Backstage Press - Marzo 2019

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Anno VII n.3 - Marzo 2019 - Poste italiane s.p.a. sped in abb. postale D.L. 353/2003 (conv. in L. n. 46 del 27/02/2004) art. 1 comma 1 - DCB - Caserta



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A malincuore ricordiamo i 49 fedeli musulmani uccisi nelle moschee in Nuova Zelanda. Il nostro pensiero: in paesi come questo mai ci saremo potuti immaginare che sarebbero potuti accadere tali episodi. Allora è vero che tutto il mondo è paese? Cerchiamo sempre di parlare di cose buone, il nostro è un giornale fatto di musica ma dinanzi a tali episodi pure il bello, in un attimo sembra fermarsi.

L’ odio tra le diverse razze sembra essere diventato un cult sociale, l’individualità ormai sembra essersi persa tra le diverse posizioni che gli addetti al potere vogliono farci prendere. Riprendiamoci invece quelle che sono le nostre posizioni e facciamo in modo che riemerga la nostra bella individualità. Anche perchè l’individualità così come le differenze vanno viste non come elementi di discriminazione ma al contrario come punti di

Copertina Ph: Riccardo Piccirillo

forza e di completamento. Così come nella musica ogni nota per quanto diversa dall’altra messe assieme formano canzoni armoniose, ogni persona con le sue diversità costituisce un pezzo di una sana società. A noi che amiamo parlare di musica, ci è stato insegnato che la stessa deve essere solo condivisione e mai competizione, anche i popoli dovrebbero imparare a condividere e non a distruggersi.

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TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI Backstage Press è edito dall’associazione culturale “Il Sogno è Sempre Onlus”. Tutti i diritti sono riservati. Manoscritti, dattiloscritti, articoli, disegni e fotografie non si restituiscono anche se non pubblicati. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta in alcun modo senza l’autorizzazione scritta preventiva da parte dell’editore. Gli autori e l’editore non potranno in alcun caso essere responsabili per incidenti o conseguenti danni che derivino o siano causati dall’uso improprio delle informazioni contenute. La collaborazione è a titolo gratuito. Foto e manoscritti, anche se non pubblicati, non si restituiscono.

REDAZIONE Alfonso Morgillo, Margherita Zotti, Michela Campana, Alfonso Papa, Marica Crisci, Domenico Ruggiero, Gabriella Sandrelli. HANNO COLLABORATO: Michela Drago, Alessandro Tocco, Francesco Ruoppolo, Alfonso Papa (To), Giuseppe Maffia, Ambra De Vincenzi, Tonia Cestari, Carmela Bove. REGISTRAZIONE n. 815 del 03.07.2013 presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere (CE). Comunicazione EDITORE: Il Sogno è Sempre Onlus Sede Legale: Via Botteghino, 92 – 81027 San Felice a Cancello (CE) Sede Operativa: Via Giacomo Matteotti, 20 – 81027 San Felice a Cancello (CE) – Fax. 0823.806289 – info@ backstagepress.it – www.backstagepress.it Distribuzione: Gratuita Stampa: Pieffe Industria Grafica. Tiratura 7.000.

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NEGRITA

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GAZZELLE

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LA LUNA E LA GATTA

DANIELE SEPE

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C’E’ DA FARE

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ARTE

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EMERGIAMO

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CINEMA

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TEATRO



ph Riccardo Piccirillo

James Senese aspettanno ’o tiempo

tx Michela Campana tx Alfonso Papa

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I

l tuo ultimo album “Aspettanno ‘o tiempo”, raccolta antologica per i tuoi cinquant’anni di carriera. Avresti immaginato di poter raggiungere tale traguardo?

c’è niente di nuovo. Ai miei tempi era più nascosta oggi è più plateale.

Questa è una bella domanda. Alla mia età ed avendo cominciato a suonare da ragazzino penso sia una cosa dovuta.

Non sono mai stato di indole coraggiosa. Il mio è stato un coraggio dettato dal sistema, è stato lo stesso a darmi forza nell’affrontare la mia condizione ed ancora oggi grazie ad esso continuo a difendermi.

Quindi avevi già il sentore che saresti arrivato a festeggiare questi cinquant’anni di ricca carriera? E’ chiaro che già lo sapevo, io prevedo anche il futuro (dice scherzando James ndr). Allora sai anche quando passerai a miglior vita (si continua a scherzare ndr)? Vedi il problema non è arrivare a cento o duecento anni, il fatto è che noi un giorno andremo dall’altra parte dove vivremo la nostra vita veramente. Oggi il tempo che abbiamo, noi tutti, cerchiamo di sfruttarlo al meglio anche se è molto difficile vivere in questa società. Sei molto religioso? Perché tu non lo sei? Sicuramente meglio da quella parte che da quest’altra parte. Oggi è la festa del papà, tu sei papà? Certo che sono papà. Sono papà da cinquant’anni, anzi qualcosa in più. Ho due figli un maschio ed una femmina. Tornando a quanto dicevi riguardo la nostra società, tu in un certo senso hai vissuto già anni fa quello che si vive oggi riguardo la discriminazione razziale. L’ho già vissuto prima, è una storia che ritorna, in realtà non

Sei stata una persona molto coraggiosa.

