Baskettiamo Magazine #12 - MARZO 2015

Page 1

MARZO 2015

Repor ta ge set tori giovanili MOCK NBA

L

A

S

Pietro ARADORI

C

A

L

OSCAR

A

T

A

Giorgio VA L L I


Baskettiamo Magazine vi aspetta nella seconda metĂ di aprile con un n u ov o n u m e r o c o n s u l t a b i l e c o m e sempre online gratuitamente


Anno 5 #12 - MARZO 2015 Slam Dunk - Editoriale di Salvatore Cavallo Direttore responsabile Salvatore Cavallo Vicedirettore Andrea Ninetti

per contattare la Redazione redazione@baskettiamo.com

Hanno collaborato a questo numero Marco Biggi Candida Berni Canani Sergio Bonzio

Enrico D’Alesio

Michele De Francesco Salvo Fratello

Francesca Riva

Eugenio Simioli Alessio Teresi

Simone Lucarelli (fotografo) Special Guest Giancarlo Fercioni FOTOGRAFIE CIAMILLO-CASTORIA Progetto grafico Salvatore Cavallo Baskettiamo Magazine è una testata giornalistica in attesa di registrazione Società editrice CNC Communication srl

Per la pubblicità su Baskettiamo Magazine

marketing@baskettiamo.com

I contenuti di Baskettiamo Magazine sono protetti da Copyright e non possono essere riprodotti, parzialmente o integralmente, se non previa autorizzazione scritta Tutte le violazioni saranno perseguite a norma di legge. Le opinioni espresse negli articoli di Baskettiamo Magazine rappresentano il punto di vista dei rispettivi autori che assumono con la pubblicazione la responsabilità delle affermazioni contenute nei loro scritti e dell'utilizzo delle fonti.

INSIDE

Come teleVedo e teleRacconto di Giancarlo Fercioni Oscar O'Rey

Intervista ad Oscar Schmidt

di Candida Berni Canani L'assalto dolomitico

Intervista a Maurizio Buscaglia

di Eugenio Simioli Pietro d'Europa

Intervista a Pietro Aradori

di Francesca Riva

Nel nome del padre

Intervista a Enzo Sindoni

di Eugenio Simioli

Il trono delle Vunere Intervista a Giorgio Valli

4 6 8 14 20 26

di Marco Biggi

30

NBA - Nash generation sul viale del tramonto di Salvatore Fratello

39

NBA - Attenti a quei due di Enrico D'Alessio MOCK 2015 di Enrico D'Alesio

REPORTAGE - VIAGGIO NEL MONDO DELLE GIOVANILI Virtus Bologna di Enrico D'Alesio Stella Azzurra Roma di Salvatore Fratello

RNB BASKET FESTIVAL 2015 di Sergio Bonzio Il gigante… Davide

Intervista a Davide Bonora

di Alessio Teresi

TIME OUT di Andrea Ninetti

BACK TO BACK DINAMO SASSARI - SPECIALE FINAL EIGHT

Back to Back di Salvatore Cavallo Abbecedario di Michele De Francesco I Protagonisti di Michele De Francesco Overtime di Andrea Ninetti

36 42 46 58 60 67 71 72 75 89


MARZO 2015

di Salvatore Cavallo

E dito ria le

SL A M DU NK

A

ltro giro altra corsa e nuovo numero di BM ricco di contenuti. In quest’ultimo mese abbiamo assistito ai due eventi dell’anno, le Final Eight di Desio e la Rnb di Rimini con le incoronazioni di Sassari e Verona. Quindi c’è stato l’arrivo, con esordio a Pistoia, di Metta World Peace ovvero Ron Artest mentre la stagione si avvia alla fase clou con le prime sentenze che sono già sul punto di essere scritte. LA SCALATA

È il titolo di questo mese per celebrare coach Buscaglia ma anche la sua Trento. Abbiamo acceso i riflettori sulla compagine trentina non solo perché oggettivamente ed indiscutibilmente sorpresa di questo campionato. La scalata di Trento parte da lontano ed i risultati di questa stagione sono il meritato raccolto di tanta buona semina. Nel discorso della scalata comprendiamo, tuttavia, anche i protagonisti delle interviste di questo mese perché da Aradori ad Oscar, da Valli a Sindoni e proseguendo con Bonora il filo conduttore è senza dubbio l’ascesa fatta o da fare.

Su questa falsa riga vanno a collocarsi i due servizi sulle giovanili di Virtus Bologna e Stella Azzurra che danno il via al reportage sul mondo dei vivai che durerà fino a luglio, quindi per ulteriori quattro numeri tra conferme e sorprese. Non da meno, poi, la scalata dei coaches Mike Budenholzer e David Joerger o degli aspiranti al ballo dei Draft 2015 che abbiamo iniziato ad analizzare con il nostro personalissimo Mock. RIVOLUZIONE COPPA ITALIA?

4

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Prendetela come una provocazione o un tema da approfondire, fate un po’ voi ma vogliamo cogliere l’opportunità di questo Slam Dunk per prendere il bianchetto e cancellare la formula delle Final Eight. Inutile nascondersi dietro un dito… la Coppa Italia così come è oggi non suscita più fascino. Neanche il passaggio, ormai per il secondo anno consecutivo, al concentrato di partite in tre giorni in luogo dei quattro riesce a svegliare dal torpore il pubblico. Sette partite in meno di 72 ore non riempiono il palasport né di Milano ieri né di Desio oggi, così è il caso di metterci mano.

Una proposta l’abbiamo elaborata (o ripescata…) e la vogliamo tirare fuori… poi magari sul sito ( www.baskettiamo.com ) e sui social network se ne potrà discutere per ascoltare anche le vostre opinioni. Il primo passo è abbandonare le Final Eight e puntare sulla Final Four, quindi due giorni di partite e quattro partecipanti. Ma le sfidanti non dovrebbero essere decise dalla classifica di metà regular season. Sarebbe più avvincente ed interessante trovare nel calendario le date (settembre) per un turno ad eliminazione diretta con andata e ritorno tra le squadre classificatesi dal 5° al 12° in questa stagione. Quindi un secondo turno con la discesa in campo delle prime quattro che andrebbero a sfidare le vincenti del primo turno sempre con un doppio confronto. Infine le magnifiche quattro si affronterebbero nella Final Forur! A noi questo ritorno al passato piacerebbe… e a voi? In attesa di conoscere la vostra opinione vi auguriamo buona lettura di BASKETTIAMO MAGAZINE di marzo.



MARZO 2015

A

COME TELEVEDO E TELE RACCONTO di Giancarlo Fercioni

IL SA S SO L I NO

nc he ne l basket te lev isivo, n e i ( ra r i ) m o m e n t i d i p e rfe z i o n e è s e m p re d i e t ro l ’a n go l o q u e l q u a l co s a c h e può buttare pe r ar ia tutto. Nelle produzioni televisive ci sono meccanismi che dallo schermo non appaiono: o rga n i z za t i v i , te c n i c i , re a l i z za t i v i e quant ’altro. B a sta c h e q u a l cosa non giri e tutto s’ inc e ppa.

A che livello dip e n d e d a l l a fo rtuna e da quale è i l p ro b l e m a . E nessuno ne è e se nte : i proble mi capitano sia ne lle produzioni più importanti che in quelle meno di cartello. Per ridurre le possibilità di errore e c e rcare di otte ne re il r isultato mig l i o re è e s s e n z i a l e ( c o m e n e l b a s ke t i n c a m p o ) c h e s i g i o c h i d i s q u a d ra . C o n u n q u i nte tto d i b a s e e u n a ro ta z i o n e va l i d a d e i ca m b i . E p o s s i b i l m e nte co n g i o cato r i va l i d i , n o n d i co ca m p i o n i , m a va l i d i p ro fessionisti. Se cominci a cambiare tre gioc a to r i s u c i n q u e d e l q u i n te tto, e c o m p r i g i o cato r i a l r i s p a r m i o, a u m e nt i e s p o n e n z ialme nte il r isc hio di e r rore . Se poi non t i a l l e n i o n o n h a i m e z z i e a tt re z za t u re p e r fa r l o, a n c o ra d i p i ù . D i te c h e è g i à

6

©RIPRODUZIONE RISERVATA

stato detto? Ve ro. Pe rò, f ino ad ora c ’e ra c hi fac eva le cose al r ispar mio e c hi si imp e g n ava a n c h e f i n a n z i a r i a m e nte , p e r o tte ne re il mig liore de i r isultati.

O ra , i nve c e , c ’è l ’ i m p re s s i o n e c h e c o n l a volontà di dimostrare che si è capaci di ris p a r m i a re , st i a d i f fo n d e n d o s i a m o ’ d i v i r u s a n c h e d o ve n o n av e va a tte c c h i to, q u e sto r i schio di d o w n g ra d e di t u tto q u e l l o c h e è sta to fa tto s i nora, non lo vedo benissimo. Finché succede come que st ’anno, dove , tamponato dalla p ro fe s s i o n a l i tà d i t u tt i q u e l l i c h e c i h a n n o l avo rato, c ’è stata u n a va r i a z i o n e n e l l a c o n f i g u ra z i o n e d e l l e te l e c a m e re , for tunatame nte se mpre ne i te r mini de lla fattibilità, e de i re play e quindi se nza var i a z i o n i a p p a re nt i . A b b i a m o d o v u to a d e guare molte cose per mantenere il format m a c i s i a m o r i u s c i t i , g ra z i e a l l a s q u a d ra ( d i l av o ro ) d i b a s e c h e , c o l l a b o ra n d o d a a n n i , è r i u s c i ta a m i s c h i a re l e c a r te n e l modo g iusto e a propor re comunque , prod o tto e i m m a g i n i , s u l m e d e s i m o sta n d a rd . C h i a ro c h e t u tto h a u n l i m i te : s e non hai un quintetto, non puoi g iocare . . .


MARZO 2015

7

©RIPRODUZIONE RISERVATA


OSCAR O’ REY

I l bombe r brasi l i ano, tra r i cordi i tal i ani , o’ surdato ‘nnammurato e d i cambi ame nti de l l a pal l acane stro

E

di Candida Berni Canani

mozioni, ricordi, gioie, ma anche qualche amarezza e delusione. Tutto racchiuso in una palla a spicchi, scrigno prezioso dove conservare una fetta della propria vita, continuando a proiettarsi nel futuro con quell’entusiasmo, quella verve, quell’ammirevole ottimismo che hanno fatto di Oscar Bezerra Schimdt uno dei più grandi cestisti del mondo, nonché uomo e professionista di grande spessore. Gran parte della sua esistenza ha

8

©RIPRODUZIONE RISERVATA

ruotato intorno al pianeta basket, senza mai però tralasciare gli affetti familiari, vero pilastro del suo essere campione non soltanto nello sport. «In Europa i principali campionati sono quelli spagnoli e quello italiano – commenta il brasiliano dall’altro capo dell’Oceano – molte cose sono cambiate e anche se non seguo più con l’assiduità di un tempo la vostra attività cestistica, ritengo che i mutamenti sono frutto dei normali cambiamenti di un’epoca».


Più sono prolifici i vivai, tanto più è meglio per la promozione e lo sviluppo del basket

Quando Oscar era O’ Rey do triple in Italia – con la Juvecaserta prima e con l’Annabella Pavia dopo – di giocatori stranieri in campo ce n’erano due, al massimo tre di cui uno da utilizzare solo nelle Coppe. Ora spesso si assiste a gare dove interi quintetti in campo non hanno niente del made in Italy. «Con tanti stranieri – prosegue Oscar – si ha la possibilità di incontrare i migliori giocatori, quindi sotto certi aspetti lo ritengo positivo, ma questo non significa penalizzare il vivaio perché il settore giovanile di una società resta la principale attività per ottenere nuovi e bravi giocatori. Più sono prolifici i vivai, tanto più è meglio per la promozione e lo sviluppo del basket». Per Oscar il campionato italiano resta di altissimo livello, anche per il contesto in cui opera. «Caserta e la sua meravigliosa squadra sono state una tappa fondamentale della mia vita, come il racconto di una favola bellissima – ribadisce con convinzione Oscar – è in quella città dove mi sono sentito subito a casa, che sono diventato un buon giocatore, ho imparato altre

Caserta e la sua meravigliosa squadra sono state una tappa fondamentale della mia vita

9

©RIPRODUZIONE RISERVATA




lingue, ho assaporato la gioia dei miei due figli, sono cresciuto come uomo». Il basket del terzo millennio, tranne qualche eccezione, lascia poco spazio ai rinnovi, anno dopo anno, di uno stesso giocatore, soprattutto se straniero, cosa che invece avveniva negli anni settanta/ottanta quando spesso le famiglie di tifosi adottavano letteralmente il cestista che veniva da lontano. «Nel periodo trascorso con la Juvecaserta c’erano tanti giovani che abbiamo aiutato a crescere – ricorda Oscar – c’erano Nando Gentile ed

Enzo Esposito, che ora ha preso la guida della squadra di Caserta, e allenatori, come Marcelletti, sempre molto vicino ai ragazzi. E ciò lo ritengo fondamentale per la crescita, non solo tecnica di ogni atleta. Questo è un aspetto da non tralasciare». Per Oscar il basket deve essere passione, partecipazione, coinvolgimento con le varie realtà sociali e con i supporter. «Quella casertana è una tifoseria indimenticabile – sottolinea Oscar – non si può scordare quando nelle partite intonava a squarciagola ‘O surdato ‘nnammurato».

12 ©RIPRODUZIONE RISERVATA

In Brasile continua ad essere l’emblema del basket. A Caserta è stata ritirata la sua maglia numero 18, accettata dal carioca al suo arrivo perché, la numero 14 con cui giocava nel suo Paese, era già indossata da Marco Ricci e non voleva assolutamente fare un torto al suo nuovo compagno di squadra. A Pavia l’hanno amato e osannato oltre misura. In Spagna, al Valladolid, ha lasciato tanti ricordi indelebili, come del resto ad ogni suo passaggio. Ecco perché anche nel terzo millennio Oscar resta un grande campione.


