L’USURA A VITERBO E NEL LAZIO

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L’USURA A VITERBO E NEL LAZIO MONTALTO DI CASTRO, 5 APRILE 2011


UN QUADRO D’INSIEME La crisi economica che si trascina ormai da diverso tempo, il calo dei consumi, la perdita d’acquisto di salari e stipendi, l’impoverimento della classe media, cui bisogna aggiungere dissesti e scandali finanziari ed emergenze non previste, espongono nostro Paese in una situazione simile a quella del biennio 90-92. Anni di congiuntura economica negativa e di una caduta verticale di fiducia nelle Istituzioni, e in cui il fenomeno dell’usura emerse come un dramma sociale diffuso. E’ nei forti periodi di crisi, infatti, che il bisogno impellente di denaro liquido trova nel mercato usuraio uno sbocco, un’apparente soluzione per tanti che non intravedono altre vie d’uscita a situazioni che diventano, giorno dopo giorno, sempre più difficili da gestire. La crisi è seria, molto seria, minimizzarla o nasconderla non ha senso. Sono diversi gli indicatori economici e le fonti che ne confermano la gravità. Queste, in modo pressoché unanime, rendono l’immagine di un’Italia in affanno con famiglie ed imprese sempre più indebitate e con sempre minori strumenti per gestire l’indebitamento. Ormai, da qualche anno, il ricorso al credito al consumo, virtuoso e produttore di crescita economica se finalizzato all’acquisto di beni durevoli e/o di lusso, è finalizzato alla copertura di spese di gestione familiare. Sintomo evidente della perdita di un potere di acquisto di redditi e salari: una sostanziale mancanza di liquidità per le spese correnti. Secondo il bollettino economico della Banca d’Italia del Lazio: Nella prima metà del 2009 la congiuntura per l’economia laziale ha mostrato un’elevata variabilità; nel primo trimestre si è approfondita la caduta dell’attività economica iniziata nell’anno precedente, mentre nel secondo trimestre è prevalsa una fase di lieve recupero degli ordinativi, che si mantengono su valori storicamente bassi. Nel primo semestre dell’anno le esportazioni laziali si sono notevolmente ridotte, con cali più ampi della media per i settori della chimica, della gomma e plastica, del tessile e dell’abbigliamento. È diminuito il numero di occupati nella regione e il tasso di disoccupazione è aumentato; la contrazione dell’attività produttiva si è riflessa nel forte aumento degli interventi di Cassa integrazione guadagni. I prestiti bancari alla clientela residente nella regione alla fine del primo semestre del 2009 hanno mostrato complessivamente una diminuzione; si è ridotto il credito alle società finanziarie e hanno decelerato i finanziamenti alle imprese e alle famiglie. I flussi di nuove sofferenze in rapporto ai prestiti sono lievemente aumentati. È diminuito il ritmo di crescita dei depositi bancari; si è tuttavia incrementata la componente dei conti correnti, per una maggiore propensione verso attività più liquide. 1 Ancora più precise le analisi della Camera di Commercio di Viterbo che, a pagina 10 del Rapporto Polos 2008, scrive: 1

Banca D’Italia, Economie regionali. L’economia del Lazio nel primo semestre 2009,Novembre 2009


(…) Tuttavia, il sistema creditizio italiano non rischia il fallimento, anzi, nell’ambito delle economie occidentali è quello dimostratosi più solido. Non solo, anche l’economia del nostro Paese si è dimostrata meno esposta alle fluttuazioni congiunturali. La provincia di Viterbo, per il modello di sviluppo perseguito, accentua tale caratteristica, mostrando una dinamica in cui, per il momento, l’incidenza della crisi sembra rimarcare le difficoltà strutturali e gli squilibri socio economici già emersi nel corso delle scorse edizioni degli Osservatori economici e che sono i seguenti: • La contenuta capacità competitiva • La difficoltà di creazione della ricchezza • L’innovazione ancora poco marcata • La terziarizzazione di tipo tradizionale • L’importanza delle filiere produttive tradizionali • La rilevanza del mercato locale • Le difficoltà del mercato del lavoro • I deficit infrastrutturali (…) Volendo verificare la durata dell’impatto della crisi in provincia, i due terzi degli imprenditori locali (66,9%) sostengono che essa manifesterà il picco nel 2009, con particolare riferimento al II semestre (36,4%), riducendo l’effetto stagionale dell’agricoltura, del turismo e del commercio natalizio sulla crescita del sistema economico. Il 24,1% delle imprese afferma che la crisi dispiegherà gli effetti più seri nel 2010.2 In altri termini, la crisi del sistema finanziario internazionale che, come ben sappiamo, viene da lontano, ha ripercussioni negative sull’economia reale, sia, come logica conseguenza, sui circuiti creditizi e sui sistemi bancari delle economie più avanzate. Sebbene il modello bancario italiano abbia mostrato una maggiore tenuta rispetto a quello delle altre economie occidentali, non sono mancate difficoltà e punti di criticità che hanno abbassato il clima di fiducia tra banche, da una parte, ed imprese e famiglie, dall’altra. 3 La Tuscia non rappresenta un’eccezione. Anche nel territorio della provincia di Viterbo imprese e famiglie hanno denunciato di aver registrato un peggioramento delle condizioni di accesso al credito. «Sono soprattutto le imprese appartenenti al commercio a rilevare tale difficoltà (41,3%), mentre meno esposte sembrano essere le imprese degli altri servizi (turismo, trasporti, terziario avanzato, servizi alle famiglie: 29,7%). Distinguendo il campione per classe dimensionale, poi, sono soprattutto le imprese maggiori (almeno 50 addetti) a mostrare un’incidenza percentuale superiore (46,7%). Questo perché le imprese più grandi sono, nella maggior parte dei casi, più implicate nei circuiti economici internazionali e, quindi, maggiormente esposte alla difficile congiuntura mondiale. Ciò, evidentemente, funge da deterrente 2 3

