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Regolamentazione comunitaria in materia di contaminanti: tenori massimi di arsenico in alcuni alimentiModifiche Reg. (Ce) n. 1881/2006
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Sulla
Gazzetta ufficiale dell’Ue n. L 68 del 6/3/2023 è stato pubblicato il Regolamento (Ue) 2023/465 della Commissione del 3 marzo 2023 recante modifica del regolamento (Ce) n. 1881/2006 per quanto riguarda i tenori massimi di arsenico in alcuni alimenti. L’arsenico è naturalmente presente nell’ambiente: si trova nell’acqua, nel suolo e nella terra e viene assorbito da tutte le piante e da tutti gli animali. L’ingestione prolungata di arsenico inorganico può provocare danni per la salute dell’uomo. Il 12 ottobre 2009 il gruppo di esperti scientifici sui contaminanti nella catena alimentare (“il gruppo Contam”) dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare ha adottato un parere sulla presenza di arsenico negli alimenti. In tale parere il gruppo Contam ha concluso che la dose settimanale tollerabile provvisoria pari a 15 μg/kg di peso corporeo (“p.c.”), stabilita dal comitato misto Fao/Oms di esperti sugli additivi alimentari (“Jecfa”), non risultava appropriata in quanto i dati hanno dimostrato che l’arsenico inorganico era in grado di provocare una serie di effetti negativi per la salute, con esposizioni inferiori a quelle esaminate dal Jecfa. Nel suo parere scientifico del 2014 sull’esposizione alimentare all’arsenico inorganico nella popolazione europea l’Autorità ha rilevato che i prodotti a base di cereali sono i principali contributori all’esposizione, mentre il riso, il latte e i prodotti lattiero-caseari vi contribuiscono significativamente. La valutazione dell’esposizione presentava tuttavia notevoli incertezze in ragione dell’eterogeneità dei dati relativi al consumo alimentare. Al fine di consentire una stima esatta dell’esposizione nel 2015 è stata adottata la Raccomandazione (Ue) 2015/381 della Commissione in base alla quale gli Stati membri dell’Ue avrebbero dovuto assicurare, nel corso degli anni 2016, 2017 e 2018, il mo- nitoraggio della presenza di arsenico negli alimenti. Il monitoraggio avrebbe dovuto riguardare un’ampia varietà di prodotti alimentari, tenendo conto delle abitudini di consumo anche di alimenti quali cereali, prodotti a base di cereali (compresi crusca e germe), alimenti destinati ai lattanti e ai bambini nella prima infanzia, alimenti a fini medici speciali e integratori alimentari. I dati relativi al monitoraggio (espressi sulla base del peso complessivo), sono stati quindi comunicati regolarmente all’Autorità europea per la sicurezza alimentare con le informazioni e nel formato elettronico ai fini del loro inserimento in una banca dati. A tal riguardo sono stati utilizzati metodi di campionamento fissati dall’Ue al fine di garantire che i campioni siano rappresentativi della partita oggetto di campionamento.
La nuova relazione scientifica dell’Efsa del 2021, è stata adottata dopo una richiesta ufficiale da parte della Commissione europea, a seguito della quale l’Efsa ha valutato l’esposizione alimentare cronica all’arsenico inorganico (iAs) nella popolazione europea. Nelle diverse classi di età, i principali fattori che hanno contribuito all’esposizione alimentare sono stati “Riso”, “Prodotti a base di riso”, “Cereali e prodotti a base di cereali (senza riso)” e “Acqua potabile”. Con il regolamento dello scorso 3 marzo si è ritenuto opportuno stabilire nuovi tenori massimi per i prodotti che contribuiscono alla esposizione all’arsenico e ad abbassare i tenori massimi esistenti, ove possibile in base ai dati di occorrenza. Nella tabella dei prodotti alimentari e dei relativi tenori massimi (espressi in mg/kg) per l’Arsenico (arsenico inorganico e arsenico totale), che va a sostituire il punto 3.5 dell’allegato parte 3 del Reg (Ce) n. 1881/2006 non sono fissati limiti per i cereali e i prodotti a base di cereali.





Pfas (Sostanze Perfluoroalchiliche) -
Parere Efsa - Monitoraggio - Loro campionamento, analisi, limiti in alcuni prodotti alimentari
Le sostanze perfluoroalchiliche (Pfas) sono composti chimici prodotti dall’uomo e pertanto non presenti naturalmente nell’ambiente, costituiti da catene fluorurate di un numero variabile di atomi di carbonio. I Pfas, per la presenza del legame tra carbonio e fluoro, hanno stabilità chimica e termica e sono impermeabili all’acqua e ai grassi. Grazie a tali caratteristiche i Pfas sono utilizzati per fornire proprietà repellenti ad acqua, olio e per aumentare la resistenza alle alte temperature di tessuti, tappeti e pellami; per produrre rivestimenti impermeabili per piatti di carta, padelle antiaderenti e imballaggi alimentari). In seguito al rilascio durante la fabbricazione, l’uso e lo smaltimento dei prodotti che li contengono, Pfoa e Pfos, essendo chimicamente stabili nell’ambiente e resistenti ai tipici processi di degradazione, sono persistenti e presenti sia nel suolo sia nell’aria, dove possono rimanere per giorni ed essere trasportati prima di cadere sul suolo. I Pfas sono in grado di accumularsi negli organismi animali e vegetali, anche se la persistenza dei Pfas a catena corta è minore rispetto a quella dei composti a catena lunga. La principale fonte di esposizione per la popolazione è l’ingestione di acqua potabile e di cibi contaminati. Si può anche essere esposti attraverso il contatto con superfici o suoli contaminati e l’inalazione di polveri contenenti Pfas, sebbene la via inalatoria sia generalmente rilevante per i soggetti esposti professionalmente (esempio i lavoratori dei siti produttivi). I Pfas sono assorbiti rapidamente in seguito a ingestione e inalazione. L’Istituto Superiore di Sanità, nel parere del 7/6/2013, ha rassicurato sulla mancanza di un rischio immediato per la popolazione esposta a Pfas, ma a scopo cautelativo ha consigliato l’adozione di misure di trattamento delle acque potabili per l’abbattimento di queste sostanze, e di prevenzione e controllo della filiera delle acque destinate al consumo umano nei territori interessati.
Parere scientifico Efsa del 17 settembre 2020