MARZO 2015

Da Wikipedia Oscar Daniel Bezerra Schmidt (Natal, 16 febbraio 1958) è un ex cestista brasiliano. Dal 2013 fa parte del Naismith Memorial Basketball Hall of Fame. Alto 2,05 m per 110 kg, Oscar giocava nel ruolo di ala, guadagnandosi il soprannome di Mão Santa (“mano santa”) per la sua precisione al tiro. Ha avuto una carriera agonistica lunghissima, durata 26 anni. Ha partecipato a cinque edizioni delle Olimpiadi, da Mosca 1980 a Atlanta 1996, recordman di presenze dei cestisti (assieme al portoricano Teo Cruz). Ai Giochi detiene diversi altri record, tra i quali: totale dei punti segnati (1093); punti segnati in un solo incontro (55 vs. Spagna a Seoul nel 1988); media punti più alta in una edizione: 42,2 ppg (Seoul 1988, 338 punti in otto incontri). Con la nazionale brasiliana ha disputato 326 incontri (tra il 1977 e il 1996), con una media realizzativa di 23,5 punti a partita. Detiene il record mondiale assoluto di punti segnati in carriera (49.737). Biografia Nel 2011 è stato sottoposto a un primo intervento al cervello per un tumore, si è ripreso, ma il 30 aprile 2013 ha dovuto subire un secondo intervento all’ospedale Albert Einstein di San Paolo e iniziare la chemioterapia Carriera Nel 1984 fu scelto nel draft NBA dai New Jersey Nets al 6º giro con il n.15, ma non arrivò mai a giocare nella NBA. Ha militato per 11 stagioni nel campionato italiano, con Caserta dal 1982 al 1990 (dove fu portato dall’allora coach del club Bogdan Tanjević) e con la Pallacanestro Pavia dal 1990 al 1993. Nelle file del club campano vinse una Coppa Italia nel 1988 e disputò due finali scudetto (entrambe perse contro l’Olimpia Milano, nell’86 e nell’87) e una memorabile finale di Coppa delle Coppe contro il Real Madrid di Dražen Petrović nell’89, partita finita ai supplementari e nella quale non bastarono i suoi 44 punti (Petrović dall’altra parte ne segnò 62). I tifosi casertani lo soprannominarono “O rey” (il re) e quando andò via, la dirigenza dell’allora Juvecaserta basket, decise di ritirare il numero 18, la sua maglia da titolare, dalla squadra. Detiene il secondo posto nella classifica assoluta di punti segnati nel campionato italiano, essendo stato scalzato dal primo posto dalla bandiera della Pallacanestro Cantù Antonello Riva, il quale ha però giocato quasi il doppio delle partite del brasiliano. Rimane comunque il giocatore straniero che ha segnato di più (13.957 punti, alla media di 34,6 punti per gara, con ripetuti high oltre i 60 punti - la prima volta nel 1984[5]). È il giocatore (statistica sui cestisti con almeno 100 presenze nel campionato italiano) che più volte ha superato quota 50 punti segnati in una sola gara: 28 volte su 403 gare disputate (circa 7%), davanti ad altre due leggende come Dražen Dalipagić (15/241 pari al 6,2%) e Joe Bryant (14/247, circa il 5,7%). La sua carriera agonistica si è chiusa il 26 maggio 2003. Per l’occasione, in Italia disputò due incontri di basket, uno organizzato appositamente per lui a Caserta l’8 dicembre 2003 insieme ai migliori giocatori italiani (Antonello Riva, Dino Meneghin, Sandro Dell’Agnello, Pierluigi Marzorati) e stranieri dei suoi tempi, e l’altro il giorno dopo in occasione dell’All Star Game italiano, nel quale vinse, come suo solito, la gara di tiri da 3 punti. Dopo il ritiro dalle gare si è dedicato all’attività manageriale nell’ambito della pallacanestro brasiliana. Si è fatto promotore della creazione di una lega indipendente dalla federazione brasiliana, la Nossa Liga de Basquetebol (“nostra lega di pallacanestro”), che intende gestire direttamente i campionati nazionali maschili e femminile, lasciando alla federazione la gestione delle nazionali. In riconoscimento della sua sensazionale carriera, nel 2013 Schmidt è stato introdotto nella Naismith Memorial Basketball Hall of Fame.

13 ©RIPRODUZIONE RISERVATA


L’ A S S A LTO

DOLOMITICO di Eugenio Simioli

14 ©RIPRODUZIONE RISERVATA


L

o spirito è quello giusto: non esaltarsi per le ottime performance e alzare l’asticella sempre di più. Maurizio Buscaglia è (in parte) questo: un uomo vero, una persona seria, forgiata da anni di gavetta nelle minors, che non dimentica però il suo passato di… saltatore in alto! Nato a Bari, a due anni si è trasferito con la famiglia in Umbria, ma è a Trento che ha trovato casa, fama e successi. Ora è il condottiero di una Trento che è di gran lunga la sorpresa della A 2014/15; ha anche guidato una delle selezioni nell’All Star Game e molti lo vedrebbero bene sulla panchina della Nazionale… Sono lontani i tempi delle giovanili di Perugia e Bologna, così come la B2 di Piove di Sacco; ha avuto la fortuna di operare a basket-city negli anni di Messina, Repesa e Scariolo e dai loro esempi ha tratto prima di approdare a Trento nel 2003. Il Buscaglia dolomitico 1.0 dura quattro campionati e vince la C1, due parentesi a Mestre e Perugia, poi ritorna all’Aquila nel 2010. Con i bianconeri trentini viene promosso in Legadue, vince la coppa di Lega e arriva alla semifinale dei play off. L’anno scorso è uno degli artefici della storica promozione in A e in questa stagione sta riscrivendo la storia. Partita come underrated, la Dolomiti Energia di Buscaglia ha ulteriormente alzato l’asticella, si è imposta come rivelazione del torneo e minaccia (con il suo atletismo devastante) di diventare una delle mine vaganti dei playoff.


Trento sorpresa del campionato? «Dovevamo dare continuità alla squadra dell’anno scorso, poi abbiamo fatto i conti con budget, i procuratori e le richieste dei giocatori. Per fortuna tutti gli incastri ci sono andati bene e siamo riusciti a raggiungere la salvezza molto presto, abbiamo raggiunto una Final 8 storica; ora tutto ciò che otterremo in più sarà guadagnato». Vi siete assunti il rischio Tony Mitchell… «Avevamo bisogno di un giocatore che ci desse grandi garanzie tecniche, uno che fosse anche un po’ genio e poca sregolatezza, senza andare a minare gli equilibri della squadra». Come è stato fatto lo screening dei giocatori presi quest’estate?

«La continuità è stata data ai giocatori dell’anno scorso, non perché hanno vinto la Gold, ma perché ancora crediamo che possano dare tanto. L’obiettivo quest’estate è stato far integrare giocatori esordienti in Serie A con giocatori già padroni della categoria, con gli americani che hanno potuto fare qualcosa in più in termini di atletismo e di esperienza». Come si fa a far capire ai gio-

catori americani esordienti che gli obiettivi individuali devono essere conciliati con quelli della squadra? «Non è assolutamente facile, ma io credo che la soluzione sia quella di far capire al giocatore come giocare a pallacanestro in questo tipo di campionati. Lavorando molto, con giocatori molto predisposti al sacrificio, si ottengono più in fretta i risultati. Credo che sia una chiave di successo non togliere un talento ad un giocatore, ma rendere quel talento funzionale al lavoro di squadra». È stato un rischio calcolato affidare la cabina di regia a due italiani? «Forray e Spanghero sono persone di una durezza mentale enorme, hanno grande disponibilità e sono votati al sacrificio, inoltre hanno grande voglia di mettersi in gioco. Ho spinto per


MARZO 2015

17 ©RIPRODUZIONE RISERVATA


MARZO 2015

la loro conferma, perché ero convinto delle loro possibilità in serie A. Con il tempo sono riusciti ad ottenere il rispetto del gruppo». L’aspetto che l’ha colpita di più durante questa stagione con Trento? «Siamo riusciti sempre a migliorarci giornata dopo giornata, e questo è l’aspetto migliore. Abbiamo sempre avuto voglia di avere senso di

sfida e vincere ogni partita». Pascolo può andare agli Europei? «Assolutamente si, è un grande giocatore, con tanta personalità e grinta, ma la Nazionale deve guadagnarsela con impegno. Sono molto colpito dal suo continuo entusiasmo». Ora una domanda difficile: le sorprese del campionato, a parte i giocatori di Trento? «Penso subito a Hayes di Cre-

18 ©RIPRODUZIONE RISERVATA

mona, che ha messo al servizio della squadra le sue enormi qualità, così come Clark. Noi abbiamo avuto la forza di portare dei rookie interessanti, che si stanno creando un mercato importante. Questo vuol dire che il nostro campionato può migliorare molto dal punto di vista tecnico. Anche gli italiani si stanno ritagliando uno spazio importante, come Ruzzier e Mian, come lo stesso Mi-


MARZO 2015

chele Vitali». State già lavorando alla squadra dell’anno prossimo? «No, non abbiamo mai fatto questo tipo di ragionamento a questo punto della stagione. Io penso solo al lavoro sul campo e a vincere ogni partita». Come ha visto da lontano il campionato dell’ex Triche? «Non si può fare un ragionamento del genere, dico solo che siamo stati fortunati ad aver

portato in Italia un giocatore da un’università importante come Syracuse. È un ragazzo giovane, emotivo, che va seguito, dispiace quello che gli è capitato». Come è migliorata Trento tatticamente nel corso della stagione? «Abbiamo giocatori in grado di adattarsi ad ogni situazione e con grande disponibilità. Sono un allenatore abituato ad esal-

tare i pregi dei miei giocatori. Vogliamo imporre il nostro ritmo in ogni situazione, anche se manchiamo talvolta ancora in cinismo; questo è dovuto alla mancata esperienza del roster. Dopo 24 partite però, siamo migliorati tantissimo, facendo tesoro dei nostri errori ed esaltando le cose positive, anche nelle sconfitte». 19 ©RIPRODUZIONE RISERVATA


PIETRO D’EUROPA

La scorsa estate il nazionale azzurro ha lasciato la Lega A per sfidare il basket continentale. Dopo l’esperienza ad Istanbul è il momento di Madrid



MARZO 2015

P

di Francesca Riva

ietro Aradori è uno dei grandi talenti che la pallacanestro italiana ha coltivato. Il suo amore, l’immensa tenacia e il duro e costante lavoro lo hanno portato a conquistare le maglie delle più prestigiose società italiane, Milano, Roma, Siena e Cantù nonché la Nazionale Italiana. A 18 anni ha disputato il suo primo campionato di LegaDue a Imola dimostrando da subito il suo valore che lo ha condotto in un percorso di crescita incessante e prestigioso. Oggi gioca nel campionato spagnolo con la maglia dell’Estudiantes dopo alcuni mesi trascorsi in Turchia al Galatasaray Istanbul.

22 ©RIPRODUZIONE RISERVATA


MARZO 2015

Pietro, quest’anno hai deciso di lasciare l’Italia per un’esperienza nuova all’estero prima in Turchia e adesso in Spagna. Com’è maturata questa decisione? “ Tutto è nato dalla volontà di confrontarmi con campionati esteri, cosa che non avevo mai fatto. Avevo poi il desiderio di mettermi in gioco e soprattutto mettere alla prova me stesso”. È stato difficile riuscire ad ambientarti in realtà così differenti tra loro? C’è qualcosa che ti è mancato particolarmente? “Sicuramente la Turchia ha una cult u r a m o l t o differente d a l l a nostra mentre la Spagna e l’Italia s o n o molto simili. Ciò che mi è mancato veramente sono stati tutti i miei amici”. Cestisticamente parlando invece quali differenze hai trovato nei campionati esteri rispetto a quello italiano? “In Turchia si gioca un basket più a metà campo e soprattutto una pallacanestro molto fisica. In Spagna invece si predilige il contropiede e le giocate di velocità”. A dicembre hai lasciato il Galatasaray Istanbul, perché questa decisione? “In Turchia c’erano parecchi problemi a livello societario, la mia scelta è stata inevitabile non ve-

dendo un futuro immediato limpido e sereno. Altri sette giocatori hanno lasciato il Galatasaray per gli stessi problemi. Ho deciso, così, di andare in Spagna, all’Estudiantes e sono convinto che sia stata una buona scelta”. Come sta andando il campionato per l’Estudiantes? “Siamo a metà classifica, a 2 punti dai playoff e a 4 vittorie dall’ultima. In questi due mesi rimanenti abbiamo il destino nelle nostre mani e per ora sta andando nel verso giusto”. Gli ultimi due anni in Italia li hai trascorsi a Cantù, come ti sei trovato? Che ricordo hai? “È stato fantastico. È davvero la mia seconda casa. Grandi stagioni, bell i s s i m o gruppo, ottima società, pubblico immenso e tanti tanti amici”. In una intervista di qualche tempo fa Antonello Riva disse di trovare in te e in Alessandro Gentile la sua stessa grinta e ricerca costante del canestro, tu cosa ne pensi? Ti alleni molto al tiro? “Avevo commentato questo pensiero sulla mia pagina di Facebook. È stato davvero un onore leggere tali parole soprattutto perché dette da uno dei più grandi giocatori italiani di tutti i tempi. Lavoro molto al tiro ma anche sul mio corpo, spesso individualmente, proprio per cercare di essere il migliore giocatore possibile, allenandomi al massimo giorno per giorno”.

23 ©RIPRODUZIONE RISERVATA


MARZO 2015

A settembre ti vedremo in Nazionale quando gli azzurri parteciperanno agli Europei. Come pensi sarà questa grande competizione, tenendo anche in considerazione le squadre sorteggiate nel girone con l’Italia come Spagna, Turchia e Serbia? “Sarà una competizione molto difficile. È vero, nel nostro girone ci sono le squadre più forti ma se si vuole arrivare a vincere un trofeo prima o poi le migliori bisogna batterle! Saremo pronti anche a questo!” Seguirai certamente anche il campionato italiano, come vedi l’attuale situazione? “Ovviamente lo seguo molto e vedo che Milano è sempre in testa pur avendo perso a sorpresa la finale di coppa Italia contro Sassari. Credo che proprio la squadra sarda potrà mettere i milanesi in difficoltà. Per la vittoria finale, però, sono certo che vi sarà un solo nome e sarà quello di Milano, se così non fosse sarà un fallimento per la capolista”. 24 ©RIPRODUZIONE RISERVATA

E invece il tuo futuro come lo vedi? Ti piacerebbe continuare l’esperienza estera o vorresti tornare in Italia? “Nel futuro immediato credo di rimanere all’estero. Per il resto vedremo in questi mesi”. Fin da molto giovane sei esploso nel campionato italiano vestendo le maglie delle più importanti società italiane con molta tenacia, grinta e convinzione come si nota dalle tue parole. Cosa ti senti di consigliare ai giovani che oggi a causa della massiccia presenza di stranieri sono restii a seguire la propria passione per la palla a spicchi? “Mi sento di consigliare prima di tutto di divertirsi il più possibile giocando a basket. Una volta poi scelto questo sport per la vita di crederci sempre, di avere costante fiducia in se stessi e di non smettere mai di lavorare, giorno dopo giorno, senza arrendersi mai”.


