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Mensile. Numero 82, Maggio 2010

Italia €5 - U.K. £6,50 - France €8 - Germany €9,30 Spain €8 - Greece €7,70 - Finland €8,50 - Malta €5,36 Japan ¥2.250 - Austria €8,90 - Portugal €6,30

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P: Mofo / appears courtesy of Thrasher Magazine

P: Justin Kosman

Scotty Cranmer, creating a new path for BMX.

P: Hank Foto

John John Florence, Hawaiian surfing prodigy.

Thrashed since ‘81. A Vans x Suicidal Tendencies collaboration for Spring, 2010.

Created by Alva and Peralta in Dogtown, still skated to shreds today.


Š 2010 Vans, Inc.


Lia, Phil, Matteo, Diane, Jeff, Nico @ MADE Space Berlin

PIG Mag 82, Maggio 2010 PIG Mag are: Daniel Beckerman Publisher Simon Beckerman Publisher & Editor in Chief Sean Michael Beolchini Executive Editor Fashion & Photography Valentina Barzaghi Managing Editor, Cinema Editor Giacomo De Poli (Depolique) Managing Editor Music Ilaria Norsa Managing Editor Fashion Fabiana Fierotti Fashion Editor, Production Assistant Stefania Mapelli (Meschina) PR, Production and Photography Marco Velardi Managing Editor Books Maria Cristina Bastante Managing Editor Design Giovanni Cervi Managing Editor Art and New Media Janusz Daga Managing Editor Videogames Piotr Niepsuj Assistant Managing Editor Music, Photography Gaetano Scippa Contributing Music Editor Marco Lombardo Contributing Music Editor

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Graphic design dept Stefania Di Bello - Graphic design and layout Contributors Lady Tarin (foto), Isabella Sabbioni (make-up), Valentina Morabito (hair), Cecile Sinclair (model), Ilona (model), Marina Pierri (musica), Ivan Cazzola (foto), A+B+L (stylist), Luciano Chiarello (hair & make-up), Caterina Rossi (model), Giulia Fernanda Corrieri (model), Stephanie Gonot (foto), Whitney Blank (asstn ph), Emanuele Fontanesi (foto), Paul Herbst (foto) e Giovanni Galilei (foto). Special Thanks Bianca Beckerman, Caterina Napolitani, Caterina Panarello, Rebecca Caterina Elisabeth Larsson, Karin Piovan, Piera Mammini, Giancarlo Biagi, Laura Cocco, Laura De Matteis ed Union Club via Moretto da Brescia, 36 Milano. Marketing Director & Pubblicità: Daniel Beckerman adv@pigmagazine.it Pubblicità per la Spagna: SDI Barcelona - Advertising & Graphic Design Tel +34 933 635 795 - Fax +34 935 542 100 Mov.+34 647 114 842 massi@sdibarcelona.com Gestione & Risorse Umane: Barbara Simonetti Edizioni B-arts S.r.l. www.b-arts.com Direzione, Redazione e Amministrazione: Via S. Giovanni sul Muro 12 - 20121 Milano. Tel: +39 02.86.99.69.71 - Fax: 02.86.99.32.26 Presidente: Daniel Beckerman PIG Magazine: Copyright ©2002 Edizioni B-Arts S.r.l. Autorizzazione del Tribunale di Milano n° 453 del 19.07.2001 Sviluppo foto: Speed Photo via Imbriani 55/A - 20158 Milano

Stampa: Officine Grafiche DeAgostini S.p.A. Corso della Vittoria 91 - 28100 Novara (Italy). Tel: +39 0321.42.21 Fax: +39 0321.42.22.46 Distribuzione per l’Italia: SO.DI.P. “Angelo Patuzzi” S.p.A. Via Bettola 18 - 20092 Cinisello Balsamo (MI). Tel: +39 02.66.03.01 Fax: +39 02.66.03.03.20 Distribuzione per l’estero: S.I.E.S. Srl Via Bettola, 18 - 20092 Cinisello Balsamo (MI). Tel. 02.66.03.04.00 - Fax 02.66. 03.02.69 - sies@siesnet.it Abbonamenti: B-Arts S.r.l. Tel. +39 02.86.99.69.71 email: abbonamenti@pigmag.com I versamenti devono essere eseguiti sul CC Postale numero 38804795 intestato a B-Arts S.r.l Spedizione in abbonamento postale 45% art. 2 comma 20/B Legge 662/96 Milano. Contenuto pubblicitario non superiore al 45%. Per informazioni su distribuzione e abbonamenti internazionali: international@pigmag.com PIG all’estero: Grecia, Finlandia, Singapore, Spagna, Inghilterra, Brasile, Hong Kong, Giappone, Turchia, Germania. PIG è presente anche nei DIESEL Store di: Berlino, Londra, Parigi, Tokyo, Milano, Roma e Treviso. Pig Magazine è edita da B-arts editore srl. Tutti i diritti sono riservati. Manoscritti, dattiloscritti, articoli, disegni non si restituiscono anche se non pubblicati. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta in alcun modo, senza l’autorizzazione scritta preventiva da parte dell’Editore. Gli Autori e l’Editore non potranno in alcun caso essere responsabili per incidenti o conseguenti danni che derivino o siano causati dall’uso improprio delle informazioni contenute. Le immagini sono copyright © dei rispettivi proprietari. Prezzo del numero 5 Euro. L’Editore si riserva la facoltà di modificare il prezzo nel corso della pubblicazione, se costretto da mutate condizioni di mercato.


MINI e . Incontro al vertice della tecnologia. Consumi (litri/100km) ciclo misto: da 4,1 (MINI Cooper D Clubman Soho con cambio manuale) a 7,2 (MINI Cooper S Clubman Soho con cambio automatico). Emissioni CO2 (g/km): da 109 (MINI Cooper D Clubman Soho con cambio manuale) a 168 (MINI Cooper S Clubman Soho con cambio automatico).

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Sommario Interviste:

Completo M MISSONI

68: Marina & The Diamonds 64: Marcus Sรถderlund

72: Joy Orbison

100: Cecile & Ilona Foto di copertina di Lady Tarin

62: Juliette Lewis

78: Red Bull Music Academy Londra 2010

Interviste:

Moda:

Street Files:

52: London Rooms

86: Caterina & Giulia

44: SXSW Festival Austin, Texas

Servizio di Ilaria Norsa e Fabiana Fierotti

Servizio di Sean Michael Beolchini

Foto di Stephanie Gonot

Regulars 8: Bands Around 12 Fart 14: Shop: SMUG 16: Publisher: Luca Lo Pinto e Valerio Mannucci 18: Design 20: PIG Files 24: Moda News 38: Moda: Flawless 40: Photographer of the Month: Keith Davis Young 114: Musica 120: Cinema 124: Libri 126: Whaleless 128: PIG Waves 130: Videogames

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BELLA SCOPERTA

APERTURA CAPOTE ELETTRICA: 3 DIVERSE POSIZIONI NUOVO MOTORE 1.3 MULTIJET 95 CV: PIÙ POTENZA, MENO EMISSIONI SISTEMA START&STOP DI SERIE: MENO CONSUMI, PIÙ RISPETTO DELL’AMBIENTE

Ciclo combinato: (l/100km) 6,1. Emissioni C02: (g/km) 140.


Bands Around

Foto di Sean Michael Beolchini

Hudson Mohawke Red Bull Music Academy - Londra Nome? Hudson Mohawke Età? 24 Da dove vieni? Glasgow, Scozia Cos'hai nelle tasche? 4 chiavette USB e un omino del Lego Qual è il tuo vizio segreto? Phil Collins Qual è l'artista-la band più sorprendente d'oggi? Dimlite Di chi sei la reincarnazione? Del "marshmallow man" di Ghostbusters Che poster avevi nella tua camera quando eri un teenager? Quello di una Lamborghini e quello delle Spice GIrls Ci dici il nome di un artista o di una canzone italiana? …Crookers

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ROCK ON, GOld dust wOmAN. tHE 42-20.

nixonnow.com


Bands Around

Foto di Sean Michael Beolchini

We Have A Band Teatro dell’Arte - Milano Nome? Darren Bancroft, Thomas W-P e Dede W-P, aka We Have Band Età? Varia. Da dove venite? Dade da Manchester. Darren e Thomas da Londra. Cos'avete nelle tasche? Darren: 43 euro! Dede: iPhone, auricolari e liquid liner - Thomas: plettri,

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portafogli. Qual è il vostro vizio segreto? Darren: pancakes all'anatra; Dede: patatine; Thomas: Tottenham Hotspur. Chi è l'artista/la band più sorprendente d'oggi? Darren: Caribou sono i migliori al momento. Il loro nuovo album è incredibile; Dede: Charlotte Gainsburg,

IRM; Thomas: Wild Beasts. Di chi siete la reincarnazione? Darren: Wolly Mammoth; Dede: di una rana; Thomas: di un orangotango. Ci direste il nome di un artista o una canzone italiana? Darren: Pino Daniele; Dede: Luciano Pavarotti; Thomas: Sabrina Salerno.



Fart uno spazio dedicato al sacro fuoco dell’arte

Di Giovanni Cervi (verbavolant@pigmag.com)

Nila Shabnam Bonetti Mi sono sempre chiesto cosa muova le persone che stanno nel mondo dell’arte. Gli artisti è facile, si sa, è il sacro fuoco che li divora. Ma tutti quelli che ci stanno intorno? Galleristi, curatori, critici, agitatori… cosa li spinge? Fart questo mese intervista Nila Shabnam Bonetti, giovane critica e curatrice, che sta per schiudere le ali.

Ci racconti il tuo percorso? Una passione per l’arte ereditata da mio padre, diverse esperienze universitarie legate all’organizzazione di eventi culturali e laurea nel 2007 in Storia dell’Arte a Milano. Subito dopo ho iniziato a frequentare l’ambiente dell’arte contemporanea, prevalentemente scrivendo, e ho fondato nel 2008 Laboratorio Alchemico (associazione culturale). Promuovo la giovane arte e prediligo spazi non convenzionali per mostre e performances, il principio è quello di portare la giovane arte al di fuori dei circuiti espositivi tradizionali. Non si tratta di un furto, se le gallerie collaborano il vantaggio è per tutti, in primis per la diffusione dell’arte. Stare “dietro” nel mondo dell’arte, chiama più la ragione o la passione? Recentemente ho letto i tarocchi relativi al mio lavoro: Temperanza, Matto e Forza. La follia creativa che deve passare dal rimuginare, in

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potenza, su se stessa verso l’espressione concreta. Dare forma, con metodo, alla passione. Insomma, le due componenti dovrebbero convivere in questo mestiere. Come coniughi il tuo romanticismo con il mercato del sistema dell’arte contemporanea? Sinceramente credo di pormi al di fuori del mercato dell’arte. Seleziono con cura gli artisti con cui collaborare e mi rivolgo prevalentemente a professionisti che dipendono da questo sistema. Ma io faccio qualcosa di diverso, orientandomi verso un’ottica più culturale che strettamente economica. E non scendo a compromessi, ciò credo traspaia dalle mie idee e dagli eventi che propongo (Di Cielo in Cielo, Bird Houses, Kathèuda). Quanto conta per te il tuo vissuto nel progettare mostre? Le idee migliori sono arrivate nel momento

in cui ho imparato con metodo e attenzione a guardare dentro me stessa. Prima avevo a che fare con un humus informe, provavo un fortissimo desiderio di esprimermi attraverso arte e scrittura, ma non sapevo come organizzare tutti gli input, quindi convivevo con uno stato di forte frustrazione. Ora ho imparato a dare forma e struttura a tutto questo materiale interiore. Tutto ciò per dire che il mio passato, nel bene e nel male, ha fornito del materiale importantissimo su cui riflettere, da trasformare e da condividere con tutti i possibili fruitori. In primo luogo per emozionare ed evocare. Cosa vorresti lasciare ai tuoi eredi? La sensibilità per la ricerca del paradiso perduto. Il senso della mia vita credo sia proprio questo e in tutto ciò che faccio si manifesta il desiderio di riportare alla luce questo sentimento. www.laboratorioalchemico.com



Shop

Intervista a Lizzie Evans di Fabiana Fierotti

SMUG Se state arredando casa e avete un po’ di soldi in più da spendere per un weekend a Londra, vi consiglio di fare un salto da SMUG, negozio di arredamento prevalentemente vintage, dall’atmosfera familiare, che vi farà letteralmente sognare. Ciao Lizzie, qual è il tuo ruolo all'interno di SMUG? Credo di potermi definire la creatrice, curatrice, custode di SMUG. Ho disegnato l'edificio, mi sono occupata della costruzione, ho ideato l'identità del brand, incluso il sito www.ifeelsmug.com, ho selezionato i prodotti da vendere, ho arredato lo spazio. Faccio persino i conti, con un piccolo aiuto da mio zio! Quando hai inaugurato il negozio? Nel Giugno 2009, su due piani. A Novembre dello stesso anno, abbiamo inserito il terzo piano, dedicato all'oggettistica per la casa, che apre nei weekend. Qual era l'idea originale? Volevo creare uno spazio "casalingo", dove la gente potesse capire veramente come un tavolo Formica degli anni '50, una lampada Anglepoise, un cuscino Donna Wilson o un pezzo d'arte contemporanea potesse stare nelle loro case. Ho sempre voluto che

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SMUG fosse un posto meraviglioso, trovato dietro l'angolo, dove la gente si imbattesse con curiosità, per poi diventarne assidua frequentatrice. Una sorta di piccola famiglia. Hai parlato di una divisione in tre piani. Che tipo di prodotti ci sono in ognuno? Nel seminterrato ci sono le cucine, vintage e nuove. Pesanti brocche in vetro degli anni '30, pentole e padelle smaltate e tazze dai colori vivaci. Il pianterreno è pieno di stravaganti quaderni vintage. Abbiamo anche una postazione per il make up: una squisita toletta d'epoca gialla. Ci sono anche camion pieni di giocattoli fatti a mano, maglioni vintage e scimmie, nonché i gioielli di giovani designer con sede a Londra. E il primo piano, come ho detto prima, è dedicato all'oggettistica. C'è un tipo di cliente che preferisci? I clienti più divertenti sono quelli che vorrebbero veramente trasferirsi qui! Alcuni vengono almeno ogni sabato per vedere

cosa c'è di nuovo e comprare regali per amici o per loro. Organizzi mai degli eventi all'interno del negozio? Si, nel campo dell'arte contemporanea. I pezzi sono selezionati da LODEVEANS COLLECTION ( www.lodeveanscollection. com ), il cui ufficio è proprio sopra SMUG. Facciamo regolarmente nuove mostre alle quali invitiamo gente del mondo dell'arte e i nostri clienti più affezionati. Qualche anticipazione sui tuoi progetti futuri? Presto apriremo il giardino al pubblico, arredato ovviamente con un bellissimo arredamento da giardino e un cafè dove servire il tè al pomeriggio. 13 Camden Passage Islington N1 8EA London


www.sessun.com distribuito da A.N.A. infoline 0733. 781322


Publisher

Intervista di Marco Velardi

Luca Lo Pinto e Valerio Mannucci Di Nero ce n’è solo uno o forse meglio dire cinque, come cinque sono i ragazzi che lo pubblicano ormai dal 2004. Nero è una delle realtà più attive tra i progetti editoriali d’artista Italiani dell’ultimo decennio, che oggi potete trovare anche sugli scaffali di Printed Matter a New York. Abbiamo intervistato Luca e Valerio per farci dire come hanno fatto a trovare spazio e rimanere in gioco in questi anni.

Da quanto esiste Nero. Quali sono state le motivazioni iniziali? Nero esiste dal 2004. Le motivazioni all’inizio sono state molto semplici, e si potrebbero riassumere nel desiderio di fare qualcosa che secondo noi non esisteva. Potrebbe sembrare un atteggiamento ingenuo, ma lo era solo in parte. Anche se parliamo di un campo ristretto come quello dei free-press culturali, è solo negli ultimi cinque o sei anni che sono nate riviste con storia, prospettive e ambizioni simili alle nostre. Questo fenomeno molto italiano ha guadagnato, in certi ambiti, buona visibilità internazionale; e

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questo secondo noi si deve in buona parte a questa volontà immediata, quasi necessaria. Sicuramente tra una decina di anni, con il dovuto distacco, ne capiremo qualcosa di più. Quanti numeri di Nero avete pubblicato finora? Nero era bimestrale, da due anni è trimestrale, al momento stiamo al ventitreesimo numero. Da qui a selezionare gli artisti e collaboratori con cui lavorate, qual è il vostro criterio di scelta? Tolte le rubriche, per le quali lavoriamo con

collaboratori fissi (di cui la maggioranza sono artisti), ogni numero è pensato come un unicum, una pubblicazione a sé. Il criterio di base è che a scrivere siano persone che raccontino, in modo diretto, qualcosa che abbia senso a livello quasi letterario, senza necessità di un referente esterno. È per questo motivo che non ci sono ‘recensioni’ di nessun genere, che ogni numero di Nero è assolutamente a-temporale e non collegabile esplicitamente a nulla di ciò che ‘accade’ all’esterno. Per questo cerchiamo di coinvolgere soprattutto artisti o testimoni diretti invece che giornalisti o critici. Se vi chiedo di darmi una definizione di editoria indipendente? Per noi l’idea di editoria indipendente non è un valore ma un fatto tecnico. A differenza di altri non ci piace troppo definirci in questo modo, perché l’espressione in sé é usata spesso con una connotazione ideologica (dimenticandosi tra l’altro che in un campo come quello delle riviste culturali non è per niente facile trovare riviste importanti con un grosso gruppo editoriale alle spalle). Vi occupate di altro oltre a Nero? Al di fuori dei progetti che portiamo avanti a livello individuale, Nero non è solo una rivista. Il gruppo di base è formato da altre tre persone con le quali condividiamo l’intero progetto, Francesco de Figueiredo, Lorenzo Micheli Gigotti e Nicola Pecoraro. In generale, ci occupiamo di curare e produrre mostre, eventi e progetti editoriali. Del futuro dell'editoria cosa ne pensate? Anche se tutto sembra andare verso il web, abbiamo la sensazione che alcune cose rimarranno ancora a lungo su carta. In ogni caso non abbiamo idee chiare sull’argomento e per certi versi preferiamo non averne. Un libro che consigliereste? Un marziano a Roma di Ennio Flaiano e Less than Zero di Bret Easton Ellis, da leggere uno dopo l’altro. www.neromagazine.it

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Go Ahead!

Intervista di Mariacristina Bastante (kikka@pigmag.com)

Elogio dell’imperfezione. Che rende la vita più interessante, se si cambia il proprio punto di vista. Sembra una pillola di saggeza zen, invece è il motto di Ahead creative, studio di Taipei, Taiwan. Progetti semplici, divertenti, leggermente poetici. L’anello che cancella, la mosca nella minestra che in realtà è pepe in grani, la cartolina che compare sotto la pioggia e sembra un acquerello. Tutto questo raccontato da Balance Wu, una delle menti dello studio.

“TakeBreak”, adesivi per decorare le crepe sui muri Come sei, in tre aggettivi? Sveglio, onesto, passionale. Quanti anni hai? 28. Dove vivi? A Taipei, Taiwan. Che cos’è il design?

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La mia vita. Com’è il design in Cina? Nel 2009 sono stato al 100% Design a Shanghai. C’è molto potenziale, ma l’ambiente è molto diverso da Taiwan. A Taiwan c’è la cultura cinese ma è mescolata con molte altre culture. Il design ha più

spazio per svilupparsi. Secondo te il design dev’essere necessariamente utile? Sì, però dobbiamo capire che cosa vuol dire utile. E’importante soddisfare quello che per la maggior parte della gente è importante, ma dobbiamo anche prenderci cura delle esigenze di poche persone. Quando hai capito che volevi diventare un designer? Non ci ho pensato finchè non ho scelto in che cosa specializzarmi al college. Ho pensato che la differenza tra il product design e gli altri campi del design era che il product design mi avrebbe permesso di fare cose “concrete”. Mi è sempre piaciuto fare molte cose e costruire dei giocattoli, fin da quando ero piccolo. Chi è il tuo designer preferito? Marc Newson. Che cosa ti ispira più di tutto? Essere curioso di ogni cosa nella vita quotidiana. Così riesco a trovare la soluzione migliore! Quali sono i prossimi progetti di Ahead Creative? Abbiamo pianificato un progetto di quattro anni, dedicato alla vita di tutti i giorni. Adesso siamo al terzo anno, stiamo progettando alcuni oggetti per la casa, il concept è: “piccoli apparecchi elettronici”. Inviteremo alcuni giovani designer di Taiwan ad unirsi a noi. Tra i progetti che hai già realizzato qual è quello che ami di più? TakeBreak sticker è quello che preferisco. Amo trasformare le imperfezioni della vita quotidiana in pezzi di design. Dove si può comprare qualcosa di Ahead Creative? In alcuni negozi di design qui a Taiwan, oppure sul sito di Molla Space, che è anche il nostro agente negli USA. Mi piace molto un tuo progetto che si chiama Raink, lo trovo molto poetico… L’idea era: pensare a qualcuno o a qualcosa o a qualche posto quando siamo lontani. Accade sempre che siamo tristi, che sentiamo la mancanza di qualcuno. E allora


“Pepperfly”, dosapepe

“Erase+ring”, anello o gomma per cancellare? perchè non fare diventare questa cosa, qualcosa di bello e di fatto apposta? Così, ho progettato Raink… E adesso, una curiosità: il logo di Ahead Creative e l’animazione che è nel vostro sito mi ricorda tantissimo Pacman… E’ un gioco di parole… il nostro nome è Ahead, così il logo è proprio una testa!

E quando si entra nel sito, il logo si muove, mostrando le tre sezioni che lo compongono. Immagina di non essere un designer. Che cosa staresti facendo adesso? Forse avrei aperto un negozio di giocattoli! A proposito di PepperFly, hai scritto: “quando scopriamo qualche imperfezione

nella vita di tutti giorni, perchè non cambiare punto di vista e prenderle con leggerezza.” E’ un modo di pensare comune a tutti i tuoi progetti, giusto? E’ vero! Mi piace guardare e pensare alle cose da lati diversi. Questo rende la vita più interessante. www.aheadcreate.com 19


PIG files

Di Giovanni Cervi

Personal flight Sembra uscito da robottino. In realtà è il progetto di un ingegnere aerospaziale della Nasa, Mark Moore. Si chiama Puffin, e cercate l’animazione del volo su youtube. Amazing. Non è moto pesante, 136 kg, va a batterie e raggiunge i 241 km all’ora. Un po’ elicottero e un po’ biplano. Il retrofuture è qui e ora. www.nasa.gov/topics/technology/features/puffin.html

Crane Studio Job è un caso isolato. Hanno due siti internet, ma lì si trova solo l’indirizzo email. Eppure fanno lavori meravigliosi, giochi raffinati e neri. Misteriosi. Forse a ragione, in un mondo in cui si può diventare futili star del web in pochi click. Studio Job, invece, ha molta sostanza. Molta. www.studiojob.nl

Grow with you Ecco un pezzo di arredamento che cresce insieme a noi. Questi scaffali triangolari, T.Shelf di J1studio, sono stati creati per soddisfare uno stile di vita basato sul nomadismo. Supporti per libri e altro, che non hanno nemmeno bisogno di viti e chiodi. Modular life. www.j1studio.com

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Crystal paper Yves Béhar sì è ispirato ai cristalli Swarovsky, un prodotto upperclass per eccellenza, per la sua nuova linea di lampade. Sembrano pietre dure, ma sono fatti di carta, led e materia riciclata. Purezza fatta luce, dopo il carbone fatto diamante. www.fuseproject.com



PIG files

Di Giovanni Cervi

Prisonbound

In questo mondo di ladri qualcuno ha mai pensato a come si arreda la cella di una prigione? Come si ottimizza lo spazio? Dove si mettono le cose? Il design dove lo mettiamo? E la prossemica (la scienza di rendere i luoghi accoglienti)? Ecco un bellissimo progetto fotografico di Juergen Chill che rende giustizia agli appartamenti dei carcerati. www.juergenchill.com

Face to face

Ocean City

Architettura digitale, dinamica, mutante. Queste sono le nuove frontiere. Ne è esempio questa parete “adattabile” (‘Adaptive fa[CA]de’), gestita da una piccola intelligenza artificiale. Da questo prototipo quasi lo fi sono sicuro che Marilena Skavara a breve se ne uscirà con un upgrade entusiasmente. Life is movement. marilenaskavara. wordpress.com

Arup Biomimetics sono australiani e li immagino cresciuti sul mare. Tanto da immaginare enormi città medusa, il cui progetto sarà visibile alla prossima edizione della Biennale di Architettura di Venezia. Una risposta all’aumentare dei livelli delle acque. Al degrado della terraferma. Ma non è tutto qui, la Now + When Australian Urbanism Exhibition riserverà parecchie sorprese. www.labiennale.org

Mazin Go Quanto segno abbia lasciato l’estetica giapponese dei cartoni animati (e i futuribili telefilm) degli anni ‘70/’80 forse è presto per saperlo. La generazione di noi che l’abbiamo vissuto dovrà lasciarne testamento. Patrick Macias ne è un cerimoniere, perduto tra Tokyo e Sacramento (che già il nome è un programma), scrive e parla di Giappone. Che il Sol Levante sia ben lontano dal tramonto? patrickmacias.blogs.com

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Feature on Designer: Louise Amstrup www.louise-amstrup.com - Intervista di Fabiana Fierotti Ciao Louise, come stai? Sto molto bene grazie, nel bel mezzo di un trascloco. Sto organizzando la mia collaborazione con ASOS e sto anche lavorando con un designer di accessori per le scarpe della stagione SS11. Quindi, un caos felice al momento. Raccontaci delle tue origini. Da dove vieni? Sono nata in Danimarca, ho trascorso la maggior parte della mia infanzia lì, con un breve soggiorno di due anni a Heidelberg, in Germania. Sono tornata in Germania nel 2000 per studiare fashion design e dopo sono andata dritta a Londra. Quando hai lanciato la tua linea? Ho deciso di inaugurare il mio brand nel 2006. Mi sono solo svegliata un giorno e ho pensato: adesso! Lavorando per altri designer per un po’ ti tempo, la voglia di fare di testa mia mi ha portato all’inizio a produrre una piccola capsule collection, durante il tempo libero. Sono stata fortunata ad aver conosciuto Fran-

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cesca Forcolini (titolare di Labour of Love, un negozio a Londra) e ad averle mostrato la mia collezione per avere un parere. Alla fine, ha fatto un ordine! Ed è così che tutto ha avuto inizio. So che hai lavorato con Alexander McQueen. Come ti senti ora, poco tempo dopo la sua morte? Sarò onesta... non ero molto vicina a Lee. Sembra che dopo la sua morte un sacco di persone siano improvvisamente diventate suoi migliori amici. Detto ciò, ho lavorato per lui e nel suo team per quasi tre anni. La sua azienda è stato il motivo per cui mi sono trasferita a Londra per cominciare! Possedeva un talento fuori dal normale. Mi dispiace che l’industria della moda abbia perso un genio del suo calibro. In un modo così tragico poi... Si, è davvero molto triste. Ma la vedo come un’occasione per riflettere... Comunque torniamo a noi, parliamo un po’ della tua collezione AW11. Di cosa si tratta?

