Rivista La Magistratura - Gennaio-Giugno 2014 - Anno LXIII - Numero 1-2

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11 non solo di diretta derivazione dei singoli gruppi direttivi, ma con riferimenti di rappresentatività più ampi e marcati. La necessità di ricorrere alle primarie era stata sollecitata di fatto da quel sistema elettorale voluto dal Ministro Castelli che, abolito il sistema proporzionale di lista, lasciava spazio a collegi unici nazionali con ingresso dei più votati tra le singole categorie di magistrati in accesso al CSM. L’ampiezza dei collegi elettorali, che comprendono l’intero territorio nazionale, impedisce che l’elezione possa avvenire senza il sostegno di un’associazione o gruppo organizzato, sicché ancora una volta la critica, interna ed esterna alla magistratura, si esprimeva negativamente rispetto a un meccanismo che, in fatto, aveva lasciato ogni decisione agli apparati delle correnti così influenti sull’esito del voto da scoraggiare la presentazione di candidature indipendenti: un sistema elettorale che, per le modalità concrete di funzionamento, tende ad avvicinarsi a quello basato su liste bloccate. La strada verso le primarie si è palesata dunque come l’unica percorribile per ricomporre quel vuoto di rappresentatività denunziato senza rinunziare alla componente ideale, nel senso letterale di espressione di un’idea politica nel governo della giurisdizione. E veniamo ai nostri tempi. La decisione dell’ANM di “gestire” le primarie con una partecipazione contestuale di tutti i gruppi, costituiti o costituendi, con ampliamento dell’elettorato attivo addirittura ai non iscritti costituisce un dato storico e politico incontrovertibile sulla strada dell’autogoverno e dell’autoriforma di una magistratura che è consapevole del connotato politico del CSM, organo di garanzia e di rappresentanza dei magistrati ma, al tempo stesso, organo di governo dell’amministrazione interna dell’ordinamento giudiziario. Lo schema elettivo, contrapposto allo schema del sorteggio, risponde alla logica di una rappresentanza consiliare che sia anche rappresentanza culturale, nel rispetto di un pluralismo valoriale che costituisce un unicum nel panorama europeo.

Al pensiero di una magistratura che guarda ai sistemi organizzativi come strumenti di maggior efficienza di giurisdizione, e alla scelta dei parametri di valutazione professionale come opzione seria di bilanciamento tra merito ed etica della dirigenza, non può che corrispondere l’adesione al sistema elettorale per indicazione collettiva, organizzata intorno al tavolo dei valori. La coraggiosa scelta dell’ANM – anche per l’impegno organizzativo profuso in termini di mezzi e persone – deve essere guardata con evidente ottimismo, visto il dato dell’affluenza attestatosi sull’80% dei magistrati che hanno vissuto il voto – nel suo materiale esercizio – una possibilità di scelta e di espressione di quell’autogoverno dal basso di cui tanto e da molto è stato chiesto il ripristino.

Associazione/Attualità


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