Sei stato un ragazzo degli anni sessanta, hai vissuto diverse vicissitudini. Ho vissuto tutte le rivoluzioni possibili e la musica mi ha aiutato a superare molte problematiche. Non so cosa sarei diventato senza la musica, forse un criminale o forse magari uno scienziato. A me piace molto la fisica e la scienza. Non si direbbe (scherzando, ndr) Il problema è proprio questo, non si direbbe, ma è così. Hai origini americane, ma sei sempre voluto restare a Napoli. In verità io non ho avuto la possibilità di espatriare. La mia napoletanità è molto più forte rispetto al fatto che nel mio DNA vi sia anche sangue americano. Il mio vero senso di provenienza è dettato da questi due fattori, positivi e negativi allo stesso tempo. Credo di potermi definire napoletano al 100%, anche per logica visto che sono nato e cresciuto a Napoli. Però questa parte mia dominante, del colore, dell’esser nero, fa che io non sia del tutto napoletano

ma forse questo dipende dalle notizie che arrivano dai mass media e da quello che c’è intorno. Questa tua condizione, la condizione del nero a metà, ha influenzato il tuo modo di far musica? La musica è quel mezzo attraverso il quale io ancora oggi riesco a far capire agli altri che sono napoletano al 100%, geneticamente sono parte americano e parte napoletano ma spiritualmente, il mio animo e la mia persona sono napoletani e questa condizione riesco a dimostrarla in tutta la mia musica e in tutto quello che ho fatto fino ad oggi. Ovviamente America

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L’America l’ho girata quasi tutta, ma sono sempre ritornato nella mia terra. Napoli è particolare, Napoli ha questo sentimento del quale non puoi farne a meno. Anche se in America sarebbe stato molto più facile, per me, identificare me e la mia musica. Poi sai cosa c’è non ho mai lasciato la mia città anche perché sono molto legato alla mia famiglia. Nella tua carriera sempre coerenza ed onestà artistica. Mai il denaro in primo piano. Ciò ti ha portato a qualche rinuncia? Spesso ho proposte molto vantaggiose ma non accetto questi compromessi. Esser così come uomo è la mia ideologia. Rinunce? Sicuramente il non essere andato in America mi ha precluso il fatto di non essere arrivato prima in tutte le cose. Nel mio DNA c’è sostanzialmente il voler essere


ph Riccardo Piccirillo

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un rivoluzionario di pace.

Si pretende il tutto e subito.

Hai superato le tue difficoltà con la musica, ed ancor di più come tu stesso dici soffiando nel tuo strumento. Se dovessi dare un consiglio ai giovani?

Attraverso la mia musica cerco di trasmettere e mantenere vivo questo sentimento, la mia è musica di pace e di fratellanza.

E’ molto semplice, non perdere di vista le tradizioni, le nostre melodie, le nostre origini e la nostra cultura e soprattutto la cosa più importante che è la famiglia, il rispetto per la famiglia, il rispetto per gli altri. Poi vai dove vuoi tu, se devi limitare tutto ad un aspetto economico è meglio che fai un altro mestiere. Ci sono valori che non puoi abolire, non puoi mettere da parte. Mamma, papà, i nonni sono tutte cose importanti come il sapore dei bei ricordi.

Dagli Showmen a Napoli Centrale, passando per Pino Daniele.

Un bel regalo da parte di Edoardo, che mi ha donato questo pezzo e che tra l’altro parla proprio di America, dico delle cose per farmi capire e forse Bennato mi ha capito ancora di più. L’America ritorna spesso, ma io fondamentalmente ho due mamme, Napoli e l’America.

Soprattutto con Napoli Centrale abbiamo dato una dimensione diversa, prima esisteva solo Renato Carosone e Peppino Di Capri. Napoli Centrale ha rotto un po’ tutti gli schemi ed ha messo sugli attenti anche tutto quello che c’è stato dopo. Pino ha fatto parte di Napoli Centrale per due anni, suonando il basso.

“Dintt’ ‘o core” un omaggio a “Manha de Carnaval”

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E’ un ricordo che ho dall’infanzia, quando c’era la televisio-

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ph Riccardo Piccirillo

Oggi purtroppo questa parte dei sentimenti si sta perdendo.

“LL’America” uno dei due inediti contenuti nell’album è scritto da Edoardo Bennato.

ne in bianco e nero ho visto questo primo film brasiliano e ricordo questo brano molto struggente. Ho voluto metterci su le parole, un testo sopra quella musica che mi ha sempre affascinato.

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NEGRITA

non puoi mettere in gabbia un’aquila tx Michela Campana

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enticinque anni di carriera, festeggiati con un tour che dura un intero anno. Venticinque anni sono un bel traguardo per una band italiana, siamo riusciti a fare tanti anni di attività sempre e comunque a modo nostro. In questi anni abbiamo pubblicato dieci album di inediti ed abbiamo fatto una miriade di altre cose. Questo tour sarà suddiviso in tre diverse tranche. La prima a maggio partirà dai teatri ed avrà un attitudine teatrale. La seconda in estate luglio-agosto, vedrà un’altra ventina di date nelle quali proveremo a fare un esperimento - per la solita filosofia che ci piace cambiare le carte in tavola - partiremo con un atteggiamento teatrale e poi piano piano durante i concerti uscirà fuori la rock and roll band. Durante la terza, verso novembre-dicembre, ci sarà una sorpresa della quale attualmente non posso parlare che sarà condizionata da un qualcosa che accadrà a fine estate. Dopo venticinque anni di attività pensiamo di poterci permettere di non annoiare il nostro pubblico e di far si che esso possa scorgere diversità in ognuno dei nostri concerti. Saranno tre tranche tutte diverse tra loro e strutturate in un modo molto intelligente.

tx Alfonso Papa

Possiamo definirvi band di rockettari?

