel match quello andato in scena sabato pomeriggio al PalaDozza: nonostantante la strenua resistenza di Bologna (con Temnik scavigliata in campo appena 14 minuti ed Arnetoli protagonista , 19+8, bene la giovane Richter) vince Lucca che però, per confermarsi capolista, ha dovuto sudare, ed anche tanto. Bene Soli in regìa (7 assist e 6 recuperi). In serata ha risposto Cavezzo che con un 24+14 di Mandache ed una prestazione sopra le righe del capitano Goldoni (valutazione 25) ha piegato Bolzano: per il primo posto finale tutto rimandato all’ultima giornata, come per gli altri verdetti. Di sicuro c’è solo il sesto posto di Bologna. Segnalazione di merito per Udine e Reggio Emilia che continuano a vincere nonostante situazioni societarie non facili.Nel girone B lo scontro tra le uniche coach donne del nostro basket di vertice se l’è aggiudicato il Pomezia (Gattini valutazione 28) di Angela Adamoli che di misura ha espugnato il campo della Florence (Corsi 12+17) di Stella Campobasso. Ottima la prestazione di Di Battista, devastante il secondo tempo di Gattini, dove ha realizzato tutti i suoi 19 punti. Con un positiva Torre la Virtus Cagliari piega Rende mentre il Cus esce sconfitto di misura da P.S.Giorgio. Anche nel girone B verdetti da emettere negli ultimi 40 minuti di gioco e ci potrebbe essere il rischio di qualche mancata qualificazione ai playoff piuttosto clamorosa. Ricordiamo che le partite si giocheranno tutte in concomitanza, il girone A il sabato sera alle 20,30, il girone B alle 18,30.

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Donne A1

L’Angelo di Taranto

Basketville ha intervistato il presidente del Cras Taranto a pochi giorni da gara-uno della finale di Eurocup. Scoprendo un Basile giustamente emozionato per l’appuntamento a cui la sua squadra di sta avvicinando di Roberto Perticaroli

ngelo Basile (qui, nella foto di Vito Massagli) è diventato presidente nel 2006/2007 succedendo al suo amico Mino D’Antona. Un’amicizia di lunga data rafforzata dalla passione comune per la pallacanestro. Nell’anno “mitico” di Taranto (quello dello scudetto/Coppa Italia/Supercoppa Italia) era uno degli sponsor del Cras. Basile è commerciante di prodotti petroliferi nel tarantino, e non solo. Come tanti amava, ed ama tuttora, il calcio ma col tempo si è appassionato al basket femminile che a Taranto è diventata un’istituzione.

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Presidente, alla sua terza stagione sul gradino più alto del Cras, quali sentimenti prova ad avere sotto tiro la Europe Cup che, se vinta dalla sua squadra, costituirà il primo trofeo della sua gestione? «L’emozione è forte, sebbene i piedi restano a terra, perché nulla è ancora conquistato. Ma è bello vedere la nostra squadra ad un passo dalla sua storia. Sono orgoglioso di essere presidente di un club che ha quasi cinquant’anni di vita». Qual è il segreto di una società che attira così tanto le cestiste? «Innanzitutto la professionalità. Il Cras, dagli anni 60 ad oggi, ha sempre lavorato con tecnica e passione. Se ora Taranto è ad un passo dalla vetta europea, non è per caso. C’è una continuità che si è consolidata negli anni e che ora ci vede raccogliere risultati importanti». E’ vero che è difficile fare sport ad alto livello al Sud? «Sì, lo è. Ma noi, attraverso lo sport, stiamo dimostrando che con lungimiran-

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za possono attecchire al sud progetti vincenti. In fondo la nostra è un’azienda a conduzione familiare, nella quale annualmente, tra stipendiati a tempo determinato ed indeterminato, diamo lavoro a circa venti persone. Non è poco per una realtà sportiva che vive nel Sud”. Veniamo al campo. Dopo le prime quattro sconfitte della stagione, la società ha tenuto duro, blindando Ricchini. Una scelta razionale, che poi si è rivelata vincente: è stata quella la prima svolta della stagione? «Direi proprio di sì. Ma faccio una premessa: molte giocatrici sono arrivate appena una settimana prima del debutto, dunque il coach ha avuto bisogno di tempo per plasmare con la sua impronta corale un gruppo di forti individualità. Ora il suo vero Cras, che lotta e vince, è sotto gli occhi di tutti«. Nei playoff ci sarà Brunson, oggi in fase di potenziamento fisico dopo l’operazione al ginocchio?