Camera di Commercio di Viterbo, Polos 2008. 9° Rapporto sull’Economia della Tuscia Viterbese Tra gli effetti non dimentichiamo l’irrigidimento del sistema creditizio provocato dal protocollo di Basilea 2


riguardo il livello di fiducia nelle banche sull’attività economica dell’azienda. Analogamente, nella ripartizione del campione di imprese, sono soprattutto le Società più strutturate, quali le società per azioni, a riscontrare un maggior irrigidimento in tal senso. Meno esposte sono, invece, le società di persone e, soprattutto, le cooperative (20,0%), la cui capacità finanziaria è notoriamente orientata più sul lavoro che sulle attività patrimoniali (i cui valori si sono sensibilmente ridotti negli ultimi mesi)» 4. Sostanzialmente, quasi tutti gli indicatori della qualità della vita evidenziano un segno negativo in tutto il territorio del Lazio. Le province del Lazio (escludendo quella di Rieti) scendono di posizione nella graduatoria stipulata annualmente dal Sole 24 Ore. La Tuscia, posizionandosi al terzo posto (59°) nella graduatoria regionale, preceduta da Roma (8°) e da Rieti (55°), sale rispetto all’anno precedente di 5 posizioni. In particolare, in relazione alla classifica generale, migliore è la posizione relativa alla categoria affari e lavoro (61°) per l’alta concentrazione delle imprese per 1.000 ab. (7°) la bassa incidenza di fallimenti (38°). Pesano negativamente, nel settore affari e lavoro, il basso valore in percentuale delle persone occupate tra i 25 e 34 anni (62°) ma, soprattutto, il rapporto in percentuale tra le persone in cerca di lavoro e la forza lavoro (78°). Nella classifica finale, il basso tenore di vita contribuisce a far scendere l’indicatore della qualità della vita. Le variabili che pesano positivamente sono il costo di insediamento residenziale (per mq) e la ripartizione della spesa. Pesano negativamente il basso livello del Pil pro-capite (68°), i livello dei depositi bancari (75°) e l’indice dei prezzi al consumo, che analizza il costo vita. In particolare è l’indice Foi a posizionarsi in fondo alla graduatoria nazionale (101° su un totale di 103 province). Ma vi sono due elementi importanti che denunciano l’effetto della crisi economica: l'aumento dei fallimenti e dei protesti, che sono termometro di una situazione più complessiva di fragilità del sistema delle imprese e sono tra i sintomi più comuni del rischio usura. Nel corso del 2008 noi abbiamo visto raddoppiato il numero dei fallimenti. A Viterbo, secondo i dati forniti da Cribis.it sulle rilevazioni effettuate dalla Camera di Commercio, si è passati dalle 18 imprese che avevano dichiarato fallimento nel 2007 a 31 aziende nel giro di dodici mesi con un incremento totale del 72,2%. A farne le spese maggiori sono state le micro-imprese prive di brand appartenenti al settore dell'edilizia, subito seguite dal manifatturiero. Dati allarmanti se si considera che nel 2007 i fallimenti si fermavano a quota 6.202 in tutta la penisola registrando un notevole calo rispetto ai circa 10mila del 2006. Per quanto riguarda Viterbo la situazione non è ancora del tutto negativa se si paragona a quella di altre province italiane che hanno raggiunto picchi davvero elevati di procedimenti fallimentari. Tutte le statistiche sembrano quindi sottolineare ancora una volta che gli effetti della crisi economico-finanziaria continueranno a pesare sul sistema produttivo nazionale. Per ora le piccole aziende sono quelle che ne soffrono di più e la situazione della provincia di Viterbo sembra confermarlo.

4

Camera di Commercio di Viterbo, cit.


L’USURA: UN DRAMMA SOCIALE Come è noto il Rapporto annuale di Sos Impresa analizza, in modo dettagliato, l’evolversi dei fenomeni criminali sulle attività economiche e, in particolar modo, il racket e l’usura. Concentrando l’attenzione sul giro d’affari dei reati che incidono più direttamente sulla vita delle imprese, vale a dire su quello che il Rapporto Le mani della criminalità sulle imprese definisce il ramo commerciale della Mafia Spa, ci troviamo di fronte ad un consolidamento del fatturato, sebbene segnato da importanti scostamenti. Il settore maggiormente in crescita è quello dell’usura che, nel 2009, ha registrato un vero boom. Questo reato segnala una crescita degli imprenditori colpiti, della media del capitale prestato e degli interessi restituiti, dei tassi applicati, facendo lievitare i commercianti colpiti ad oltre 200.000 con un giro d’affari che oscilla intorno ai 20 miliardi di euro. Di segno diverso il racket delle estorsioni dove risulta sostanzialmente invariato il numero dei commercianti taglieggiati con una lieve contrazione dovuta al calo degli esercizi commerciali e all’aumento di quelli di proprietà mafiosa.

Tipologia Usura Racket Furti e rapine Truffe Contrabbando Contraffazione e Pirateria Abusivismo Agromafia Appalti e forniture pubbliche Appalti e forniture private (Edilizia) Giochi e scommesse TOTALE

Denaro movimentato dalle mafie 15 mld 9 mld 1,2 mld 4,6 mld5 1,2 mld 6,5 mld 2 mld 7,5 mld

Denaro movimentato

Costi per i commercianti

Commercianti colpiti

40 mld 9 mld 8 mld 4,6 mld 1,5 mld 8 mld 10 mld 7,5 mld

20 mld 5,5 mld 2,5 mld 4,6 mld 0,2 ml 2,3 mld 1,3 mld

200.000 160.000 90.000 500.000 15.000

1,2 mld

1,2 mld

0,3 mld

5,3 mld

5,3 mld

0,8

2,5 mld 56,1 mld

3 mld 98,1mld

37,5 mld

Anche le attività di “rilevazione sul campo” confermano i dati del Rapporto e altre autorevoli fonti citate in precedenza. Secondo i dirigenti dei Consorzi fidi nell’ultimo biennio sono aumentate le richieste di credito d’esercizio a fronte di quelli per investimenti. Segnale evidente della difficoltà crescente per piccole imprese a far quadrare i conti. La nostra rete di Sportelli di ascolto e aiuto, presente nella Regione, segnala con sempre maggiore frequenza una situazione di forte disagio che coinvolge sempre di più imprese e classi sociali una volta ritenute immuni da rischi di sovra indebitamento, quali impiegati, liberi professionisti, piccoli imprenditori,