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Diciamo che l’attitudine è nel rock, anche se negli anni abbiamo fatto molte cose. Siamo rock sui generis nel senso che abbiamo iniziato con musica che all’epoca si chiamava crossover. Negli anni novanta in ambito rock per la prima volta si mischiavano i generi. Si passava da ritmiche prettamente rock, al funcky con sopra del blues. Siete sempre stati definiti non catalogabili nel panorama rock italiano. Diciamo un pò sfuggenti. Nel corso degli anni abbiamo inserito nel nostro sound tantissimi altri generi. Abbiamo suonato pop, abbiamo suonato reggae, abbiamo suonato un pò tutto. Tutto questo vostro esser non catalogabili è dovuto anche ai vostri viaggi in America? Non solo, visto che abbiamo viaggiato tantissimo. In realtà abbiamo registrato anche in Irlanda, in Giappone e in tutta Europa, ma è ovvio che le due componenti più importanti sono state il Sud America ed il Nord America. Siamo un po’ zingari della musica ed è proprio la nostra curiosità innata che ci porta a cambiare sound in ogni disco. Siamo fatti così ad un certo punto ci scocciamo. Quindi bisogna cambiare?

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Il nostro primo singolo si chiamava “cambia”, è stata una dichiarazione d’intenti alla quale ci siamo attenuti, siamo stati fedeli. Questo nostro continuo cambiare è stato un tocca sana per la nostra salute mentale ma per un ragionamento più speculativo, più discografico, non è stato sempre semplice. Anche per la salute mentale di chi ascolta? No no solo di chi compone. Se hai un pubblico che ti ascolta per un certo tipo di musica, rivoluzionare il tutto può farti prendere anche qualche schiaffo. Se avessimo dovuto fare sempre lo stesso disco avremmo smesso di fare i musicisti tanti anni fa. Prima del successo abbiamo bisogno di esplorare, di tentare, di fallire. Crediamo che tutto ciò faccia parte di una scuola di vita. Come può un gruppo rock esibirsi in teatri? Non è la prima volta, già nel duemilatredici abbiamo fatto sessantacinque date nei teatri ed abbiamo pubblicato anche un disco con delle versioni arrangiate in semi acustico. Quindi dopo sei anni, visto che ci eravamo divertiti tantisismo per questo venticinquennale abbiamo deciso di riprendere anche cose che avevamo lasciato li. In una tournèe teatrale all’inizio della serata sembra sempre che il pubblico debba assitere ad un concerto clas-


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sico, serio, in cui c’è silenzio, i musicisti son seduti, vestiti eleganti con una scenografia adatta al luogo, in realtà poi si finisce sempre a “tarallucci e vino”. Sugli ultimi pezzi la gente si alza, comincia ad avvicinarsi al palco e la serata pur essendo semi acustica riacquista la sua natura rock. Quindi vi definite dei rockettari seri (scherzando). No non ho mai detto questo. Non sappiamo nenache più come definirci. Dalle facce sembrate un tantino cattivi. Se ci incazziamo diventiamo anche cattivi, ma tendenzialemente siamo molto ironici e giocherelloni. Siamo toscani e quanto ad ironia ne abbiamo da vendere. Con il brano “i ragazzi stanno bene” avete partecipato al Festival di Sanremo. Una

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scelta voluta oppure nata per gioco? Ci hanno chiamato a Sanremo nelle ultime due-tre edizioni. Lo scorso anno eravamo impegnati nella realizzazione di un disco e non avevamo proprio la testa. Volevamo fare il nostro tour e così abbiamo fatto. Quest’anno abbiamo deciso di partecipare non solo per la ricorrenza del venticinquennale ma anche per il fatto che il tour era ormai finito e che tra le mani avevamo comunque nuovi pezzi. In realtà volevamo uscire con un best importante, un doppio che cercasse di raccontare i Negrita in questi venticinque anni di carriera. Abbiamo pensato di partecipare a Sanremo per festeggiare questo compleanno perchè offre una platea enorme e visto che “i ragazzi stanno bene” è un brano che nasce già con un arraggiamento di archi, ci siamo detti: abbiamo un’ orchestra gratis, portiamola.