MARZO 2015

25 ©RIPRODUZIONE RISERVATA


MARZO 2015

NEL

I

NOME di Eugenio Simioli

Sindoni a Capo d’Orlando sono una istituzione. Enzo, anima dell’Upea dal ’96, è stato “il” sindaco degli ultimi venti anni, ma soprattutto il “padre” del basket paladino. E’ stato lui a portare in Sicilia grandi star come Enzino Esposito e Pozzecco (ma anche Diener, Mc Intyre e C.J., Wallace) e, sempre lui, ha instillato il germe della palla a spicchi nel piccolo Peppe. E’ stato dunque un passaggio “fisiologico” quello che ha visto Sindoni jr. prendere il posto del padre sul ponte di comando dell’Orlandina. Qualcuno penserà che la nomina a d.s. sia dettata dalle solite logiche nepotistiche, ma il più giovane dirigente della A è uno che i galloni li sta guadagnando sul campo, pardon dietro la scrivania!

26 ©RIPRODUZIONE RISERVATA


MARZO 2015

DEL Ripescata in A nell’estate del 2014 al posto di Siena, la squadra siciliana si è trovata a dover allestire un roster con un budget non eccelso, per cui Peppe ha dovuto spendere notti a visionare giocatori e contattare gli agenti d’oltreoceano per provare a costruire un squadra capace di cogliere una salvezza tranquilla imperniata sui “grandi vecchi” Basile, Soragna,

PA D R E Nicevic e Pecile e dal rookie Griccioli. Dopo l’esperienza come scout a Brindisi e le frequenti puntate nelle Summer league USA, dal 2011 il Nostro è ritornato a casa per costruire l’Orlandina, che ha condotto dalla C alla A. Oggi, messa in ghiaccio la salvezza, Sindoni jr. può tracciare un primo bilancio del suo esordio nel grande basket.

Capo d’Orlando regina del mercato di riparazione? «Beh non direi. La situazione che è venuta fuori è che abbiamo sospeso Burgess (che poi era l’anticamera del taglio) e ceduto Freeman a Roma, poi abbiamo semplicemente messo sotto contratto due ragazzi delle giovanili per cambiare formula. L’innesto di Folarin Campbell è molto importante, era

27 ©RIPRODUZIONE RISERVATA


MARZO 2015

28 ©RIPRODUZIONE RISERVATA


MARZO 2015

un giocatore inavvicinabile per noi solo qualche mese fa. Abbiamo fatto questa scelta perché in questo campionato avere giocatori con esperienza dà un grande vantaggio. Siamo molto contenti di avere con noi anche McGee, giocatore di assoluto talento che a Capo d’Orlando credo possa trovare il giusto ambiente. In pratica dovremmo avere maggiore identità con il nucleo italiano e solidi USA». Finora il vostro campionato è certamente positivo… «Certo, se penso che venivamo da quattro sconfitte consecutive! L’incredibile jolly pescato ad Avellino ci ha dato una vera e propria boccata d’ossigeno!». A proposito di Avellino: cosa avete fato a Basile, match winner in Irpinia? «Baso è stato veramente immenso; è un campione, ci da una grossa mano. Lui, Nicevic e gli altri lavorano duro durante la settimana e sono d’esempio per tutti». I più e i meno della stagione? «Caserta, Avellino e Varese potevano dare molto di più. Ad Avellino e Varese è mancata una chimica di squadra. Le sorprese sono, sicuramente, Cremona e Trento. Milano ormai deve puntare tutto solo sul campionato, dopo aver perso le F8 praticamente in casa!». Il colpo che non sei riuscito a fere quest’anno? «Sicuramente il Langston Hall di Pistoia; penso sia un prospetto così come il Gaddy di Bologna. Ci sarebbe piaciuto anche Josh Owens, al quale eravamo vicini in estate». Il giocatore che ti sta sorprendendo? «Come tutti dico, certamente, Tony Mitchell, ma credo che Okaro White se metterà ancor più tiro ed esperienza, tra qualche anno, potrebbe dire la sua anche in Eurolega. Ci sono tanti giocatori che stanno facendo un grandissimo campionato». Recentemente, dopo Pancotto, anche tu

hai detto la tua: quanti italiani sono in grado di giocare in Serie A secondo te? «Ho letto le dichiarazioni di Pancotto rilasciate a Radio Primarete Caserta e mi schiero sicuramente al suo fianco. Quanto a Petrucci penso che le sue parole siano state non molto appropriate rispetto alla carica che riveste. Sono invece d’accordo con lui sul fatto che ci sono troppi stranieri, anche se non credo che questo sia l’unico problema del basket italiano. Oggi non ci sono tanti italiani che possono giocare minuti importanti in serie A. Avere in campo tanti italiani di minore qualità rischierebbe di allontanare le persone dai palazzetti, e non è questo che dobbiamo fare per risollevare il movimento». Risollevare il movimento: pensi sia stato fatto il possibile per rilanciare il basket in Italia? «Mah, io qualche domenica fa, con il big match Milano – Reggio Emilia, in tv ho visto il calcetto…! Anche se faccio parte di un club di Serie A, ritengo che la Lega debba dotarsi di una struttura in grado di gestire un campionato del genere. Anche altre scelte sono “rivedibili”. Ad esempio ci hanno costretto ad investimenti consistenti per l’instant replay e poi dopo cinque giornate è stato archiviato. Abbiamo bisogno di professionisti in grado di valorizzare il nostro prodotto». Cosa farai…da grande? Il tuo futuro sarà ancora a Capo d’Orlando? «Sicuramente la pallacanestro sarà il mio lavoro per tanti anni, ma per adesso non so darti una risposta. Per ora vivere il sogno della Serie A, a casa mia, è il massimo, anche se la scorsa estate avrei avuto altre possibilità professionali. In futuro chissà…».

29 ©RIPRODUZIONE RISERVATA


MARZO 2015

30 ©RIPRODUZIONE RISERVATA


MARZO 2015

IL TRONO DELLE VUNERE PER RE

A

GIORGIO

di Marco Biggi llenatore ad appena 17 anni, età in cui altri ancora inseguono il sogno del campo, Giorgio Valli da Modena è il classico allenatore che smentisce il detto “Nemo profeta in patria”. Coach navigato, lunga esperienza nel settore giovanile e come assistente di big della panchina come Ettore Messina, il coach modenese, neo papà, dopo una non positiva esperienza ad Avellino ha raccolto la sfida della Virtus Bologna ed è tornato a casa per riportare in alto le “V nere”. E’ stato un anno fin qui esaltante per i colori bianconeri, ma l’allenatore emiliano cerca di essere lungimirante gettando un occhio alla fine della stagione e uno all’immediato futuro.

31 ©RIPRODUZIONE RISERVATA


MARZO 2015

Stagione positiva e ritrovato entusiasmo della piazza bolognese di sponda Virtus, qual è il segreto? «Il segreto è stato il club che ha dichiarato e messo a nudo i problemi economici, ha chiesto una mano a tutti gli attori per ricostruire da zero la società e la squadra e seppur con mezzi limitati ha messo sotto contratto giocatori e staff di stampo operaio che hanno dimostrato di poter raggiungere e centrare gli obiettivi di inizio stagione. Mi sembra che il pubblico abbia apprezzato trasparenza e franchezza dei messaggi trasmessi, senza far mancare l’apporto che è stato fondamentale per la 32 ©RIPRODUZIONE RISERVATA

riuscita del progetto». Ray è la chioccia, poi quasi tutti giovanissimi, come si gestisce un gruppo così? «Con Allan Ray ho un ottimo rapporto che è stato fondamentale per costruire una squadra fatta da americani giovani e alla prima esperienza europea, solo così ho potuto affidare le chiavi del team ad una ragazzo come Gaddy di soli 22 anni. Allan ha capito il suo ruolo e mi ha aiutato molto, ha fatto il vero capitano, contribuendo alla crescita e formazione dei suoi compagni che dovevano adattarsi al sistema di gioco europeo. Tutti motivati alla stessa maniera con gli stessi obiettivi, questa


MARZO 2015

è la chiave del successo del nostro campionato». Dove può arrivare questa Virtus? «Sono contento di dove siamo arrivati, ma non sono mai soddisfatto, voglio che ci sia un miglioramento continuo e cerco di lavorare per costruire un gruppo che possa crescere nel tempo anche pensando al prossimo campionato». E se dovessero arrivare i play off? «Direi che sarebbe un’ulteriore esperienza, ma non ne farei una malattia. I play off vanno fatti se poi li puoi giocare con una discreta autorità, se dobbiamo partecipare come com-

parse non serve a nulla, accumuleremmo solo esperienze negative. Se invece nei prossimi mesi continueremo a migliorare, avremo modo di ricavarne solo esperienze positive anche solo da quelle due o tre partite di play off che ci saremo guadagnati sul campo». Hai appena firmato un biennale, quale sono le motivazioni e quale futuro deve aspettarsi il popolo Virtussino? «Il biennale è qualcosa che mi fa molto piacere, soprattutto perché si ritorna un po’ all’antico quando un allenatore rimaneva nello stesso club per tre o quattro anni avendo così la possibilità di programmare e lavorare con 33 ©RIPRODUZIONE RISERVATA


MARZO 2015

34 ©RIPRODUZIONE RISERVATA


MARZO 2015

serenità. Oggi in Virtus si respira questa aria, il mio staff mi ha permesso di costruire e perfezionare questo sistema di lavoro. L’obiettivo è di rimanere tutti insieme per cercare di crescere e migliorare senza però mai dimenticarsi di chi siamo e da dove veniamo. Siamo ancora molto giovani e siamo ancora molto indietro, quindi non

«È vero, è un rischio che si corre quando lavori bene e c’è qualcuno che si mette in evidenza e dimostra di avere un alto potenziale. Chiaro che dispiace, però ben venga, vuol dire che si è lavorato bene e anche se perdi un giocatore importante, hai dato valore al lavoro del club con risvolti molto positivi che funzionano da cassa di risonanza. Già

simo, il 99% della mia vita. Il mio maestro è in assoluto Ettore Messina che insieme a Giordano Consolini ha formato e cresciuto il Valli allenatore anche al di fuori del campo da basket. Devo fare un grosso ringraziamento a queste due persone. Non nascondo che se finiamo il campionato come vorrei, è mio desiderio volare a San Anto-

deve cambiare nulla anche in un prossimo futuro». Dopo la bella notizia di Ray che firma un biennale, evento mai successo nella sua carriera europea, c’è dall’altra parte il rischio che altri giocatori siano attratti dalle sirene di club che hanno maggior disponibilità economica, eventualmente siete preparati?

adesso alcune università americane ci hanno offerto alcuni loro giocatori senior che potrebbero rinforzare il roster e diventare opportunità per la crescita della squadra». Che cosa è la pallacanestro per Valli e chi è la persona che più ne ha influenzato il pensiero? «La pallacanestro per me è tantis-

nio da Ettore per guardarlo allenare nel contesto NBA e parlare di basket come ormai facciamo tutte le estati». Grazie a Giorgio Valli per averci dedicato il suo tempo e un grosso in bocca al lupo dal team di Baskettiamo per quest’ultima parte di stagione. «Grazie a voi e crepi il lupo».

35 ©RIPRODUZIONE RISERVATA


NBA

ATTENTI A QUEI DUE

P

di Enrico D’Alesio

oco tempo fa, scrivendo un ricordo di Dean Smith e Jerry Tarkanian, ho notato come siano frequenti le contrapposizioni caratteriali tra allenatori e terminai l’articolo citando il titolo di una fortunata serie televisiva, “Attenti a quei due”, famosa anche per la riuscitissima sigla. Meno evidente di quella tra i due grandi da poco scomparsi è quella tra Mike Budenholzer e David Joerger.

Sono entrambi poco più che 40enni, il primo biondiccio dall’occhio azzurro, un percorso se non predestinato almeno molto illuminato. Il secondo moro con barbetta anni ’90, a lungo protagonista dei “bassifondi” delle Minors.

Budenholzer è nato nella caldissima Arizona e ha frequentato il prestigioso Pomona College a Claremont, CA, un istituto dal livello accademico pari a quello della Ivy League. Il secondo proviene dal freddissimo Minnesota ed ha frequentato il prestigioso ma certo meno esclusivo college di Morehead State, luogo di particolare fervore politico nei 60’s/70’s. Al college Bud giocò a basket e a golf e sarebbe stato con facilità un pro nello sport di prati e buche, mentre Joerger ha avuto sempre e solo il basket dentro di sé.

Il lucente Budenholzer ebbe un accenno di carriera da giocatore di basket: venne in Europa ai Danesi del Veljie nel 1993 e già durante questa esperienza fu allenatore di un paio delle formazioni giovanili. La carriera da giocatore di Joerger si esaurì a Morehead e appena uscitone divenne GM dei Dakota Wizards (IBA). Dobbiamo fare uno stop per spiegare la

36 ©RIPRODUZIONE RISERVATA

differenza tra la NBA e le leghe minori, siano IBA, CBA o la DLeague. Il concetto di “spiccioli” nella NBA si misura coi 10.000 $, nelle Minors sono i 30 $ per prendere un taxi. Nella NBA alberghi e resort di lusso…nelle Minors alberghini e alberghetti. E poi le trasferte: secondo studi commissionati dalla NBA, i voli, con la loro frequenza, l’esposizione a variazioni altimetriche, ad aria filtrata e condizionata, potrebbero avere un’incidenza nel provocare infortuni o ritardare/rendere più precario il recupero. Nelle Minors il problema spesso non esiste: i giocatori sanno che il punteruolo che sentono nella schiena durante il riscaldamento è causato dal maledetto sedile del maledetto pullman che li ha portati a giocare a Cedar Rapids. Riprendiamo la storia.

Il lucente Bud, dopo la Danimarca, tornò negli USA ed iniziò subito dagli Spurs, anno 1995, come video-coordinator. Quando lo scettro del comando fu preso da Popovich, divenne assistant e iniziò la scalata nei ranghi dietro e di fianco alla figura di Pop, fino a diventarne, secondo molti, l’erede designato. La sconfitta, per molti versi assurda, nelle Finals 2013 ha segnato il destino di Budenholzer: se gli Spurs avessero vinto la fame di Pop, forse, si sarebbe placata e avrebbe ricoperto altri ruoli all’interno della franchigia. Ad Anello perso, Pop scoprì di non avere voglia di mollare. Nessuno, a parte i protagonisti, saprà mai se Bud si sia sentito tradito, se tra i due fossero intercorse promesse di passaggio del comando. Sia come sia, decise di accettare l’offerta del posto di head coach agli Atlanta Hawks dal 2013-14. Gli Hawks, dopo degli 80’s ruggenti, erano diventati una specie di sim-


MARZO 2015

37 ©RIPRODUZIONE RISERVATA


MARZO 2015

bolo della NBA-da-divano: squadra decente, giocatori non male, orgoglio sufficiente a raggiungere i playoffs, ma nemmeno un pensiero al secondo turno. Una inabilità a vincere che prende tutti gli sport della città: anche quando ha avuto squadre di livello assoluto (basket negli anni ottanta, recentemente il football) le ha sempre viste perdere per difetti più psicologici che tecnici (eccesso di stamina per gli Hawks di Wilkins e Rivers, carenze di attributi per i Falcons contemporanei); Bud capovolgerà tutto a cominciare da una fantastica serie di playoffs persa alla settima partita contro i Pacers.