Trae ispirazione dal film francese fantasy La città dei bambini perduti, una favola oscura che agisce da monito contro gli elementi dannosi della società contemporanea, e ha come protagonista una giovane ragazza orfana, Miette. La collezione è creata per lei. Il tema principale è trovare qualcosa di bello in qualcosa di terribile, attraverso l’uso di stampe e colori, per creare un mood che è forte, ribelle e determinato, con un pizzico di grunge. La tua canzone / album del momento? Amo Little Dragon, in particolare Feathers ... Immagina di avere una voce così! E quello della tua vita? David Bowie: Heroes / Helden, versione tedesca. Mi ricorda un momento molto importante nella mia vita, quando i miei occhi si sono aperti al mondo, realizzando che c’era molto di più là fuori, che la piccola città da dove arrivo. E anche la colonna sonora del film Christiane F ha avuto un impatto enorme su di me. Poi ho un debole per Paul Simon...



Blog of the Month: Sea Of Ghosts www.seaofghosts.com - Intervista a Miss Ghost di Fabiana Fierotti Ciao Miss Ghost, parlaci un po' di te, cosa fai nella vita? E soprattutto, come ti chiami? Ciao! Mi chiamo Alice, sono una designer di gioielli di 20 anni e vengo da Melbourne, Australia. Oltre ai miei brand, Drink Me Alice (www.drinkmealice.com) e Drown (www.drownjewellery.com), ho anche uno shop di accessori online, Alegorie (www. alegorie.com) e un blog sullo stile, la moda e le cose che mi ispirano, Sea Of Ghosts (www.seaofghosts.com). Amo le estetiche alternative e dark. Trovo bellissima l'anatomia e le forme umane, la fisica quantistica e la romanticità dell'oceano. Ah, sei anche una designer di gioielli! Come hai cominciato? Lavoro nella gioielleria da più di sette anni. Ho cominciato con la mia linea come hobby e poi ho iniziato a sentire un certo feeling

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con quello che facevo, per cui è diventato un lavoro a tutti gli effetti. Quando hai lanciato il tuo blog? Ho iniziato nel 2008, dopo aver vinto un abbonamento a Vogue Australia. Ho pensato che fosse il momento giusto per moderare il mio stile personale e cercare di sviluppare un'estetica forte, come molte altre blogger che ammiravo. Che tipo di macchina usi per le tue foto? Uso una Canon EOS 450D. Al momento ho due tipi di lenti: 17-85mm f4-5.6 IS, e 50mm f1.8. Cosa attrae maggiormente la tua attenzione quando scatti qualcosa? Accessori e gioielli. Hai un'icona? Le mie style icon sono Kate Lanphear e Mary-Kate e Ashley Olsen. Il tuo personaggio preferito del

momento? Chiunque con una spiccata vena gotica. Top 5 designers? Amo alcuni designer australiani emergenti, come Friedrich Gray, Claud Maus, Gary Bigenni, Alpha 60 e Kirrily Johnston. Hai qualcosa che ti piace fare in particolare nella tua città? Quando non faccio shopping, amo mangiare... In effetti penso che se non fossi una fashion blogger sarei una food blogger. Adoro uscire e far colazione tardi, i grandi pranzi e le cene lunghe. Non tutto nello stesso giorno ovviamente! La tua fashion week preferita? Parigi per Rick Owens, Gareth Pugh e Ann Demeulemeester, sono i miei preferiti per il loro modo di anticipare sempre i trend, per l'innovazione e per la drammaticità. E poi per la valenza gotica ovviamente.


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Pastel

Di Fabiana Fierotti

L’estate alle porte è un’ottima occasione per rifarsi un po’ gli occhi con dei bei colori pastello e pare che ci produce sneakers si sia messo d’accordo per accontentarci. Le Air Royality Macarons Pack di Nike (01) sono ispirate agli omonimi dolcetti francesi (www.nike.com); le “ecologiche” Hemp Authentic di Vans (03) hanno la tomaia in canapa e la suola riciclata (www.vans.com); mentre, dulcis in fundo, non poteva mancare adidas con le sue Ransom by adidas Originals (02 - www.adidas.com). Perfino il mondo degli orologi non si è sottratto al richiamo della primavera: Timex80 ha rivisitato il classico concetto dell’orologio in gomma riproponendolo nelle tonalità pastello (04 - www. timex80.com) e anche gli svizzeri di Swatch (05) non sono stati da meno scegliendo di “riesumare” un classico intramontabile - capolavoro del basic - declinandolo in una vastissima gamma di colori tra cui, appunto, le tonalità pastello! (www.swatch.com).

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www.fenchurch.com www.bluedistribution.com




Rodarte ft Maggie Cheung Cosa può nascere dalla collaborazione di un brand come Rodarte e un’attrice come Maggie Cheung? Una collezione, direte voi. Una fantastica collezione, diremmo noi. Ma c’è di più. Perchè oltre a tanti bei capi, e a un corto fatto apposta per l’occasione da Wing Shya, con la collaborazione del compositore Peter Kam e delle cantanti Rebecca Pan e Jenny Lewis, ogni volta che vedrete il video, donerete automaticamente 1$ all’UNICEF. www.rodarte.net F.F.

Antipodium Antipodium nasce dall’idea del Creative Director Geoffrey J. Finch, che ispirandosi all’infanzia rurale nel Queensland e alla cultura pop, ha dato al brand un forte spirito british. Dopo un fortunato lancio dell’omonima boutique Londra e grazie all’attenzione della stampa, nel 2006 il brand debutta alla London Fashion Week. Mantenendo un’estetica semplice e sexy, Antipodium, per la pe10, propone la collezione “Ab Fab”, progetto in collaborazione con artisti aborigeni dell’Australia occidentale. Il design è contemporaneo e la vestibilità eccellente. www. antipodium.com F.F.

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Cool, calm, and collected Semplicità è la parola chiave della collezione ss10 di Zambesi, brand australiano nato dalla collaborazione di Elisabeth Findlay, per il womenswear, e Dayne Johnston, per il menswear. Giacche e abiti dai tagli sartoriali, si combinano a colori come il grigio, il nero e il beige. Una collezione molto forte, nonostante l'apparenza basic, dall'attitudine decisa. E poi, diciamocelo, come non pubblicare un bel ragazzo del genere... sarebbe un peccato mortale. www.zambesi.co.nz F.F.


A Shaded View On Fashion Film Dal 25 al 30 Maggio verrà presentato il primo Fashion Film Festival, ideato da Diane Pernet, editor del famoso blog “A Shaded View on Fashion” e conosciuta tra l’altro per il suo look assolutamente unico. Per la prima volta in Italia, e precisamente al Museo della Moda di Milano, sarà possibile assistere alla prima e unica rassegna itinerante che testimonia il rapporto, ormai quasi inscindibile, tra moda e cinema. Protagonisti del festival saranno registi come Nick Knight, Erwin Olaf, Chris Cunningham, Steven Klein e designer del calibro di Yohji Yamamoto, Gareth Pugh e Rick Owens, per citarne alcuni. Saranno presenti anche alcuni designer emergenti, tra cui Leitmotiv, protagonisti di un corto speciale, realizzato apposta per la tappa milanese della rassegna. Assolutamente da non perdere. www.ashadedviewonfashionfilm.com F.F.

Surfin’ Bird Super 60’s la nuova collaborazione tra Cynthia Rowley, designer americana oltre che appassionata surfista, e il brand surf Roxy. Ricorda molto quelle atmosfere da spiaggia, con sottofondo di Beach Boys, palloni variopinti, falò, beach babes e fusti mozzafiato. Dopo il lancio da Colette, che ha l’esclusiva insieme a Barney’s per la vendita dell’intera collezione, la capsule sarà disponibile in pochi pezzi nei flagship store della Rowley, oltre che nei punti vendita Roxy. Niente di meglio se avete in programma delle vacanze al mare... www.cynthiarowley.com - www.roxy.com F.F

Gossip & rumors Pare che Tom Ford abbia finalmente deciso di definire il team che lo seguirà nel lancio del womenswear. In alcuni siti web sono addirittura stati pubblicati i nomi di alcuni dei fortunati prescelti: Caroline Tixier (Givenchy) e Pablo Coppola (Alexander McQueen). Riusciremo a vedere qualcosa di concreto entro il 2011/2012? Al momento non è dato saperlo. Si vocifera sulla partecipazione di Lady Gaga a una capsule collection per Alexader Mc Queen. Certo, la cantante-attriceballerina-trasformista- e-chi-più-ne-ha-più-ne-metta ha sempre dimostrato di essere una fan sfegatata , l’unica cosa che ci lascia un po’ perplessi è la data in cui la notizia è stata divulgata: l’1 Aprile.

Vi dice niente la frase “Pesce d’Aprile”? Che tra l’altro, dovrebbe essere anche il nome della nuova linea... mmm la cosa ci puzza, ma staremo a vedere. Ci si può aspettare di tutto da quella bad bad girl... Haider Ackermann e Jil Sander parteciperanno a Pitti Immagine uomo (dal 15 al 18 giugno, a Firenze). Ancora segreta la location della sfilata di Ackermann, mentre di Jill Sander non è ancora trapelato nulla... sfilata? evento? presentazione? Staremo a vedere... Speriamo solo che qualcuno dei due scelga il Giardino di Boboli! A parte le zanzare, la sfilata di Undercover della scorsa estate è stata davvero indimenticabile...

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Like Majorettes Parliamo raramente di brand spagnoli, ma con piacevole sorpresa abbiamo scoperto El Delgado Buil, based in Barcelona, e frutto del lavoro di Anna Figuera e Macarena Ramos. La collezione ss10 è stata ispirata dalle parate delle majorettes, dai loro costumi. E’ evidente del resto, l’uso di volumi e pieghe riconducibili al loro mondo, insieme a trasparenze e colori che rendono il tutto più femminile. www.eldelgadobuil.com F.F.

A french touch Lyell, brand newyorkese della neomamma Emma Fletcher, colpisce piacevolmente per la sua estetica 70’s. Tutto, dalle linee, ai colori, al mood delle immagini, richiama quel periodo. E non a caso. La designer ha infatti molto a cuore questo tipo di immaginario, tanto da farne uno dei suoi marchi di fabbrica. I suoi lookbook sono famosi per le atmosfere perfettamente studiate; in questo caso il riferimento a Mia Farrow è più che evidente e noi la appoggiamo in pieno. www.lyellnyc. com F.F.

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Vacanze Romane Ispirandosi a Audrey Hepburn e al famoso film Vacanze Romane, Debbie Sutton, designer del brand Snoflake, ha voluto rendere attraverso i suoi abiti, quelle atmosfere da sera d’estate e la quiete ma anche la festa delle piazze italiane. www.snoflakefashion.com F.F.


No One Belongs In My Suitcase More Than You Arnsdorf, brand dal cuore australiano based in New York, è espressione delle emozioni e dei ricordi di famiglia della designer Jade Sarita Arnott, che attraverso le collezioni racconta un po’ la sua storia, i momenti cloues della sua vita. Per l’ultima collezione, la Arnott ha voluto esplorare il rapporto tra l’indumento e la persona che lo indossa. Per questo 'No One Belongs In My Suitcase More Than You' si ispira al lavoro dell’artista Miranda July, sempre volto alla partecipazione attiva dell’audience. I colori sono molto caldi, dal rosso, al bordeaux, al pesca, e i tagli molto classici, sartoriali. Purtroppo il brand non è ancora distribuito in Italia, ma potete ugualmente acquistare i capi sul sito www.arnsdorf.com.au F.F.

Made in NYC Ci tiene molto a precisarlo, Samantha Pleet, nostra vecchia conoscenza dal talento innegabile. La sua collezione estiva è, infatti, completamente prodotta a New York, con materiali eco-sostenibili. I pezzi forti sono gli abiti in seta e i costumi dal design romantico, perfetti per una gita al lago. Anche questa volta la Pleet, insieme al marito Patrick, ha creato un corto ispirato alle loro collezioni il marito si occupa del menswear - avvalendosi dell'aiuto di un paio di amici, tra cui i fotografi e registi Jacqueline Di Milia e David Black e l'Editor Johnathan Dortch. Il risultato è molto suggestivo: fuoco, acqua, boschi diventano la base primordiale della collezione. www.samanthapleet.com F.F.

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2 palle

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PIG magazine for NIKE - Intervista di Ilaria Norsa


Quattro fotografi, 320 scatti romani, 9 colori e un solo prodotto: così Nike sportswear celebra il mondo del tennis e la nuova Grand Slam Polo, un classico della semplicità rivisitato all’insegna dell’innovazione del design e della perfezione nei materiali. Questa l’anima del progetto 2Palle@Monti inaugurato nello storico quartiere romano lo scorso 24 aprile e che resterà aperto fino al 9 Maggio 2010, in concomitanza con il Torneo Italiano di Tennis Master Series ospitato dalla Capitale. Una polo semplice - ma speciale, per un’occasione altrettanto speciale, che ha vestito i giovani romani immortalati da quattro fotografi d’eccezione: Dirk Vogel, Roberta Krasnig, Guido Gazzilli e Viviana Berti, i cui scatti sono stati raccolti in una mostra fotografica visibile per tutta la durata dell’operazione nella galleria di Via dei Serpenti 163 a Roma (spazio che ospiterà anche una serie di appuntamenti speciali - il programma completo su www.2palleatmonti.com). Noi di PIG per saperne di più abbiamo fatto quattro chiacchiere con una dei quattro giovani guest-photographers, la venticinquenne romana Viviana Berti:

Chi è Viviana Berti? Una guardona, come qualunque fotografo che si rispetti! Qual è il tuo background? Tre anni di Istituto Europeo di Design e un paio di importanti collaborazioni con fotografi che stimo molto, ma anche tanto cinema ed esposizioni illuminanti. Descrivi il tuo stile: “Fino a qui tutto bene.” Come mai Nike ha scelto te? Cosa cercavano? Mi sono proposta. Ho fatto una campagna di autopromozione che evidentemente ha funzionato! Volevo lavorare con loro. Cos’hanno trovato? Credo che abbiano trovato una forte voglia di fare: quando dai il massimo il risultato non può

che essere buono. Parlaci di questa esperienza: Ho chiamato a raccolta i miei amici e hanno risposto con entusiasmo. Alcuni invece sono stati braccati da Annalisa, la nostra stylist (io mi vergogno a fare questo tipo di cose e lei invece è bravissima!). Il risultato è la totale improvvisazione, che stavolta credo abbia funzionato alla grande. Che cosa desideravi trasmettere con i tuoi scatti? La naturalezza della situazione. Qual è il concept che li ha ispirati? Volevo che i soggetti sembrassero avvolti da un’aura calda e accogliente, la stessa che caratterizza Roma in questo periodo dell anno;

quindi con l’aiuto della post-produzione, ho cercato di raggiungere questo tipo di sensazione, quasi morbidezza. Ma forse lo vedo solo io! Come descriveresti un prodotto come la Grand Slam Polo in tre parole? Essenziale, comoda ed elegante - pur mantenendo un’identità sporiva. Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Sto iniziando a lavorare ad un nuovo progetto di ricerca e presto, con lo studio fotografico che mi rappresenta, mi confronterò con il mondo della pubblicità. C’è qualcos’altro che vorresti aggiungere? Grazie a tutti! Voi, i ragazzi, Nike e il mio cane - la mia mascotte.

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Flawless

Di Ilaria Norsa 3

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1-2.Celine 3.Fendi 4.Celine 5.Cartier 6.Chloe 7.Celine 8.Chloe 9.Celine 10.APC 11-12.Celine 13.Yves Saint Laurent 14.Celine 15.Miss Sixty 16.Marni 17.Yves Saint Laurent 18-19.Celine 19.Mulberry 20.Louis Vuitton by Sofia Coppola 21.Celine 22.Mulberry 23.Louis Vuitton by Sofia Coppola 38 PIG MAGAZINE


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1.Chloe 2.Velextra 3.Fendi 4.Jil Sander 5.Valextra 6.Celine 7.Top Shop 8.Valextra 9.Cartier 10.Jil Sander 11.APC 12.Celine 13.Chloe 14.Celine 15.Bagatt 16.Celine 17.Hermes 18-19.Celine 20.Chloe 21.Celine 22-23.Vintage Hermes 24.Celine 39


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Photographer of the Month: Keith Davis Young www.keithdavisyoung.com - A cura di Sean Michael Beolchini

28 anni, da Austin Texas, Kevin Davies Young ha iniziato a scattare foto quando era al college, tutto merito del suo coinquilino che aveva più di venti macchine sparse per casa e soprattutto quando era l’unica alternativa al passare tutta la giornata di fronte al computer a fare grafica. Definisce la sua fotografia “americanizzata ma non scontata” ed il momento di spontaneità è la caratteristica principale del suo stile. E’ felice di fare quello che sta facendo e nel porsi degli obiettivi non si dimentica mai di godersi ogni passo del suo viaggio verso la meta.

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Come ti chiami? Keith Davis Young. Da dove

tanto ho bisogno di qualcosa di rinfrescante

fuori della fotografia. Recentemente ho scoper-

vieni? Sono nato a Bryan, nel Texas. Dove vivi?

in termini creativi. Sono sicuro che molti mi

to che lo stile e il metodo possono aiutare ab-

Ad Austin, Texas. Ci campi con la fotografia?

possano capire. Ho scoperto che molti dei miei

bastanza. Ciò ti permette di non scattare sem-

Sicuramente mi aiuta a permettermi di fare

amici che sono designers, musicisti, etc stanno

pre la stessa foto. Qual è la tua “big picture”?

ciò che amo fare. Al di fuori della fotografia,

facendo tutti la stessa cosa. Senz’altro devo

Sono felice di fare ciò che sto facendo. È bene

sono molto coinvolto nel graphic design. Così

ringraziare Matt per avermi fatto ricominciare a

porsi obiettivi a lungo temine per se stessi,

quando non sono fuori a fare servizi, trascorro

fotografare. È un grande amico, un incredibile

ma devi anche lasciarti sufficiente spazio per

molto del mio tempo a fare schizzi e creare

fotografo e un fattore che ha contribuito a

goderti specifiche occasioni e momenti. Fino a

oggetti giorno e notte. Non dormo spesso, ma

spingermi in un’altra direzione in modo creati-

che sono in un’ambiente e in un atteggiamento

adoro farlo. Quanti anni hai? Ho ventotto anni.

vo. Anche vivere ad Austin ha contribuito alla

mentale che continua a farmi crescere e pro-

Quanti anni ti senti? Mi sento un giovane di

mia crescita creativa. Quando mi trasferii qui

gredire come artista, mi va bene. Quali sono i

ventotto anni. Quando hai iniziato a foto-

per la prima volta, il mio unico obiettivo era in

tuoi soggetti preferiti? Buona parte del mio

grafare e perchè? Ho iniziato a fotografare

primo luogo il design. Quando presi di nuovo

lavoro è legata ad una circostanza o a una stra-

quando frequentavo le scuole superiori e il col-

in mano una macchina fotografica e feci ami-

na posizione. Mi ci trovo molto, ed è un grande

lege, ma non l’ho preso molto seriamente fino

cizia con altri fotografi, il mio interesse crebbe

motivo del perché molti dei miei scatti hanno

a pochi anni più tardi. Dopo la scuola, mi posi

solo di più. Come descriveresti il tuo modo

un mood e un ambiente bilanciato/impassibile.

molti obiettivi nel mio campo come designer e

di fotografare? È difficile per me rispondere

Al di fuori di questo, tendo a fotografare i miei

sfortunatamente trascurai la fotografia in quel

perchè sono molto scettico riguardo al mio la-

amici o sconosciuti. Il soggetto nelle mie foto

periodo. Non ricominciai ad occuparmene fino

voro e cerco di non essere troppo stereotipato.

varia a seconda dei luoghi in cui sono stato e

al mio terzo anno ad Austin quando vivevo con

So ciò che faccio e non mi piace riguardo alle

della gente che ho incontrato nel percorso. Mi

un collega fotografo, Matt Genitempo. Quan-

mie foto e penso che l’elemento impegnativo

piace pensare che è una sorta di modo folle di

do il tuo coinquilino ha più di venti macchine

sia di beneficio nel lungo corso, perché aiuta

documentare in maniera visiva la stranezza e

fotografiche sparse per casa, è difficile non

a raffinare il mio stile. Se dovessi descrivere il

la bellezza a cui vado incontro. Molte persone

partecipare a quell’attività creativa, special-

mio stile, direi che è molto americanizzato, ma

hanno descritto il soggetto come “sorvolato”

mente quando sei stanco di fissare un com-

anche non scontato (almeno, spero lo pensino).

inizialmente, ma immagino che il mio obiettivo

puter tutto il giorno. Amo il design, ma ogni

Molta della mia ispirazione deriva da cose al di

nel fotografare queste cose sia di portare un

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po’ di bellezza da questo alla avanguardia.

una Contax g2 ed una vecchia Leica poin’tn

fotografia? Difficile da dire. Penso che ogni

Cosa altera le tue percezioni? Crescere e

shoot che uso quando sono in giro con i miei

fotografo possa seccarsi quando si ritrovano

cambiare. Le transizioni possono anche alterare

amici. La maggior parte delle volte scattao con

dentro ad uno stile trainante o una tendenza.

la tua opinione e la percezione sulle cose. Se-

una 35mm SLR s. Si prestano bene a scattare

Io tendo a focalizzarmi su quello che mi piace

gui qualche regola? Se sì quali? Imparare più

velocemente quando necessita. Come ho

in fotografia oggi e in generale, ed uso que-

che puoi e fare/scattare quello che vuoi. Penso

detto prima non sono uno che imposta i suoi

sto per alimentare il fuoco e guidare per così

che se hai intenzone di crescere e migliorare le

scatti. L’elemento o momento di spontaneità

dire. Chi dovrebbe essere il nostro prossimo

tue conoscenze e capacità, darai sempre più

é una caratteristica guida del mio stile. Ho

Photographer of the Month? Hin Chua, mi

senso alle cose. E’ anche il fatto di divertirsi

recentemente ereditato una old school Rollei

sono recentemente imbattuto nel suo lavoro

con l’intero processo creativo, non é una gara

Magic II da un mio amico e sto scattando un

e mi é davvero piaciuto. Sarei interessato a

tra nessuno e non dovrebbe essere vista così

sacco di lavori nuovi con questa. Ho deciso di

leggere un’intervista a questo ragazzo. Quale

per me. Un sacco di artisti sono ossessionati

non mostrare nessuna delle esposizioni ancora,

sarà il tuo prossimo scatto? E’ indeterminato

dal paragonarsi gli uni agli altri o sbarcare il

almeno finché non avrò il mio nuovo sito. Che

e sconosciuto al momento. Attualmente sto

lunario. Io ho scoperto che se lavori davvero

macchina vorresti usare? Attualmente sto

lavorando ad un progetto con Jackie Christie

duro e continui a fare ciò che ti rende felice,

risparmiando per un Pentax67II. L’anno scorso

Young e Young. Jackie vive qui a Austin ed

tutto verrà molto più facile. Qual è il tuo foto-

ho provato una Pentax 67 più vecchia, ma non

è attualmente si é preso questa questa setti-

grafo preferito? Sono sempre stato un grande

sono stato soddisfatto. La lente in dotazione

mana per avventurarsi a Marfa e scattare con

fan di Meyorwitz, ma é davvero difficile dire chi

con il corpo era in cattivo stato, e il modello di

alcuni amici. Anche Christie è di Austin, ma

sia il mio preferito perché ce ne sono davvero

corpo più vecchio non era compatibile con tutti

attualmente vive a Brooklyn. Da quello che ho

troppi che amo e ammiro. Ognuno ha il suo

gli obiettivi come il 67II. Si maneggia po‘ come

raccolto nelle nostre ultime conversazioni, en-

stile di lavoro che apprezzo per diverse ragioni.

una reflex 35mm, ma è molto più grande, ov-

trambi abbiamo alcune idee per la serie su cui

Molti dei miei preferiti sono fotofrafi più vecchi

viamente. Ero anche stanco di trascinato dietro

abbiamo intenzione di collaborare. Quei due

come Shore o Eggleston, ma sono fan anche

una bestia di macchina fotografica. Io sono

sono fotografi talmente incredibili e persone

di molti fotografi contemporanei. E’ difficile

più a mio agio con le riprese in 35mm e lo

meravigliose. Sono molto fortunato a poter la-

sceglierne uno. Che tipo di macchina fotogra-

sviluppo di pellicola, e per quella dimensione è

vorare con loro su qualcosa come questo, e io

fica usi? Alterno una vecchia Olympus OM10,

molto meno costoso. Cosa non ti piace della

non vedo l’ora di vedere cosa ne viene fuori.