Voi non amate stare a casa Veniamo dalla provincia, che può essere bella quanto vuoi però dopo un po’ cominci a vedere sempre le stesse facce, sempre lo stesso mood, sempre lo stesso ambiente. Ti scoccia. Forse inizi a fare il musicista anche per questo. Hai bisogno di conquistare la tua fetta di mondo. Per capire chi sei hai bisogno di rimboccarti le maniche ed andare in giro prima per l’Italia e poi per il mondo. Nonostante abbiamo famiglia, figli splendidi e che amiamo dopo quindici giorni che siamo a casa cominciamo a scalpitare. E’ la nostra natura. Non puoi mettere in gabbia una aquila. Continua a leggere www.backstage press.it

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GAZZELLE nella sofferenza il mio senso di positività

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azzelle, Flavio Bruno Pardini nasce a Roma il 7 dicembre 1989.

tavano le sue canzoni, infatti fino a poco prima dell’uscita dell’album, non aveva rivelato il suo volto e pubblicava solo Cantautore italiano di in- foto sfocate. die pop, con occhiali da sole e occhiaie da soli e Influenzato, come lo la felpa sporca della sera stesso dichiara, da muprima. sicisti quali: Rino Gaetano, Vasco Rossi, Oasis, Inizia la sua carriera nel Nirvana. 2016 pubblicando un singolo “Quella te” che an- “Sexy Pop” è il modo ticipa il suo primo album come Gazzelle ama defiSuperbattito. nire il suo stile musicale.

tx Gabriella Sandrelli

si esibisce al concerto del Primo Maggio. Successivamente collabora con Lorenzo Fragola nel brano “Super Martina” e con Luca Carboni nel brano “L’Alba”. Tra un sold out ed un altro, gira l’Italia da Nord a Sud e il quindici marzo il suo tour arriva a Napoli.

Sale sul palco con i suoi inconfondibili occhiali da sole e il solito gin-tonic e con il suo: “ciao regà” saFlavio amava il pensie- Suona amatorialmente in luta il suo pubblico sulle ro di essere idealizzato alcuni locali della capita- note della canzone OMG. dalle persone che ascol- le, fino a quando nel 2018


I suoi brani sono reali, descrivono note di vita quotidiana, sogni infranti. Stati d’animo che possiamo ben cogliere in una delle sue ultime canzoni pubblicate “Meglio così”. Durante il concerto vive un amore punk. Come un ragazzino continua a sorseggiare il suo gin tonic e a salutare il pubblico napoletano con il solito: ciao regà! “Punk” è anche il titolo del suo ultimo album. Nel brano “Meltinpot”, l’amore viene definito o si trasforma in una sorta di grande inganno.

ph Roberto Panucci

Mentre in “Tutta la vita”, l’artista ci ricorda che fondamentalmente possiamo star bene anche da

soli.

ognuno di essi l’artista riesce sempre a dare mesIl concerto continua con saggi positivi. i brani:“NMRPM” (non mi ricordi più il mare), Scin- Ognuno di noi, spesso tille, Sayonara,Greta, tende a vedere tutto nero Zucchero Filato,Sopra, nelle cose che ci accadoSbatti, Balena, Non sei no ogni giorno. tu e Nero (che dedicherà ad un amico presente tra Cerchiamo invece di cogliere messaggi positivi la folla). che possono esserci det“Coprimi le spalle” (bra- tati anche da questi artisti no dedicato alla mamma) che come noi attraversache fuori fa freddo, dice no momenti difficili ma Flavio. che con la musica emulano il senso negativo delle Il concerto si avvia verso cose trasformandolo in la conclusione, luci spen- positività e voglia di reate e torce accese, parte gire alle difficoltà quotia squarciagola il brano: diane. “Tutta la vita”. Che sia di monito a queNei brani che compone, sti giovani che oggi di poFlavio sembra essere sitivo riescono a scorgere una persona molto sof- ben poco. ferente, ma alla fine di © Riproduzione riservata

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LA LUNA E LA GATTA

Takagi & Ketra featuring Tommaso Paradiso, Jovanotti, Calcutta

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a venerdì 1 marzo, in radio e in digitale “LA LUNA E LA GATTA”, il nuovo singolo dei produttori multiplatino Takagi e Ketra featuring Tommaso Paradiso, Jovanotti, Calcutta. Finalmente svelati i nomi dei “The Barbooodos”. Quella che doveva essere una improbabile band esordiente è invece una formazione di 3 eccellenze del cantautorato italiano e due produttori fuoriclasse destinati a lasciare un segno indelebi-

le nella musica italiana.

Takagi & Ketra hanno iniziato a collaborare nel Da giovedì 21 marzo, il 2012. video del nuovo singolo “LA LUNA E LA GATTA” Il primo progetto è con è disponibile su VEVO. Rocco Hunt, nella produzione di “Nu Juorno Il video, sceneggiatura di buono”, brano vincitore Takagi e Ketra e regia di della categoria giovani a Gaetano Morbioli, vede Sanremo nel 2013. “cartoonizzati” i 3 Barbooodos insieme a Takagi e Le collaborazioni si susKetra che, rappresentati seguono con le migliori sotto forma di gatti, can- penne del pop e dell’indie tano e suonano in una italiano, con artisti come mansarda … mentre sui J-Ax, Fedez, Laura Pautetti dei palazzi 8 balle- sini, Calcutta, Lorenzo rini, come in un musical, Jovanotti, Tommaso ballano al chiaro di luna. Paradiso, Elisa, Mika, Fabri Fibra, Marracash,

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Baby K, Jake la Furia, Briga, Giusy Ferreri, Lorenzo Fragola e Arisa collezionando così numerosi singoli platino e raggiungendo anche il mercato estero con il grande successo del brano “Roma-Bangkok” (nove dischi di platino).

futuristico Baile de Favela accompagnato da una melodia killer cantata dall’inconfondibile voce di Giusy Ferreri e con la collaborazione della superstar Americana/Jamaicana Sean Kingston.