Ma Joerger? Nel frattempo, anno 1997, da GM diventa anche assistant dei Dakota Wizards della IBA, poi trasformatasi in CBA. Ne diventa head coach nel 2000, e da lì in poi David vince, vince, vince: praticamente sempre. Titolo IBA nel 2001, Titolo CBA 2002-04-05, Titolo D-League 2006. Vince allenando squadre come i Dakota Wizards e i Sioux Falls Skyforce.

Un’idea di come sia un roster D-League: veterani che non sanno smettere, giovani che non sanno capire che la NBA non è roba loro e non hanno intenzione (o l’agente giusto) di andare in Cina o in Europa, altri giovani (e non) tenuti a bagnomaria dalla NBA in attesa di una chiamata che non si sa se mai arriverà.

Un’aula di “amici”, ma con più isteria in circolo. Eppure Joerger domina, e impara a farlo in ogni situazione, giostrandosi con squadre munite di passaggio a livello sempre alzato, con continuo ricambio di roster. Cosa fondamentale: tanti dei suoi passano nella Associazione, fosse pure per un paio di decadali e basta. Questa combinazione di competenza tecnica, risultati vincenti e bravura nel valorizzare i giocatori tenendo sedati gli animi non poteva passare inosservata. Nel 2007 Memphis gli offre lo spot di assistant, nel 2013 diventa lui il capo. Ora Bud è primo nella Eastern Confe-

38 ©RIPRODUZIONE RISERVATA

rence, Joerger secondo nella Western. Bud gioca nel solco Spurs, ma ha portato cambiamenti al gioco che lui stesso ha contribuito a creare, soprattutto nell’utilizzo del palleggio e dei lunghi. Ha in roster giocatori intelligentissimi e abbastanza tranquilli per le medie NBA. David gioca più classico, tanto pick and roll, ma sa sempre trarre il massimo da giocatori di seconda fascia come Courtney Lee: la shooting guard deve anche al coach il terzo posto da triplista per percentuale della Associazione. Non disprezza le teste calde, se è vero che per lui gioca Zach Randolph mentre il Marc Gasol cicciotto degli inizi è diventato uno dei centri top della NBA anche grazie a lui. Con la luce dei predestinati che sanno anche cambiare strada o con la tenacia paziente di chi viene dal basso: la vetta è raggiunta, arrivare all’apoteosi del Titolo sarà il prossimo passo.


MARZO 2015

NBA

NA S H G E N E R AT I O N

SUL VIALE DEL TRAMONTO

U

di Salvatore Fratello

na generazione che sta percorrendo

sono entrati a far parte della NBA nei Draft che vanno

il viale del tramonto. Molto spesso si

dal 1995 al 2000, possiamo dividere in tre sottocate-

gono ad iniziare il loro viaggio nella

attuale.

parla delle nuove leve che si accinNBA, ma altrettanto spesso si trascu-

rano quei giocatori che, regalati i migliori anni della

propria vita alla Lega, si accingono ad abbandonare il

palcoscenico per lasciare spazio ai più giovani. Il re-

centissimo ritiro di Steve Nash ci permette invece di

parlare dei cestisti che hanno dominato la NBA fino a

qualche tempo fa, cercando di capire quanto la generazione alla quale appartiene il canadese sia effetti-

vamente alla frutta, analizzando i diversi casi degli elementi che la compongono.

Innanzitutto, quale può essere l’arco temporale entro

cui circoscrivere questa classe di giocatori? Verosimil-

gorie questi cestisti, a seconda della loro situazione

I RITIRATI (E GLI INDECISI) – Detto di Nash, due i nomi che colpiscono subito: Iverson e Rasheed Wallace. Il

primo, per anni leader dei 76ers, con cui arrivò anche

a giocarsi il titolo nel 2001, divenne una mina vagante

della Lega, passando per Denver, Detroit e Memphis,

per poi tornare a Phila e chiudere anticipatamente la

sua carriera, per problemi personali (si parla di alcolismo) più che fisici. Sheed, invece, entrato nel ’95

nella Lega, dopo un titolo vinto con i Pistons e diverse

Finals perse (con Portland e Boston), ha chiuso la propria carriera nel 2013 con un’ultima infruttuosa sta-

gione in maglia Knicks. Di questa categoria fanno

mente, il buon Steve può essere inserito nella gene-

parte moltissimi grandi talenti, alcuni espressi quasi

Dream-Team (non un compito facile) e subito prima

ziali crack mai esplosi definitivamente, come l’indi-

razione che ha dominato la Lega subito dopo l’era

dell’avvento di LBJ quindi, considerando coloro che

del tutto, come Chauncey Billups, altri invece potenmenticato Tracy McGrady. Tanti altri giocatori ritirati

39 ©RIPRODUZIONE RISERVATA


che meritano una menzione: Rip

I VETERANI ALL’ULTIMO BALLO –

questa NBA e, dopo aver portato

mese fa), Michael Redd, Peja Sto-

corposa, della quale fanno parte

2011, fa ancora parte di una con-

Hamilton (l’annuncio giusto un

jakovic. Tra gli indecisi, un nome

Una categoria di giocatori molto

nomi importanti e che sono stati

a casa il Larry O’Brien Trophy nel tender accreditata come Dallas.

su tutti, quello di Ray Allen,

l’élite della NBA per diversi anni:

Un altro giocatore che potrebbe

ancora non ha deciso di lasciare,

Kenyon Martin, Kirilenko. Wun-

al titolo è Vince Carter, accasatosi

fermo da inizio stagione ma che

mentre altri esempi clamorosi

sono quelli di Baron Davis e Steve Francis, fermi da anni, ma ancora

alla ricerca di un posto al sole nella Lega.

Nowitzki, Pierce, Garnett, Carter,

derDirk su tutti, che si può consi-

derare senz’altro un veterano, ma

prendere parte attiva nella corsa

presso gli ottimi Grizzlies. Tra gli altri, alcuni fanno parte di ottime

potrebbe presto passare all’ul-

squadre, che andranno ai Playoff

in quanto continua a dire la sua in

come Pierce e Martin, mentre

tima delle tre categorie presenti,

ma senza grandi aspirazioni,


MARZO 2015

altri sono tornati alle origini: è questo il caso di Garnett, tornato

sottotono, ma l’attento osserva-

tore NBA sa che i due stanno solo

attualmente lontani dagli USA: il

cessarie

ultima esperienza a stelle e stri-

a Minnesota, soprattutto in ottica

immagazzinando le energie ne-

un suo concreto interessamento

quando San Antonio sarà ancora

i veterani c’è anche un fuggitivo,

Altro nome importante è quello

glietto, per ora di sola andata,

singhiozzo da due stagioni, 37 le

post-carriera, dato che si parla di per l’acquisto della franchigia. Tra

Kirilenko, che ha acquistato un biverso la sua Russia, vestendo per la terza volta nella sua carriera la

propri “personaggi” della NBA,

per

la

post-season,

una volta la squadra da battere.

di Kobe Bryant, ormai in campo a

presenze complessive dal 2013,

per colpa di diversi infortuni; no-

primo è Stephon Marbury, la cui

sce risale ormai al 2009 in maglia

Celtics ma che oggi domina nel

campionato cinese, dove ha ap-

pena conquistato il terzo titolo

con i suoi Beijing Ducks. L’altro,

accomunato a Marbury dall’espe-

maglia dell’amato CSKA Mosca.

nostante i Lakers siano squadra

rienza nel Celeste Impero, è quel

in assoluto intriga più di tutte. Di-

Mamba continua a rifiutare l’ipo-

stante i problemi fisici, Black

Artest), che, chiusa momentanea-

HIGHLANDER – La categoria che versi i componenti: c’è il duo in

da ultimi posti nella Lega, nonotesi del ritiro. Considerata la sua

maglia Spurs, Duncan e Ginobili,

smisurata voglia di competere,

ballo”, ma che continuano a fare

mento, abbastanza sicuro da rite-

da anni considerati “all’ultimo

collezione di Finals e titoli, ancora una volta campioni in carica;

questa

stagione

sembrerebbe

nessuno si sente, almeno al mo-

nerlo un ex-giocatore: tutti lo

aspettano sul parquet. Chiudiamo

con una citazione per due veri e

Metta World Peace (per tutti Ron

mente la carriera NBA dopo

l’esperienza ai Knicks, e salutata

la Cina, è appena sbarcato in Italia, pronto a deliziare i tifosi di Cantù con la sua pallacanestro,

piena di fisicità ma soprattutto di imprevedibilità.

41 ©RIPRODUZIONE RISERVATA


MOCK 2015 a cura di Enrico D’Alesio

Cosa è un Draft? Il sistema statunitense è strutturato in modo che lo sport universitario sia serbatoio di quello professionistico, e dunque le squadre pro di qualsiasi disciplina scelgono i migliori prospetti in una nottata che viene chiamata, per la NBA, Draft Night, un vero e proprio evento. Il meccanismo delle scelte è strutturato, a sua volta, in modo che le peggiori formazioni pro scelgano per prime, e le migliori successivamente.

Il Mock del Draft è semplicemente una delle occupazioni preferite dai commentatori, ossia la previsione di come andranno le scelte, basata innanzitutto sullo studio dei migliori giocatori collegiali disponibili, e solo in seconda analisi, e solo in date molto vicine alla Draft Night, dando considerazione anche alle necessità delle squadre in termini di ruoli da riempire. Ecco il Mock di... BASKETTIAMO 42 ©RIPRODUZIONE RISERVATA


MARZO 2015

43 ©RIPRODUZIONE RISERVATA


MARZO 2015

#

TEAM

Name

Ht

1

Knicks

3

T’Wolves

5

Magic

K. Porzingis

6.11

Kings

J. Winslow

2

4

D. Russell

6.5

180

PG/SG

220

PF/C

6.6

229

SF

7.0

240

6.7

245

KA Towns

Jazz

M. Hezonja K. Oubre

9

Celtics

W. Cauley-Stein

11

Pistons

S. Johnson

10

Pacers

6.9

Bucks

F. Kaminsky

Wizards

J. Anderson

Bulls

C. LaVert

23

Cavs

29

30

220

SF/PF

240

C

Kentucky, Fr UCLA, Jr

PG

Notre Dame, Sr

PF

Arkansas, So Utah, Sr

7.0 6.6

225

SF

B. Portis

6.10

240

D. Wright

6.5

190

PG PF

Nets

R. Hollis Jefferson

Warriors

PF

205

D. Booker

Cavs

250

Louisville, Jr

6.5

Lakers

28

27

Arizona, Fr

J. Grant

D. Johnson

Blazers

SF

Texas, Fr

190

Mavs

26

25

C/PF

Kentucky, So

6.2

RJ Hunter

Raptors

243

C

I. Taylor

Celtics

24

Kansas, Fr

Texas, So

76ers

22

SF

PG

16

K. Looney

Spurs

200

Duke, Fr

Louisville, So

Hawks

20

CRO, Intl

PG

6.10

Thunder

SG

Let., Intl

190

T. Lyles

18

Kentucky, Fr

6.2

T. Rozier

21

215

6.7

C

SF

Rockets

19

6.7

Ohio St., Fr

240

14

17

250

Congo, Intl

6.8

M. Harrell,

15

7.0

Duke, Fr

6.11

Hornets Suns

6.5

C

FROM

M. Turner

12

13

PG

270

Lakers

8

7

190

7.0

E. Mudiay

Nuggets

Pos

J. Okafor

Sixers

6

Wt

6.7 6.5

200 185

C. Wood

6.11

225

S. Dekker

6.9

230

T. Jones

6.1

190

I. Diop

7.0

230

44 ©RIPRODUZIONE RISERVATA

7.0 6.5 6.7

255

SG

Wisconsin, Sr Virginia, Jr

Michigan, Jr

SG

Georgia St., Jr

C

Kentucky, So

UNLV, So

SF

Wisconsin, Jr

PG

Duke, Fr

185

SG/PG

220

SF

C/PF

Kentucky, Fr Arizona, So

Senegal, Intl


MARZO 2015

Tecnico, veloce, atletico, coordinato.

VALUTATION

Stazza, attacco, già esperienza pro in Cina.

Leadership, tiro, NBA ready.

Coordinazione superiore, primo 7’slamdunk champ?

Mani, piedi, tiro; leggerino.

Tiro, tecnica, visione, bella stazza per il ruolo. Piccolo Jabari Parker, più incostante.

Atleta, con tiro; enorme apertura alare (7.2) per il ruolo Buone mani, intimidatore, attaccante da attivare. Più difesa che attacco, mobile più che atletico.

Intrigante mix di Artest e Barkley, in potenza.

Nba ready, animale da rimbalzo e schiacciate.

Ottime mani e piedi, deficit di atletismo, giovanissimo. Atleta, tira bene, decisionmaking da migliorare.

Ottimo upside, ma forse è un tweener.

Gran penetratore, acrobatico, difesa 1vs1, no tiro da fuori.

Fondamentali tanti, atletismo poco, grinta a quintali. Stazza, leadership, cervello, non un attaccante nato.

Underdog, ha tiro,ok a rimbalzo, sf pura in NBA.

Tiro ok, mobile, forse debole intorno al ferro.

Istinti da pg, facilitatore, attaccante, un po’ leggero

Stazza, leader, late bloomer, attaccante da migliorare

Lavoratore, gran tiro, dovrà crescere fisicamente Ottimo al ferro, discontinuo ma grande upside.

Acerbo ma enorme e cresce ancora, intrigante.

Stazza per il ruolo, ottima testa, non troppo atleta.

Da pg ha stazza, da sg ha tiro; atleta medio.

Pg naturale, penetrazione, difesa; piccolino, poco tiro.

Atleta, contropiedista, grande difensore.

Grezzo per standard europeo, grande upside NBA.

45 ©RIPRODUZIONE RISERVATA


MARZO 2015

R

E P O R T A G E Alla scoperta dei... talenti Viaggio nei settori giovanili italiani

1ª tappa: VIRTUS BOLOGNA

46 ©RIPRODUZIONE RISERVATA


MARZO 2015

PICCOLI GIGANTI

SOTTO LE DUE TORRI

L

di Enrico D’Alesio

a prima tappa del volo sui vivai del basket ita-

liano è Bologna, sponda Virtus. Fontecchio e

Imbrò, Landi e Sabatini, passando per i fratelli

Vitali, Moraschini e ancora Bonora e Binelli, Lanza,

Setti; senza dimenticare le troppo brevi esistenze di

Ravaglia e Barlera. I nomi potrebbero essere il doppio; non sono tutti di primo livello, ma coprono un

arco di più di 30 anni e testimoniano un’attività che

ha pochi eguali, se ne ha.