l’espressione di quel ceto medio che, fino a pochi anni fa, era privo di problemi economici e non poteva considerarsi povero. L’usura, quindi, confermandosi come fenomeno sociale diffuso, mantiene il proprio zoccolo duro tra le famiglie povere e le microimprese, ma ha ampliato il bacino di interventi. In senso figurato potremmo paragonare il fenomeno usuraio ad un tumore del tessuto sociale ed economico, quando questo vede indeboliti i propri anticorpi le metastasi si propagano velocemente e lo distruggono. Nel triennio 2006-2009 sono state 165.000 le attività commerciali e 50.000 gli alberghi e i pubblici esercizi costretti alla chiusura. Di queste un robusto 40% deve la sua cessazione all’aggravarsi di problemi finanziari, a un forte indebitamento, all’usura. Non tutti, però, chiudono definitivamente. Due commercianti sui tre tentano di intraprendere un’altra attività cambiando ragione sociale, ovvero intestando l’attività ai figli, alla moglie, o a qualche parente stretto. Il fenomeno colpisce in larga parte persone mature, intorno ai cinquant’anni, che hanno sempre fatto i commercianti e che hanno oggettive difficoltà a riconvertirsi nel mercato del lavoro e, quindi, tentano di tutto per evitare il protesto di un assegno, il fallimento della loro attività. Solitamente sono commercianti che operano nel dettaglio tradizionale: alimentaristi, fruttivendoli, gestori di negozi di abbigliamento e calzature, fiorai, mobilieri, quelli che oggi pagano più di ogni altro il prezzo della crisi. Non deve, quindi, stupire che in questa situazione ci si rivolga agli usurai anche per aprire bottega. Anche il fenomeno dell'usura di giornata, che Sos Impresa ha denunciato pochi mesi fa, è frutto della crisi. Un prestito usuraio che si conclude nell'arco di una giornata: la mattina si prende, la sera si restituisce, è il caso di dirlo, con gli interessi! L'incredibile fenomeno riguarda piccoli commercianti, ma anche titolari di attività di media dimensione che, per resistere alla crisi, per mantenere aperto l'esercizio e pagare i fornitori, si rivolgono agli usurai. Questi alla mattina prestano i soldi (mediamente mille euro) e la sera passano a ritirare il capitale maggiorato di un 10%. Un fenomeno va collegato alla difficile situazione in cui si dibattono le Pmi e non solo. Come abbiamo visto, tutti gli ultimi studi di settore, compresi quelli della Banca d’Italia, confermano l’indebitamento delle famiglie, oscillante mediamente intorno ai 22mila euro. Un trend, purtroppo, in continua ascesa cui è strettamente legato il rischio di incappare nel credito illegale. L’usura, come abbiamo visto, si sta insinuando in tutti gli strati sociali, rendendo particolarmente rischiosa l’attività della piccola impresa commerciale al dettaglio, dell’artigianato di vicinato, dei ceti più poveri, ma anche di quei soggetti una volta ritenuti immuni da questa piaga. In queste aree, accanto all’usura strettamente intesa, emerge, infatti, un’area vasta di sovra-indebitamento che colpisce soprattutto le famiglie. E’ inevitabile che, come in ogni mercato, con il crescere della domanda si sviluppi anche l’offerta. Un’offerta ormai diversificata. L'usura di giornata ne è una prova. Così accanto a figure classiche di usurai di quartiere si muove un nuovo mondo che va dalle società di servizi e mediazione finanziaria, ormai presenti in ogni città, a reti strutturate e professionalizzate, fino a giungere


a soggetti legati ad organizzazioni criminali. L'usura di mafia ha trovato forza anche per il modificarsi del mercato del prestito a strozzo. Si segnalano, a questo riguardo, due aspetti importanti: cresce innanzitutto da parte delle vittime l'entità del capitale richiesto. Si tratta di somme cospicue che il prestatore di quartiere non è in grado di soddisfare, mentre l'usuraio del clan, spesso il ragioniere che gestisce la liquidità che deriva dal traffico di droga e delle scommesse, nel giro di poche ore può soddisfare anche le richieste più impegnative. In secondo luogo, paradossalmente, aumentano le sofferenze anche per i prestatori a nero, e solo gruppi particolarmente attrezzati, dotati di un’organizzazione e di un carisma criminale importante, sono in grado di riscuotere con certezza le rate usurarie scadute. L’usuraio mafioso può accontentarsi anche d’interessi modesti, soprattutto se la famiglia è interessata ad entrare in compartecipazione con l’azienda del debitore. Per alcuni l’obiettivo è la moltiplicazione del denaro, per altri quello di impossessarsi delle aziende delle vittime, altri ancora puntano alla spoliazione dei patrimoni. Un quadro, quindi, variegato nel quale vecchio e nuovo si mescolano e s’intrecciano. Ciò che più preoccupa, dai dati in nostro possesso e dall’ascolto delle vittime che si rivolgono ai nostri sportelli di aiuto, è la presenza sempre più aggressiva di cosche e clan mafiosi e camorristici nel mercato dell’usura e, soprattutto, la quasi totale assenza di misure di prevenzione patrimoniale, accompagnato ad un crollo in verticale delle denunce. Nell’arco di dieci anni, la criminalità che aveva una presenza marginale nel mercato usuraio, ha acquisito amplissime quote e sempre più numerosi sono i clan e le cosche che compaiono nelle cronache giudiziarie. L’ingresso della criminalità organizzata (soprattutto della ‘ndrangheta) nell’attività usuraia ha favorito la trasformazione della stessa in una grande holding economico criminale. Questo reato strutturalmente legato alla vita dell’impresa e al sistema economico ha spalancato le porte dei grandi circuiti finanziari, ha dato consapevolezza che l’attività di riciclaggio poteva essere non solo un costo, com’era stato in passato, ma anche una nuova risorsa. Ha consentito alla Mafia Spa di stare più dentro le imprese e affinare il suo core business.


Attività anno 2009 Nel 2009 Sos Impresa è entrata in contatto con 1021 utenti di questi 211 sono stati presi in carico e assistiti. La stragrande maggioranza dei contatti è avvenuta telefonicamente attraverso il numero verde, ma importanti sono stati i contatti personali o per posta elettronica. Dal 24 aprile 2009 è stato attivato il numero verde 800900767 con il quale la stragrande maggioranza degli utenti ha contattato gli operatori dello “Sportello”. Di seguito il numero delle chiamate e la durata delle stesse.

