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IL SETTORE SI STA IMPEGNANDO IN UNO SFORZO DI POTENZIAMENTO DELL’EXPORT
fronte di apprezzamenti in valuta costante del +0,2% nel biennio e del +2,3% sui cinque anni. Il settore, in sostanza, ha consegnato al mercato valore aggiunto “oggettivo” maggiore, a fronte di riconoscimenti monetari declinanti. Con inevitabile compressione dei margini.
L’andamento dell’export
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Non è casuale, a questo punto, dopo un anno difficile come il 2022, la spinta forte e repentina dell’export alimentare del 1° bimestre dell’anno, come segnalato indicativamente dalle anticipazioni Istat, che hanno riportato un +35,7% delle vendite dei “prodotti di consumo non durevole” (di cui l’alimentare è magna pars) sui mercati extra Ue nel periodo. È evidente insomma che il settore si sta impegnando in un grosso sforzo di potenziamento degli sbocchi oltre frontiera, per dare respiro ai margini sacrificati dal mercato interno. Il fenomeno ricorda in qualche modo l’evoluzione dell’industria alimentare spagnola che, a fronte di un mercato interno severo, caratterizzato da una presenza di “marche bianche” arrivata al 47% circa, con una offerta meno ricca e qualificata di quella italiana è riuscita tuttavia a raggiungere, a compen- sazione, una proiezione esportatrice superiore a quella italiana.

In conclusione, la fase congiunturale che sta vivendo il settore reca sintomi molteplici di cambiamenti sostanziali e problematici di contesto e di scenario. È con essi che occorrerà confrontarsi stabilmente, modificando strategie di approvvigionamenti e di mercato, a evitare criticità future sul fronte prioritario della redditività.
Luigi Pelliccia