Parlare di settore giovanile Virtus è parlare di e con

Giordano Consolini, e proprio lui, con il responsabile del Minibasket Luca Brochetto ci ha ricevuto nella

sede di via dell’Arcoveggio. Nei 40 minuti in cui

hanno amichevolmente sopportato la differenza di

competenza che mi separava da loro, abbiamo parlato di basket giovanile e di persone, intendendo che il primo dovere e la parte essenziale del lavoro di un settore giovanile è impostare e portare a termine un

percorso formativo che consenta al giocatore/ra-

gazzo di raggiungere il massimo livello possibile.

Luca Brochetto mi spiega che il minibasket Virtus

conta 120 bambini, cui si possono nominalmente aggiungere altri 800 piccoli che si avviano al basket in

società aventi una collaborazione/collegamento con

la Virtus. In termini di strutture sportive Bologna è una città abbastanza fortunata, ma anche la Virtus

ha difficoltà nel reperire spazi per praticare il mini-

basket, legato ad orari consoni ai piccoli e alla fre-

quenza scolastica. Le palestre vanno chieste agli

uffici di quartiere: esiste una graduatoria che non

47 ©RIPRODUZIONE RISERVATA


MARZO 2015

privilegia le Società Sportive pro. La Virtus inoltre ha perso “anzianità di servizio”, ora è di 10 anni, il che la penalizza rispetto a Polisportive più anziane. Quindi, ha chiosato Consolini, “abbiamo qualche difficoltà a reperire spazi, anzi: togli qualche”. E grande utilizzo ha in-

prospetti del ’95 e ’96 solo 4 siano italiani, mentre ci sono ben 12 Lettoni. Lui non ha negato i problemi dei settori giovanili italiani, dando una risposta incentrata su tre punti: esiste, certo, una partenza fisica sfavorevole per quella che Aldo Giordani chiamava la “Italiota

fatti il centro Corticelli, di proprietà privata. Il Settore Giovanile include Under 13-15-17-19 e ha all’attivo appunto 4 squadre, per un totale medio di 70 giocatori. Abbiamo chiesto a Consolini come mai sui 108 migliori

razza”; al miglioramento poi devono contribuire tutti i settori della nostra pallacanestro, società, dirigenti, allenatori, Leghe e Federazione in ogni sua componente. Partendo dalla osservazione di quanti settori giovanili efficienti ci siano tra le società della odierna serie A

48 ©RIPRODUZIONE RISERVATA


MARZO 2015

(sono 3), Consolini evidenzia come una significativa contrazione dell’interesse ad avere un settore giovanile, per le società maggiori come quelle minori, si è avuta con la sparizione della proprietà del giocatore, il cartellino. Per la proprietà di Diacci, l’avv. Porelli pagò a Modena 300 milioni di lire, per un prospetto su cui si era deciso di puntare forte. Senza voler esasperare il concetto-denaro, resta vero che uno stimolo adeguato compenserebbe e motiverebbe l’avviamento di un lavoro complesso, che coinvolge famiglie e territori, palestre orari scuole (come abbiamo visto), professionalità adeguate alla formazione dei giocatori, e stimolerebbe la ricerca, adesso per molti versi interrotta, di giovani talenti, magari solo fisici, che ora invece prendono la via della pallavolo, del nuoto, del tennis…assenza di progetti e di vivai veri ed efficaci significa assenza del basket dal territorio della penisola. Alla (ingenua) domanda circa la possibilità di uniformare, in condizioni ottimali, come la permanenza in prima squadra dello stesso coach per almeno 5 anni, il gioco delle giovanili a quello della prima squadra, Con-

solini ha replicato con un secco “no, non si può fare”. Al limite sarebbe possibile, con infinite riserve, solo per l’under 19, cioè l’ultimo passo prima della formazione maggiore: “Il punto è che un atteggiamento simile precluderebbe il percorso stesso della formazione del giocatore: far giocare un 13enne secondo dettami tecnici+tattici seguiti da un 17enne o un professionista? Impossibile”. Percorso di formazione: un concetto centrale. Deve essere progressivo e calibrato. Quando gli abbiamo chiesto di nominare una perla che lui ha visto per-

49 ©RIPRODUZIONE RISERVATA


MARZO 2015

dersi e una che invece ha visto sbocciare inaspettata, ha giocato d’anticipo dicendo che non avrebbe fatto nomi, ma che, forse per sua impostazione mentale, è stato molte più volte sorpreso piuttosto che deluso. Aggiungendo che, tra spingere un giovane a forzare (anche se potrebbe) le tappe del percorso e tenerlo un po’ di più su un piolo che

potrebbe già salire, è preferibile, meno dannosa, la seconda opzione. Il talento va coltivato coi giusti tempi, né devono essere frustrate le ambizioni dei ragazzi: in questo Consolini trova un’altra componente positiva del modo Virtus di fare settore giovanile, perché l’approdo in prima squadra è obiettivo reale. Dove

50 ©RIPRODUZIONE RISERVATA

questo succede (anche Partizan, Stella Rossa) è di stimolo ed esempio; altrove, dove non capita, le ambizioni dei ragazzi ne sono diminuite, diminuite le prospettive e gli orizzonti. Dopo tanto futuro altrui, abbiamo chiesto ai 2 allenatori un accenno riguardo al proprio:


MARZO 2015

Consolini ha risposto che la sua scelta è definitiva: “Lavorare coi giovani è gratificante, stimolante e ti mantiene giovane, ma richiede altrettanto impegno nel mantenersi al passo” e il momento in cui non si sentirà più abile nello stare al passo sarà quello in cui smetterà. Brochetto rimarcava le ampie possibilità e garanzie che un giovane allenatore trova lavorando in Virtus, e alla domanda se si immaginasse, oggi, potenziale allenatore della prima squadra, magari in Eurolega, ha esitato solo un at-

timo, momento in cui Consolini ha rimarcato: “Ovviamente, fa parte anche questo delle motivazioni e delle normali ambizioni”. In conc l u -

sione, analizzando la mole di giocatori allevati in Virtus, non si può non osservare che qualità che in altri configgono, come passione combinata a riflessione, oggettività ad ottimismo, in Giordano Consolini formano la cifra della sua professionalità, costituiscono la base della sua capacità di insegnare basket e rendono prezioso lavorargli a fianco, come fa Brochetto e come fanno tutti quelli che hanno reso ovunque invidiato il settore giovanile delle “Vu nere”.

51 ©RIPRODUZIONE RISERVATA


MARZO 2015

R

E P O R T A G E Alla scoperta dei... talenti Viaggio nei settori giovanili italiani

STELLE AZZURR

U

di Salvatore Fratello

n p a i o d i c a n e st r i a g ga n c i a t i a

d u e p l a ta n i , u n c o r t i l e , u n f ra te las allian o co me co a ch , u n gru p p o

di giovanissimi. Così ebbe inizio, nel 1938,

l a l u n ga e s p e r i e n za d i u n a s q u a d ra c h e av re b b e fatto d e l l e n u o ve l e ve l a p ro p r i a ra g i o n e d i v i ta : l a S te l l a A z z u r ra Ro m a .

Nata da un’idea di fratel Mario Grottanelli,

la formazione capitolina ebbe il cortile del

c o l l e g i o S a n G i u s e p p e – I st i t u t o D e M e rode come primo palcoscenico. 22 stagioni

i n A , ta n t i n o m i i m p o r ta n t i c o i nv o l t i : e c c e l l e n ze s u l p a rq u et , s u t u tt i A n d re a B a rg n a n i , p r i m o ( e f i n o ra u n i c o ) e u ro p e o a d

e s s e re s c e l t o c o m e n u m e ro 1 d e l D ra f t

NBA , ed eccellen ze in p a n ch in a , co me Va-

l e r i o B i a n c h i n i , i l “ Va te ” d e l b a s ke t i ta l i a n o, v i n c i t o re d i 3 s c u d e tt i , 2 c o p p e

C a m p i o n i , 1 c o p p a I n te rc o n t i n e n ta l e e 1

co p p a I ta l i a , i l c u i v i a g g i o s u l l e p a n c h i n e

d i tu tta la p en is o la è p artito p ro p rio d alla

S te l l a A z zu r ra . Q u e sto i l p a s s ato, d i a s s o -

luto livello, mentre il presente ed il futuro

d e g l i ste l l i n i h a u n n o m e b e n p re c i s o,

“ S te l l a A z zu r ra B a s ket b a l l A ca d e my ”, p ro g e tt o c h e ra p p re s e n ta ava n g u a rd i a p u ra n el p an o rama cestistico trico lo re; p ro p rio

il s u o id eato re, il co a ch e res p o n s a b ile d el

s etto re g i o va n i l e m a s c h i l e G e r m a n o D ’A rc a n g e l i , e i l d i re tt o re s p o r t i v o G i a c o m o

52 ©RIPRODUZIONE RISERVATA


MARZO 2015

2ª tappa: Stella Azzurra Roma

RE CRESCONO...

53 ©RIPRODUZIONE RISERVATA


MARZO 2015

Ro s s i , c i ra c c o n ta n o c o m ’è n a ta e c o s a rappresenta l’Academy, aprendoci le porte d el mo n d o S tella Az zu rra .

D’Arcangeli parla del progetto dichiarando che esso è concepito per «Lavorare 365 g io rn i l’a n n o co n i ra g a z z i, fo ca liz za n d o s i s u lle lo ro a s p ira z io n i, n o n rim a n en d o u n a s e m p l i ce a r e a d i p a r c h e g g i o d e i g i o v a n i , c o m e s p e s s o a v v i e n e i n I ta l i a . È u n p r o g r a m m a a 3 6 0 ° , v e r t i ca l e e d o r i z zo nta l e , m e d i a n te c u i s i l a v o r a s u l l e a s p i r a z i o n i d ei ra g a z z i, in a m b ito s p o rtivo e in q u ello a c c a d e m i c o, p e r m e t te n d o a l g i o v a n e d i r a g g i u n g e r e o b i ett i v i i m p o r ta nt i c h e n o n rig u a rd in o s o lo il b a s ket m a a n c h e l ’ i m p r e n d i to r i a . E ’ una vera e propria missione, c h e c i ren d e u n istitu to p ro fes s io n a le ca p a ce d i p o rta re i r a g a z z i a d i v e n ta r e q u a l c u n o n e l l a v i ta . N o n c i a n d a va p iù d i es s ere q u elli c h e fa n n o “ i m p r e s a ”, c h e te n g o n o co nto d el vin co lo s p o rtivo e che rischiano del p r o p r i o p e r c o nv i n c e r e i r a gazzi, poiché è un modello s u p era to ; p rim a o p o i a n c h e i n I ta l i a fa r à p r e s a q u e sto m o d o d i la vo ra re» . Il d ies s e Ro s s i, res p o n s ab ile

54 ©RIPRODUZIONE RISERVATA

a n c h e d e l re c r u i t i n g , c i s p i e ga a n c h e

come sia cambiato in quest ’ottica il recluta m e nto d e i g i o va n i : « D a q u a n d o è n a ta

l ’A c a d e my c ’è u n r e c l u ta m e n to a p e r to a

d ivers e n a z io n i; s e p rim a era la S tella Az-

zu rra a ricerca re i n u ovi ta lenti, o g g i, co n

i l p e r co r s o i nte g r a to t r a st u d i o e b a s ket ,

s o n o g li stes s i interes s a ti a p ro p o rs i, p ro -

vare per qualche giorno il tipo di lavoro

c h e s i svo lg e d a n o i e p o i d ec id ere s e p ro seguire il rapporto. Il vecchio modello non

è a d a t to a l l a s i t u a z i o n e c e st i st i c a a ttu a le» .

Infine, alla domanda se la vittoria nel tor-


MARZO 2015

n e o C i ttà D i Ro m a 2 0 1 4 ( g ra z i e a l q u a l e

l ’u n d e r 1 9 s a rà i m p e g n a ta a l l e f i n a l i d i

Eurolega giovanile) e la partecipazione al-

l ’ N BA B a s ket b a l l W i t h o u t B o rd e rs s i p o s -

s a n o c o n s i d e ra re u n a tte sta t o d i b o n tà

d e l p ro g e tt o, D ’A rc a n g e l i r i s p o n d e c o s ì : «Credo di sì, le Final Eight di EYBL ma non

s o l o, s i a m o i nv i ta t i a i m i g l i o r i to r n e i i n tern a z io n a li p er g io ca re co ntro Rea l, Ba r-

c e l l o n a , Pa r t i za n e C i b o n a ; c i i nv i ta n o a

g i o c a r e c o n s i d e r a n d o c i a l l o r o ste s s o l i v e l l o e d è q u a l co s a c h e m i r i e m p i e d i o rg o g lio » .

Fo ca liz za n d o s i s u lla d ifferen za tra l’Italia

e l ’e ste ro, Ro s s i s o tt o l i n e a c o m e i l p ro b l e m a d e l n o st ro p a e s e s i a p r i n c i p a l m e n te c u l t u ra l e : « I n I ta l i a l a m a g g i o r p a r te d e i p r o b l e m i s o n o c u l t u r a l i , i g i o vani non hanno spazio ad alti livelli, rischiano di non avere corrispettivi eco n o m ic i p er la s itu a z io n e d if f ic ile d elle s o c i età e m a g a r i d e c i d o n o, n o n o sta nte i l ta l e n to, d i m e t te r e i n s e c o n d o p i a n o l a ca rriera cestistica . Per il m io la vo ro via g g i o m o l to, l a d i f fe r e n za c o n l ’e ste r o è a b i s s a l e : co m e ta l e nto e ca p a c i tà d i g i o ca to ri ed a llen a to ri, n o n s ia m o s eco n d i a n e s s u n o, m a i g i o ca to r i n o n g i o ca n o . Pe r fa r e q u a l c h e e s e m p i o, n e i p a e s i s l a v i i l b a s ke t è u n a religione, ma anche loro hanno diversi problemi, molti talenti sono costretti a scappare poiché ci si concentra s u i veri e p ro p ri fen o meni. Sono i paesi s c a n d i n a v i e q u e l l i d e l l ’ E st Europa ad avere le migliori st r u tt u r e e l e m i g l i o r i o r g a n i z za z i o n i , p e n s o a G e r m a nia, Russia, Ungheria e Po l o n i a , d o v e c ’è u n a st r u ttu ra q u a s i m ilita re» . S e c o n d o D ’A rc a n g e l i i nve c e è a n c h e u n a q u e st i o n e d i m e n ta l i tà a fa re l a d i f fe -

55 ©RIPRODUZIONE RISERVATA


MARZO 2015

56 ©RIPRODUZIONE RISERVATA


MARZO 2015

ren za co n l’estero : « L a g ente è p i ù e m a n c i p a ta , i r a g a z z i vanno via di casa con l’idea c h e il lo ro s o g n o va co ltiva to i l p i ù p o s s i b i l e . N o i ste s s i c i t r ov i a m o a l a vo r a r e co n g i o vani che parlano già tre lingue, arrivano ed in poco tem p o im p a ra n o l’ ita lia n o » .

l av o ra : « A d i s p o s i z i o n e h o molti elementi che giocano g i à n e l l e l o r o r a p p r e s e n ta tive n a z io n a li, a q u ei n o m i s i p o s s o n o a g g iu n g ere q u elli d i Bucarelli, Masciarelli, Cac a c e , i ta l i a n i c o n l a p o s s i b i l i tà d i e m e r g e r e . S o n o t u t t i

Pe r q u a n t o r i g u a rd a i l l av o ro d a sv o l g e re p er p ermettere l a c re s c i ta dei giova n i , s e -

condo il coach n e ro ste l l a t o « n o n c ’è u n a r i c e t ta p r e c i s a . O g n i g i o c a to r e h a n e ce s s i tà d i c r e s ce r e i n uno o più aspetti diversi del g i o c o » , m e n t re , c o n c e n t ra n d o s i s u q u alch e n o me in p art i c o l a re , e r i c o rd a n d o g l i q u e l l i d i L a To r re e S i k i ra s , D ’A rc a n g e l i a l l u n ga l a l i sta d i c e n d o s i m o l t o s o d d i s fa tt o d el materiale tecn ico co n cu i

n o m i g iu sti p erch é co rris p o n d o n o a ll’ id entikit d ei cestisti c h e v o g l i a m o, h a n n o a s p i r a zio n e e res p o n s a b ilità » .