Il brano è stato per 11 settimane al 1° posto delDopo il new vintage 60’s la classifica Fimi/GfK. de “L’esercito del selfie” (triplo platino) e la re- I video ufficiali dei loro trowave italo-disco di “Da brani superano su Yousola in the night” (platino), Tube i 310 milioni di vila scorsa estate Takagi & sualizzazioni e su Spotify Ketra hanno dominato hanno oltre 90 milioni di spiagge e classifiche con streaming. la hit da 4 dischi platini “Amore e Capoeira”: un Takagi (Alessandro Merli) & Ketra (Fabio Clemen-

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te) il duo che in un certo senso ha svecchiato un pò l’attuale pop italiano, lascia il segno anche in questo nuovo singolo “La Luna e la Gatta” scritto insieme a Tommaso Paradiso. Nel brano,sia musiche che testo sembrano ben articolati. Ottimo lavoro radiofonico e al tempo stesso lavoro qualitativamente in linea con quello che potrebbe essere definito il buon cantautorato italiano. Il brano è ben modellato intorno a tre eccellenze dell’attuale panorama musicale italiano.

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DANIELE SEPE

la bella musica non è catalogabile

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l tuo nuovo album “The cat with the hat”. “Il gatto con il cappello”, come mai questo titolo? L’album è un omaggio a Gato Barbieri, mi si è presentato dinanzi e da un certo punto in poi l’ho sempre visto con il cappello.

ph Natalino Russo

Questa è una cosa che è partita dalla moglie. Un giorno la stessa disse che nessuno si sarebbe ricordato di lui se non avesse messo un cappello.

tx Michela Campana tx Alfonso Papa

Fu una scelta decisamente pop o rock, però effettivamente ha funzionato.

Penso sia più giusto che se qualcuno volesse approfondire la conoscenza di Gato Barbieri vada a sentire i suoi dischi,che Il mio ricordo di Gato Bar- sono bellissimi e che oggi bieri è sempre con que- fortunatamente si trovasto cappello in testa. no quasi tutti. Ho avuto piacere di esplorare un Il titolo dell’album è un ri- repertorio per lo più sud ferimento ovvio a lui. americano. L’album è un omaggio Questo disco mi ricorda al Gato, non un voler un po’ quello che feci a ripercorrere i suoi brani suo tempo diciotto-dima suonare brani così ciannove anni fa su Viccome hai immaginato tor Jara. avrebbe potuto suonarli lui. Nell’album tante colla-

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ph Natalino Russo


borazioni, puoi parlarci C’è Roberto Lagoa, ardi qualcuna di esse? gentino che militava in triade internazionale. Veramente ci sono tanti bei musicisti, a parte All’album ha partecipato gli amici napoletani, con anche una pattuglia di i quali ho lavorato da brasiliani. sempre da Tommy De Paola ad Aldo Vigorito Devo dire che tutto questavolta, però, ho avuto sto è successo in soli tre il piacere di lavorare con giorni, abbiamo registrato un batterista, lo conosco tutto in diretta come si fa da circa due anni, Hamid con un disco di jazz senDrake. Posso definirlo za i menamenti del pop. una colonna del batterismo contemporaneo, E’ stato un bell’incontro, è uno che ha lavorato ci siamo divertiti, ci siamo con Bill Laswell, Archie abbuffati di roba da manShepp, Herbie Hancock, giare, ragù, polpette. è davvero un musicista E’ venuto su un lavoro che sa affrontare qualsi- saporoso. asi tipo di situazione, un uomo di sessant’anni che Hai appena citato “Casembra un ragazzino di pitan Capitone” e “Naventi, ha un energia in- poli Trip” due collettivi credibile e soprattutto è con i quali hai collaboun bravo compagno, una rato negli ultimi anni. persona con cui mi trovo Per i live di questo albenissimo. bum invece quale sarà Poi c’è Stefano Bollani la formazione? con cui lavoro per Napoli La formazione sarà dal Trip da circa tre anni e mi quintetto con Hamid, con sembrava logica la sua Tommy, con Davide fino collaborazione in questo ad arrivare al sestetto o disco anche perché Ste- all’ottetto. fano ha suonato con Gato Barbieri ed ogni tanto gli Tanti ospiti. Questa estachiedo qualche episodio te al Pomigliano Jazz con particolare di questa col- molta probabilità ci sarà laborazione. Enrico Rava che è tra le altre è stato uno che ha C’è Roberto Gatto che vissuto praticamente inha suonato con Gato sieme a Gato Barbieri. Barbieri. Come per Capitan CaPoi c’è Lavinia Mancusi pitone è una situazione alla voce, Daniele San- abbastanza elastica dal sone, attuale voce dei punto di vista dell’organiFoja, che tra l’altro ha fat- co. to parte del vecchio Capitan Capitone. Sarà una cosa con una

