Donne e Islam
l’Iran degli ayatollah e la Turchia di Erdogan Monica Callegher La narrazione occidentale vuole la donna musulmana assoggettata, passiva, inerme di fronte ad un sistema di valori che non la considera alla stregua dell’uomo e ad un gioco di forze che ne esclude l’autodeterminazione. Questa prospettiva dimentica da una parte l’eterogeneità all’interno dell’Islam e il fatto che in Paesi a maggioranza musulmana vi siano esperienze laiche e dall’altra chiude alla comprensione del dibattito, vivissimo, interno alla galassia Islam. Il primo distinguo da fare è quello tra il femminismo occidentale e quello musulma16
no. Il femminismo occidentale è stato dapprima quello liberale, poi si è legato e slegato e ancora legato ai socialismi, è diventato post coloniale, radicale, ma ha sempre guardato con distanza e un certo sospetto alla religione, in particolare quella cattolica. La dimensione totalizzante del messaggio coranico rende invece inscindibile a livello ontologico la sfera privata da quella pubblica e conduce alla produzione di un pensiero femminista che non può prescindere dal Libro, semmai da questo prendere abbrivio per la costruzione di una propria via all’affermazione dei diritti della donna.
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Il primo distinguo da fare è quello tra il femminismo occidentale e quello musulmano.
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Un argomento spesso utilizzato dalle femministe musulmane è che proprio il Corano sia portatore di un messaggio egalitario, distorto dall’uomo nel tempo, attraverso interpretazioni che escludevano la donna dalla vita attiva. Il Fiqh¹ del Sadd al-Dharai’ che limita la libertà delle donne a tutela del bene comune (maslaha), considerandole pericolose per la carica seduttiva