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Nome? Aerial East. EtĂ ? 21. Da dove vieni? New York City, Brooklyn. Quali sono state le tre cose migliori del festival? Free Drinks, Free Drinks, Free Drinks. E le tre cose peggiori? Troppe cose da fare. Troppe vecchie facce familiari. Troppi Free Drinks. Quali band ti hanno sorpresa di piĂš? Saadi, Here We Go Magic, Sharon Van Etten. Dove dormirai stanotte? Nel Van.

Street Files. SXSW Festival Austin, Texas - Stephanie Gonot

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Nome? David I. Dennis, cantante dei Voxhaul Broadcast . Età? 26. Da dove vieni? LA. Quali sono state le tre cose migliori del festival? Musica. Birra. Tantissime band in pochissimo tempo. E le tre cose peggiori? Porte del bagno per bambini. Advertising. Tutto ciò che è molto costoso. Quali band ti hanno sorpresa di più? Dr Dog, Local Natives, Neon Indian, Delta Spirit. Dove dormirai stanotte? Sul divano di amici.

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Nome? Ingrid “B” Burley. Età? 23. Da dove vieni? Houston, Texas. Quali sono state le tre cose migliori del festival? Musica, cibo e divertimento. E le tre cose peggiori? Camminare, il traffico e il tempo atmosferico. Quali band ti hanno sorpresa di più? The Bamaz, J.Cole. Dove dormirai stanotte? Nel paradiso Hippie.

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Nome? Whitney Patterson. Età? 24. Da dove vieni? Los Angeles. Quali sono state le tre cose migliori del festival? Le persone, le cose gratis, guardare le persone che guardano me che guardo loro. E le tre cose peggiori? Se vieni da lontano non credo che tu possa apprezzare molto la musica. Non puoi guardare tutti gli shows che vorresti. Il costo. Quali band ti hanno sorpresa di più? The xx. Mi ha sorpreso il loro modo di riempire lo show al di là delle capacità. Ma aspetta, questo non è sorprendente. Dove dormirai stanotte? In una casa senza acqua corrente, ho fatto una doccia al caffè.

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Nome? Hannah Sanlon. Doll (from Doll and the Kicks). EtĂ ? 25. Da dove vieni? Brighton, Inghilterra. Quali sono state le tre cose migliori del festival? Musica (suonata e ascoltata), un ottimo mood ed Open Bars! E le tre cose peggiori? La pioggia, campeggiare sotto la pioggia, fare la coda. Quali band ti hanno sorpresa di piĂš? The Good The Bad. Dove dormirai stanotte? Su un divano.

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Nome? Adam Molsson. Quello dei The Good The Bad. EtĂ ? 27. Da dove vieni? Copenhagen. Quali sono state le tre cose migliori del festival? Non saprei. E le tre cose peggiori? Non saprei.

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Nome? Diego Mireles. EtĂ ? 27. Da dove vieni? Texas! Quali sono state le tre cose migliori del festival? Sono troppe, non saprei. E le tre cose peggiori? Sesso, Droga e Rock'n'Roll. No, ma veramente... non saprei. Quali band ti hanno sorpresa di piĂš? Tutte quelle che riesco a ricordarmi. Mi piace pensare Ty Segall. Dove dormirai stanotte? Casa.

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Nome? Bethany Toews. EtĂ ? 29. Da dove vieni? Los Angeles. Quali sono state le tre cose migliori del festival? Musica, amici e il sole. E le tre cose peggiori? Le ragazze in bikini col freddo. Quali band ti hanno sorpresa di piĂš? Voxhaul Broadcast, Pepper Rabbit. Dove dormirai stanotte? In un letto, per fortuna. Le altre notti non sono stata cosĂŹ fortunata.

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London Rooms

Nell’era della globalizzazione anche la creatività va in trasferta perché, si sa: se Maometto non va alla montagna... Così, nel corso della settimana della moda parigina, l’infallibile British Fashion Council ha organizzato una gita fuori porta per i suoi pupilli, fiori all’occhiello di una rigogliosa generazione di creativi London based che hanno fatto della Ville Lumière la loro dimora per una settimana. Noi - che a Parigi ci trovavamo per dare un occhio alle proposte più interessanti per l’inverno 2010/2011 - abbiamo preso due piccioni con una fava. O, in questo caso, 10. Interviste di Ilaria Norsa e Fabiana Fierotti Intro di Ilaria Norsa. Foto di Emanuele Fontanesi

Chau Har Lee

di Fabiana Fierotti

La designer di calzature Chau Har Lee si è appena laureata al London College of Art, ha già vinto la ITS Competition e ora si prepara a lavorare alla prossima collezione con la stessa formula vincente: contrasti di duro/morbido e mix di materiali diversi per realizzare vere e proprie sculture dal taglio futuristico. Chau potresti dirci qualcosa di te, sui tuoi studi, le tue origini? Sono nata a Londra, la città dove lavoro, mi sono laureata a luglio 2009 al Royal College of Art, lì ho iniziato la maggior parte dei miei lavori. Ho iniziato con la tecnica tradizionale per la produzione di calzature. Parlami della tua collezione, qual è il tema principale? Le forme sono assolutamente uniche! Grazie. Sì, la maggior parte di quello che vedi l’ho realizzato durante il college, si tratta di un mix di tecniche prese dai differenti corsi che ho frequentato. L’idea

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principale è quella di giocare tra duro e morbido: le scarpe devono essere rigide in quanto supporto, ma morbide in quanto devono permettere ai piedi di muoversi, il tutto utilizzando una combinazione tra legno, pelle, metallo e plastica. Pensi di collaborare con qualche altro designer in futuro? Sì, spero di sì. Sai, devo parlare con alcune persone proprio di questo. Spero di riuscirci in futuro. Te lo auguro davvero. Hai altro in mente? Per ora lavoro alla mia nuova collezione. L’anno

scorso ho vinto la ITS Competition e a luglio devo presentare a loro la mia nuova collezione. Al momento tutti dicono di essere ispirati da Lady Gaga, tu lo sei o ti piacerebbe vedere le tue scarpe ai suoi piedi? Sì, mi piacerebbe che indossasse le mie scarpe. Penso però di essere ispirata da molte cose che vedo in ogni posto, penso di non essere ispirata da niente e nessuno in particolare ma da una combinazione di fattori. E spero che il prodotto finale possa essere indossato da gente come Lady Gaga. www.chauharlee.com


Cooperative Designs

di Fabiana Fierotti

Da quel nostro primo “Feature on designer” del 2008 (PIG 65), Cooperative Designs ha fatto parecchia strada... Dopo la collaborazione con Stefanel lo scorso anno, Annalisa Dunn e Dorothee Hagemann hanno sviluppato una nuova collezione basata sullo Stackenblochen, sovrapposizione di linee geometriche ordinate e caos totale.

Ciao Annalisa, iniziamo subito dai cappelli, li trovo assolutamente fantastici! Certo, si tratta di una collaborazione con un altro stilista che ci supervisiona e collabora con noi da molto tempo e ha realizzato questi incredibili pezzi. Qual è il tema principale della collezione? E’ tutto basato sullo Stackenblochen, una particolare composizione data dalla sovrapposizione di linee geometriche per un effetto grafico e ordinato da un lato, e di estrema confusione dall’altro. Quindi abbiamo ordine e precisione da una parte ed esplosione e distruzione dall’altro. Facendo un paragone con la scorsa stagione, vedo meno colori. Come mai? E’ uno dei motivi cardine della collezione, ci siamo concentrati sullo Stackenblochen e abbiamo usato una selezione di colori più ridotta. Qual è il pezzo della collezione che preferisci? Penso questo: la sua forma insolita e la grafica mi piacciono molto. Inoltre questo tessuto, che produciamo nel nostro studio, è il mio preferito. Avete dei punti vendita in italia? No, al momento no.

Oh, che peccato… Sai, abbiamo lavorato con Stefanel, la scorsa stagione, per il loro 50° anniversario e abbiamo fatto una collezione per celebrare il marchio. C’è stata una bella presentazione a Milano... Si, ricordo! Bellissima quella collezione... Passando ai

gioielli, quale tecnica avete usato? Si tratta di diversi materiali saldati insieme. Come vedi l'effetto è assolutamente unico... Si, sono bellissimi. Grazie per la chiacchierata Annalisa! Grazie a te, è stato un piacere! www.cooperative-designs.com

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Foto Kenzie Burchell

Craig Lawrence

di Ilaria Norsa

Una vecchia conoscenza di PIG (lo intervistai come "Fresh Designer" nel maggio del 2008 - PIG 62), Craig è un mago del knitwear originario del Suffolk ma London based, che veste personalità del calibro di Patrick Wolf, Tilda Swinton e Lady Gaga e che per la F/W 2010 ha scelto di deliziarci con una performance sartoriale in movimento. Maestosa. Ciao Craig, ben ritrovato e complimenti: la collezione è fortissima! Pensa che su alcuni pezzi ha già messo le mani Lady Gaga... Eccola lì, non se ne perde uno lei! In effetti sono abiti di grande impatto, sicuramente adatti alle luci della ribalta... e a Lady Gaga! Hai scelto di presentare la collezione con un film invece che tramite una sfilata, vero? Sì, è così. Ho deciso di creare un film insieme a Mel Bles (fotografo che ne ha firmato la regia) e Katie Shillingford (fashion editor di Dazed&Confused, che ne ha curato lo styling - n.d.r) e lo abbiamo presentato nel digital space della Somerset House nel corso della London Fashion Week... Qual è il tema della collezione che ha ispirato il cortometraggio? Il punto di partenza sono le corone d’oro e, in linea più generale, la connotazione

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oscura del potere totale che è legata a questo simbolo emblematico. Ho pensato alle regine che portano queste corone perchè esse simboleggiano il potere totale, e ho contrapposto questa immagine a quella dei bambini che amano travestirsi indossando corone per gioco, senza rendersi conto della connotazione oscura di quel simbolo potente. Questo universo di riferimenti ha generato la collezione: gli abiti sono lunghissimi perchè trovo che l’idea di altezza sia molto spesso legata a quella del potere: sai, una figura alta e lunga ha un certo fascino, e l’altezza in questo senso rappresenta un vantaggio dal mio punto di vista... Trovi che anche al giorno d’oggi un simbolo come la corona abbia delle connotazioni minacciose? Sì... la regina incarna l’idea di potere assoluto: essa è in grado di decidere

sulla vita e sulla morte... Può cominciare una guerra... Lo trovo inquietante! Non hai tutti i torti.. Il tuo è un approccio molto materico: per gli abiti hai scelto di utilizzare materiali simili all’oro - sembrano fili metallici, foglie d’oro... L’impatto è molto scenografico! Sì, si tratta di fili di cotone avvolti nel metallo... Che lavoro! E’ tutto fatto a mano? Sì! Nel maglificio vengono prodotti dei pannelli per creare la maglia e poi i pezzi vengono tutti cuciti insieme a mano, è un procedimento eterno... Ci credo! Questi capi vengono confezionati su ordinazione? Sì... seguiamo la produzione internamente. Questa stagione ci sono un pò di negozi interessati. In Italia sei venduto da qualche parte? Sì Alain Journo, un negozio di Milano (Via della Spiga 36 n.d.r.) ha comprato diversi pezzi... www.craiglawrence.co.uk blog:chateaudegateau.com


Heikki Salonen

di Ilaria Norsa

Heikki è nato a Helsinki nel 1979 ma io l’ho conosciuto a Trieste nel 2008 in occasione di ITS#7, dove si è aggiudicato il Diesel Award. Ora vive a Londra, ma lo ritrovo a Parigi con diverse collezioni all’attivo, un nuova fidanzata e un evocativo F/W 2010. Ben ritrovato! Sono passati già due anni... ITS ha segnato il mio debutto: è cominciato tutto da lì, quella era la mia collezione di diploma... Dove hai studiato? Prima ad Helsinki, poi ho partecipato ad un progetto Erasmus in Olanda e in seguito ho frequentato il Royal College of Art, presso il quale mi sono laureato. Cos’è cambiato da allora? Fondamentalmente ho portato avanti il mio stile di sempre, ciò che ha costituito la differenza più notevole è stato il fatto di lavorare fianco a fianco con la mia fidanzata. Continuo a disegnare gli abiti come ho sempre fatto ma ora sono più portabili e femminili, e adulti. La tua è un’estetica quasi monocroma e carica di simbologie. Qual è l’ispirazione dell’AW10? Tutto ruota intorno a un concetto misterioso come quello rappresentato dall’essere donna: cerco di decifrare questo mistero, perché voglio che le mie creazioni siano vicine alle donne vere e alla loro mentalità. Per questo penso che sia davvero importante capire chi sono le destinatarie delle mie creazioni. Inoltre credo che ogni anima racchiuda dei simboli da decifrare.

Nella mia ricerca sono anche particolarmente affascinato dall’evoluzione da bambina a donna: una fonte d’ispirazione per questa collezione è stato “Leon”, il film di Luc Besson con Natalie Portman: lei è incredibile in quella pellicola. Indimenticabile! Quando disegni pensi a un tipo di donna ideale? Non ho una tipologia precisa ma per qualche strana ragione penso sempre ad una donna ultra cinquantenne: una donna che sia una vera donna sotto i vestiti. Coi miei abiti non voglio offuscare l’essere ma anzi enfatizzare l’individualità. Sei un femminista! Le foto del lookbook sono opera della tua ragazza... Sì, è cominciata così tra noi, quando ha scattato le foto della mia collezione per Pop Magazine. Oltre alla tua ragazza ci sono altre donne nel team? Sì, Rachel Barrett, una giovane stilista amata da Lady Gaga: sono molto felice di averla come collaboratrice! Gli accessori sono molto belli: li producete internamente o collaborate con qualcuno? La maggior parte degli accessori che vedi - cinture, ciondoli - sono prodotti da noi, mentre per la realizzazione degli

occhiali tondi abbiamo collaborato con Cutler and Gross mentre le calzature sono di Dr Martens. Le tue creazioni vengono vendute anche fuori dal Regno Unito? Sì, fin dal principio: Maria Luisa ha comprato l’intera collezione dopo averla vista a ITS. Ora ci stiamo espandendo anche verso il mercato giapponese. Che progetti hai per il futuro? Sono entusiasta di collaborare con un’azienda italiana di produzione di tessuti infatti, finito qui, andrò direttamente in Italia. Dove? A Molvena. Tu quella zona la conosci bene per via della tua esperienza con Diesel... Qual è la parola italiana che preferisci? “Allora!”. Penso che sia la più facile... Come è la moda in Finlandia? Molti bravi stilisti provengono dal mio Paese e molti di loro vanno a lavorare presso grandi case di moda come primi assistenti (Calvin Klein e Givenchy per esempio hanno finlandesi nel loro team). Le scuole sono valide, tuttavia ci sono poche persone coinvolte nel mondo della moda perché la produzione non funziona molto bene. www.heikkisalonen.com 55


Felder Felder

di Fabiana Fierotti

Le gemelle Felder sono una vera forza della natura. E' bastata una chiacchierata per capirlo. Angela e Anette, tedesche di nascita trapiantate a Londra per studiare fashion design e fashion journalism, puntano soprattutto sulla valenza degli opposti, per una collezione femminile, ma forte e sicura. Ciao Angela e Anette, potete presentarvi e raccontarci dei vostri studi? Siamo Angela Felder e Anette Felder e viviamo a Londra, siamo due gemelle nate in Germania e abbiamo studiato Fashion design, print design e giornalismo di moda alla Saint Martins. Parliamo della vostra collezione, potete spiegarmi il tema principale e a

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cosa vi siete ispirate? Per questa stagione ci siamo ispirate a Tim Burton e Bram Stoker e alla loro abilità di parlare una materua romantica ambientandola in un ambiente oscuro. Ci piace lavorare con i contrasti, forse perchè siamo gemelle e automaticamente cerchiamo di unire cose opposte per farle diventare una unica. Per esempio in questa

stagione contrastiamo elementi molto forti con elementi romantici e per noi la parte romantica è la novità, come le balze, i colori molto femminili come il rosa, che unito alla pelle, porta un po’ di morbidezza nella collezione. E le pietre? E’ tutto ricamato a mano e l’ ispirazione viene dai cristalli di neve, una cosa che ricorda un immaginario invernale e luccicante, felice e malinconico. Come immaginate la donna che indossa i vostri abiti? Penso che ci possa essere una varietà ampia di donne che possono indossare la nostra collezione e naturalmente direi che è una donna sicura di sè, ma in realtà lo diventa quando indossa i nostri vestiti, ed è proprio questo lo scopo della linea: permettere a una donna di essere sicura di sé a 360°, mostrando però anche il suo lato romantico. Entrambe disegnate la collezione? Sì. E gli accessori? Sì. E sono proprio fatti a mano? Sì, sì. Li facciamo noi. La pelle è tagliata e incisa a Londra, la decorazione viene fatta a mano da noi, è molto impegnativo, per alcune cose ci vuole veramente tanto tempo ed è questo che le rende così speciali. Lavoriamo con dei materiali abbastanza semplici e cerchiamo di trovare il loro lato lussuoso... per esempio, uno dei gilet della collezione ha un bracciale staccabile, così lo puoi indossare indipententemente. Avete intenzione di fare delle collaborazioni in futuro? L’ anno scorso abbiamo disegnato tutte le uniformi del ristorante Nobu a Londra, ricordano molto Helmut Newton, se vai lì tutti le indossano, dai camerieri all’ uomo della porta. Quando torneremo a Londra, abbiamo una cosa molto diversa, ma eccitante, dobbiamo progettare e arredare un appartamento per conto di un’azienda immobiliare che ci ha chiamate. Hanno comprato uno spazio enorme a Camden e ogni appartamento verrà arredato da designer o artisti, non architetti, quindi saranno appartamenti super lussuosi e super esclusivi. Come vanno le cose in Italia per il vostro brand? Vanno benissimo! Noi amiamo l’Italia, abbiamo intenzione di venire presto per visitare tutti i negozi. Siete mai state ispirate dalla musica? Sempre. Per noi è il punto di partenza,abbiamo sempre lavorato con musicisti e con la musica, praticamente ogni stagione, abbiamo avuto la collezione grunge ispirata a Kurt Cobain e Courtney Love e poi siamo state contattate da Florence and The Machine, per gli abiti da palcoscenico... adesso la stylist di Rihanna ci ha chiesto di disegnare un outfit per lei... siamo contente perchè siamo sempre state ispirate dalla musica e adesso sono i musicisti a chiederci di lavorare con loro! www.felderfelder.com


Emilio De La Morena

di Fabiana Fierotti

Paesaggi spaziali per la F/W 2010 di Emilio De La Morena. Il designer spagnolo che ci aveva già conquistati con il suo talento, si riconferma grazie a una collezione studiata nei minimi dettagli: stampe e materiali si combinano insieme in un effetto, come dice lui, sorprendente.

Qual è stata la principale fonte d’ispirazione per questa collezione? Tutto ruota intorno a questa donna che vive su un sistema solare fantastico. Ho cominciato a cercare immagini della superficie di marte. Partendo da queste ho disegnato 11 stampe diverse basate su 11 pianeti. C'è Marte, poi ci sono Giove, Saturno. Ho usato tecniche diverse per ogni stampa per rendere meglio l’idea di questa ragazza, di questa donna drammatica e fantastica. Ho cercato di rappresentare l’erosione della superficie dei pianeti e ho voluto sperimentare, ho usato tagli di pelle intarsiata mischiati all’organza. Penso che l’effetto sia davvero sorprendente. Ecco, ogni stampa mostra un pianeta diverso: questo è Giove, questo è Marte. Ma tutto queste stampe rappresentano la tua visione personale dei pianeti oppure si tratta di immagini reali? Queste sono immagini reali di Marte, interpretate in chiave fantastica. Ho usato colori ad olio, abbiamo sperimentato diverse tecniche per raggiungere gli effetti

desiderati: acquerelli, a cui abbiamo aggiunto del sale per rendere più forte il colore. Poi abbiamo usato inchiostro normale, a cui abbiamo aggiunto anche dell’inchiostro cinese… Cosa mi dici degli altri materiali utilizzati? Abbiamo lavorato con Loropiana che fa il cachemire più pregiato disponibile sul mercato... quindi all’inizio della collezione abbiamo molto cachemire, poi organza in diverse tinte e fantasie, spandex, seta e spandex, come puoi vedere materiali molto elastici. Vedo che alla fine la collezione ha delle fattezze più delicate... Sì, diventa più impalpabile, eterea, con organza e parti in pelle. All’inizio invece abbiamo qualcosa in alpaca che viene messo in risalto, poi torniamo all’organza. Abbiamo combinato tessuti e materiali diversi tra loro per un effetto più sorprendente. Cosa mi dici degli accessori, le scarpe? Per le scarpe abbiamo lavorato con Charlotte Olympia. I colori sono metallo cromato, oro anticato, oro e nero, sono fatte di pelle, altre sono fatte di cachemire e lurex. www.emiliodelamorena.com 57


Nasir Mazhar

di Ilaria Norsa

Il britannico Nasir ha cominciato come aiuto parrucchiere ma - sentendosi stretto questo ruolo per via delle limitazioni implicite nella materia prima - ha saputo “riciclarsi” cappellaio, facendo breccia nei cuori di Nicola Formichetti, Kylie Minogue, Madonna, Fischerspooner, Lady Gaga, Gareth Pugh, Viktor&Rolf e Thierry Mugler. Chapeau!

Qual è la tua storia? Facevo il parrucchiere durante le sfilate, ma in qualità di assistente. Mi sono stufato abbastanza presto perchè non puoi fare molte cose con i capelli... Allora ho cominciato a costruire delle forme per abbellirli, finchè sono finito a creare veri e propri cappelli. In realtà, in origine, non erano propriamente definibili come tali, è stato un progredire molto lento... perchè all’inizio, sai, non avendo frequentato nessuna scuola, e non avendo avuto la possibilità di sviluppare le mie idee creative in un certo modo, ho dovuto essere un pò il maestro di me stesso, provando sempre nuove tecniche e nuovi materiali. A quel punto ho messo insieme un bel po’ di collezioni e ho deciso di mandare dei pezzi a Nicola Formichetti di Dazed e Francesco di i-D. Entrambi sono rimasti molto colpiti, così ho iniziato a lavorare con Nicola... Quante collezioni hai all’attivo? Questa è la quarta stagione. So che hai creato i cappelli per l’ultima sfilata di Viktor&Rolf... Non esattamente, Viktor & Rolf hanno semplicemente usato alcuni pezzi della mia collezione. Beh, otti-

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mo lo stesso! Hai collaborato con qualche altro stilista? Questa stagione con Thierry Mugler: devo dire che sono molto contento che tutto questo sia successo in un’unica stagione! E’ un bel salto no?! Cavolo, direi di sì! Con chi altro ti piacerebbe collaborare? Non ci ho mai pensato prima in realtà... ma mi piace molto Givenchy! Cos’altro bolle in pentola? Abbiamo messo su un nuovo brand che si chiama “New Power Studio” (www.newpowerstudio.com), quindi possiamo dire di essere abbastanza impegnati... In quanti siete a lavorare? Fammi contare velocemente... siamo in nove. Lo studio è a Londra, vero? Sì! London Studios. I tuoi cappelli si trovano in vendita nei negozi o li create solo su ordinazione? Questa è la prima collezione ad essere venduta nei negozi in UK... abbiamo appena cominciato. Pensi di espanderti all’estero? Spero di poter sviluppare qualcosa in questo senso, ma lentamente, visto che abbiamo appena lanciato il ready-to-wear. Prima si trattava solo di pezzi da collezione e collaborazione quindi... www.nasirmazhar.com


David Koma

di Ilaria Norsa

Nato in Georgia, uscito solo un anno fa dalla Central Saint Martins e subito intervistato da noi (PIG 76 - Ottobre 2009), David ha già fatto incetta di premi e riconoscimenti, conquistando stampa e buyers mondiali.