bella potenza, per cui c’è da divertirsi. Molti ti definiscono un non “catalogabile”. Se ti dovessi tu stesso inserire in un genere musicale, quale sceglieresti? Ma guarda, non sono catalogabile nel senso che se vieni a casa mia trovi più o meno diecimila cd che vanno dai canti dei pastori abruzzesi a quelli dei pastori mongoli, fino ad arrivare a Zappa passando per Beethoven, allo Stockhausen fino a John Coltrane. La musica è così bella che non si può fare una scelta nel genere. Ci vorrebbero sette vite come un gatto per arrivare a consumare e conoscere tutto quello che l’umanità musicalmente produce ed ha prodotto di bello. Quindi perché limitarci? La data dell’uscita dell’album il 21 Marzo giorno di arrivo della primavera. E’ voluta o e’ casuale? E’ assolutamente voluta. Io sono uno di quelli che con l’inverno convive difficilmente. Quindi la primavera, come quest’album è attesa come se fosse il pane, come se fosse l’acqua, come se fosse il vino.

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C’è da fare

Kessisoglu & Friends per Genova “C’è da fare” è nato dalla pancia, dal ventre, anche se mio - racconta Paolo Kessisoglu - e non quello di una donna, e per questo è come un figlio. Lo è stato nel periodo di gestazione circondato dall’affetto di tutti quelli che gli hanno voluto bene: i 25 cantanti che hanno donato la loro arte, i collaboratori che lo hanno seguito con dedizione e continua ad esserlo anche dopo la sua nascita ufficiale attraverso le cure e l’amore doverosi per sostenerlo e farlo crescere sano e forte. Il giorno del crollo del pon-

te Morandi mi trovavo lontano negli Stati Uniti e non potendo fare nulla, trovato un pianoforte in una libreria di San Francisco, mi sono seduto e ho scritto questa canzone per Genova di getto. Le note scivolavano giù dalle mie dita senza fatica, erano l’espressione della mia incredulità e del mio sgomento. Tornato in Italia ho ripreso quelle note che mi erano rimaste dentro e ho scritto il testo. Ne è nata una canzone d’amore per la mia città, uno stimolo a non mollare, a non chiudersi ma ad aprirsi chiedendo aiuto in un momento difficile.

L’Associazione “Occupy Albaro” che gestirà i proventi, in accordo con Regione Liguria e Comune di Genova, ha intenzione di creare un progetto mirato alla riqualificazione territoriale e alla migliore vivibilità della Valpolcevera, ovvero a favore della cittadinanza che ha subito, e nel prossimo futuro dovrà subire, i maggiori disagi dovuti al crollo del Ponte. Adesso tocca alla gente, tutti possono far parte di questo progetto comprando la canzone e sono sicuro che saranno numerosi.


Grazie a tutti quelli che vorranno partecipare, Il 14 agosto 2018 crolla una parte del Ponte Morandi di Genova provocando 43 vittime e 566 sfollati, quello stesso giorno Paolo Kessisoglu, attore, conduttore e comico genovese inizia a comporre una canzone d’amore per la sua città. Ad inciderla insieme a Paolo Kessisoglu tantissimi artisti, alcune tra le migliori voci del panorama musicale italiano: Ivano Fossati, Gino Paoli, J – Ax, Malika Ayane, Mario Biondi, Nina Zilli, Annalisa, Nek, Giuliano Sangiorgi, Massimo Ranieri, Boosta, Izi, Nitro, Luca Carboni, Simona Molinari, Arisa, Ron, Mauro Pagani, Fiorella Mannoia, Max Gazze’, Lo Sta-

to Sociale, Joan Thiele, Raphael Gualazzi, Giorgia e Gianni Morandi. Il brano è una dichiarazione d’amore per la città e la sua gente, uno stimolo ad aprirsi e a chiedere aiuto. “E allora vieni qui togliti quel muso e fatti abbracciare sto vento freddo che soffia ti voglio scaldare sei sempre la stessa ma se stavi male me lo potevi dire ma adesso basta parlare c’è da fare” Il progetto artistico è stato prodotto grazie allo storico marchio genovese Oro Saiwa, e tutti i proventi saranno devoluti all’associazione Occupy Albaro che in accordo con Regione Liguria e Comune di Genova, è stato concordato

destinerà i proventi raccolti ad un progetto mirato alla riqualificazione territoriale e alla migliore vivibilità della Valpolcevera, ovvero a favore della cittadinanza che ha subito (e nel prossimo futuro dovrà subire), i maggiori disagi dovuti al crollo del Ponte. Per fare una donazione con bonifico bancario: IBAN: IT79 A02008 01423 000 105496385 Intestazione conto: OCCUPY ALBARO Causale: CEDAFARE © Riproduzione riservata

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Salvador Dalì

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la persistenza degli opposti tx Gabriella Sandrelli