«Dipende dalla sue condizioni fisiche. Becky fa parte del nostro roster. Se sarà utilizzabile, la metteremo a disposizione del coach. Un suo ingresso potrebbe portare giovamento ad un gruppo comunque collaudatissimo». E con Godin, sua scoperta, come la mettiamo? «Elodie al momento è intoccabile, al pari di tutte le altre, perché il Cras è collettivo e non individualità. Dopo averla pescata attraverso internet, un mezzo che mi diverto usare specie quando si parla di basket, grazie anche alla diplomazia della compagna Sauret-Gillespie, lei si è rivelata una bella sorpresa. Un reintegro di Becky non la metterà in discussione, perché il coach potrebbe attuare un turn-over indolore, ma strategico per il finale caldo di stagione». Presidente Basile, un suo pronostico per la finale? «Non mi pronuncio, incrocio solo le dita».


Donne A2

La favola a lieto fine di Dante Sabato 21 marzo il basket

ha riabbracciato un vecchio amico, che aveva spaventato tutti per quello che gli era accaduto proprio un anno fa. Carzaniga, ha affrontato una terribile malattia e ce l’ha fatta di Roberto Perticaroli

durata giusto un anno la lontananza di Dante Carzaniga dal mondo del basket. Una lontananza purtroppo non voluta ma causata da un ictus che lo aveva colpito esattamente 12 mesi or sono in un momento particolare dell’anno: il festeggiamento del proprio compleanno e la Pasqua. Dopo i terribili mesi iniziali, con il lato destro del corpo praticamente immobilizzato, il lento periodo della rieducazione ed il ritorno a casa. Piano piano il riavvicinamento alla pallacanestro: abitando a Schio ha avuto l’opportunità di assistere alle partite e agli allenamenti della squadra di Sandro Orlando.

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tutte le sue componenti ed il suo grande amico Renato Nani. «Tornare al basket mi ha ridato entusiasmo: leggere, vedere le partite, parlare con le persone, mi fa sentire attivo. Non credevo potessi così presto tornare nel mio mondo, alla mia vita. E tornare a sedere su una panchina, proprio nella stessa palestra, mi ha rimesso al mondo, mi ha ridato nuovi stimoli. Sono ancora al 50% ma sono felice e tanto mi basta». Adesso, come sempre, per quattro volte a settimana Dante va a San Bonifacio (l’accompagnano qualche giocatrice o i dirigenti).

Una curiosità: prima di tornare sulla panchina di San Bonifacio, Dante aveva seguito la sua squadra di amici che giocano in Prima Divisione. E proprio da lì, sicuramente, si è riaccesa la miccia. Bentornato, Dante…

Insomma, il ritorno, per quanto possibile, ad una vita normale, per una persona con Dante, allenatore storico del femminile, che ha girato l’Italia per allenare, partendo da Villasanta, Como, Viterbo, Schio (dove ha ha vinto una Coppa Italia, Vicenza ed alcune stagioni importanti in Sicilia ad Alcamo e poi il ritorno vicino casa allenando a più riprese a San Bonifacio dove, era forse inevitabile, è tornato in panchina da metà marzo. «Non è stato solo un ritorno alla pallacanestro, è stato come rinascere, tornare a vivere» confessa Dante commentando il suo ritorno in panchina. E l’occasione era davvero importante perché il “suo” San Bonifacio era ad un passo dal baratro. Con la vittoria nel derby con San Martino di Lupari la squadra biancorossa continua a sperare nei playout e nella permanenza in A2. In tanti a spronare Dante a compiere il grande passo: la famiglia, il basket in

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io, Ettore

Le emozioni divise fra il derby e l'Eurolega Ho ammirato Siena ad Atene e mi sono gustato con Sergio Scariolo Fortitudo-Virtus di Ettore Messina er prima cosa, all'inizio di questo appntament settimanale, vorrei ricordare anche io la figura di Giovanni Papini, scomparso la settimana scorsa. E con cui ho collaborato al Cna. Era un allenatore competente, appassionato. La sua è stata sicuramente una perdita pesante per tutti noi. Ciao e grazie, Giovanni.