E’ la prima volta che presenti la collezione a Parigi? Sì ed è anche la prima volta che la proponiamo all’estero! Come sta andando? Benissimo! Anche a Londra il responso è stato straordinarioi, no? Sì, l’accoglienza è stata incredibile anche lì. Parlami della collezione: Mi sono concentrato come sempre sul corpo femminile: il mio scopo è rendere una ragazza bellissima e seducente. Per me la moda è arte: con essa voglio stupire, a volte portando le cose all’estremo, raccontando storie. Oltre a voler rendere una donna bellissima desidero mostrare il contrasto tra le linee geometriche e le curve più morbide del corpo femminile. La forma, quindi, è più importante del colore. Sì, i colori che utilizzo sono neutri. In questo caso il color carne spazia nei toni del grigio, cui si abbina il metallo. Le applicazioni metalliche d’altra parte sono un po’ la tua

firma... Sì, mi piacciono i dettagli metallici, le forme triangolari che si spezzano e diventano linee curve. E’ tutto basato su questo gioco di contrapposizioni. Usi sempre anche la pelle? Sì, anche se a volte - come nella SS10 - è difficile riconoscerla, poiché si tratta di una lavorazione speciale... Cosa ti attira tanto di questo materiale? Mi piace perché è molto delicata. Devi trattarla con attenzione, altrimenti la danneggi e poi è impossibile ripararla. Quindi, quando inizi a lavorare la pelle, devi pensarci due volte prima di fare un taglio: senti che è un materiale speciale e non devi sprecarlo. Insomma, è preziosa, delicata, speciale e ci vuole molta cura. Infine mi preoccupo che le mie creazioni diano una sensazione piacevole al tatto. Quando disegni hai in mente una tipologia di donna in particolare? E’ una donna fuori dal comune, ma

anche ogni donna che si sente forte, sicura di sé e abbastanza coraggiosa da sperimentare. Per la realizzazione di scarpe e accessori ti appoggi a qualcuno? Sto collaborando con un designer italiano: Bionda Castana. Ha linee molto semplici e una particolare attenzione al dettaglio. Non voglio calzature troppo chiassose per i miei abiti... Potrei anche creare accessori, ma non voglio che siano loro a identificare le mie creazioni, preferisco concentrarmi sull’essenziale. Prima voglio che sia chiaro a tutti cosa facciamo e chi siamo, poi, in futuro, potrò introdurre anche un maggior numero di accessori. (Poi guardandomi, esclama): Adoro la tua sciarpa! Grazie, è un pezzo dell’ultima straordinaria collezione di Alexander McQueen, “Platos Atlantis”... Pazzesca! C’è qui tua moglie: lavora con te? Sì, si occupa della parte amministrativa Chi altro vi aiuta? Il mio bravissimo assistente designer e pochi altri fantastici collaboratori. Siamo un team abbastanza ristretto, e ci vogliamo bene. Essendo in pochi dobbiamo lavorare sodo ma contiamo di allargarci il prossimo anno... Non ci aspettavamo di suscitare tanta attenzione e di ricevere tanti ordini! www.davidkoma.com

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Natascha Stolle

di Fabiana Fierotti

Natascha Stolle è davvero una ragazza affascinante: dalle origini singolari - italiana, tedesca e giapponese - agli studi (letteratura?!), ci colpisce ogni volta che la incontriamo. Questa volta con una collezione giovane e inaspettatamente colorata. Ciao Natascha, parlami un po' di te e dei tuoi studi... Sono Natasha Stolle e ho studiato letteratura inglese alla Virginia University. Poi ho studiato fashion design alla Saint Martins. Certo passare dalla letteratura alla moda non è proprio automatico... Sono sempre stata interessata alla moda anche quando ero piccola, mi facevo i vestiti da sola; poi durante gli studi di letteratura ho lavorato al corso teatrale del college, facendo i costumi per le scenografie; era un po' diverso perchè era collegato alla letteratura, ma volevo fare qualcosa di profondo, concentrarmi più sui vestiti e quindi ho deciso di andare a Londra a studiare. Allora, parliamo della nuova collezione... come definiresti lo stile? E' molto giovane e gioiosa e mi piace l' idea che pur essendo una collezione invernale, fatta con tessuti invernali, trasmette lo stesso una sensazione primaverile; i colori sono molto luminosi e adoro la sovrapposizione di tanti strati di 60 PIG MAGAZINE

tessuto trasparenti. Ho giocato molto con l' idea di avere un vestito doppio da separare a piacere e con diverse proporzioni e consistenze, tipo con la lana. Ma, non vedo quel cappotto fantastico che ho visto nel lookbook...! Lo indosso io, fa così freddo oggi... Beh complimenti a me, sono molto sveglia oggi! Comunque è bellissimo, lo adoro... Mi piacciono tanto i cappotti, ne ho disegnati parecchi... Come ti trovi qua a Parigi? Mi piace tantissimo, però mi piacerebbe poter uscire e vedere un po' la città. Quando parti? Parto venerdì sera e siamo qua tutti i giorni,usciamo alla sera, abbiamo cene carine,però devo stare attenta a non esagerare perchè devo stare tutta la giornata qua... Si in effetti meglio star buoni in situazioni come questa... Ma tu fai degli accessori o ti appoggi a qualche altro designer? Li facevo, ad esempio ho fatto questa collana e anche gli orecchini, non sono in vendita, sono solo per gli shooting...

ho usato gli occhi che si usano per gli animali imbalsamati... vorrei sviluppare questa idea per la prossima stagione. Dovresti! Sono veramente bellissimi... hai comunque qualcosa in ballo con altri designer? Attualmente sto collaborando con B Store e per ora va bene così... Sei mai stata ispirata dalla musica? Ad esempio, mentre disegni, da cosa tra ispirazione? Penso soprattutto alla donna che indosserà i miei vestiti, a cosa vorrebbe indossare, però sono ispirata anche dalla musica. Ogni volta che sento una particolare canzone mi riporta indietro a una collezione, perchè capita spesso che ascoltiamo il pezzo in loop, finchè non abbiamo finito tutto. Per questa collezione, il pezzo è stato "Small Town Boy" di Bronski Beat, l' abbiamo ascoltata almeno un centinaio di volte, poi... è un po' imbarazzante, ma anche Susan Boyle e la sua versione di "Wilde Horses". www.nataschastolle.com


Fannie Schiavoni

di Ilaria Norsa

23 anni e un cognome che sembra italiano. In realtà Fannie è svedese e - dopo un trascorso nel fashion design e diverse internships degne di nota (da Hussein Chalayan a Giles Deacon) - con i suoi gioielli-armatura dal sapore medievale si è aggiudicata l'attenzione dei media, il favore dei bloggers e l’epiteto di astro nascente della moda britannica.

Rispetto agli altri designer tu per me sei una vera scoperta. Dove hai studiato? Sono svedese ma vivo a Londra da cinque anni, città in cui ho studiato al London College of Fashion. Come hai iniziato? Mi sono laureata l’anno scorso, ma ho cominciato a vendere a Browns Focus mentre stavo ancora studiando, tre stagioni fa. Nel frattempo ho trovato altri 10-15 rivenditori. Una crescita rapida per una ragazza della tua età! Crei gioielli: come mai hai scelto questo settore? In realtà ho studiato fashion design, ma per la mia collezione di diploma ho creato alcuni gioielli per ornare i vestiti ed essi hanno ricevuto più attenzione dei vestiti

stessi! Ho visto che l’onnipresente Gaga ha indossato i tuoi pezzi... d’altra parte sembra mettere le mani su tutte le creazioni più interessanti proposte dai giovani designer. Tu quando crei i tuoi pezzi pensi a un tipo particolare di donna? Mi viene naturale pensare a una ragazza svedese: è una cosa automatica, ma i miei gioielli sono molto versatili e possono essere indossati in modi diversi - slogati, rovesciati... un po’ come fa Lady Gaga che a volte indossa cinque o sei pezzi contemporaneamente! Come definiresti le tue creazioni? Importanti, forti ed espressive. E questa collezione? Medioevale. I tuoi sono gioielli

che “vestono”, ma stanno bene sia sopra che sotto i vestiti, sulla pelle nuda... Sono unisex vero? Sì, effettivamente uno dei miei rivenditori è un negozio maschile ed alcuni degli editoriali più belli sono stati maschili. Hai ricevuto molta attenzione anche dai blog, ce n’è qualcuno in particolare che segui? Senza dubbio StyleBubble, ma ce ne sono anche tanti svedesi che seguo. Hai in progetto qualche collaborazione? In effetti sì, la prossima stagione dovrei collaborare con uno stilista di abbigliamento ma non è ancora definitivo, quindi per scaramanzia non posso dirvi altro! www.fannieschiavoni.com

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Juliette Lewis

Intervista di Valentina Barzaghi. Foto di Ivan Cazzola

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Ci sarebbero diversi motivi per cui intervistare Juliette Lewis, ma l’occasione che ci ha condotto a lei questa volta è stata l’uscita del film “Whip It”, il primo che vede la sua amica Drew Barrymore dietro la macchina da presa e lei nelle vesti della bella e cinica pattinatrice Dina Might, antagonista della più piccola e docile Bliss Cavender interpretata da Ellen Page. A trentasei anni, Juliette può vantare una carriera affermata sia a livello cinematografico che musicale, con più di trenta film sulle spalle e quattro album (di cui tre con i The Licks e uno, uscito l’anno scorso e intitolato “Terra Incognita”, con i The New Romantiques). Ma da eclettica, instancabile e imprevedibile diva, che del rock ha fatto non solo uno stile di vita, ma che dice ormai di essersi tranquillizzata, non sappiamo davvero cosa aspettarci per il prossimo domani.

Ciao Juliette! Piacere di conoscerti. Come stai? Ciao! Sto molto bene, grazie. Ti trovo in un momento di relax o sei al lavoro? Dove sei? In questo momento sono a casa, dopo un periodo di duro lavoro. Sono appena uscita da mesi di tour e shoot... Ora mi sto rilassando e starò ancora un po' a casa mia in California. Qual è la prima cosa che hai pensato stamattina quando ti sei alzata? Hell, life is fucking amazing. Ti potresti descrivere usando tre aggettivi? Credo di essere un po' troppo complessa per potermi descrivere con soli tre aggettivi: avrei paura che ne andasse perso qualcuno. Se fossi una città, quale città saresti? Los Angeles, la città in cui sono nata e cresciuta, perché dopo un tour in cui giro in lungo e in largo per il mondo, non c'è altro posto in cui mi piace tornare come casa. Una canzone? Qualsiasi canzone io abbia scritto in determinati momenti della mia vita. Un/una cantante del passato? Grace Jones Un animale? Un pavone. Uno stilista? Odio l'idea di fashion. E' ridicolo. Amo l'arte e come visual art adoro la fantasia dei miei vestiti. Ti ricordi la prima volta che sei stata su un set? Me lo potresti raccontare? Il mio amore per il cinema è nato quando ero ancora davvero piccola, quando non avrei mai smesso di vagare per i set, passando da un posto all'altro. Mi ricordo di essermi anche presa una gran cotta per Clint Eastwood. D'altronde ero già al lavoro quando avevo solo undici anni. Mio padre mi ha sempre supportato in tutti i miei progetti. Ma tu hai anche frequentato qualche scuola di cinema o hai imparato tutto sul set? No, nessuna scuola, ho imparato tutto sul set. Ma cosa ti piace fare quando non sei sul set? Guarda, quando non sono sul set viaggio un sacco per la promozione di film o del mio album. E quando non sono in promozione, sono in tour o scrivo cose nuove o creo i miei vestiti. Diciamo che mi trovo pressoché sempre in uno stato di creazione e creatività artistica per tutto ciò che deriva dalla mia mente. Bene, arriviamo al motivo dell'intervista, ovvero la tua presenza nel film Whip It. Com'è

stata Drew Barrymore, che ha firmato la regia, sul set? Amo davvero moltissimo lavorare con lei. E' un'amica. Sono contenta perché questo sarà l'anno in cui vedrete due miei grandi amici che si sono messi dietro la macchina: Drew e Vincent Gallo. Come fai a conciliare tutti questi aspetti artistici della tua vita, dal cinema alla musica? Io non credo ce la farei, nel senso spesso non so quando andare a fare la spesa, figuriamoci un tour... Eh cara mia, è davvero difficile, ma sia la musica sia il cinema sono fattori importanti e indispensabili della mia vita, quindi cerco nel possibile di sostenerli entrambi con la stessa forza. Come decidi solitamente i film da interpretare? Diciamo che leggo sempre lo script nel corso di un paio di giorni e cerco di dormirci sopra. Se mi sveglio con un particolare ricordo e ancora scossa per quello che ho sentito mentre stavo dormendo, allora vuol dire che il film è quello giusto perché ha toccato i miei stati d'animo. Tra tutti gli artisti che hai incontrato nel corso della tua vita e del tuo lavoro, chi è quello che ti ha affascinato di più? Non ho dubbi in merito a questa risposta... Martin Scorsese. Lui ha cambiato completamente la mia carriera (con Cape Fear - Il Promontorio della Paura, 1991) e giuro che se mi chiedesse di lavorare ancora con lui, salterei nel progetto ad occhi chiusi, anche senza saperne nulla. Invece tra tutti i personaggi che hai interpretato nel corso della tua carriera, ce n'è uno a cui ti senti particolarmente legata? Direi il personaggio che interpreto in Strange Days (Kathryn Bigelow, 1995) perché credo che mi assomigli molto caratterialmente. Ti è mai capitato di dover sopportare qualche fans particolarmente intrusivo? Non credo di poter dire nulla di questo tipo... Nel senso che certo, qualche volta ai fans capita di perdere un po' il controllo, ma non è perché mi vogliano fare del male. Come dovrebbe essere per te una donna per impersonificare appieno il significato di "sexy"? Per quanto mi riguarda io voglio sentirmi sexy per il mio uomo. Il resto a mio avviso importa poco. E se invece dovessi darmi una definizione

di "indipendente", soprattutto parlando di cinema e musica? Indipendente vuol dire che la grande macchina dell'industria, che sia musicale o cinematografica, non sta dietro al progetto con la conseguenza che chi crea può ritenersi davvero libero da vincoli che avrebbero potuto influenzarlo troppo. Cosa conosci dell'Italia? E del cinema italiano? Adoro Fellini e tutti i suoi film. Nel mio ultimo album puoi riconoscere posti, colori vividi e momenti romantici che ricordano il suo modo di riprendere. Nella track Ghosts, per esempio, io ed Omar tentiamo di riportare in vita un dramma di Fellini e le sue magnifiche scene. A proposito di musica... A te che musica piace ascoltare? Generalmente non mi piace ascoltare un solo tipo di musica. Vado molto per fasi. Il primo disco che ho comprato nella mia vita è stato People Are People dei Depeche Mode. Diciamo che ho molte personalità. Amo i The Cure, 70's, Jimi Hendrix, Janis Joplin, ma posso anche ascoltare dei classici rock come Queens of The Stone Age. Il rock contemporaneo è grandioso... quindi Arcade Fire, Muse, The Raconteurs... Ma con quale tipologia di musica sei cresciuta? Il jazz è la musica che ho ascoltato di più quando ero piccola: mio padre me la suonava spessissimo. Le piume sono diventate un must del tuo look... da dove arriva questa passione? Penso che le piume racchiudano il vero significato dell'istinto primordiale, che non è solo la libertà: credo che più che altro lo sia la bellezza. Se la tua vita fosse un film, chi lo dirigerebbe? Amo Martin Scorsese, quindi direi lui. C'è qualcuno o qualcosa per cui smetteresti di essere un'artista? Solo per me stessa, se dovessi arrivare ad un punto in cui non mi sento più davvero motivata. Mi anticipi qualcosa dei tuoi progetti futuri? Mi piacerebbe molto riuscire a sposarmi un'altra volta e continuerò il lavoro di promozione che ho iniziato l'anno scorso. Sei felice? Posso dire di sì. Vorrei avere ancora più controllo su me stessa, ma diciamo che il lavoro che sto facendo sta andando per il meglio.

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Marcus Söderlund Marcus Söderlund si esprime con un linguaggio rarefatto, al limite del documentarismo. Nei suoi video emerge sempre qualcosa di magico o inaspettato, in grado di lasciare senza fiato. Un approccio stilistico che ha fatto innamorare artisti del calibro di The xx, jj, Taken By Trees, Jens Lekman e Air France, solo per citarne alcuni. Lo abbiamo incontrato in un momento speciale della sua carriera, il punto di svolta forse: l’incontro con la BBC. Ci ha raccontato delle sue passioni cinematografiche, della sua infanzia, e dei segreti dietro alcuni dei suoi lavori più emozionanti. Intervista di Marco Lombardo. Foto di Paul Herbst

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Ciao Marcus, come stai?

tiva. Così ho imparato ad andare a cavallo. Poi

All’inizio della mia carriera la cercavo nei film

Bene, grazie.

le cose si sono messe male, hanno venduto la

che amavo. Oggi lascio che siano le situazioni

Dove sei in questo momento?

fattoria e siamo tornati in città.

quotidiane a influenzarmi, come l’innamorarsi

Londra.

Sei sposato? Hai figli?

in Vcr degli xx, oppure un’intuizione visiva,

Cosa stai facendo?

No.

come in No Excuses.

Ho appena finito di girare uno spot per la BBC,

Un ufficio tutto tuo?

Raccontaci di come lavori.

dedicato alla copertura delle prossime elezioni

Sì, ho appena cambiato location. Si trova a

Prima di tutto, per essere a mio agio, ho

in Inghilterra.

Sodermalm, non lontano dal mio appartamen-

bisogno di limitazioni. Paradossalmente mi

Sembra una cosa seria…

to. E’ una stanza molta piccola, apparteneva

rendono più libero, forse perché restringono le

E’ stata un’esperienza fantastica, davvero istrut-

a Kristian Bengtsson, il mio fotografo svedese

possibilità di scelta. Infatti sia per Vcr che per

tiva. Ho lavorato con ottimi professionisti. L’ho

preferito. Dai un’occhiata qui: http://kristian-

Let go ho avuto a disposizione solo quattro

raccontato a mia madre e non voleva crederci.

bengtsson.blogspot.com.

pellicole, in totale venti minuti di girato. Il pas-

Ha commentato: “E cosa ci fa la BBC con un

Come ci si sente a essere uno dei più pro-

so successivo è interrogarsi sull’idea generale

clown come te?”.

mettenti filmmaker svedesi?

del progetto, insieme all’artista o al committen-

A che età hai capito di voler fare il regista?

Non riesco a immaginarmi in quel ruolo.

te in questione. Un rapido brainstorming che

Da ragazzo. Un giorno mi sono svegliato e ho

Cosa ti piace di più nel girare video musicali?

sviluppo su un piano prettamente emozionale.

preso questa decisione. Cantavo in una band,

Tutta la mia vita ruota intorno alla musica. Sono

A quelle sensazioni iniziali si aggiungono le

ma non avevo alcun talento particolare né la

un musicista mancato, come ti dicevo. Facendo

decisioni tecniche fondamentali. Bianco e nero

pazienza di imparare a suonare uno strumento,

questo lavoro ho l’opportunità di incontrare

o colore? Dolly o a mano? Dopodiché cerco di

cosa che oggi rimpiango. Il cinema ha rappre-

molte persone di talento e di condividere con

rimanere il più fedele possibile alle suggestioni

sentato così un’alternativa al mio fallimento nel

loro dei progetti speciali.

di partenza. Non ragiono mai in termini di pub-

mondo della musica. Le immagini in movimen-

Qualche nome in particolare con cui ti piace-

blico. La priorità? Che gli artisti si riconoscano

to sono le canzoni che non ho mai scritto.

rebbe collaborare?

nel prodotto finale.

Che studi hai fatto?

Vorrei lavorare con Håkan Hellström, a mio

Il tuo videoclip preferito di tutti i tempi?

Mi sono laureato in regia alla Gothenburg Film

avviso il miglior artista svedese in circolazione.

Ne ho più di uno. Il primo è You can call me

School. Prima ancora ho studiato alla Scuola

Sarebbe divertente girare un video con Drake.

Hall di Paul Simon, divertentissimo, poi On my

di Cinema di Stoccolma, un’istituzione privata

Quali sono gli artisti che hanno influenzato la

mind degli Everything But The Girl e infine No-

molto prestigiosa, ma altrettanto costosa. Sen-

tua visione estetica?

thing compares to you di Sinead O’ Connor.

za la possibilità di accedere a borse di studio

Da bambino trascorrevo un sacco di tempo

Qual è stato sinora il momento più importan-

o finanziamenti statali, ho dovuto pagare tutto

guardando i libri di Robert Franck, Nan Goldin

te della tua carriera?

di tasca mia, pur non avendo un quattrino. Mi

e Sally Mann. Ancora oggi la fotografia è una

Lavorare al trailer della BBC.

sono dissanguato. Ho venduto tutto quello

delle principali fonti da cui traggo ispirazione,

Consideri il filmmaking un momento di ca-

che avevo, dai mobili ad un intero guardaroba.

soprattutto quando si trova nella zona di confi-

tarsi?

Alla fine tutti i miei amici andavano in giro

ne tra l’immagine fissa e quella filmica.

Lavorare di per sè è catartico, mi allontana da

con i miei vestiti. Ho persino venduto il mio

Ti è mai capitato di rifiutare una proposta

me stesso, il più delle volte in maniera positiva.

corpo per delle ricerche scientifiche in campo

perché non ti piaceva la musica dell’artista

Com’è stato collaborare con Jens Lekman al

medico.

con cui avresti dovuto lavorare?

video di Sipping on the sweet nectar?

Dove sei nato?

Sì, ma ho anche cercato di ottenere dei lavori

Adoro Jens come persona, amo la sua musica,

Bergsjön, un quartiere popolare, nella periferia

di cui poi mi sarei sicuramente vergognato.

il suo storytelling, la sua malinconia, la sua dol-

a Nord di Goteborg.

In base a cosa accetti di girare un video?

cezza, il modo in cui osserva il mondo. E’ una

Dove sei cresciuto?

Rifiuto se non ho abbastanza tempo o se pen-

persona speciale, con una sensibilità unica.

Ho vissuto a Goteborg, Kungsbacka e Särö,

so di non essere adatto alle caratteristiche dal

Perché avete scelto l’Islanda come location?

una penisola famosa per il tennis e i suoi campi

progetto. Non amo le sfide inutili.

Jens mi ha raccontato un aneddoto di quando

da golf. I miei traslocavano ogni sette anni.

Tra quelli che hai firmato, qual è il video di

era in Islanda per scrivere alcune canzoni. Un

Oggi abito a Stoccolma, a Södermalm, nello

cui sei più orgoglioso?

piccolo aeroplano rosso volava sopra la sua

stesso palazzo di Daniel Eskils, un mio caro

Sono molto soddisfatto del lavoro svolto con

testa ogni volta che era in procinto di registra-

amico nonché un regista talentuoso.

i jj in Let Go. Adoro le espressioni del viso di

re. Mi fece anche vedere un breve filmato che

Quanti anni hai?

Elin e Joakim in quel video, come amo alcune

aveva fatto con il telefonino. Così mi è venuta

Ne ho appena compiuti trentaquattro.

sequenze di Silly Crimes dei The Tough Allian-

l’idea di chiedere a una mia amica islandese se

Hai fratelli o sorelle?

ce. Il mio preferito però rimane No excuses

conosceva qualcuno con un aeroplano. Venne

Ho un fratellastro che non vedo da venticinque

degli Air France. E’ quello a cui sono più le-

fuori che i suoi cugini ne possedevano uno

anni. Ho anche provato a fare un film su questa

gato, perché ho ripreso il mio eroe: un surfista

simile alla descrizione fattami da Jens e che

storia, ma è venuta fuori una cosa imbarazzan-

che ha sempre e solo surfato le gelide onde

erano soliti sorvolare l’area dove lui, qualche

te, tra le peggiori che abbia mai girato.

del mare svedese. Mi piace il contrasto tra il

mese prima, si era rifugiato. Coincidenze che ci

In che ambiente familiare sei cresciuto?

calore della canzone e il grigio, venato di blu

hanno fatto decidere di ambientare il video in

Ho rapporti solo con mia madre attualmente.

delle immagini.

Islanda, sfruttandone in questo modo anche le

I miei genitori da giovani erano dei Mods allo

Il video che apprezzi di meno?

straordinarie potenzialità filmiche.

sbando, come nel libro Tulsa di Larry Clarks.

Uno soltanto penso faccia proprio schifo, lo

Durante le riprese eri anche tu su quell’ae-

Quando sono nato hanno cercato di darsi una

girai per una band elettro pop svedese, i The

reo?

regolata trasferendosi in campagna, per stare

Similou.

No, io ero su quello da cui abbiamo filmato il

lontani dalla città e da ogni tentazione distrut-

Dove prendi ispirazione per le tue opere?

tutto, insieme al mio assistente Axel Danielsson

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e un pilota islandese fuori di testa.

ciò che fa, anche quando le sue scelte sono

Stai lavorando a qualche nuovo video?

Ne deduco che non hai paura di volare.

discutibili.

A quello di Ceo, il progetto solista di Eric dei

In realtà un pò sì. Non sono un fan degli aero-

Com’è stato lavorare con i jj?

TTA e sono in trattative con i Radio Dept.

porti ma in questa circostanza la curiosità ha

Splendido. C’è un’aura speciale intorno a Elin e

Nelle tue opere ritrai il mondo con estremo

prevalso sulla paura.

Joakim. Un qualcosa di sincero e purissimo.

realismo anche se alla fine emerge sempre

Dai tuoi lavori emerge una certa fascinazione

Per loro, oltre al singolo Let go, hai girato un

qualcosa di magico o inaspettato.

per la natura e gli animali, penso soprattutto

promo dedicato al web intitolato Baby.

Non voglio limitarmi a registrare la realtà in

a video come Vingslag di Kalle J, Baby dei

Mi sono ispirato alla copertina di un disco

maniera anonima. A volte è la natura stessa

jj e No Excuses degli Air France. Da piccolo

di Bill Callahan, Sometime I Wish You Were

a creare la magia, altre volte è il gesto di un

guardavi molti documentari?

An Eagle. Sono cresciuto in mezzo ai cavalli,

uomo, o quello di un computer. Ho bisogno

Non proprio. Mi piacciono gli animali e seguo

li adoro. Volevo catturarli nel loro ambiente

di sorprendermi, con leggerezza però. La

la serie Planet Earth della Bbc ma da bambino

naturale, troppo spesso al cinema non sono

magia non deve mai essere invadente e so-

non ho mai guardato molti documentari. Ado-

altro che suppellettili d’arredamento intorno ai

vrastare il reale.

ravo andare a cavallo però e ancora oggi, una

cowboy.