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a Persistenza degli Opposti è un percorso museale pensato per rappresentare i principali dualismi concettuali dell’arte di Dalí. Dalí era un uomo di opposti, e tale fu la sua filosofia. La sua operazione, quella di fondere visualmente e concettualmente idee apparentemente contrarie, è l’espressione stessa del grande dualismo fra razionale e irrazionale che pervade la sua opera. I quattro temi scelti per il percorso museale sono il Tempo, gli Involucri, la Religione e le Metamorfosi. ll tempo per Dalí è una costante incostante, rappresentata nella sua mollezza. È impossibile ormai, con le scoperte scientifiche del ventesimo secolo, interpretare il tempo come qualcosa di fisso. La relatività permea ogni cosa, e porta con sé la paura della morte, del passare dei giorni, e tutte le ansie dell’uomo moderno. Dalí ne è sommerso: tramite il metodo paranoico-critico, egli scandaglia e conosce ogni agitazione del proprio inconscio, riuscendo così a mettere su tela quella “paranoia” che è per lui una malattia cronica. Centrale nel pensiero e nell’arte di Salvador Dalí è il contrasto tra un involucro duro e un interno molle.Il contrasto esterno/interno è in accordo con la concezione psicologica per cui gli individui costruiscono difese protettive (dure) intorno alla vulnerabile psiche (morbida). Il riccio di mare, figura pregna di

significato per l’artista, con il suo esoscheletro irto di spine ne è un esempio. Lo stesso Dalí è duro e morbido al medesimo tempo. Quello che di lui vede la gente è l’esterno duro. Il suo gusto per lo spettacolo, le azioni bizzarre, le affermazioni stravaganti, deviano gli occhi degli spettatori dal vero Dalí. La religione ha giocato un ruolo centrale nella vita del pittore dagli anni ’50 in poi. Dalí aveva sviluppato la cosiddetta “mistica nucleare” dopo l’esplosione atomica del ’45. Iniziò così a reinterpretare figure religiose attraverso l’utilizzo di concetti scientifici e giochi spaziali. «A un ex surrealista non può capitare niente di più sovversivo che diventare mistico e saper disegnare. Io vivo al momento entrambi questi tipi di forza. […] la gravissima crisi del misticismo daliniano si fonda essenzialmente sul progresso di particolari scienze della

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nostra epoca, soprattutto sulla spiritualità metafisica della sostanzialità nella fisica quantistica» Dalí visualizza le forme del suo inconscio con estrema precisione. Con Dalí si sovrappongono due universi: quello della realtà pura, atavica e geologica e quello della coerenza oggettiva del mondo onirico. Egli vede, secondo la luminosità, una roccia trasformarsi in un cammello o in un gallo. La corrente surrealista rappresentava i processi dell’inconscio, proiettando liberamente pensieri, immagini e parole senza alcun freno inibitorio, indebolendo i confini tra mondo onirico e mondo reale. Spesso i soggetti surrealisti perdono le loro forme originarie e la loro naturale collocazione. © Riproduzione riservata

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ederico Baroni, classe ‘93, è un cantautore e busker nato a Cesena e cresciuto a Rimini, seguitissimo sui social. A 18 anni si trasferisce a Roma per continuare gli studi e a 21 comincia a scrivere i suoi primi inediti e a suonare in strada. Nel 2015 intraprende un Summer Tour da busker per le strade di tutta Italia, accompagnato da due videomaker che documentano l’esperienza. Nel 2016 viene notato dai giudici di “X-Factor”, che lo portano ai Boot Camp. Nel 2017, dopo aver lasciato un demo a Maria De Filippi, viene scelto fra migliaia di artisti ed entra ad “Amici”. Dopo l’esperienza televisiva, inizia subito a suonare su importanti palchi per grandi brand ed eventi. A gennaio 2018 pubblica con Artist First il suo primo singolo, “Spiegami”. Il video

del brano è realizzato da BENDO films, e vede protagonisti Camihawke e Michele Merlo. A giugno dello stesso anno suona prima di Emma Marrone in occasione della Festa della Musica a Roma. Il 24 giugno esce il suo secondo singolo, “Domenica”, un featuring realizzato con i producer Kharfi e Veerde. Il 17 novembre esce il suo terzo singolo “Non Pensarci”, scelto tra i 69 finalisti di Sanremo Giovani. “DISORDINE” , il nuovo singolo di FEDERICO BARONI, scritto dallo stesso Federico e composto dall’artista con Peex, che ne ha curato anche la produzione, anticipa l’album d’esordio del cantautore e busker romagnolo di prossima pubblicazione. ”Disordine” è l’ultimo brano del disco – racconta Fede-

rico - che ho scritto, e quello che al momento sento più mio. “Disordine” sono io, è quello che ho in testa. “Disordine” è il tentativo di spiegare ad una ragazza della quale mi stavo innamorando che nonostante le nostre enormi diversità doveva provare a darmi una chance, consapevole del fatto che comunque io, nonostante le belle parole, non sarei mai cambiato davvero. “Disordine” è un po’ quello che ha portato e allo stesso tempo ciò che mi è rimasto finita questa storia, nonostante i suoi tentativi nel cercare di fare un po’ di ordine dentro di me. Una canzone triste e felice allo stesso tempo. Come i ricordi che ho ancora di lei, mentre mi ripeteva con il suo solito sorriso “Sei proprio un disastro”. © Riproduzione riservata


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il sentimento vince sulla tecnica

ulle note delle intramontabili canzoni scritte da Lucio Battisti e Mogol, Matteo (Michele Riondino) e Francesca (Laura Chiatti) scoprono l’amore, si perdono, si ritrovano, si rincorrono, ognuno inseguendo il proprio sogno: lei vuole essere una donna libera, lui vuole diventare un musicista. Francesca gira il mondo per cinque anni, mentre Matteo rimane a scrivere