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In Eurolega, l'impresa è stata quella di Siena ad Atene e devo dire che si trattato di una gara 2 che ha colpito tutti, riportandomi alla mente straordinarie vittorie in trasferta delle mitiche Ignis, Simmenthal o Tracer, ma anche della mia Kinder. Protagonista un Lavrinovic che non avrebbe neanche dovuto giocare. Avrebbero potuto diventare protagonisti gli arbitri, in negativo, in tante piccole cose che avrebbero potuto essere determinanti e allora, ancora di più brava Siena. Anche per aver eccitato la fantasia di tutti noi appassionati. Pianigiani ha commentato in maniera eccellente la partita in sé, ma anche spiegato bene lo spirito per quelle successive, dicendo che con quel successo i suoi avevano capito e fatto sapere che si può vincere anche gara 5. Un dettaglio non secondario, per un

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messaggio chiaro: non illudiamoci che gara 3 e 4 possano essere facili e perderne una non sarebbe un dramma. Come accade in tutte le serie al meglio delle cinque. Pianigiani è stato chiarissimo, invitando tutti a pensare con serenità ad una gara per volta e alle tre vittorie nel loro complesso, non importa ottenute dove. Questa è un'altra dimostrazione della grandezza del sistema Siena. Noi contro il Partizan abbiamo disputato due incontri solidi, anche se in un'occasione abbiamo tirato malissimo da 3, finendo con un 2/22 che si commenta da solo. Sono soddisfatto per la nostra difesa, visto che in due match non abbiamo complessivamente subito più di 100 punti. La serie non è certo finita, ma la squadra sta trovando condizione e “cattiveria”, lucidità e determinazione, ad esempio quando i ragazzi hanno capito che le partite si possono e si devono vincere non solo in attacco, ma anche con difesa, rimbalzi e poi contropiede. Domenica all'italiana, con il derby in “trasferta” a Mosca: io, Lele Molin e Claudio Crippa per la Virtus, Sergio Scariolo da ex Fortitudo. E' stato come al


solito un incontro tesissimo, difficile, purtroppo con un altro episodio spiacevole, come quello della monetina che ha colpito Terry. E devo allora complimentarmi con la Virtus che ha immediatamente rifiutato l'idea di aggrapparsi ad un ricorso che avrebbe ancora di più avvelenato l'atmosfera, a Bologna. Con responsabilità e realismo, Terry è stato rimesso in campo. E se mi è consentito, per una volta gli dei del basket, alla fine si son ricordati di un comportamento sportivamente corretto, ma per niente scontato di questi tempi ed in certe situazioni. Al termine del derby, Scariolo mi diceva che questo Vukcevic è nettamente più forte di un tempo. Io gli riconosco due cose grandiose: il canestro della vittoria, ma ancora prima quello che in meno di tre secondi aveva risposto al vantaggio Fortitudo. Un fulmineo e chiaro segnale di stop alla rimonta fortitudina. Sono cose davvero fondamentali, tanto più che Vukcevic ha giocato da grande campione in una giornata di pericolosa mediocrità di Boykins. Così, priva del suo leader designato o immaginato, la Virtus stata portata alla vittoria, con punti ma soprattutt leadership, da Dusan.