Mi fai i nomi di qualche film o regista che ti

volta al mese, sogno il cane che mi ha fatto

Com’è nata la collaborazione con gli xx nel

hanno influenzato?

compagnia durante l’infanzia, anche se è morto

video Vcr?

Adoro John Cassavetes, Love Stream è il suo

dodici anni fa.

Sono stato contattato da Phil Lee della XL

film che preferisco… Fitzcarraldo di Werner

Com’eri da bambino?

Recordings. In realtà non li ho mai incontrati,

Herzog ha avuto un ruolo chiave nella mia

Iperattivo e disordinato. Non riuscivo a stare

anche se c’è stata una fitta corrispondenza al

educazione cinematografica, così come i regi-

fermo. Mia madre dice che a sei mesi cammi-

momento dell’editing finale. Volevano che la

sti svedesi Jorgen Persson e Bo Widerberg.

navo già. Come prova mi fa sempre vedere

trama fosse più astratta possibile e con me

Che musica ascolti?

una foto mentre indosso un elmetto: ero così

hanno sfondato una porta aperta. Si tratta di

In questo periodo seguo più che altro il blog

esagitato che fu costretta a prendere delle pre-

una storia d’amore adolescenziale, l’abbiamo

di un mio carissimo amico, http://mindonrun.

cauzioni per non farmi fare male da solo.

girata a Stoccolma, in un vecchio palazzo indu-

blogspot.com/

Stage Persona dei The Embassy è uno dei

striale di proprietà della stylist e set designer,

I tuoi gruppi preferiti?

primi video che hai girato. Che ricordi hai di

Marika Akerblom.

Le band che hanno cambiato la mia vita?

quella esperienza?

Ho letto che A New Chance dei The Tough

Sonic Youth, Public Enemy, Sebadoh, Ride,

I piedi gonfi e insanguinati di Torbjorn dei The

Alliance è ispirato al regista iraniano Abbas

Stone Roses e Broder Daniel.

Embassy, dopo cinque giorni trascorsi a correre

Kiarostami.

Ci suggerisci qualche nuovo artista svedese,

scalzo per le strade di Los Angeles, e di come

Amo i suoi film e per quel video mi sono ispira-

sia in ambito cinematografico che musicale?

perdemmo un nastro con sopra un’ora di gira-

to a Close Up. Volevo ricreare le sue atmosfere

Volentieri! Ho già citato Daniel Eskils. Martin

to, per ritrovarlo ventiquattro ore dopo in un

in un luogo completamente diverso: Onsala in

Steinberg è un talento eccezionale, e poi Fi-

parco. Fu una settimana indimenticabile, anche

Svezia, dove Eric ed Henning sono cresciuti.

jona Jonuzi, una mia compagna di classe alla

se stressante. Non avevamo alcun permesso

La trama di Silvia dei Miike Snow?

Goteborg Film School. Per le band dovresti

per girare. Ci sembrava che la città fosse li per

Sulla terra sono rimaste solo dodici persone,

ascoltare i Makthaverskan.

noi, per essere filmata. Una sensazione incre-

sparse in angoli diversi del pianeta. Si risve-

Il tuo pittore preferito?

dibile.

gliano improvvisamente e sentono l’urgenza di

Andrew Wyath.

Cosa vi ha portato a Los Angeles?

dirigersi tutte nello stesso posto, dove s’incon-

L’attore?

Torbjorn viveva lì. Ci sembrava un posto visual-

treranno per dare fuoco a un’immagine sacra: il

Gena Rowlands.

mente interessante. I marciapiedi sono quasi

logo dei Miike Snow.

Un fashion designer?

sempre deserti perché la gente trascorre la

Hai girato The queen’s corner di Joel Alme in

Heidi Slimane. Più per le sue fotografie straor-

maggior del tempo seduta in macchina.

Italia. Come mai?

dinarie che per altro.

Dove corre il protagonista del video?

Ho un carissimo amico che vive a Roma, si

Descrivimi in tre parole come ti senti in

Lontano dai suoi problemi, verso il mare.

chiama Alessandro De Angelis. Vado spesso

questo momento?

Cosa hai pensato quando Pitchfork ha inse-

a trovarlo così abbiamo deciso di girare per

Stanco, inquieto e spaventato.

rito Silly Crimes dei The Tough Alliance nella

una settimana nei piccoli paesini intorno alla

L’ultima persona con cui hai parlato al tele-

classifica dei cinquanta migliori video degli

capitale. La luce era pazzesca e il cibo… O mio

fono?

ultimi dieci anni?

dio il cibo!

CKH, la mia ragazza.

Che avrei dovuto essere in una posizione più

Cosa mi dici di Like Fading Rainbow di Jenny

Stai lavorando al tuo primo lungometrag-

alta… Scherzo, mi ha fatto molto piacere.

Wilson?

gio?

L’idea dietro quel video?

Il video è ispirato a un dipinto popolare svede-

Nulla di concreto, ma è un’idea fissa. Mi ac-

A volte vorrei essere una ragazza di dodici

se chiamato Alvadans. La danza e le straordi-

compagna ovunque.

anni e fare andare via tutta la tristezza con

narie espressioni di Jenny Wilson si mescolano

Che film ti piacerebbe fare?

un semplice gesto come saltare la corda. E’

alla nebbia dell’autunno scandinavo. I ballerini

Qualcosa di profondamente onesto e sincero.

un’immagine che infonde un senso di calma

sono come i ragazzi perduti di Peter Pan.

Chiameresti attori svedesi o stranieri? Qual-

straordinario.

Gli ultimi due video che hai girato sono in

cuno di famoso?

Se il pubblico riesce a concentrarsi per più di

bianco e nero. E’ solo una coincidenza?

Preferirei lavorare con non-professionisti. Li

tre minuti su una scena del genere vuol dire

No, i colori mi hanno stancato. In futuro, per

sceglierei tra la mia cerchia di amici.

che hai fatto un buon lavoro.

quanto possibile, cercherò di lavorare solo in

Il titolo del film?

Come hai conosciuto i The Tough Alliance?

bianco e nero... è come se il colore in questo

Quello viene per ultimo, è la cosa più difficile.

Eric è un mio caro amico. Amo e rispetto tutto

momento mi facesse male agli occhi.

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Marina & The Diamonds

Quando incontro Marina Diamandis, nella grande lobby di un hotel di Austin, è stretta in un abitino nero che quasi assomiglia a un tutù e cammina su dei tacchi altissimi. Mora, sensuale e giovanissima, intervalla i suoi discorsi (con tanto di cadenza gallese) con dei sorrisi amplissimi che spesso si trasformano in risate rumorose e incontrollate: non posso fare altro che ridere a mia volta e passiamo assieme venti minuti pieni di buon umore. Più che allegra, Marina è “excited” e come non capirla? È negli Stati Uniti per la prima volta, è in tour promozionale con il suo (bellissimo) disco d’esordio “Family Jewels” e la accompagna la sua band, i The Diamonds. Insomma, sta succedendo quello che sempre sognato: le folle la adorano, gli stilisti fanno a gara per farle mettere i suoi abiti sul palco e ha firmato un accordo con una grande casa discografica. Go Marina! Intervista di Marina Pierri. Foto di Stephanie Gonot. Asstn ph: Whitney Blank Belli quegli occhiali da sole. Da dove vengono? Oh, me li ha fatti una ragazza che non conosco… una fan! No, sul serio. Sono una montatura normalissima su cui lei, con grande pazienza e meticolosità, ha incollato pezzetti e pezzetti di vetro… Li adoro. E quell’enorme cupcake? Non ho fatto colazione e ieri ho a malapena cenato. È enorme, lo so… ma in America, del resto, come si fa a non nutrirsi di cupcake? Sono terribilmente belle a vedersi. È la prima volta che vieni in tour negli Stati Uniti? È la primissima si, anche la mia prima volta al SXSW. È tutto nuovo, l’emozione dell’esordiente. Questi giorni sono stata a New York, dove ho suonato addirittura due volte… Una a Brooklyn e l’altra in un locale fantastico a Manhattan, “Le Poisson Rouge”. Non ho mai avuto un pubblico migliore in tutta la mia vita e non lo dico così per dire: è stato probabilmente il concerto più divertente ed energetico di sempre. Ho visto che hai firmato di recente, qui negli USA, con un’etichetta molto promettente, quella della mitica Alexandra Patsavas, la Chop Shop Music. Sei una fan del loro lavoro? Si, sono persone bellissime! Si, ma, hai presente tutto il discorso della Chop Shop legato alle serie televisive, lo sdoganamento della musica indie, The O.C., la colonna sonora dei film “Twilight” e tutto quanto? Si sono fatti davvero un nome importante, negli ultimi anni. E hanno avuto un ruolo fondamentale nella definizione dello stato della musica indipendente oggi. Non guardo molta TV, ma, si, mi rendo conto

della loro importanza; so che sono i migliori del campo. Ok… comunque, il testo del tuo pezzo “Are You Satisfied”, l’opener di “Family Jewels” dice: “I was pulling up my hair/the day I got the deal/chemically calm/was I meant to feel happy that my life/was just just about to change”. È andata davvero così? Ti stavi davvero raccogliendo i capelli quando hai avuto la supernotizia del contratto major? Si, e no. Non è stata una cosa immediata. La mia carriera di cantante è iniziata malissimo, quattro o cinque anni fa. Insomma, è un bel po’. Non sono come quei ragazzini che postano una canzone sui blog e vengono scoperti il giorno dopo dalla grande etichetta, tutt’altro. E com’è andata? Ok, vuoi che ti faccia un riassuntone? Si, si certo! Cinque anni fa mi sono trasferita a Londra. Cantare e suonare per me è sempre stato poco più di un sogno nel cassetto, il tipo di cosa che ti vergogni a raccontare e tieni per te. Sono stati giorni pieni di segreti, quindi: sgattaiolavo via e inventavo scuse con la famiglia e con gli amici, mi infilavo nei provini con le label, tentavo di cantare in qualsiasi locale fosse possibile. Però andava sempre malissimo. Anche quando riuscivo a combinare qualcosa, finivo per restare assai delusa dal risultato. Ne ho passate di tutti i colori, non sto a raccontarti tutto… per disperazione, allora, mi sono iscritta all’università e ho cercato di portare avanti con più determinazione i miei obiettivi. Non sono riuscita a “sfondare” dal niente. Ci ho solo provato, come tanti… Ma quanti anni hai? 24, adesso. Scusa, dicevi dell’università.

Ne ho cambiate 5 in pochissimo tempo. Non sono nata per studiare, credo… ma almeno sono riuscita a ottenere alcuni prestiti per gli studenti, anche se non mi bastavano. Così mi sono più o meno arresa e ho accettato di lavorare come cameriera per un po’. Volevo (e dovevo) pagarmi l’affitto da sola e tutto quanto. Sono stati anni del cazzo. In tutto questo, però, non ho smesso mai di scrivere e a un ceto punto ho avuto anche l’idea (brillante, se me lo chiedi) di iscrivermi a un piccolo corso di produzione con il laptop. Ho passato un sacco di tempo a sperimentare con tutti i software che mi capitavano tra le mani e alla fine sono venuta fuori con qualche demo decente che ho mandato qua e là, anche alla Rough Trade. Ripeto, sono stati mesi davvero difficili: ricevevo montagne di “no”… ma certamente ero anche io, non ero matura, non ero riuscita a tirare fuori quel che volevo. Sapevo di avere bisogno di qualcuno che mi guidasse e, alla fine, l’ho trovato. Cos’hai studiato? Sempre varie forme artistiche. Danza, canto, teatro, musica, storia della musica… discipline artistiche. Però, te lo dicevo, non sono una buona studentessa. Anzi, se devo essere sincera, ho fatto tutti questi corsi perché volevo che i miei genitori fossero contenti, o avessero la sensazione che stavo facendo concretamente qualcosa. Non che c’entri molto, ma come forse sai ho un padre greco e una madre gallese, infatti prima di vivere a Londra vivevo in Galles. Vengo da una famiglia aperta, che però a un certo punto, come ogni famiglia, si è interrogata su cosa volessi fare della mia vita e mi ha costretto a pensarci a fondo. Mi ricordo bene che quando gli dissi che volevo cantare per vivere mi guardarono molto sorpresi

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e certamente preoccupati: “ma come? Non ti abbiamo mai sentito cantare una sola nota in tutta la tua vita, quasi nemmeno sotto la doccia”. Te l’ho detto, è una cosa che ho tenuto per me per molto tempo, avevo quasi paura di essere scoperta. È stato un vero coming out. Gli ho detto che “era il mio destino”. Per ora sembra che avessi ragione! Il Galles, Londra, la Grecia. Che mi dici del passaggio? Come ti sei trovata, all’inizio, nella metropoli? Male, malissimo! Ho odiato Londra per un sacco di tempo. Nel nord della città ho trovato un po’ di pace, dove vivo. All’inizio però è stata difficilissima. Come in tutte le grandi città, devi avere molti soldi per vivere… bene. E io non ne avevo quasi affatto. Per un po’ ho pensato di trasferirmi ad Atene, che poi è la città di cui in parte sono originaria, ma ho concluso che mi sarei chiusa dietro troppe porte. Insomma, hai capito: sono stata instabile, un po’ nomade, ho fatto tanta fatica. Adesso vedi una Marina che ai tempi non esisteva. Certo, capisco. E come sei stata scoperta, esattamente? Quando sono diventata sufficientemente esperta di GarageBand ho messo su MySpace, in vendita, il mio primissimo EP, “Mermaid Vs. Sailor”. Non posso dire che sia stato un grande successo, ma un talent scout legato alla Neon Gold Records mi ha preso a cuore. Con i suoi consigli ho scritto moltissimo, sono davvero cresciuta. E poi, anche se ci siamo separati inevitabilmente dopo, è arrivata la Warner, cioè la Atlantic Records, a cui sono piaciuta parecchio. Il resto lo sai! Mi sono sempre chiesta se sei proprio tu, in prima persona, che scrivi la musica, oltre che i testi. Le canzoni sono davvero ottime, suonano benissimo, “Family Jewels” infila un potenziale (o attuale) singolo dopo l’altro. Assolutamente! Sono molto intransigente sul processo creativo. Pensandoci, il mio problema è sempre stato quello: avevo troppo bisogno di controllo sulla mia materia ma non avevo gli strumenti per farlo. Ci sono riuscita con la pratica, davvero e l’esperienza. Ho studiato. E solo allora mi sono sentita abbastanza sicura, solo allora ho davvero liberato quello che avevo in petto. E suoni anche, dal vivo? Oh si, si suono il piano. Un sacco di musicisti iniziano a suonare quando hanno otto o nove anni, specie se lo strumento in questione è il pianoforte. Nel mio caso è stato molto, molto diverso! Ho iniziato a lavorare con la musica quando avevo ben diciannove anni e dicono che a quell’età il cervello fa molta più fatica ad apprendere la coordinazione, le mosse, il ritmo, il solfeggio… è vero! Ho dovuto lavorare come una disgraziata e certamente ho fatto passi da gigante; ma dubito davvero di avere finito.

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Parlando proprio di singoli, ce ne sono diversi lì fuori. Quale sarà il prossimo? Il prossimo sarà una re-edition, ossia “I Am Not A Robot”, che poi è, forse, il mio pezzo più famoso, quello che ha avuto più consensi. NME, in Inghilterra, l’ha pompato parecchio. Sai, non è una novità. Se invece tutto va bene, dopo “Robot” dovrebbe essere il turno di “Oh No”. Anche se nessuno sembra essere particolarmente d’accordo. I discografici di solito storcono il naso quando lo dico e deve essere una decisione comune. I video sono una parte molto importante della tua estetica. Sei tu che decidi come fare e come farlo, di solito, oppure ti affidi completamente al regista? Un po’ entrambe le cose. Certamente è fantastico avere a che fare con dei professionisti creativi che sono in sintonia con te e con il pezzo, ma devo dire che capita raramente. Mi è capitato con King Burza, ad esempio, che ha girato “Hollywood”. Era piuttosto semplice, in realtà: volevo qualcosa che, come la canzone, che è molto pulita e molto prodotta, facesse venire in mente l’ esplosione simultanea di una quantità di elementi differenti. Infine, cosa possono essere gli Stati Uniti per una ragazza del Galles? Colori, reginette, coriandoli, torte altissime, balli del liceo e tutto quello che fa parte di un immaginario specifico e ampiamente condiviso. King l’ha capito e ci ha giocato. Il risultato è davvero goloso, è il video che tutti preferiscono. Ma, ancora una volta King è una fuoriclasse… è poco più grande di me (credo abbia ventotto o ventinove anni) ma ha le idee molto chiare. Il suo stile è molto distintivo (ha anche girato il video di “I Kissed A Girl” di Katy Perry, NdR) Il video di “Mowgli’s Road”, invece, non è altrettanto attraente, se devo dire la verità… per fortuna la canzone è spettacolare. La mia preferita, credo. Lo so, in quello non ho praticamente avuto potere decisionale. È anche un’immagine differente, quando lo guardo penso… ma sono davvero io? Sarà per gli effetti speciali (si vede Marina con delle braccia e delle gambe di carta,, come fosse un pesce per metà, NdR), non ne sono comunque particolarmente fiera, ecco. Sempre in tema di estetica, sono abbastanza certa di averti visto in alcune foto o video di sfilate, qualche tempo fa. Me lo sono sognato, o…? Non te lo sei sognato, affatto. Sono stata alla settimana della moda di Londra per un solo giorno, perché ero in tour, ma ho guardato tutto quello che ho potuto. In particolare, sono stata agli show di PBQ of Mayfair e di House Of Holland. Ah, quindi sei anche appassionata di moda. Non direi che sono appassionata, no… anzi. Non mi importa davvero granché. Ovviamen-

te, credo che ogni abito o outfit contribuisca a definire la personalità di chi lo porta, ma a volte vorrei che la questione passasse più in secondo piano. Sembra che si sia deciso che la moda mi deve piacere… non so se mi spiego. Sembra che sia stato sceltola mio posto. In realtà mi importa solo vestire in maniera personale durante i concerti, per il resto non sono una di quelle donne maniache dello shopping, o di quelle star che vivono per mostrarsi nei panni di un designer o di quell’altro. Ecco, provo a mettertela così: uno stilista ha bisogno di una buona canzone per fare una buona sfilata e così io ho bisogno di un buon look per un concerto, o più generalmente per la mia musica. È un complemento, ma non è la cosa in sé. Quanto tempo impieghi normalmente per decidere cosa mettere, quando ti alzi dal letto? Ah, non ci crederai, ma nemmeno cinque minuti… Ecco, capisci? Non sono quel tipo di ragazza, non vivo per la moda, decisamente. Comunque, mi pare di capire, hai dei designer “del cuore”. Si, si, ne ho. Vivienne Westwood sicuramente è nella top ten, poi vorrei segnalare un brand che, mi pare, sia ancora molto up-andcoming… Fam Irvoll. Scrivilo, mi raccomando. Sarebbe bello se più gente lo conoscesse. Sbaglio o hai anche un braccialetto di Hermés al polso? Si… colpevole! Ho una vaga idea… se non sbaglio anche Lady GaGa si è fatta fare qualcosa o ne ha indossato qualcosa… Ah, può darsi. Forse i cerchietti con le torte. Hai presente? Magnifici! Si, si. Insomma, in tema, mi vuoi dire che non sceglieresti mai di legare la tua musica alla moda come fa, beh, Lady Gaga. Mmm… ammiro, ma non amo. Ci sono artiste donne a cui ti piacerebbe rifarti? Non proprio. Sono come quelli scrittori che leggono davvero poco ma passano la giornata a buttare giù dialoghi, righe, pezzi… Non sono una grande ascoltatrice di musica. O meglio, lo sono, ma non credo di volermi ispirare a nessuno di particolare. Voglio essere me stessa e basta. Come ti ho detto sono un po’ maniacale nel controllo delle mie cose e credo sia importante restare il più puri possibile. Mi hanno detto che assomiglio a PJ Harvey, a Siouxsie… non ne hai idea. Credo che a un certo punto le persone comincino a vedere in te quello che amano di più, se ti apprezzano. Non è affar mio però… È come il tuo pezzo: “oh my God, you look just like Shakira/no, no you’re Catherine Zeta/ actually my name’s Marina…”. Adesso capisco da dove viene… Esatto!


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Joy Orbison Peter O’Grady, ventitré anni, da Londra. Nome che sa di Irlanda e faccia da bravo ragazzo. Fattorino di giorno, produttore nel tempo libero. Non è poi così difficile pensarlo come uno degli artisti più caldi usciti dal mutevole pentolone del dubstep. D’altronde quante volte di questi tempi i giovanissimi diventano grandi, non più solo nel mondo della musica pop. Oggi come ieri, dalla prima alla seconda ondata d, l’esercito degli smanettoni di talento è ancora ben nutrito. Da tempo l’attenzione è rivolta ai vari Rustie, Floating Points, Zomby e Joy Orbison. In patria, all’estero e in rete, soprattutto per gli ultimi due. Le similitudini non mancano, ma se Zomby sembra una scheggia impazzita e imprevedibile, un vulcano instancabile capace di giocare con l’eccesso, passando dall’ambient al rave con deliri a 8 bit, Joy Orbison suona esattamente come appare: preciso e pulito, rivisitando alla sua maniera, con garbo, house, drum and bass e garage. Ovviamente Peter ha fatto tutto con calma e moderazione: solo tre 12” e altrettanti remix ad oggi. La sua prima uscita a farsa crack, “Hyph Mingo”, è già quella giusta. A lanciarla è il Fabric Mix di Ben UFO, a licenziarla la Hotflush di Paul “Scuba” Rose. La cosa parte in sordina, ma in breve tempo il pezzo viene salutato come uno dei più significativi della stagione passata, finendo addirittura nelle playlist di fine decennio. Il nome di Joy Orbison comincia a girare sempre di più, ma lui mantiene un profilo basso, anzi, sfuggente. Per parlarci siamo dovuti andare fino a Londra a fargli un’imboscata, al termine di un suo set al Lock Tavern, in uno dei tanti eventi targati Red Bull Music Academy che lo vedeva protagonista con MJ Cole e Rustie… 72 PIG MAGAZINE


Intervista di Depolique. Foto di Piotr Niepsuj

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Come ti chiami?

Non guardo proprio la TV.

Quanto è importante il processing (la

Peter O’Grady

Facebook o Myspace?

programmazione al computer) delle voci

Quanti anni hai?

Mi vergogno ad ammetterlo…. Ma ho una

nelle tue tracce attraverso una sorta di

Ventitré

pagina su entrambi.

trattamento hypersoul (che ne valorizza

Quanti te ne senti?

A che età hai cominciato ad ascoltare

l’animo soul, il calore)?

Diciotto

musica?

Ha giocato un ruolo fondamentale nelle

Joy Orbison non è il tuo vero nome; ha

Mi hanno riferito che mio padre stava

mie prime uscite, ma non è essenziale alla

qualche significato particolare?

ascoltando Talking Book di Stevie Wonder a

mia musica. Le voci mi aiutano soltanto a

In realtà no. E’ semplicemente un nome che

tutto volume mentre andavamo a casa per

comunicare certe sensazioni.

mi sembrava potesse andare bene.

la prima volta di ritorno dall’ospedale.

Possiamo dire che certe tue sonorità

Come mai hai scelto uno pseudonimo?

Con che musica sei cresciuto?

sono state in qualche maniera influenzate

Forse perché non volevi rivelare la tua

I miei genitori sono grandi fan della

da suoni di tastiere che si ispirano al jazz,

vera identità?

Motown e della musica reggae. Però mi

dal prog rock e dalla psichedelica?

All’inizio si. Ma come puoi vedere la cosa

hanno anche fatto scoprire artisti come

Si, ma non tantissimo. Ad ogni modo trovo

ha avuto vita breve.

Kate Bush e Bjork.

quei suoni e quel feeling ipnotico davvero

Sei una persona timida?

Quali sono i primi dischi che hai

affascinante.

Posso esserlo.

comprato?

Da cosa trai l’ispirazione?

Cosa pensi degli artisti/DJ che scelgono

Su CD Come On You Reds (l’inno del

Dalle persone prevalentemente, o da

di mostrarsi mascherati?

Manchester United, brano composto

quello che sta succedendo nella mia vita.

Può essere un’ipotesi interessante, ma

dagli Status Quo negli anni ‘90) e su vinile

Che cosa invece davvero non ti piace?

non fa per me. Credo sia anche un filino

Fashion di Roni Size.

La periferia.

claustrofobica come cosa.

E l’ultimo?

Di cosa hai paura?

Che studi hai fatto?

Paint, Straw & Bubbles di Actress

Da dove preferisci che cominci?

Non ho studiato.

Hai tutta l’aria di essere un bravo

Ti piacerebbe o hai mai pensato di

Che lavoro fai?

ragazzo. E’ davvero così?

produrre qualcun altro al di fuori di te?

Faccio il runner per una società di edizioni

Si, immagino di si.

Sicuramente, ma dubito che si tratterebbe

musicali.

Quindi ti piace il calcio?

un progetto targato Joy Orbison.

Mi racconti la tua giornata tipo?

Si, ma non più come un tempo.

Chi sono i tuoi idoli/maestri/esempi da

Arrivo in ritardo, sbrigo compiti servili,

Per che squadra fai il tifo?

seguire parlando di musica?

vago per i negozi di dischi di Soho, torno a

Il Crystal Palace.

Marvin Gaye, James Yancey, Martin

gabbare, poi finalmente a casa, espiro.

Quando e come hai iniziato a fare

Hannett, Phil Spector, Quincy Jones.

Hai sempre vissuto a Londra? C’è qualche

musica?

