Storia della Pace

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e si aperse alla morte crudele via più breve”. Tibullo non è tuttavia un “pacifista” ma un “pacifico” in quanto rifugge i conflitti e le polemiche. E’ il poeta che persegue l’ideale di una vita tranquilla. Cerca insomma di conservare “un tono di distacco da tutto ciò che possa turbare e inquietare la sua esistenza”, scrive Guido Turtur.98 Anche Orazio invita i Romani a riflettere sul tragico destino che periodicamente li spinge a riprendere le armi, non per sconfiggere pericolosi nemici ma per uccidersi a vicenda in uno scontro fratricida evitato anche fra gli animali più feroci (Epodo 7, vv. 5-15). Fa riflettere Properzio quando scrive: Perché offrire figli ai patri trionfi? Dal mio sangue non nascerà mai alcun soldato… E' una risposta ad Augusto che intendeva multare gli scapoli con la lex de maritandis ordinibus. Nella cultura romana emergeranno altri segnali di insofferenza. Ad esempio Giovenale (50 d.C. – 135 d.C. circa) scriverà la XVI satira sui discutibili privilegi della casta dei militari romani. Il maestro di stoicismo Musonio Rufo (30 d.C. – 100 d.C. circa) farà propaganda pacifista tra i militari, ma verrà messa a tacere con modi bruschi e violenti. 99 Musonio Rufo fu mandato in esilio due volte, da Nerone e dai Flavi.

Cristiani e obiezione di coscienza Il marxismo ha spesso cercato in Spartaco il "ribelle" a cui far riferimento in relazione alla teoria della lotta di classe; gli storici marxisti videro nella rivolta di Spartaco l'assenza di un'organizzazione e di un progetto rivoluzionario alternativo, in altri termini di un partito e di una teoria rivoluzionaria ("non vi è rivoluzione senza teoria rivoluzionaria", affermava Lenin). Secondo il filosofo nonviolento Aldo Capitini, invece, fu il cristianesimo, ben più di Spartaco, a scuotere le fondamenta dello stato romano. Si ha notizia di obiettori di coscienza al servizio militare fra i cristiani. Il più famoso obiettore cristiano è san Massimiliano (il cui caso descriveremo più avanti in modo dettagliato), che rifiutò di indossare la divisa militare. Poi vi sono san Marcello, san Maurizio, san Basilide. San Vittore si rifiutò di portare la bandiera militare. 100 Molti furono i martiri perché si rifiutarono di uccidere. Il rifiuto di partecipare alle cerimonie ufficiali di celebrazione del potere dell'imperatore fu causa di persecuzioni. A tali persecuzioni i primi cristiani risposero in modo nonviolento. Il "porgere l'altra guancia" servì ai primi cristiani a dimostrare varie cose: - che erano così forti e sicuri di sé da non temere la violenza e l'inasprirsi delle persecuzioni; - che il loro dissenso non costituiva minaccia per l'"altro"; - che la violenza del potere non poteva essere in alcun modo giustificata in base ad una presunta pericolosità o minaccia. I primi cristiani seppero mettere in crisi il potere senza ricorrere alla violenza e senza offrire pretesti per repressioni che in tal modo risultarono totalmente gratuite ed immotivate da una reale "minaccia" violenta. Il potere si sentì minacciato da una movimento che basava la sua forza non sulle classiche sorgenti della minaccia: le spade. La "spada" dei cristiani fu nonviolenta e perciò più temibile - secondo Capitini - della spada di Spartaco. I cristiani seppero organizzare una strategia che - nella terminologia nonviolenta - prende il nome di "ritiro del consenso". Ogni potere - specie quello più debole e per questo repressivo - ha bisogno di una certa manifestazione pubblica del consenso. I cristiani "ritirarono il consenso" e ottennero il favore dei settori sociali deboli e oppressi dal potere dell'imperatore. Ogni potere ha bisogno di cooperazione pratica e i primi cristiani seppero organizzarsi per "non cooperare" con il potere. Essi non si sentivano "sulla stessa barca" di chi li comandava. L'estraneità dei primi cristiani rispetto al potere si riassume bene con il detto: "Siamo in questo mondo ma non di questo mondo". La situazione divenne delicata quando alcuni cristiani passarono ad organizzare un livello superiore dell'azione nonviolenta, ossia la disobbedienza civile. Finché si trattava di agire nella sfera del diritto individuale di applaudire o non applaudire, di aiutare o non aiutare il potere, i cristiani seppero mantenere una certa omogeneità, anche se emersero differenziazioni (coloro che intendevano non entrare in conflitto con il potere erano preoccupati se si faceva strada nella coscienza dei cristiani il senso della ribellione e della disobbedienza). Quando però alcuni cristiani sancirono - ad esempio con l'obiezione di coscienza al servizio militare - l'incompatibilità fra la propria coscienza religiosa (nei suoi valori più profondi e irrinunciabili) e le leggi dell'imperatore e della società che negavano la morale cristiana, allora il conflitto raggiunse il livello di una disobbedienza civile che andava a toccare non solo il piano delle 98

G. Turtur, Intellettuali a Roma. Cultura e potere, Fratello Ferraro Editori, Napoli 1997 Cfr. Pace nel mondo latino http://italy.peacelink.org/storia/articles/art_3676.html 100 Hedi Vaccaro, profili di donne e uomini nonviolenti e Storia della Nonviolenza, pubblicati sulle agende del Movimento Internazionale di Riconciliazione e sull'agenda Giorni Nonviolenti, Edizioni Qualevita. 99

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