C o n c l u d e n d o, a d e n t ra m b i a b b i a m o c h i e sto d i i n d i c a rc i tre p a ro le p er d es crivere s in -

te t i c a m e n te i l m o n d o S te l l a A z z u r ra : p e r c o a c h D ’A rc a n geli sono «passione, desider i o e r i g o r e » , m e n t re i l d i re tt o re s p o r t i v o Ro s s i s i è o r i e n ta t o s u « fa m i g l i a o fa m i l y, ta l e nto e a s p i r a z i o n e » , t re p a ro l e c o n c u i i l c o a c h n o n s o lo s i è d etto d ’a cco rd o ma ci h a svelato an ch e ch e alla Stella Azzurra c’è un immaginario decalogo da seguire, ideale regol a -

mento del quale q u e ste s e i p a ro l e fa n n o p a r te . Po s s i a m o d i re q u i n d i d i ave r s c o perto sei segreti della S te l l a A z z u r ra , n e m a n ca n o ancora quattro per ottenere l a r i c etta p e r fetta d i u n s etto re g i o va n i l e co s ì a l l ’ava n guardia, punto di r i fe r i m e n t o n o n s o l o i t a l i a n o c h e ra p p re s e n ta s e m p l i c e m e nte l ’e c c e l l e n za .

57 ©RIPRODUZIONE RISERVATA



MARZO 2015

RNB BASKET F E S T I VA L 2 0 1 5

P

di Sergio Bonzio archeggiando l’auto si intuiva già che l’atmosfera dentro il Centro Fiera sarebbe stata molto “calda”, ragazzi di tutte le età e anche tantissimi “ex” ragazzi scendevano da auto e pullman con borse sportive, in tuta e scarpe da ginnastica o addirittura in shorts e felpa incuranti dell’aria ancora fresca, malgrado una bella giornata di sole, del primo sabato di marzo. All’ingresso, un pallone da basket formato XXXL, di circa sei metri di diametro, accoglieva i visitatori e sanciva da subito la “grandezza” di tutta la manifestazione. In effetti così è stata, un festival del basket a 360 gradi che partendo, se così si può definire, dal “basso” è arrivato fino alle partite delle finali della Coppa Italia delle tre categorie di Lega coinvolte. Dal “basso” ovviamente non per sminuire ciò che sta alla base, anzi è stato proprio questo a rendere grandiosa la manifestazione; grandiosa perché erano presenti tutti gli aspetti del basket dal pallone, appunto, in su. Stand che proponevano le attrezzature e le innovazioni tecnologiche per rendere sempre più all’avanguardia gli ambienti dedicati alla pallacanestro, dai palloni ai canestri, dai parquet ai led luminosi, dall’illuminazione ad Istituti di credito sportivo, insomma, tutto ciò che poteva interessare le singole società sportive e gli addetti ai lavori. Punto di grande interesse ed attrazione sono stati anche gli stand delle varie società che hanno attratto giovani e meno giovani con allestimenti davvero unici e personalizzati. C’era chi ha scelto di arricchire lo spazio con grande assortimento di merchandising che spaziava dal cappellino alla felpa, dalla sciarpa fino alla maglia ufficiale della squadra (vedi Verona , Torino e Cento). Altre società hanno optato per abbinare i gadget della squadra con i prodotti proposti dalla scuola alberghiera del territorio ben rappresentata da promettenti giovani chef che all’ora dell’aperitivo e della merenda preparavano sfiziose prelibatezze (vedi Trapani). Altre società, ancora, che avevano allestito lo stand con maglie ufficiali e gigantografie dei relativi giocatori, in abbinamento e collaborazione con il consorzio che proponeva le eccellenze della provincia di appartenenza (vedi

Brescia). Ogni stand aveva comunque una propria personalissima idea di presentare il basket, la società, gli sponsor che lo sostengono durante tutta la stagione sportiva, riempiendo gli spazi che gli erano concessi con colori e gioia, proponendo anche assaggi gastronomici e/o vitivinicoli di ogni genere, confermando ancora una volta un binomio vincente tra sport e sana alimentazione. Sorrisi e gentilezza sono stati parte integrante della manifestazione, dal banco informazioni, agli addetti sui campi da gioco dedicati a stampa e pubblico, fino a chi gestiva gli stand non si è visto altro che disponibilità e grande passione in chi era impegnato, anche molte ore, nell’operatività lavorativa. In un padiglione, del bellissimo Centro Fiera, erano stati allestiti diversi play groud dove, nella tre giorni riminese, si sono alternati momenti di gioco libero per ragazzi di tutte le età che spesso senza neppure conoscersi si organizzavano nel più classico dei “tre vs tre” con sfide all’ultimo canestro o nell’immancabile gara da tre punti. Negli stessi “campetti” si sono poi svolti mini tornei più ufficiali tra i quali ricordiamo quello tra le varie tifoserie, presenti in fiera a sostenere le relative squadre impegnate nella Coppa Italia, segno ancora una volta, che il tifo positivo è una delle caratteristiche di questo sport. Poi, ovviamente, evento nell’evento, le partite che assegnavano le rispettive Coppa Italia di categoria. Incontri molto combattuti e avvincenti, in alcuni casi anche molto spettacolari, grazie ai gesti atletici che il basket spesso riserva, oppure partite punto a punto da togliere il fiato o altre ancora con rimonte improbabili quanto reali che rendono questo sport sempre avvincente. I padiglioni trasformati ad arene del basket erano veramente spettacolari e molto ben fruibili dal numerosissimo pubblico accorso a sostenere la propria squadra. I colori, la musica e la gioia sono stati il filo conduttore di questa tre giorni di basket full immersion tanto che la domenica sera, dopo la finalissima, mentre ci si recava a riprendere l’auto, con i cori dei tifosi della squadra vincitrice ancora in sottofondo, una leggera malinconia avvolgeva l’atmosfera ancora festosa, tipico di quando non si vorrebbe mai mettere la parola fine ad un evento così bello e ben riuscito.

59 ©RIPRODUZIONE RISERVATA


IL GIGANTE... MARZO 2015

DAV I D E

di Alessio Teresi

In una pallacane stro italiana imme rsa, e sc luse rare e c c ez ioni, in un marasma totale , c ’è un’ isola fe lic e c he que sto me se vog liamo rac contare con piac e re attrave rso le parole de l suo alle natore . Stiamo parlando de ll’Eurobasket Roma, soc ietà de lla capitale c he in poc hi anni è r iusc ita a r itag liarsi uno spaz io impor tante pr ima ne l panorama c e stistico laz iale , poi anc he in que llo naz ionale con la pr ima squadra c he attualme nte milita, con ottimi r isultati, ne l campionato di Se r ie B.

D alla scorsa e state sulla panc hina de ll’Eurobasket sie de D av ide Bonora, un passato da playmake r coronato da sc udetti, Eurole ga e me dag lie conquistate con la naz ionale italiana di Ettore Me ssina e Bogdan Tanj ev ic . Un indisc usso protagonista de l basket italiano c he , dopo ave r sme sso la canotta ne l 2011, ha prose g uito la sua car r ie ra ne lla pallacane stro come manage r de ll’Alpha A ge nc y di Max Aldi e Ric cardo Ar toni, pe r poi coronare f inalme nte il sog no di pote r alle nare .

60 ©RIPRODUZIONE RISERVATA


MARZO 2015

D av i d e , q u e sta e sta te i l p a t ro n d e l l ’ E u ro b a s ke t , A rmando Buonamici, ti ha def inito durante la pre se ntazione una scommessa. Che c o s a t i h a s p i n to a d a c c e tta re , co m e p r i m a e s p e r i e n za i n p a n c h i n a , q u e sta s c o m me ssa?

« L a v o g l i a d i r i m e tte r m i i n g i o c o e d i t o r n a re a d e s s e re p ro ta go n i sta s u l ca m p o d o p o 2 / 3 a n n i i n c u i h o c e rc a to d i c a p i re c o s a fa re d a g r a n d e … quando ho smesso con il bas ket gio cato avevo b is o gn o d i sta c c a re u n p ò l a s p i n a c o n l ’a m b i e n te , n e l m o m e n t o i n cui ho ritrovato gli stimoli, da u n a c h i a c c h i e rata co n N i co l a Alberani e Armando è nata quest ’idea che ho accettato co n gra n d e entu s ia s mo » .

Q uali sono state le dif f icoltà pr inc ipali c he h a i i n c o n t ra to a l l ’ i n i z i o n e l p a s s a g g i o d a l parquet alla panc hina?

« Tra s m e tte re l e m i e i d e e a i ra ga z z i e fa r l e ap p lica re s u l camp o, s p es s o d a ex gio cato re te n d o a d a re a l c u n i c o n c e tt i p e r s c o n ta t i e invece b is o gn a cu rare mo lto i d etta gli an ch e s e allen o u n gru p p o ch e mi d à gra n d e d is p o n ib ilità» .

In un momento di grave incertezza per il basket italiano, con dive rse soc ietà di Se r ie A costrette al fallime nto, quali sono inve c e le q u a l i tà d i u n c l u b c o m e l ’ E u ro b a s ke t n o n s o l o p e r p o te r c o n d u r re i n p o r to u n a sta g i o n e a d a l t i l i v e l l i , m a s o p ra tt u tto p e r pote r prog rammare il f uturo?

« A r m a n d o e t u tt i i co m p o n e nt i d e l l ’ E u ro b a s ke t sta n n o d i m o st ra n d o c h e , a v o l te , l e id ee, l’amb izio n e e la p ro gra mma zio n e s o n o p i ù i m p o r ta n t i d e i s o l d i . I l g ra n l av o ro c h e stan n o svo lgen d o n elle s cu o le e co n il min ib a s ke t , l a c o l l a b o ra z i o n e c o n d e c i n e d i s o c i e tà in t u tta Ro m a e p ro v i n c i a ,

l’organizzazione societaria che cresce giorno d o p o gio rn o e s o p rattu tto il gran d e p ro getto d e l c e n t ro s p o r t i v o c h e sta n n o c o st r u e n d o s o n o u n m i x d i s a c r i f i c i o, i m p e g n o e a m b i z i o n e c h e fa rà c o r re re l ’ E u ro b a s ke t c o n l e p ro p r i e ga m b e e s e n za l ’a i u t o d i u n m e c e n a te . Pe n s o s i a u n g ra n d e s e g n a l e ve rs o tu tto l’amb iente» .

I l p a n o ra m a d e l b a s ket a Ro m a i n ge n e ra l e pre oc c upa molto tifosi e d addetti ai lavor i. C ome ti spie g hi, se nza dare come se mpre le colpe al calcio, le grosse difficoltà a tornare a i fa st i d e g l i a n n i p a s s at i e s o p ratt u tto a d allargare il bac ino di ute nza, r ivolge ndosi a nuov i appassionati?

« S o n o d ’a c c o rd o c h e l a c o n c o r re n za c o n i l ca l c i o s i a u n a l i b i , n o n s i p o t rà m a i co m p e tere co n il calcio . Pen s o s ia u n p ro b lema p iù i n g e n e ra l e d e l b a s ke t i n I ta l i a , ve d o p o c a p a s s i o n e e a tta c c a m e n t o, l a s e r i e A è u n c a m p i o n a t o d i l i ve l l o m e d i o i n E u ro p a e d i p as s ag gio p er american i med io cri d i cu i s o lo u n a p i c co l a p e rc e nt u a l e p u ò a m b i re a E u ro lega o Nb a. D iff icile in q u esto co ntesto attirare s p o n s o r o n u ovi ap p as s io n ati» . Tu h a i s p o s a to l a c a u s a d e i g i o va n i , o c c u -

61 ©RIPRODUZIONE RISERVATA


MARZO 2015

p a n d o t i a n c h e d e l s e tto re u n d e r 1 9 . C o m e m a i i n I ta l i a c i s i l a m e nta s e m p re c h e i n S e r i e A g i o c a n o p o c h i i ta l i a n i ? Po c o c o ra g g i o d e g l i a l l e n a to r i n e l m e tterli in campo, giocatori non all’altezza di calcare parquet supe r ior i o scarsa pre dis p o s i z i o n e d e l l e s o c i età a d i nve st i re d e n a ro s u i g i o va n i , a d i f fe re n za d i q u a nto av v i e n e , p e r e s e m p i o, i n G re c i a , d o v e i due c lub pr inc ipali di Ate ne pre ndono le f uture ste lle a 16 anni, li le gano con cont ra tt i d a 4 a n n i i n s u p a ga n d o l o ro u n o stipe ndio re golare , pe r poi inse r ir li re gol a r m e n te n e g l i a l l e n a m e n t i d e l l a p r i m a s q u a d ra e gradatam e n te n e l l a p a r t i te di campionato e nelle coppe . « S i c u r a m e n te u n a somma di ta n t i p i c c o l i fa tt o r i c h e hai c i ta t o, s i a m o m o l to in d ietro a live l l o atlet ico ris p etto ai big di

62 ©RIPRODUZIONE RISERVATA

t u tta E u ro p a , o ra m a i s i a m o i n u n co ntesto d ove la fo rza f is ica d eve an d are d i p ari p as s o alle d o ti tecn i c h e , c h e t ra d o tt o s i g n i f i c a c h e b i s o g n a l av o ra re d i p i ù e m e g l i o già a partire dai 15/16 anni. Credo siano poche le società in Italia che h a n n o u n o rga n i z za z i o n e ta l e . I n più ci metto, a volte, un pò di pres u n z i o n e d a p a r te d e i ra ga z z i , tanti di loro magari dominano a live l l o l o c a l e o re g i o n a l e m a n o n s i re n d o n o c o n t o, o v v i a m e n te n o n s o l o p e r co lp e lo ro, ch e il livello n az io n ale e intern az io n ale è d ecis amente p iù alto » . A p ro p o s i to d i g i o va n i , u n c l a s s e 7 3 o ro di Pa r ig i c he dir ige un c la s s e 7 7 a rge nto olimpico. Raccontaci il rapporto con Alex Rig hetti in campo e ne llo spog liatoio.