Hai mai chiesto un autografo a qualcuno?

altra città o paese che hai visitato che ti

Quando avevo tredici anni mi hanno dato

Si, a Nigel Martyn (portiere inglese, anche

ha colpito in modo positivo?

una versione demo di Fruityloops. Prima di

della nazionale, ormai ritiratosi quasi cinque

Ho viaggiato un po’ quand’ero più giovane,

allora mi aveva incuriosito Music 2000 un

anni fa).

ma sono cresciuto prevalentemente da

programma per la Playstation che avevano

Ti hanno mai chiesto un autografo?

queste parti. Devo ancora scoprire e visitare

dei miei amici.

Si, l’anno scorso ho firmato il mio primo

una città che ha lo stesso effetto di Londra

Da allora cos’è successo?

autografo a una ragazza svedese dopo

su di me. Spero che New York si possa

Dopo aver passato diverso tempo a

aver suonato al FWD>> (la serata più

avvicinare.

cazzeggiare con una specie di grime in

all’avanguardia - come dice il nome - del

Chi è il tuo artista / band pop preferito?

otto battute mi sono procurato una copia

Plastic People). Ho dovuto inventarmelo al

UB40

di Cubase. Da allora ci sono state un altro

momento…

Ti piacciono gli xx?

paio di aggiunte, ma il mio set up è rimasto

Che poster avevi appeso nella tua camera

Si, mi piacciono

più o meno uguale.

quando eri un bambino?

E i jj?

Ti piace ancora Fruityloops?

La foto di gruppo del Crystal Palace.

Non li conosco. Anzi, si. Missus mi ha

Si, lo adoro, nonostante non credo riuscirei

Vivi da solo?

appena suonato From Africa To Malaga. Mi

a tirarci fuori altro che del grime.

No, con degli amici?

ha fatto venire in mente Simon & Garfunkel.

Suoni qualche strumento?

Hai t-shirt di qualche gruppo?

Hai altri hobbies al di fuori della musica?

Un pochino il basso.

Ho addosso una t-shirt di Charles Bronson

Si. Fotografia, osservare la gente ed

Come nascono le tue tracce?

in questo momento.

esercitarmi a rimandare le cose.

Passo la maggior parte del tempo

Puoi darmi un po’ di nomi di album,

Qual è l’ultimo film che hai visto?

lavorando con suoni e loop differenti fino

canzoni e remix preferiti per il 2009 e per

L’altro giorno sono arrivato a metà di Panic

a che non trovo qualcosa che ha il giusto

il 2010?

In Needle Park (Panico a Needle Park un

feeling o l’emozione che sto cercando

Actress - Splazsh, Addison Groove - We

film del 1971 con Al Pacino)

di raggiungere. Questa è la parte più

Sexual, Reggie Dokes - Chicago Pimp, Nite

Ti è piaciuto?

importante dell’intero processo, potrebbe

Jewel - Good Evening, Kassem Mosse -

Fino a quel punto si.

anche durare una vita considerando le volte

Workshop 08, Ramadanman - Perimeter,

Guardi qualche serie TV?

che costruisco e demolisco tutto.

James Blake - The Bells Sketch EP,

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Peverelist - Jarvik Mindstate, Kyle Hall - The

momento decisamente epico. Ero molto

Cooper.

Dirty Thouz, Marcellus Pittman - Unirhythm

nervoso prima di suonare perché era la mia

Come ti vedi nel giro di dieci anni?

Green #1...

prima volta lì ed è un posto e una serata

Spero con un po’ più di barba…

Sei mai stato un metallaro?

per cui nutro grandissimo rispetto. Ma

Sei un appassionato di blog/siti musicali?

Ai tempi ero abbastanza preso

penso che non ci sia un altro soundsytem al

Ne leggo alcuni.

dall’hardcore e dal power violence, ma non

mondo su cui avrei preferito sentirla.

Tipo?

mi sono mai avvicinato veramente al metal.

Ti abbiamo sentito suonare dal vivo e

http://bonbaclart.blogspot.com

Ti piace ballare?

abbiamo visto come la gente si esalta

Meglio remixare Four Tet o essere

Di nascosto, si.

quando metti i tuoi pezzi, che tra l’altro

remixato da Actress?

Ti sei mai travestito per Carnevale o

sono numerosi nei tuoi set…

Essere remixato da Actress.

Halloween?

Quando ho cominciato a fare il DJ come

C’è qualcuno che ti piacerebbe remixare?

In realtà, no.

Joy Orbison suonavo pochissime cose mie.

I My Bloody Valentine.

Nel giro di qualche mese sei diventato

Probabilmente perché non ero abbastanza

Se potessi scegliere una voce femminile e

uno dei nomi di punta tra i giovani artisti

sicuro di quello che facevo e non volevo

una maschile da mettere su uno dei tuoi

inglesi emergenti (tu e Zomby siete i più

fare troppo il protagonista. Oggi vedere

brani chi sceglieresti?

celebrati)… Come stai vivendo questa

reazioni tanto positive quando suono la

Femminile Bettye Swann, maschile Marvin

cosa?

mia musica nei set è per me una grande

Gaye.

Mi sento un privilegiato ad avere la

soddisfazione.

Quando e com’è nata la Doldrums, la tua

possibilità di far sentire la mia musica ad un

Comunque ti piace suonare nei club?

etichetta?

audience tanto vasta. Ma realisticamente

Si, certo.

L’etichetta esiste da prima di Joy Orbison.

cerco di non dare troppo peso a questo

Meglio Barghein o Plastic People?

E’ più che altro un modo per me e il mio

aspetto della faccenda. E’ una cosa su cui

Plastic People.

socio Impey per spingere la musica che

non ho potere e che non dipende da me;

Come è accaduto che sei uscito dalla

ci appassiona. Per il momento abbiamo

in un certo senso è meglio così. La gente fa

scena dubstep per iniziare a sviluppare

deciso di stampare solo vinili e di fare

fatica a capirlo.

nuovi suoni?

release in tiratura limitata. Ci piace l’idea di

La cosa sorprendente è che è successo

In realtà non credo di appartenere davvero

un approccio stile white label, dando risalto

tutto molto in fretta… Ti sei dato un

ad alcuna scena, però alcuni DJs all’interno

ai brani e non alla stampa, al packaging o

perché?

del movimento dubstep per primi si sono

in alcuni casi persino agli artisti.

Non ne ho la minima idea. Fortuna?

interessati al cambiamento di certi suoni.

Pubblicherete quindi altri artisti oltre a

E’ vero che sei stato scoperto/lanciato da

Ti senti parte di una scena?

Joy Orbison?

Scuba? Come vi siete conosciuti?

Non proprio. Diciamo che mi sento vicino

Si, certo.

Paul si è messo in contatto con me

ad un numero abbastanza ampio di

Chi?

abbastanza presto, più o meno quando

produttori e DJ.

Devi avere un po’ di pazienza

Ben UFO ha incluso Hyph Mingo nel suo

A cosa stai lavorando ultimamente?

Come mai Doldrums?

Fabric Mix. Sinceramente non so se Paul

A un po’ di cose, sto lavorando ad alcune

Dovresti chiedere a Impey.

abbia realizzato immediatamente che

nuove tracce. E poi ci sono in ballo alcune

Immagino che di questi tempi avrai molte

si sarebbe trattato di un successo tale.

collaborazioni segrete

richieste: produzioni, remix, date…

Sono davvero contento che sia uscita su

Hai in programma di fare un album?

Si da quando è uscita Hyph Mingo

Hotflush, soprattutto perché è stata trattata

Al momento no, mi interessa

sono stato piuttosto impegnato… Devo

come una release qualsiasi. Anche perché

maggiormente lavorare sui 12”.

ammettere che sto rifiutando gran parte di

sarebbe stato facile sfruttare l’attenzione

Dove stai andando?

quello che mi propongono: sto cercando

che il pezzo stava ricevendo. E per me è

Croydub.

di non concedermi troppo perché vorrei

stato un sollievo.

Quale pensi possa essere il prossimo

che la gente concentrasse l’interesse sulla

Ti aspettavi un tale successo per Hyph

revival?

musica.

Mingo?

Musica gabber

Ti senti sotto pressione?

No, per nulla. Figurati che all’inizio ero

Hai qualcosa in comune con Floating

A volte. Ma non posso certo lamentarmi.

perfino nervosissimo all’idea di spedirla ai

Points?

Quand’è stata l’ultima volta che ti sei

DJ. Non ho mai creduto troppo nelle mie

Si

ubriacato?

capacità come produttore… Forse è anche

Che cosa?

Ieri sera.

per quello che non sono assolutamente

Siamo entrambi membri del Gala Casino.

Pensi che il mondo finirà nel 2012?

prolifico.

Cosa pensavi di fare da grande quando

Mi sembra improbabile.

Che cosa pensano le persone a te più

eri piccolo?

Ma se dovesse finire, chi inviteresti a

vicine del tuo “successo”?

Ho sempre desiderato fare il DJ a tempo

suonare al concerto “per la fine del

Mia mamma è contentissima, conosce

pieno, come mio zio. A dire il vero non ho

mondo”?

meglio le faccende di Joy di me…

mai avuto grande interesse nell’aspetto

Chas & Dave

Qual è stato il momento più significativo

produttivo.

E per il tuo matrimonio?

da quando hai iniziato a fare musica?

Cosa vuoi fare da grande?

R Kelly.

Suonare Hyph Mingo al FWD>> è stata una

Vorrei essere come l’agente speciale Dale

76 PIG MAGAZINE


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Red Bull Music Academy: Londra 2010 Interviste di Depolique. Foto di Sean Michael Beolchini e Piotr Niepsuj

Febbraio 2010, dopo tanto girovagare, l’Academy ritorna a Londra. Dopo un viaggio per il mondo lungo oltre un decennio - la prima si tenne a Berlino nel 1998 - si materializza nella capitale britannica, dove si rifugiò nel 2002 per concludere l’edizione dell’anno precedente tenutasi a New York e sospesa per i noti fatti dell’11 settembre. Il matrimonio perfetto. Quale altro posto al mondo meglio di Londra per ospitare l’universo di suoni, di stili e di facce che l’Academy riunisce e porta con sé? La formula - breve riassunto per chi non la conoscesse - è quella di un workshop a cui hanno la fortuna di partecipare ragazzi provenienti da ogni parte del mondo (60, divisi in due turni, da 32 nazioni diverse quest’anno, ognuno dotato di una particolare abilità in campo musicale) che vivono insieme per due settimane, quasi ventiquattro ore al giorno. Tempo per suonare, esprimersi, parlare e anche ascoltare. Al loro fianco un team di maestri, tutor forse o semplicemente una sorta di fratelli maggiori, a loro disposizione per consigliarli, aiutarli: gente come James Pants, Mala e il nostro Marco Passarani per citarne alcuni. Dietro la cattedra, anzi sul divano, una sfilata di big di oggi e di ieri (alcuni addirittura ex partecipanti come ad esempio Flying Lotus), che raccontano le loro storie, da dove arrivano e dove stanno

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andando. Eventualmente anche qualche trucco del mestiere. Il quartiere generale di solito si materializza in location particolari: edifici di ogni genere, ormai abbandonati, a cui viene ridata la vita in una nuova forma. Quest’anno è toccato ad un edificio nell’area di Bermondesy, una zona in espansione, tra il London e il Tower Bridge, un’area che ospitava l’Antigallican pub. Un palazzo di due piani completato da un sotterraneo, restaurato in un complesso polifunzionale che include diversi studi, apparecchiati con quello che ogni musicista vorrebbe avere in camera, una sorta di aula magna, diverse zone relax, un bar, una mensa, degli uffici, gli studi della radio e persino la redazione di un giornale, una delle grandi novità di quest’edizione, un free press che racconta quello che succede dentro e fuori l’Academy. Perché a completare il lavoro diurno ci sono un serie infinita di eventi notturni, per dare modo agli “alunni” di svagarsi e mostrare davanti a un pubblico quello che sanno fare. Voliamo a Londra ai primi di marzo, per una due giorni intensissima in cui seguiamo le lezioni di Moodyman, Pedro Winter, Flying Lotus e James Holden, assistiamo tra gli altri ai set di 2manydjs, Joy Orbison, John Talabot, Todd Terje, Rustie e conosciamo buona parte dei ragazzi. Ne abbiamo scelti due, Mai e Ross, per farci raccontare da loro come hanno vissuto quest’esperienza.


Due immagini dagli studi dell’Academy; è qui che i ragazzi passano la maggior parte del tempo. Come ci ha confidato Ross: “registrare in un posto come questo è quello che penso tutti noi vorremmo fare nella vita per 24 ore al giorno”.

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La stanza degli attrezzi (o delle meraviglie). E’ qui che viene custodita tutta l’attrezzatura a disposizione dei ragazzi per gli studi.

Pedro Winter aka Busy P. Il boss della Ed Banger è stato uno dei lecturer di quest’edizione.

Ancora A Taste Of Sonar Part 2. 2manydjs on stage al Roundhouse. James Holden nel mezzo della sua “lezione” fa ascoltare agli studenti estratti dal suo repertorio.

Praticamente ogni sera i partecipanti all’Academy si esibivano a fianco di artisti già noti all’interno degli eventi notturni previsti. Qui Cherry Chan durante il suo set al Roundhouse per A Taste Of Sonar Part 2. 80 PIG MAGAZINE

Uno degli studi in un momento di quiete.


Joy Orbison durante il suo set al Lock Tavern. Prima e dopo di lui, Rustie e MJ Cole.

Pausa pranzo tra una lezione e l’altra.

Lock Tavern. Il giovanissimo Rustie prende il posto di Joy Orbison.

La prima fila del Roundhouse durante A Taste Of Sonar Part 2. Tra i big che si sono esibiti: 2manydjs, Kieran Hebden (Four Tet) e John Talabot

Un memorabile tramonto londinese dall’alto, al trentunesimo piano del Paramount durante il Secret Sundaze, il miglior party della nostra tre giorni londinese. Alla consolle Todd Terje e Soundstream.

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Scout Klas Mai è giovanissima, arriva dalla Svezia ma è nata in Vietnam. Ancora sembra non credere di essere stata selezionata per l’Academy. Dietro alla suo sorriso da teenager nasconde un universo pauroso che prende forma nel suo lavoro come Scout Klas. Ma alla fine è semplicemente musica horror cinematica piuttosto incasinata.. Mi racconti i momenti salienti della tua vita? Sono nata in Vietnam, ad Hanoi, e mi sono trasferita in Svezia quando avevo più o meno 4 mesi. Ero una bambina come tutte le altre direi. A 11 anni avevo iniziato a suonare il pianoforte, ma mi sono stufata presto delle cose classiche e così ho rimosso, adesso infatti non faccio altro che improvvisare. Ho iniziato ad interessarmi veramente al cinema e alla musica quando avevo circa 13 o 14 anni. Poco dopo ho scoperto la chitarra e ho imparato da autodidatta; ho cominciato a scrivere canzoni e a registrarle con un registratorino. Cose davvero lo-fi, da teenager, anche un po’ emo… Era il 2005 e ho aperto un profilo My Space dove ho messo su tutto… Poi a 17 anni ho fatto l’Erasmus a Parigi. A quel tempo ero un po’ anti-tutto, perfino anti-alternativi, anche perché poi quello che era alternativo finiva per diventare mainstream. In Francia ho conosciuto delle persone che mi hanno fatto scoprire un mondo di musica che non conoscevo: musica sperimentale, psichedelica, krautrock, folk, musica da tutto il mondo - indiana, turca, colonne sonore dei film porno degli anni ‘70 e pure hip hop… Mi hanno anche introdotto ad Ableton ma sto ancora cercando di venirne a capo.

Come ti chiami? Mai Nestor Quanti anni hai? 21 Da dove vieni? Dalla Svezia, Goteborg Come mai questo nome, Scout Klas? Non c’è un spiegazione vera e propria e non ha un significato particolare. E’ solo uno sciocco pseudonimo che ho trovato anni fa

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quando cercavo di restare anonima su internet e fingevo di essere un boy scout. L’ho tenuto perché mi sembrava senza pretese e oltretutto abbastanza curioso.. Come definiresti la tua musica? Mmm… Questa è difficile.. Non saprei. A volte uso il termine disbeat; questo è perché non sono capace di fare i suoni di batteria e il risultato è che le ritmiche sono quello che sono… Altre invece direi horror tracks…

Poi sono tornata in Svezia a finire la scuola, poi di nuovo a Parigi e infine ancora a Goteborg alla fine dell’estate scorsa. E cosa fai? Niente di eccitante, di giorno lavoro come segretaria in uno studio medico che si occupa di fare mammografie. Qual è il primo disco che hai comprato? Credo le Spice Girls o qualcosa del genere, più o meno a otto anni… Il primo che mi è piaciuto davvero, quando ero nel mio periodo lo-fi penso fosse degli Unicorns. Quali sono le tue influenze? Tutta la musica psichedelica e progressive, le colonne sonore, specie quelle dei vostri film gialli e horror degli anni ‘70: Dario Argento, Lamberto Bava. Quindi Goblin, Fa-


bio Frizzi… Ma anche certa musica tedesca, quindi tutto il krautrock, le cose della Stones Throw, l’hip hop strumentale e anche quello old school. Come hai conosciuto l’Academy? Grazie a un ex partecipante che mi ha detto: “perché non ci provi anche tu?” Io pensavo: “non mi prenderanno mai, è una cosa dedicata a musicisti veri, con un contratto, che suonano in giro…”. Alla fine ho compilato il form un giorno prima della scadenza, non ero neanche sicura di aver fatto in tempo… Poi un bel giorno mi arriva una mail… “Welcome To London”. L’ho letta dieci, cento volte, non ci volevo credere. Anche perché l’avevo fatto un po’ per un senso di rivalsa nei confronti di quella persona che è un mio ex, per dimostragli che anche io ero all’altezza… Qual è la tua giornata tipo qui all’Academy? Il tempo vola qui. Diciamo che mi sveglio dieci minuti prima di partire per venire qui. Faccio tutto di corsa, arrivo, faccio colazione, poi vado alla prima lecture. Tra la prima e la seconda pranziamo, parliamo, magari riflettiamo su quello che abbiamo sentito, che è sempre davvero interessante. Finite

andiamo alle serata collegate all’Academy, praticamente ogni giorno c’è qualcosa. Dopo torniamo qui di nuovo in studio oppure in albergo. C’è qualcuno tra i partecipanti con cui stai lavorando, con cui hai legato maggiormente? Ho parlato un po’ con tutti e mi piacerebbe lavorare con molti; ma al momento sto lavorando prevalentemente con Moisès, il ragazzo messicano, però vorrei fare qualcosa con Gabriel, il ragazzo brasiliano, l’idea è quella di una specie di ibrido tra bossa nova e oscura psichedelia in cui cantiamo entrambi. E poi con Juan (Juan Son) qualcosa di acustico, lo-fi con dei testi un po’ oscuri, magari in contrasto con una musica un po’ più melodica. Non ho grande abilità nel suonare gli strumenti, come ti dicevo mi arrangio con piano e chitarra, ma è più una questione di melodie che sento in testa, che arrivano e che cerco di mettere in opera. Preferisci le lezioni o il lavoro in studio? E’ difficile fare un paragone: le lectures sono un momento d’ispirazione, in studio invece dipende tutto da te, è una questione di responsabilità.

ci sono pressioni, la pressione piuttosto è interiore. Non c’è un esame, non è come a scuola. So che uscirà una compilation con tutte le collaborazioni quindi è normale che ognuno voglia farne parte. E’ come ti aspettavi l’Academy? Non mi aspettavo niente. Qui è tutto naturale, la gente è simpatica, prova interesse per quello che sei; non devi provare niente a nessuno. E’ un luogo di grande ispirazione dove condividere i tuoi interessi con altri. Invece tra i “professori” c’è qualcuno che ti ha colpito particolarmente? Mi ha molto impressionato James Holden stamattina, non lo conoscevo e mi ha colpito la sua attitudine: il suo modo di fare musica, il suo rapporto con il music business, il fatto che non la prenda e non si prenda troppo sul serio. E poi ovviamente i Cluster, per me sono dei miti. Che cosa fai nel tempo libero qui a Londra? Vuoi dire se ne avessi, vero? Mi fermo altri quattro giorni al termine dell’Academy e li dedicherò a visitare la città, ad andare in giro, a cercare dischi, a cercare negozietti

le “lezioni” ci distribuiamo tra gli studi per lavorare insieme. Più tardi ceniamo e poi

C’è un esame finale di “fine corso”? Qui nessuno ti obbliga a fare nulla, non

vintage… Insomma alla ricerca di qualcosa di unico. 83


Ross Mc Henry Ross è nato in Australia, ma ha già girato il mondo come una trottola: Svezia, Austria e Stati Uniti. Qui all’Academy è il primo ad arrivare e l’ultimo ad andarsene. Verrebbe da bollarlo come un secchione… But he got soul!

Come ti chiami? Ross Mc Henry Quanti anni hai? 24 Da dove vieni? Adelaide, Australia Come definiresti la tua musica? Difficile definirla con un'unica espressione perché si divide in tre grandi generi. Il soul, che è quello che suono dal vivo con la mia band, The Transatlantics, l'afro beat, un'altra cosa che propongo dal vivo e infine l'hip hop; una sorta di punto a cui sono arrivato come risultato di un percorso attraverso questi ed altri generi. Ma se vuoi, potremmo andare avanti a parlare di sfumature e sottogeneri per una vita. Mi racconti i momenti salienti della tua

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vita? Direi che il più saliente è stato la nascita, senza subbio. A 9 anni ho cominciato a suonare la batteria, a 14 il basso, a 16 sono venuto in Europa a studiare per un anno, in Svezia, a frequentare una scuola ad indirizzo musicale. E' lì che ho capito che si trattava della direzione che volevo dare alla mia vita. Mentre ero nel Continente sono stato a Vienna a vedere la Chick Corea Elektric Band in concerto; mi ricordo che c'era Mike Pope al basso e mi sono detto: "voglio diventare un musicista jazz". Al mio ritorno in Australia mi sono iscritto al Conservatorio, dove ho studiato musica jazz per 4 anni. Una delle cose più importanti come musicista soul, è stata la possibilità, capitata tre anni fa di andare in tour con Eddie Bo, leggendario

musicista di New Orleans. Avere a che fare da vicino con una persona che ha avuto tanto influenza su quello che faccio mi ha dato tantissima fiducia. Un altro momento fondamentale è stato andare a New York... Qual è il primo disco che hai comprato? Piuttosto imbarazzante, avevo circa 11 anni, credo proprio i Green Day… Come hai conosciuto l'Academy? Attraverso un amico che fa il DJ. Come ti dicevo è da un po' che ho cominciato a seguire la musica hip hop, nel tentativo anche di espandere quelle che sono le mie conoscenze e capacità musicali. Il mio background è la scrittura, arrangiare, suonare dal vivo… Volevo imparare e mettermi alla prova con qualcosa di nuovo; così sono


andato sul sito e mi sono messo a guardare tutti video. Ho capito subito che si trattava di una grande possibilità e che volevo partecipare a tutti i costi così quando sono tornato dagli Stati Uniti, circa 5 mesi fa, ho compilato l'application form ed eccomi qui. Qual è la tua giornata tipo qui all'Academy? Mi sveglio verso le undici, so che potrebbe sembrare un po' tardi, ma tieni presente che andiamo a dormire sempre verso le quattro o le cinque. Poi vengo qui e faccio colazione il più fretta possibile: l'unica regola qui è che non si può arrivare in ritardo alle lezioni. Le lecture sono due, a mezzogiorno e alle tre, e sono tenute da una serie personaggi appartenenti al mondo della musica provenienti da situazioni diverse. Nella pausa tra le due lezioni ci si fionda negli studi a lavorare e poi di corsa a mangiare, fino a che si ritorna in aula. Ogni sera ci sono show diversi in vari locali della città, al termine dei quali torniamo qui negli studi a lavorare per altre quattro o cinque ore. Poi si torna a casa e il giorno dopo si ricomincia da capo. Preferisci le lezioni o il lavoro in studio? Stare in uno studio come questo a registrare è quello che penso tutti noi vorremmo fare nella vita per 24 ore al giorno… Le lecture però sono di grande ispirazione, sono ciò che ti spinge a metterti alla prova con qualcosa che non conosci o non avevi mai preso in considerazione. Con chi, a cosa stai lavorando? Sto lavorando a diverse cose, ma i progetti principali sono un pezzo boogie che ho scritto e Marco Passarani sta producendo. Poi una cosa trip hop con Ango, il ragazzo di Montreal, e il messicano Juan Son e una hip hop con TOKiMONSTA e Oddisee. Ho suonato anche il basso in un singolone eighties di B.Bravo e Robin “Hannibal” Braun. C'è qualcuno tra i partecipanti con cui hai legato maggiormente? Non saprei dirti qualcuno in particolare. Ognuna delle persone che è qui arriva più o meno dallo stesso "posto", questo essere nuovi, questa voglia, questa "innocenza" fa si che i legami che si creano tra di noi siano spontanei e immediati. Dentro e fuori dallo studio. C'è qualche love story in corso tra i partecipanti? Mi piacerebbe dirti di si… Ma temo proprio di no. Anche perché siamo tipo 27 uomini e 3 ragazze… Mi sa che nel turno precedente ce n'erano molte di più. Questa è l'unica nota negativa… Però penso che alla mia ragazza faccia piacere.