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Spagna

Il Barcellona sfata il Ta(u)bù Dopo sette sconfitte consecutive, il Regal Barça batte Vitoria e riapre di Angelo Potenza il discorso qualificazione per le Final Four Dopo sette sconfitte consecutive (quattro nella finale di ACB dell’anno scorso e 3 quest’anno) il Barcellona batte nettamente (85-62) il TAU Vitoria nella seconda giornata dei quarti di finale di Eurolega. Nonostante il punteggio, la partita è rimasta in equilibrio fino a metà del terzo quarto. Le chiavi della vittoria per il Barcellona sono state un miglior bilanciamento tra il gioco degli esterni e degli interni e una maggiore costanza defensiva. Inoltre, anche i due falli fischiati a Splitter dopo poco più di 6 minuti dall’inizio della partita hanno facilitato il compito dei catalani. Di conseguenza, grande merito all’inizio è da attribuire a Daniel Santiago, autore di 8 punti nei primi 6 minuti di partita e capace di limitare e caricare di falli il centro brasiliano del Tau. Alla fine Santiago finirà la patita senza più segnare, ma l’assenza forzata di Splitter permetterà ai lunghi catalani, Ilyasova e Vásquez su tutti, di fare il bello ed il cattivo tempo sotto le plance. Per il Tau da segnalare in negativo la prestazione di Prigioni, mostuoso nel match di martedì (14 punti per lui con 4 su 6 dall’arco), ma ben limitato giovedì (terminerà con solo 2 punti a referto). Per quanto riguarda il confronto delle percentuali tra i due

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match, da segnalare il miglioramento del Barcellona nel tiro da tre: in due giorni Basile e compagni sono passati dal 18 al 29% di realzzazione. Per il Barcellona, oltre alla doppia doppia sia di Ilyasova che di Vásquez (16 punti e dieci rimbalzi per il turco, 14 punti e 10 rimbalzi per il galiziano) e al solito Navarro, da segnalare l’ottima prestazione di Lakovic, tenuto in campo quasi 30 minuti da Pasqual ed autore di 17 punti. Anche se ha terminato la partita senza aver distribuito assist, la sua pericolosità ofensiva ha costretto la difesa del Tau ad aprirsi e a concederé spazi sotto le plance ai vari Santiago, Andersen, Ilyasova (nella foto) e Vásquez. Infine, citazione doverosa per il capitano dei catalani, Roger Grimau, che ancora una volta ha sfornato una prestazione tutta cuore in difesa (un suo tuffo per rubare palla a Prigioni nel terzo quarto ha fatto esplodere il Palau). Ora il Barcellona deve vincere almeno una partita a Vitoria se vuole sperare di staccare il biglietto per Berlino. Ma dopo giovedì i tifosi sono molto più fiduciosi, poichè hanno rivisto, seppur ancora a sprazzi, la stessa squadra che violò i campi di Siena, Atene e Tel Aviv.


NBA

Trail Blazers, il futuro è oggi Portland ha tutte le carte in regola per dominare la lega negli anni a venire. Ma forse il futuro non è così lontano. . . di Lorenzo Grighi Dall’epoca in cui li chiamavano Jail Blazers sembra passata una vita. Di quei tempi bui, nei quali le uniche notizie che si leggevano riguardanti la franchigia dell’Oregon erano le vicende giudiziarie che coinvolgevano i propri giocatori (chiedere a Darius Miles, Zach Randolph e compagnia bella), nessuno sembra più ricordarsi. Oggi quando si pronuncia la parola Blazers la prima immagine che viene in mente è quella di una squadra frizzante, giovane, amata dal pubblico, ma anche e soprattutto (ed è quello che conta) vincente. Al momento di scrivere i ragazzi di coach McMillan sono al settimo posto nella Western Conference, a sole due partite e mezzo dagli Houston Rockets, che occupano la seconda piazza. Quindi in chiave playoff tutto è ancora da decidere, e sicuramente Portland avrà modo di dire la sua. Al di là della classifica, questa squadra si sta meritando l’affetto dei tifosi del Rose Garden, che vedono scendere in campo ogni sera una squadra bella da veder giocare e guidata da uno dei migliori allenatori in circolazione. Il roster è di ottimo livello, con un quintetto solido ed equilibrato ed una panchina il cui unico difetto è forse quello di essere troppo abbondante. La stella attorno alla quale ruotano il gioco ed i destini rossoneri è Brandon Roy, guardia 24enne da Washington University. E’ leader dei Blazers in punti segnati, assist e palle recuperate, e sta dimostrandosi uno dei migliori giocatori