« M a h , d i c i a m o c h e a b b i a m o a c c e tta t o q u e sta s co m m e s s a i n s i e m e p e rc h é s i a m o molto amici anche fuori dal campo e lui m i sta d a n d o u n a g ra n d e m a n o, n e l l e tante co s e d ove n o n arrivo io ci p en s an o lui e gli altri giocatori esperti della serie B a m e tte r l e a p o st o sul campo. Fuori d a l c a m p o i l ra p porto è quello di s emp re, le n o stre fa m i g l i e sono m o l t o u n i te e o l t re a l b a s ke t c i l e ga l a p a s s i o n e p e r i l Pa d e l te n nis, sport che a Ro ma sta letteralm e n te esplod e n d o, peccato che lui sia ancora,


MARZO 2015

co me s i d ice, u n a “ p ip p a ” ( rid e) » .

Ve n e n d o al p a rq u e t , come g iudic hi a live llo di risultati questa tua prima stag ione a Roma?

« D i f f i c i l e d a d i re p e rc h é l e p re m e s s e e l e a s p e tta tive in iz iali eran o co mp leta m e n te d i ve rs e e s o n o c a m b i a te in c o rs o d ’o p e ra . I l p re s i d e n te h a aggiunto Scarponi e Pullazi togliendo un po’ di s p a z i o a i g i o va n i m a e l e vando il livello della squad ra , n e l g i ro n e d i r i to r n o st i a m o fa c e n d o m o l t o bene ma ci aspettano play off durissimo già dai quarti contro Senigallia. A f i n e sta g i o n e t i r i s p o n d e rò c o n p i ù p re c i s i o n e m a t u tt o s o m m a t o d i re i c h e s i a m o s o p ra a l l e a tte s e . L’u n d e r 1 9 è sta ta u n p o ’ p e n a l i z za ta n e l s e n s o c h e h a av u to p o c h i s p az i e o ccas io n i p er allen a rs i i n s i e m e m a h a ra g g i u nto l e f i n a l i n a z i o n a l i q u a l i f i ca n d o s i p r i m a c o n 2 g i o r n a te d i a n t i c i p o n e l n o st ro g i ro n e , ora dovremmo lavorare per farci trovare pronti a To r i n o ( f i n a l i u l t i m a s e tt i m a n a d i m a g g i o N DA ) s e n za a c co nte nta rc i d i c i ò c h e d i b u o n o ab b ia mo fatto f in o ra » .

C onc ludiamo con uno sg uardo al f uturo. Qualora non dove sse ar r ivare la se r ie A dal f inale d i sta g i o n e , s i p a r l a d i u n a p o s s i b i l i tà n o n tanto re mota di ac quisire un titolo pe r la A2. D av i d e B o n o ra s i s e n te p ro n to p e r i l g ra n d e salto?

« L’es p erien za è an co ra p o ca e in q u esta p alla ca n e st ro n o n s i i m p rov v i s a , a vo l te d o p o ave r visto la mia s q u ad ra gio care b en e d i d o men ica h o p en s ato d i es s ere u n b u o n allen ato re p o i al l u n e d ì a n d av o a ve d e re D a l m o n te a l l e n a re l a s e r i e A e t o r n av o c o n i p i e d i p e r te r ra . S o n o fo n d a m e n ta l i l a c u ra d e i d e tta g l i , l a p re p a ra zio n e e l’atten zio n e d i o gn i s in go lo movimento e d e s e rc i z i o . Pa r t o d a u n ‘e s p e r i e n za ve n te n nale è da un grande entusiasmo, se le mie idee e s en s az io n i co in cid eran n o co n q u elle d ell’E u robasket sarò stracontento di giocarmi un’altra s co mmes s a» .

63 ©RIPRODUZIONE RISERVATA



BASKETTIAMO MAGAZINE

PAGINA FAN SU FACEBOOK

BASKETTIAMO.COM

PAGINA FAN SU FACEBOOK


MARZO 2015

66 ©RIPRODUZIONE RISERVATA


MARZO 2015

di Andrea Ninetti

TIME OUT

A noi ci PEACE! Lo diciamo subito, senza remore. Il colpo

corsa per conquistare un posto ai playoff e un’aggiunta di

producono benefici al nostro movimento, peccato solo sia

la squadra oltre l’ostacolo. Poi, nell’eventuale post season,

ad effetto piazzato da Cantù è di quelli che fanno rumore e

arrivato a stagione quasi conclusa. In barba a tutte le criti-

che piovute sul club brianzolo per aver firmato quello che

molti ritengono un ex giocatore, diciamo che ci auguriamo

di poter osservare nei prossimi anni, 10, 100, 1000 di que-

sti arrivi in Italia, stufi come siamo di osservare tante mezze

figurine che nulla portano ai nostri club, né in termini tecnici che dal punto di vista mediatico.

Metta World Peace, nato Ronald William Artest jr., è un

campione con la C maiuscola, uno che la NBA l’ha vissuta per davvero arrivando anche all’anello con i Lakers nel

questo tipo può produrre la scintilla necessaria a spingere

la forte possibilità di un quarto di finale con Milano, in un

derby che siamo sicuri farebbe il pienone d’entusiasmo sia

ad Assago che a Cantù (o Desio).

Probabilmente l’amico dei panda (nel 2014 ha fatto richiesta alle autorità americane di poter cambiare ancora nome

e chiamarsi the Panda’s Friend) avrà bisogno di un paio di settimane per vedere se i suoi problemi al ginocchio e gli

oltre due mesi di inattività saranno un problema, ma la determinazione non gli manca e siamo sicuri che farà di tutto

2010. L’ala statunitense, 35 anni compiuti a novembre, ha

per dimostrare di poter ancora dare molto.

mente fruttuosa dal punto di vista economico ma probabil-

la classica lacrimuccia all’annuncio di questa firma e il per-

scelto di cambiare aria dopo una parentesi cinese sicuramente poco stimolante per un agonista col suo carattere, spigoloso, amante delle sfide, poco propenso alla sconfitta. Se pensiamo che al “Pianella” erano oltre 1200 anime solo

per la presentazione ufficiale, non si può che desumere che il suo arrivo porterà sicuramente vantaggi in termine

di pubblico e d’immagine; del resto, nei panni di un tifoso,

qualsiasi sia la squadra per cui faccio il tifo, mi perderei

l’occasione di vedere all’opera dal vivo un giocatore di que-

Da nostalgico quale sono non posso negare di aver avuto ché lo si può rintracciare solo scavando nella memoria; chi

vi scrive ricorda ancora i felici momenti dell’infanzia,

quando mi innamorai della pallacanestro anche per merito

di campioni del livello di Bob McAdoo, Larry Wright e Mike D’Antoni, Oscar o Michael Sugar Richardson, nomi che

magari saranno quasi sconosciuti ai giovanissimi ma che

negli anni ’80 hanno contribuito in maniera determinante

sto livello? No, senza se e senza ma. Al di là dei risvolti po-

alla crescita di questo sport nel nostro paese, legando per

ragionamento del sodalizio canturino non fa una piega

ed è quasi assurdo pensare che si tratti dello stesso torneo,

sitivi al botteghino e alla voce merchandising, il

anche da un punto di vista puramente sportivo: è in piena

sempre la loro immagine a quella del nostro campionato caduto così in basso com’è oggi.

67 ©RIPRODUZIONE RISERVATA


BACK T DINAMO

SPECIALE FINAL EIGHT


TO BACK O SASSARI



BAC BACK K TO TO BAC BACK K D DINAM INAMO O SASSARI SASSARI

I

di Salvatore Cavallo

B AC K T O B AC K

l percorso netto della Dinamo da Milano a Desio tenendo sempre stretta tra le mani la Coppa Italia è stato immortalato con le magliette con incisa la scritta Back to Back… Un richiamo, non sappiamo fino a che punto voluto, a quella incredibile storica cavalcata dei Lakers con i due titoli consecutivi del 1987 (contro i Celtics di Bird) e del 1988 (contro i Pistons di Thomas), celebrata con una fantastica videocassetta che custodisco gelosamente nella mia videoteca. Erano i Los Angeles di Pat Riley in panca, Magic, Worthy, Jabbar e tanti altri campioni capaci di far innamorare una generazione di appassionati cestofili.

Con il dovuto rispetto per quei “mostri sacri”, anche la Dinamo di Sacchetti ha saputo mettere a segno un’incredibile impresa portando a casa ben 3 trofei nel breve volgere di 12 mesi. Dal febbraio 2014 a quello del 2015, per due volte sui parquet lombardi ed un’altra su quello di casa, Sassari ha spogliato l’Olimpia dei vestisti d’alta moda di Armani, indossando jeans e magliette e sfilando tra scroscianti applausi sul palcoscenico della pallacanestro italiana. Coppa Italia, Supercoppa e ancora Coppa Italia per impreziosire la bacheca di una Dinamo trascinata dalla passione del social-president Stefano Sardara, dalla solidità di coach Sacchetti, dall’atletismo dilagante di una squadra che non sarà la più forte, e sicuramente Milano è almeno un gradino

più su, ma capace di farsi trovare sempre pronta al momento del dunque.

Così un’intera regione sogna con il pallone a spicchi nelle mani e negli occhi, conquista visibilità non solo per le sue coste ed il suo mare cristallino. La pallacanestro parla sempre più il dialetto sardo (intriso di americano…) con una squadra che ben interpreta il basket di oggi, dove diventa difficile vedere un “arresto, passo d’incrocio e tiro” ma più realisticamente si assiste ad un’azione conclusa dopo 5” con una tripla oppure ad un’esplosione di puro atletismo che si concreta in una slam dunk. Ed il merito del Meo nazionale è stato di aver saputo adattare il suo credo cestistico di giocatore, peraltro vincente, a quello di allenatore al passo coi tempi, proponendo il corri e tira, il ritmo vorticoso e via di questo passo per una pallacanestro moderna, spettacolare, convincente e soprattutto vincente!

Ma Desio e il bis in Coppa Italia o meglio il tris di trofei con l’aggiunta della Supercoppa non può, né deve essere un punto di arrivo… proprio questi successi devono dare convinzione e sfacciataggine alla Sassari dei canestri per affrontare i playoff con la mentalità di chi non può più nascondersi. Nella corsa tricolore Sacchetti ed i suoi uomini sono chiamati non solo a timbrare il cartellino ma a portare avanti il loro progetto di crescita con la convinzione figlia dei recenti successi. Poi, come si dice in questi casi, l’appetito vien mangiando…

SPECIALE FINAL EIGHT

71 ©RIPRODUZIONE RISERVATA


BAC BACK K TO TO BAC BACK K D DINAM INAMO O SASSARI SASSARI

S

ABBECEDARIO SEMISERIO di Michele De Francesco

ulle Final Eight di Desio è praticamente stato scritto tutto, ma l’esperienza da corrispondente di Baskettiamo.com vissuta (per la prima volta) da chi scrive, si presta ad un’analisi moderatamente dissacrante della ‘tre giorni brianzola‘. Un abbecedario semiserio, insomma. A come Avellino: chi ha assistito alla partita giocata contro Milano ha visto probabilmente il meglio stagionale dalla compagine di Vitucci. Una squadra efficiente, affamata, rapida, reattiva: difficile comprendere - da quella prestazione in Coppa Italia - le ragioni della caduta verticale degli irpini in campionato. B come Brindisi: prima schianta Venezia, poi se la gioca alla pari per tre quarti di gara con Milano. Tifoseria sempre calda e pittoresca. Giornalisti al seguito: numerosissimi… C come Cremona: la prima apparizione in F8 della Vanoli è stata fugace. Aver perso contro Sassari, che poi ha vinto il trofeo, è una parziale consolazione. A qualcuno, il minutaggio elevato concesso da Pancotto agli italiani della panchina è sembrato in ossequio alla “Coppa Italia”. D come Desio: la scelta della città brianzola come sede della competizione ha

72 ©RIPRODUZIONE RISERVATA

suscitato qualche perplessità. Nelle due giornate eliminatorie, il PalaBancoDesio raramente si è riempito per metà. Forse non si pensava che Cantù e Varese sarebbero rimaste fuori dalla F8… E come “…E se tornassimo a chiamarla semplicemente ‘Coppa Italia’?” F come Fattore campo: omaggio non indispensabile a Milano, che non ha saputo capitalizzarlo. G come Galliani: l’a.d. del Milan, presente alla finale, è stato riconosciuto da uno steward e messo all’angolo con una serie di argomentazioni sulla squadra calcistica. Il sorriso perennemente stampato sul volto del manager rossonero tradiva un certo, cortese imbarazzo. H come “Ho bisogno del W.C.: ne esiste uno fornito di carta igienica?”: Mission Impossible! I come Iurato Deborah (con l’H): la cantante vincitrice di “Amici 2014” ha cantato il suo ultimo singolo, oltre all’inno nazionale, nella serata finale. Un noto politico è stato udito esclamare: “Che c’azzecca?” Non sono pervenute risposte. L come Logan: il playmaker USA ha disputato la partita perfetta che - di fatto - ha consegnato la Coppa per la seconda volta a Sassari. I suoi numeri nella finale

SPECIALE FINAL EIGHT


BAC BACK K TO TO BAC BACK K D DINAM INAMO O SASSARI SASSARI

sono stati da vero crack: 25 punti, 21 di valutazione Lega, l’attribuzione dell’MVP Beko. Chapeau! M come Milano: delusione? No, di più: la super-favorita ha ceduto le armi in casa, in un palazzo quasi tutto tinto di biancorosso. La laconica conferenza stampa di Banchi ha malcelato l’imbarazzo dell’Olimpia, che da diciannove anni attendeva la finale del trofeo. N come “No pasaràn!”: il credo dello zelante stewart all’ingresso della sala stampa che, dopo la vittoria sassarese, pretendeva che Meo Sacchetti gli mostrasse il pass per lasciarlo entrare. O come Organizzazione: organizzare un evento del genere non è uno scherzo e qualche “dettaglio” inevitabilmente è sfuggito. Ad esempio, gli ottanta posti in tribuna stampa sono apparsi davvero esigui, a fronte delle richieste di accredito pervenute. Quando si capirà che il basket ha bisogno di grande visibilità per garantirsi un futuro e che questa ‘viaggia’ anche e soprattutto sul web? Ad ogni modo, Baskettiamo.com ringrazia sentitamente per la precedenza accordata. P come Pullen: il play brindisino sfodera una prestazione mostruosa che stende la Reyer, mettendo dentro 27 punti, con un irreale 6/8 da 3. Califfo. Q come “Quelli che il basket…”: il “giornalista” accreditato che durante un incontro seguiva - assorto - la partita della Juventus sul tablet (visto con i miei occhi). Multitasking. R come Reggio Emilia: forse la squadra che ha più deluso tra le big. I 2 punti realizzati dalla coppia Diener-Della Valle nella semifinale persa con Sassari sono emblematici, quasi surreali. S come Sassari: orgoglio, organizza-

zione, tecnica, agonismo. La vittoria della seconda Coppa consecutiva è tutto in questo mix, sapientemente gestito da Sacchetti. Una grande soddisfazione per i sostenitori della Dinamo, encomiabili per attaccamento alla squadra (un volo charter decollato alle 16 della domenica, pieno zeppo di tifosi). Questa vittoria è anche loro. T come Trento: le ‘aquile’ di coach Buscaglia hanno venduto cara la pelle contro la più ambiziosa Reggio, sfiorando il passaggio del turno. Pochi e tiepidini i tifosi al seguito, forse ancora increduli per gli straordinaria impresa della qualificazione alla F8 al primo anno in serie A. U come “Un bel dì vedremo…” una Final Eight spalmata su quattro giorni, anziché tre? Giocare due incontri dei quarti nel pomeriggio di un giorno infrasettimanale non fà bene al basket (palazzetto semi-vuoto e ascolti tv inevitabilmente bassi). V come Venezia: la squadra è scesa ‘molle’ sul parquet contro la coriacea Brindisi, uscendo subito di scena ai quarti. Delusione per i sempre caldi tifosi lagunari al seguito. Fortunatamente per loro, adesso la Reyer è seconda solo a Milano, in campionato. Z come Zibaldone: mettere in ordine logico tre giorni di basket così intensi, ricchi di emozioni, personaggi, incontri e aneddoti non sarebbe stato possibile, per il sottoscritto, se non in questa forma. Comunque sia, un onore da condividere con tutti voi, cari amici di Bakettiamo.com!