Tra i "professori" c'è qualcuno che ti ha colpito particolarmente? Sono rimasto piacevolmente impressionato da uno dei Cluster, che non conoscevo; non tanto per la musica, quanto per il fatto che hanno sempre fatto solo e sempre quello che volevano senza curarsi minimamente di quello che pensavano gli altri. E questa è una cosa molto difficile da realizzare. Comunque tutte le lecture sono interessanti in un modo o nell'altro. Che cosa fai nel tempo libero qui a Londra? Tutto il tempo libero che ho lo passo in stu-

dio. Quando tutto sarà finito avrò quattro giorno liberi e avrò tempo di guardarmi un po' attorno. Poi andrò in Svezia, a Goteborg, a salutare alcuni amici e dopo a Berlino. Ho ancora altri 7 giorni liberi qui in Europa che devo ancora decidere come occupare. Ogni volta che lascio l'Australia cerco di fare più cose possibile. E' come ti aspettavi l'Academy? Ne avevo letto e sentito parlare, ma non penso che si possa comprendere quanto sia interessante, quanto sia "figo" essere qui, fino a che non sei veramente qui. E' sicuramente una delle esperienze più importanti della mia vita. E' incredibile…

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Reggiseno vintage, short in denim SEE BY CHLOE

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Caterina & Giulia Photographer: SEAN MICHAEL BEOLCHINI Stylist: A+B+L Hair & Make-Up: LUCIANO CHIARELLO@atomo Manag Models: CATERINA ROSSI e GIULIA FERNANDA CORRIERI

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Cardigan SEE BY CHLOE

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Felpa adidas, coulotte vintage, cerchietto con perle MORENA RUSSO

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Reggiseno vintage, short in denim SEE BY CHLOE

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Giacca in denim LEE, slip DIESEL, calze AMERICAN APPAREL

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Short in maglia SEE BY CHLOE, cerchietto con perle MORENA RUSSO

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Cerchietto con perle MORENA RUSSO, short in maglia SEE BY CHLOE

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94 PIG MAGAZINE


Jeans e maglia DIESEL, reggiseno vintage, short in denim SEE BY CHLOE

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Camicia LEE

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Chiodo SEE BY CHLOE

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Maglia SEE BY CHLOE, calze AMERICAN APPAREL, giacca in denim LEE

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Completo M MISSONI

Cecile & Ilona Photographer: LADY TARIN Stylist: ILARIA NORSA Stylist’s Assistant: FABIANA FIEROTTI Hair: VALENTINA MORABITO hair@freelancer Make-Up:ISABELLA SABBIONI makeup@freelancer Models: CECILE SINCLAIR @elite ILONA swagemakers@joy

Special thanks: Union Club via Moretto da Brescia 36, Milano

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Reggiseno e mutande INTIMISSIMI

102 PIG MAGAZINE


Maglia PAUL SMITH, pantaloni DIESEL, scarpe e colletto MIU MIU

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Maglia DIESEL, pantaloni MARNI

104 PIG MAGAZINE


Gonna PAUL SMITH, top MARNI, collare vintage PRADA, giacca WESC, scarpe MIU MIU, borsetta SALVATORE FERRAGAMO

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Maglia MARNI, gonna PAUL SMITH, pochette PRADA, cintura ed occhiali vintage

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Camicia SEE BY CHLOE, gonna D&G

108 PIG MAGAZINE


Top SEE BY CHLOE, pantaloni vintage KENZO, scarpe MIU MIU

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Vestito PAUL SMITH, borsa MISS SIXTY, cardigan DIESEL, occhiali vintage CHRISTIAN DIOR

110 PIG MAGAZINE


Maglia PAUL SMITH, pochette MARC JACOBS, accessori vintage

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Vestito e cardigan D&G

112 PIG MAGAZINE


Body MILA SCHÖN, gonna CHRISTOPHER KANE, reggiseno e mutande INTIMISSIMI

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Piglist:

Nella sua Piglist Floating Points riesuma classici del soul e ritmi lascivi del disco-funk d’annata, senza dimenticare i nuovi astri del post-d e gli amici di scuderia. G.S.

Floating Points 1. Windy City - Windy City Lp 2. Joe Bisso - Love Somebody 3. James Blake - The Bells Sketch 4. Theo Parrish - Falling up 5. FunkinEven - Heart Pound 6. Kyle Hall - Dressed in Dresden remix 7. Actress - Paint, Straw and Bubbles 12" 8. Fatima - Mind Travelin Ep 9. Leroy Burgess - You've got that something 10. Daedelus - Righteous Fists of Harmony 12" 11. Matthew Herbert - One One Lp Foto di Gaetano Scippa

PIG MAG PRESENTA

IN CONCERTO Opening Act By Iori’s Eyes Closing Dj Set By The Tough Alliance ROMA MERCOLEDÌ 12 MAGGIO DIMMIDISÌ TERRACINA (LT) GIOVEDÌ 13 MAGGIO LE SCALETTE CAVRIAGO (RE) VENERDÌ 14 MAGGIO CALAMITA MILANO SABATO 15 MAGGIO ROCKET TORINO DOMENICA 16 MAGGIO LOSER/YOUSHOP PARTY

114 PIG MAGAZINE

IN COLLABORAZIONE CON SAPHARY DELUXE


Musica Album del mese

Di Depolique e Gaetano Scippa

Delorean - Subiza (True Panther) Ekhi, Guillermo, Unai e Igor un tempo vivevano nei Paesi Baschi e sembravano i Cure. Poi i Rapture. Un bel giorno si trasferiscono a Barcellona e completano la loro trasformazione. Subiza è già uno dei nostri dischi preferiti perché ha tutte le cose al posto giusto; vale a dire melodia e ritmo, pop e dance. Mood nostalgico e morbidi arpeggi à la Phoenix, ritmiche baggy e atmosfere baleariche, come solo gli svedesi di recente (Tought Alliance e Air France) sanno fare, melodie vocali care agli Animal Collective - per non rifarsi sempre ai Beach Boys - e persino quei synth e quelle tastiere retrò che ci fanno venire i brividi ogni volta che ci assentiamo ascoltando i Cut Copy. Ma la verità è che assomiglia alla fotografia di un’estate, dove siamo belli e sorridenti. E riecco i tramonti e le albe, l’estasi e il nodo alla gola. Come quando ci siamo svegliati euforici baciati dal sole, tre centimetri sopra il materasso, dopo una notte indimenticabile ma senza hangover. Buone vacanze. D.

Actress - Splazsh (Honest Jon’s) Darren Cunningham è uno di quei personaggi che si muovono in silenzio, ma smuovono le cose. Partito da serate al pub con Kode9, Cunningham ha in breve tempo donato stile all’underground UK con la sua Werc Discs su cui ha lanciato il talento di Zomby, Starkey, Radioclit e Lukid, oltre che se stesso. Non sorprende che il seguito di Hazyville a nome Actress esca sull’ottima label di Damon Albarn. Splazsh, a differenza del disco di debutto, non è ingabbiato in un unico mood estetico, nebbioso e opprimente, ma acquista corpo e soprattutto respiro. Pur non dimenticando certe sonorità techno claustrofobiche e aggressive, a partire dall’iniziale Hubble (già uscita in 12” col moniker Thriller) fino ai synth acidi di Let’s Fly, ci si immerge volentieri in tribalismi funk (Get Ohn), vagiti house garage (Always Human, Senorita), potenza grime (Wrong Potion) e atmosfere “intelligenti” (Futureproofing, Maze). Il disco, due spanne sopra la media, è una bomba. Compratelo alla cieca. G.S.

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Musica Album del mese

Di Depolique, Marco Lombardo e Gaetano Scippa

CocoRosie - Grey Oceans (Sub Pop)

Flying Lotus - Cosmogramma (Warp)

LCD Soundsystem - This Is Happening (EMI)

Ammiratori delle sorelle Casady fin dagli esordi

Cavalcando l’onda di Los Angeles, FlyLo cerca

Sarebbe bello scoprire gli LCD oggi e non averlo

possiamo dire di averle viste crescere. La

di stupire nuovamente con un album più spe-

fatto nel 2002. Da fan della prima ora, ogni lp è

Maison De Mon Reve suggeriva, pur dividendo,

rimentale, carico, frizzante e cosmico, come

stato sempre una mezza delusione. Vale anche

un modo di esprimersi e un talento fuori dal

suggerisce il titolo. In realtà Ellison confeziona

per questo, disco della maturità e possibile ca-

comune. Talento che le due l’hanno dimostrato

un disco più ostico e rischia di confondere le

polinea di una formula ormai perfetta. L’amtosfe-

di poter tradurre anche in altre discipline

idee pompando al massimo gli ingredienti.

ra pare disillusa e l’aria è di smobilitazione, come

artistiche. Le ragazze sanno fare di tutto.

Hip hop strumentale, disco funk, 8 bit, Brasile,

se a James smontassero il palco sotto i piedi e

Registrato tra Argentina, Francia, Australia

anni ‘60 e molto, molto jazz scomodando la

lo lasciassero lì con la sua malinconia e crisette

e NYC, Grey Oceans, che arriva a tre anni

zia Alice. Merito (o demerito) anche delle tante

varie di mezza età. Il copione è quello noto, ma

dal loro lp più debole, lo prova. Capolavoro

collaborazioni: Ravi Coltrane, il bassista virtuo-

se la velocità di crociera diminuisce il pathos

senza tempo e senza passaporto che le libera

so Thundercat, Erykah Badu, Laura Darlington

aumenta; se You Wanted A Hit è la morte di

definitivamente della scomoda etichetta del

e persino Thom Yorke nell’onirica… And the

Losing My Edge, All I Want è la nipote di All My

freak folk a vantaggio di un intero universo oggi

World Loughs With You. Non ci convince del

Friends (se solo le avesse cantate Julian…)

forse completamente codificato. D.

tutto, ma forse è solo questione di tempo. G.S.

Ma non preoccupatevi: vi piacerà tanto. D.

The Golden Filter - Voluspa (Brille)

Harlem - Hippies (Matador)

Onra - Long Distance (All City)

Primo album per il duo elettro-pop di New

Questo terzetto di Austin ci delizia con un

Fortunatamente c’è ancora qualche producer

York. I The Golden Filter partono da un

secondo album ricco di veloci canzoncine

parigino che si distingue dalla massa. Parliamo

immaginario onirico e spettrale per calarlo

guitar-rock in versione lo-fi. Scarne, polverose,

di Onra, conosciuto per l’album Chinoiseries

in un The Loft abitato da fantasmi ballerini

scritte per andare dritte al cuore e alle gambe

in cui, campionando vecchi e polverosi vinili di

e mirror ball impazzite. Disco music come

dell’ascoltatore. Fanno capolino i Pixies, i Nir-

musiche popolari vietnamite, ha costruito tracce

potrebbero concepirla i The Knife, se mai un

vana ma anche i Sebadoh degli esordi, il tutto

futuristiche. In Long Distance il metodo è simile,

giorno avessero voglia di scatenarsi a centro

condito da un contagioso entusiasmo giovani-

ma le fonti riportano all’electro funky e boogie

pista, invece di sondare ogni singola piega del

le. Provate a immaginare come suonerebbero

anni ’80. Ventuno pezzi tra swing strumentali

loro lato oscuro. Voluspa scorre impeccabile e

i The Who se fossero cresciuti in Texas, negli

e hip hop cantati, con voci diverse tra cui un

compatto. Non una singola battuta d’arresto

anni ottanta, sotto l’influenza di Regan. Poi

Olivier DaySoul in splendida forma dopo la

a rallentare questi cinquanta minuti di musica,

mettete su questo disco. Riuscite a sentire l’

prova con Hudmo. I beat meno introspettivi e

ideali per un after-party dall’oltretomba, in

umidità di un garage colmo di scatoloni e vec-

astratti abbondano di bassi gommosi e synth

compagnia di Larry Levan e una schiera di

chi attrezzi da giardino arrugginiti? M.L.

spaziali, un must per amanti di Dam-Funk, Lone

unicorni color argento. M.L. 116 PIG MAGAZINE

e primi Cameo. G.S.


Grovesnor - Soft Return (Lo Recordings)

Darwin Deez - S/t (Lucky Number)

Ellen Allien - Dust (BPitch Control)

Definito il menestrello che sembra un prof ma

E’ nata una pop star. Ne siamo certi. Il suo

Spazzate via le nubi di Sool, la poliedrica artista

canta come Usher, Rob Smoughton suonava

nome è Darwin Deez. Ha i tratti somatici di una

capace di reinventarsi ogni volta torna alla

la batteria con gli Hot Chip, e talvolta lo fa

giovane vita colorata e bohemienne, spesa

melodia e in particolare alla voce, coadiuvata

ancora. Da solo invece si esibisce in numeri

nelle warehouse di Williamsburg, una voce che

da Tobias Freund. Dust è un disco molto

in bianco e nero, capaci di combinare soul ed

ricorda un incrocio improbabile tra Julian Casa-

piacevole da ascoltare, forse per le influenze

elettronica, come tra Chromeo e Barry White.

blancas e J Mascis, e una malinconia leggera,

pop che lo caratterizzano. La distensione è

Notturno, elegante e pure sexy; ma sexy un

pronta a depositarsi sotto pelle, come una

subito percepibile in Our Utopie, dove ci si

po’ impacciato, come lo strip tease di un

notte d’estate. Le movenze di un improbabile

immagina sdraiati su un prato a occhi chiusi.

principiante. A tratti così eighties da sembrare

Michael Jackson bianco e l’aria da slacker

Oltre all’uso del glockenspiel, gli arrangiamenti

una parodia, ogni brano di Soft Return pare

tipica di Stephen Malkmus, epoca Pavement.

sono ricchi di elementi che aiutano a riscaldare

saltare fuori dalla colonna sonora del pilota di

Nelle sue canzoni, definite “happy music for

l’atmosfera, come un clarinetto (My Tree), una

un vecchia serie TV metropolitana in cui non ci

sad people” o “white music for black people”,

chitarra indie (Sun The Rain), un synth esotico

sono belli veri ma alla fine tutto va per il verso

si incastrano funk e indie pop, rock radiofonico

(Huibuh) o da rave (Schlumi). G.S.

giusto. D.

e reminiscenze eighties. Irresistibile. M.L.

Ganglians - Monster Head Room (Woodsist)

Pearly Gate Music - S/T (Bella Union)

Daedelus - Righteous Fists of Harmony

Con un anno di ritardo solo parzialmente

Pearly Gate Music è il progetto di Zach Tillman,

(Brainfeeder)

risarcito dall’aggiunta in coda dell’ultimo,

fratello di quel Josh Tillman, famoso per essere

Cosa c’entra la battaglia dei Boxer cinesi con-

ottimo, sette pollici, esce in Europa l’esordio

il batterista dei Fleet Foxes e un talentuoso

tro l’impero inglese con la musica elettronica

dei Ganglians. Il quartetto freak di Sacramento

cantautore in versione solista. Frequentazioni

moderna? Secondo Daedelus, non nuovo a

cucina un minestrone psichedelico che sa

che forniscono le coordinate di questo esordio

idee e ispirazioni eclettiche, gli scontri epici

essere scanzonato e acido al tempo stesso,

ma che tracciano solo una parte del viaggio.

del passato hanno una forte ascendenza sulla

passare da Barret e i Beach Boys al garage.

Le canzoni di Zach infatti sono caratterizzate

società odierna che rischia il declino perché

Le avventure spazio temporali stile Beta Band

da una vena notturna e minimale, richiamando

succube della sua stessa modernità e dipen-

lasciano il posto a un suono marcatamente

alla mente non i Beach Boys ma il Neil Young

denza tecnologica. RFoH è la colonna sonora

americano e Monster Head Room si trasforma

più intimista o un Hank Williams sotto codeina.

di una guerra, quella in cui si affrontano ele-

quasi in manifesto della nostalgia indie

Le nove tracce in questione si rincorrono omo-

menti elettronici e organici, dalla marcia iniziale

americana, al centro di un triangolo con vertici

genee ma ognuna brilla di sfumature proprie,

An Armada Approaches alle successive canzoni

Fleet Foxes, Black Lips e Edward Sharpe. D.

grazie a una serie di arrangiamenti mai scon-

dominate da arpeggi di chitarre acustiche,

tati. M.L.

archi, fiati e nacchere. Opera ingegnosa e originale, da ascoltare. G.S. 117


Musica varie

Di Depolique, Marco Lombardo e Gaetano Scippa

Chemical Brothers - Escape Velocity (EMI)

Juan Maclean - Feel So Good (K7)

Todd Edwards - I Might Be (Scion A/V Remix)

Se non fanno i paraculo i “dati per morti” CB

Se avete amato Happy House accomodatevi.

Il producer house e la sua nuova traccia upbeat

sono i maestri. L’antipasto di Further fa ben

Nancy al gelato per una filastrocca che rotola

in pasto a 4 manici: Joy Orbison prima asciuga

sperare: 12 min ad alta velocità stile EBW che

oltre i dieci minuti e già mi tormenta: avanti

e poi sporca, MJ Cole la proietta dal garage

si spengono tra le braccia di Baba O’Riley degli

tutta fino a settembre. Ciliegina inedita del suo

al cielo, Feadz rincara le sincopi e cede a My

Who. Epica, finalmente. D.

Kicks. D.

Dear Disco la prosecuzione nello spazio. G.S.

Rodion - For Ever Ep (Gomma)

The Hundred In The Hands - This Desert

Korallreven - The Truest Faith (Acephale

Sei nuove gommose tracce italo ci trascinano in

(Warp)

Records)

pista, tra cui la marcia electro Hold On Rodion

Primo EP per il “nuovo”

Non si esaurisce l’ondata di pop balearico

con Khan, il carnevale D.I.S.C.O. Rewind, la

indie+disco+duo+boy+girl di NYC. Dopo

proveniente dalla Svezia. I Korallreven, giovane

sobria titletrack con Fabrizio Mammarella e la

Jacques Renault anche quelli della Warp gli

duo diviso tra New York e Stoccolma, ne sono

cavalcata spaziale Alagoas Cowboys. G.S.

danno una ripassata. Senti come suona. D.

la conferma. E’ arrivata la primavera. M.L.

Active Child - Curtis Lane (Merok Records)

Joker - Tron (Kapsize Recordings)

Mount Kimbie - Remixes (Hotflush) 2x12”

I Fleet Foxes incontrano i Kraftwerk, durante

Nuovo singolo per il golden boy del dubstep.

Due tranche di remix per Mount Kimbie: nella

un coast-to-coast spazio-temporale. Pat Grossi,

Tron è una onda assassina pronta a sommerge-

prima, il vestito soul di James Blake a Maybes,

songwriter losangelino, è l’artefice di questo

re la pista con la sua andatura dinoccolata e un

il vortice garage di FaltyDL per Serged e il rullo

piccolo miracolo. Santo subito? M.L.

memorabile giro di synth. Versione più acida

in 4/4 di Instra: mental sopra At Least; nella

per il Vip Mix. Clamoroso. M.L.

seconda, trattamenti deep e techno di Prosu-

118 PIG MAGAZINE

mer e Scuba. G.S.


17 th International Festival of Advanced Music and Multimedia Art www.sonar.es

Barcelona 17.18.19 June

the chemical brothers, roxy music, air, lcd soundsystem, plastikman, jónsi, dizzee rascal, hot chip, 2manydjs, booka shade, king midas sound, broadcast, the sugarhill gang, aeroplane, flying lotus, matthew herbert’s one club, fuck buttons, pete tong, joy orbison, zomby, new young pony club, mary anne hobbs, uffie, john talabot, bradien, speech debelle, jimi tenor & kabu kabu, emilio josé, hudson mohawke, mike slott, aufgang, carte blanche (dj mehdi & riton), nosaj thing visual show, delorean, dj hell, the slew feat. kid koala, caspa feat. mc rod azlan, 2020soundsystem, noaipre, the pinker tones, sandwell district, cora novoa, bomba estéreo, bcn216, zigmat, the blessings, bflecha, necro deathmort, eclair fifi & john computer, cluster, machinedrum, american men, dp-s, david m, elektroguzzi, tristan perich, bruna, tim & puma mimi, round table knights, larytta, goldielocks, lesley flanigan, post war years... listen to them at SonarRadio www.sonar.es an initiative of

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Film del mese

Di Valentina Barzaghi

Humpday Di Lynn Shelton. Prima di cominciare a parlarvi di questo film vorrei premettere tre cose: 1) al momento della stesura del pezzo viene riportato che il film sarà nelle sale il 28 Maggio, ma avendo una produzione indipendente mi gratto il mento dubbiosa e metto le mani avanti in caso di eventuali slittamenti (d'altronde, è già tanto che ne sia prevista un'uscita... se proprio fremete dalla voglia di vederlo è già in vendita online in dvd); 2) in italiano il titolo è Humpday-Un mercoledì da cialtroni, di cui non riesco nemmeno lontanamente a capire né l'ironia né se la distribuzione voleva lanciare qualche riferimento al film del 1978 di John Milius, ma come sempre, forse sono io...; 3) ne avevo già parlato tempo fa sul nostro sito, visto che era stato presentato al Festival di Cannes dell'anno scorso nella sezione Quinzaine des Réalisateurs (dopo che aveva vinto anche il Premio della Critica al Sundance FF). Conclusi i preamboli iniziali possiamo parlare ora della pellicola... Humpday è un film indipendente diretto dalla cineasta statunitense Lynn Shelton e interpretato da quello che forse è il volto più noto della scena indie contemporanea made in U.S.A.:

120 PIG MAGAZINE

Mark Duplass (ovvero colui che si è anche preso il merito di aver "portato la fama del mumblecore fuori dai confini") insieme a Joshua Leonard. Ovviamente i due, con la loro performance incredibile reggono pressoché metà della pellicola. Humpday racconta la storia di due amici del college, Ben e Andrew, che si rincontrano dopo dieci anni. Le loro vite hanno preso strade completamente differenti: Ben è sposato e ha una vita abbastanza tranquilla, Andrew è un giramondo. Quando il secondo inizia a sostenere col primo che la sua vita senza vincoli, piena di donne e avventura, nonostante tra sé sappia di essere un artista mancato, sia molto meglio di quella piatta dell'amico, Ben farebbe di tutto per dimostrargli indispettito il contrario. L'occasione gli viene data ad una festa, dove aderisce, tra i fumi dell'alcol, ad un progetto artistico dell'amico: fare sesso con lui davanti ad una telecamera. Due etero che provano ad avere insieme la prima esperienza gay, sostenendo che sia possibile in quanto un modo come un altro per dimostrarsi reciproco affetto. La prima cosa che mi è venuta in mente in sala guardando questo film è "mi sarebbe piaciuto

essere venuta con un mio amico maschio in modo da documentare le sue reazioni". Ovviamente non posso svelarvi tutte le dinamiche della vicenda altrimenti finirei per raccontarvi come va a finire, ma Humpday è assolutamente da vedere proprio perché la regista riesce ad innescare nella vicenda tutte quelle dinamiche che sono di "mentalità comune maschile". Avrete ragione o no? Sta di fatto che Lynn Shelton è proprio brava sia nella sceneggiatura, che sviluppa con dialoghi brillanti e sagaci, sia nella costruzione della tensione narrativa, senza dimenticare il velato retrogusto critico di tutto quello che viene considerato o meno giusto dalla mentalità benpensante (che attenzione, non è solo quella da borghesuccio seduto sulla sua vita di coppia, ma anche quella dell'artista rampante che giudica gli altri perché non se la godono come lui... "Vivi e lascia vivere", dettava un vecchio proverbio). Cinema minimalista, fatto di pochi personaggi e ambientazioni, ma con tempi perfetti e lontano più di quanto possiate immaginare dalla parodia. Un ottimo bromance che mette letteralmente a nudo pregiudizi, dicerie e facilonerie sull'amore e sul sesso.


Recensioni

The Maid Di Sebastian Silva. Altro film presentato durante la passata edizione del Torino Film Festival, The Maid è davvero divertente e ve ne consiglio la visione. Il titolo originale dell’opera è La Nana e Sebastian Silva è un giovane regista cileno al suo secondo lungometraggio dopo il poco conosciuto La Vida Me Mata. Raquel è una governante che da più di vent’anni lavora per la ricca famiglia Valdez a Santiago del Cile. Le sue giornate trascorrono tutte uguali, nella routine di pulizie e dedizione ai figli della coppia. Per lei i Valdez sono ormai la sua famiglia e quando sembra che la donna non ce la faccia più a reggere da sola tutto ciò che c’è da fare in casa e la padrona assume una seconda cameriera iniziano i guai. Raquel è gelosa e fa scappare la nuova arrivata maltrattandola in maniera piuttosto infantile. Alla gelosia della donna sembra non si possa far fronte, ma anche le emicranie che la debilitano peggiorano; tutto cambia quando viene assunta l’estroversa e caparbia Lucy. Sebastain Silva mette in scena una piccola perla che racconta una storia di ordinaria follia nella sua delicatezza d’intenti e intimità d’affetti. Attraverso una sceneggiatura brillante e una messa in scena semplice, ma per questo adatta alla storia che si sta raccontando, il regista ben costruisce l’excursus caratteriale e i cambiamenti interiori a cui la protagonista viene sottoposta. Magnifica ovviamente l’interpretazione di Catalina Saavedra nei panni della scorbutica “nana”.

The Road Di John Hillcoat. Qualche mese fa tra le news vi ricordate che vi avevo parlato della vita travagliata che questo film stava avendo nel nostro paese? Dopo essere stato presentato alla scorsa edizione del festival di Venezia infatti, non riusciva a trovare distribuzione e la motivazione stava nel fatto che fosse troppo triste. Tratto dall’omonimo e celebratissimo romanzo di Cormac McCarthy in effetti è una

delle pellicole la cui visione più mi ha angosciato negli ultimi mesi, dura e spietata nella sua rappresentazione dell’inesorabile fine della Terra e del genere umano, con la sua fotografia cupa e coerente alla narrazione che scavalca il prodotto hollywoodiano per diventare un film d’autore. Hillcoat aderisce bene nella trasformazione in immagini del desolato affresco che McCarthy (autore di per

sé già molto cinematografico nella costruzione visiva della narrazione) dipinge sulla carta, la storia del viaggio di un padre e di un figlio in un’atmosfera post apocalittica, dove i colori si sono spenti, la natura si sta ribellando e i pochi umani rimasti si nutrono dei propri simili e dell’ultimo sentimento che persiste nei loro cuori: la cattiveria. Tra ricordi della vita che fu e di una felicità diventata utopia.