da 4° quarto della Lega. La sua eleganza nei movimenti e la purezza del suo gioco lo rendono uno dei più begli atleti da ammirare su un parquet NBA, anche se meno spettacolare e “scenografico” di Kobe o Lebron. Oltre a Roy il roster dei Blazers è pieno di ottimi giocatori in ascesa, da LaMarcus Aldridge a Jerryd Bayless, passando dalla sorpresa Nicolas Batum fino ad arrivare all’idolo del Rose Garden, Rudy Fernandez. Una tale abbondanza di giovani talenti permette alla società dell’Oregon di guardare con fiducia non solo alla stagione attuale, ma anche agli anni a venire. Sempre tenendo aperta l’eventualità di qualche scambio per aggiungere quel pizzico di esperienza in più indispensabile per fare strada nei playoff. Qualche nota negativa in realtà c’è e si chiama, dispiace dirlo, Greg Oden. L’ex stella di Ohio State, dopo aver saltato l’intera stagione da rookie per infortunio, non sta trovando continuità neanche in questa, tra piccoli infortuni e difficoltà di adattamento. Il suo rendimento finora non è stato certo quello che ci si aspetta da un ragazzo che da alcuni analisti è stato definito “il Bill Russell del nuovo millennio”. Il tempo, comunque sia, è dalla sua parte e siamo convinti che se gli infortuni cesseranno di tormentarlo inizierà a dominare le aree NBA (non dimentichiamoci che si tratta di un ragazzo dell’88). Se così sarà, teniamoci pronti ad una nuova ondata di Blazermania.

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NCAA

ACC... identi che botte abbiamo preso! Sull’Atlantico c'è molto lavoro da fare, in vista della prossima stagione. Perché in questa, nonostamnte i pronostici favorevoli... di Vittorio Marotta Il 28 gennaio Wake Forest arrivava alla partita con Duke con un record di 16-1, reduce da tre vittorie roboanti contro North Carolina e in casa di Boston College e Clemson. Tanto che la scivolata contro Virginia Tech della settimana prima poteva considerarsi come un incidente di percorso. I Demon Deacons battevano quindi i ragazzi di coach K con l’ormai celebre canestro di James Johnson. Era un momento d’oro per Wake Forest, che venivano issati al numero #1 del ranking e che in campo esprimevano un basket bello e vincente. Gli estimatori per la guardia Jeff Teague e per le due ali Johnson (sophomore) e soprattutto AlFarouq Aminu (freshman) aumentavano in maniera considerevole, e le solite sirene del draft già iniziavano a far sentire il loro canto celestiale. Poi, il crollo. Tre sconfitte in quattro partite, i tentativi di correggere la sbandata con qualche vittoria che fruttava il terzo posto in regular season. Nonostante i cattivi risultati, e nonostante la repentina eliminazione al torneo di conference contro la Maryland di Greivis Vasquez (22+8+9, per servirvi), i Demon Deacons erano comunque considerati come una delle possibili protagoniste del Torneo NCAA. E invece Cleveland State regalava il più clamoroso degli upset, con una netta affermazione per 84-69. Wake Forest a casa, quindi, e con tante incognite, legate alle sirene

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di cui sopra, che potrebbero danneggiare un programma che comunque per metà stagione ha offerto del gran basket, e che in quintetto non schierava nessun senior. Ma il Torneo NCAA ha evidenziato le difficoltà di una conference, la ACC, considerata tra le più competitive. E invece è toccato alle solite note, ossia North Carolina e Duke, tenerne alto l’onore. Tutte le altre partecipanti al gran ballo sono rincasate presto. Boston College, che aveva battuto Duke in stagione regolare ed è arrivata ad un punto dalla finale del torneo di conference, perdendo proprio contro i Blue Devils? Asfaltata (72-55) da USC e dai 24 punti con 10/10 al tiro di Taj Gibson. Clemson, guidata dalla coppia Trevor Booker (15+9 in stagione) e K.C. Rivers, senior da 14 punti, 6 rimbalzi e il 39% da 3? Battuta da un sontuoso Manny Harris (nella foto) e da Michigan. Florida State, miglior difesa della conference, finalista del torneo ACC dopo aver battuto North Carolina con i 27 punti di Toney Douglas? Ha trovato una difesa ancora più forte, quella di Wisconsin: fuori all’overtime. Maryland, che aveva già battuto Tar Heels e Demon Deacons? Battuta California al primo turno, è finita sotto il rullo compressore di Memphis, e dopo venti minuti, sul 53-33, la pratica era già chiusa. Sull’Atlantico c’è del lavoro da fare, in vista del prossimo anno…