SPECIALE FINAL EIGHT

73 ©RIPRODUZIONE RISERVATA




BAC BACK K TO TO BAC BACK K D DINAM INAMO O SASSARI SASSARI

STEFANO SARDARA Semplicemente il

Presidente! Sassa-

rese doc, prima

sponsor della Di-

namo poi nel-

l'estate del 2011

rileva il club dalla

famiglia Mele. In 4

anni di presidenza ha all'attivo 2

coppe Italia, 1 Su-

percoppa Italiana

e tanti campioni

portati in Sarde-

gna anche grazie

alle sue doti da comunicatore oltre

che da imprendi-

tore.

Se il movimento italiano vive di

nuovi impulsi, Sar-

dara può ascriversi

una bella fetta dell'aria nuova che

prova a respirare

la nostra pallaca-

nestro.

76 ŠRIPRODUZIONE RISERVATA

SPECIALE FINAL EIGHT


BAC BACK K TO TO BAC BACK K D DINAM INAMO O SASSARI SASSARI

#3 DAVID LOGAN

La guardia nata il

26 dicembre 1982

a Chicago, con passaporto polacco, approda per la

prima volta in Italia nel 2005 (a

Pavia, in A/2), poi Israele, Polonia, Spagna, Grecia,

Germania (Alba

Berlino). Alle Final 8 si è rivelato un vero fattore, de-

terminante contro Milano, con i suoi 25 punti e il rico-

noscimento quale “MVP Beko”

SPECIALE FINAL EIGHT

77 ©RIPRODUZIONE RISERVATA


BAC BACK K TO TO BAC BACK K D DINAM INAMO O SASSARI SASSARI

#4 EDGAR SOSA Il playmaker ne-

wyorkese di passa-

porto dominicano,

nato il 15 gennaio

1988, vanta un eccellente pedigree nei campionati

universitari e nelle

leghe di sviluppo

USA. Giunge in Ita-

lia per la prima

volta nel 2010, a

Biella. Un grave in-

fortunio occorsogli con la sua Nazio-

nale lo tiene fuori

un intero anno. Riparte poi dal Por-

togallo, poi

Spagna e Germania. Gioca minuti

di qualità a Desio

78 ©RIPRODUZIONE RISERVATA

SPECIALE FINAL EIGHT


BAC BACK K TO TO BAC BACK K D DINAM INAMO O SASSARI SASSARI

#5 MATTEO FORMENTI La guardia ha giocato “in casa” le

F8, essendo nata a Desio il 15 aprile 1982. Tanti cam-

pionati in serie B, prima di appro-

dare in A2 a Ca-

sale. Passa poi a

Cremona, quindi a Brindisi, prima di approdare alla

corte di Sacchetti

ed esordire in Eurolega. Uomo

della panchina

sempre pronto a

dare il suo contributo in termini di

intensità difensiva e tiro da fuori

SPECIALE FINAL EIGHT

79 ©RIPRODUZIONE RISERVATA


BAC BACK K TO TO BAC BACK K D DINAM INAMO O SASSARI SASSARI

#7 RAKIM SANDERS

Ala USA nata a

Pawtucket l’8 luglio 1989 è risul-

tato determinante

nella finale vinta

su Milano (20 pt, 7 rbd). Vanta ottime esperienze inter-

nazionali in Israele

(Maccabi e Galil

Gilboa) e Germa-

nia (Bamberg),

dove gioca l‘Euro-

lega per la prima volta. Uomo-

chiave dello star-

ting five sassarese,

unisce atletismo a

tecnica individuale

sopraffina

80 ©RIPRODUZIONE RISERVATA

SPECIALE FINAL EIGHT


BAC BACK K TO TO BAC BACK K D DINAM INAMO O SASSARI SASSARI

#8 GIACOMO DEVECCHI Guardia/ala nata a S.Angelo Lodi-

giano il 2 aprile

1985, per tutti a

sassari è il “Mini-

stro della Difesa”. Cresciuto nelle

giovanili Olimpia,

ha esordito in A a Montegranaro. E’ una vera istitu-

zione sassarese, essendo alla Dinamo dal 2007. Nella finale di

Coppa Italia, gioca 18’ fatti di inten-

sità difensiva,

palle sporcate e

‘ginocchia sbucciate’

SPECIALE FINAL EIGHT

81 ©RIPRODUZIONE RISERVATA


BAC BACK K TO TO BAC BACK K D DINAM INAMO O SASSARI SASSARI

#9 SHANE LAWAL

Centro nigeriano di 2,08 nato ad

Abeoukata l’8 ot-

tobre 1986. Dopo

l’NCAA sbarca in

Qatar, quindi nella seconda lega spa-

gnola. Giunge in Italia nel 2012 a Verona in A2.

L’anno dopo è in Kazakistan al-

l’Astana di Boni-

ciolli. Buon

stoppatore e gran rimbalzista, da

questa stagione è

punto fermo del quintetto sardo

82 ©RIPRODUZIONE RISERVATA

SPECIALE FINAL EIGHT


BAC BACK K TO TO BAC BACK K D DINAM INAMO O SASSARI SASSARI

#10 MASSIMO CHESSA

Play/guardia sas-

sarese d.o.c. nato il 30 aprile 1988,

esordisce il A2 a 17 anni. Passa a

Biella nel 2009, in serie A, per re-

starvi fino al 2011.

L’anno successivo gioca a Verona in

Legadue, poi a Torino. Torna a Sassari a gennaio

2014, dimostrando

attaccamento ai

colori sociali e di-

ventando un beniamino del suo pubblico

SPECIALE FINAL EIGHT

83 ©RIPRODUZIONE RISERVATA


BAC BACK K TO TO BAC BACK K D DINAM INAMO O SASSARI SASSARI

#11 JEROME DYSON

Play/guardia USA,

nasce il 1 maggio 1987 a Rockville.

Già in NBA agli

Hornets e ai Suns, approda in Euro-

cup con la maglia

degli israeliani del-

l’Hapoel Holon.

Giunge in Italia

nelle fila di Brin-

disi, imponendosi con le sue straor-

dinarie doti di rea-

lizzatore. I 27

punti segnati nelle

finale con Milano ne fanno il top

scorer dell’incon-

tro

84 ©RIPRODUZIONE RISERVATA

SPECIALE FINAL EIGHT


BAC BACK K TO TO BAC BACK K D DINAM INAMO O SASSARI SASSARI

#14 BRIAN SACCHETTI

Ala, nato a Moncalieri il 4 maggio

1986, nei suoi tra-

scorsi Varese, Ca-

stelletto e Ferrara.

A Sassari dal 2011, si è guadagnato il soprannome di

“Bisont” per la potenza fisica che

esprime sul parquet. Dalla panchina, sempre

giocate di qualità; mortifero il suo

tiro dalla lunga distanza. Il padre

Romeo sa di po-

tersi fidare di lui

SPECIALE FINAL EIGHT

85 ©RIPRODUZIONE RISERVATA


BAC BACK K TO TO BAC BACK K D DINAM INAMO O SASSARI SASSARI

#18 MANUEL VANUZZO

Ala, nato a Dolo il

5 aprile 1975, capi-

tano sassarese di

lungo corso (è in

Sardegna dal

2006). In passato

ha indossato le ca-

sacche di Monte-

catini, Messina,

Milano e Borgo-

manero. Medaglia

di Bronzo con la

Nazionale ai Gio-

chi Olimpici 2001,

è un autentico

uomo-spogliatoio, al di là del minu-

taggio. E’ capitano della Dinamo dal 2007

86 ©RIPRODUZIONE RISERVATA

SPECIALE FINAL EIGHT


BAC BACK K TO TO BAC BACK K D DINAM INAMO O SASSARI SASSARI

#21 JEFF BROOKS

Ala USA di Loui-

sville, è nato il 12 giugno 1989.

Giunge in Italia nel 2011, giocando in

A2 a Jesi. Successivamente passa a

Cantù, dove resta

due anni. Lungo di grande prestanza, difensore di ener-

gia, è stabilmente in starting five.

Anche in Coppa

Italia è punto di riferimento co-

stante, in grado di

creare spazi per gli esterni

SPECIALE FINAL EIGHT

87 ©RIPRODUZIONE RISERVATA


BAC BACK K TO TO BAC BACK K D DINAM INAMO O SASSARI SASSARI

#35 KENNET KADJI

Ala camerunense,

nato a Douala il 19 maggio 1988, è

giunto a Sassari lo scorso febbraio.

Passato in NCAA,

ha maturato espe-

rienza europea in Germania, prima

di rientrare negli

Usa per giocare in D-League. Inizia

l’attuale stagione

nel campionato

greco. Si integra

rapidamente nella Dinamo, dispu-

tando minuti im-

portanti a Desio,

forse decisivi

88 ©RIPRODUZIONE RISERVATA

SPECIALE FINAL EIGHT


BAC BACK K TO TO BAC BACK K D DINAM INAMO O SASSARI SASSARI

COACH MEO SACCHETTI Il condottiero nato ad Altamura il 20

agosto 1953, guida Sassari alla conquista della se-

conda Coppa Italia consecutiva. Siede sulla panchina dei sardi dal 2009,

dopo aver allenato ad Udine, Capo

d’Orlando, Castelletto, Fabriano,

Bergamo, Asti e

Torino. E’ un’istituzione del basket

nazionale, consi-

derati anche i suoi trascorsi da giocatore negli anni

d’oro di Torino e Varese

SPECIALE FINAL EIGHT

89 ©RIPRODUZIONE RISERVATA



BAC BACK K TO TO BAC BACK K D DINAM INAMO O SASSARI SASSARI

S

di Andrea Ninetti

OV E R T I M E è la griffe di un basket nuovo, vin-

sente al “Banco” di essere fra le realtà nazionali più

blico pur andando contro i canoni

chetti, l’altro artefice di questa splendida creatura.

cente e capace di divertire il pub-

dei puristi e degli amanti della pallacanestro tradizionale, pronti a

storcere il naso per un pick&roll di troppo o per l’uti-

lizzo spasmodico del tiro da tre punti, visto come si-

nonimo di mancanza di idee e alternative tattiche

offensive. Posto che ci può essere anche del vero in

dette teorie, nel caso di Sassari questa è una scelta ben precisa, una filosofia di vita che ha portato e porta

tuttora la squadra biancoblu, nelle sue varie edizioni, a giocare sempre col cronometro cercando di velociz-

importanti, e deciso nell’affidarsi ancora a Meo SacGià, Meo Sacchetti, il baffo più amato dall’Italia cestistica, una vita spesa per la pallacanestro con risultati

che non possono che etichettarlo come un vincente. Guarda caso anche lui inizia per S, come del resto la spudoratezza che ha avuto nel proporre, in barba alle critiche piovutegli addosso da mezza Italia, il suo

“run&gun,” giudicato da molti bello e improduttivo. A testa bassa è andato avanti, dritto su quel sentiero, magari cambiando qualche interprete ma affidandosi

sempre al ritmo e ai tiratori, privilegiando l’atletismo ai

zare al massimo l’azione d’attacco, meglio se finaliz-

chili ma senza per questo soccombere quando si tratta

S come sfida quindi, perché quella proposta dal soda-

Non sembra esagerato definire Sassari come regina

Milano firmata Armani, ma anche la voglia di misurarsi

scorso campionato di sbarrare la strada alla ricca Mi-

zata con una conclusione oltre l’arco dei 6,75.

lizio sardo è un’alternativa allo stile metropolitano della

e superare altre importanti realtà di provincia come

Reggio Emilia, Venezia e Brindisi; in fondo è stata pro-

prio la Dinamo la prima a rovesciare l’invincibile Siena

nella finale di coppa Italia 2014, il primo gradino di una

scalata che appare inarrestabile e già scritta.

S come Sardara, il Presidente che due stagioni e mezzo fa, dopo la cocente eliminazione ai quarti di fi-

di giocare vicino al ferro.

quasi incontrastata dell’ultimo anno, incapace nello

lano, alla quale si arrese in semifinale, ma abile a tagliare il traguardo a braccia alzate nelle altre

competizioni nazionali. Il trionfo nella Supercoppa, giocata peraltro in casa, è stato un felice intermezzo fra

le due coccarde conquistate in terra lombarda in appena dodici mesi, con quella di Desio che sembra essere il preludio ad uno scoppiettante finale di stagione,

nale dei playoff, decise di continuare sulla strada in-

per il quale un’intera isola spinge forte la Dinamo verso

utili a creare quella solida base economica che con-

S.

trapresa mostrando a tutti le sue capacità manageriali,

il successo finale, in fondo anche scudetto inizia per

SPECIALE FINAL EIGHT

91 ©RIPRODUZIONE RISERVATA



Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.