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canzoni d’amore. Quando Francesca ritorna porta con sé il vento di cambiamento degli anni ‘70, fatto di emancipazione, progresso ed evasione. I due si ritrovano e il loro amore rinasce più forte di prima, ma la loro storia seguirà sentieri inaspettati. Le canzoni di Battisti e Mogol anche a distanza di tanti anni dalla loro pubblicazione risultano

forti, poetiche ed evocative, sia perché prive di retorica (e quindi estremamente moderne), sia perché dietro ognuna di esse si indovina sempre una storia. Questi brani sono pietre miliari nella storia della musica italiana ed è stato un grande privilegio poterle utilizzare nel film. Ma è stata anche una grande sfida drammaturgica e registica integrare le canzoni nel tessuto del


film evitando un pericoloso effetto jukebox con le canzoni sganciate dal resto del testo. Era necessario che le canzoni diventassero indispensabili momenti della storia e non parentesi di puro intrattenimento. Questo lavoro lo ha impostato bene Isabella Aguilar, autrice del soggetto e della sceneggiatura del film, che ha scritto la storia attorno e dentro le canzoni di Battisti e Mogol. Poi è toccato a me - dice Marco Danieli regista del film - insieme ai più stretti collaboratori ‐ su tutti Luca Tommassini (autore delle coreografie), Pivio e Aldo De Scalzi (che hanno curato gli arrangiamenti delle can-

zoni e composto alcuni brani strumentali originali) ‐ continuare il lavoro di amalgama, di mescolanza, di osmosi e di combinazione, tra le scene dialogate, quelle cantate e quelle danzate cercando di rendere più fluido possibile il flusso emotivo del racconto. Evitando solchi troppo profondi tra le varie parti. Nonostante questo tentativo di dare organicità al film non sono stato rigido nell’impostazione delle scene musicali. Ho utilizzato linguaggi diversi: in certi casi (ad esempio in “Io vivrò”) siamo vicini a quello del videoclip (il protagonista canta in contesti reali ma non viene ascoltato dagli altri personaggi e a volte si ri-

volge direttamente verso la macchina da presa); in altre scene invece il cantato si sostituisce al dialogo (ad esempio in “Non è Francesca” la conversazione tra il protagonista e un amico senza soluzione di continuità diventa cantata). In altri casi invece il canto e la danza trovano un addentellato realistico dentro la scena: ad esempio in “Uno in più” c’è una festa hippie in spiaggia che giustifica il canto e la danza collettiva. Per noi di Backstage Press, la storia si riassume in: “In un mondo che, prigioniero è, respiriamo liberi, Io e Te”. © Riproduzione riservata


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Concerti Thegiornalisti

Mandela Forum - Firenze

Dave Matthews Band

Mediolanum Forum- Assago

Goran Bregovic

Teatro degli Arcimboldi - Milano

Angelo Branduardi

Teatro Cagnoni - Vigevano

Manuel Agnelli

Teatro Massimo - Pescara

Tiromancino

Teatro Carlo Gesualdo - Avellino


METALLICA Milano Summer Festival Milano

Giovanni Allevi

NICOLA PIOVANI

Arena Santa Giuliana - Perugia

Tokio Hotel

Fresu e Di Bonaventura Teatro Romano - Fiesole

Atlantico - Roma

Piazza SS. Annunziata Firenze

Paolo Conte

Teatro Nuovo - Udine


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La Divina Commedia Mar

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Opera Musical

a straordinaria Opera Musicale, ispirata al poema di Dante Alighieri, che ha emozionato centinaia di migliaia di spettatori, toccherà tutta Italia, abbracciando da Nord a Sud i più bei teatri Italiani ed il meraviglioso affetto dei suoi spettatori. LA DIVINA COMMEDIA si trasforma in uno show ricco di storia, effetti speciali e magia: le incantevoli musiche di Marco Frisina, la ricercata e modernissima regia di Andrea Ortis, i coinvolgenti testi di Gianmario Pagano/A. Ortis, le spettacolari scenografie di Lara Carissimi, le avvincenti coreografie di Massimiliano Volpini e gli

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habitat luminosi di Valerio Tiberi, accompagneranno lo spettatore nell’incredibile viaggio di un uomo, Dante, attraverso i tre fantastici regni dell’INFERNO, del PURGATORIO e del PARADISO. La voce narrante di Giancarlo Giannini, darà vita al genio di Firenze, rendendolo un uomo vero, in carne ed ossa, come veri i suoi travagli e le sue passioni amorose, le miserie più piccole e difficili e la sua ironia sferzante e disillusa, oltre alle speranze mai finite e alla sua smisurata ed inesauribile modernità. Due ore di puro spettacolo, dove il più importante testo della letteratura Italiana e mon-

tx Carmela Bove

diale prende forma dando sostanza ed emozione alla storia d’amore più straordinaria e favolosa mai raccontata! Le date: dall’8 all’11 novembre Isernia, Auditorium Unità d’Italia; 30 novembre e 1 dicembre Reggio Calabria, Palacalafiore; dal 7 al 10 marzo Milano, Teatro Ciak; 22 e 23 marzo Brescia, Gran Teatro Morato; 30 e 31 marzo Firenze, Teatro Verdi; dal 2 al 7 aprile Roma, Teatro Brancaccio.

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