Nel 2020, la Commissione europea ha richiesto all’Efsa una valutazione scientifica sui rischi per la salute umana legati alla presenza di sostanze perfluoroalchiliche (Pfas) negli alimenti. Il 17 settembre dello stesso anno, l’Efsa ha pubblicato il parere scientifico richiesto, elaborato tenendo conto anche dei riscontri ricevuti da organismi scientifici, cittadini e enti competenti degli Stati membri nel corso di una consultazione di 2 mesi tenutasi tra febbraio e aprile del 2020.
L’esposizione a queste sostanze chimiche può provocare effetti nocivi sulla salute e l’uomo può essere esposto ai Pfas in vari modi, tra cui l’ingestione di cibi contaminati. In particolare, la contaminazione dei cibi può originare da terreni o da acque contaminate usate per la coltivazione di prodotti agroalimentari. I Pfas assunti con mangimi e acqua contaminate possono concentrarsi nell’organismo animale e quindi essere presenti nei prodotti di origine animale. La contaminazione dei cibi può deriva- re anche da imballaggi alimentari contenenti Pfas o da attrezzature usate per le lavorazioni alimentari.
Nel documento Efsa viene stabilita una nuova soglia di sicurezza per le principali sostanze perfluoroalchiliche che si accumulano nell’organismo umano attraverso acqua e alimenti e, in particolare, è stata fissata la dose settimanale tollerabile di gruppo (Dst). Nello stabilire la Dst gli esperti hanno ritenuto che l’effetto più critico per la salute umana sia la diminuita risposta del sistema immunitario alle vaccinazioni. Si tratta di una novità rispetto al precedente parere Efsa del 2018 sui Pfas nel quale si riteneva che l’aumento del colesterolo fosse il principale effetto critico. L’Efsa ha aggiornato la valutazione del rischio di Pfos e Pfoa, estendendola all’acido perfluorononanoico (Pfna) e all’acido perfluoroesansulfonico (Pfhxs). Nel suo parere, ha concluso che l’esposizione di parte della popolazione europea superava la dose settimanale tollerabile. Tuttavia, mancano ancora dati per molti prodotti alimentari. Pertanto ha raccomandato di raccogliere ulteriori dati per un’ampia gamma di sostanze perfluoroalchiliche in alcuni prodotti alimentari.
Raccomandazione Commissione (Ue) 2022/1431
A tal riguardo è stata pubblicata la Raccomandazione (Ue) 2022/1431 della Commissione del 24 agosto 2022 relativa al monitoraggio delle sostanze perfluoroalchiliche (Pfas) negli alimenti. Data la crescente preoccupazione riguardo alla presenza negli alimenti di contaminanti persistenti alogenati diversi dai policlorobifenili e dalle diossine, la Commissione europea ha ritento utile includere gli inquinanti organici persistenti (Pop) alogenati di interesse prioritario (come i Pfas) nei programmi di monitoraggio europei nei mangimi e negli alimenti.

La raccomandazione, dunque, ha invitato gli Stati membri, in collaborazione con gli operatori del settore alimentare, a monitorare la presenza di Pfas negli alimenti nel corso del quadriennio 2022/25. Nello specifico dovrebbero essere rilevati i seguenti Pfas:
• acido perfluoroottansulfonico (Pfos);



• acido perfluoroottanoico (Pfoa);


• acido perfluorononanoico (Pfna);
• acido perfluoroesansulfonico (Pfhxs).
Il monitoraggio dovrebbe comprendere un’ampia gamma di prodotti alimentari che rispecchino le abitudini di consumo, tra cui frutta, ortaggi, radici e tuberi amilacei, alghe marine, cereali, frutta a guscio, semi oleosi, alimenti destinati ai lattanti e ai bambini nella prima infanzia, alimenti di origine animale, bevande analcoliche, vino e birra. La raccomandazione riporta dei livelli indicativi per alcune categorie di prodotti, che, se superati, dovrebbero portare a ulteriori indagini per individuare le cause della contaminazione.



Regolamento di esecuzione (Ue) 2022/428
È stato successivamente pubblicato il Regolamento di esecuzione (Ue) 2022/1428 della Commissione del 24 agosto 2022 che stabilisce metodi di campionamento e di analisi per il controllo delle sostanze perfluoroalchiliche in alcuni prodotti alimentari. Al fine di garantire l’affidabilità e la coerenza dei controlli ufficiali sui tenori massimi di Pfas in alcuni alimenti, si è rite nuto opportuno stabilire requisiti dettagliati per i metodi utiliz zati per il campionamento e per le analisi di laboratorio. Nel regolamento si ricorda che la contaminazione degli alimenti con queste sostanze è dovuta principalmente al bioaccumulo nelle catene alimentari acquatiche e terrestri e all’uso di materiali a contatto con gli alimenti contenenti Pfas. L’acido perfluoroottansulfonico (Pfas) e l’acido perfluoroottanoico (Pfoa) e i loro sali sono le PFAS presenti nelle concentrazioni più elevate negli alimenti e negli esseri umani.
NON