Le lavandaie di Pretola e la "curta"

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Tavletta

modelli in plastica. Era costituita (Fig. 4.18) da una base di legno su cui venivano fissati rametti di sa(ina (sorgo), una pianta di largo uso per la produzione di scope e spazzole di varia forma e grandezza. Veniva acquistata nelle botteghe di paese o nei mercati. Canestra

Fig. 4.20 - Tavletta

Fig. 4.19 - Canestra

Per il trasporto dei panni, si usavano anche le canestre (cesti) (Fig. 4.19), generalmente di grosse dimensioni. Erano realizzate utilizzando rami intrecciati di venco (salicacea che vive in ambienti umidi quali le fasce ripariali dei corsi d’acqua). Generalmente senza manici, venivano acquistate dai contadini che le costruivano nei periodi invernali, ma si potevano acquistare anche nelle fiere di paese o di città.

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Era necessaria per il lavaggio dei panni nel fiume o nei fossi. Ogni lavandaia aveva la sua tavletta (Fig. 4.20 ), che veniva impiegata per battere i panni bagnati e favorire quindi, la fuoriuscita dello sporco dalle fibre di tessuto. Era costruita dai falegnami di paese, che usavano perlopiù legno di quercia, perché pesante e resistente. Strizzapanni Strizzare i panni lavati richiedeva un bello sforzo e, se poi si trattava di grossi capi, come le lenzuola, occorrevano almeno due persone che, ponendosi alle estremità del capo lavato li torcevano in direzioni opposte fino ad un’asciugatura preliminare. Per strizzare i piccoli indumenti, qualche lavandaia faceva ricorso allo strizza panni a rulli, di legno (Fig. 4.21) o in ghisa, azionato da una manovella che poteva


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Le lavandaie di Pretola e la "curta" by Mario Mearelli - Issuu