BT ITALIA S.P.A. 800900767 Numero Mese

Chiamat Chiamate in e

2009/04 2009/05 2009/06 2009/07 2009/08 2009/09 2009/10 2009/11 2009/12 Totale

Durata

11 43 39 183 80 130 121 88 86 770

Minuti 32,62 45,78 103,9 618,57 273,82 410,83 384,88 326,82 213,28 2.377,88

note dal giorno 24


Statistiche chiamate/mese al numero verde

800.900.767 200 183 180 160

130 121

120 100

88

86

80

80 60 43

39

40 20

11

mese numero di chiamate al mese

/1 2 09 20

/1 1 09 20

/1 0 09 20

/0 9 20

09

/0 8 09 20

/0 7 09 20

/0 6 09 20

/0 5 09 20

09

/0 4

0

20

numero di chiamate

140


Statistiche minuti di conversazione/mese al numero verde

800.900.767 700 618,57 600

410,83 384,88

400

326,82 300

273,82 213,28

200

103,9 100 45,78

32,62

mese minuti di conversazione al mese

/1 2 09 20

/1 1 09 20

/1 0 09 20

/0 9 20

09

/0 8 09 20

/0 7 09 20

/0 6 09 20

/0 5 09 20

09

/0 4

0

20

minuti di conversazione

500


Le tabelle che seguono, inoltre, danno un quadro esaustivo della tipologia degli utenti dello sportello, della provenienza e dell’attività.

TIPOLOGIA DEI CONTATTI NUMERO

TIPOLOGIA

% SU TOTALE

CONTATTI 276 245 143

Informazioni generiche Informazioni e chiarimenti su rapporti bancari Segnalazioni e richieste d’intervento su situazioni di

27% 24% 14%

sovraindebitamento Segnalazioni e richieste su altri reati (Truffe- Estorsioni etc.) Informazioni e richieste legate all’usura

5% 30%

51 306

I 306 contatti con richieste e informazioni riferibili al fenomeno dell’usura possono essere distinti in:

104

Informazioni generiche sulla Legge 108/96

34%

64

Richiesta informazioni ed assistenza per Istanze di richiesta al

21%

Fondo di Solidarietà 61

Richieste varie di assistenza legale

20%

52

Richieste varie di assistenza finanziaria e commerciale

17%

25

Denunce di usura Assistenza e tutoraggio

8%

Nella Provincia di Viterbo SOS Impresa nel 2010 ha assistito 17 persone, 16 imprenditori ed un dipendente. 9 uomini e 8 donne


PROVENIENZA DEGLI ASSISTITI

Dei 211 assisti 191 (pari al 91%) risiedono nel Lazio e 20 (pari al 9%) provengono da altre regioni.

9%

91% Lazio

Altre Regioni

Tra quelli residenti nel Lazio: 111 (59%) risiedono a Roma, 37 (19%) nella provincia di Roma, 20 (10%) a Viterbo, 11 (6%) a Frosinone, 10 a Latina (5%) , 2 (1%) a Rieti.

Viterbo 10%

Frosinone 6%

Roma provincia 19%

Latina 5%

Rieti 1%

Roma cittĂ 59%


Le regioni di provenienza di quelli non residenti nel Lazio sono: 4 Umbria, 4 Calabria, 3 Sicilia, 3 Campania, 2 Veneto, 1 Toscana, 1 Abruzzo, 1 Puglia, 1 Lombardia.

Lombardia; 1 Puglia; 1

Lombardia

Abruzzo ; 1

Puglia Abruzzo Lombardia Toscana Ve ne to Campania Sicilia Umbria Calabria

Lombardia; 1 Toscana; 1 Veneto; 2 Campania; 3 Sicilia; 3 Umbria; 4 Calabria; 4

PROFESSIONE DEGLI ASSISTITI Dai contatti stabiliti, ma soprattutto, dalle persone ascoltate è stato possibile tracciare un identikit professionale degli utenti che si sono rivolti allo sportello che, nella quasi totalità, si è rivelata essere quella del piccolo imprenditore.


Liberi professionisti 6%

Agenti e rappresentanti di commercio Assicuratori 5%

Lavoratori dipendenti pensionati 5%

Artigiani e Piccoli imprenditori 12%

Commercianti 71%

Imprenditori agricoli 1%


IL MERCATO DELL’USURA Stimare il mercato dell'usura è quanto mai difficile. Si tratta infatti di un fenomeno fortemente sommerso, su cui si possono indicare solo ordini di grandezza, incrociando diversi criteri: numero delle denunce, operazioni delle forze dell'ordine, esame dei registri contabili sequestrati, la cifra media dell'erogato dal Fondo di Solidarietà per le vittime dell'usura, informazioni confidenziali da parte delle vittime. Anche l'esperienza è utile per la quantificazione del mercato usuraio. Partiamo da una semplice notizia: I militari del Nucleo PT della Guardia di Finanza di Pesaro, nel corso di una complessa ed articolata attività investigativa, hanno proceduto al sequestro, nelle città di Rimini, Riccione, Gabicce Mare, Pesaro e Napoli, di beni stimati per 20 milioni di euro. Le indagini, coordinate inizialmente dalla Procura della Repubblica di Pesaro ed in seguito da quella di Rimini, hanno consentito di raccogliere numerosi elementi a carico di un soggetto residente in Romagna, responsabile, in concorso con due professionisti, del reato di usura (Asca, 4 marzo 2011) Da un punto di vista meramente statistico ci troviamo di fronte a una persona che, in concorso con altri, è indagata per il reato di usura. Una lettura più attenta, costruita sulla base di un’esperienza decennale di ascolto e di aiuto alle vittime di usura, ci consente invece una lettura completamente diversa. E' mai possibile che questo signore si sia costruito un patrimonio di due noti alberghi, un coffee-bar, otto società a Gabicce Mare, oltre a conti correnti, titoli, depositi di risparmio, somme di denaro, cassette di sicurezza, polizze assicurative, libretti di deposito presso cinque istituti bancari, estorcendo venti milioni di euro ad un singolo usurato? Certamente lo strozzino doveva avere un giro molto più ampio, infatti scopriamo che l’uomo è un pericoloso pluripregiudicato napoletano, cinquantenne, domiciliato a Rimini e con precedenti per omicidio, rapina e associazione a delinquere in contatto con pericolosi clan camorristici, e che nessuna delle vittime, ha sporto denuncia. Ma quante possono essere le vittime di una simile organizzazione? Tenuto conto che, dalle nostre ricerche, la quota d’interessi pagati, al netto del capitale versato, risulta oscillare mediamente tra i sessanta e i novantamila euro, si comprende come questo soggetto gestisse, in un arco di tempo di tre anni (il tempo minimo della durata di un rapporto usurario) non meno di trecento clienti. A questo punto è giusto porsi un'altra domanda: è credibile che una sola persona potesse gestire trecento rapporti usurari quasi contemporaneamente? Vale a dire procurarsi i debitori, gestire la contabilità (con le vittime, la banca, altri prestatori), fare il recupero crediti etc., visto che tutte le vittime, quando giungono alla denuncia, raccontano dell'asfissiante pressione dell'usuraio per saldare le rate e di come si presentassero sempre in due a minacciare e recuperare i crediti? In conclusione il fatto descritto dalla notizia giornalistica, se ha uno scarso significato statistico, svela uno spaccato che, una lettura superficiale,