di Davide Cerruto - Appunto

SNEAKER CORNER - PUMP OMNI LITE Ricordate la mitica schiacciata no look di Dee Brown, il rookie che nel 1991 vinse lo Slam Dunk tra lo stupore generale? Ai piedi aveva un paio di Reebok Pump Omni Lite, che Dee 'pompava' prima di ogni salto. Reebok ha rilanciato quello storico modello alto da basket, incluso nella collezione continuativa Pump Bringback Collection e rivisitato in chiave lifestyle in nuove varianti di colore monocromatiche, con dettagli a contrasto e inserti di plastica trasparente colorata. Un must have.

161 € STREET WEAR - VANS J-LAY Quando calchi i ventosi playground di primavera una felpa con il cappuccio non è più una comodità ma un capo necessario. Se poi riesci ad aggiungere un tocco di colore tanto meglio. Rovistando tra le collezioni Vans per il 2009 abbiamo scovato questa felpa J-Lay, ispirata allo skater Johnny Layton: disponibile nei colori giada o celeste, è disegnata con linee semplici, è provvista di chiusura zip, tasche e cappuccio in cotone. Che altro ti serve?

74 € URBAN KIT - SIGG RECYCLE La plastica? Superata. La svizzera Sigg ha lanciato una nuova serie di borracce trendy, colorate e a impatto zero. Reduce Reuse Recycle è una borraccia da 1 litro in alluminio, della serie Traveller, che riduce gli sprechi, perché la puoi riutilizzare all'infinito e alla fine anche riciclare. Portala agli allenamenti, tienila in panchina durante le partite e mettila nello zainetto quando vai la campetto a fare due tiri. Insomma usala e riusala, finché regge.

19,70 € DVD REVIEW - Twilight in dvd Quando puoi vivere per sempre per cosa vivi davvero? Se sei un lettore di Basketville probabilmente vivi per i play-off, se sei il vampiro di Twilight per l'amore della tua vita. Esce il 1° aprile, ma non è uno scherzo, l'edizione home cinema del fenomeno cine-letterario tratto dal best seller di Stephenie Meyer. Twilight è disponibile in DVD e Bluray in tre edizioni: Standard, Special e Deluxe, che include un terzo disco di contenuti extra e una borsa. Regalalo alla tua ragazza e ti adorerà.

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di Davide Cerruto - Appunto

VIDEOGAME - Empire: Total War Niente mezzi termini: il quinto capitolo della saga Total War è probabilmente il miglior strategico storico mai realizzato. Merito del gameplay, un perfetto mix tra strategia a turni e RTS (Real Time Strategy), e del solito rigore storico. Sei catapultato nel XVIII secolo (compaiono finalmente le armi da fuoco) e, per dimostrare il tuo valore, hai 2 campagne: quella d'Indipendenza e quella Imperiale. Nel primo caso, parti in maniera soft, a cominciare dal primo insediamento britannico, viceversa la mappa comprende l'intero globo: qui le nazioni disponibili sono 12. La novità assoluta? Le battaglie navali in real time: valgono da sole il prezzo del 'biglietto'.

49,90 Euro Cine Maxi - Samsung LE46A956 È lo stato dell'arte tra i TV LCD: Full-HD, 46 pollici di diagonale e avanzatissima tecnologia LED, per uno stupefacente contrasto dinamico di ben 1.000.000:1. In altre parole, il bianco è super candeggiato e i neri sono assoluti. Quanto alla qualità delle immagini, Samsung riesce a miscelare la morbidezza dei plasma con la super definizione degli LCD: basta cambiare a modalità da Standard a Cinema. Guardare una partita NBA non è come stare a bordo campo, ma quasi. Se vuoi notizie da Internet in tempo reale, ti colleghi con Info Live (basta una linea ADSL), mentre per giocare in alta risoluzione e guardarti anche un bel film Blu-ray, ecco la dritta: prendi una Playstation 3.