Cirque Du Freak: The Vampire's Assistant Di Paul Weitz (ITA. Aiuto Vampiro). A parte la solita bruttura della traduzione italiana del titolo, questo film non sarà nulla che rivoluzionerà per sempre un vostro immaginario di genere. E' e rimarrà un buon teen movie, anzi dirò di più... è un prodotto di target intelligente. Certo, ha la sua morale, i suoi giochini stilistici fatti ad hoc per intrigare il pubblico più giovane, ma non è facilone e scontato. Darren ha quattordici anni ed è il classico bravo ragazzo, ma l'incontro con un circo itinerante lo cambierà. Larten Crepsley infatti è un vampiro che trasforma il ragazzo in un essere assetato di sangue. Entrato a far parte del regno dei non morti, Darren si unirà al fantomatico circo degli orrori. Il regista Paul Weitz (fratello di Chris, quello che ha fatto gli ultimi due episodi della saga di Twilight) si avventura, anche se in chiave diversa, su un terreno a lui noto a livello di pubblico, suo infatti era il cult American Pie, e riesce a darci una trasposizione dignitosa dei primi tre libri di una saga scritta da Darren Shan, autore irlandese.

121


Dvd

Di Valentina Barzaghi

Questo mese sono un po’ i dvd carini che potrete pensare di acquistare e ciò ci rallegra. Ok, il 5 maggio (questa la data segnalata al momento della stesura di questo pezzo) esce l’attesissimo (?) dvd di “Avatar” di cui però non sto a dire nulla perché mi sembra che su questo film si sia talmente dibattutto, che tutto quello che c’era da dire, nel bene e nel male certo, sia già stato scritto. Quindi la mia selezione, guardando magari anche a quello che non è stato messo in evidenza in queste pagine, ricade su...

A Single Man Di Tom Ford. A Single Man non è un film per fighetti (scusate, lo volevo dire a prescindere)! Sincera, ci sono andata prevenuta, storcendo il naso pensando che Ford potesse far cilecca, cadendo nell’egocentrismo del “io so far tutto bene”. Anche se così fosse, fa solo bene a menarsela: A Single Man è un ottimo film, soprattutto per un esordiente come lui. Che Tom non me ne voglia, ma il termine “esordiente” l’ho usato perché a tutti gli effetti – nonostante sia stato il direttore creativo delle provocatorie campagne pubblicitarie per il Gucci Group e Yves Saint Laurent, e fondatore della FADE TO BLACK, la sua casa di produzione cinematografica – questo è il suo primo film. Tratto dell’omonimo romanzo di Christopher Isherwood, la pellicola racconta la storia di George, un professore d’inglese omosessuale a cui è da poco morto il compagno di una vita, Jim. Dall’alba alla notte, A Single Man ci racconta la giornata di George, tra dolore e sorprendenti incontri. Ford deve aver letto il romanzo diverse volte, quasi studiato, perché l’effetto che ci fa la visione della sua trasposizione in immagini è quella che sia stato assorbito, immaginato più volte, interpretato, scavando man mano sempre più in profondità, per poi passare dalla mente alla realtà. Non sono molti i film che riescono così bene a risultare frutto di un immaginario consolidatosi nel regista, riuscendo ad essere fedeli al testo, ma anche ad un’estetica patinata come quella di Ford. Questi inoltre stupisce dietro alla macchina da presa, facendosi autore di inquadrature notevoli (ogni fotogramma potrebbe diventare una cartolina) accentuate dalla splendida fotografia di Eduard Grau, che accompagna la vita di George adattando l’illuminazione in base allo stato mentale del protagonista: nelle situazioni che più esprimono la sua condizione borghese è tendente al grigio, mentre in quelle in esterni, quelle di felicità, è più solare. Splendido anche l’inserto in bianco e nero, classico da rivista fashion patinata, nella scena girata sugli scogli, flashback dell’amore tra lui e Jim che parte da una foto ritrovata. Un melò omosessuale romantico, vero nella sua messa in scena e per questo drammatico, con un Colin Firth che regala un’interpretazione davvero commovente già premiato con la Coppa Volpi come Miglior Attore alla scorsa kermesse veneziana. ll dvd è una chicca che dovete assolutamente procurarvi per la vostra piccola cineteca domestica, anche perché così nei contenuti extra potete guardarvi l’intervista-backstage ai protagonisti del film oltre che al mitico Tom Ford, che anche se non fosse insieme al film sarebbe un prodotto video che ci terrei ad avere. Un ottimo lavoro dall’inizio alla fine!

Soul Kitchen Di Fatih Akin. Fatih Akin l'ho amato di più nei suoi precedenti lavori (La sposa Turca, Crossing the Bridge, Ai Confini del Paradiso), ma non posso che promuoverlo anche questa volta. Il regista turco-tedesco costruisce una buona commedia che trasuda la sua estetica filmica e le tematiche a lui 122 PIG MAGAZINE

care in ogni momento. Siamo ad Amburgo: un cuoco di origine greca gestisce un ristorante chiamato Soul Kitchen, frequentato da abitanti di periferia che chiedono solo semplici fritture e birra. Questo fino a quando non viene assunto un cuoco esperto di cucina ricercata che dopo lo scetticismo e

le proteste iniziali lo trasforma in un locale in voga con anche una buona selezione di musica soul. Regia dinamica, corollario di personaggi interessanti e una buona colonna sonora sono gli ingredienti che rendono Soul Kitchen un buon film. Consigliato da consumare in compagnia.


News

Kubrick Fotografo 1945-1950 Fino al prossimo 4 luglio a Palazzo della Ragione a Milano potrete vedere una mostra davvero unica nel suo genere: le foto che Kubrick scattò ancora ragazzo, tra i 17 e i 22 anni. La mostra vanta un'esposizione di trecento pose, selezionate tra quelle comprese nell'archivio del Museum of City di New York e mostrate per la prima volta in assoluto al pubblico. Già dalle prime sperimentazioni fotografiche si scorge l'occhio attento e indagatore del regista, con il suo bisogno costante di raccontare storie. La sua attività di reporter durò solo cinque anni -prima del suo memorabile passaggio al cinema-, a

partire dalla prima pubblicazione avvenuta il 26 giugno 1945, con la posa dell'edicolante dolorante per la morte di Roosvelt che spinse gli editori di Look ad assoldarlo per altri servizi. Il percorso espositivo è diviso in sezioni: storie di vita differenti, ma riprese nel loro quotidiano svolgimento in cui comunque l'artista riesce a far trasparire la sua personalissima interpretazione, quel modo di rappresentare il mondo che lo renderà celebre anche cinematograficamente. Portogallo è il viaggio di due turisti americani nell'immediato dopoguerra; Crimini è il reportage di un arresto realizzato mediante

la documentazione delle azioni della polizia, fino alla cattura; Mickey è la storia di un giovanissimo lustrascarpe inseguito tra le strade di NY; i ritratti di Betsy Furstemberg sono la rappresentazione del sogno e della spensieratezza, così come in modo diverso la serie di pose fatte all'interno della Columbia University, che mostrano la nuova-futura classe dirigente americana. Nella seconda parte della mostra spiccano su tutti un servizio realizzato in un circo e le immagini dedicate a Montgomery Clift, al pugile Rocky Graziano e ai musicisti dixieland di New Orleans. Da andare a vedere, assolutamente.

Inglourios Basterds: The Lost Art Nonostante siano passati mesi dall'uscita del film nelle sale, mi piace tornare a parlarvi del magnifico film di Tarantino mostrandovi alcune delle interpretazioni su tela che alcuni artisti hanno realizzato e i cui ricavati sono stati destinati alle vittime di Haiti. L'esposizione svoltasi a Los Angeles, ha visto all'opera un team creativo composto da David Choe, Sam Flores, Estevan Oriol, Grotesk, Jeremy Fish, Patrick Martinez, Alex Pardee, Dora Drimalas, Munk One, N8 Van Dyke, Rene Alamanza, Morning Breath and Skinner Davis.

123


Libri

Di Marco Velardi

Recipes from an Italian Summer Molte volte non basta essere Italiani purosangue per conoscere tutti i segreti della nostra tradizione culinaria; se certe ricette e ingredienti sono ormai alla base della nostra dieta quotidiana, ci basterebbe poco di più per creare variazioni sul tema e scoprire nuovi sapori ogni giorno. La casa editrice Inglese Phaidon pubblica, appena in tempo per la stagione estiva, Recipes from an Italian Summer, un volume contenente oltre 380 ricette fresche ispirate alla

124 PIG MAGAZINE

cucina di alcune delle principali località di villeggiatura: Sicilia, Sardegna, Campania, Toscana e le Alpi. Il ricettario si snoda attorno a temi come picnic, insalate, grigliate, feste d’estate e gelati. La cosa che vi sembrerà assurda è che non esiste una versione in italiano, perché purtroppo il libro è stato pensato principalmente per un pubblico anglosassone, sempre pronto a sognare un’Italia dalla tavola imbandita; ma se non vi spaventa l’idea di dover cercare

la traduzione di qualche ingrediente, Recipes from an Italian Summer è un libro che sfamerà ogni vostro appetito quest’estate. www.phaidon.com Titolo: Recipes from an Italian Summer Autore: AA.VV. Casa editrice: Phaidon Press Anno: 2010 Dimensioni: 18 x 27 cm Prezzo: 39.95 $


Due dimensioni Raramente mi capita di recensire libri fuori commercio, ma sarebbe stato un peccato ignorare Due dimensioni, un libro affascinante e ricco di spunti, che se venite dal mondo della grafica, illustrazione e pubblicità, non vorreste farvi mancare. Pubblicato da Nava nel 1973, questa seconda edizione, inizia con le parole di Felice Nava, parole che dimostrano quanto Nava stesso credesse in prima persona nei grafici e nella promozione della creatività. Una

visione forte, che è all’origine della fama che Nava ha acquisito negli anni, come una delle tipografie più importanti d’Italia. Con un approccio simile a quello di uno schedario, ogni pagina rappresenta un creativo con un ritratto, la propria firma, e una selezione di lavori significativi. In effetti, con più di 300 creativi e con oltre 1.500 progetti selezionati all’interno, Due dimensioni assume le sembianze di una mini enciclopedia sulla grafica italiana dei primi anni

70, che sicuramente vi farà comodo, ma vi farà anche sorridere con un pizzico di nostalgia. www.navadesign.com Titolo: Due dimensioni. Chi sono e cosa fanno. Autore: Studio Sironi Casa editrice: A. Nava Anno: 1973 Dimensioni: 22 x 28,7 cm - Prezzo: n/a

In Numbers Se un giorno vi capitasse l’opportunità di conoscere di persona Philip Aaron e Andrew Roth com’è successo a me qualche anno fa, capireste immediatamente la magnitudine di questa loro collaborazione per In Numbers, la nuova pubblicazione di JRP con PPP Editions [di Andrew Roth]. Philip e Andrew sono forse due dei più assidui collezionisti e promotori di pubblicazioni d’artista. Non oso pensare quan-

te librerie e scatole abbiano riempito in tutta la loro vita e quanto tempo ci abbiano messo per arrivare a selezionare le sole 60 pubblicazioni presentate in questo volume. Passando da titoli come Semina di Wallace Berman, Tripping Corpse di Raymond Pettibon a Permanent Food di Maurizio Cattelan, In Numbers esplora il tema della serialità nelle pubblicazioni d’artista dal 1955 ad oggi, per offrire una panorami-

ca su un’arte che non è ancora del tutto riconosciuta come dovrebbe. www.jrp-ringier.com Titolo: In Numbers Autore: Philip E. Aaron and Andrew Roth Casa editrice: JRP-Ringier / PPP Editions Anno: 2009 Dimensioni: 22,4 x 31,1 cm Prezzo: 65 €

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Whaleless

A Cura di Giovanni Cervi. Contatti e info: verbavolant@pigmag.com

Un mondo senza balene. Inquinamento e pratiche di pesca insostenibili stanno mettendo a serio rischio la sopravvivenza dei grandi cetacei. Questo è uno spazio dedicato a chiunque voglia esprimere la propria indignazione, rabbia, vergogna, incredulità, preoccupazione… con ogni mezzo espressivo, dall’illustrazione alla canzone, dall’animazione alla fotografia e oltre. Visitate i siti internet www.whaleless.com e www.myspace.com/whaleless per ulteriori informazioni e per visionare la gallery dei lavori giunti fino ad ora. Be creative, save a whale.

Chiara Ambrosio Hai mai visto una balena? No, ma continuo ad aspettarla. Che rapporto hai col mare? Il mare è la mia casa e patria, che mi accoglie e al quale mi affido. Nel mare sento lo scorrere del tempo e l’istante che si estende all’infinito; punto di partenza e d’arrivo, intessuto di sogni e miracoli, creatore e distruttore, sovrano che mi contiene e mi oltrepassa al tempo stesso. Se tu potessi scegliere di trasformarti in un abitante marino, quale sceglieresti? E perché? Balena o delfino, perché hanno il gusto del profondo e l’ebbrezza dell’aria che respirano. Possono guardare il cielo ed esplorare i fondali più profondi allo stesso tempo. Co-

126 PIG MAGAZINE

noscono sentimenti profondi e malinconia e li suscitano in chi li incontra in mare aperto. Qual è il tuo elemento preferito tra aria, acqua, terra e fuoco? Perché? Acqua e fuoco, opposti ma fondamentalmente simili nel dare vita e nel causare fondamentali trasformazioni. Elementi in flusso continuo che non conoscono staticità. Ci dici qualche parola da associare al tuo modo di fare arte? Credo nei gesti poetici, mi fido del mio subconscio e mi affido all’effimero; credo in ciò che è sovversivo e surreale, guardo il mondo e le mie esperienze attraverso una lente che li libera e li trasforma. Come hai realizzato questa balena?

La balena è fatta di carta e matita, effimera come i materiali di cui è costituita. E’ una creatura immaginata da una sognatrice con i materiali di cui dispone, creatura di mistero, sogno e desiderio. A cosa stai lavorando ora? Sto sviluppando un lungometraggio sperimentale animato, “The Museum of Ephemera (Il Museo degli effimeri)”, una meditazione sulla fragile ed evanescente poesia del quotidiano e una riflessione sul processo creativo, in collaborazione con sette compositori contemporanei - Michael Nyman, Max Richter, Clint Mansell, Zbigniew Preisner, Eric Schwartz, James Hesford e Troy Banarzi. chiaraambrosio.wordpress.com


STINE (US) BOOKS (US) — FILA E TH — K) (U S ER (CAN) ES ACTR ES (UK) — TIM HECK IN HA EG GR — ) US BEN FROST (A many more... ZOMBY (UK) — and

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PIG Waves

A Cura di Giovanni Cervi. Contatti e info: verbavolant@pigmag.com

Pig Waves è un flusso di immagini e parole che segue una parola chiave: 80s. Più trash o fondamentali per la moderna cultura?

“I princìpi della nostra vita”. 128 PIG MAGAZINE


it.wikipedia.org/wiki/Videogioco_arcade - “L’archeologia dell’alienazione”.

it.wikipedia.org/wiki/Musicassetta - “Senza tempo, senza più tempo”.

it.wikipedia.org/wiki/Mullet_%28acconciatura%29 - “Sansone 3000”.

en.wikipedia.org/wiki/The_Haçienda - “Pop is dead”.

researchpubs.com - “Godfather delle riviste monotematiche”. 129


Videogames

Di Janusz Daga (jan@pigmag.com)

PIG’s Most Played.

Siamo sopravvissuti alle fiamme dell’inferno solo per poterci giocare!

Hokuto Mosu _ Xbox 360 Aspettavate un titolo decente su Ken il guerriero? Accontentati! Esce su Xbox questo picchiaduro in stile Yakuza 3 che prevede tutto quello che ci si aspetta da un gioco come questo: mazzate, sangue e violenza gratuita. La “Divina Scuola di Hokuto”, l’Hokuto Shinken ci riporta tra le terre desolate e i predoni con la cresta anni ‘80 per una sana dose di punti di pressione. Chissà che il successo del videogame non metta in moto i cervelli di Hollywood. Monster Hunter Tri _ Wii Lo aspettavamo da parecchio tempo e vederlo su Wii è una gradita sorpresa. Da anni fenomeno di vendite in Giappone, sbarca in Italia con il proposito di dare una mossa al settore multiplayer di Nintendo. Si, perchè in questo capitolo la parte dedicata al gioco online è piuttosto cruciale per il corretto godimento dell’avventura. Si tratta di dare la caccia a giganteschi mostri che abitano le parti più remote del pianeta: draghi marini, enormi serpenti e spaventose creature notturne. Il bello sarà mettere insieme un buon team di cacciatori, affilare e costruire le armi giuste, studiare la preda e partire per delle paurose battute di caccia. Imperdibile. God of War III _ PS3 God of War III comincia esattamente dove finisce il secondo capitolo. I primi minuti di gioco sono a dir poco esplosivi: titani giganteschi da affrontare in scenari che sono impressionanti nella loro follia distruttiva. Come sempre l’uso della camera è perfetto, mai 130 PIG MAGAZINE

una sbavatura o qualche problema di “inquadratura impallata” il che aumenta notevolmente la godibilità e l’adrenalina nei momenti più difficili. Nulla di nuovo rispetto ai titoli precedenti ma il terzo capitolo, che chiude la serie, raggiunge la vetta più alta dello stato dell’arte nel suo campo. The Misadventures of PB Winterbottom _ Xbox 360 A metà tra un platform e un puzzle game questo piccolo capolavoro in bianco e nero ci ha subito conquistati. Sorprendente e fantasioso, con una meccanica di gioco a dir poco bizzarra e una deliziosa serie di animazioni che sembrano uscite da un fil muto degli anno ‘20. L’ambientazione è quella di una fumosa Londra invernale, tutta camini e grandi orologi. La grafica studiata nei minimi dettagli rende merito al grande sforzo creativo dei ragazzi di di The Odd Gentlemen. Non vogliamo svelare di più, lo trovate sul Marketplace di Xbox per pochissimi punti. Li vale tutti! Mass Effect 2 Kasumi’s Stolen Memory _ Xbox 360 Nuovo contenuto scaricabile per il già capolavoro di BioWare. Un paio d’ore di gioco per ampliare l’universo di Shepard e aggiungere un nuovo membro all’equipaggio della Normandy. Anche se temporalmente non è molto logico, non possiamo perdere l’occasione per rituffarci nello spazio profondo alla conquista della fedeltà della misteriosa Kasumi. Aspettiamo con ansia una nuova mega-missione per poter utilizzare al meglio tutti i nuovi poteri e i nuovi membri della nave. Così diciamo tutti.


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Con la nuova avventura di Mario, il divertimento è per tutti… contemporaneamente! Mario è tornato per dare il meglio di sé! Con una nuova avventura nel Regno dei Funghi e la possibilità per ben quattro giocatori di farsi avanti! All’inizio sarà facile, ma le tante sfide e livelli renderanno presto l’impresa titanica! Per fortuna non rimarrai mai bloccato: se le cose si mettono male lasciati guidare dal gioco, o chiedi aiuto ai tuoi amici!

Modalità libera

Caccia alle monete

Divertiti un mondo con i tuoi amici! Collabora con loro per aumentare il punteggio, oppure ostacolatevi a vicenda!

Non si risparmia nessuno! Preparati a raccogliere più monete possibili: una sfida all’ultima moneta fino a un massimo di quattro giocatori!

Nuovi costumi Mario e i suoi amici hanno nuovi e incredibili accessori! Vola in alto con la Tuta Elica, oppure indossa la Tuta Pinguino e scivola via alla massima velocità!

Nuovi controlli

Nuova modalità aiuto

Tante nuove mosse per Mario grazie a Wii! Inclina il telecomando per cambiare l’angolazione di piattaforme speciali, o scuotilo per fare una piroetta!

Non riesci a superare un livello difficile? Chiedi aiuto con la nuova modalità Super Guida. Luigi apparirà sullo schermo e ti guiderà fino alla fine del livello!

www.newsupermariobroswii.it


Di Janusz Daga (jan@pigmag.com) Model: Selli

Videogames

Most Violent Game of the Year WarioWare e la fabbrica di videogiochi. Su Nintendo DS. È in arrivo un altro gioco di Wario su Nintendo DS. Robetta? Assolutamente no. Per chi non lo sapesse è uno di quei giochi dove ci si spara una serie di microgames uno dietro l'altro senza il tempo di riflettere. Quelli che ti fanno diventare pazzo perchè per capirli ci vorrebbero venti minuti e invece Wario ti da solo quattro secondi. Perchè Wario è sempre stato un po' bastardo, ma bisogna capir-

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lo. E’ il fratello adottato di Mario, ha i baffi ritti e si veste come David Bowie. Detto brevemente la grafica fa schifo, le musiche sono orribili ma è uno scacciapensieri fenomenale. E fa anche ridere, cosa non da poco di questi tempi. Con l'uscita di questo gioco però, le cose cambiano. Nintendo ha voluto sorprenderci e quello che fa D.I.Y. non lo fa nessun’altro: ci permette di creare dei mini-

giochi tutti nostri. Dalla musica alla grafica, dal gameplay alle animazioni. Wario ci mette a disposizione una serie di tools per poter costruire passo dopo passo il nostro minigioco. Si comincia con un tutorial per capire le basi -meglio seguirlo per bene- e poi si può iniziare a pasticciare con i pennarelli e la colla. L'interfaccia passo-passo eviterà ai più storditi di sbagliare e sarà d’aiuto nell'


iniziale smarrimento creativo. Foglio bianco e via, si disegna! Prima l’idea, poi le forme da animare. Pensare ai personaggi e alle situazioni più assurde, oppure prendere spunto dai grandi games del passato. Preparare i fondali e immaginare come farli interagire nel modo migliore. Il giocatore avrà una certa libertà nella parte grafica e nelle animazioni -peccato non poter importare immagini dalla fotocamera o dalla scheda SD-, ma dovrà fare attenzione perchè il gioco dovrà necessariamente durare pochi secondi. Giusto il tempo di usare il touch screen un paio di volte e via! Alzi la mano chi non ha mai desiderato poter fare il proprio gioco personale. Se una volta per arrivare all'animazione ci volevano nozioni di astrofisica oggi basta una semplice interfaccia grafica. In effetti, le decine di giochi precaricati nella cartuccia sono solo la scusa per lavorare al proprio videogioco, qui il succo del discorso è quello di lavorare per la progettazione del nostro capolavoro. Il sogno di ogni otaku mangia-sushi della terra. E non ditemi che non lo vorreste anche per iPhone questo applicativo! Cliccate due volte e si passa alla colonna sonora. Perchè D.I.Y. ci permetterà di comporre una personale colonna sonora,

aggiungere effetti speciali e urla disumane. Per fare questo si potrà pescare dal microfono qualsivoglia amenità casalinga. Bastano un paio di nozioni e una veloce occhiata agli spartiti online per tirare su un bel coro degli alpini di Bassano. Se poi non volete passare tutto il tempo a disegnare mostri, strade, automobili e palazzi, non c'è problema. Avete a disposizione tutte le grafiche dei giochi pre-caricati sulla cartuccia, tutte da smontare e riutilizzare. Possiamo ad esempio prendere il cielo da una parte e l'aereo dall'altra. Poi aggiungiamo un tocco personale et voilà. Abbiamo già un piccolo After Burner da far provare alla nonna. Questo potrebbe aiutare notevolmente nelle prime fasi di sperimentazione. La cosa più interessante è forse la possibilità di mettere in condivisione tutte le nostre creazioni. Volendo scambiare i giochi con gli amici basterà connettere un DS con l'altro e via che ci si scambiano pezzi di grafica, musiche e tentativi da rivedere. Volendo fare le cose ancora più in grande si accende il Wii e si scarica WarioWare D.I.Y.Showcase. Un'applicazione su Wii Ware che ci permetterà non solo di mettere in sharing i nostri capolavori, ma anche di giocarci su megaschermo con

il Wiimote. Come si evince dalle tenere immagini che circondano questo articolo, la comunity è già in fermento. Ovviamente ne stanno venendo fuori di ogni: porno, teen, sado, horror, splatter e via dicendo. Si va dalla decapitazione alla crocifissione al sesso orale tra pannocchie. D'altronde si siceva... massima libertà! E siamo ancora all'inizio. Il gioco è appena uscito e c'è già chi grida allo scandalo, tra pochissimo saremo pieni zeppi di tutto quello che la testa della "gente" ha partorito, belli o brutti che siano saranno comunque invenzioni. Per ora il filone splatter è quello che tira di più ma noi non vediamo l'ora di poterci cimentare nella creazione di una serie di sparatutto sessuali a sfondo zoologico. Voglio disegnare la faccia di quello li che mi sta sulle palle e farci delle robe, poi la carico online su Wii e se piace tra un paio di giorni se la ritrova su Youtube. Alla faccia di quelli che hanno studiato il babilonese. A proposito, sul web ci sono già parecchi tutorial di personaggi famosi che si cimentano in esperimenti e suggerimenti vari, potrebbe essere utile darci un'occhiata prima di partire. E adesso scusate ma devo finire la mia ultima creazione: "PIG vs Homer Simpson".

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