avrebbe lasciato sommerso, dandoci un quadro delle relazioni usuraie, del giro di soldi, delle vittime coinvolte, in due località balneari della costiera marchigiana e romagnola. Ed è bene aggiungere che quasi mai i sequestri colpiscono la totalità dei beni procurati illecitamente e occultati fra prestanome e segreto bancario. Sulla base di queste informazioni possiamo presumere che il numero dei commercianti coinvolti in rapporti usurari è sensibilmente aumentato, in quest'ultimo biennio, e oggi possono essere stimati in non meno di 200.000. Inoltre poiché ciascuno, s’indebita con più strozzini le posizioni debitorie possono essere ragionevolmente stimate in oltre 600.000, ma ciò che è più preoccupante è che in almeno 70.000 casi sono con associazioni per delinquere di tipo mafioso finalizzate all’usura. Gli interessi sono, ormai stabilizzati oltre il 10% mensile, ma, come detto, cresce il capitale richiesto e gli interessi restituiti. Nel complesso il tributo pagato dai commercianti ogni anno, a causa di questa lievitazione, si aggira in non meno di venti miliardi di euro. Nel Lazio sono 28.000 gli imprenditori coinvolti. E nella provincia di Viterbo? Nel lontano 1996 il dottor Franco Pacifici, pm presso la Pretura stimava in oltre 1.000 le vittime dell’usura a Viterbo. La stima era emersa dopo un’operazione antiusura svolta nel capoluogo della Tuscia che aveva portato all’arresto una commerciante di frutta e verdura nel popoloso quartiere Pilastro. Oggi la situazione si è ulteriormente aggravata e possiamo stimare in più di 1.400 le persone invischiate in patti usurari per un giro di affari complessivo per capitale ed interessi di 7 milioni di euro l’anno.

Regioni

Commercianti

% sul totale

Giro d’affari in

coinvolti attivi Campania 32000 32,00% Lazio 28000 34,80% Sicilia 25000 29,20% Puglia 17500 19.2% Lombardia 16500 12,50% Calabria 13000 34,00% Piemonte 9500 11,2% Emilia Romagna 8500 8,6% Toscana 8000 10,6% Abruzzo 6500 25,2% Liguria 5700 12% Altre 29800 TOTALE 200000 19,2% Fonte: Rielaborazione Sos Impresa su dati ISTAT

ml. 2,8 3,3 2,5 1,5 2 1,1 1,1 0,95 0,9 0,5 0,6 2,.75 20

LE DENUNCE Di fronte allora alle nostre stime, certamente per difetto, il numero delle denunce appare veramente risibile. Dal 1996, anno di emanazione della Legge 108, ad oggi, e tranne qualche segnale in


controtendenza, assistiamo ad un calo sistematico e apparentemente inarrestabile del numero delle denunce, anche se è doveroso segnalare che, dal 2004, il metodo di rilevazione statistica del Ministro dell’Interno è cambiato e, quindi, diventa più difficoltosa un’automatica comparazione con gli anni precedenti. Nel 2009 il numero delle denunce non si differenzia dagli anni precedenti. Significativo è invece il caso del Lazio nel quale si registra un notevole incremento sul 2008 (+91%), ma i numeri sono talmente bassi da rendere insignificante qualsiasi serio raffronto statistico. La tendenza dei primi sei mesi del 2010 va segnare un calo deciso con appena 138 reati (11 nel Lazio) e 736 persone denunciate.

DENUNCE PER USURA –2007-2009 2007 2008 2009 Viterbo Lazio 41 31 57 Italia 382 375 372 Fonte: CED Mistero dell’Interno, dati SDI.

2010 11 138

Se le denunce diminuiscono significativo è l’aumento delle persone denunciate che segna, non già una maggiore capacità investigativa che si mantiene su standard elevati, ma omogenei, quanto una maggiore presenza del denaro circolante, dell’allargamento del giro usuraio e soprattutto che l'usura diventa un reato sempre più associativo. Più che le denunce, un’analisi delle operazioni antiusura svolte dalle forze dell'ordine nel 2009 ci rappresenta un fenomeno diffuso su tutto il territorio regionale. 753 persone denunciate nel periodo gennaio-giugno ed è presumibile che alla fine dell'anno segnaleremo un piccolo incremento. Inoltre appare evidente come l'usura sia un reato crocevia di altri delitti, cui si accompagna normalmente l'estorsione in primo luogo, ma anche le truffe, la gestione di bische clandestine e comunque del gioco d'azzardo, la prostituzione e lo smercio di stupefacenti.

OPERAZIONE ANTIUSURA Regione Abruzzo

2008 Arrestati Operazioni Indagati 14 34

2009 Arrestati Operazioni Indagati 14 75

Operazioni 12

2010 Arrestati Indagati 33


Basilicata Calabria Campania Emilia Romagna Lazio Viterbo Liguria Lombardia Marche Molise Piemonte Puglia Sardegna Sicilia Toscana Triveneto Umbria Valle D’Aosta Totale