2.499 Euro Hi Definition - LG BD300 Non sei interessato ai giochi ma cerchi un compagno perfetto per il tuo TV Full-HD? Non ti resta che un lettore Blu-ray. Non uno qualsiasi però, ma uno dei più completi in circolazione. LG BD300 ha tutto quello che può offrire un player al passo coi tempi, dalla connettività Internet fino alla possibilità di leggere la maggior parte dei file audio e video in circolazione. C'è anche una porta Usb: qui puoi collegare un pendrive o un hard disk esterno pieno di filmati e musica. E se invece è un DVD che inserisci nel cassettino, BD300 te lo converte fino alla massima risoluzione 1080p. Non è proprio come guardare un Bluray, ma ci si avvicina molto.

279 Euro

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Il test

Giudica anche tu i giocatori che seguono, barrando A o B. Poi aspettati delle sorprese. Perché forse non sai quel che davvero sei di Vittorio Marotta Pensavate di avere un approccio alla materia cestistica molto aperto, quasi hippy, ma poi siete rimasti choccati dal risultato del sondaggio su Myers/Navarro/Brown? Gasolino che mette in riga i superatleti NBA a furia di finte e semigancini vi ha provocato un senso di smarrimento? Il test della scorsa settimana vi ha fatto scoprire una recondita e spensierata anima iberica, ma quando appare Ricky Rubio (nella foto) sullo schermo, un irresistibile impulso censorio vi costringe a girare sul poker? Insomma, volete fugare proprio ogni dubbio? Ecco la prova del nove. A o B, come l’altra volta. Quindi sotto con i risultati. Drake Diener A. Splendido stupendo meraviglioso. Un uomo che ogni allenatore vorrebbe avere. Va bene il resto, ma come fa a prendere tutti quei rimbalzi in attacco? Incredibile, già che ci siamo, facciamo anche miracoloso, và. B. Splendido stupendo meraviglioso. Un uomo che ogni allenatore vorrebbe avere. Va bene il resto, ma come fa a prendere tutti quei rimbalzi in attacco? Incredibile, già che ci siamo, facciamo anche miracoloso, và. Qualcuno però spieghi con cortese sollecitudine a che titolo un giocatore così diventa il desiderio inconfessabile del mercato. E’ il segno definitivo del declino della civiltà occidentale? O dello strapotere dei procuratori? Sam Van Rossom A. Gambe forti per difendere, faccia giusta e ambiziosa per ottemperare agli obblighi del playmaker di razza. Davvero un ottimo investimento, anche per squadre proiettate su traguardi importanti. B. Playmaker? Ahahahah! Il suo concetto di “gestione del sovrannumero” prevede l’attentato ai malleoli del tiratore in ragione di una volta ogni tre. Oppure tempi di passaggio che concedano ai difensori ragionevoli opportunità di rientro. 5 minuti di energia son tutto ciò che si merita. E che siamo disposti a concedergli.

Felipe Reyes A. Sembrava solo un fabbro mazzolatore, invece adesso è in grado di sostenere fraseggi di tecnica più che discreta. Forse un tantino sporco, ma è lì per vincere le partite, non per celebrare le gesta del Tenero Giacomo. Da prendere, sempre e comunque. B. “Fabbro mazzolatore” e qui ci fermiamo, perché siamo in fascia protetta. Materiale per insaccati misti, veramente un

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pessimo soggetto. Il fatto che talvolta metta il canestrino dalla media, non scalfisce neanche superficialmente l’impressione che due braccia così farebbero comodo al Valencia. Al PORTO di Valencia. Rudy Fernandez. A. Vedi Rubio la settimana scorsa. Un inno alla vita, al basket ecc.ecc. B. Qualche zompo notevole e cannonate dai 7,20. Ma come definire una stagione da 10,2 punti con il 41 e 2 dal campo, tirando la bellezza di 350 volte da tre e solo 200 da due? Promettente? Vada per promettente, ma non una briciola di più. Fatto? Ecco, aggiungete il risultato a quello di settimana scorsa e tirate le somme. Poi rassegnatevi all’evidenza dei numeri. Avendo promesso un responso definitivo, vogliate apprezzare la delicatezza nel rendere impossibile situazioni di parità. Noi i Crepet li guardiamo dritti negli occhi, li guardiamo. Lunga vita al baloncesto.


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