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di Erika Antonelli

Germania: oltre 1200 vocaboli per parlare di pandemia

PAROLE Covid-19, Trikini, Maskentrottel. A un anno dal

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dilagare del virus le tappe linguistiche che scandiscono il faticoso percorso della ripartenza

di Erika Antonelli Quando è esplosa, la pandemia non aveva nome. E se è vero che non si conosce quello che non si nomina, sono due le date che hanno portato alla consapevolezza linguistica del Covid-19: 11 febbraio e 11 marzo 2020. A febbraio il mondo ha negli occhi le immagini dei cinesi che dalle finestre dei palazzoni affacciati su strade deserte urlano: «Forza, Wuhan». È surreale e 8000 chilometri più a ovest l’Italia non sa ancora che un mese dopo griderà a squarciagola «andrà tutto bene». Dicevamo, l’11 febbraio. Il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità Ghebreyesus annuncia che il virus chiamato provvisoriamente 2019-nCoV cambia nome. Da adesso è Covid-19. «Dovevamo trovare un nome che non fosse di un luogo geografico o un gruppo di persone». Un anno dopo: no, con oltre due milioni di morti non è andato tutto bene. E sì, lo stigma linguistico permane se si definisce l’epidemia «virus cinese». 28 giorni dopo, «epidemia» diventa un termine improprio. È l’11 marzo 2020 e 1 Ghebreyesus afferma che «siamo preoccupati dai livelli allarmanti di diffusione, Covid-19 può essere caratterizzato come una pandemia». Dal greco pan, tutto, e demos, popolo. Che affligge tutti dunque. Il mondo travagliato dal virus muta con rapidità, occorre che il linguaggio aiuti la comprensione puntellando le tappe del cambiamento.

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Wirrologe

persona le cui esternazioni sulla pandemia vengono ritenute poco affidabili o completamente senza base scientifica. In questo composto le parole Virologe (virologo) e wirr (confuso, farneticante)

Barbieri a Napoli protestano in piazza

trare nel Senato. La seduta viene sospesa

Krisen-Frisen

taglio di capelli sbagliato dovuto alla chiusura dei parrucchieri e ai disastri casalinghi che ne conseguono

Trikini

costume da bagno composto dal classico bikini con l’aggiunta della mascherina abbinata

È quello che provano a fare al Leibniz-Institut für Deutsche Sprache di Mannheim, un centro di studi sociolinguistici. Tre studiose, Annette Klosa-Kückelhaus, Christine Möhrs e Maike Park, lavorano a un nuovo dizionario incentrato sulla pandemia. Hanno iniziato a raccogliere vocaboli con il dilagare del virus e l’idea è continuare a farlo per tutta la durata della pandemia. «Molte delle parole raccolte provengono da giornali, radio, televisione e social network», racconta Park. Chi vuole, poi, può compilare un formulario e inviare al centro di ricerca la proposta di un termine. Sarà poi compito delle linguiste analizzarlo e scegliere se includerlo o meno nell’elenco consultabile online. Siete liberi di pensare che il tedesco sia una lingua dura, ma lungi da voi non riconoscerle il dono della sintesi. Appartiene al ceppo germanico e può dunque formare composti da qualsiasi serie di nomi, un meccanismo poco presente nelle lingue romanze. Ne è un esempio Impfneid, uno degli oltre 1200 vocaboli raccolti nella lista dell’Istituto di Mannheim. In italiano avremmo bisogno di una perifrasi: il senso di invidia che si prova nei confronti di chi è già stato vaccinato. C’è Abstandsbier, la birra bevuta in compagnia ma mantenendo la giusta distanza di sicurezza per evitare il contagio. Poi ancora Klopapierhamster (chi durante il lockdown fa scorte eccessive di carta igienica), Kuschelkontakt (una sorta di congiunto, una persona che si può incontrare nonostante il distanziamento. Qui però suona meglio: kuscheln vuol dire coccolarsi) e Maskentrottel, ovvero chi a un anno dalla pandemia ancora non indossa correttamente la mascherina (Trottel significa scemo, per la cronaca). Ogni vocabolo è un piccolo capolavoro di fantasia e i neofiti del tedesco tengano a mente che poco conta la lunghezza, sarà sempre l’ultima parola del composto a dettarne il genere (sì, alla fine si impara a scegliere tra der, die, das). «In media le parole vengono monitorate per due o tre anni prima di essere raccolte in un dizionario», dice Park. Il Leibniz-Institut für Deutsche Sprache non è l’unico a raccogliere i termini legati alla pandemia. Lo fa anche l’istituto di linguistica applicata dell’Eurac Research di Bolzano (in italiano, tedesco e ladino) e l’Instituut voor de Nederlandse Taal, il centro di linguistica olandese. In Olanda, poi, la parola dell’anno è stata Anderhalvemetersamenleving (vivere a un metro e mezzo di distanza gli uni dagli altri in tempi di Covid-19). Un anno fa l’Europa iniziava a chiudere per la pandemia. Non è finita, ma ora disponiamo degli strumenti linguistici per affrontarla. Ideale sarebbe disporre anche dei vaccini per debellarla. ■

Impfdrängler

persona che senza averne diritto e contro le disposizioni governative si è dichiarata appartenente a una delle categorie con priorità di vaccinarsi (Impfstoff: vaccino)

1. Napoli, aprile 2020. In segno di protesta, parrucchieri e barbieri tagliano i capelli a piazza Bovio. Hanno visiera, guanti e mascherina. Chiedono la riapertura dei negozi, ricordando che lavorare in sicurezza è possibile 2. Milano, maggio 2020. L'ex generale dei Carabinieri Antonio Pappalardo arringa la folla dei gilet arancioni, negazionisti che chiedevano le dimissioni del premier Giuseppe Conte 3. Estate 2020. Ormai è di moda abbinare al bikini anche la mascherina che ne riproduce la fantasia o il disegno 4. Antico o moderno, ma sempre indossando la mascherina in modo scorretto. Un vero Nasenpimmel

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Nasenpimmel

chi indossa la mascherina coprendosi solo la bocca e lasciando fuori il naso (Pimmel è un modo colloquiale per definire il pene)

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