1 11 38 4 21 4 11 15 1 2 11 11 5 22 14 5 0 0 186

4 74 227 37 65 17 17 131 2 2 49 80 21 85 67 20 0 0 914

1 13 44 3 19 2 3 17 1 0 4 27 4 34 12 5 1 0 202

1 82 228 3 127 3 5 52 1 0 5 78 14 209 40 17 1 0 938

0 14 46 6 28 2 7 19 4 4 8 23 3 18 15 7 0 0 214

0 38 192 32 154 15 32 89 9 12 8 195 17 79 50 11 1 0 952

Il rischio usura nelle province del Lazio Il numero delle denunce e dei procedimenti penali danno solo un quadro indicativo della presenza dell’usura in un determinato territorio. La propensione alla denuncia, tra l’altro, è un elemento sottoposto a numerose variabili, a cominciare dalla gravità della minaccia percepita da parte delle vittime, dalla presenza di Associazioni e Fondazioni antiusura e dalla rete di aiuto organizzata da società civile ed istituzioni locali, che nel Lazio è particolarmente presente, con importanti iniziative svolte dalla Regione e dagli altri enti, Comune e Provincia di Roma in particolare. Essa però non è in grado di fornire indicazioni sul concreto “rischio usura” e tanto meno sullo spessore criminale delle reti usuraie presenti. Ciò che deve interrogare i decisori pubblici non è l’usura in quanto tale, in gran parte fenomeno fisiologico, ma le sue relazioni, vale a dire i circuiti nei quali essa si insinua, le distorsione che crea nella comunità degli affari, i rischi di criminalità per il territorio, le ricadute sociali. Per dare un quadro più preciso di queste dinamiche abbiamo, nel corso degli anni studiato e perfezionato un modello che, attraverso tre indicatori, consente di avere una visione più precisa della presenza del “fenomeno usura” nelle nostre province, valutandone la vulnerabilità finanziaria e stimando, al contempo, la pericolosità delle organizzazioni usuraie presenti. Il risultato di questi parametri, riconsiderati in progressione, è stato chiamato Quoziente Rischio Usura (QRU) determinato sulla base di tre indicatori: - un indice statistico-penale, IPSi - un indice economico-finanziario, IEFii - un indice criminologico, IPSiii


La classificazione finale da un quadro del “rischio usura” sul territorio e soprattutto della pericolosità sociale delle reti usuraie presenti. Nella Regione colpisce la presenza di Rieti al primo posto, ma ciò è dato dal numero di denunce che sebbene limitato, ma rapportato alla popolazione residente da un coefficiente numerico alto. Il dato è in parte distorto, ma significativo del tendenziale “rischio” usura presente nella Provincia che non deve essere assolutamente sottovalutato. Per le altre province la graduatoria non si discosta dall’esperienza empirica. Quattro Province su cinque sono ben oltre il livello di rischi nazionale. Viterbo si colloca appena sotto la media nazionale in una percentuale di “rischio medio”. Secondo le segnalazioni giunte al nostro Sportello tre le aree maggiormente a rischio: il comprensorio di Tarquinia quello di Civita Castellana e la città di Viterbo.

1. 2. 3. 7. 14. 15. 32. 55.

CITTA’ Pescara Messina Siracusa Rieti Latina Roma Frosinone ITALIA Viterbo

ISP 25,81 22,34 22,77 17,40 11,11 10,72 6,78 4,95 2,75

ISP+IEF 27,02 22,59 22,56 17,77 12,04 11,60 7,61

QRUiv 27,57 24,49 22,56 17,77 12,44 12,10 7,81

2,63

2,63

Rischio Molto Alto Rischio Alto Rischio Medio Alto Rischio Medio

ESTORSIONI E USURA NEL VITERBESE IL CONTRASTO DELLE FORZE DELL’ORDINE Il Lazio è una delle regioni più colpite dal fenomeno usuraio. Roma, infatti, è da decenni il luogo per eccellenza dell’usura, una pratica che può essere fatta risalire agli inizi della sua stessa storia. Nella Capitale si riescono a trovare tutte le fenomenologie fino ad oggi note del sistema: dal singolo usuraio (in gergo cravattaro), pensionato o libero professionista, alle bande di quartiere, dalla criminalità organizzata alle finanziarie, apparentemente legali. Le vecchie reti usuraie, ripetutamente smantellate dalle forze dell’ordine, si ricompongono in fretta ed anche nelle inchieste più recenti compaiono figure note agli inquirenti. Un dato è certo: le organizzazioni usuraie, negli ultimi tempi, sono diventate sempre più aggressive e violente ed hanno ampliato il loro raggio d’azione, in tutta la Regione. Nella provincia viterbese, l'usura ha il volto tranquillo del vicino di casa, del fornitore abituale, del professionista. Per queste ragioni è più difficilela denuncia perchè l'attività usuraia è mascherata da normali contratti di commercializzazioni, corredate da tanto di fatture ebolle di accompagnamento. Inoltre


i “prestatori a nero” sono persone “in vista” nelle città, per cui la denuncia è sempre vista con sospetto. Ciò non toglie che esperienza, anche giudiziaria, non ha messo in risalto la presenza di soggetti altamente pericolosi come gruppi nomadi o come quello di un possibile giro di racket fra la comunità rumena di Viterbo. A far suonare il "campanello di allarme" è stata la richiesta di 5 mila euro fatta ai gestori di un negozio di specialità rumene in via Polidori. Hanno riguardato il territorio viterbese l’operazione Fire, del febbraio 2008, con la quale è stato arrestato Consiglio Di Guglielmi, alias Claudio Casamonica ed è stata sventata la penetrazione del clan nomade dei Casamonica nella Tuscia. L’indagine sul racket delle estorsione ed usura ha avuto origine nel settembre 2007, quando il nucleo investigativo del reparto operativo dei Carabinieri di Viterbo fece eseguire i rilievi tecnici e i preliminari accertamenti presso la concessionaria di auto Lem, la ditta Centro Gomme Viterbesi e l'azienda ittica Agrifish, dove erano state posizionate delle taniche colme di benzina, come avvertimento di matrice estorsiva. Nel corso dell'operazione, sono state eseguite venticinque perquisizioni domiciliari anche a carico di altre persone collegate all’arrestato. L’operazione ha portato alla luce quattro casi di estorsione ed uno di usura, basati sulla forza di intimidazione, derivante dall'appartenenza al Clan Casamonica. L’attività criminale era diretta da Claudio Casamonica, che stava tentando, con gli altri complici, di infiltrarsi nel tessuto economico viterbese. Anche l’operazione Jackal porta all’arresto di esponenti del clan Casamonica con l'accusa di estorsione, usura, rapina e truffa. Le indagini, partite nel febbraio 2008 dopo la denuncia di un imprenditore, vittima degli usurai, che aveva chiesto 30mila euro e nell'arco di pochi mesi si era ritrovato costretto a pagarne 200mila. Il gioco è andato avanti finché la vittima ha trovato il coraggio di fare il nome dei suoi aguzzini, dopo aver scoperto che alcuni di loro erano già coinvolti in un fascicolo aperto dalla Procura della Repubblica di Viterbo. Dall'inchiesta coordinata dalla Dda di Roma è emerso che i Casamonica avevano più volte minacciato di morte l'imprenditore e i suoi familiari, anche con l'uso di armi: «O finisci di pagare il debito o la tua vita finisce qui». Pedinamenti, armi e taniche di benzina erano i metodi con i quali i malviventi convincevano i malcapitati a pagare, in silenzio. In un'occasione sono arrivati perfino a rubare un'auto a uno dei debitori come «caparra». Quindici sarebbero al momento i commercianti finiti negli ingranaggi di tassi insostenibili e sproporzionati. Nel marzo 2009, l’operazione Money Bags, porta all’arresto di otto persone, (cinque uomini e tre donne), decine di perquisizioni, il sequestro di una lussuosa villa quadrifamiliare e di due autovetture. I reati contestati sono di riciclaggio di denaro proveniente da traffici di droga, usura ed estorsione. Le indagini, partite da un grosso traffico di cocaina sull’asse Spagna – Italia stroncato dal Gico della Guardia di finanza di Milano nel 2005, sono state condotte sugli investimenti eseguiti nella Capitale da imprenditori emissari dei narcotrafficanti, mettendo in luce come il denaro venisse riciclato sia attraverso l’acquisto di beni immobili sia attraverso la concessione di prestiti a tassi usurari. Le indagini del Gico si sono successivamente intersecate con quelle del Nucleo investigativo dei carabinieri viterbesi, che stavano


indagando su fenomeni di infiltrazione di una nota cosca romana nella Tuscia. I soggetti arrestati, infatti, riciclavano somme di denaro per acquisti di immobili di gran pregio ubicati nella Capitale, anche attraverso la partecipazione ad aste giudiziarie. Nel 2010 si sono svolte due importanti operazioni. Nell'aprile dell'anno scorsol'operazione Ghost Check ha messo in risalto un'organizzazione usuraia con ramificazioni nel territorio nazionale e base nella provincia di Caserta. Diversi i reati contestati oltre l'usura a cominciare dalla ricettazione e dai furti, 200 le vittime accertate, atra le quali anche alcuni residenti del paesi dei Monti Cimini. A dicembre l'operazione Stop usura ha portato all'arresto 13 persone. Una vera e propria organizzazione flessibile, una rete di persone che prestavano individualmente, ma pronte a scambiarsi informazioni e clienti. Diverse le vittime acceratate, soprattutto commercianti e piccoli imprenditori che condividevano lo stesso ambiente, ma anche anziani e casalinghe. Nel viterbese si registra anche una vittoria del fronte antiusura. Il 23 settembre scorso, in attuazione di un provvedimento del giudice dell’esecuzione del tribunale di Viterbo, una donna vittima di usura unitamente a tutta la sua famiglia, è potuto rientrare in possesso dell'abitazione da cui era stata sfrattata a seguito di una vicenda ancora al vaglio della magistratura penale. In particolare il giudice ha ritenuto che la vittima, assistita dall’avvocato Giacomo Barelli del foro di Viterbo, legale di Sos Impresa, avesse diritto a vedersi riconosciuti i benefici di cui all’art. 20 della legge nr. 44 /1999 per le vittime dell’usura, ottenendo quindi la sospensione della procedura esecutiva che l’aveva addirittura costretta a lasciare l’abitazione in cui viveva, lasciando lei e la sua famiglia per oltre due mesi senza casa. Una vittoria per Sos Impresa e per tutte le vittime, fatta di faticanti ricorsi, reclami, procedimenti penali, ma che è il segnale che non solo chi denuncia tali reati non viene lasciato solo, ma, che già adesso, ci sono gli strumenti normativi, necessariamente da migliorare, per tutelare le persone colpite da tale fenomeno


L’attività dello sportello di aiuto alle vittime dell’usura e del racket Sos Impresa Roma-Lazio

Numero verde

800 900 767


Sos Impresa per la sua attività utilizza anche il contributo della Regione Lazio e per tale motivo non si è mai discostata dai criteri fondamentali di scelta delle persone prese in carico. In particolare: -

l’obbligo della denuncia per le vittime che si rivolgono allo Sportello di aiuto;

-

la gratuità dell’assistenza che si esplicita nell’attività di “volontariato” dei professionisti e degli

operatori coinvolti. Le motivazioni di tali scelte sono semplici: non può ottenersi nessun serio risultato se le persone vittime di usura non recidono definitivamente, attraverso la denuncia, il cordone ombelicale che li lega agli usurai. Su questo punto non possono esistere equivoci ed il “contratto di aiuto” è molto chiaro in proposito: l’Associazione aiuta la vittima solo dopo la denuncia dell’usuraio. Le azioni attuate sono state cofinanziate dalla Regione Lazio nell’ambito della Legge Regionale 23/01 ed un’apposita convenzione con Unionfidi Lazio. COME FUNZIONA LO SPORTELLO Dopo un primo contatto telefonico in cui l’utente deve fornire le generalità e spiegare i motivi che lo hanno spinto a rivolgersi allo “Sportello di aiuto”, si attiva una prima fase di “ascolto”. Sulla base delle esigenze poste, l’utente verrà indirizzato ad uno dei due settori di intervento: prevenzione e solidarietà. A quel punto l’utente diventerà un assistito e, a seconda dei casi, i coordinatori fisseranno un incontro con l’intera equipe nella sede dell’ambulatorio o nello studio di uno dei consulenti. L’intera equipe, costituita da un avvocato penalista, un avvocato civilista, un esperto bancario, un commercialista, uno psicologo ed i coordinatori del gruppo, si riunisce di norma una volta alla settimana per esaminare ogni singolo intervento. L’intervento dello “Sportello di aiuto” si articola su tre piani di intervento ed è diretto soprattutto ad un’opera di sostegno, consulenza e accompagno dell’assistito.

ATTIVITÀ SVOLTA A FAVORE DELLE VITTIME SEGUITE DALLO SPORTELLO Nei confronti delle persone assistite lo “Sportello di aiuto” ha erogato i seguenti servizi: 

Assistenza Legale

Assistenza commerciale e finanziaria

Attività di Tutor (assistenza legale, commerciale e finanziarie)

ASSISTENZA LEGALE (PENALE E CIVILE)


L’assistenza legale è volta ad affrontare i problemi di natura giuridica che gravano sull’utente, questa va da un semplice parere orale ad una vera e propria assistenza e rappresentanza in giudizio. In questa fase i protagonisti sono gli avvocati penalisti e civilisti. Il primo passo è la denuncia penale, che spezza definitivamente il legame con l’usuraio, impedendo il rischio di una ricaduta della vittima, che viene assistita lungo tutto l’iter processuale. Le vicende giudiziarie che coinvolgono gli utenti sono le più varie ed è quindi molto diversificato l’intervento richiesto agli operatori dello sportello: 

procedimenti penali (costituzione di parte civile della P.O. nel processo a carico dell’usuraio);

cause civili (procedure esecutive per il recupero del credito contro l’utente, procedure fallimentari);

questioni extra-giudiziale (trattative con i creditori, il più delle volte società finanziarie, per evitare

più onerose e gravose procedure esecutive). I legali accertano la validità delle accuse e aiutano a ricostruire la storia dell’usura per l’acquisizione delle prove. Compito dell’avvocato civilista, esperto in procedure fallimentari, è la tutela dei diritti dell’assistito, valorizzando in particolare quelli che derivano dalla condizione di vittima di usura (16 casi). ASSISTENZA COMMERCIALE E FINANZIARIA Sovente l’utente dello sportello presenta notevoli difficoltà finanziarie e manifesta la necessità di una supporto tecnico nella gestione della propria contabilità, sia questa personale/familiare o d’impresa. L’intervento dei nostri operatori è finalizzato, in questi casi, al superamento delle situazioni di sovraindebitamento e ad un aiuto per migliorare le gestione economica delle disponibilità finanziarie dell’assistito. Si procede ad una valutazione dello situazione debitoria, sia personale, sia aziendale, dell’assistito. Si valutano le residue potenzialità economiche e si imposta un piano economico-finanziario di risanamento in grado di onorare i debiti legittimi contratti con le banche o finanziarie e per permettere all’assistito la ripresa della propria attività e il reinserimento nel tessuto economico-produttivo. Inoltre, l’operatore fornisce un indispensabile aiuto, coadiuvando gli altri operatori nell’assistenza legale, in tutte quelle ipotesi, non infrequenti, nelle quali è richiesta una consulenza economica da utilizzarsi in sede processuale (civile e/o penale) o in una trattativa extra-giudiziale.

ATTIVITÀ DI TUTOR (ASSISTENZA LEGALE, COMMERCIALE E FINANZIARIA)


Le persone vittime di usura, ma anche quelle fortemente indebitate, perdono qualsiasi credibilità nei confronti dei creditori, non possono esercitare un’attività di mediazione, non possono concludere transazioni, più in generale non sono in grado di gestire la loro situazione debitoria e le tante pendenze aperte, anche quando, grazie all’intervento delle Istituzioni e dello stesso Sportello, la vittima dispone di risorse finanziarie. In questi casi lo Sportello assume il ruolo di garante nei confronti dei terzi e svolge un’attività di tutoraggio. In tal modo si attua una vera e propria “presa in carico complessiva”, non solo quindi legale e/o economica finanziaria, ma anche psicologica e di assistenza e consulenza in tutti i passaggi necessari al reinserimento nella vita economica e sociale (5 casi). Gli assisiti “presi in carico” sono quelli con cui è stato possibile stabilire un rapporto fiduciario forte che ha portato , nel 90% dei casi, ad un esito positivo delle richieste e di una parte delle esigenze poste. Purtroppo, sia l’equipe dello sportello, sia Sos Impresa nazionale, hanno avuto svariati incontri con altre persone, quasi tutti piccoli imprenditori, in cui il “contratto di aiuto” non si è potuto consolidare per il persistente rifiuto da parte della vittima di denunciare l’usuraio. Inoltre, lo sportello indirizza verso i Confidi con cui è convenzionato quelle imprese che richiedono finanziamenti sia per credito di esercizio, sia per investimenti e ricapitolizzazioni (9 casi). Infine, laddove l’utente risponda ai requisiti previsti dalla legge 108/96 e/o 44/99 gli operatori forniscono la propria assistenza nella redazione delle domande di accesso al Fondo antiracket ed antiusura e, successivamente, lungo tutto l’iter procedurale per l’erogazione dei benefici previsti dalla legge. Indispensabili, in questi casi, si rivelano sia l’assistenza legale, sia quella commerciale-finanziaria (11 casi). Numerose, nell’ultimo periodo, le richieste di consulenza provenienti anche da esperti e volontari di altre associazioni, segno della grande esperienza acquisita nel tempo e della capacità di gestire anche le situazioni più difficili. Quest’ultima attività è curata in particolar modo da Lino Busà, Presidente di Sos Impresa nazionale già componente del Comitato di Solidarietà e delle Vittime dell’estorsione e dell’usura.


SPORTELLO DI AIUTO SOS IMPRESA ROMA E LAZIO NUMERO VERDE: 800 900 767

Fausto Bernardini Presidente (ex vittima/volontario)

Gabriella Sensi Assistente sportello (ex vittima/volontaria)

Avv. Maria Cristina Rosa (area legale)

Avv. Silvia Brizzi (area legale)

Dott. Massimo Giordano (area commercialefinanziaria)

Dott. Lino Busà (Presidente Sos Impresa Nazionale)

Avv. Giacomo Barelli (area legale)

Dott.ssa Sara Pace (Assistenza Psicologica)

Dott.ssa Bianca La Rocca (Area comunicazione)

i Questo Indicatore prende in considerazione il numero delle denunce e dei procedimenti penali esaminati su un largo lasso di tempo, suddividendoli per provincia e rapportandoli al numero della popolazione residente, al fine di ricavare un coefficiente numerico unitario da confrontare tra le diverse realtà. ii L’indice economico-finanziario è ottenuto attraverso la combinazione di tre parametri: procedimenti esecutivi immobiliari iscritti, (ossia le vendite da eseguire che si aggiungono in quel periodo), fallimenti e protesti. Si tratta di dati che descrivono le sofferenze di famiglie ed imprese e consentono di apprezzare il livello di fragilità e vulnerabilità finanziaria delle province esaminate

iii

Sono state monitorate oltre 100 operazioni antiusura nel 2007 e informazioni ricavate sono state classificate secondo criteri


valutativi utili per conoscere ed approfondire il rilievo, la qualità, la pervasività e la caratura criminale dei singoli fatti. A tal fine si sono individuati cinque tipologie di prestatori tra attività in nero e usura strutturata: a) Singolo/Prestito esoso da finanziaria b) Gruppo su luogo di lavoro/Prestito fra commercianti e con fornitori c) Rete familiare/Gruppo malavitoso locale d) Rete usuraia professionalizzata/ Associazine a delinquere di nomadi e) Associazione di tipo mafioso A ciascuno di questi archetipi è stato assegnato un coefficiente numerico che tiene conto del numero delle persone coinvolte, dei tassi di interesse praticati, dell'entità dei sequestri patrimoniali, del giro d'affari stimato. Il coefficiente è stato parametrato alla popolazione residente, per ricavarne il livello di minaccia per i singoli debitori, le famiglie, le imprese. iv

Il QRU è dato dal combinato successivo degli indici ISP, IEF, IPS


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